Metodo BIM: gestione dei cantieri edilizi nei centri colpiti da calamità naturali. Paper

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Metodo BIM: gestione dei cantieri edilizi nei centri colpiti da calamità naturali

Matteo Lucarelli1 lucarelli_matteo@virgilio.it Eleonora Laurini1* elelaurini@yahoo.it Marianna Rotilio1 mariannarotilio@hotmail.com Pierluigi De Berardinis1 pierluigi.deberardinis@univaq.it 1

Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile Architettura e Ambientale, Università degli Studi dell'Aquila, Italia. Department of Civil, Architectural Construction and Environmental Engineering, University of L’Aquila, Italy * Corresponding author 1

Parole chiave: BIM, variante, calamità naturali, programmazione, sperimentazione.

Abstract: Ad oggi il BIM non è solo un’evoluzione del processo costruttivo ma una vera e propria rivoluzione. L’approccio BIM consente di migliorare l'intero processo di costruzione presentando benefici riguardanti la diminuzione dei costi di progetto, una consegna più veloce e una maggiore qualità progettuale. Partendo dalla curva di MacLeamy, nel mostrare l’aumento dei costi delle modifiche durante il percorso progettuale, il metodo BIM ha evidenziato il vantaggio, in termini di risorse economiche, di concentrare le scelte strategiche nelle fasi iniziali di pianificazione e non durante la produzione della documentazione. Tale passaggio impone, d’altro canto, la piena condivisione delle informazioni di progetto tra gli stakeholders e un loro maggiore coordinamento, reso possibile solo garantendo una progettazione integrata. Nella presente ricerca, si evidenziano alcuni ostacoli a cui porre rimedio: il cambio del flusso di lavoro, l’elevato costo e tempo d’implementazione. Come nel processo tradizionale, ciò che crea e spesso arreca più difficoltà è la cosiddetta “variante” intesa non come modifica del progetto esecutivo ma, come evenienza di calamità naturali che coinvolgono parte del territorio, provocando notevoli ripercussioni sull’intero processo costruttivo e sconvolgendo le normali procedure di adozione. Ci si trova a fronteggiare problemi, esigenze ed obblighi da risolvere nel più breve tempo possibile. Dunque, dinanzi a queste situazioni, cosa farà e come si comporterà il progettista che opera totalmente in BIM? La speranza è che un’evoluzione dei software, l’impegno dei professionisti del settore AEC e in particolar modo, la normativa facciano progressi enormi e in breve tempo per non farsi trovare impreparati.


INTRODUZIONE Il BIM rappresenta la più recente evoluzione nel campo della progettazione e della costruzione ma, ad oggi, è una delle metodologie di management che ha più punti interrogativi nel settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni (AEC). Il concetto del BIM esiste sin dagli anni ‘70 ed appare per la prima volta nel 1992 in un documento di G.A. van Nederveen e F. P. Tolman [1]. L’acronimo non ebbe grande diffusione sino a dieci anni dopo, quando sia grazie ad Autodesk che rilasciò il rapporto ufficiale intitolato per l’appunto, “Building Information Modeling”, sia grazie a Jerry Laiserin che fu tra i maggiori protagonisti della diffusione e standardizzazione del termine, il BIM venne inteso come definizione standard per la rappresentazione digitale del processo edilizio, in principio denominato con diverse terminologie quali: “product model”,”virtual building”e “intelligent object model”.[2] La modellazione BIM, sviluppata durante la fase di progettazione e implementata durante la fase di costruzione, mette a disposizione tutte le informazioni necessarie per gestire il ciclo di vita di un edificio. Oltre a gettare le basi per le operazioni future di gestione e manutenzione, modifica le procedure relazionali tra i soggetti coinvolti nel processo edilizio e trasforma gli attuali schemi conflittuali in modelli collaborativi [3]. Perciò è importante comprendere che questo nuovo metodo non è un fenomeno temporale, non è una tendenza del momento ma, si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma sulla strada verso la progettazione, la costruzione e la gestione digitale ovvero il metodo BIM diventa una soluzione strategica. [4] A conferma di ciò il presente contributo mira a far emergere l’uso di un particolare workflow, legato logicamente al BIM, per le aree colpite da calamità naturali. Suo step introduttivo sarà l’evidenziazione degli obiettivi, criticità, strategie e finalità che si vogliono raggiungere, relazionandole non solo ai processi ma anche alle attività, agli eventi e ai soggetti presenti nel processo edilizio. Quindi solo ponendo queste condizioni a priori, il BIM sarà “una potente arma” a servizio del team di progettisti.

Fig. 1 Step introduttivo workflow

UTILIZZO & EVOLUZIONE DEL BIM Da pochi anni e solo nei Paesi più tecnologicamente avanzati, il BIM è uscito dall’equivoco in cui sembra ancora relegato in Italia ossia l’equivalenza BIM = modello 3D, motivo per cui il BIM e gli strumenti ad esso legati sono visti come una mera evoluzione del tecnigrafo o del CAD, finalizzati alla produzione di un buon render. Chiaramente non è così e a testimonianza di ciò, il NIBS (The National Institute of Building Sciences) sostiene che “il BIM è una rappresentazione digitale delle caratteristiche fisiche e funzionali di una costruzione e in quanto tale, serve come risorsa di conoscenza condivisa per


le informazioni di un’opera edilizia e forma una base affidabile per le decisioni da prendere durante il suo intero ciclo di vita. Una premessa di base del BIM è la collaborazione dei diversi soggetti interessati durate le diverse fasi del ciclo di vita di un’opera che permette di inserire, estrarre, aggiornare o modificare le informazioni in modo da sostenere e riflettere il ruolo dei soggetti interessati”. La parola chiave del Building Information Modeling è semplicemente: informazione. La cooperazione e la comunicazione tra i diversi operatori del settore edilizio e le diverse discipline che lo compongono sono alla base delle possibilità che questa tecnologia offre durante la progettazione, la costruzione e la gestione.[5]I dati più comunemente raccolti in un BIM riguardano la geometria, le proprietà tecniche, analitiche e descrittive dei materiali,dei prodotti e dei componenti, le fasi di realizzazione e le operazioni di manutenzione di un edificio; il tutto fondato su standard aperti per l'interoperabilità (IFC). La tecnologia BIM è in grado di supportare e migliorare molte pratiche di business ma la ragione più convincente nell’adozione del metodo è il vantaggio intrinseco della rappresentazione 3D durante la fase di progettazione e di preparazione della documentazione di un progetto. Questa, appunto, permette al team di progettazione una migliore comprensione, visualizzazione e risoluzione dei problemi durante tutto il processo. L’approccio BIM consente di migliorare l'intero processo di costruzione con benefici come una diminuzione dei costi di progetto, un’incremento del ROI (return of investement), una consegna del progetto più veloce e una sua maggiore qualità. Altri vantaggi correlati sono: processi più rapidi,efficaci e comunicativi, una migliore progettazione, la gestione delle modifiche e simulazione delle lavorazioni con risoluzione delle interferenze che eliminano gli eventuali problemi in cantiere. Infine, l’uso di tutti i dati raccolti possono essere utilizzati per la gestione dell’edificio dopo la chiusura dei lavori [5]. Il BIM,infatti, apre alle possibilità di progettare in maniera intelligente ed integrata garantendo di “avere le giuste informazioni e di direzionarle alle giuste persone nel giusto momento al fine di consegnare un progetto efficace ed efficiente.”[6] Nonostante ciò, si riscontrano alcune difficoltà nella transizione come l’elevato costo e tempo d’implementazione, la semplificazione/eliminazioni di alcune sequenze del metodo ma sopratutto la pigrizia di concentrarsi sugli applicativi informatici rivelando la scarsa comprensione della posta in palio poichè,essendo molte caratteristiche del BIM nascoste,ciò che appare del suo utilizzo corrisponde solo ad una sua piccola percentuale che potrebbe creare qualche dubbio a chi percorre i primi passi (BIM washing) [7]. Inoltre, vi sono alcuni aspetti da non sottovalutare che spesso costituiscono un’errata applicazione del metodo. Da parte del progettista,gli errori più comuni si possono verificare nel convertire un progetto BIM in corso d’opera o nel coordinare superficialmente il progetto architettonico con quello strutturale e impiantistico oppure nel limitarsi ad un modello 3D non parametrico o nel non effettuare la clash detection. Per quanto riguarda il committente, ancora ignaro che godrà della maggiore parte dei vantaggi ottenuti grazie all’eventuale uso del BIM per tutta la durata di vita del’edificio, tende a non affidarsi al BIM manager o a lasciare che i costi iniziali diventino un limite al progetto,confrontandoli sopratutto con il processo tradizionale o ancora a pensare che il BIM possa essere utilizzato solo per le nuove costruzioni.[5] In particolare,quest’ultimo punto si rivela errato considerando l’esistenza dell’HBIM (Heritage BIM)[8]. Risulterebbe,inoltre,superficiale pensare che un metodo cosi rivoluzionario non si possa applicare al patrimonio esistente ovvero a circa il 90% degli edifici in Italia. Definito come “procedural modeling” consiste nell’applicazione del metodo al patrimonio esistente permettendo e/o quasi “costringendo” il progettista alla complessa creazione di oggetti digitali ad hoc, al fine di rispettare l’unicità del costruito storico. Si concentra,quindi,sulla raccolta,elaborazione e modellazione per meglio pianificarne interventi consapevoli.[9] Per questo tipo d’approccio, il modello geometrico costituisce “l’indice dei contenuti” consultabile per ricavare i dati. E’ chiaro che la conoscenza dell’organismo architettonico dev’essere molto ampia e questo richiede molti sforzi per investigare tutte le possibili fonti d’informazione che un modello HBIM può ospitare. Presenta, inoltre, molte difficoltà per le informazioni che sono in primis da reperire (mediante indagini documentali e saggi), poi da inserire correttamente nei modelli digitali.[8] Inoltre differenza più evidente tra HBIM e BIM si individua agli estremi del lifecycle ossia il ciclo di vita dell’edificio. Infatti,nell’HBIM l’inizio e la fine coincidono rispettivamente con il rilievo in GIS e il riuso e non riciclo dei materiali mentre nel BIM troveremo l’ideazione del concept e la dismissione dell’edificio.[10]


Fig. 2 BIMwashing:caratteristiche nascoste del BIM

GESTIONE DELLE VARIANTI TRAMITE BIM Ciascun progetto prevede il raggiungimento di un obiettivo prefissato identificabile in termini di tempo,budget, qualità e quantità mediante l’impiego di esperienze, tecnologie e risorse. Considerato come un vero e proprio piano, il progetto si sviluppa seguendo un percorso che si articola in tre fasi: progettazione,realizzazione operativa e controllo. Nello stadio di realizzazione deve essere, di norma,prodotto unicamente quanto definito e concordato precedentemente nei termini contrattuali ma,capita spesso che per il mutare delle esigenze, per necessità o per imprevisti, risulti necessario procedere a variazioni o aggiunte di contenuti al progetto iniziale. Per far si che le varianti risultino ammissibili devono, inoltre, sussistere le necessarie autorizzazioni e, nel caso di varianti onerose, il committente deve corrispondere all’appaltatore un compenso per i maggiori lavori eseguiti, anche se il prezzo dell’appalto era stato già stabilito. “Tra le varie tipologie riportiamo: varianti necessarie al progetto, entro le quali rientrano quelle per cause impreviste e imprevedibili; varianti ordinate dal committente; varianti introdotte dall’appaltatore e concordate/autorizzate dal committente; varianti per difficoltà nell’esecuzione;varianti dovute ad errori dei progettisti; varianti per maggiore onerosità ed,infine, le varianti migliorative.”[6]


Dunque,la gestione delle varianti di un progetto consiste nel controllo/esecuzione delle modifiche, rispetto alle “specifiche” contenute nel contratto, che possono avere origine da richieste provenienti dagli stakeholders. Questo processo non è normato da appositi decreti legislativi ma deriva dall’esperienza sviluppatasi negli anni in ambito di project e construction management ed include tutti i passaggi che si rendono necessari al soddisfacimento delle nuove esigenze.[11]A fronte di queste condizioni,risulta opportuno adottare il metodo BIM che permette da un lato, di minimizzare gli imprevisti o varianti (ma non eliminandoli del tutto) e dall’altro, di migliorare la reattività al cambiamento. L’utilizzo del BIM si traduce nel minimizzare tempi e sforzi perché, ogni volta che durante il progetto viene richiesta, inevitabilmente, una modifica, la velocità con cui questa viene attuata e verificata mediante clash detection è nettamente superiore rispetto ad una progettazione tradizionale.In questo modo si può sempre garantire una progettazione al passo con lo stato reale delle lavorazioni,quindi un costante aggiornamento dell’avanzamento dei lavori. Eseguendo,appunto,la variante all’interno del modello,si avranno aggiornati tutti gli elaborati e tutti gli stakeholders.Ulteriore vantaggio è la possibilità di condividere in tempo reale le informazioni o le variazioni di progetto evitando una notevole quantità di errori umani dipendenti dal passaggio di informazioni e di dati nel tempo grazie anche al formato IFC. Inoltre questa “nuova” progettazione richiede una visione a 360° del progetto al fine di ridurre le varianti dovute ad un processo tradizionale che affronta le problematiche solo nel momento in cui queste si presentano.Dunque al verificarsi di una calamità che molto probabilmente provocherà una variante,il processo edilizio si troverà in una determinata percentuale di lavoro svolto dato che una caratteristica specifica della variante è la sua imprevedibilità ovvero può verificarsi in qualsiasi momento.


Qualora si verifichi nelle fasi più precoci,quale la fase del disegno preliminare o del disegno dettagliato, non avremo notevoli conseguenze o danni poichè si dovranno solo aggiornare o modificare alcuni elaborati. Al contrario,nel caso in cui si verifichi in fase di costruzione o addirittura nella fase di manutenzione,si avrebbero delle ripercussioni enormi,in base all’entità della variante, che potrebbero anche annullare il lavoro svolto fino al verificarsi della calamità. Infatti subito dopo questa,il progettista si troverà di fronte a una serie di lavorazioni già eseguite,che dovranno essere ricontrollate,per poi riprendere l’iter progettuale. L’efficace ripresa dei lavori diventa possibile nel momento in cui tutti gli attori decisionali del processo edilizio vengono coinvolti nelle fasi di organizzazione dei processi e allo stesso tempo, coordinati. Dando per assodato l’utilizzo di questa metodologia,risultano evidenti il ruolo del BIM Manager,Project Manager e General Contractor e la necessità di un cambiamento più profondo del processo edilizio attuale. In particolare, una migliore gestione del coordinamento e della comunicazione tra tutte le figure che fanno parte di questo nuovo processo poichè una maggiore cooperazione eviterà,per quanto possibile,sorprese future e porterà vantaggi su molteplici fronti a committenti ed imprese esecutrici.

METODO E STRUMENTI APPLICATIVI UTILIZZATI Nella gestione dei progetti nel processo tradizionale, i controlli vengono effettuati nelle fasi conclusive della progettazione e a campione. Tramite l’utilizzo della metodologia BIM, invece, le verifiche vengono condotte durante l’intero sviluppo del progetto e in maniera molto più ampia. Purtroppo, questa considerazione non esclude un tipo di variante che si può verificare in modalità,tempi e conseguenze ignote ovvero la variante per calamità naturali che può colpire vaste aree di un territorio. In questa circostanza, sopratutto per alcune aree soggette a specifiche calamità, ad esempio: la relativa frequenza di eventi sismici nel nostro Paese, sarà opportuno “prevenire” eventuali rischi piuttosto che “curare” l’impossibile. I progettisti coinvolti dovranno trovare la soluzione migliore per fronteggiare il problema di un’area urbana distrutta, la forte necessità della ricostruzione e l’obbligo della rapidità nei lavori ma senza rinunciare ai vantaggi prima esposti. In questi casi,al team di progettisti verrà richiesto il coordinamento di un’elevata quantità di lavorazioni,un maggiore sforzo per garantire una determinata qualità e un alto livello tecnico del personale che renderanno ancora più complesso l’applicazione del BIM. In particolare si avverte la necessità di operare con progettisti che hanno adottato totalmente la nuova metodologia ,migliorando così il loro modo di organizzare il lavoro,di progettare ed anche quindi di affrontare la variante. Ora nel caso di calamità in un contesto storico caratterizzato da un tessuto urbano molto denso,non solo i progettisti ma nche gli stakeholders si troveranno di fronte a diverse


varianti/ problematiche come: le condizioni critiche del contesto poichè in caso questo abbia subito gravi danni, si verrebbero a creare difficoltà per il raggiungimento dell’area ed anche la pericolosità dello spazio di lavoro considerando lo stato degli edifici limitrofi. Per le lavorazioni in corso d’opera la calamità,considerata come una variante forte ed imprevedibile, causerà, prima di tutto, un controllo delle lavorazioni precedentemente ultimate al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori e dei futuri fruitori e, solo dopo questo check-up, si potrà procedere alla riorganizzazione delle lavorazioni con una nuova gestione delle risorse umane,considerando anche le eventuali ripercussioni del committente che esigerà il rispetto della data della consegna dei lavori. Di fronte a tale criticità, bisognerà operare con metodi,strategie e strumenti mirati. Innanzitutto, sarà opportuno agire con una presa di coscienza dello stato attuale dell’area così da avere un mappaggio generale della viabilità,degli accessi,delle aree di servizio,delle attrezzature di servizio e dei percorsi pedonali. Questa parte sarà fondamentale per una fase di studio critico dalla quale si evinceranno le strategie,le criticità,le priorità e gli stati di complessità delle lavorazioni. Successivamente in un’ottica BIM ma sopratutto per una migliore gestione degli interventi, sarà premura del BIM Manager individuare nuovi processi o modificare quelli esistenti dopo che la calamità si è verificata. In particolare, il mapping process della variante in BIM presenta delle complessità maggiori rispetto a quello “classico” poichè sarà l’abilità e l’accuratezza del BIM Manager ad inserire nel processo originario, punto di riferimento per l’intero lifecycle dell’edificio,queste nuove attività e sopratutto, coordinarle in base a tempi,costi,sicurezza e stakeholders. Inoltre sarà sua responsabilità compiere una clash detection non solo sui modelli ma ancora prima sui processi: azione che nessun software può compiere, al fine di eliminare le interferenze tra tutte le attività,riducendo cosi le problematiche relative al model checking ed avendo un risparmio di tempo per la modellazione 3D. Per quanto riguarda l’attuazione di questo processo, bisognerà concentrarsi sull’aggiornamento di alcuni elaborati iniziali quali WBS,RAM e RACI per identificare a chi spettano determinate responsabilità e in quale misura e su alcuni step dell’Heritage-BIM come la progettazione di dettaglio,la programmazione delle attività lavorative ed infine la costruzione. I progettisti, infatti, dovranno concentrarsi maggiormente sulla programmazione di cantiere, in uno scrupoloso studio delle sottofasi lavorative,invece che delle fasi lavorative ed al loro inserimento nel Gantt in modo da sapere come e quando si svolgono determinate attività. Particolare interesse sarà rivolto all’aggiornamento o modifica del Gantt,inteso come una vera e propria progettazione del cronoprogramma.


Il diagramma di Gantt può essere considerato come un’unione di due parti: generale e dettagliato. Il primo, oltre a mostrare una sequenza temporale delle attività disposte secondo una regola/strategia iniziale,sarà sintesi di molteplici aspetti mirati a eliminare il più possibile le interferenze tra le attività lavorative ed a ridurre i tempi di esecuzione e i possibili problemi legati al risk management. La parte dettagliata riguarderà la suddivisione del generale in “n” range che dovranno rispettare i loro tempi precedentemente assegnati affinchè non si verifichi nessun ritardo nei range stessi e di conseguenza, nella consegna finale dei lavori. Il termine “range” sta ad indicare un blocco parametrico cioè un contenitore di tutte le informazioni che rigurdano quel determinato periodo di tempo come le attività da svolgere,i responsabili delle attività,gli operativi di cantiere,l’approvigionamento di materiale e i dispositivi di sicurezza da adottare. In caso di variante,trovandosi di fronte ad un ritardo delle lavorazioni,si andrà ad operare all’interno del range al fine di studiare la specifica situazione e tra le molteplici soluzione adottare la migliore. Quindi non si procederà con una traslazione totale delle attività ma si riorganizzerà il blocco o range rispettando i parametri elencati precedentemente. Anche a fronte di una variante imprevista o necessaria si avrà un’ottimizzazione delle procedure, in particolare un risparmio di tempi,costi e sforzi poichè si dovrà modificare un numero limitato di range mentre gli altri rimarrano invariati o come originariamente pensati. Per applicare questi processi vengono in aiuto


del progettista i diversi software come: Microsoft Project per la realizzazione del Gantt e i rispettivi range ma sopratutto, Autodesk Navisworks per l’individuazione di interferenze (clash detection),per la gestione della 4D e per l’aggiornamento dei modelli,realizzati in Revit. Quest’ultimi saranno spiegati frequentemente a tutti gli stakeholders, in particolare agli operativi di cantiere che si occuperanno della realizzazione delle attività e che devono essere perfettamente a conoscienza dei rischi o precauzioni da prendere.[12]



FINALITA' E SVILUPPI FUTURI In contesti storici urbani ancora in lenta ripresa dal post-calamità si adotterà il metodo prima descritto nelle fasi di progettazione preliminare,definitiva ed esecutiva. Per questo metodo - che possiamo definire “ideale”poichè necessita di determinate condizioni tra le quali uno sforzo economico considerevole,quantità di tempo elevato, un maggiore controllo dei processi - partiremo dal diagramma di Mac Leamy notando che con un’ottimizzazione di alcune fasi del processo avremo anche una migliore gestione dei costi e tempi.

In quest’ottica, il verificarsi della variante non sarà vista come una problematica poichè sarà affrontata grazie all’uso di una strategia a monte molto dettagliata e ad una rigidezza della programmazione di cantiere a livello dimensionale con la quale si potrà avere una maggiore controllo delle lavorazioni e della gestione di mezzi e risorse. Quindi,rimarcando lo status ideale di questo metodo, risulterà fondamentale e precauzionale per alcune aree sensibili una progettazione preventiva cosi da permettere al progettista, che si trova ad operare dopo la calamità, di riprendere l’iter progettuale in breve tempo e in modo efficace. Inoltre, conoscendo già alcune fasi della lavorazione,aggiornando il cronoprogramma ed avendo eseguito il check up delle lavorazioni si potrà concentrare sulla logistica e gestione del cantiere ovvero la realizzazione del suo progetto,riducendo al minimo il pericolo di un ritardo della consegna dei lavori.


CONCLUSIONE Il BIM è quindi una metodologia, caratterizzata dalla cooperazione di tutti gli attori della filiera, che attraverso le sue dimensioni supporta la realizzazione e gestione dell’opera in tutto il suo ciclo di vita. [12] Come detto all’inizio del paragrafo precedente,infatti, seppure si è trattato di un “teoria ideale”, essa non è impossibile. Dai grafici,si evidenzia che occorre una prevenzione e una predisposizione dei lavori che dovranno essere svolti all’indomani di una calamità per non farsi trovare impreparati ma, soprattuto, per partire subito con strategie efficaci. Quanto descritto,però non è sufficiente. Si richiede, citando un’affermazione di Mark King - BIM Solutions Manager presso Leica Geosystems, “un impegno maggiore nel portare il BIM fuori dallo studio sperimentadolo direttamente sul campo d’azione”.[14] Questa sperimentazione si traduce nel Kemp’s concept per il BIM [15]. L’acronimo,in questo caso sta per Better Information Management ovvero una gestione migliore delle informazioni per ogni elemento coinvolto nella progettazione.Dunque,oltre ad notevole impegno da parte dei progettisti, che saranno soggetti ad una formazione continua sopratutto nel campo del BIM, dovrà esserci la lungimiranza e la complicità del committente con il BIM manager. Infine,l’ultima necessità,è colmare le mancanze di normative nel nostro Paese che spesso creano confusione sui ruoli e compiti rallentando,in parte,l’applicazione del BIM in Italia rispetto al resto del mondo.La speranza è che con la risoluzione dei limiti a livello di software e un loro rapido sviluppo, il BIM possa essere, sempre di più, un valida metodologia non solo a servizio dei professionisti ma maggiormente per la collettività nelle situazioni di emergenza.


RIFERIMENTI: [1] Tommaso Empler,3D MODELING & BIM - Applicazioni e possibili futuri sviluppi,Applications and possible future developments,pag.600-603,2016. [2] Garagnani; Modelli digitali e archivi di progetto,sistemi integrati di documentazione per l’architettura,pag.35-46,2010. [3] Eastman; Teicholz; Sacks; Liston-IL BIM guida completa al building information modeling,pag.1215, 2016. [3] Giulia Tortorella,La strategia BIM a supporto del progetto della sicurezza nel cantiere edile,pag 2941,2013. [4] Raphaedl Wick,Gaehler und Partner ; Le regole per ottenere una progettazione integrata di successo con il metodo BIM,pag.2-7,2016. [4] Andrea Ferrara,Eva Feligioni-BIM e Project Management,pag.16-25,2016. [4] E. Papadonikolaki, R. Vrijhoef & J. W. F. Wamelink - A BIM-based supply chain model for AEC,pag 1-16,2015. [4] Di Giuda e V. Villa - Il BIM. Guida completa al Building Information Modeling,pag. 5-40,2014. [5] Clara Miramonti - BIM: il nuovo approccio per progettare e costruire,pag.2-16,2014. [5] Angelo Ciribini - Digitalizzazione e costruzioni,verso un cambiamento radicale,pag 20-23,2015. [6] Trillini - Gli errori da evitare in un progetto BIM,pag 17-31,2017. [6] Gianfranco Dioguardi - Nuovi scenari di edilizia urbana,pag 4-6,2015. [7] Bilal Succar - The four levels of BIMwash,2018.


[7] Saygi, G., & Remondino - Management of Architectural Heritage Information in BIM and GIS: State‐of‐the‐art and Future Perspectives. International Journal of Heritage in the Digital Era.pag. 695‐ 714.2013. [8] Simone Garagnani - HBIM nell’esistente storico Potenzialità e limiti degli strumenti integrati nel recupero edilizio, pag 1-5,2015. [8] Del Giudice, Osello - BIM for cultur heritage,1-5,2013. [8] Simone Garagnani - Building Information Modeling and real-world knowledge: a methodological approach to accurate semantic documentation for the built environment.vol.1 pag.489‐496,2013. [9] Brusaporci,Centofanti,Maiezza - Tra Historical BIM e Heritage BIM: Building Information Modeling per la documentazione dei beni architettonici. pag.2-8,2016. [9] Salvatore Lombardo,Giuseppe Mirabella-La varinte in corso d’opera,pag.59-76,2012. [10] Conor Doe,Maurice Murphy - Integration of Historic Building Information Modeling (HBIM) and 3D GIS for Recording and Managing Cultural Heritage Sites,2012. [11] Marco Morganti - Gestione di varianti economiche per commesse a forfait in ambito privato,pag.35-79,2015. [12] Manuel Garramone-Il BIM come strumento operativo per la progettazione della sicurezza in cantiere, pag91-123,2017 [13] Antonio Salzano - Sistema di Progettazione BIM Building Information Modeling,pag 2-30,2015. [14] Leica Geosystems - Unlocking the value of BIM,pag. 2-7,2015. [15] Anne Kemp,BIM - The wider landscape of infrastructure, and the convergence with geospatial,2011.


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