Tomba dei Leoni Ruggenti, veio, VIII Sec. a.C.

Mattia Cantoni Bachelor in conservazione – IV semestre Modulo: BW 2.3 Laboratorio VI SUPSI, Trevano

Mattia Cantoni CH-­‐6900 Lugano tel. 0799525771 mattia.cantoni@student.supsi.ch

Parte I

Tomba dei Leoni ruggenti – VIII sec. a.C. – Veio

RAPPORTO DI DOCUMENTAZIONE Documentazione grafica e fotografica delle tecniche esecutive, dello stato di conservazione e degli interventi di restauro nella « Tomba dei Leoni ruggenti » di Veio.

Figura 1: Tomba dei Leoni Ruggenti, Veio. 2011. Foto: M. Benedetti

Responsabile del modulo: Ester Giner Cordero Tutor esterno: Franco Adamo, Adele Cecchini Studente: Mattia Cantoni

TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

“Tra tutte le città dell’Etruria, nessuna ha posto così importante nella storia come Veio. Compresa tra i più antichi nemici di Roma, tra i più vicini e certamente tra i più formidabili, per quasi quattro secoli fu la sua rivale nella forza militare, ma nello stesso tempo fu la sua maestra di civiltà e di arti. Fu il baluardo estremo degli etruschi verso Roma, fu la Troia d’Italia.”

George Dennis, The cities and cimiteries of Etruria, London 1848

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Sintesi La Tomba dei Leoni Ruggenti di Veio è la tomba dipinta etrusca più antica che sia mai stata ritrovata oggi ed è stata scoperta nel maggio 2006. Il sepolcro, databile intorno al 700 – 690 a. C., è una semplice camera rettangolare (lunga 3,50 m ; larga 5,00 m ; alta 1,60 m) scavata nel banco argilloso ad una profondità di ca. 3 metri dal piano di campagna. All’entrata è presente un lungo dromos orientato in senso est-ovest (lungo 9,30 m e largo 2,40 m) che si allarga verso la porta d’entrata. La tomba, in origine a pianta quadrata, è stata ampliate mediante lo sfondamento della parete sinistra.

Sono state realizzate delle mappature riguardanti le pareti interne della tomba con l’obiettivo di descrivere in dettaglio le tecniche artistiche riscontrate sulle pareti: • Mediante scatti fotografici a luce radente è stato possibile individuare tutti i segni di lavorazione del supporto naturale delle pareti interne: le pareti sono state lavorate per essere rese piane e, in seguito, sono state lisciate in alcune zone specifiche. All’interno sono presenti delle decorazioni pittoriche dipinte con colori giallo, nero e rosso. Tali decorazioni risultano di carattere sia geometrico che figurativo. Una campitura di color rosso caratterizza lo zoccolo; sopra questo vi è una banda decorativa con due linee gialle con all’interno una linea nera, che percorre tutte le pareti in direzione orizzontale (esclusa la parete sud). La parete ovest presenta il maggior numero di figure dipinte (in totale 12) tra cui anche i leoni ruggenti che danno il nome alla tomba.

Molte delle figure dipinte presentano un’incisione del disegno preparatorio; le figure sono state incise e dipinte sopra un sottile strato preparatorio di colore chiaro, probabilmente costituito da farina fossilifera. La parete nord presenta 6 uccelli dipinti di cui 2 incisi; la parete sud (appartenente all’ampliamento) è priva di decorazioni figurative; la parete est presenta 2 uccelli dipinti e incisi. Sono presenti anche incisioni che non sono state dipinte, probabilmente eseguite come abbozzo della composizione figurativa. Il soffitto è stato dipinto con una campitura più o meno uniforme di colore rosso.

Sono state realizzate delle mappature riguardanti le pareti interne della tomba con l’obiettivo di descrivere in dettaglio i degradi riscontrati sulle pareti: • Dal punto di vista conservativo, la tomba appare in discrete condizioni. Al momento del ritrovamento nel 2006 il soffitto appariva quasi del tutto crollato (tranne due porzioni in direzione nord). Le parti dipinte e incise appaiono in discrete condizioni conservative; la stesura di preparazione risulta piuttosto abrasa. La decorazione pittorica presente in precedenza sulle pareti del dromos sono scomparse quasi del tutto. Sulle pareti interne sono state individuate le seguenti tipologie di degrado: lacune del supporto naturale; presenza di sali; danni antropici; macchie nere; distacchi di grave entità; abrasioni e segni di caduta di materiale.

Nel 2006 sono stati effettuati degli interventi di consolidamento delle pareti interne; nel 2011 sono stati effettuati i seguenti interventi di restauro, eseguiti dai restauratori Franco Adamo e Adele Cecchini: bonifica dell’ambiente con prodotto biocida; intervento di disinfestazione ambientale; stuccatura delle parti del soffitto; iniezioni di consolidamento sul soffitto e sulle pareti interne; stuccatura delle porzioni del soffitto e delle pareti; pulitura strati pittorici delle pareti (zoccolo rosso); asportazione meccanica apparati radicali.

Noi allievi abbiamo contribuito nella preparazione delle malte per la stuccatura, nell’asportazione meccanica di apparati radicali e nella rifinitura delle stuccature.

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

Sommario 1. Introduzione 2. Descrizione dell’opera 2.1 La decorazione pittorica

Pag. 5 6 8

Il dromos Le pareti interne

2.2 Dati storici 3. Descrizione del contesto ambientale 4. Sommario degli interventi svolti 5. Lavoro di documentazione: commento alle mappature 5.1 Materiali e tecniche esecutive 5.1.1 Parete est Lavorazione del supporto naturale Stesura strato preparatorio Incisioni dirette del disegno preparatorio La decorazione policroma

5.1.2 Parete sud Lavorazione del supporto naturale Stesura strato preparatorio Incisioni dirette del disegno preparatorio La decorazione policroma

5.1.3 Parete ovest

8 9 11 12 12 13

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20

Lavorazione del supporto naturale Stesura strato preparatorio Incisioni dirette del disegno preparatorio La decorazione policroma Presenza di fori di chiodo (con o senza chiodo)

5.1.4 Parete nord Lavorazione del supporto naturale Stesura strato preparatorio Incisioni dirette del disegno preparatorio La decorazione policroma

5.1.5 Il soffitto

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Lavorazione del supporto naturale La decorazione policroma

6. Stato di conservazione

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Situazione nel 2006 Situazione nel 2011: esterno (dromos) Situazione nel 2011: interno

6.1 Parete est 6.2 Parete sud 6.3 Parete ovest 6.4 Parete nord 7. Elaborazione digitale delle immagini 8. Interventi di restauro svolti 8.1 Interventi svolti nel 2006 8.2 Interventi svolti nel 2011 9. Proposte d’intervento Conclusioni Bibliografia

43 44 46 48 51 53 53 54 55 55 56

Allegati: Mappature stato di conservazione e tecniche artistiche (quattro pareti interne); schede tecniche materiali utilizzati; documenti: relazione di restauro 2011.

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1. Introduzione Il seguente rapporto d’indagine è stato redatto all’interno del corso di BW 3.2 Laboratorio VI del corso di laurea in conservazione presso la SUPSI di Lugano, sotto la supervisione dei restauratori Franco Adamo e Adele Cecchini. Il presente scritto fornisce indicazioni sulle tecniche esecutive, sullo stato di conservazione e su alcune metodologie di restauro applicate dalla restauratrice Adele Cecchini. In particolare si danno indicazioni di carattere storico, descrizione dei materiali e delle tecniche artistiche e sullo stato di conservazione.

Il presente rapporto tiene conto di osservazioni, scatti fotografici e valutazioni, effettuate nel periodo che va dal 5 luglio 2011 al 20 luglio 2011. Materiale bibliografico consultato : vedi bibliografia.

Documentazione fotografica : Scatti effettuati in situ, immagini reperite da fonti bibliografiche.

Hanno preso parte al progetto : SOPRINTENDENTE: dott.a Anna Maria Moretti DIREZIONE DEI LAVORI: Arch. Enrico Calcara con la consulenza scientifica della dott.a Francesca Boitani.

RESTAURO: Franco Adamo. COLLABORATORI: Adele Cecchini.

FOTOGRAFICA: Mauro Benedetti, Franco Adamo, Adele Cecchini.

DOCUMENTAZIONE GRAFICA E FOTOGRAFICA: Mattia Cantone e Marica Gianolli, studenti del Bachelor in “Conservazione e Restauro” della SUPSI (scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana) di Lugano, Canton Ticino.

Le osservazioni in situ sono state effettuate nel seguente modo : Sia all’esterno che all’interno, l’osservazione è stata effettuata a pochi centimetri dalle pareti, con l’utilizzo di lampade a luce bianca True light e lenti binoculari di precisione. Per il riconoscimento delle tecniche artistiche e dei fenomeni di degrado le pareti e il soffitto sono stati osservati sia con luce incidente che radente.

Il presente rapporto viene consegnato alla restauratrice Ester Giner Cordero.

Ultima revisione del presente rapporto: 20 agosto 2012.

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

2. Descrizione dell’opera

Figura 2: Tomba dei Leoni Ruggenti, Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Il sepolcro, databile intorno al 700 – 690 a. C., è una semplice camera rettangolare (lunga 3,50 m ; larga 5,00 m ; alta 1,60 m) scavata nel banco argilloso ad una profondità di ca. 3 metri dal piano di campagna.

Presenta un soffitto piano conservato solamente nell’angolo nord-ovest e in quello nord-est. All’entrata è presente un lungo dromos orientato in senso est-ovest (lungo 9,30 m e largo 2,40 m) che si allarga verso la porta d’entrata, dove si trova una banchina a doppio gradino che probabilmente era configurata a spazio culturale per le cerimonie funebri. La porta d’entrata ad arco (che al ritrovamento era serrata da blocchi di tufo rettangolari) appare, dall’interno, decentrata verso la parete destra rispetto all’asse longitudinale : questo indica che la camera sepolcrale è stata ampliata in direzione della parete opposta.

A sostegno di questa tesi vi sono inoltre i seguenti elementi : sulla parete sinistra è assente qualsiasi decorazione pittorica figurata ; sia sulla parete di fondo che su quella a sinistra della porta d’entrata la banda dipinta, che percorre orizzontalmente le altre pareti ad un altezza di ca. 1,30 m, è nettamente interrotta nei punti dell’ampliamento della camera sepolcrale ; nei punti d’interruzione della banda dipinta è possibile osservare un cambiamento di lavorazione del supporto : più precisamente si possono individuare le traiettorie dei gesti di lavorazione, impiegati per scavare gli angoli dello spazio originario, attraverso gli strumenti di lavoro (questo argomento verrà approfondito successivamente nel capitolo “Materiali e tecniche”).L’ampliamento della tomba, che deve essere avvenuto dopo un tempo relativamente breve dalla sepoltura, è stato dunque effettuato mediante lo sfondamento della parete sinistra. In origine la camera sepolcrale a pianta quadrata doveva misurare ca. 3,50 m di lunghezza e 3,75 m di larghezza con un solo loculo rettangolare (Figura 3).

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Figura 3 : Parete est ; panta : in rosso lo spazio originario, in verde la zona che è stata ampliata successivamente. Rilievi e disegni : L. Petolicchio, A. Villari. 2011. Elaborazione grafica : M.Cantoni.

Figura 4 : Parete est ; foto luce radente : la linea rossa indica il confine tra la parete originaria e quella ottenuta in seguito dall’ampliamento.

Sono ben visibili i differenti segni di lavorazione del supporto. 2011.

Foto : M. Cantoni

All’interno del loculo sono stati ritrovati frammenti di lamine metalliche, chiodi di bronzo e pezzi di legno.

Sul suo perimetro esterno sono stati ritrovati chiodi di ferro e bronzo. Le due nicchie aperte sulla parete sinistra (Figura 5) sono state scavate con l’ampliamento della tomba : la prima, presso l’angolo sud-est, è scavata a livello del pavimento e ha una pianta absidata ; la seconda presso l’angolo sud-ovest si trova a 1,25 m dal suolo ; ha un’apertura pressoché quadrata con gli angoli superiori arrotondati ed è profonda all’incirca 60 cm.

Figura 5: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete sud. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

La struttura della tomba è riconducibile alla tipologia di ambiente funerario che si afferma in Etruria a partire dall’inizio del VII secolo a.C. : un unico ambiente a pianta quadrangolare di dimensioni contenute con un lungo dromos d’accesso. Il dromos risulta protetto da una copertura coibentata a forma di arco realizzata negli anni precedenti dalla Soprintendenza. La superficie sul piano di campagna è stata ricoperta da terriccio su cui cresce l’erba. La copertura risulta efficace garantendo un clima favorevole all’interno della tomba. L’accesso all’interno è protetto da una porta coibentata in metallo.

2.1 La decorazione pittorica 7

TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

Il dromos Le pareti del dromos presentano flebili tracce di policromia che ormai non appaiono più visibili a causa di una diffusa crescita microbiotica.

Le pareti interne La tomba è decorata sia con delle campiture di colore in zone significative del sepolcro, sia con motivi figurativi (prevalentemente nella metà superiore delle pareti). Le pareti, appartenenti allo spazio quadrato originario della tomba, presentano un ampio zoccolo di colore rosso steso a campitura più o meno uniforme che si estende dal livello del suolo verso l’alto per ca. 1,25 m. Subito sopra una banda orizzontale composta da una striscia gialla tra due strisce nere percorre le pareti, ad altezza più o meno regolare, ed inquadra la la sagoma ad arco della porta. Le pareti ricavate dall’ampliamento presentano tracce di colore rosso nella zona dello zoccolo ma sono sprovviste di banda orizzontale di nero e giallo; infatti vi è una netta interruzione decorativa. L’unico punto in cui la banda nera e gialla appare nell’ampliamento, coincide con il bordo della nicchia rettangolare sulla parete ovest : la decorazione contorna la nicchia e, in alto, si estende fino alla parte terminale incontrando la parete sud. Anche la piccola nicchia in direzione sud-ovest nella parete sud presenta un contorno decorato : non di nero e giallo ma bensì con una linea di contorno gialla e una campitura rossa che è stata stesa fin dentro la nicchia. Nella parte superiore delle pareti appaiono delle figure dipinte : la parete ovest e quella nord sono quelle con il maggior numero di figure mentre la parete sud ne è sprovvista. Nella metà a nordovest della parete ovest sono presenti numerose figure : in alto a partire dall’angolo del loculo sono dipinte, una sopra l’altra, due file con quattro uccelli acquatici ciascuna ; sotto questi vi sono quattro leoni con le fauci spalancate. Gli uccelli sono tutti rivolti con lo sguardo verso nord e sono dipinti con del rosso e del nero ognuno con combinazioni differenti ; i leoni, dipinti di nero (il rosso appare solo sulla lingua del secondo leone), hanno la seguente disposizione : a partire dall’angolo basso del loculo, il primo leone è rivolto con lo sguardo a nord ; il secondo leone guarda in direzione opposta mentre il terzo ed il quarto sono anch’essi rivolti con lo sguardo a nord. Le figure, sia su questa parete che sulle altre, recano delle incisioni preparatorie. La parete nord reca, nella parte alta, una fila di sei volatili dipinti in rosso e nero ripartiti nello spazio in maniera più o meno uniforme ; il loro sguardo è rivolto ad est.

Parete est : il lato a nord della porta reca, in zona più o meno centrale tra la banda decorativa e la sommità della parete, un abbozzo colorato di rosso di due volatili ; a sud della porta, mediante elaborazione grafica, è stato possibile riconoscere la sagoma di un quadrupede con incisione e campita di colore rosso.

2.2 Dati storici

La tomba a camera dipinta a Veio è stata scoperta nel maggio 2006 grazie ad un’operazione condotta dai Carabinieri del comando di Tutela del Patrimonio Culturale di Concerto congiunti alla Procura della Repubblica : nel terreno di proprietà di F. Franceschini viene indicata, da un clandestino « pentito », l’ubicazione di una tomba dalle pareti interamente dipinte. La Tomba dei Leoni Ruggenti (così denominata) si presentava già violata, con dei blocchi di chiusura all’ingresso (Figura 6). Sul fianco nord vi sono altri quattro sepolcri a camera orientati, come la Tomba dei Leoni, con i dromos all’entrata ad est. Tutti i sepolcri a camera sono scavati nella mota. Gli archeologi hanno notato una forte somiglianza di questa sequenza di tombe con il raggruppamento di tombe in sequenza cronologica nel corso del periodo orientalizzante della civiltà etrusca : tra queste si citano la Tomba delle Anatre di nella necropoli di Riserva del Bagno e la Tomba Campana nella necropoli di Monte Michele. Al momento della scoperta il pavimento della tomba era ricoperto da 50 cm di terra fangosa, blocchi di mota dipinti di color rosso appartenenti al soffitto e alcuni elementi del corredo funerario ; anche il dromos appariva sconvolto. Già dalle prime analisi stratigrafiche è apparso che la tomba era stata già violata in epoca antica : violazione che avrebbe comportato l’asportazione di quasi tutti i materiali in bronzo ; mentre la seconda violazione ha comportato spostamenti di terra alla ricerca di reperti nei pressi delle zone laterali, dove si credeva ci fossero delle sepolture. Nonostante ciò sono tuttavia stati ritrovati frammenti minuti di laminette d’oro ;

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frammenti in ferro delle ruote di un carro. Mentre nel dromos giaceva un calesse con entrambe le ruote in posizione verticale arricchite da mozzi rivestiti in lamina di bronzo, con timone spezzato con passabriglie in ferro e bronzo. All’interno della tomba dipinta dovevano esserci almeno due sepolture (non resta traccia di ossa) : una femminile, l’altra maschile.

Figura 6: sbarramento dell’entrata con mattoni: come si presentava l’entrata al ritrovamento.

Figura 7: copertura coibentata di protezione sul dromos. Foto: M. Cantoni

3. Descrizione del contesto ambientale La tomba si trova in una zona a ca. 17 km da Roma, in una porzione della campagna romana contraddistinta da alture, pareti tufacee e boschi. Nella zona si trovano diversi terreni agricoli. La tomba in particolare si trova in un terreno agricolo, lontano da nuclei cittadini e da foreste.

Figura 8 : localizzazione Tomba dei Leoni Ruggenti ; Veio ; Roma. 2011. Foto : Googlemaps

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

Figura 9 : localizzazione Tomba dei Leoni Ruggenti ; Veio ; Roma. 2011. Foto : Googlemaps

Figura 10 : localizzazione Tomba dei Leoni Ruggenti ; Veio ; Roma. 2011. Foto : Googlemaps

La zona gode in estate di un clima torrido e in inverno di un clima non esageratamente rigido. In particolare d’estate, il clima secco e caldo può portare ad un forte abbassamento dell’umidità relativa e ad un innalzamento della temperatura rilevante : fenomeni che mettono a rischio la conservazione delle pareti dipinte della tomba etrusca, che hanno invece bisogno di molta umidità. Il terreno si trova in leggera pendenza ed è recintato con uno steccato di legno per impedire l’intrusione sia alle persone che ad animali che potrebbero utilizzare la struttura coperta della tomba come rifugio notturno o dal sole.

L’area archeologica comprende in direzione nord altre cinque tombe : una tomba non dipinta con accesso diretto e quattro tombe non dipinte con lungo dromos d’accesso. La Tomba dei Leoni Ruggenti risulta l’unica ad essere stata protetta dall’ambiente esterno mediante l’istallazione di una tettoia con struttura in metallo ricoperta con della terra ; le altre tombe sono state lasciate completamente scoperte.

Riguardo la struttura di protezione della Tomba dei Leoni, si noti quanto segue : la struttura permette di mantenere una temperatura bassa nella zona della porta d’entrata e favorisce la ritenzione di umidità da parte del materiale costitutivo argilloso che ha permesso ai dipinti di sopravvivere giungendo fino ai giorni nostri. La porta d’entrata è isolata con una porta coibentata che permette il mantenimento di un clima ideale per la conservazione delle pitture all’interno della tomba.

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Figura 11 : area archeologica ; Tomba dei Leoni Ruggenti ; visione d’insieme del sito con i sepolcri laterali. Veio. 2011. Foto : M. Cantoni

4. Sommario degli interventi

1. Il lavoro principale che è stato svolto: compilazione di mappatura inerenti le tecniche esecutive e i fenomeni di degrado presenti sulle quattro pareti interne della tomba1. Non è stata eseguita una mappatura per il soffitto in quanto questo appare frammentario e privo di strati preparatori e incisioni preparatorie; è stata unicamente riscontrata una stesura più o meno omogenea di colore rosso. Le mappature sono state eseguite mediante l’utilizzo di un computer portatile con il programma AUTOCAD®; lavorando su una parete per volta sono state sistemate due lampade ad incandescenza a luce bianca alle due estremità che venivano spostate all’occorrenza per l’osservazione a luce radente; una persona osservava le pareti da vicino (anche mediante l’utilizzo di lente binoculare di precisione) e indicava ciò che doveva essere mappato all’altra persona che in tempo reale compilava le mappature in AUTOCAD®. In questo modo sono stati evitati gli errori di riporto di dati in un secondo momento.

2. Sono state scattate delle fotografie generali di ogni singola parete e dei dettagli più significativi nel seguente modo: • Scatto fotografico con luce incidente • Scatto fotografico con luce radente

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Mappature allegate.

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

L’osservazione e in seguito gli scatti fotografici con luce radente ed incidente, sono stati di fondamentale importanza per individuare i segni particolari presenti sulla superficie del supporto naturale; in particolar modo per il riconoscimento dei segni di lavorazione: quelle tracce lasciate dagli strumenti utilizzati per lo scavo della tomba stessa e la lavorazione per rendere le superfici piane (operazione di lisciatura). Questa tecnica fotografica inoltre ha permesso di individuare, (attraverso un ragionamento logico legato ai segni degli strumenti di lavoro lasciati sul supporto naturale e, ai dati estrapolati da testi precedentemente redatti da esperti2) le diverse fasi esecutive di costruzione e, in seguito, di ampliamento della tomba. È stato inoltre possibile localizzare perfettamente il passaggio di una fase esecutiva a quella seguente.

3. È stata effettuata un’elaborazione digitale di alcuni dettagli incisi e dipinti: laddove non fosse possibile il riconoscimento e l’interpretazione di alcuni elementi decorativi con la sola osservazione diretta, si è ricorso ad un’elaborazione grafica che permettesse di mettere in evidenza alcuni elementi, al fine di rendere l’immagine più leggibile ed agevolarne l’interpretazione da parte di esperti.

Non si tratta di un procedimento scientificamente corretto come potrebbero essere degli scatti fotografici in luce IR, UV o UV/IR FALSE COLOR; si tratta semplicemente di un’elaborazione grafica atta a rendere i dettagli importanti dell’immagine più leggibili.

4. Interventi di restauro: • Bonifica dell’ambiente con prodotto biocida; • Intervento di disinfestazione ambientale; • Stuccatura delle parti del soffitto interessate da gravi distacchi; • Iniezioni di riempimento atti a consolidare le ampie porzioni di materiale che risultavano distaccate dal supporto naturale (soffitto); • Rifinitura stuccature soffitto; • Pulitura delle superfici dipinte di rosso del registro inferiore delle pareti (zoccolo); • Iniezioni di riempimento atte a consolidare i distacchi presenti sulle pareti; • Asportazione meccanica apparati radicali.

5. Lavoro di documentazione: commento alle mappature 5.1 Materiali e tecniche esecutive L’ambiente ipogeo è stato scavato in un banco roccioso di terra, argilla e inclusioni di tipo fossilifero.

Verosimilmente, mediante un analisi logica dettata da scrupolose osservazioni, si può tracciare una fase cronologica dell’intervento decorativo della tomba : Mediante strumenti che hanno lasciato un segno riconoscitivo sulla superficie sono state rese piane le pareti e il soffitto. Successivamente il supporto, compreso il soffitto, ha subito ulteriori lavorazioni di lisciatura, ma soltanto in alcune zone. Poi è stata stesa una campitura uniforme di color rosso sul soffitto. In seguito è stata probabilmente stesa una farina fossilifera laddove si intendevano dipingere le figure sulle pareti. Il soffitto deve essere stato dipinto prima della stesura della farina fossilifera perché sulla sommità delle pareti sono stati individuati degli schizzi di colore rosso al di sotto dello strato di farina fossilifera : è ipotizzabile che l’esecutore, dipingendo il soffitto, abbia macchiato involontariamente la parte alta delle pareti. In alcuni punti, forse per nascondere queste macchie, è stato steso un ulteriore strato preparatorio chiaro. Prima di dipingere le figure, sono state tracciate delle incisioni preparatorie del disegno, sulle quali è stato infine steso del colore. Risultano incise non solo le figure dipinte : sono state individuate delle figure abbozzate mediante incisione che si discostano dalle figure dipinte. Prive di incisioni sono invece le bande decorative.

Al fine di illustrare al meglio la situazione tecnica dei materiali e delle tecniche pittoriche impiegate all’interno della tomba, si è optato per una descrizione in successione di ogni singola parete e del soffitto. In questo modo sarà possibile analizzare con metodo la situazione.

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Inserire bibliografia

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5.1.1 Parete est

Figura 12: pianta della Tomba dei Leoni Ruggenti con parete est evidenziata in rosso ; Veio. 2011. Rilievi e disegni : L. Petolicchio, A. Villari. 2011. Elaborazione grafica : M.Cantoni

Figura 13: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete est. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Lavorazione del supporto naturale Come tutte le altre pareti, quella ad est è stata ricavata da un banco roccioso di argilla e sabbia che presenta, grazie alle diverse stratificazioni, diverse variazioni di colore. Si può osservare un colore di base marrone, mentre in diversi punti questo marrone diviene più chiaro o addirittura verdastro.

Iniziando dalla prima fase di lavorazione, si nota che l’intera superficie è stata lavorata con strumenti appositi al fine di renderla piana. Tuttavia si notano due differenti fasi di lavorazione: una appartenente alla lavorazione per ricavare lo spazio originario, l’altra appartenente al momento in cui la tomba è stata ampliata in un momento successivo. Da dati storici si è a conoscenza del fatto che la tomba è stata ampliata successivamente la data di costruzione. Quello che si nota dall’osservazione con luce radente, sono dei segni di lavorazione differenti: lungo la porzione dello spazio originario si notano dei segni meno marcati, la superficie appare quasi lisciata o per lo meno meglio lavorata; lungo la porzione appartenente all’ampliamento i segni sono più marcati e profondi: questi segni no sono stati nascosti da un operazione successive di lisciatura del supporto.

Mediante scatti fotografici con luce radente appunto, sono apparse subito con chiarezza le forme definite lasciate dallo strumento di lavorazione. Nella fotografia qui sotto è possibile osservare due zone che hanno subito delle differenti di lavorazione del supporto : a destra, la porzione che è frutto dell’ampliamento, appare lavorata con segni grossolani. Non vi è traccia di lisciatura o di interventi atti a nobilitare la superficie. Cosa che invece appare con chiarezza nella parte a sinistra. Sono ancora

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presenti dei segni, ma questi sono meno pronunciati ; la superficie risulta più regolare. Tramite questa fotografia è possibile comprendere come sia stata scavata la tomba prima dell’ampliamento ; infatti sulla parete in direzione sud dove si incontrano le due fasi esecutive, si osservano dei segni allungati con direzione più o meno obliqua : secondo gli archeologi competenti tali segni sono imputabili allo scavo di un angolo, punto di incontro tra le due pareti originarie.

Figura 14 e 15 : parete est ; pianta e sezione : in rosso lo spazio originario, in verde la zona che è stata ampliata successivamente. Rilievi e disegni : L. Petolicchio, A. Villari. 2011. Elaborazione grafica : M.Cantoni

Figura 16: parete est, lato sud. Fotografia a luce incidente. Foto: M. Cantoni

Figura 17: parete est, lato sud. Fotografia a luce radente. La linea tratteggiata Bianca demarca il passaggio da una fase esecutiva ad un’altra. Foto: M. Cantoni

Figura 18: parete est, lato nord. Fotografia a luce incidente. Foto: M. Cantoni

Figura 19: parete est, lato nord. Fotografia a luce radente. Foto: M. Cantoni

Stesura strato preparatorio

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Nella metà superiore delle pareti (anche nella zona dell’ampliamento) è stata riscontrata la presenza di uno strato preparatorio chiaro, sulla quale sono stati poi stesi i colori : probabilmente si tratta di farina fossilifera. Infatti grazie a questa preparazione, che ha un’azione agglutinante, i colori resistono tutt’ora all’azione dilavante dell’acqua, anche se non resistono affatto alle abrasioni.

Osservando le incisioni con lente binoculare si noti che all’interno della traccia non vi è presenza di pigmento o preparazione bianca: quindi le incisioni devono esser state eseguite dopo la stesura di farina fossilifera. Tale preparazione di colore biancastro è presente, come già detto, al di sopra della banda orizzontale composta da una striscia gialla tra due strisce nere che percorre le pareti in senso orizzontale: presumibilmente è stata stesa dal basso verso l’alto visto che sono state riscontrate delle colature in diversi punti. La miscela forse era troppo liquida e durante/dopo l’applicazione è colata verso il basso (vedi Figura 21). L’individuazione di strati sovrapposti e di trascinamenti del colore (anche del pigmento rosso che appare mescolato alla preparazione bianca) suggeriscono che probabilmente la preparazione sia stata applicata più di una volta: forse per ritocchi puntuali, forse per campiture più estese. È anche ipotizzabile che la miscela utilizzata per tali ritocchi fosse troppo liquida: quindi le colature evidenti sarebbero da imputarsi a questa fase. Il discorso è differente per quanto riguarda la porzione di parete ampliata: lo strato preparatorio è stato steso a partire dalla sommità della parete fino ad un altezza di ca. 60 cm da terra. La consistenza dello strato preparatorio differisce da quello applicato nella porzione dello spazio originario: tende più al bianco; è più granuloso e in alcuni punti si presenta con grumi.

Figura 20: parete est, lato sud. Localizzazione particolare farina fossilifera (strato preparatorio). 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 21: parete est, lato sud. Particolare colatura farina fossilifera (strato preparatorio). 2011. Foto: M. Cantoni

Incisioni dirette del disegno preparatorio Si distinguono due diverse famiglie di incisioni: alla prima famiglia appartengono le “incisioni di origini incerte”3 mentre nella seconda troviamo le “incisioni del disegno preoaratorio”.Si era a conoscenza del fatto che fossero presenti delle decorazioni policrome con tanto di traccia incisa, infatti su questa parete sono presenti diverse figure incise. Nella porzione in direzione nord (a sinistra della porta d’entrata) si possono osservare delle figure di volatili acquatici: due anatre con linea di contorno incisa, una con la sola linea di contorno incisa e l’altra con incisione e campitura di color rosso. È stata riscontrata anche la presenza di una terza anatra incisa che però appare incompleta, quasi come abbozzata (vedi Figura 23). Queste incisioni fanno parte della decorazione generale della tomba congiuntamente alle policromie riscontrate in quanto tali incisioni sono state eseguite al fine di definire dei corpi di animali che sarebbero poi stati dipinti.

3

Sotto questa voce vanno tutte quelle incisioni che non sono imputabili ad un diretto volere dell’esecutore legato alla decorazioni della tomba.

Queste possono essere causate da degrado fisico e/o chimico, di origine antropica o sconosciuta. Queste incisioni verranno descritte nei capitoli successivi legati allo stato di conservazione.

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Figura 23: parete est, mappatura incisioni del disegno preparatorio; le incisioni sono disegnate in rosso. In verde è marcato il nr. Di riferimento delle figure 24 e 25. 2011. Elaborazione grafica: M. Cantoni, M. Gianolli

Figura 24: parete est, lato nord. Fotografia in luce incidente, particolare anatra incisa con campitura di color rosso. Per motivi di leggibilità dell’immagine è stato aumentato il contrasto cromatico.

2011. Foto: M. Cantoni

Figura 25: parete est, lato nord. Fotografia in luce radente, particolare anatra incisa con campitura di color rosso. 2011. Foto: M. Cantoni

Per stabilire e convalidare una successione delle fasi di lavorazione, sarà necessario iniziare a parlare della fase della decorazione pittorica:

La decorazione policroma È ancora ben visibile la banda orizzontale composta da una striscia gialla tra due strisce nere che percorre le pareti in maniera più o meno regolare, incornicia la porta d’accesso e si perde al confine con la porzione di parete ampliata su cui è stata riscontrata unicamente una campitura di color rosso nella parte inferiore della parete stessa e lo strato preparatorio chiaro in quella superiore. La parete dello spazio originario presenta un ampio zoccolo di color rosso che si estende da terra fino alla banda orizzontale nera e gialla. Nella parte superiore in direzione sud si trova un’anatra con campitura di color rosso (pigmento ancora visibile ma abbastanza sbiadito); inoltre si notano diversi schizzi di colore rosso imputabili alla fase decorativa del soffitto. In direzione nord nel registro superiore, a poca distanza dalla porta d’ingresso, oltre a schizzi di colore rosso, si trova una figura di quadrupede incisa e in seguito decorata con una campitura color rosso. Tale figura era difficilmente interpretabile ma grazie ad un’elaborazione digitale è stato possibile renderla più chiara nelle sue fattezze4.

4

Per approfondimenti si veda il capitolo “Elaborazione digitale delle immagini”.

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Anche il sott’arco della porta d’accesso appare dipinto con una campitura omogenea di rosso: in alcuni punti il pigmento ha conservato forza e brillantezza mentre in altri si è sbiadito.

5.1.2 Parete sud

Figura 26 : pianta della Tomba dei Leoni Ruggenti con parete est evidenziata in rosso ; Veio.

Figura 27: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete est. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Lavorazione supporto naturale La parete sud è stata realizzata in un secondo momento rispetto alla realizzazione dello spazio quadrangolare originario: mediante lo sfondamento della parete sud originaria è stato ricavato uno spazio più amplio, probabilmente per ospitare una seconda sepoltura5. La parete è stata scavata nel banco roccioso di argilla e sabbia ed è stata lavorata con strumenti per rendere la superficie piana. La lavorazione è grossolana, meno accurata rispetto a quella osservata sulle pareti dello spazio originario.

In luce radente si vedono molto bene i segni di lavorazione lasciati dallo strumento sul supporto naturale. Tutta la parete appare lavorata nel medesimo modo; non vi sono zone meglio/peggio lavorate di altre.

5 bibliografia 17

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Figura 28: parete sud, fotografia a luce radente: particolare che mette in evidenza i segni di lavorazione del supporto. Foto: M. Cantoni

Sono presenti due nicchie scavate nel supporto naturale: •

In direzione sud-ovest, nell’angolo alto ad un’altezza di ca. 1,25 m: Nicchia che presenta una forma bizzarra e che, per la lavorazione, sembrerebbe quasi solamente abbozzata. È inquadrata in un’apertura ca. quadrata, con angoli superiori arrotondati; sul lato sinistro si apre una fessura appuntita direzionata leggermente verso il basso; la profondità della nicchia è di ca. 60 cm; l’apertura si restringe verso il fondo.

•

In direzione sud-est, nell’angolo in basso al livello del piano di calpestio: Nicchia di forma absidata, ben lavorata; dimensioni: lungh. 1,37 m; h 0,84 m; prof. 0,56 m.

Stesura strato preparatorio Nella metà superiore della parete è stata riscontrata la presenza di uno strat frammentato di colore biancastro. Non è possibile esprimersi con certezza senza aver compiuto delle analisi scientifiche accurate, tuttavia tale strato sottile sembrerebbe ricalcare il modello adottato per le pareti dello spazio originario: la stesura di uno strato preparatorio. Lo strato di farina fossilifera sembrerebbe essere simile a quello osservato sulle pareti dello spazio originario, tuttavia ci sono alcune differenze:

lo strato preparatorio presente sulle pareti appartenenti all’ampliamento appare: • di colore più bianco rispetto a quello delle pareti dello spazio originario; • presenta una granulosità più marcata rispetto a quello delle pareti dello spazio originario;

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•

la stesura appare disomogenea in quanto sono stati individuati dei piccoli agglomerati di materiale.

Si presume che l’esecutore volesse dare alle pareti ampliate lo stesso aspetto di quelle originarie; per lo meno con la stesura di una preparazione. A supporto di questa idea si noti che la preparazione è stata stesa solo nella metà superiore della parete, in continuità con la stesura delle altre.

Figura 29: parete sud. Localizzazione zone caratteristiche della stesura, dell’aspetto e della consistenza della preparazione di colore chiaro. Foto: M. Cantoni

Figura 30: parete sud. Particolare figura 29: caratteristiche della stesura, dell’aspetto e della consistenza della preparazione di colore chiaro. Foto: M. Cantoni

Figura 31: parete sud. Particolare figura 29: caratteristiche della stesura, dell’aspetto e della consistenza della preparazione di colore chiaro. Foto: M. Cantoni

La decorazione policroma Il colore utilizzato maggiormente è il rosso: di rosso è campita la metà inferiore della parete; il bordo della nicchia in direzione sud-est è adornato da una campitura di color rosso con forma quadrata con

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una linea di contorni di color giallo. Il rosso è stato steso fin dentro la nicchia. Osservando la figura Y si nota che il colore giallo tende verso l’arancio; il pigmento sembra essere piuttosto coprente. Al di sotto della stesura dei due pigmenti si riesce a vedere uno strato sottile e frammentario di colore biancastro: la preparazione a base di farina fossilifera.

Figura 32: parete sud. Decorazione policroma attorno alla nicchia. Foto: M. Cantoni

Figura 33: parete sud. Decorazione policroma attorno alla nicchia: particolare. Foto: M. Cantoni

5.1.3 Parete ovest

Figura 34 : pianta della Tomba dei Leoni Ruggenti con parete ovest evidenziata in rosso ; Veio.

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Figura 34: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete est. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Lavorazione supporto naturale La parete è stata ricavata da un banco roccioso di argilla e sabbia. In direzione sud-ovest é presente un loculo di forma rettangolare (lungh. m I,05; h 0,36; prof. 0,40) a circa 60 cm dal pavimento.

La superficie è stata lavorata per essere resa piana. Le lavorazioni successive differiscono l’una dall’altra a seconda delle zone: in alcuni punti la lavorazione appare grossolana come quella riscontrata sulla parete sud; in altri si ha un accenno alla regolarizzazione con l’intento di nobilitare la superficie; in altri ancora sono presenti dei lunghi segni a line parallele ravvicinate tra loro.

Grazie a delle fotografie con luce radente, è possibile osservare nel dettaglio la superficie con tutti I suoi segni di lavorazione e confrontarli con una fotografia con luce incidente scattata nella medesima posizione.

Nella fotografia 35 è possibile osservare la porzione sud-ovest della parete con luce incidente. Si sa da studi eseguiti in precedenza che questa è la porzione di parete che è stata ampliata, infatti nella fotografia 36 con luce radente, è stato tratteggiato in bianco il confine tra le due diverse fasi esecutive.

Attraversi I segni di lavorazione osservati con luce radente si dovrebbe essere in grado (come nel caso della parete est) di riconoscere una sostanziale variazione negli stessi segni di lavorazione delle due fasi esecutive. Tuttavia la cosa non appare cosi scontata. Si osserva si un leggero mutamento nell’andatura dei segni di lavorazione, ma la differenza non è cosi marcata come nel caso della parete est. Inoltre non sono visibili segni particolari che inducano a pensare all’ampliamento della nicchia originaria.

Grandi differenze tra I segni di lavorazione sono riscontrabili nella Figura 36: la superficie appare molto discontinua ed irregolare, pur appartenendo ad una medesima fase esecutiva. Se la diversità di segni è cosi marcata all’interno della medesima fase esecutiva, com’è possibile operare una distinzione tra due diverse fasi esecutive che non presentano differenze marcate nei segni della loro lavorazione?

Probabilmente la risposta è da ricercarsi nel singolo segno lasciato dallo strumento di lavorazione o, attraverso altri elementi quali la decorazione policroma ecc.

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Figura 35: parete ovest, porzione sud-ovest, fotografia a luce incidente. Foto: M. Cantoni

Figura 36: parete ovest, porzione sud-ovest, fotografia a luce radente; tratteggiato in bianco il confine tra la porzione di parete dello spazio originario (a sinistra) e quella appartenente all’ampliamento successive (destra). Foto: M. Cantoni

Nelle Figure 37 e 38 si nota che la superficie presenta delle irregolarità e dei dislivelli diffusi; sembrerebbe che il supporto sia stato reso piano e che sia stato spianato/lisciato solamente in alcuni punti (peraltro non sempre concomitanti con la decorazione policroma). Nella fotografia con luce radente si vede molto bene la direzionalità dei segni di lavorazione. Le zone al di sotto e al di sopra della nicchia, compresi I bordi della nicchia stessa, appaiono particolarmente curati con una lisciatura del supporto.

Figura 37: parete ovest, porzione centrale, fotografia a luce incidente.

Foto: M. Cantoni

Figura 38: parete ovest, porzione centrale, fotografia a luce radente.

Foto: M. Cantoni

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Figura 39: parete ovest, porzione nord-ovest, fotografia a luce incidente. Foto: M. Cantoni

Figura 40: parete ovest, porzione nord-ovest. Quadrato tratteggiato rosso: dettaglio Figura 41, segni di lavorazione del supporto. fotografia a luce radente. Foto: M. Cantoni

Anche in direzione nord-ovest, dove sono presenti la maggior parte delle figure dipinte ed incise, la superficie presenta segni di lavorazione marcati e manca di omogeneità: il supporto naturale cosi lavorato non appare completamente piatto e liscio ma al contrario risulta molto irregolare.

Appaiono oltremodo interessanti I segni di lavorazione riscontrati in direzione nord-ovest, in concomitanza con la figura del leone inciso e dipinto, con la lingua rossa: sono segni di uno o più strumenti che hanno lasciato dei lunghi segni costituiti da una serie di line parallele ravvicinate (Figura 41). Il fatto strano é che questi segni coincidono con le raffigurazioni delle figure incise e dipinte.

Figura 41: parete ovest, fotografia a luce radente: dettaglio fotografia X, segni di lavorazione del supporto. Foto: M. Cantoni

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Stesura strato preparatorio Lo strato preparatorio chiaro è stato riscontrato sulla porzione superiore della parete, al di sopra della banda orizzontale di due line nere con in mezzo una linea gialla (banda esclusa) si estende verticalmente fino al punto d’incontro della parete con il soffitto. Sull’asse orizzontale la stesura si estende da un’estremità della parete all’altra. La cornice policroma che contorna la nicchia rettangolare appare, in alcuni punti, sprovvista di strato preparatorio chiaro; all’interno della nicchia non è stata riscontrata la presenza di strati preparatori. Oggi lo strato preparatorio appare frammentario, sbiadito e lacunoso. Lo strato preparatorio costituito probabilmente da farine fossilifere si presenta come strato sottile e poco granuloso.

Lo strato preparatorio appare di colore bianco-giallastro, in conformità con quello riscontrato su tutte le pareti dello spazio originario (prima dell’ampliamento); anche la consistenza e la modalità di applicazione appaiono simili. La parete sud (ampliamento successivo) presenta invece uno strato preparatorio differente: di colore più bianco; consistenza più granulosa; stesura differenziata con residui di piccoli agglomerati.

Figura 42, 43 e 44: parete ovest, fotografia generale; dettaglio con ingrandimento zona rappresentativa stesura strato preparatorio chiaro.

Foto: M. Cantoni

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Incisioni dirette del disegno preparatorio Dal punto di vista delle tecniche artistiche sono prese in considerazione le incisioni direttamente riconducibili all’atto creative e decorative dell’esecutore.

Tali incisioni sono state eseguite per poter innestare le figure nella composizione decorative generale: l’esecutore era libero di poter abbozzare delle figure dove meglio credeva ed era libero di poter cambiare idea, spostando a piacimento la collocazione delle figure. Per questo motive sono state trovate figure solamente abbozzate prive di policromia. Quando era sicuro che la composizione fosse propri come lui voleva allora poteva procedure con l’applicazione di pigmenti per decorare le figure prima incise. Ci sono però delle questioni irrisolte sull’argomento: non tutte le figure policrome presentano un’incisione diretta del disegno preparatorio.

Figura 45: disegno grafico parete ovest: in rosso sono marcate le incisioni del disegno preparatorio. M. Cantoni

Le incisioni sono state eseguite con un’oggetto appuntito (vedi Figura 46); dal momento che il supporto è costituito da argilla, la punta non ha fatto fatica ad incidere la superficie e non si sono venuti a creare I bordi frastagliati imputabili all’esecuzione su supporto secco.

Entrando nel dettaglio, sulla parete ovest sono state individuate le seguenti incisioni del disegno preparatorio: Sul registro superiore, al di sopra della banda orizzontale a mezz’altezza formata da due strisce nere con in mezzo una gialla in direzione nord-ovest, sono stati individuate sette animali dai contorni incisi con decorazioni policrome: • 1° registro superiore: quattro anatre dipinte di cui solo tre incise; • 2° registro superiore: quattro anatre dipinte ma non incise; • 3° registro superiore: quattro leoni incisi e dipinti Sotto la nicchia rettangolare sotto l’angolo in direzione nord-ovest, sono state individuate due incisioni raffiguranti due anatre. Queste sono prive di policromia e si trovano in una posizione insolita: esse infatti non sono sullo stesso registro in cui si trovano le alter anatre. È ipotizzabile che si tratti di un abbozzo: l’esecutore probabilmente ha abbozzato una composizione tramite la sola tecnica dell’incisione diretta del disegno preparatorio e che successivamente abbia cambiato idea, collocando le figure che sarebbero poi state dipinte in un’altra posizione.

Figura 46: parete ovest, fotografia a luce radente: dettaglio ravvicinato incisione del disegno preparatorio di un leone. Foto: M. Cantoni

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Figura 47: Schema illustrative delle figure incise sulla parete ovest mediante fotografie a luce radente. Foto: M. Cantoni

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La decorazione policroma La parete ovest è sicuramente quella con il maggior numero di figure dipinte, abbinate a motivi geometrici lineari. I colori principalmente utilizzati sono il rosso, il nero e il giallo.

La parete è suddivisa in due registri principali: quello inferiore presenta una campitura omogenea di colore rosso, mentre quello superiore ospita numerose figure dipinte ( in direzione nord-ovest). A suddividere questi due registri c’è una banda orizzontale di due strisce di colore nero con in mezzo ina striscia di colore giallo. Questa banda parte dal confine con la parete nord e continua orizzontalmente in direzione sud-ovest, sfumando subito dopo la nicchia. Una banda del tutto simile contorna la nicchia e continua in alto, orizzontalmente, fino ad incontrare la parete sud.

Le figure dipinte: In alto sono dipinte otto anatre su due registri (quattro per registro); subito sotto sono dipinti Quattro leoni con le fauci spalancate. Da sinistra verso destra: il primo leone è disposto col muso a nord, mentre gli altri tre seguenti hanno il muso rivolto a sud.

Qui di seguito vengono mostrate le single figure dipinte con uno schema per individuare la loro posizione6.

Figura 48: Parete ovest, figure dipinte. Numerazione figure. Foto: M. Cantoni

6

Le figure delle singole figure dipinte hanno subito un operazione digitale : è stato aumentato il contrasto dei toni cromatici al fine di migliorare la loro leggibilità.

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Figura 49: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 50: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 51: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 52: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 53: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 54: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

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Figura 55: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 56: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Tutte le figure di volatili sono state dipinte con I soli colori nero e rosso; ogni volatile presenta forme decorative differenti, con motivi che variano di volta in volta.

Figura 57: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 58: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 59: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 60: Parete ovest, dettaglio figure dipinte. Foto: M. Cantoni

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Presenza di fori di chiodo (con o senza chiodo) Sulla parete sono stati idividuati numerosi fori riconducibili alla passata presenza di chiodi e numerosi fori nei quali sono ancora presente i chiodi. La forma dei chiodi anora presenti è quadrata; si suppone che I chiodi siano composti da una lega contenente ferro e rame/bronzo7: • •

La presenza di macchie di colore rosso-brunastro (probabilmente causate dall’ossidazione del metallo) inducono a pensare ala presenza del ferro; Le parti di chiodi spezzati ancora dentro i fori appaiono di colore verde-azzurro, riconducibile all’ossidazione del rame e del bronzo.

Figura 61: Parete ovest, dettaglio chiodo ossidato. Foto: M. Cantoni

Figura 62: Parete ovest, dettaglio chiodo con ossidazione del ferro.

Foto: M. Cantoni

La distribuzione dei fori8: Attorno alla nicchia rettangolare, in concomitanza della cornice dipinta, sono stati individuate venti fori di chiodo in cui il chiodo stesso non é più presente e quindici fori con chiodi ancora presenti. A sinistra della nicchia I fori sono posti in una fascia alta, in corrispondenza della banda decorativa nera e gialla; a destra della nicchia i fori sono distribuiti in maniera sparsa su differenti altezze: questi fori si trovano indistintamente su figure dipinte e in zone prive di decorazione.

7

Queste congetture sulla composizione metallica dei chiodi devono essere verificate mediante analisi chimiche.

8

Per dettagli : vedi mappature allegate delle tecniche artistiche.

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5.1.4 Parete nord

Figura 63: pianta della Tomba dei Leoni Ruggenti con parete nord evidenziata in rosso ; Veio. 2011. Rilievi e disegni : L. Petolicchio, A. Villari. 2011. Elaborazione grafica : M.Cantoni

Figura 64: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete nord. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Lavorazione supporto naturale La parete ricavata da un banco di argilla e sabbia ha subito le medesime fasi di lavorazione del supporto riscontrate sulle pareti dello spazio originario. Mediante utensili è stato scavato lo spazio per ricavare la camera funeraria e in seguito la parete è stata resa piana, in maniera da avere una superficie più o meno piana; la superfici ha poi subito un’operazione di lisciatura o di regolarizzazione della superfici in quanto l’artefice ha volute probabilmente nascondere le trace lasciate dagli utensili presenti sul supporto naturale.

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Figura 65: parete nord, porzione nord-ovest, fotografia a luce incidente. Foto: M. Cantoni

Figura 66: parete nord, porzione nord-ovest, fotografia a luce radente.

Foto: M. Cantoni

Nella Figura 66 scattata a luce radente si nota che la superficie non è stata lisciata uniformemente: infatti l’ultima porzione di parete in direzione nord-ovest presenta dei segni marcati lasciati dagli strumenti di lavorazione durante l’operazione atta a rendere piana la superficie.

Seguendo il ragionamento (già descritto in precedenza) secondo cui si pensa che anche la lisciatura sia stata messa in atto laddove il supporto avrebbe dovuto ospitare delle figure incise e dipinte, si noti quanto segue: • Laddove sono presenti figure incise e dipinte la superficie appare lisciata, fatta eccezione per la figura del primo volatile in alto a sinistra, dove la superficie risulta più irregolare.

• La zona con maggior presenza di segni di lavorazione non è situate in una zona che non reca disturb alle figure dipinte.

Figura 67: parete nord, porzione nord-est, fotografia a luce incidente.

Foto: M. Cantoni

Figura 68: parete nord, porzione nord-est, fotografia a luce radente.

Foto: M. Cantoni

In ogni caso questa parete presenta una superficie ben lavorata e lisciata, diversamente da quanto riscontrato sulla parete sud. Grazie alla fotografia a luce radente è stato possibile distinguere non solo I segni degli strumenti di lavorazione utilizzati per rendere piana la superficie, ma anche quelli usati per la lisciatura.

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Figura 69: parete nord, dettaglio segni di lavorazione del supporto in una zona un cui la superficie è stata lavorata per essere resa piana. Foto: M. Cantoni

Figura 70: parete nord, dettaglio segni di lavorazione del supporto in una zona un cui la superficie è stata lisciata. Foto: M. Cantoni

Stesura strato preparatorio La presenza dello strato preparatorio chiaro è stata riscontrata su quasi tutta la metà superiore della parete (registro superiore), laddove si trovano le figure dipinte, al di sopra della banda orizzontale formata da due strisce nere con in mezzo ina striscia gialla.

Figura 71: disegno grafico parete nord; zona in cui è stata stesa la preparazione evidenziata con texture grigia. M. Cantoni, M. Gianolli

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La preparazione è stata stesa abbastanza uniformemente su tutto il registro superiore; è chiaro che oggi ci appare frammentaria e sbiadita a causa della sua considerevole età e a causa dei diversi degradi subiti nel tempo. Probabilmente però quando venne stesa doveva apparire uniforme. In molti punti sono state riscontrate delle colature probabilmente dovute al fatto che quando venne stesa, la preparazione doveva avere una consistenza piuttosto liquida.

Come riscontrato sulla parete est, anche su questa parete si notano delle zone in cui lo strato preparatorio appare più saturo e consistente che in tutto il resto della parete. La zona in questione è la fascia alta della parete, quasi a contatto con l’angolo condiviso con il soffitto. È ipotizzabile che saturazione accentuate sia imputabile ad una seconda passata, una stesura successiva di preparazione Chiara. Ma come mai la preparazione è stata stesa solamente in dei punti specifici?

Si potrebbe pensare che la seconda stesura sia stata effettuata per coprire delle macchi; oppure il supporto in quei punti poteva risultare troppo assorbente, lasciando delle zone di minor intensità cromatica. Oppure potevano essere dei ritocchi mirati.

Osservando diversi elementi si può formulare una valida e solida teoria: Sulla parete ci sono molti schizzi di colore rosso, probabilmente scaturite dal pennello del pittore mentre dipingeva il soffitto. Se lo strato preparatorio chiaro era già stato steso, è probabile che gli schizzi di colore rosso avessero macchiato la preparazione stessa. Per ovviare a questo problema il pittore avrà pensato di stendere un’ulteriore mano di preparazione per coprire gli schizzi. Il problema è che la preparazione non risulta essere molto coprente e per di più al momento della stesura doveva essere molto liquida. Quindi stendendola sopra gli schizzi, il nuovo strato preparatorio ha smosso e trasportato in giro il pigmento rosso che si è mescolato con lo strato preparatorio chiaro, dando origine a delle macchie tendenti al rosa (che è proprio quello che si può osservare oggi sul supporto). Lo stesso fenomeno è presente sia sulla parete est che ovest.

Figura 72: parete nord, macchie di colore rosso imputabili alla decorazione del soffitto; stesura più consistente di preparazione in concomitanza dell’angolo alto della parete. Foto: M. Cantoni

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Incisioni dirette del disegno preparatorio Questa parete, proprio come la parete ovest, reca numerose incisioni del disegno preparatorio. Molte di queste incisioni non sono state utilizzate direttamente per la successiva stesura dei colori: basi dire che di sei anatre dipinte solamente due recano un incisione del disegno preparatorio. Tutte le altre sono state dipinte ma non incise. Inoltre le due anatre dipinte presentano delle incisioni molto meno marcate e più sottili rispetto a quelle riscontrate sulla parete ovest.

Anche se non sono dipinte sono state individuate ben cinque figure di anatra incise. Queste rimangono pressa poco sullo stesso registro sul quale sono dipinte le altre anatre, eccetto un anche si discosta verso il basso in una posizione piuttosto centrale (vedi Figura 73).

Figura 73: disegno grafico parete nord; in rosso sono marcate le incisioni del disegno preparatorio. M. Cantoni

Le incisioni che non sono state ripassate con campiture di colore sono probabilmente le prove compositive del pittore. Per capire come collocare al meglio le figure nello spazio il pittore le ha incise sul supporto naturale. Queste incisioni non disturbano l’effetto finale dell’opera pittorica perchè esse sono visibili solo da una distanza molto ravvicinata o puntando alla parete una luce in radenza.

Ma oltre a questa ipotesi si potrebbe anche pensare che il pittore prima abbia inciso le figure secondo uno schema da lui deciso e in seguito abbia cambiato idea e abbia potato per una soluzione differente: quella che poi è stata dipinta definitivamente. In questo caso si potrebbe parlare di ripensamento o correzione.

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Figura 74: parete nord, foto a luce radente di una delle due anatre incise e dipinte. Foto: M. Cantoni

Figura 75: parete nord, foto a luce radente, particolare Figura X. Foto: M. Cantoni

Figura 76: parete nord, foto a luce radente di una delle anatre incise e non dipinte. Foto: M. Gianolli

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La decorazione policroma La parete presenta diverse decorazioni policrome sia geometriche che figurative. A partire dal livello del suolo è presente un ampio zoccolo dipinto con una campitura di colore rosso. Sopra questo, a dividere in due registri la parete, una banda orizzontale di due strisce nere con in mezzo una striscia gialla percorre la parete per intero. Questa banda decorativa percorre tutte le pareti dello spazio originario; è da intendersi come una decorazione che adorna tutta la stanza. Più in alto è dipinta una serie di sei anatre su un’unica fila. Queste anatre sono dipinte con toni di rosso ed ognuna reca motivi decorativi differenti.

Qui sotto seguono le fotografie di ogni singola anatra accompagnate da un’immagine con numero di riferimento di ogni immagine sulla parete. Le fotografie delle figure singole hanno subito un’operazione di ritocco digitale: mediante il programma PHOTOSHOP® è stato aumentato in contrasto e sono stati messi in evidenza I toni cromatici principali, al fine di aumentare la leggibilità delle figure.

Figura 77: parete nord, localizzazione delle singole figure mediante numero di riferimento. Foto: M. Cantoni

Figura 78: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

Figura 79: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

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Figura 80: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

Figura 81: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

Figura 82: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

Figura 83: parete nord, dettaglio figura. Foto: M. Cantoni

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5.1.5 Soffitto Il soffitto non è stato mappato ne dal punto di vista delle tecniche artistiche ne da quello dello stato di conservazione in quanto la maggior parte della superficie è crollato a terra. Sono rimasti nella posizione originale delle porzioni nell’angolo nord-ovest e in direzione sud.

Lavorazione supporto naturale La superficie del soffitto è stata lavorata per essere resa piana. Non vi sono segni riconducibili ad una lavorazione atta a regolarizzare o lisciare la superficie.

La decorazione policroma Il soffitto è dipinto con una campitura omogenea di colore rosso, stesa direttamente sul banco di argilla e sabbia. Non è stata riscontrata la presenza di uno strato preparatorio.

Figura 84: porzione del soffitto rimasta intatta in direzione nord-ovest. 2001. Foto: M. Cantoni

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6. Stato di conservazione

Situazione nel 2006 Per comprendere al meglio l’attuale stato di conservazione della tomba, è necessario fare un viaggio a ritroso, al momento in cui è stata scoperta la tomba nel 2006. La tomba si presentava allagata: l’altezza dell’acqua stagnante raggiungeva i 30 cm. Probabilmente è stata questa fonte d’acqua e di umidità che ha permesso ai dipinti presenti sulle pareti di giungere fino a noi, facendo si che il supporto formato da argilla e terra potesse rimanere umido a sufficienza da garantire la conservazione degli strati di preparazione pittorica e dei diversi pigmenti che compongono la decorazione policroma. La parte bassa della camera era ricoperta di fango, tanto da nascondere la cromia dello zoccolo che oggi, dopo gli interventi di restauro, appare di un colore rosso scuro. Sia gli stipiti dipinti che le pareti della tomba presentavano dei gravi distacchi a livello del supporto naturale. Tali distacchi non risultavano molto profondi ma avevano ampie estensioni, tanto da mettere a rischio la conservazione delle parti dipinte. Il soffitto, dal quale ormai erano cadute delle porzioni dipinte considerevoli, presentava I fenomeni di degrado più allarmanti: erano presenti dei gravi fenomeni di sfaldamento. I distacchi interessavano gli strati sovrapposti di argilla e terra detti “libretti” che si distaccavano gli uni dagli altri dando vita a distacchi di parti importanti di materiale. Questi distacchi erano causati dalla natura stessa del materiale costitutivo che, a seguito di fenomeni di siccità, si seccava e si distaccava. Inoltre le pareti ed il soffitto erano cosparse di apparati radicali (in special modo negli angoli del soffitto e sulla parete ovest. Sulla cornice dipinta della nicchia della parete ovest sono state individuate delle macchie nere di origine incerta. Proprio nel 2006 la biologa professoressa Sprocati dell’Enea insieme alla sua equipe, hanno prelevato dei campioni e hanno individuato la presenza di una popolazione mista di microorganismi in cui sono presenti almeno 4-5 morfotipi. Non è chiaro se le macchie nere siano dovute alla presenza di questi microorganismi, per dirlo con certezza bisognerebbe capire se I morfotipi individuati producono pigmenti neri.

Situazione nel 2011: esterno ( dromos) Il dromos della tomba, che dal 2006 è protetto da una copertura coibentata, versa in cattive condizioni di conservazione; almeno per quanto riguarda ciò che rimane della decorazione pittorica presente sulle pareti del dromos appunto. Rispetto alle altre tombe a fianco, che hanno ormai perso ogni traccia di colore, il dromos della tomba dei leoni conserva ancora delle flebili tracce di pigmento rosso sulle pareti.

La maggior parte del pigmento è scomparso e ora le pareti sono quasi interamente ricoperte da alghe.

Queste alghe sono maggiormente presenti laddove c’è più umidità, nelle zone più vicine alla porta d’ingresso. Il banco di argilla e terra che costituisce le pareti del dromos appaiono in discrete condizioni di conservazione. Oltre alle alghe le pareti ci sono molti ragni e insetti che hanno fatto la loro tana nell’argilla.

Figura 85: dromos della tomba dei Leoni Riggenti di Veio, 2011. Foto:

Figura 86: dromos della tomba dei Leoni Riggenti di Veio: dettaglio

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

M. Cantoni

residuo strato pittorico, 2011. Foto: A. Cecchini, F. Adamo

Una breve parentesi è da riservarsi per le altre tombe presenti nell’area archeologica che versano in pessime condizioni di conservazione. Il fatto che nelle altre tombe non siano stati trovati strati pittorici di rilevante importanza ha fatto si che esse non fossero prese in considerazione dal punto di vista della conservazione. Nessuna azione è stata compiuta per salvaguardare queste tombe che oggi appaiono nel più completo oblio: I banchi di argilla sono seccati completamente e gli strati pittorici si sono degradati a tal punto da scomparire. La crescita di vegetazione si sta ormai infiltrando nei banchi di argilla causando gravi danni. Nessuno si occupa minimamente della manutenzione di queste tombe.

Figura 87: dromos di una delle tombe a fianco della tomba dei Leoni Ruggenti di Veio, documentazione stato di conservazione 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 88: camera di una delle tombe a fianco della tomba dei Leoni Ruggenti di Veio, documentazione stato di conservazione 2011.

Foto: M. Cantoni

Situazione nel 2011: interno Prima degli interventi di documentazione e di restauro, la tomba si presentava allagata con ca. 30 cm di acqua (che poi è stata rimossa). L’acqua presente nella tomba deriva da una falda sotterranea che fa si che in tutti I periodi dell’anno nella tomba si trovino almeno 10-15 cm di acqua. L’acqua, mantenendo il gradiente di umidità molto alto, fa si che le pareti della tomba (costituite da argilla e terra) possano rimanere costantemente umide. Tale umidità è il fattore essenziale per il mantenimento e la conservazione degli strati pittorici presenti sulle pareti interne. Lo stato di conservazione, grazie a questo apporto di umidità, risulta discreto per quanto riguarda le pareti dipinte. È anche vero che già nel 2006 sono stati effettuati degli interventi di stuccatura e di riadesione delle scaglie di materiale che si stavano staccando a livello dello strato pittorico. Quindi le superfici dipinte delle pareti godono di una buona stabilità a livello sia del supporto che dello strato pittorico. Nel complesso la situazione conservativa appare delicata in quanto molto dipende dalle condizioni ambientali presenti nella tomba. Sbalzi di umidità relativa possono innescare fenomeni di degrado come la crescita di microorganismi.

L’intervento di restauro odierno ha stabilizzato la situazione a livello di distacchi del supporto ed ha eliminato la presenza di alcuni microorganismi. Ma di alcuni fenomeni di degrado si sa ancora poco, ad esempio si sa poco di come si svilupperanno le macchie nere causate dalla probabile presenza di microorganismi o dello sviluppo futuro dell’ossidazione dei chiodi ancora presenti nelle pareti. In ogni caso è stato possibile individuare le cause principali di degrado, suddividendole in “degradi attivi” e degradi “non attivi”.

Fenomeni di degrado attivi: • È stata individuata la presenza di apparati radicali: le radici capillari ritrovate prima dell’intervento di restauro pendevano dal soffitto e interessavano anche la parte destra della parete nord.

• Sulle pareti sono state individuate diverse macchie nere imputabili probabilmente alla presenza di microorganismi. Nelle nicchie è stato notata la presenza di una sottile patina di colore bianco

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di batteri (streptomiceti)1. Questo fenomeno di degrado è avvenuto in seguito al riscaldamento dell’ambiente ipogeo e dall’introduzione dall’esterno di spore.

La situazione appare critica a livello del soffitto. Ormai parte del soffitto dipinto è caduto al suolo già in passato. Questi blocchi di supporto dipinto sono stati conservati dagli archeologi. Il problema riguarda la parte di soffitto dal quale si sono staccati questi blocchi. La superficie si presenta in “libretti” (strati paralleli di argilla e terra) estremamente instabili, soggetti a distacchi estesi di grave entità. Difficile dire fino a che profondità si estendano tali distacchi. È certo però che i distacchi sono molto estesi. L’intervento di restauro da parte di A. Cecchini e F. Adamo è stato mirato al risanamenti di tale situazione per mettere in completa sicurezza le porzioni di soffitto instabili.

I chiodi presenti sul supporto (parete ovest) si sono ossidati e rilasciano acidi sulla superficie pittorica. I chiodi sono stati piantati anche sulle figure dipinte, pertanto la conservazione di tali figure è a rischio.

Fenomeni di degrado non attivi: • La superficie che ospita le decorazioni pittoriche reca numerose lacune a livello del supporto: queste hanno dimensioni e profondità variabili.

• La stesura dello strato preparatorio chiaro appare estremamente lacunosa e frammentaria con assottigliamento e sbiadimento della stessa. Sono ben visibili le tracce lasciate dalle efflorescenze saline pregresse: queste tracce si presentano sotto forma di pitting e di estese abrasioni dello strato pittorico. Questo fenomeno riguarda sia il supporto che lo strato pittorico.

• Sono state riconosciute le tracce lasciate da apparati radicali che si sono sviluppati in passato.

Questi fenomeni di degrado pregressi hanno causato la perdita di parti importanti dello strato pittorico.

• A livello dello strato pittorico, molte stesure di colore appaiono sbiadite. In alcuni punti rimangono solo flebili tracce e gli strati pittorici appaiono assottigliati con toni sbiaditi.

• Sono presenti fenomeni di degrado dovuti a danni antropici pregressi, probabilmente dovuti alla disattenzione da parte di persone che sono state nella tomba in passato.

• Alcuni segni ritrovati, per esempio sulla parete nord, sono dovuti al crollo del soffitto dipinto che rovinando a terra ha sfregato parte delle pareti, lasciando dei solchi e delle abrasioni.

Le considerazioni qui sopra espresse sono frutto di una rielaborazione avvenuta in seguito al lavoro di documentazione eseguito (mappature dei fenomeni di degrado riscontrati sulle pareti della tomba). Con l’aiuto della restauratrice A. Cecchini è stata stilata una lista per la classificazione dei fenomeni di degrado presenti nella tomba in maniera da poterli mappare su supporto elettronico mediante il programma AUTOCAD®. In questo modo è stato possibile fare un bilancio complessivo della situazione dello stato di conservazione attuale delle pareti della tomba. Non è stata effettuata alcuna mappatura per quanto riguarda il soffitto in quanto le parti di esso ancora presenti (con presenza di decorazione pittorica) sono esigue, a seguito del crollo avvenuto in passato. Nel presente scritto sono comunque presenti delle considerazioni a riguardo.

Ciò che segue è una descrizione e un’analisi dello stato di conservazione a prendendo in considerazione le singole pareti costituenti la stanza della tomba.

1 Vedi relazione di restauro allegata : Soprintendenza per l’Etruria meridionale, Veio. Tomba dei Leoni Ruggenti: intervento di restauro, relazione tecnica, documentazione grafica, luglio 2011

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6.1 Parete est

Figura 89: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete est. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

La parete est presenta due distinte pareti divise l’una dall’altra dalla porta d’entrata.

Versante nord-est: La parte sommitale è interessata da distacchi del supporto di grave entità: la parte più esterna del supporto appare distaccata; questi distacchi mettono in pericolo anche lo strato pittorico soprastante.

Questo tipo di distacco è stato causato probabilmente dalla natura intrinseca del materiale costitutivo: gli strati di argilla anno perso progressivamente adesione, distaccandosi. L’angolo in alto a destra lungo il bordo della porta d’entrata è interessato dalla presenza di presunte efflorescenze saline 2 . Tale fenomeno si estende lungo la parte sommitale sopra la porta d’entrata e sfocia nell’altro versante della parete. Sopra la porta d’ingresso e nel sott’arco della stessa sono anche presenti lacune del supporto naturale. Nel sott’arco sono visibili segni imputabili a danni di origine antropica. La decorazione pittorica che contorna la porta d’ingresso si interrompe nella parte sommitale in quanto risulta mancante un’ampia porzione di supporto naturale.

Molti fenomeni di degrado sono localizzati nell’angolo in alto a destra di questo versante: oltre a quelli già elencati si segnala un’ampia zona con macchie nere proprio in quel punto. L’angolo è inoltre solcato in senso obliquo da un’incisione di origine antropica.

Figura 90: parete est, lato sud-­‐est, localizzazione danno di origine antropica. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 91: parete est, lato sud-­‐est, danno di origine antropica. 2011. Foto: M. Cantoni

2 Presunte efflorescenze saline : fenomeno non ancora verificato mediante analisi scientifiche.

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Versante sud-est: La parete è interessata diverse lacune del supporto naturale che interrompono la continuità dello strato preparatorio chiaro che dello strato pittorico. La parete non è interessata da figure decorate di rilievo, tuttavia una lacuna del supporto naturale di medie dimensioni ha reso difficoltosa l’interpretazione di una piccola figura di un quadrupede proprio su questo versante della parete, interrompendo la continuità della decorazione pittorica e delle sue incisioni del disegno preparatorio. Sono inoltre presenti dei distacchi di grave entità a livello del supporto naturale. Su questo versante i distacchi hanno un’estensione minore rispetto a quelli riscontrati sul versante nord-est. Per le sue intrinseche proprietà il materiale costitutivo della parete è soggetto a questo tipo di degrado, ma questa non è l’unica causa attribuibile: anche le efflorescenze saline possono essere la causa di tali danni. Efflorescenze saline (probabili) che appaiono ben visibili nell’angolo in alto a sinistra, sul bordo dell’arco della porta d’entrata.

In quel punto è presente una banda decorativa di colore nero e giallo. Le efflorescenze saline si presentano sotto forma di macchie biancastre (Figura 93).

Sulla parete sono inoltre presenti fenomeni di degrado originati dal passaggio dell’uomo (seppur di minor entità rispetto a quelli presenti sul versante sud-est).

Figura 92: parete est, lato nord-­‐est, localizzazione efflorescenza salina. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 93: parete est, lato nord-­‐est, efflorescenza salina. 2011. Foto: M. Cantoni

Un’ampia zona in alto in direzione sud-est è caratterizzata da un’estesa abrasione che interessa gli strati più esterni del supporto. Quest’abrasione non appare molto profonda, pertanto interessa maggiormente gli strati appartenenti alla decorazione pittorica e allo strato preparatorio chiaro.

6.2 Parete sud

Figura 94: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete sud. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

La parete sud non presenta distacchi di grave entità. Sono presenti delle lacune di dimensione variabile a livello del supporto naturale. Tali lacune hanno una profondità massima di pochi cm. alcune si trovano in punti di debolezza del supporto come ad esempio lo spigolo sinistro della nicchia in direzione sudovest. La maggior parte sono localizzate nelle due estremità laterali della parete. Le lacune possono essere state causate anche dalla crescita di apparati radicali esercitanti una forza meccanica sulle parti più deboli della superficie del supporto; oppure possono essere state causate dall’azione meccanica delle sviluppo di sali.

Figura 95: parete sud, localizzazione lacuna. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 96: parete sud, lacuna. 2011. Foto: M. Cantoni

Sono state individuate delle ampie zone abrase a livello dello strato preparatorio chiaro che è stato steso su tutto il registro superiore della parete. Inoltre sono presenti delle ampie zone con macchie nere.

Come descritto nell’introduzione di questo capitolo, le macchie nere possono avere un’origine biologica: è stata individuata la presenza di una popolazione mista di microorganismi in cui sono presenti almeno 4-5 morfotipi. Tuttavia quest’osservazione ha bisogno ancora di molte conferme scientifiche. È stato riscontrato inoltre il fenomeno che riguarda la crescita attiva di apparati radicali. Questo tipo di fenomeno è attivo e può causare distacchi del supporto su più livelli a causa della sua azione meccanica. La parete è stata, in passato, già soggetta a questo tipo di fenomeno tant’è che sono ben visibili le tracce della crescita di apparati radicali. Questi si presentano sotto forma di incisioni poco profonde dall’andamento semi-circolare. Queste tracce hanno causato la perdita di informazioni a livello della strato preparatorio chiaro.

Figura 97: parete sud, localizzazione macchia nera. 2011.

Foto: M. Cantoni

Figura 98: parete sud, macchia nera. 2011. Foto: M. Cantoni

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Nelle nicchie è stato notata la presenza di una sottile patina di colore bianco di batteri (streptomiceti)3.

Questo fenomeno di degrado è avvenuto in seguito al riscaldamento dell’ambiente ipogeo e dall’introduzione dall’esterno di spore.

Figura 99: parete sud, nicchia: localizzazione presenza streptomiceti. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 100: parete sud, nicchia: particolare, presenza streptomiceti. 2011.

Foto: M. Cantoni

6.3 Parete ovest

Figura 101: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete ovest. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

La parete ovest presenta un gran numero di figure dipinte e di decorazioni pittoriche in generale. Su questa parete sono presenti lacune di differenti grandezze a livello del supporto naturale. Queste lacune hanno una profondità massima ci qualche cm e, in alcuni casi, interferiscono con la corretta leggibilità delle figure dipinte. Per esempio il muso di un volatile è completamente assente perché è mancante la porzione di supporto su cui era dipinta (Figura 103). Queste lacune possono essere causate dalla natura stessa del materiale (piani paralleli di argilla sovrapposti); oppure possono essere causate da

3 Vedi relazione di restauro allegata :Soprintendenza per l’Etruria meridionale, Veio. Tomba dei Leoni Ruggenti: intervento di restauro, relazione tecnica, documentazione grafica, luglio 2011

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efflorescenze saline pregresse o dall’azione meccanica di apparati radicali cresciuti sia in superficie che in profondità.

Sulla parete sono presenti delle ampie zone abrase a livello della preparazione chiara e dello strato pittorico. Questo fenomeno, nel particolare, è caratterizzato da piccole abrasioni di forma circolare, imputabili allo sviluppo pregresso di efflorescenze saline. Queste piccole abrasioni sono presenti su tutta la superficie; nelle zone di maggior concentrazione la perdita dello strato preparatorio e dello strato pittorico è maggiore e risulta visibile ad occhio nudo. Per esempio: la porzione di parete in alto a sinistra della nicchia presenta una perdita sostanziale dello strato preparatorio chiaro.

Figura 102: parete ovest, localizzazione lacuna. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 104: parete ovest, localizzazione abrasione. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 103: parete ovest, lacuna che ha comportato la perdita di informazioni a livello dello strato pittorico. 2011. Foto: M. Gianolli

Figura 105: parete ovest, abrasione che ha comportato la perdita di informazioni a livello dello strato pittorico e della preparazione chiara.

2011. Foto: M. Gianolli

Anche gli apparati radicali hanno causato la perdita di informazioni a livello di preparazione chiara e strato pittorico: la diffusione negli anni di radici capillari hanno lasciato sulla superficie delle tracce caratteristiche dalla forma semicircolare. Questi segni si presentano sotto forma di incisioni poco profonde che hanno causato la perdita degli strati più superficiali del supporto. Queste tracce sono diffuse su tutta la parete interessando ampie porzioni della stessa.

Un altro fenomeno di degrado che interessa la parete è quello delle macchie nere. Sul supporto sono presenti diverse macchie nere originate probabilmente dalla presenza di microorganismi. Le macchie nere infatti possono avere un’origine biologica: è stata individuata la presenza di una popolazione mista di microorganismi in cui sono presenti almeno 4-5 morfotipi. Tuttavia quest’osservazione ha bisogno ancora di molte conferme scientifiche. Non è stata riscontrata le presenza di sali attivi sulla parete.

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Figura 106: parete ovest, localizzazione macchie nere. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 107: parete ovest, macchia nera di probabile origine biologica.

2011. Foto: M. Cantoni

È interessante notare come i fenomeni di degrado riguardino la parte superiore della parete mentre quella inferiore sotto la banda decorativa, dove è presente l’ampio zoccolo di colore rosso, risulta meglio conservata e non intaccata. Al momento della scoperta della tomba la parte inferiore era coperta da uno strato di fango; ancora oggi, prima dell’intervento di pulitura, un leggero strato di fango ricopriva la parte inferiore di tutte le pareti. Che ci sia una correlazione tra lo stato di conservazione e la presenza del fango proprio in questa zona?

6.4 Parete nord

Figura 108: Tomba dei Leoni Ruggenti, parete nord. Veio. 2011. Foto: Mauro Benedetti

Questa parete presenta un numero considerevole di degradi differenti.

Sono presenti ampie zone interessate dal fenomeno di distacco della parte più esterna del supporto naturale. Questi distacchi risultano di grave entità e sono localizzati nella parte centrale e superiore della parete, soprattutto in direzione nord-ovest. La perdita di adesione degli strati più esterni del supporto è dovuta alle caratteristiche intrinseche del materiale costitutivo: infatti il banco formato da argilla e terra risulta composto da stratificazioni parallele sull’asse orizzontale. Queste stratificazioni possono perdere adesione l’una dall’altra. Oltre ai distacchi sulla parete sono presenti diverse lacune del supporto naturale. Queste lacune hanno diametri di dimensioni modeste e non sono localizzate in punti tali da non influire sulla leggibilità dell’opera pittorica.

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Figura 109: parete nord, localizzazione lacuna del supporto naturale.

2011. Foto: M. Cantoni

Figura 110: parete nord, lacuna del supporto naturale. 2011.

Foto: M. Gianolli

La parete è interessata da ampie porzioni abrase, soprattutto nelle zone in cui sono presenti figure dipinte. Nella fattispecie, il registro superiore che ospita una serie di sei volatili dipinti, risulta abraso.

Questa abrasione coinvolge lo strato preparatorio chiaro e lo strato pittorico. Questo fenomeno di degrado è causato da efflorescenze saline pregresse che anno lasciato sulla superficie dei piccoli segni di forma circolare e di profondità ridotta. Tali segni sono molto piccoli ma molto diffusi, tanto da causare abrasioni capaci di portare alla perdita di informazioni a livelli della preparazione chiara e dello strato pittorico su ampia scala (è da precisare che su questa parete non è stata riscontrata la presenza attiva di sali). Un’altra causa può essere la crescita di apparati radicali negli anni. Questi infatti hanno lasciato un segno caratteristici formato da incisioni poco profonde di forma semi circolare, con diramazioni tipiche della crescita delle piante. Queste tracce sono ben riconoscibili e visibili ad occhio nudo.

Figura 111: parete nord, localizzazione abrasione causata da efflorescenze saline pregresse. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 112: parete nord, abrasione causata da efflorescenze saline pregresse. 2011. Foto: M. Gianolli

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Figura 113: parete nord, localizzazione abrasione causata dalla crescita di apparati radicali. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 114: parete nord, abrasione causata dalla crescita di apparati radicali. 2011. Foto: M. Cantoni

Sulla superficie sono è stata riscontrata la presenza di macchie nere: difficile dire se siano causate dallo stesso fenomeno ipoteticamente causato sulla parete ovest e sud. La questione sarebbe da approfondire attraverso indagini scientifiche mirate. Di particolare interesse risulta la macchia nera a forma di “ciambella” presente al centro della parete: è una forma insolita che risulta ancora più strana se si pensa ad un risultato casuale di una colonizzazione biologica. Probabilmente delle accurate analisi scientifiche appureranno che si tratta di un fenomeno che ha origini diverse dalle altre macchie nere presenti sia su questa che sulle altre pareti.

Sono presenti inoltre danni di origine antropica. Questi si presentano sotto forma di corte incisioni lineari e poco profonde (vedi mappature). Di tutt’altra origine sono invece i danni da impatto individuati al centro della parete. Questi si presentano sotto forma di incisioni lineari e non, con direzione verticale: partono dalla sommità della parete e si estendono verso il basso per ca. 70 – 80 cm. Se si osserva bene, queste incisioni sono localizzate sotto la porzione di soffitto caduta negli anni precedenti. Un ragionamento logico suggerisce che i segni siano stati lasciati proprio dalla porzione di soffitto che, crollando, ha sfregato contro la parete.

Figura 115: parete nord, localizzazione danno da impatto causato dal crollo di porzioni del soffitto. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 116: parete nord, danno da impatto causato dal crollo di porzioni del soffitto. 2011. Foto: M. Cantoni

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

Figura 117: parete nord, localizzazione macchia nera di origine incerta. 2011. Foto: M. Cantoni

Figura 118: parete nord, macchia nera di origine incerta. 2011. Foto: M. Cantoni

7. Elaborazione digitale delle immagini In diversi punti, soprattutto nella parete est, sono state individuate delle incisioni dirette e delle stesure di pigmento color rosso che compongono delle probabili figure di difficile identificazione. Il degrado della superficie, le lacune della stesura pittorica e il riconoscimento delle incisioni hanno reso estremamente difficile la lettura ad occhio nudo, anche con l’ausilio di lampade. Si è dunque ricorso ad una tecnica di elaborazione digitale dell’immagine per ottenerne una lettura migliore.

Nella parete est sono state individuate due zone: la prima recante delle macchie rosse che partono dalla sommità della parete e si estendono per circa 1 metro; la seconda recante una figura dipinta di rosso con apparenti incisioni preparatorie. Nel primo caso non è stata individuata alcuna figura mentre nel secondo caso si è accertato che si tratta di una figura incisa con una campitura di color rosso. Si è dunque deciso di fotografare tale figura e sottoporla ad un ‘elaborazione digitale. Scopo di tale lavoro è mettere in evidenza le tracce di pigmento rosso sovrapponendole alle incisioni preparatorie della medesima porzione di parete fotografata.

Al fine di ricavare un’immagine che possa permettere la lettura sia delle incisioni preparatorie sia della campitura di color rosso, si sono scattate due immagini con il medesimo punto di ripresa: •

Fotografia scattata con luce incidente

•

Fotografia scattata con luce radente

Successivamente tramite il programma Photoshop® le due immagini hanno subito le seguenti fasi di lavorazione: La fotografia con luce radente è stata convertita in bianco e nero per annullare tutte le informazioni legate al colore, lasciando solo quelle inerenti le luci e le ombre (incisioni preparatorie).

Alla fotografia con luce incidente sono state tolte le informazioni cromatiche di tutti i colori tranne del rosso (colore della campitura della figura). In seguito è stato messo in evidenza il colore rosso mediante dei comandi di contrasto dell’immagine.

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Alla fotografia con luce radente in b/w è stata sovrapposta la fotografia con luce incidente con le informazioni cromatiche del rosso. Tramite un gioco di trasparenze, si è ricavata un’immagine che reca tutte le incisioni preparatorie mettendo in evidenza la sola stesura di colore rosso riguardante la figura.

Figura 119: parete est, localizzazione area sottoposta a rielaborazione digitale. Veio. 2011. Foto: M. Benedetti

Figura 120: figura parete est in alto a destra della porta d’entrata; fotografia con luce incidente. Foto: M.Cantoni

Figura 121: figura parete est in alto a destra della porta d’entrata; fotografia con luce radente. Foto: M.Cantoni

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Figura 122: figura parete est in alto a destra della porta d’entrata; elaborazione digitale delle figure X e Y. M.Cantoni

8. Interventi di restauro svolti Gli interventi svolti, sia nel 2006 che nel 2011 sono stati svolto dai restauratori Franco Adamo e Adele Cecchini. Il sottoscritto e Marica Gianolli abbiamo svolto principalmente un operazione di documentazione delle tecniche esecutive e dello stato di conservazione della tomba mediante la realizzazione di mappature mirate. Abbiamo inoltre svolto dei piccoli compiti, all’interno del progetto di restauro, assegnatici dai restauratori (rifinitura delle stuccatura e asportazione degli apparati radicali superficiali).

8.1 Interventi svolti nel 2006 •

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• •

•

Al momento del ritrovamento della tomba sono stati effettuati degli interventi di consolidamento per mettere in sicurezza le parti gravemente distaccate. Sono stati consolidati i distacchi presenti sulle pareti e quelli sugli stipiti della porta d’entrata. Per eseguire questi interventi è stato iniettato nelle pareti del consolidante idraulico.

Sono state stuccate le fessure più grandi con un impasto di malta idraulica e di materiale argilloso simile a quello costitutivo del supporto naturale (prelevato dal terreno circostante). Il materiale argilloso è stato setacciato e filtrato prima di essere mescolato alla malta idraulica.

Bonifica dell’ambiente ipogeo con prodotto biocida.

Realizzazione di una porta coibentata a chiusura ermetica all’altezza dell’entrata della tomba.

Questa porta permette di mantenere dei livelli di umidità relativa e di temperatura costante evitando sbalzi termoigrometrici, i quali risulterebbero estremamente dannosi per la conservazione delle pitture presenti all’interno della tomba.

Realizzazione di una copertura coibentata ad arco per proteggere il dromos. La copertura, sul piano di campagna, è stata ricoperta da terriccio. L’intervento è stato messo in atto per proteggere il dromos e le tracce di policromia presenti sulle sue pareti. A questo proposito la soluzione risulta inefficace in quanto le variazioni di temperatura e di umidità relativa (repentine) hanno reso inefficace la conservazione delle policromie esterne. Per mirare a una conservazione efficace bisognerebbe chiudere l’accesso al dromos con una porta coibentata.

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8.2 Interventi svolti nel 2011 • •

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Bonifica dell’ambiente con prodotto biocida (Rocima 110 al 3% in acqua deionizzata).

L’intervento è stato ripetuto a cadenze settimanali per tre volte.

Intervento di disinfestazione ambientale: trattamento iniziale delle superfici con soluzione biocida costituita da alcol isopropilico e benzalconio cloruro al 3%. Trascorsi 15 giorni dall’inizio dell’intervento il trattamento è stato ripetuto ogni settimana. La disinfestazione ambientale è stata effettuata per eliminare zanzare e insetti all’interno della tomba; per indebolire gli apparati radicali, facilitando la loro rimozione; per stroncare la crescita batterica (presenza di streptomiceti) avvenuta in seguito all’innalzamento della temperatura all’interno della tomba4.

Stuccatura delle parti del soffitto interessate da gravi distacchi. Il soffitto è formato da “libretti” di argilla e terra che si sono distaccati l’uno dall’altro. Questi sono stati stuccati utilizzando una malta costituita dalla stessa argilla costituente il banco argilloso prelevata nella vicinanze della tomba. L’argilla è stata prelevata nelle vicinanze in quanto erano presenti diverse stratificazioni di argilla con colori differenti: a seconda del colore del supporto da stuccare è stata utilizzato un tipo di argilla piuttosto che un altro. Nell’impasto non è stata aggiunta calce, l’argilla è stata semplicemente macinata e impastata con dell’acqua deionizzata.

Iniezioni di riempimento atti a consolidare le ampie porzioni di materiale che risultavano distaccate dal supporto naturale. Per questa operazione sono stati effettuati dei fori per l’iniezione di consolidante nel supporto mediante barrette d’acciaio del diametro di 2 mm. O mediante l’inserimento di tubicini di gomma. Sono state sfruttate le zone di distacco tra un libretto e l’altro per fare i fori, in maniera da poterle poi stuccare e nascondere i fori stessi. Le iniezioni sono state effettuate con una miscela idraulica a base di Ledan Ital B1 N e Ledan Ristat Base A diluiti in acqua in proporzione 1:2. Nella miscela è stata aggiunta della terra d’ombra naturale e bruciata (argille): questo per rendere il colore della miscela del tutto simile a quello del supporto naturale.

Prima dell’operazione di consolidamento e dopo quella di stuccatura sono stati fissati dei puntelli per sostenere il peso delle parti distaccate e per far si che le stuccature facessero presa in maniera ottimale.

Le stuccature del soffitto sono state rifinite mediante una leggera azione abrasiva di specilli d’acciaio. Questa operazione è stata eseguita per rendere le stuccature visivamente simili al supporto naturale.

Pulitura delle superfici dipinte di rosso del registro inferiore delle pareti (zoccolo): l’operazione ha compreso la rimozione di grumi di fango mediante lieve azione meccanica esercitata da specilli d’acciaio; rimozione finale strato fangoso con pennelli a setole morbide e acqua nebulizzata.

Stuccatura delle fessure presenti sulle pareti con impasto formato da argilla simile a quella del supporto naturale e acqua deionizzata.

Iniezioni di riempimento atte a consolidare i distacchi presenti sulle pareti. Le iniezioni sono state effettuate con una miscela idraulica a base di Ledan Ital B1 N e Ledan Ristat Base A diluiti in acqua in proporzione 1:2. Nella miscela è stata aggiunta della terra d’ombra naturale e bruciata (argille): questo per rendere il colore della miscela del tutto simile a quello del supporto naturale.

Sono state asportate meccanicamente gli apparati radicali presenti sulle pareti e sul soffitto mediante l’ausilio di lente binoculare di precisione e delle pinzette.

4 La temperatura si è innalzata per il fatto che si lavorava in tre persone contemporaneamente all’interno della tomba. Il calore prodotto dai corpi si è diffuso nell’ambiente ipogeo. Una volta terminato l’intervente e dopo aver eseguito l’ultimo trattamento, il fenomeno di crescita batterica non si è più verificato.

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

9. Proposte d’intervento Le pareti del dromos presentano flebili tracce di policromia che ormai non appaiono più visibili a causa di una diffusa crescita microbiotica. Per evitare che anche le ultime tracce di policromie scompaiano, occorrerebbe chiudere l’accesso al dromos in maniera da poter mantenere un clima ideale per evitare la crescita incontrollata di microorganismi.

Effettuare degli interventi di manutenzione continua dell’intera area archeologica in maniera da poter conservare ciò che rimane delle altre tombe.

Chiudere l’accesso delle tombe a fianco di quella dei Leoni Ruggenti: nell’attuale stato, le tombe laterali sono destinate a deperire molto in fretta a causa dei fattori climatici a cui sono esposte. Chiudendo l’accesso alle tombe si eviterebbe l’influenza estrema di fattori climatici e si garantirebbe una stabilità a livello di temperatura e umidità relativa (fattori essenziali per la conservazione in ambiente ipogeo) all’interno delle tombe stesse.

Conclusioni La Tomba dei Leoni Ruggenti di Veio è un opera complessa da analizzare, sia dal punto di vista del riconoscimento delle tecniche artistiche sia da quello del riconoscimento dei fenomeni di degrado. Il metodo di documentazione scelto (mappature) ci ha costretto ad osservare fin nei minimi particolari ogni singola porzione delle pareti interne. Per l’impostazione del lavoro è servito un ragionamento logico atto a suddividere le informazioni raccolte in sezioni ben precise e utili. La mole di informazioni infatti era notevole: da questa sono state tratte quelle utili all’indagine eseguita. Sono stati fondamentali gli scatti fotografici a luce incidente e radente in quanto questi ci hanno permesso di trarre innumerevoli informazioni.

Non essendo stato possibile eseguire analisi scientifiche, sono stai fatti dei paragoni con le informazioni di altre due tombe che sono state studiate ed analizzate: La Tomba delle Anatre e la Tomba Campana.

Attraverso gli scritti esistenti su queste due tombe è stato possibile elaborare alcune teorie sul degrado biologico e paragonare le tecniche artistiche impiegate.

Nel presente scritto sono state elaborate alcune teorie riguardanti il ragionamento dell’esecutore della decorazione pittorica, al momento di impostare la composizione pittorica: si precisa che queste teorie vogliono essere dei ragionamenti fatti sulla base delle osservazioni fatte e di discussioni con gli archeologi e restauratori competenti. Anche le altre teorie espresse nel seguente scritto sono frutto di ragionamenti condivisi tra noi allievi e le figure professionali competenti in materia.

L’opera in questione si discosta molto dalle opere che normalmente siamo abituati ad analizzare o su cui siamo abituati a lavorare; a prima vista una tomba a pianta rettangolare scavata nel banco argilloso può apparire semplice e povera, ma una volta che si inizia ad osservarla da vicino, in tutti i suoi dettagli, si apre un mondo di dettagli e di informazioni. Addentrandosi nella sua storia si apre una porta che ci immette in un mondo affascinante e complesso, legato alla storia e all’archeologia. Tuttavia anche un’opera appartenente al mondo antico è sempre pur fatta di materia; la stessa di cui sono fatte sia le opere del nostro passato più presente, sia quelle contemporanee. È dunque pertinente alle nostre competenze di restauratori della materia in quanto documentazione storica e artistica dell’operato dell’uomo.

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Mattia Cantoni Bachelor in conservazione – IV semestre Modulo: BW 2.3 Laboratorio VI SUPSI, Trevano

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Bibliografia F. Ceci, Veio, Istituto poligrafico e zecca dello Stato S.p.A., Roma, 2008 F. Boitani, Veio, la Tomba dei Leoni Ruggenti: dati preliminari, Università degli studi della Tuscia, Viterbo, 2010 Soprintendenza per l’Etruria meridionale, Veio. Tomba dei Leoni Ruggenti: intervento di restauro, relazione tecnica, documentazione grafica, luglio 2011

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TOMBA DEI LEONI RUGGENTI, VEIO (ROMA) Rapporto di documentazione

Allegati

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura delle tecniche esecutive della parete sud

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo

Scala 1:20

Incisione di origine incerta

Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 2 delle tecniche esecutive della parete ovest

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisione di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 1 delle tecniche esecutive della parete ovest

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisione di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 2 delle tecniche esecutive della parete nord

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisione di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 1 delle tecniche esecutive della parete nord

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisione di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 2 delle tecniche esecutive della parete est

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisioni di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici piane

Mappatura 1 delle tecniche esecutive della parete est

Segni di lavorazione sul supporto naturale per rendere le superfici liscie Strato preparatorio chiaro

Presenza di foro di chiodo con chiodo Presenza di foro di chiodo senza chiodo Incisioni di origine incerta

Scala 1:20 Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Incisione diretta del disegno preparatorio

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N

Lacune del supporto naturale

Mappatura stato di conservazione della parete sud

Presenza di sali

Danni antropici

Distacchi di grave entita

Abrasioni Scala 1:20 Segni di caduta di materiale

Marica Gianolli e Mattia Cantoni

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Macchie nere

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Lacune del supporto naturale

Mappatura stato di conservazione della parete ovest

Presenza di sali

Danni antropici

Distacchi di grave entita

Abrasioni Scala 1:20 Segni di caduta di materiale

Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Macchie nere

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

N

Lacune del supporto naturale

Mappatura stato di conservazione della parete nord

Presenza di sali

Danni antropici

Distacchi di grave entita

Abrasioni Scala 1:20 Segni di caduta di materiale

Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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Macchie nere

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N

Lacune del supporto naturale

Mappatura stato di conservazione della parete est

Presenza di sali

Danni antropici

Distacchi di grave entita

Abrasioni Scala 1:20 Segni di caduta di materiale

Marica Gianolli e Mattia Cantoni

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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Macchie nere

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VEIO

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SOPRINTENDENTE: dott.a Anna Maria Moretti

DIREZIONE DEI LAVORI: Arch. Enrico Calcara con la consulenza scientifica della dott.a Francesca Boitani.

RESTAURO: Franco Adamo.

COLLABORATORI: Adele Cecchini.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Mauro Benedetti, Franco Adamo, Adele Cecchini.

DOCUMENTAZIONE GRAFICA E FOTOGRAFICA: Mattia Cantone e Marica Gianolli, studenti del Bachelor in “Conservazione e Restauro” della SUPSI (scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana) di Lugano, Canton Ticino.

PERIODO LAVORI: Giugno-Luglio 2011

TECNICA DI ESECUZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE L’ambiente ipogeo è stato scavato nel banco costituito da terra e argilla in cui sono presenti numerose cavità di tipo fossile e inclusi di vario tipo. Le pareti e il soffitto sono state rese piane mediante l’utilizzo di strumenti che hanno lasciato i loro segni sulla superficie (fig. 1) e, solo in alcune parti, è avvenuta un ulteriore lavorazione di lisciatura. La superficie delle pareti, solo in corrispondenza delle parti dipinte, è stata preparata mediante la stesura di un sottile strato preparatorio chiaro (si tratta probabilmente di farina fossilifera) di cui restano numerose tracce. (fig. 2) (C. Bettini et alii, Gli ipogei dipinti della necropoli di Veio: indagine sullo stato di conservazione e sulle tecniche pittoriche, in “Studi Etruschi”, n.45, 1977, pp.239-257) L’osservazione andrà convalidata da analisi e indagini. Le farine fossilifere erano usate come strato preparatorio in quanto in grado di svolgere Figura 1 anche un’azione agglutinante e assicurare allo strato pittorico una maggiore tenuta. Tutt’ora gli strati pittorici resistono alla percolazione di acqua ma non ad una minima azione meccanica. Nella tomba si trovano inseriti lungo le pareti numerosi chiodi originali, sull’argomento si rimanda, per le minuziose osservazioni, alla relazione degli studenti Cantone e Gianolli.

Dopo la stesura dello strato preparatorio chiaro è stata realizzata una prima trasposizione dell’apparato decorativo mediante incisione diretta che raramente segue l’effettiva esecuzione pittorica, (vedi documentazione grafica).

La decorazione pittorica della tomba è stata eseguita utilizzando essenzialmente tre pigmenti: il rosso, il nero e il giallo. Le fasi esecutive sono ben descritte sempre nella relazione di Cantone e Gianolli, così come la distinzione tra le incisioni degli strumenti utilizzati per la lisciatura delle superfici e quelle preparatorie all’esecuzione pittorica.

Il rosso, soprattutto sul soffitto, ha conservato una forte evidenza e brillantezza, Figura 2 probabilmente anche in conseguenza del fatto che la stesura è avvenuta direttamente sul supporto naturale del banco argilloso scuro che ne rafforza il tono. La tomba, al momento del rinvenimento, si presentava allagata fino ad un’altezza di 30 cm. ca.; per questo motivo tutta la superficie dipinta della parte inferiore delle pareti, che ha rivelato una fascia rossa, non era visibile poiché ricoperta di fango. Gli stipiti, anch’essi dipinti, presentavano piccoli ma gravi distacchi e porzioni di pittura rischiavano di cadere. Gravi distacchi erano presenti anche sulle pareti (vedi documentazione grafica), la caratteristica della loro gravità non era tanto nella profondità del distacco che era, anzi, superficiale ma nell’estensione e sottigliezza dello strato distaccato che rischiava di cadere.

La situazione di degrado più grave interessava il banco argilloso del soffitto che presentava un grave fenomeno di sfaldamento fino ad arrivare allo sgretolamento delle parti. Gli strati sovrapposti

di argilla e terra, chiamati “libretti”, asciugandosi si separano gli uni dagli altri e causano la caduta di porzioni di materiale. La formazione dei distacchi è da attribuire, dunque, principalmente alla natura stessa dei materiali che la compongono e a fenomeni di siccità che asciugano il banco argilloso.

Figura 3 Una parte del soffitto gravemente distaccata e interessata dal fenomeno di sfaldamento “a libretti”, La freccia indica il considerevole distacco del masso.

Figura 4 – Lo stesso masso durante l’operazione di consolidamento e dopo le stuccature.

Radici capillari pendevano dal soffitto, soprattutto negli angoli con la parete ovest (parete frontale) e le pareti laterali (nord – parete dx- e sud –parete sx-). Anche la superficie della parete nord, dx, era invasa dalle sottilissime radici capillari. Sulle pareti laterali e sotto la nicchia della parete frontale sono presenti macchie nere irregolari di origine incerta. La biologa professoressa Sprocati con la sua equipe di esperti dell’Enea ha gentilmente preso dei campioni delle alterazioni nere su cui è stata individuata una popolazione mista, con un certo numero di morfotipi (almeno Figura 5 – Particolare della parete sud, macchie nere di probabile origine biologica?

4-5) che, una volta purificati è possibile identificare e caratterizzare. La loro presenza, comunque, non necessariamente è correlabile al nero, per capirlo occorre vedere se in certe condizioni i morfotipi individuati producono pigmenti scuri.

Lo strato preparatorio chiaro si presenta piuttosto lacunoso e degradato nelle parti dove maggiore è stata la fuoriuscita dei sali solubili e la crescita di radici che ha lasciato le impronte (vedi documentazione grafica).

La superficie delle pareti, nella parte inferiore, per un’altezza di circa 50 centimetri, erano coperte di fango e terra. (foto copertina)

INTERVENTO DI RESTAURO ESEGUITO Introduzione Trascorsi cinque anni dall’intervento d’urgenza eseguito nella tomba dopo la scoperta e lo scavo del 2006, (vedi relazione precedente in Soprintendenza) durante i mesi di giugno e luglio del corrente anno è stato attuato un intervento più completo: è stato controllato lo stato della superficie dipinta ed è stato eseguito il consolidamento delle gravi sfaldature che interessavano il banco argilloso del soffitto.

Per eseguire il lavoro si è reso necessario rimuovere l’acqua che allagava l’ambiente ipogeo mediante una pompa idraulica. Un falda sotterranea, infatti, fa sì che il pavimento della tomba risulti, soprattutto nelle stagioni invernali, sempre allagato almeno fino ad un’altezza di 10-15 cm.

La caratteristica non rappresenta un problema per l’ambiente ma un pregio perché l’acqua costantemente presente mantiene il gradiente di umidità alto, condizione necessaria per il buon mantenimento del banco argilloso e della sua superficie che non deve- per nessuna ragioneasciugare. Per questo motivo durante l’esecuzione del cantiere di restauro la porta coibentata della tomba, messa in opera nel 2006, è stata costantemente tenuta accostata o chiusa dagli operatori per evitare che il clima caldo di giugno e luglio influisse troppo sul clima interno dell’ipogeo.

Dopo la chiusura con la porta, la Soprintendenza ha fatto sistemare sul pavimento della tomba una pedana in “grigliato” di ferro zincato che permette ai visitatori di entrare nell’ambiente senza avvicinarsi alle pareti: la pedana, infatti, forma una T e copre solo la parte centrale del pavimento dell’ipogeo.

Per eseguire il lavoro di restauro in oggetto sono state adagiate sul pavimento, nella parte a sinistra dell’ingresso dove era presente una maggiore quantità di fango e dove il pavimento presentava una maggiore superficie scoperta, tre palanche di ferro zincato. L’allestimento del cantiere ha poi incluso l’utilizzo di un gruppo elettrogeno per l’energia elettrica necessaria allo svolgimento del lavoro.

Figura 6 – Il tunnel esterno coibentato che ricopre Il dromos della tomba è protetto da una copertura e difende il dromos. ad arco, anch’essa coibentata, realizzata sempre negli anni precedenti dalla Soprintendenza. La protezione risulta efficace e poco invasiva dal punto di vista estetico dell’impatto ambientale poiché la superficie sul piano di campagna è stata ricoperta da terriccio su cui, nelle stagioni invernali piovose, cresce l’erba. Per rendere tale copertura più efficace e proteggere il fronte dell’ingresso alla tomba che presenta anche tracce di policromia, attualmente non più visibile a causa della crescita di colonie algali, occorrerebbe chiudere anche l’ingresso del tunnel che protegge il dromos. In questo modo il clima esterno influirebbe ancora meno sull’ambiente interno, soprattutto nel momento in cui la tomba viene aperta per le visite e, ancora più importante, la luce non provocherebbe la crescita delle alghe che rivestono ormai le superfici del dromos particolarmente in corrispondenza delle parti più umide che sono quelle più vicine all’ingresso e più conservate.

Figura 7 – Tracce di pittura originale sulla superficie esterna, sopra la porta d’ingresso alla tomba. Foto del 2006.

OPERAZIONI ESEGUITE L’operazione preliminare all’intervento di restauro è stata la bonifica ambientale con prodotto biocida: Rocima 110 al 3% in acqua deionizzata. Il trattamento è risultato maggiormente efficace sugli apparati radicali ed è stato ripetuto a cadenze settimanali per tre volte. La disinfestazione ambientale è stata necessaria per eliminare anche le numerose zanzare presenti all’interno della tomba e per indebolire le radici capillari in previsione della loro rimozione. Il trattamento preliminare delle superfici è stato eseguito con soluzione biocida costituita da alcol isopropilico e benzalconio cloruro al 3%. Trascorsi i primi 15 giorni lavorativi il trattamento è stato ripetuto ogni settimana per far fronte ad un fenomeno di crescita di attacchi batterici - attacchi diffusi di streptomiceti- accaduto a causa del riscaldamento dell’ambiente e dell’intromissione dall’esterno di spore. Una volta terminato il lavoro, fatto il trattamento finale e chiuso l’ambiente il fenomeno non si è più verificato.

Soffitto-

 Stuccatura di tutte le fessure, tra un “libretto” e l’altro, dei massi staccati costituenti il banco argilloso mediante malta costituita dall’argilla stessa del banco recuperata nelle adiacenze, triturata, bagnata e impastata senza l’aggiunta di calce o altro legante. La ricerca del materiale costituente il banco argilloso è stata eseguita nelle adiacenze per rintracciare le varie tonalità di argilla da utilizzare per le stuccature.

Figure 7 e 8 – prelevamento del materiale del banco argilloso per l’esecuzione delle stuccature.

 Esecuzione dei fori d’iniezione mediante barrette di acciaio a sezione circolare - Figura 9 – iniezioni di riempimento e consolidamento dei 2mm.- oppure mediante inserimento di “libretti” del banco argilloso. tubicini in gomma prima della stuccatura delle parti distaccate(fig. 4).  Iniezioni di riempimento con miscela idraulica Ledan Ital B1 N e Ledan Ristat Base A diluito in acqua in proporzione di 1:2 e con l’aggiunta di terra d’ombra naturale e bruciata (argille) per rendere il colore della malta da iniezione più simile al supporto naturale e la consistenza meno rigida. (Fig. 10) Per mettere a punto la miscela sono state eseguite Figura 10 – Il consolidante e le malte per stuccature. varie prove preliminari.  Prima di eseguire il consolidamento e dopo le stuccature sono stati sistemati puntelli di sicurezza per contenere le parti del soffitto durante l’operazione di riempimento con il consolidante. (fig. 4)  Rifinitura superficiale di tutte le stuccature mediante specilli di acciaio: l’operazione ha compreso una leggera azione abrasiva esercitata sulla

superficie delle stuccature per renderle meno lisce e più simili alla superficie del banco argilloso.

Pareti  Pulitura della superficie dipinta delle zone inferiori delle pareti: rimozione dei grumi di

fango mediante lieve azione meccanica con specilli di acciaio. Rimozione finale del sottile strato di fango mediante piccoli pennelli a setola morbida e acqua nebulizzata

 Stuccatura delle fessure mediante malta costituita dall’argilla stessa del banco recuperata nelle adiacenze, triturata, bagnata e impastata senza l’aggiunta di calce o altro legante.

 Iniezioni di riempimento con miscela idraulica Ledan Ital B1 N e Ledan Ristat Base A diluito in acqua in proporzione di 1:2 e con l’aggiunta di terra d’ombra naturale e bruciata (argille) per rendere il colore della malta da iniezione più simile al supporto naturale e la consistenza meno rigida.