Alice in Wonderwomen's Land

Alice in WonderWomen’s Land

Sezione femminile della Casa Circondariale Dozza di Bologna. Laboratori teatrali 2010-2011

«Esce, inseguito da un orso»

William Shakespeare, Racconto d’inverno, III, 3

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Sull’exergo. Mi hanno sempre colpito molto le didascalie di Shakespeare. Questa in particolare viene dal Racconto d’Inverno. L’unica volta che l’ho visto a teatro, un vero e proprio enorme orso di carta entrò in scena e si portò via l’attore. Ma questa è – avrebbe detto il mio Maestro – la cosa più semplice e ovvia. Invece è bello giocare e sfidarsi, con queste cose invisibili e impossibili. Il teatro può proprio essere la palestra per fare delle cose impossibili.

I testi che seguono giocano con questa impossibilità. Dentro c’è molto altro, e chi ha potuto dire noi durante il laboratorio si potrà riconoscere: c’è dentro un’idea di spettacolo, delle superdonne, delle poesie, tanti sogni, tanti ricordi, e anche cose accadute in un attimo che magari solo la mia memoria ha trattenuto, e le altre no. Ma questi sono i giochi impossibili della memoria.

Non dico di più sull’esperienza, perché certi sentimenti, anche a usare interi dizionari, non si possono dire per bene.

Per quelli ci sono, in parte le rime, e gli abbracci (anche lontani). Giacomo Mannironi

Associazione Culturale La Città Invisibile progetto Un teatro libero. Anno 3 realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna laboratori teatrali per la sezione femminile della Casa Circondariale Dozza di Bologna 2010/2011 Coordinamento e regia di Massimiliano Briarava Laboratori di disegno Karin Andersen di narrazione Gianluca Di Dio di teatro Giacomo Mannironi, Massimiliano Briarava di movimento Katie Seynaeve, Sara dal Corso con la partecipazione di Melania Carnevali, Maria di Mastrochicco, Julia Marta Guadalupe, Paola Manzali, Vanna Marchi, Elhana Prendi, Sonia Palla, Irina Plotnikova, Gabriella Sassetti, detenute nella sezione femminile.

Karin Andersen ha disegnato il personaggio di Alice Giacomo Mannironi ha sceneggiato sei mesi di esercizi di laboratorio nel testo «Alici all’incrocio. Enigmi mnemonici (ovvero, per essere più chiari, ricordi personali e di gruppo di cadute nella tana, paesi meraviglia, giochi di prestigio e soprattutto superdonne cabaret)»; ha inoltre ideato il cruciverba finale che raccoglie le parole chiave del lavoro svolto Allestimento grafico di Massimiliano Briarava Massimiliano Briarava, con la collaborazione di Katie Seynaeve, ha ideato il video viaggio WW25. Regia di Massimiliano Briarava e Tommaso Arosio Operatori: Tommaso Arosio, Giovanni Marandola, Gianluca di Dio, Daniel Yonte Fuentes. Luca Urbano. Segretaria di produzione: Silvia Palmia. Attrici: Silvia Storelli, Olivia Scagliarini, Karin Andersen, Giulia Bonfiglioli, Maria Magdalena Corsi, Margherita e Caterina Libouri, Simonetta Venturini, Elisabetta Lanfredini, Fedra Boscaro, Sara Capponi, Aurora Capponi Dal Pezzo, Alessandra Cussini, Carlotta Pircher.. Con la collaborazione degli studenti Dams: Marzia Celotti, Antonio Iannone, Roberta Schiraldi, Martina Vullo Gli autori ringraziano la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna per il supporto all’intero progetto Un Teatro Libero dal 2007 a oggi; la direzione, l’amministrazione e tutti i lavoratori della casa circondariale Dozza di Bologna; i molti studenti e volontari che hanno dato il loro contributo alla realizzazione di questo progetto, sempre in divenire, sempre in viaggio come

Alice in WonderWomen’s Land

Testi e disegni di

Melania Carnevali Maria di Mastrochicco Julia Marta Guadalupe Paola Manzali Vanna Marchi Elhana Prendi Sonia Palla Irina Plotnikova Gabriella Sassetti M e l a n i a

Un laboratorio di C Briarava Massimiliano

a r n e Coordinamento dei testi, v raccolta Alici all’incrocio a e cruciverba: l Giacomo i Mannironi M a r i a D

Coordinamento delle illustrazioni e disegno del personaggio di Alice: Karin Andersen

WW25 Wonder Women alle fermate del 25 VideoViaggio di andata e ritorno dalla Dozza di Massimiliano Briarava Katie Seynaeve e Tommaso Arosio

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Sommario.

Questo è il nostro elogio al sogno. Il nostro lavoretto, esercizio di stile cantato sul blu dipinto di blu.

Io sogno almeno tre ore ogni giorno, a volte anche di più. Attento che questo è un superpotere, e ce l’hai anche tu che mi leggi. In queste ore di ogni giorno io posso cadere infinitamente senza farmi male, praticamente volareI; ho tante chiavi e tante porte da aprire, per ogni porta provo ogni chiave, per ogni domanda mille risposteII; ascolto la voce delle cose, che mi chiamanoIII ; sono a volte meno bassa d’un gigante e a volte meno alta d’una formicaIV; parlo con me stessa e mi do consigli a cui raramente presto ascoltoV; piango e non riesco a smettere finché non annego e poi mi salvoVI; dico spesso la cosa sbagliata, cioè la verità di quel che penso, e scopro che non si fa, e se dico la prima cosa che ho in mente, anche quello scopro che non si faVII; dimentico tutto, il mio nome, la mia canzone preferita, anche me stessaVIII; non muoio mai e di rado provo doloreIX; mi sento a volte il contrario di me, e di tuttoX; sono invisibile, a tratti trasparente, e pare ch’io viva di nienteXI; sono ferma nel tempo, o più veloce o più lenta, passato futuro presente sono tutt’unoXII; e cambio i colori e l’uso di tutte le cose e le persone, di metafore sono campionessa XIII; legifero a mio piacimentoXIV; e la morale della storia? Non mi interessa. Perché io sono Alice, io sono tante, noi siamo Wonder Women e questo è il nostro cabaret viaggiante, all’infinito.

I

LINA FOGLIO, che cade piano

w (O il pozzo era profondissimo oppure lei precipitava lentissimamente, perché mentre cadeva poteva

guardarsi intorno e chiedersi cosa sarebbe accaduto poi … E poi giù giù giù, non c'era nient'altro da fare, solo cadere…)

II (C'erano tante porte ma tutte chiuse a chiave) III (Trovò una bottiglietta con legato intorno al collo un cartellino con la scritta “BEVIMI” magnificamente stampata in grandi caratteri... E una piccolissima torta sulla quale la parola “MANGIAMI” era magnificamente composta con uva sultanina…)

IV (“Che curiosa sensazione; mi accorcio… Potrebbe andare a finire che mi consumi tutta come una candela… Ora mi sto allungando come il più grande telescopio che sia mai esistito: addio piedi!”)

V (Di solito si impartiva degli ottimi consigli, sebbene li seguisse parecchio di rado … Perché a questa curiosa bambina piaceva tantissimo far finta di essere due persone) VI (Cominciò a piangere e continuò finché… Si trovò nell'acqua salata fino al mento, nella pozza di lacrime. “Vorrei non aver pianto così tanto. Sarò castigata adesso, immagino, annegando nelle mie lacrime!”)

VII (“Où est ma chatte” era la prima frase del suo libro di francese. Il topo saltò fuori dall'acqua e cominciò a tremare per lo spavento. “Oh, mi scusi tanto! Avevo dimenticato che non le piacciono i gatti. Ma vorrei fargliela conoscere la nostra gatta: è così carina e tranquilla…ed è una cacciatrice di topi coi fiocchi… Temo di averla offesa di nuovo...Topo, topo caro! Torni indietro!”)

VIII (“Tu chi sei?” disse il bruco. “Io non saprei signore, con esattezza, sul momento... O perlomeno so chi ero quando mi sono alzata stamattina; ma credo di essere cambiata diverse volte da allora”) IX (La cuoca attaccò a scaraventare addosso alla duchessa e al bebè qualsiasi cosa le venisse sottomano; prima i ferri del camino, poi una grandinata di tegami, vassoi, piatti. La duchessa non ci badava, neppure quando veniva colpita, e il bebè ululava già tanto di suo, che era assolutamente impossibile dire se le botte gli facessero male o no) X (“Un cane brontola quando è arrabbiato e muove la coda quando è felice. Io, che sono un gatto, brontolo quando sono felice e muovo la coda quando sono arrabbiato. Pertanto sono matto”) XI (Il gatto svanì… Apparve di nuovo... Svanì di nuovo... Riapparve…“Prendi un po’ più tè” disse molto scrupolosamente la lepre marzolina. “Non ne ho ancora avuto”, ribattè lei “quindi non ne posso prendere di più”. “Vorrai dire che non ne puoi prendere di meno”, disse il Cappellaio, “è facilissimo prendere un po’ più di niente”) XII (“Accadde al gran concerto dato dalla Regina di Cuori, e io dovevo cantare, e avevo appena finito la prima strofa quando la regina gridò a squarciagola: «Sta assassinando il tempo! Via la testa!». E da allora sono sempre le sei del pomeriggio, adesso. È sempre l’ora del tè”) XIII (“Vorreste dirmi per favore perché state dipingendo quelle rose?”… Mai s’era visto un campo da croquet così strambo; le palle erano porcospini vivi; le mazze fenicotteri vivi; e i soldati, piegati ad arco, formavano le porte.

Alice giunse ben presto alla conclusione che si trattava di un gioco davvero difficile... “E ci si confonde molto con tutte quelle cose vive”) XIV (“Decapitare la gente qui è una vera fissazione! C’è da meravigliarsi che ci sia ancora qualcuno in vita!”)

DOORA KEYS, l’enigmatica/mistica CHI AMA TEMI, che sente la voce delle cose STELLA NANA, la smisurata

META CRITICA, la doppia, che si dà ottimi consigli REY PANTA, che piange che piange SE VERA, l’imbarazzante

MISS ME, che non (si) ricorda

ATARÀSSIA TEFLÒN, senza dolore

ANNAVANNA, tutta (e) il suo contrario

CLARABUIA, la trasparente, che vive di niente INCA STONATA, che sta fuori (dal tempo)

PANDORA DALTON, che trasforma cose persone colori

AUTODAFÈSTA, tagliatrice di teste, firmataria di leggi non scritte

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LINA FOGLIO c h e

c a d e

p i a n o

Pozzo, pozzo dei desideri Dove si cade senza paura sorrisi ovunque caffè e biscotti buoni caldi invitanti gatti famiglie di gatti giochi innocui, la palla è tua mia (qualcuno spia) e giardini animali d’aria, fiato.

Attesa del tanto sperato.

r

Stradasfalto, automobili e gomme, pirofila nel forno, benzina e polvere, non fiori, tombino, mano sinistra, tombino, cado, piccola strada.

Piani, palazzi, manichini, vetri, vetrine, colore del caffè.

Alberi, sfiorare: pini azzurri e punte di fucile, un monumento tutto al femminile.

Corona, albergo, piani, ventiquattro piani come bocca di mostro.

Corona, grattacielo, rosso granito, tomba fraterna come casa di lusso.

Pelle sporca, terra lasciata, Montagne, nuvole, sole, luna, pianeta sotto i piedi.

Nuvole? No, zucchero filato, plastica.

Cado. No, no, cado.

Occhi chiusi come piume.

Occhi aperti come deserti.

t

Un campo di papaveri e sotto il vuoto spaventoso, no, un paracadute scivoloso. (cado) Dentro la torre di Gardaland, (cerco) un appiglio.

(Ecco) Un bastone – un bastone di papà – una bottiglia – uno yogurt di mamma materno, che buono, che buono.

Bevo, bevo e vedo la pancia che è una palla crescente, che è un pallone che scende, piano piano è un elefante, grande e grosso che guardo da vicino.

Giù dal cornicione di un alto grattacielo... studi legali, studi fotografici, studi telemarketing, scuole private.

Qui si studia! Non si cade, si precipita!

Scaffali di dossier, e plichi, e fichi. Scartoffie sospese appallottolate gettate contro il mio viso. Scrivanie sezionate, cassetti computer tastiere e soggetti pigiati come sardine e tutti con cuffie microfonate. Non ho tempo di pensare, guardo e cado. Vedo, lui, il fico, che si alza e prende il caffè... Lo voglio.

Lo prendo, è mio. I caffè più buoni sono quelli che non paghi.

Giù ancora, sfrecciando accanto un cartellone pubblicitario... caspita, che fico! Un altro. Eccolo, in uno studio fotografico. Luci, teli bianchi e ombrelli neri, sfondi e flash, a cento mille all’ora. La mano mia s’allunga sulla super fotocamera , la lancio su per aria! Scatto, scatto, scatto, chissà se riesce a immortalare, come, dove, quando finisco di cadere... che mi sveglio, io mi sveglio sempre prima!

y

Papà fa la lama, ha la barba ramata; la capa ha rasata.

A casa l’afa dannata, dall’ara la cagnara, dalla parata alla gara s’andava.

A data data la mamma, gran dama, lavata la lana, salata la patata, m’ha nata.

Sana.

Fa la nanna, cantava.

u

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Indovina. Ci sono nata, io, col mio potere? Non te lo dico. Ho imparato a dire, imparato a tacere. Mai una cosa chiara e precisa, sempre confondere parole suono e senso, sempre rispondere con domande e domandare con risposte. Così, loro, ascoltando non sentono. Non amo la banalità, in nessuna delle sue tante forme, e meno che mai la banalità di pensiero e d’espressione: non c'è nulla di più triste d’una bocca piena appesa a un cervello vuoto. Così ciò che dico ha sempre un senso, anche l’avesse soltanto per me. Nel parlare, in genere, se parlo, non credo necessario dare peso al peso dell’interlocutore: tutti siete uguali di fronte alla mia legge, del mistero, e non m’interessa un granché se la capite o no: posso mascherar la verità e mentire onestamente. A domande, giochi, enigmi, solo pochi sanno accedere; per gli altri, tutti gli altri, non mi cruccio; non sanno ascoltare. Amo le parole e lo spazio oscuro che hanno attorno; chi sa usare le parole ha un dono straordinario. Attento che io gioco: potrai comprender tutto senza capire niente. Con le parole si tratta d’inventare: ti farò sorridere, poi ti lascerò come si deve, nei tuoi dubbi. Attento , qui si gioca non la mia ma la tua intelligenza, vera o no che sia, di te che ascolti, che ora leggi. Leggi tra le righe. Stai attento: anche quando mento io non mento. Io sono un’altra verità, una in più.

DOORA KEYS l’enigmatica/mistica

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Senti? Io neanche parlo e già le cose parlano con me. Dapprincipio a parlarmi è tutto ciò che mi fa felice. I dolci: MANGIAMI. I >9!<<=?;(1A"88)'(+%(:+%"0>+88"%% giocattoli: GIOCAMI. Cresco e il mio potere cresce e imparo che le cose e gli animali non raccontano solo storie divertenti, e imparo -$-%&+2+%>")!")+=%0+%>")!"% anche quanto dagli animali potremmo imparare, molto… Ma questa è tutta un’altra storia: ora voglio parlarti solo del rosa della vita.

7%<'-'8"%!"%0(+-"3%C+%>")!"%7%<'-'8"% !"%<+08"%+%0'%(:'6&+%5")"(("3% Un picnic. Andiamo a scorrazzare per i prati? Ecco cosa dice il cane al suo padrone pigro, e invece quello che sta nel cestino della bici 4-2+(+=%!A"88)'(+%0'%&+2+%0<$)B")+=% lo rimprovera dicendogli: potresti comprare pure a me un bel paio di occhiali da sole! Intanto lassù gli uccelli e gli aerei, cinguettano, 5"88+%&6+%2$!8+%!+%('#!'"%>+)%")'"% rombano, hanno imparato a condivivere – pardon, a condividere volevo dire, il cielo. È un po’ irritante però quando lo scarafaggio mi +%&'2+-8"%6-"%("2'"=%>'(($!"%>'(($!"% rivela che se non lui un altro dei suoi andrà comunque a mangiarsi i biscotti buoni buoni lì sulla tovaglia. &+()+0(+%&'%-6$2$=%&'2+-8"%6-% Chi sono? La donna che fa parlare le cose e gli animali. E se mescolo le lettere di questa frasettina scopro che anche cose e animali, 5"('!!$=%>$'%6-%#+)*+=%>$'%6-% come noi, tra di loro raramente si capiscono e nel loro non capirsi fanno ridere: Se ci dicono: «Ehilà! «Là?» «No!» «Là?» «No!» «Ach!» "8$*$%+%"-($)"%>'D%'-%#'D% fan sempre Allegria! Ma quando sono stanca di sentire tutto questo vociare, appoggio all’orecchio una conchiglia. Dico a tutti: ascolta % la bellezza del silenzio. Oppure, quando voglio attirare la loro attenzione mi metto a cantare, e se dicono in coro «accipiripicchia, la fB.('+,(%(!"#!$"//+,.&!.:(!:*!&..:,! vuoi smettere!?», pensi che io smetta? Come si può rinunciare a questi piccoli piaceri della vita?

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Ora basta, ora taccio, ma prima devo dirti perché sono qui, è giusto un suggerimento: ascolta. Ascolta. #&%2*+(!#&#!%,(4.(!*!'"*%0*%(>!1#!.*4&!0,!$,&'',*;!

Ma per farlo ti serve davvero un superpotere?

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CHI AMA TEMI che sente la voce delle cose

STELLA NANA

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s m i s u r a t a

Sono un essere superiore. Vengo dai bassifondi. Due sensazioni quel giorno mia madre avvertì: la pace, la gioia, la pienezza con tutto l’universo e il dolore, la disperazione di tutti gli esseri viventi. Tutto, tutti. Questo un po’ la spaventò, ma le servì a capire che in lei stava nascendo, che in lei già cominciava a morire, una superdonna.

Arrogante e presuntuosa, buona e generosa. Io non ho mezze misure. Amo la vita in ogni posa: pace, guerra, dolore, amore, per me hanno lo stesso valore, perchè sono vita, ed è di vita che io mi nutro.

Ho fame, fame, fame. Poi non voglio più mangiare fino a scomparire.

Ho sonno così tanto che dormirei centanni. Mi sveglio e per centanni canto.

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la doppia, che si dà ottimi consigli

META CRITICA

Qui c’è un uomo molto saggio Sta lontano in un villaggio Io l’ascolto con piacere Io gli rubo il suo sapere.

Il saper va conservato Conversando io l’espando: Io lo serbo nel cassetto Io lo dono con affetto.

Da bambina, mi ricordo, Mi ricordo, da bambina Per amore, Per dispetto Donavo i miei balocchi Rubavo i bei balocchi A chi ne aveva pochi A chi ne aveva troppi E li desiderava E nemmeno li guardava.

Amo il bianco e Amo il nero e La campagna La città.

Son dottore ed avvocato Assassino son, malato.

Tengo corti i capelli, Tingo i miei lunghi capelli, Io son tradizionale Rinnovo il mio stile.

Resto essenziale, Mi evolvo nel lusso: Son felice anche se perdo, Se non vinco ci sto male.

Io non son la perfezione Sono un esser superiore Qui dico a cuore aperto Ma il mio cuore è incerto Sono doppia Doppia sono E comunque mi diverto!

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Lo stupore della dottoressa. Inizio a piangere che ancora son nel grembo di mia madre. La serenità dei bambini. Mi basta un sorriso e tutti i miei amici smettono coi capricci e sorridono con me. Da ragazza scoprirò che tutte le emozioni che suscito negli altri diventavano le mie. Stupore, serenità, tristezza, paura, felicità. Ma scopro pure che le mie lacrime fan piangere, che ridere fa piangere, che piangere fa ridere e che perciò fa piangere, che più piango più piangerei, lacrime infinite come le cascate.

Io son l’acqua dei fiumi, dei laghi, la pioggia, i ghiacciai, tre quarti d’ogni uomo e d’ogni animale, io sono la rugiada. Io son tutte le lacrime del mondo, d’acqua zuccherata a volte, che diventano un sorriso, e a volte acqua salata, per sentire forte il gusto d’ogni cosa. Le mie lacrime hanno il gusto di una filastrocca che non finisce mai.

1 2 3, ogni lacrima vien da sé 4 5 6, ogni lacrima è degli Déi 7 8 9, ogni lacrima mi commuove…

REY PANTA

Se piango se rido io volo più in alto del sole e ancora più su mentre il mondo scompare e e riappare, vicino e laggiù, una dolce risata è un rimpianto soltanto per me…

Se piango son blu, poi rido uh, uh Son blu e mi tiro già su, felice di essere blu.

Penso, un bisogno così non finirà più: se piango le mani e la faccia diventano blu Allora mi guardo allo specchio e dal riso rapito torno a volare felice nel cielo infinito.

Se tutti i bisogni nell’alba svaniscono già tramonta la luna e col giorno si fa la realtà ma io continuo a sorridere dentro il mio pianto: è un giorno di pioggia, anche il cielo piange contento.

che piange che piange

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Il vento accarezza la pelle e fa delle tagliatelle.

Le tagliatelle più buone sono quelle di cartone.

Il cartone cambia forma, disegnaci un’orma.

Orma dopo orma troverai soltanto un sacco di guai.

Guai è una cittadina dove tutti dormon la mattina.

La mattina è una parolina che scrivi a punta fina.

A punta fina disegni un tratto: ma se vuoi ti faccio un ritratto.

Il ritratto bello ti fa sembrare anche se poi fa sbellicare.

Sbellicare vuol dire che la guerra è finita su tutta la terra.

A terra la gente parla al contrario perché non conosce il vocabolario.

Il vocabolario è un po’ pesante, per sfuggirgli usa l’aliante.

L’aliante si lascia trasportare Fino a dove si incontra il mare.

Il mare di un celeste trasparente: se lo osservi perdi la mente.

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Io so dire solo la verità, perciò parlo poco. A nessuno piace sentirla. Non è come volare o come essere invisibili, no; queste cose piacciono alla gente. Se vedi qualcuno che vola o che quando vuole sparisce, rimani strabiliato, pensi «magari potessi farlo io!». Ma puoi immaginare cosa significa parlare solo con parole vere? Non rispondere subito: per istinto diresti che anche tu dici sempre la verità. Ma io so, e anche tu lo sai, che stai mentendo. Piuttosto che dire la verità o ammettere di non dirla, sono molti quelli che accettano compromessi, con gli altri e soprattutto con se stessi, perché così è meglio. Meglio non offendere nessuno, meglio non farsi dei nemici.

La verità. Dura. È del tempo ed è dura. È sempre solo quel che è: non ci posso girare intorno, non la posso infiocchettare con paroline, non la posso addolcire, nemmeno per me. Io non posso mentire, non posso dire nulla che non sia vero, non posso modificare ciò che sono a seconda di chi ho davanti: quando parlo, se parlo, le mie parole sono vere.

Sempre così, da quando ho ricordi. Da bambina parlavo senza paura, ed erano catastrofi. % % Crescendo ho misurato la distanza tra il vero e giusto, tra il vero e amore, tra il vero e il vetro che lo separa dal mondo. Ho imparato a evitare i pericoli del vero, a tacere, ad andarmene se necessario. Ma non sempre ci riesco. Allora io dico la verità: dico non so. Ecco la verità.

Io dichiaro le mie incertezze e così chi mente, chi finge, mi disprezza e se ne va. È un sistema infallibile. È perfino divertente, il mio mondo in bianco e nero.

Io che non posso che dire la verità, sono sola e non so se ci sto bene o no.

Il resto è questione di punti di vista.

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SE VERA

l’imbarazzante %

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Sto pensando a che cosa devo fare, al perché mi trovo qui con davanti un foglio bianco e una penna in mano. Voglio disegnare? Voglio scrivere? È quel che sto facendo, ma cosa voglio scrivere? Non lo ricordo, non lo so. Ah ecco, forse devo far di conto? 1+1= non ricordo quanto fa 1+1 e neanche a cosa possa servire saperlo. C’è solo una cosa che so di sicuro: sono viva, quindi questo vuol dire che sono nata, da qualche parte, in un giorno, chissà quanti anni fa. Poi so anche che so scrivere, lo sto facendo, qualcuno mi avrà pure insegnato; e so leggere anche, per fortuna, posso leggere quello che scrivo, anche se serve a poco perché appena l’ho letto l’ho già dimenticato, oppure mi dimentico di leggere o perché leggo.

Adesso so che devo camminare… All’aria. Pausa … Ma cosa volevo fare? Dove volevo andare? Non è bello non ricordarsi niente. O forse è bello? Che cosa? Di cosa stavo parlando? Aspetta che rileggo quel che ho scritto (che scrivere almeno serva a questo, frenare la caduta).

Ah sì, non è bello non ricordare perché non sai chi sei, non sai se sai fare qualcosa o cosa devi fare per vivere, mangiare, bere, ma si deve per forza fare qualcosa per vivere o si vive lo stesso anche se non si fa niente? Non lo so, ma è lo stesso, ma forse è bello non ricordarsi niente perché certi ricordi è meglio non ricordarli, ma altri sì; altri sì cosa? Non lo so, stavo scrivendo di ricordi, di vita, di niente. Stavo scrivendo di me o di voi? Non so cosa devo fare, ma visto che l’unica cosa che so per certo è che sono viva, forse devo solo vivere. Ma cosa vuol dire?

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MISS ME che non (si) ricorda

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ATARÀSSIA TEFLÒN che non prova alcun dolore È tardi quando mi accorgo di me.

Quando ho cominciato a capire qualcosa della vita, di come è fatta, mi sono anche resa conto che ero diversa dagli altri bambini: loro piangevano spesso, piangevano sempre, per qualunque cosa, piangevano se cadendo si sbucciavano un ginocchio, se la maestra li sgridava, se la mamma era anche solo un pochino arrabbiata con loro. Io non piangevo mai, non perché mi sforzassi di non farlo, ma perché non provavo mai un dolore, né nel corpo, né nel cuore. Guardavo incuriosita gli altri bambini e chiedevo “perché piangi?”, ma non capivo le loro risposte: non potevo comprendere quello che loro provavano.

Sono cresciuta con questa dote, con questa mancanza, che nessun altro ha: niente mi colpisce nel profondo di me stessa, niente può ferirmi, nessuno può farmi soffrire in alcun modo. Come se, su di me, il dolore scivolasse. Con esso il ricordo. Non c’è frattura, non c’è taglio, non c’è lutto, non c’è amore che possa scalfire il mio tutto antiaderente. Qualunque cosa accada, io resto lucida. Qualunque cosa mi tocchi, nulla mi tocca. Non posso immedesimarmi con te, non posso farci niente. Se non mi immedesimo non posso fare niente? Non sono me medesima? Guardo le persone, cosa arrivano a fare per amore, per paura, dolore, quando perdono qualcosa. Meglio così allora, mi dico. Meglio così, ripeto.

Io non perdo mai. Non soffrire nemmeno del mio non soffrire. S’offrire. Offrirsi. Ho fame: mi friggo un ovetto su un palmo di mano, e via. Vai. Non ho niente da raccontarti. E se ancora non mi sono accorta di me. Meglio così.

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ANNAVANNA tutta (e) il suo contrario

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Penso che un sogno cosi Non ritorni mai più ! !

9B.A@A;(fZ!4(3(%*2(#)(!3,()*)&! ( ( Mi dipingevo le mani e la faccia di blu ! !

8*%!4$&%'(%(!*))%,.,!

Poi d'improvviso venivo dal vento! rapito !

E incominciavo a volare nel cielo ! ! ! #&#!,#3,4,/,+,!*+!2*44,2&! ! ! !

4)*)&!0*!8"&%,!+5*44,)&g! % Nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù C'%0+-8"%!"%&$--"% felice '-2'0'5'!+%+-8)")+% Piu' in alto del sole Mentre il mondo pian piano '%>"00'%<+!>"8'%+%% Spariva lontano laggiu' !+%8+-&+%<)60('")+3% Una musica dolce suonava soltanto per me C'%0+-8"%!/"88)'(+%>")!")+% Nel blu dipinto di blu, felice di stare &+0()'2+)+%>'"-$%'%06$'% *"!'3%C'%0+-8"%!/"88)'(+% sogni nell'alba svaniscon perché #)'&")+=%0/"0($!8'%'!%% la luna li porta con sé )6*$)+%&+!%*")+% Negli occhi tuoi belli (:+%2'+-+%&"!%(6$)+% % un cielo % % Che sono blu come 0'%0+-8"%(:+%5"88+3% % % Trapunto di stelle C/$&"%6-%$&$)+% ! !

Volare cantare oh *"%!'+2+=%0'%0+-8"% E continuo a volare felice '!%&'%&+-8)$%2'5)")+3% Piu' in alto de più su C/"0($!8'%'!%#)"<<'")+% Mentre il mondo pian piano scompare !+%6-#:'+%+%!+%&'8"%&+'%% negli occhi tuoi blu la tua voce e una musica dolce >'+&'%0'%0+-8"% Sono nata invisibile, non vista, come dire; scomparsa. Solo da mia madre mi lasciavo <)60('")+3% C'%0+-8"%6-%*$-$!$#$% guardare, perché era così bello guardare quel suo sguardo, di quando si prendeva cura >'"-$=%<$)8+%6-%#$*'8$!$% di me. Non ho molte foto nell’album di famiglia: ma in quelle dove (non) compaio )$8$!'%06!%>"2'*+-8$3% potresti confondermi con un attaccapanni. Sono timida, forse? È evidente, proprio al C'%0+-8"%!/"88)'(+%"55"00")+% contrario di me, che a scuola la mia classe era quella coi voti più alti; che i prepotenti '!%06$%*+-8$=%!+%('#!'"% con me hanno vita difficile, presi a calci dal vento; che i più fragili li aiuto, ma senza una (:+%05"88"-$%!/6-"%06!!/"!8)"3% C'%0+-8"%'!%0'!+-B'$% parola, ne sostengo un poco il peso, e si senton più leggeri, veloci, più forti. Io felice. Noi *+-8)/+0(+%&'%0(+-"% % ti senti %leggero % invisibili siam tante, tante come i sentimenti. Tu non ci vedi ma quando C'%0+-8"@%6!8,#,)*% % % è ché una di noi ti sta accompagnando. Quando ti senti pesante, è ché una di noi !"%0(+-"%7%0+)2'8"3% ! ! s’appoggia a te. Accompagnala tu, fin dove deve arrivare, tirala su. Tirati su. ! ! !

Essere trasparente non è come vivere di niente, anzi; è vivere, non visti, del più che non! ! ! si vede.

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CLARABUIA

la trasparente, che vive di niente

fO&,;!$(%!="(4)*!4.(#*!+*4.,*%(! ,+!$"//+,.&!4(#-*!2*#',*%(! $(%!)%(!4()),2*#(g! % 9-8)"%!A"88)'(+%(:+%2'2+%($-% *+-$%&'%-'+-8+3% 9A%($0O%*"#)"%(:+% 0'%>6L%2+&+)+%0$!$%&'%<)$-8+% 0+%0$!$%0'%0>$08"%&'%!"8$=% -'+-8+3% R0"%*+-$%&+!%<'"8$% +%(:'%!A"0($!8"%:"% 0$!$%6-%!$5$%&A$)+((:'$% >+)%08")+%"%0+-8')+% feU!8*))&!0,3,()&!0,!*4.&+)*%(! $,<!0,!="*#)&!.&#.(44&g% % ?'%<"88$=%-$-%>")!"3%% ?'(+%*+-$%&'%('L%(:+%&$2)+55+%% *"%8"-8$%(:'%)'60(')+55+% "&%6&')+S% C'%'-(:'-"%"-($)"%($-%*+-$% )'&6(+%'!%06$%>"00$%"&%6-% #+08$=%-+"-(:+=% 6-%06006))$% -+**+-$%6-$%0>"B'$% &'%6-%('#!'$3% T"%"%*+-$%&'%60(')+=% 0($*>")+3% fB,!,#'&--,!,+!$"//+,.&!! $%,2*!.:(!43(#'*! (!#&#!$&44*!%(4)*%(!*!'"*%0*%(! .*"4*!2&%)(!0*!8*2(!2(#4,+(g!!

Penso pensavo ci penso poi ci penserò o pensaci tu che un sogno così non ritorni o ritorni e se torna per sempre mai più. Mi dipingevo ho dipinto ti dipingerò le mani e i piedi e la faccia e la pancia di niente e di blu. Poi d’improvviso o con calma anche prima anche dopo venivo verrò se verrò dal vento rapido lento rapita, e cominciavo m’inciampo comincia-m-però chi lo sa a volare volando vorrò nel cielo infinito. È finita? Per nulla per tutto fin qui finto infinì.

Volare o-e, Cantare o-o-o-e, nel blu dipinto di stinto di blu, felice un po’ triste di stare o partire, laggiù poi lassù. E volavo volavo volente o nolente un po’ triste e felice più in alto più in basso d’un salto del sole d’inverno ed ancora più su ppergiù, mentre una cosa alla volta il mondo il mio letto pian piano di fretta svaniva veniva verrà più vicino lontano laggiù ma è già qui.

Una musica dolce stonata suonava suonata son nata assonnata soltanto per me per te per niente di niente però…

Penso pensavo ci penso poi ci penserò o pensaci tu che un sogno così non ritorni o ritorni e se torna per sempre mai più. Mi dipingevo ho dipinto ti dipingerò le mani e i piedi e la faccia e la pancia di niente e di blu. Poi d’improvviso o con calma anche prima anche dopo venivo verrò se verrò dal vento rapido lento rapito, e cominciavo m’inciampo comincia-m-però chi lo sa a volare volando vorrò nel cielo infinito. È finita? Per nulla per tutto fin qui finto infinì.

Volare o-e, Cantare o-o-o-e, nel blu dipinto di stinto di blu, felice un po’ triste di stare o partire, laggiù poi lassù. E volavo volavo volente o nolente un po’ triste e felice più in alto più in basso d’un salto del sole d’inverno ed ancora più su ppergiù,, mentre una cosa alla volta il mondo il mio letto pian piano di fretta svaniva veniva verrà più vicino lontano lag giù ma è già qui.

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INCA STONATA che sta fuori (dal tempo)

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Se Mi Chiamassi Mina Sarei Una Storia Bella Quella Che Col Tempo Da Sola Si Cancella.

Ma Se Il Cancello È Chiuso Gli Dico “Sei Un Uccello!”

Vola Via E Corriamo Giù Nel Campo, Giochiamo Con La Palla, La Palla, Sì, La Sonia, Proprio Quella, Che Vive Con La Vanna, È La Sua An-Cella.

Giochiamo!

Se Fossi In Un Giardino Sarei Una Rosa Rossa Se Fossi Rosa Bianca Arrossirei Dalla Vergogna Se Fossi Vergognosa Non Sarei Una Rosa Così Si Spiega Che Una Rosa Bianca Non È Rosa.

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Se Fossi Vino Buono Sarei Blu Se Fossi Blu Sarei Color Di Prato Se fossi di Prato Aspirerei Le C Non Sarei Più La Martina, Nuova Vita, Sarei Mina Come Si Conviene A Un’aspirina Con La Vitamina C.

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Se Fossi Un Po’ Mattina Starei In Un Manicomio Se Fossi In Manicomio Farei Di Ogni Matto Un Manico Di Scopa, Maniaco Delle Botte E Dunque Del Buon Vino, Coi Colori Della Notte.

La Vanna Capo Squadra Che Tira Righe Dritte, Melania L’Attaccante È Colla Attaccatutto, Elhana È Un Gomitolo Di Lana Che Si Scioglie Dapprima Si Concede Ma Dopo Si Raccoglie.

La Julia È Colorata Color Ginko Biloba È Una Foglia, Ventaglietto Di Una Fiaba Verde Estate Rosso Autunno Giallo Inverno.

Maria Si Chiama L’Aria Tutt’Attorno.

Irina È Il Nome Del Mio Occhio Sinistro E Del Mio Orecchio Destro, Molto Attenti.

Paola È La Mia Bambola, Sorride Senza Mostrare I Denti.

Ma Quando Piango Sono Una Cipolla Se Fossi Una Cipolla Sarei Una Donna Bella Da Sbucciare Piano Di Nome Gabriella.

D e AL pe rs o n TO e co N l

Se Fossi Dentro Il Buio Sarei Una Lampadina Se Fossi Lampadina Mi Chiamerei Martina Chiamandomi Martina Dentro Il Buio Io Mi Volto 1000 Volt E Forse Anche Di Più!

Perché Martina Rima Con Mattina.

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tagliatrice di teste firmataria di leggi non scritte

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Orizzontali 1. Riferimento... corto 4. Monopoli di stato, per fumatori 7. Né animale, né divino 11. La filosofia del brucaliffo 13. C'è chi la cerca, chi ne ha una, chi l’ha cattiva 14.La lettera di chi non capisce 16. Nei gatti e nei carabinieri 18. Gonale, pedico, a volte frutticolo 20. Ci si va da soli, anche nei mari di lacrime 22. Cappellaio o scacco 23. A casa mia non fa il monaco 24. Il fiume d’Italia allo specchio 26. Un accordo in inglese 27. Appartiene agli amanti, è menomato dai poeti, è anrete àttic al 28. Per dire dentro 29. Questa è strana e misteriosa: una finta amica, o rossa e lampeggiante 31. Una band da sogno 34. Nel naso dei vecchi aeroplani, nel sedere di tutte le navi 35. Serve molto a una lanciatrice di coltelli 36. E' meglio non restarne mai senza: tante di questa ne fanno un paese 40. Poco di poco 41. Un asso inglese 42. Quella di cuori taglia le teste 43. Babà, per volare 46. Pubblica Amministrazione alquanto ridotta

47. Con LI è isola, lunghissima con AN 49. La regina di cuori lo è quasi sempre 50. Una wonderwoman dev’esserlo per cantare 54. Una volta arrivati alla fine, non c'è che da provare ad andarci 56. Un brevissimo satellite 57. E' la corsa che si fa per asciugarsi, per scaldarsi, dopo aver nuotato nelle lacrime 58. Un tempo era per chissà e lascia stare 59. Imparata e messa via. Anche: può servire al cuore 61. Non ce ne sono al tavolo del cappellaio matto 62. Né domani, né ieri. O anche: il giorno in cui la regina bianca non distribuisce la marmellata (ma questo è un altro viaggio, nello specchio) 63. L'Australia, isola probabile abitata dagli antìpati, in brevissimo 65. Con MO è maschio, con VO è gallinesco 67. Se la realtà esistesse, ci starebbe un coniglio 69. Il litio, con le gemelle siamesi 71. Prigioniera dell'acqua, ma felice 74. Che fa uno stregatto, se lo vedi?

76. Con TO è il riccio, IDE col il colore degli occhi 77. Serve molto il cuore 78. Dopo il rettilineo superi l'angolo: ecco, è quello che hai appena fatto 81. Non bisogna dirlo in nessun caso 83. Occhiali 84. In mezzo al mare, intorno al collo, strisciando nella foresta 85. Un passo se ti piace camminare, una scala se ti piace cantare 86. Antiche poesie latine, d'amore contrariamente alle apparenze

Verticali 1. Con GNO nella tela, con P nella rima, con STA nelle trecce 2. Con MAGINE si vede, con MOBILE si ferma 3. Meglio mettercela che perderla 4. Attaccatissima al braccio 5. Lo fanno il tempo, il fiume e a volte le parole 6. Del fungo: uno ti farà diventare più alta, l’altro più piccina 7. Arriva da lontanissimo 8. Con CIO si fa accarezzare, con TO è troppo in alto per poterlo toccare 9. Quei cuori che hanno coraggio e altruismo. Quei piani che stanno bene in alto 10. Molto meglio degli argenti 11. Esposizione di gabbie e recinti 12. Insegnante illuminante 13. Si pagava un tempo per punizione o vendetta 15. La prima cosa da fare dentro un pozzo 16. Alice 17. Un futuro senza vocali 19. Due pali del telegrafo 21. Risatina 22. Coi SE di cui fai senza 25. Utile per guardare nelle teste altrui 30. Quello che abbiamo cercato di fare. Per gioco 32. Serve a fare scomparire il coniglio nel cappello 33. È sorella o moglie, ma c'entrano comunque papà e mamma 35. Non ha parole, ma la puoi leggere 37. Opposta al vizio

38. Cenerentola, morta, da pelare 39. Acciuga che sogna 40. Che abbiano ruote o lame, servono a quasi volare 44. Rimpicciolisce anche ciò che già è piccolo 45. Odia Dina 46. Al dente o dentrifricia 48. Piccolo, nero, tra ventidue arlecchini 51. Meteo orario senza vocali 52. Né loro né vostra 53. La primatista alfabetica, e la sua gemella 55. Una congiunge, l’altra disgiunge 56. Divertimento del sabato pomeriggio 57. Dolcezza di Scompleanno 60. Romania, in breve 62 Al centro d’un buco inglese 64. Forse vengono prima della gallina, di certo finiscono in faccia a chi canta male 66. Così si fanno chiamare i capi d'azienda, oggi 68. Coi bagagli, quando uno se ne va 70. Con RINO ti guarda le orecchie 72. Articolo per scrittore 73. Per fermarsi 75. Con P davanti e I di dietro, per salire le scale 79. Con il PO, ama il formaggio, con il NO il suono 80. Mezz’Anna 81. Con il RE ci si tuffa. Con il LE non va bene 82. Lo dice chi rivolge il dito su di sé

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IJ!1D! !

Le erano accadute cosÏ tante cose straordinarie che cominciò a pensare che fossero davvero molto poche le cose realmente impossibili.

Domanda.

Quanta distanza intercorre tra il mondo visibile e il mondo invisibile e quanto tempo ci vuole e qual è il mezzo piÚ comodo per arrivarci?

Risposta 5 kilometri 20 minuti Bus 25 direzione via del gomito fermata Carcere

In copertina “Viola Complimenti” di Irina Plotnikova e Paola Manzali dall’esercizio Disegno guidato a occhi chiusi In seconda di copertina “Coglimi” di Gabriella Sassetti In quarta di copertina “Alice” di Karin Andersen