Videointervista a Andrea Branzi, seconda parte
Di Andrea Branzi esiste una sconfinata produzione scientifica, riflesso di intensa attività di riflessione teorica; un documento in formato video aggiunge ulteriore conoscenza. Perciò il presente racconto, girato, curato e montato nella sua interezza, risponde alla scelta di una comunicazione volutamente non sintetica e che, in un certo qual modo, contraddice i principi stessi di concisione e velocità che più di altri si sono in breve radicati nella divulgazione al pubblico contemporaneo per mezzo dei canali digitali. Riflessione, comprensione, esperienza, richiedono tempo. Si è scelto di presentare l’“intervista”, il succedersi della sequenza interlocutiva svoltasi tra Branzi e Deserti, come materiale di cultura documentaria, affinché possa trovare, grazie ai dispositivi digitali del presente, conservazione nel tempo e diffusione di grande respiro. Dalle sequenze di montaggio il protagonista emerge in toto con le sue peculiarità. Partendo dalle riflessioni-quesiti proposti da Alessandro Deserti, riprende in esame i tratti fondamentali del suo percorso lasciando cogliere attraverso la fisicità dei movimenti, i toni del parlato, il movimento degli occhi, la potenza d’avanguardia del suo pensiero criticoprogettuale e inequivocabilmente la sua personalità. La vicinanza che la visione di una video-intervista consente, rispetto alla lettura della stessa riproposta testualmente, annulla le distanze con lo spettatore e, riproducendo il movimento della figura umana con quanto più obiettivo realismo, scioglie l’“aurea” in cui le parole impresse su carta avvolgono il lettore. Affidare una conversazione così specialistica quanto “universale” come quella svoltasi tra Branzi e Deserti alla riproduzione in formato video, è un po’ generare, per la durata della sua sequenza, un effetto di fedeltà e tangibilità, consentendo la visione diretta dell’autore-protagonista e innestare così empatia nello spettatore, come potesse “entrare” anch’egli nello spazio della sala di registrazione.
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