-AIM MAGAZINEDal mondo della tecnologia
Film plastici oxo-degradabili Mario Malinconico Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri, ICTP-CNR, Via Campi Flegrei, 34 – 80078 Pozzuoli, Na, Italia. Fax: +39 0818675230; Tel: +39 0818675212; E-mail: mali@ictp.cnr.it
Oxo-Biodegradable (OXO) plastic is a polyolefin plastic to which has been added amounts of metal salts. These catalyze the natural degradation process to speed it up so that the OXO plastic will degrade resulting in microfragments of plastic and metals which will remain in the environment, but will not be seen as a visual contaminant. The degradation process is shortened from hundreds of years to years and/or months for degradation and thereafter biodegradation depends on the microorganisms in the environment”. Questa definizione di Wikipedia riassume significativamente il concetto di oxo-degradabilità. I sali metallici incorporati in una plastica, specialmente quelle da imballaggio, quindi le poliolefine, sono in grado di accelerare la naturale degradazione che queste plastiche subirebbero per effetto di luce, acqua, calore, danneggiamento meccanico da uso. La plastica è una materia organica, come la pelle, e come tale non ha un tempo di vita illimitato, ma subisce una lenta degradazione. Tornando a Wikipedia, si afferma giustamente che il processo di degradazione porterà alla formazione di frammenti che persistono nell’ambiente, anche se non sono più visibili ad occhio nudo. E cosa faranno questi frammenti? Dove andranno a finire? Certo, magari esisteranno pure microorganismi in grado di utilizzarli come substrato di crescita, ma con l’abbondanza di cibo che normalmente è disponibile nell’ambiente, crediamo veramente che verranno a mangiarsi proprio questi frammenti, almeno in temi brevi? Ed ecco il problema dell’accumulo, compresi i metalli in essi presenti che, se pur sono dichiarati non tossici, sono comunque veicolati da questi frammenti nell’acqua, e dall’acqua agli organismi vegetali ed animali il passo è breve. Ma il problema che vogliamo veramente affrontare, alla base delle normative che stanno nascendo in Italia, in Europa e nel mondo, è quello della riduzione dei rifiuti, di cui gli imballaggi “a perdere” in plastica, per diffusione, leggerezza, economicità, sono una componente importante. E la riduzione dei rifiuti passa prima per la strada della riduzione dei consumi, poi del riutilizzo, e infine del riciclo, quest’ultimo, a sua volta, inteso come riciclo materiale e energetico, in ordine di importanza, con tutte le possibili precauzioni per evitare che nel riciclo energetico si lascino in eredità
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-AIM MAGAZINEscorie tossiche. La discarica, nella sua accezione tradizionale di messa a dimora di un rifiuto per un tempo indefinito, in questa visione è una opzione destinata a scomparire, o almeno a ridursi drasticamente. Il riciclo meccanico degli imballaggi in plastica, che ne prolunga la vita in altre forme, e quindi ne riduce la pressione sull’ambiente, rimane la strada maestra, dove tante ricerche e soluzioni tecnologiche si sono confrontate, e che consente di recuperare al massimo il contenuto materiale dell’imballaggio, prima di arrivare al destino finale di recupero energetico. Per anni abbiamo indicato nella stabilizzazione delle plastiche alla rilavorazione un’opzione da sostenere, al fine di garantire un riciclo “nobile” degli imballaggi, cioè un riciclo in cui le proprietà delle plastiche fossero conservate. Oggi si parla invece di questi additivi che attivano la oxo-degradazione delle plastiche, come premessa della frammentazione e quindi della “scomparsa”, attribuendo a questa scomparsa la proprietà del recupero energetico biologico. Non esiste evidenza sperimentale che questi frammenti, nei tempi e nei modi previsti dalla normativa vigente, siano in grado di mantenere quanto promettono. È invece vero che tutte le più accreditate agenzie internazionali che operano nel settore delle bioplastiche e del compostaggio, sia spontaneamente sia perchè interpellate da organismi ministeriali, hanno chiaramente espresso parere sfavorevole alla loro introduzione sul mercato. Anche le associazioni dei riciclatori hanno affermato di vedere in questi additivi un serio pericolo allo sviluppo della filiera del riciclo degli imballaggi in plastica, vista la loro potenzialità di innescare la degradazione termica delle plastiche non additivate, specialmente nel caso che questi materiali oxodegradabili conquistino larghe fette di mercato. La migliore forma di riciclo energetico degli imballaggi biodegradabili è quella del compostaggio, in quanto permette all’ambiente di assimilarli completamente, secondo tempi e modi prestabiliti. Bene ha fatto, quindi, il legislatore, sulla scia di quanto indicato dalla comunità europea, a tenere uniti i concetti di biodegradabilità e compostabilità. L’imballaggio biodegradabile deve essere impiegato, dopo il suo uso come shopper, per contenere la frazione organica fino al suo conferimento all’impianto di compostaggio, e quindi con essa trasformarsi. Questa scelta consente di differenziare perfettamente le filiere del biodegradabile e del riciclabile, e consente di nobilitare la plastica da imballaggio non biodegradabile che, da oggetto usa-e-getta, diventa bene durevole, dalle molteplici vite, alla fine delle quali potrà essere indirizzato al recupero energetico.
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-AIM MAGAZINETab. 1 - LETTERATURA RILEVANTE Cosa
Messaggio principale
NAPCOR The National Association for PET Container Resources
Chi
USA, Canada
Dove
2009
Quando
Comunicato Stampa
Society of the Plastics Industry Bioplastics Council European Bioplastics CONSEIL NATIONAL DE L’EMBALLAGE
USA
2010
Posizione Ufficiale
La National Association for PET Container Resources (NAPCOR) mette in guardia sul fatto che le aziende alimentari dovrebbero evitare di utilizzare additivi degradabili nelle confezioni in PET, fino a che non c’è risposta a 4 domande fondamentali. http://www.foodproductiondaily.com/content /view/print/249067 Un avvertimento contro gli oxobiodegradabili ed altri additivi degradabili
Europa
2009
Posizione Ufficiale
Francia
2009
Posizione Ufficiale "imballaggi compostabili e materiali plastici definiti «biodegradabili» derivati da risorse rinnovabili"
The British Plastics Federation (BPF)
UK
2009
Presentazione esposta al Seminario 2009 di Londra sulle plastiche di origine bio e degradabiili “La realtà sul compostaggio delle plastiche biodegradabili”
California State University Chico Research Foundation
USA
2007
Rapporto di ricerca
European Plastics Recyclers
Europa
2009
The National Advertising Division of the Council of Better Business Bureaus
USA
2008
Comunicato Stampa European Plastics Recyclers Comunicato Stampa
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Un avvertimento contro gli oxobiodegradabili ed altri additivi degradabili Il CNE evidenzia che i prodotti, soprattutto i sacchetti per asporto merci, fatti in polietilene addizionato di un ossidante, conosciuto come bio-frammentabile, oxo-degradabile o oxobiodegradabile, non sono biodegradabili e non sono compostabili secondo la norma FN EN 13432. Il CNE suggerisce di vietare la qualificazione di tali prodotti come bioplastiche o come biodegradabili. Terminata l’era di accettazione dei sacchetti “degradabili”. Ora si accettano soltanto i sacchetti certificati come “compostabili”
Valutazione ambientale della performance delle confezioni in plastica degradabile e delle stoviglie e articoli per pasti monouso– le plastiche oxo-degradabili e quelle degradabili in seguito all’esposizione ai raggi UV NON biodegradano in ambienti di compostaggio. – Le plastiche oxo-degradabili e quelle degradabili in seguito all’esposizione ai raggi UV possono frammentarsi in pezzetti più piccoli ambienti di compostaggio, ma possono anche produrre conseguenze ambientali molto più GRAVI. La riciclabilità degli additivi oxo-degradabili deve essere provata. NAD esamina, per GP plastics corp., la pubblicità dei sacchetti in plastica “polygreen”. NAD suggerisce ai pubblicitari di modificare e smettere di utilizzare alcune dichiarazioni di marketing cosiddette “verdi”
-AIM MAGAZINEChi
Dove
Quando
Cosa
Messaggio principale I risultati di queste prove hanno mostrato che il polimero chiaro (degradabile termicamente) non era adatto per operazioni tradizionali di compostaggio all’aria aperta di cumuli di rifiuti girati meccanicamente. Questo polimero non ha mostrato nessun segno di degradazione al centro di un cumulo, dove le temperature hanno superato i 70°C per diversi giorni consecutivi. Nessun dato disponibile in grado di mostrare la biodegradabilità degli oxo
REMADE ESSEX
UK
2003
Rapporto di valutazione dei sacchetti in polimeri compostabili
Ramani Narayan
Europa
2009
Jacques Lemaire Sylvie Bonhomme
Francia
2009
Articolo pubblicato sulla rivista Bioplastics del 01/09 vol 4 "Biodegradabilità. Analisi di Fatti e Dichiarazioni " Articolo pubblicato sulla rivista Plastiques & Caoutchoucs "Oxobiodegradabile": una definizione meritata
The Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Loughborough University completed for DEFRA
Australia
27/10/ 2010
Comunicato # NR 234/10
Italia
2005
Decisione
UK
2010
ISRIM (Terni)
Italia
2005
Rapporto di ricerca: EV0422 “Valutazione degli impatti ambientali delle plastiche oxodegradabili durante il loro ciclo di vita.” "L’impatto dei sacchetti asporto merci in plastica sul processo di trattamento biologico per i rifiuti organici"
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Questo studio mostra e dà prova, che la maggior parte dei film definiti come oxobiodegradabili non sono sufficientemente ossidabili per mostrare una biodegradabilità significativa dopo 2-3 anni di riutilizzo in date condizioni ambientali. Queste difficoltà derivano dalle caratteristiche complesse delle reazioni chimiche e fotochimiche che devono verificarsi nello stesso tempo e in modo programmato. Il tribunale dichiara fuorviante la condotta dei sacchetti di plastica 'Goody'. Goody Environment produce un additivo che, a detta loro, trasforma i sacchetti di plastica in compost sicuro La pubblicità dei sacchetti Coop “100% degradabili” è ingannevole (1) L’arco di tempo necessario affinché le plastiche oxo-degradabili degradino prima e biodegradino poi non può essere previsto in maniera precisa. (2) Le plastiche oxodegradabili potrebbero avere delle conseguenze indesiderate sugli impianti di smaltimento e quindi sull’ambiente. I risultati ottenuti da questo studio mostrano che né I sacchetti in polietilene, né I sacchetti “100% degradabili” si disintegrano, se soggetti al compostaggio.