Epopea del corallo - it - Web

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2024 - Massa Gioconda di Giuseppe Marotta e F.lli sas

Epopea del corallo

Un viaggio tra le radici storiche e geografiche dell'oro rosso, tra mito e scienza

ed. italiana

In quasi 50 anni di attività, numerose e impegnative sono state le sfide che si sono presentate di fronte a noi; abbiamo fronteggiato gli alti e bassi di un mercato volubile, sensibile alle drammatiche oscillazioni e variazioni di alcuni momenti storici.

Eppure, come pescatori in un mare in tempesta, che si attaccano alla speranza e non vacillano neppure di fronte alla più temibile delle onde, nei momenti più bui il nostro viscerale legame con il corallo si è consolidato, e addirittura rafforzato.

Proprio per questo, la nostra missione è anche far trasparire la fatica, il sudore, la passione e le inestimabili esperienze di vita che si nascondono dietro ogni forma di corallo.

Ma il corallo non ha segnato solo la storia della nostra famiglia e della nostra terra: esso, come le radici di una quercia secolare, ha attraversato vite e luoghi di uomini e donne di ogni paese dalla notte dei tempi.

Questo breve volume nasce con l’intento di raccontare, in modo semplice ed emozionante, questo meraviglioso viaggio sulla via del corallo, simbolo di comunità, fratellanza e accettazione della diversità, portafortuna contro le insidie di un mondo vasto e pericoloso, che arriva oggi fino a noi, alla nostra piccola barca in mezzo al mare, alla nostra famiglia.

Ciò che ci auguriamo resti impresso nella memoria collettiva delle future generazioni non sono tanto i nostri traguardi commerciali, o le fiere a cui abbiamo partecipato, ma la capacità di unirsi in uno sforzo collettivo per la salvaguardia di un materiale che speriamo possa continuare ad affascinare e proteggere le generazioni future per ancora molti secoli.

6 - 7

radici , rami , evoluzioni pt 1

12 - 13

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18 - 19

20 - 21

secoli e luoghi attaccamento alla vita

le tele della natura il profumo del mare

storia e viaggi del corallo pt 2

24 - 25

- 27

- 29

ripercorrere la storia

romani / etimologia

mercanti / l ’ albero del mare

dal caucaso alla cina il tibet e il mondo terreno

ebisu e daikoku

ponti

epilogo

crediti / contatti

radici , rami , evoluzioni

Nato come aggregazione di secrezioni calcaree

prodotte da piccoli polipi che crescono gli uni accanto agli altri, il corallo è già per sua stessa natura espressione di un concetto: quello di comunità.

Riflessa nello specchio dell’acqua, lavora a capo chino un’altra comunità: quella dei pescatori di Torre del Greco.

Sono intenti a far ruotare la grande croce di legno detta Croce di Sant’Andrea o Ingegno, ascoltano attenti la voce del loro capitano che li ha guidati fin lì, verso quelle colonie che, sui fondali, avevano dato vita a straordinarie architetture.

Tendendo i loro rami verso il pelo dell’acqua, quei coralli aspettavano solo di incontrare la mano esperta di sapienti artigiani.

Il corallo ha attraversato secoli e luoghi.

A noi piace dire che parte da Torre del Greco e arriva fino in Asia, ma in realtà il corallo è come l’uomo: abita in un unico mondo ma si divide in popoli.

Sui fondali del Mar Mediterraneo cresce infatti – tra cinquanta e duecento metri di profondità –il nostro corallo: il Corallium rubrum. Sui fondali dell’Oceano Pacifico vive invece – attraversato da un’inconfondibile venatura bianca –un altro corallo: il Corallo Pacifico.

Quest’ultimo, diviso tra elatius , secundum e japonicum , ha tutti i colori necessari per dipingere l’Oriente: dal rosa pescato del Momo al bianco del Midway, passando per il rosso più intenso e profondo dell’Aka

Forse perché forte di quel senso di comunità cui accennavamo prima, il Corallium rubrum non è da considerarsi una specie in via d’estinzione.

Esistono infatti numerose colonie sparse in tutto il Mediterraneo che vanno via via crescendo.

Vi è in fondo un forte senso di attaccamento alla vita che spinge tali organismi a riprodursi continuamente.

Tuttavia, per preservare il corallo Mediterraneo dall’eccessiva avidità che talvolta colpisce l’uomo, la sua pesca è stata regolamentata da apposite normative che – tanto a livello europeo quanto a livello regionale – evitano che l’ecosistema marino venga danneggiato da attività di pesca intensiva o dall’uso di attrezzature aggressive.

Anche nel Pacifico la pesca del corallo segue rigidi protocolli.

Se infatti la tradizione della pesca del corallo ha origini antichissime, risalendo addirittura al XIX secolo, è però anche vero che ogni cosa è soggetta a evoluzione, e che anche le tradizioni devono saper abbracciare il cambiamento se vogliono sopravvivere al tempo.

Ecco che allora, oggi, imbarcazioni sottomarine con lunghe braccia meccaniche svolgono quel delicato compito che prima era affidato a delle semplici reti.

Ecco allora che il Corallo Pacifico è stato inserito nella CITES , con lo scopo di regolarne l’importazione e l’esportazione a livello internazionale.

Tra i tanti frutti che il mare produce, un posto speciale è riservato anche alle conchiglie.

Esse – con le loro evoluzioni quasi geometriche – si prestano ad accogliere nella loro cavità le sagome cui l’artigiano darà presto vita.

Le tele offerte dalla natura su cui quest’ultimo si troverà a lavorare sono essenzialmente due: la delicata Conchiglia Corniola, caratterizzata dal suo fondo rosso-arancio e la superficie color crema; e la più decisa Conchiglia Sardonica, la cui peculiarità risiede nel contrasto quasi caravaggesco tra lo strato interno marrone scuro e la candida tonalità color crema, a tratti bianca, della superficie.

Come con le conchiglie è possibile realizzare cammei,

Certo, in tal caso il risultato sarà diverso e, forse, accostandoli all’orecchio non si avrà

l’impressione di sentire – come leggenda vuole – il rumore del mare;

il profumo, però... quello sarà lo stesso.

il profumo del mare
storia e viaggi del corallo

Come per noi non è possibile dare valore al futuro senza ricordare il passato, così è per il corallo.

Solo ripercorrendone la storia è possibile, infatti, apprezzare pienamente il pregio di questo materiale che, originato dal mare, quello stesso mare ha attraversato per giungere sulle coste di Paesi lontani.

Per averne prova, basti pensare alle parole di Plinio il Vecchio che, nel suo Naturalis Historia, raccontava di come – già sotto l’Impero Romano – il corallo Mediterraneo venisse usato come merce di scambio con l’Oriente, per ottenere in cambio spezie, profumi, perle e gemme.

Fu poi con Marco Polo e altri celebri mercanti del tempo che via del corallo e via della seta iniziarono ufficialmente a coincidere. Come è infatti narrato ne Il Milione, l’interesse verso il corallo - soprattutto lavorato – divenne particolarmente manifesto durante il Medioevo, quando il corallo, cioè, fu fortemente richiesto da Mongoli e Tibetani, nonché dalle popolazioni arabe.

Ma procediamo con ordine.

Che i Romani

abbiano fatto la storia è cosa nota, ma che il corallo sia stato parte di quella storia è forse meno risaputo.

Non si trovano, infatti, molte informazioni sull’uso che questo popolo grandioso ha fatto del corallo.

Le testimonianze arrivate fino a noi, però, ci dicono che i Romani lo consideravano un amuleto capace di curare malattie e proteggere i neonati, ma soprattutto un’ottima merce di scambio, sfruttata in particolar modo nel commercio con l’India.

Riguardo

all’etimologia della parola “corallo”, ci viene ancora una volta in aiuto lo scrittore latino Plinio che, tra le varie e antiche spiegazioni date sull’origine di questo termine, ipotizzava che esso potesse provenire dalla parola greca κουρά (kourá), letteralmente “taglio”, che indicava l’attrezzo di ferro utilizzato all’epoca per spezzarne i rami.

Se fosse più simile all’Ingegno o alla Croce di Sant’Andrea non ci è dato saperlo, ciò che però è certo è che il corallo pescato ha raggiunto, con le sue infinite ramificazioni, porti distanti nel tempo e nello spazio.

Molti secoli più tardi, attorno al 1200 circa, numerosi mercanti si spinsero dall’Europa fino all’Asia centrale. Certo, tra i tanti nomi come quello di Matteo Ricci da Macerata; Marco, Enrico e Giovanni Vasio e Piero di Paschane, ce n’è uno che su tutti spicca per importanza: Marco Polo.

Esiste, però, un comune denominatore che lega tutti questi personaggi, un intuito per gli affari che fa subito comprendere loro il potenziale di questo materiale freddo e al contempo caldo, grazie alla capacità che ha di fondersi con le culture di quei popoli che lo fecero proprio.

Fu grazie a questa sua plasmabilità, a questa sua capacità di passare da bene esotico a preziosità locale, che il corallo – specialmente intagliato – divenne il materiale più richiesto in Cina durante la dinastia Ming (1368-1644) e nel coevo Giappone, dove era utilizzato in diversi campi, dalla farmacopea all’oreficeria.

Il corallo seppe, insomma, trasformare i suoi rami in vere e proprie radici che attecchirono in Oriente come in Occidente. D’altra parte, quest’idea trova conferma anche nell’antica credenza popolare cinese, secondo cui il corallo era in realtà un albero presente nelle profondità del mare chiamato Teishu 鐵樹; un albero talmente speciale da fiorire solo una volta ogni cento anni.

In questo suo viaggio verso l’Oriente, vi è un’altra tappa fatta dal corallo particolarmente importante: la Mongolia.

La grandezza di quest’impero stava, difatti, in quell’insieme di leggi che andavano a difesa di stranieri e commercianti, e che – permeando la cultura mongola di uno spirito di grande tolleranza – rendevano l’impero uno dei più adatti ad accogliere e riflettere quel senso di comunità che, come visto, è in qualche modo insito nel corallo.

Non solo, a partire dal 1206 l’impero Mongolo era talmente vasto da racchiudere anche i territori della Russia, del Caucaso, della Crimea, della Turchia orientale, dell’Iran, di tutta l’Asia centrale, della Cina e della Corea.

Ciò significa che, qualora non ci fosse stata quell’apertura verso il mondo esterno che invece lo caratterizzava, sarebbe stato pressocché impossibile per il corallo essere oggetto di quell’interscambio commerciale tra città del Mediterraneo e Asia.

Segno, questo, del fatto che forse aprire i propri confini ai tanti viaggiatori nel mondo rappresenta un arricchimento molto più grande di quanto si possa immaginare sul momento.

Senza disponibilità all’accoglienza, infatti, il corallo non avrebbe acquisito l’importanza che ha poi effettivamente avuto in Mongolia, dove era strettamente collegato alla cultura sciamanica e religiosa locale.

Così, per il popolo mongolo il corallo aveva la capacità di proteggere chi lo indossava, soprattutto se associato alla turchese, simbolo d’aria.

Il corallo era quindi accanto agli abitanti della Mongolia in tutti quei momenti topici, di transizione e trasformazione: nascita, circoncisione, pubertà, matrimonio.

Non solo, il corallo era considerato talmente prezioso e forte da un punto di vista energetico da essere indossato dai guerrieri che – mettendo a rischio la propria vita – proteggevano l’impero da possibili invasori.

Similmente alla Mongolia, anche il Tibet ha inglobato il corallo nella propria tradizione culturale e religiosa.

Questo legame fu reso particolarmente saldo dalla religione buddhista, per la quale il corallo rappresentava una delle cinque pietre sacre e fungeva da promemoria del fatto che, essendo originata dalla terra, la vita a essa è destinata a tornare.

C’è da dire anche che la società tibetana, poiché estremamente gerarchizzata, accordava un grande significato ai gioielli.

Allora tutti, dagli ufficiali ai più poveri tra i nomadi tibetani, ne indossavano almeno un esemplare – più o meno importante a seconda del rango sociale – contenente parti di corallo che, in questa cultura come in altre, era conosciuto per il suo grande valore apotropaico.

Così, possiamo dire che il corallo assolveva una duplice funzione: se da una parte, infatti, si faceva in qualche modo portavoce di differenze, dall’altra univa, ricordando a tutti che potere e ricchezze appartenevano solo al mondo terreno.

Per concludere il nostro viaggio sui passi di quello che molti chiamano “l’oro rosso”, destiniamo un ultimo spazio al ruolo che il corallo ha rappresentato nella cultura giapponese. D’altra parte, in quanto Paese insulare, il Giappone non poteva non apprezzare un prodotto del mare come il corallo, a cui, infatti, ancora oggi è attribuito il potere di allungare la vita e portare fortuna a chi lo indossa.

Proprio per questo, è tutt’oggi consuetudine dei nonni giapponesi regalare ai nipoti dei braccialetti con sfere di corallo (rispettivamente bianco per i maschietti e rosa o rosso per le femminucce) che li preservino dalle malattie e apportino beneficio alle loro vite.

Il corallo nella cultura nipponica

è poi visto come un bene tanto grande da essere addirittura dono del cielo.

Testimonianza di questo sono le diverse stampe giapponesi in cui sono rappresentate le divinità Ebisu e Daikoku che, mentre pesano il denaro, appaiono spesso circondate da tesori pieni di gioielli e vasi ricolmi di corallo.

A far riflettere è il fatto che Ebisu e Daikoku siano, rispettivamente, il dio associato al cibo quotidiano (e in particolar modo all’attività della pesca) e alla famiglia: l’espressione, cioè, di una forma di benessere basata sull’idea di essenzialità e condivisione, e che molto si lega, come visto finora, ai valori di cui il corallo è portatore.

Si conclude, così, il percorso che

Ponti che uniscono e che ricordano a noi esseri umani il significato vero di parole come “ lealtà ”, “ fratellanza ” e “ comunità ”.

Il corallo, da circa ottant’anni e in tre generazioni, ha rappresentato per la nostra famiglia una ragione di vita. Questo frutto del mare, infatti, è stato per noi una linfa vitale, partendo dalle esperienze vissute da ragazzi con i miei fratelli e mio padre Marino, fino ad arrivare a quelle fatte all’estero in occasione di importanti fiere di settore. Ogni corallo che abbiamo scelto per la sua qualità, nel rispetto della natura e del concetto di sostenibilità, è stato per noi una risorsa preziosa.

Il nostro desiderio, oggi, è quello di raccogliere ciò che abbiamo imparato finora su questo prezioso materiale e condividerlo con i nostri più cari amici e clienti.

Giuseppe Marotta

2024 - Massa Gioconda di Giuseppe Marotta e F.lli sas

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Tutti i diritti riservati.

Testi curati per conto di Massa Gioconda di Giuseppe Marotta e F.lli sas da Rossana De Angelis , con la partecipazione di Giuseppe Marotta , Irene Donati , Marco De Ninno.

Progettazione grafica ed illustrazioni per conto di Massa Gioconda di Giuseppe Marotta e F.lli sas a cura di Carmine Di Matola

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