InchiestaSicilia def

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intervista La differenza tra imprese nate e imprese che hanno cessato la propria attività dovrebbe fare registrare un certo peggioramento rispetto all’andamento degli anni passati? P robabi lmen te av re mo un pe ggiorame n to, m a n on cred o che que s to s arà pe rce nt ual me nt e d i g ran de e nt it à, non perché speri più di tanto in una ripresa eco nom ica, quant o piutto sto pe r l a d ispe raz ion e che sp in ge t ant i giovan i e men o giovani dis occupati a t entare comunque l a v ia d ell a cre azi one d ’impre sa. Quali sono i settori che ancora resistono alla crisi, che crescono e che attirano i risparmi dei siciliani? La crisi col pis ce tutti i set tori e n on fa sconti, certamente quel li dell ’edilizia e d ell a ristoraz ione risult ano f ra i più colpiti, ma gl i ul timi dat i ci dicon o che lo stesso consumo alime ntare è in pesante cri si i n tu tte le div ers e ti pol ogi e d i ve n di ta e q ues t o pe r n on parl are de l l’abbigliament o che ha subito un ve ro e proprio tracoll o. Dall’alta gioielleria all´abbigliamento griffato. Nel tessile, poi, alcune aziende puntano su nuovi settori che investono

sempre più sull´immagine. Il comparto elettronico registra aumenti nella vendita dei cellulari più sofisticati. Sono, infatti, i modelli più cari, dai 400 euro in su, quelli che hanno maggiore successo. Come mai in un momento in cui molte aziende chiudono e licenziano, aprono i battenti i comparti di lusso? Non è una contraddizione alla crisi? N o, n on è u na c on tradd i zi on e che ten ga il ‘l us so’, anche se ques to av viene solo in misura re lativa. E ’ normale che le prime a sof frire siano le classi più povere , men tre ‘tie ne’ un a mi noranza più agiata che se tagli a i consumi l o fa e ssen zial men te pe r paura de l domani Un’economia disagiata è sempre caratterizzata da un’urbanistica povera e da una scarsa qualità delle antropizzazioni. Se passiamo da queste considerazioni, cosa dire della Sicilia? Incarna il ‘non plus ultra’ del disagio economico? La Sicili a è ce rtame nte il non pl us ultra del disagio e conomico, ma ques to deriva non tanto dal tipo di urbanistica, quanto piuttosto da un mancato progetto di s vi l uppo urban is ti co e d ec on omi co. Siamo una te rra con g randi prospettive in cui , pe rò s i è v is su to al l a gio rn ata sen za proge ttare il futuro. Sarebbe s uf-

fi ci en te raf f ron tare la n ost ra re al tà ag ricola come quel la del Tre ntino Al to Adige per scoprire come , me ntre noi abban do ni am o i te r rit ori pe ri fe ric i, in que lla re al tà hanno fatto del la marginalit à, li chi am ano ‘m as i’, il punto d i parten za per uno sviluppo turist ico. Durante il boom dei centri commerciali, si è alzato l’indice contro il proliferare della grande distribuzione, la cui prosperità ha danneggiato fortemente la piccola distribuzione. E’ vero, quindi, che la cessazione di tanti piccoli negozi va attribuita alla grande distribuzione? E oggi quali sono le condizioni di salute di quest’ultima? I l fatto che i cen tri commercial i siano uno dei fattori che ha danneggiato la piccola dis tribuzione è innegabile , è anche v ero, però, che i l motiv o di fondo è legato più che al le apert ure , all’e ccess o di a pe rture. I l fatto che la Si cilia, con un re d di to m ol to pi ù bass o d el Nord Italia, abbia un n um ero d i mq. per abitan te di g rande dis tribuzi one molto più al to del Nord I tal ia, ci da l’indice esatto di questa foll ia. U na fol lia che og gi si ritorce contro l a ste ssa g rande distribuzione , in forti ssima crisi come ci d imostran o l e chiusure che hann o col pi to soprattutto nel le are e di Catania, Siracusa, Ragusa e Palermo, ovvero in que lle are e dove la speculazione ha spinto la nas ci ta di pun ti d i v en d ita as so lu tament e inutil i e ripet itivi.


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