"Augusto Piccoli rimase in silenzio. Poi alzò lo sguardo, improvvisamente deciso.
– Voglio la Scusa – disse.
Il Consulente aggrottò le sopracciglia.
– Mi perdoni... ma credo di non aver capito bene…
– Voglio... la... Scusa – ripeté Augusto scandendo bene le parole.
Il Consulente si allungò sulla poltrona di pelle. A dir poco perplesso. Non sapeva se sbattere il signor Piccoli fuori a calci o dargli spago per altri cinque minuti. Augusto non gli diede tempo di fare nessuna delle due cose e riprese a parlare con quella sua voce monotona.
– Voglio la Scusa. S maiuscola. Voglio il servizio che mi permetta di smettere di preoccuparmi, di dover andare, fare, vedere, parlare, amare. Voglio la Scusa che mi dia la serenità di non dover più niente a nessuno – disse Augusto guardando fisso il Consulente.
– Neanche a me stesso.
E poi tacque."