Ritorno a Bassavilla - Danilo Arona

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do. Non solo prostituta peraltro (e piuttosto fuori dagli schemi come professionista del sesso perché, secondo i bene informati, Maria copulava soltanto stando di sopra – questa la spiegazione del soprannome), ma pure, ancor più blasfema e impenitente, esperta nel raccogliere piante officinali che crescevano in riva al fiume e a distillarne “rimedi” che poi tentava di regalare a conoscenti e a persone in difficoltà in cambio di un chilo di polenta o di una manciata di castagne. Da qui, anche se si era appena inaugurato il favoloso e fondamentale decennio dei Sixties, alla “nomea” di stréa (strega) il passo risultava men che breve perché le solite malelingue assicuravano, dati e testimonianze alla mano, che la smorsacandeila era in grado di arrecare al prossimo una scalogna mai vista con disgrazie a catena perpetua. Nessun contadino o pastore dei paraggi si sarebbe mai sognato di far transitare le proprie bestie vicino alla sua povera bicocca fatta di vecchie assi e fango rappreso: gli animali sarebbero morti nel giro di poche ore. Nessun bambino godeva del permesso di andare a giocare in quel bel pezzo di prato vicino alla casa di Maria: quegli sfortunati sarebbero stati colpiti da febbri misteriose in grado di condurli alla morte oppure sarebbero spariti per finire in qualche pentolone a lenta cottura. Per di più la sinistra fama della povera donna, in realtà il solito capro espiatorio dell’ignoranza collettiva, aumentava di giorno in giorno a causa del suo aspetto che andava in qualche modo “migliorando”, addirittura sembrando più giovane di quel che si era visto sino a poche ore prima. Poi, una notte, a un paio di settimane dal macabro rinvenimento di Spalto Marengo, la baracca di Maria prese fuoco con lei dentro. La sfortunata bagasòn (pesante epiteto dialettale con cui la si appellava facendo riferimento alla sua esperienza professionale da nave scuola) morì all’interno, forse prima soffocata e poi arsa dalle fiamme. Sin qui la cronaca. Ma, come già 44


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