Palladio - I quattro Libri dell'Architettura

I QUATTRO LIBRI DELL’ARCHITETTURA DI ANDREA PALLADIO

corso di Trattatistica dell’Architettura - prof. M. Forni alunna Marivita Suma - 10330840

INDICE p.5 1. Il Trattato a. introduzione b. datazione c. tematiche d. finalità

p.18 9. Il sito a.fondazioni b. case di villa c. ponti d. templi

p.7 2. Origini

p.19 10. Le tipologie a. ordini architettonici b. case di città c. case di villa d. edifici pubblici e. templi

p.7 3. Maestri e modelli a.Vitruvio e Leon Battista Alberti b. Serlio, Vignola e Labacco c.Trissino e Cornaro d. Romani e Greci

p.23 Bibliografia p.9 4. Il disegno a. lo strumento del disegno b. proiezione ortogonale e prospettiva c. quote e dettagli d. contesto e vincoli e. veridicità del disegno f. Basilica Palladiana p.11 5. Composizione tipografica a. composizione pagina b. frontespizi c. xilografia d. linguaggio p.12 6. Costruzione a regola d’arte a. conoscenze matematico - ingegneristiche b. quali regole c. materiali d. architettura democratica e. tecnologie costruttive per le architetture pubbliche p.16 7. Natura e Dio a. paragone corpo umano e schema tripartito b. Dio p.17 8. Matematica a. rapporti fra le parti b. rapporti figurativi

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1. IL TRATTATO a. introduzione

Esistono due modi per approcciarsi all’opera trattatistica del Palladio, o studiandola come espressione d’arte o ricercandone una filologia1. La seconda modalità di studio è riduttiva rispetto alla portata che tale Trattato ha e continua ad avere nella storia dell’Architettura per la sua originalità e per il suo valore espressivo: non si rintracciano infatti solo novità dal punto di vista architettonico ma anche per quanto riguarda lo studio dell’impaginato del testo.

b. datazione

Il Trattato, intitolato I Quattro Libri dell’Architettura, venne pubblicato a Venezia nel 1570. Questo venne iniziato già una decina di anni prima -probabilmente secondo un ordine differente- ma la stesura finale fu resa in tarda età dall’architetto, quando oramai molti dei suoi progetti erano stati realizzati2. Vasari ed altri autori coevi a Palladio, citavano infatti l’esistenza di alcuni suoi scritti databili attorno al 1555-15563. Il Trattato tuttavia resta l’unico testo scritto da Palladio, e diventerà non solo il manifesto delle sue opere ma anche della sua persona. Secondo il Gualdo era prevista la stesura di almeno un altro Libro, ma la morte di Palladio prima e del suo amico devoto, il nobile Giacomo Contarini poi, non ne ha permesso la sistemazione degli appunti e quindi la stampa4.

c. tematiche

Il Trattato si compone di quattro Libri, così come recita il titolo, e ciascuno di essi si occupa di un settore differente secondo questa suddivisione: I «trattato de’ cinque ordini, e di quelli auertimenti, che sono più necessarij nel fabricare» dove descrive gli ordini architettonici, i materiali e le tecniche costruttive; II «case private», includendo le “case di città” e le “case di Villa”, riportando esempi sia di tipologie greche e romane sia fabbriche realizzate da Palladio; III «delle vie, de’ Ponti, delle Piazze, delle Basiliche, e de’ Xisti», toccando temi di ingegneria, di architettura pubblica e di urbanistica; IIII «de’ Tempij» specialmente quelli antichi che sono a Roma, ma anche altri sia fuori che in Italia, dove riporta esempi dell’antichità e di altri templi situati nella parte bassa della Francia e nella vicina Istria. Mancano invece le architetture religiose da lui realizzate a Venezia.

1 “Se (...) l’opera di Palladio avesse suscitato negli studiosi maggiore interesse come espressione d’arte che non come occasione per dissertazioni filologiche ed erudite, sarebbe forse toccato ad altri prima che a me il compito di porre l’accento sull’eccezionale originalità e valore espressivo della composizione tipografica dei “Quattro Libri””, Pane, 1967, p.121 2 Poche sono infatti le opere compiute dall’architetto dopo il 1570 e fra quelle significative che mancano nel testo del Trattato ricordiamo le Chiese veneziane ed il Teatro Olimpico di Vicenza.

3 Si ricorda che negli stessi anni Daniele Barbaro pubblicava la traduzione di Vitruvio con disegni a cura di Palladio.

L’ipotesi che il testo del Trattato sia stato redatto in parte già prima del 1570 è riportato in Burns, 2008, p. 328. Due citazioni le troviamo ai riferimenti seguenti: - Barbaro 1556, 279: “sapendo che presto verrà in luce un libro delle case private, composto dal Palladio”.

- Vasari 1987, 198 [vita di Sansovino]: “E perché tosto verrà in luce un’opera del Palladio, dove saranno stampati due Libri d’edifizii antichi et uno di quelli ha fatto egli stesso edificare, non dirò altro di lui, perché questa basterà a farlo conoscere per quello ecc[ellente] architetto ch’egli è tenuto da chiunque vede l’opere sue bellissime”.

4 Gualdo 1959, 93-104 (in particolare 94): “Avendo posto all’ordine un altro libro nel quale si contenivano molti disegni di Tempi Antichi, Archi, Sepolture, Terme, Ponti, Specole, ed altri pubblici edifici dell’Antichità Romana; e mentre era pronto per farlo stampare, essendo soprapreso dalla morte restarono tutte queste sue nobili fatiche in mano del sig. Giacomo Contarini, Nob. Veneziano suo intrincchissimo amico, come quello c’haveva c’haveva gran gusto di simili professioni avendo in Venezia un bellissimo studio ripieno di bellissime cose. Ma venendo a morte anco il detto Senatore, il tutto s’è smarrito né vi è stato rimedio poter ritrovare cosa alcuna”.

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All’inizio del Primo e del Terzo Libro troviamo una dedica, rispettivamente al Signor Conte Giacomo Angaranno e al Principe Emanuel Filiberto Duca di Savoia. È interessante notare come i primi due Libri, aventi per oggetto le case private siano dedicate a un soggetto privato, mentre i secondi due Libri che si occupano di architetture pubbliche sono dedicati a un principe, riflesso del popolo.

Nel Proemio à i lettori del Primo Libro, Palladio descrive l’impostazione sia circa la suddivisione interna sia dell’intera opera, specificando come suo desiderio non sia di descrivere a lungo le opere quanto più di mostrarne i risultati finali5. Gli argomenti trattati seguono una scansione logica, ad esempio la scelta di partire dalle case private è giustificata dal fatto che la prima necessità umana sia l’abitare, seguita poi dal “conseguir quelle cose, che lo possono render felice (se felicita alcuna si ritroua qua giu) la compagnia de gli altri huomini naturalmente desiderasse, & amasse” 6, per cui dalle case si è passati alla costruzione dei borghi e dai borghi alle città: gli edifici pubblici faranno parte di un secondo momento della storia dell’uomo. Il Trattato infine si chiude con un Libro dedicato ai Templi che sono l’espressione più perfetta dell’architettura. d. finalità

Non si conosce il reale motivo per cui Palladio scrisse il Trattato, probabilmente non si tratta di un sigillo di un itinerario culturale quanto più nacque dalla volontà di collocarsi nel grande dibattito sull’architettura inaugurato più di un secolo prima da Leon Battista Alberti. Difatti, sulla scorta di una citazione del Vasari, Palladio affermò di poter avere un posto nella “nobile storia delle arti in Italia”. Altre fonti suppongono che lo scopo del progetto fu la volontà da parte dell’Architetto di proporre modelli per l’avvenire7. Il fatto che Palladio pubblicò la sua opera in tarda età dimostra come la sua intenzione non sia stata di autopromozione ma piuttosto sia derivata dal desiderio di poter istruire le future generazioni, in modo da renderle capaci di realizzare belle architetture8.

Un’altra motivazione si può rintracciare nelle parole che lo stesso Palladio scrisse: “mi e parso cosa degna di huomo; il quale non solo a se stesso deue esser nato, ma ad vtilita ancho de gli altri; dare in luce i disegni di quegli edificij, che in tanto tempo, & con tanti miei pericoli ho raccolti, & ponere breuemente cio che in essi m’e parso piu degno di consideratione; & oltre a cio quelle regole, che nel fabricare ho osseruate, & osseruo”9. Decise quindi di scrivere a favore di un pubblico che potesse trarre giovamento dai suoi insegnamenti e da quello che lui ha imparato dai modelli del passato. Disse infatti “mi sono ingegnato di porre insieme, & insegnare facilmente con parole, e con figure, tutte quelle cose, che mi sono parse piu necessarie, & piu importanti per fabricare bene”10. Si fondono dunque gli aspetti teorici e gli aspetti pratici, unendo così le regole del buon 5 “Io dunque trattero prima delle case priuate, & verro poi a’ publici edificij: e breuemente trattero delle strade, de i ponti, delle piazze, delle prigioni, delle Basiliche, cioe luoghi del giudicio, de i Xisti, e delle Palestre, ch’erano luoghi, oue gli huomini si esercitauano; de i Tempij, de i Theatri, & de gli Anfitheatri, de gli Archi, delle Terme, de gli Acquedotti, e finalmente del modo di fortificar le Citta, & de i Porti. Et in tutti questi libri io fuggiro la lunghezza delle parole, & semplicemente daro quelle auertenze, che mi parranno piu necessarie; & mi seruiro di quei nomi, che gli artefici hoggi di communemente vsano.” Palladio, 1570, Libro I, Proemio à i lettori 6 Palladio, 1570, Proemio à Lettori 7 G. Beltramini afferma “Il sistema architettonico palladiano, trasmesso attraverso il suo trattato, è concepito per vincere il tempo” 8 “(…) ardisco di dire, d’hauer forse dato tanto di lume alle cose di Architettura in questa parte, che coloro, che dopo me uerranno; potranno con l’esempio mio, esercitando l’acutezza de i lor chiari ingegni; ridurre con molta facilita la magnificenza de gli edificij loro alla uera bellezza, e leggiadria de gli antichi.” Palladio, 1570, Libro I, Dedica al Signor Conte 9 Palladio, 1570, Libro I, Proemio à lettori 10 Palladio, 1570, Libro II, cap. XVII, conclusione ai primi due Libri

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costruire ad esempi virtuosi delle stesse11.

Il Trattato è impostato con brevi parti discorsive scritte in volgare, spesso focalizzate sugli aspetti tecnico-costruttivi, accompagnate da accurate e numerose xilografie di molti esempi di architetture realizzate da Palladio stesso e molte altre di derivazione romana o greca.

I Quattro Libri dell’Architettura sono diventati uno dei trattati che maggiormente ha influenzato la successiva storia dell’architettura, specialmente nelle regioni anglofone, grazie all’opera di traduzione del testo. Le architetture palladiane sono diventate così modello soprattutto per le architetture civili americane e inglesi.

2. ORIGINI Palladio si presenta già dalle prime battute del Trattato come da sempre impegnato e vocato alla buona architettura, nascondendo così le sue umili origini12. Solo con le ricerche archivistiche di Giangiorgio Zorzi, pubblicate per la prima volta nel 1922, si evince la vera storia di Andrea della Gondola. Figlio di un mugnaio, fu educato alle arti pratiche grazie al suggerimento del padrino di battesimo. Fu quindi lapicida prima presso la bottega del Cavazza e poi presso i Pedemuro a Vicenza. Qui imparò a disegnare e a scolpire, capendo la relazione fra il pensiero e l’atto del fare. Questa sua formazione gli permise di poter comunicare più facilmente con le maestranze. Fu chiamato Architetto per la prima volta nel 1540.

3. MAESTRI E MODELLI a. Vitruvio e Leon Battista Alberti

I Maestri cui Palladio fece riferimento per la stesura della sua opera furono principalmente Vitruvio e Leon Battista Alberti, insieme ad altri autori minori, locali e coevi. I modelli presi ad esempio per le architetture sono invece di stampo classico romano o greco, con l’unica eccezione “moderna” del Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante13 (1502). Queste architetture vengono poste affianco a quelle da Lui realizzate, creando uno stesso piano di paragone.

Palladio aveva avuto la possibilità di conoscere a fondo Vitruvio, la sua opera e la sua impostazione, occupandosi dei disegni per la pubblicazione della traduzione del De Architectura a cura di Daniele Barbaro nel 155614. Da Vitruvio riprese molti concetti cardine e prima di tutto il binomio fra l’aspetto pratico e teorico all’interno di un progetto architettonico. Questa impostazione riflette 11 Per Palladio, fabrica e discorso (“costruzione” e “discorso”: la traduzione di Barbaro della fabrica di Vitruvio et ratiocinatio), studio e disegno, scrittura e progettazione, la costruzione e la spiegazione erano collegate in un totale progetto personale e intellettuale, in cui l’architettura era strettamente associato alla natura sociale dell’uomo, e edificio domestico ha avuto il primo posto come ‘più necessaria a gli huomini’(‘il più necessario per l’umanità’) Howard Burns, 2008, p.264 12 “E perche fin dalla mia giouanezza mi son grandemente dilettato delle cose di Architettura, onde non solamente ho riuolto con faticoso studio di molt’anni i libri(…)” e ancora “(…)ritrouandomi io grandemente esercitato, & infiammato ne gli ottimi studij di questa qualita di Virtu (…)” Palladio, 1570, Libro I, Dedica al Signor Conte 13 Il cap. XVII del Libro IIII si intitola Del Tempio di Bramante, facendo intendere quasi come sia più importante l’autore dell’opera che il rapporto fra la dedicazione del Tempio e le scelte costruttive e decorative. Palladio attribuì la bravura di Bramante al grande studio che quest’ultimo fece degli edifici antichi.

14 Palladio e Daniele Barbaro furono amici, ed inoltre il secondo fu committente della Villa Barbaro a Maser. Della traduzione del testo vitruviano si trova un riferimento esplicito nel Libro III al cap. III quando Palladio parla degli aspetti dei templi riprendendo Vitruvio e suggersce la traduzione di Monsignor Reverendissimo Barbaro.

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anche le origini di Palladio, il quale prima di essere Architetto fu scalpellino e quindi dedito alla parte “pratica” mentre solo nella seconda parte della sua formazione si occupò di aspetti più “teorici”. Nella sua opera Palladio tradusse con termini simili, i tre canoni fondamentali per la buona architettura di Vitruvio: l’utile, ò commodità, la perpetuità & la bellezza15. La commodità consiste nella corretta disposizione dei locali secondo il loro uso, la perpetuità nella solidità della costruzione e la bellezza è data dalla corrispondenza fra le parti e fra le parti ed il tutto. Inoltre, sempre di derivazione vitruviana è la divisione fra architettura pubblica e privata e l’abaco iniziale delle varie tipologie di colonne e relativi ordini. Il testo vitruviano risulta fondamentale per la conoscenza delle architetture romane, per comprendere le tecnologie costruttive ed i materiali impiegati e per la definizione di quelle parti architettoniche che non erano giunte fino all’epoca palladiana16.

Il trattato di Alberti, intitolato De Re Aedificatoria (1485), a sua volta riprendeva il testo vitruviano nella scansione in 10 libri e nell’uso del latino. I testi erano molto ricchi mentre i disegni sono assenti, forse perché il pubblico a cui si rivolgeva era l’élite colta.

Dal punto di vista teorico il Trattato di Palladio non apporterà novità rispetto ai suoi due maggiori maestri, i cui insegnamenti risultano ancora validi per Palladio tanto che spesso nel testo li cita letteralmente17. Al contrario la più grande novità risulta la presenza di un ampio corredo di immagini al testo18. b. Serlio, Vignola e Labacco

Nello stesso secolo videro la nascita anche altri Trattati, che probabilmente furono oggetto di studio e confronto per Palladio. Grande importanza riveste il Trattato del Serlio, composto in 7 libri pubblicati in ordine sparso a partire dal Quarto nel 1537. Serlio utilizzò molto lo strumento del disegno riportando edifici sia antichi sia realizzati da lui sia altri contemporanei. Molti di questi disegni erano quotati ma la scrittura piccola non rendeva agevole la lettura dei numeri. Altri trattati del periodo furono quello del Vignola del 1562 sugli ordini architettonici, già codificati da Serlio, e il ‘Libro d’Antonio Labacco appartenente a l’architettura nel qual si figurano alcune notabili antiquità di Roma’ del 1559.

c. Trissino e Cornaro

Di fondamentale importanza per il fiorire della personalità di Palladio fu l’incontro con l’umanista Giangiorgio Trissino, il quale intuendo quale diamante grezzo nascondesse l’umile scalpellino, decise di dargli una nuova formazione19. Fu l’umanista ad introdurlo alla cerchia dei letterati e gli diede un soprannome, Palladio20, investendo così Andrea del ruolo di epuratore dell’architettura 15 Palladio, 1570, Libro I, cap I, Quali cose devono considerarsi e prepararsi avanti che al fabricar si peruenga : “Tre cose in ciascuna fabrica (come dice Vitruuio) deono considerarsi, senza lequali niuno edificio meriterà esser lodato; & queste sono, l’vtile, ò commodità, la perpetuità, & la bellezza: percioche non si potrebbe chiamare perfetta quell’opera, che vtile fusse, ma per poco tempo; ouero che per molto non fusse commoda; ouero c’hauendo amendue queste; niuna gratia poi in se contenesse. La commodità si haurà, quando à ciascun membro sarà dato luogo atto, (...)”.

16 Un lavoro di ricerca sull’influenza esercitata da Vitruvio sul testo palladiano è contenuta nell’articolo a cura di L. Cellauro dal titolo Palladio and Vitruvius: composition, style,and vocabulary of the Quattro Libri 17 I riferimenti maggiori sono a Vitruvio e Alberti, tuttavia non mancano citazioni anche di altri autori, ad esempio nel cap. XVI del Libro II parla della Casa di villa degli antichi, facendo riferimento a ciò che dicevano Vitruvio e Plinio. In particolare il nome di Vitruvio si ripete per ben 72 volte, mentre 23 sono gli edifici ridisegnati secondo le indicazioni vitruviane nei Libri I e III e altre 13 abitazioni nel Libro II 18 Prima di Palladio solo Francesco di Giorgio Martini aveva scritto un Trattato con illustrazioni, utilizzando però la tecnica della prospettiva e dell’assonometria cavaliera.

19 Gualdo 1959, 93-104 (in particolare 93): “Scorgendo esso Trissino il Palladio esser giovane molto spiritoso ed inclinato molto alle scienze matematiche, per coltivar questo ingegno s’indusse egli stesso ad esplicarli Vitruvio”.

20 Il soprannome Palladio deriva dal poema “L’Italia liberata dai Goti” scritto nel 1527 da Trissino, nel quale la dea Pallade, sinonimo di saggezza, permette la cacciata dei Barbari dall’Italia. Il nome di Palladio dato da Trissino porta in sè anche una missione, quella di “cacciar” via lo stile barbaro, ovvero il gotico.

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barbara al fine di promuovere e divulgare solo l’architettura classica. Fu lo stesso Trissino a permettere al Palladio di compiere il suo primo viaggio a Roma, dove ebbe l’opportunità di osservare le antichità romane. Un altro personaggio importante per la prima formazione dell’architetto fu Alvise Cornaro, il quale si occupò di architettura e scrisse un piccolo trattato sulle case private. d. Romani e Greci

Palladio utilizzò come modello per le sue architetture le opere classiche greche e romane, tuttavia non disprezzava anche alcune opere moderne, fra cui il Tempietto di Bramante e le Procuratie nuove di Sansovino così come riportato nel Proemio à Lettori del Libro Primo. Descrive infatti le buone arti che fioriscono a Venezia, paragonandole con la grandezza & magnificenza de’ Romani.

Nel Trattato, ed in particolare negli ultimi due Libri, egli riporta numerosi esempi di architetture antiche spesso ridisegnandone molte e con molti dettagli. Qualora esistevano solo le rovine delle fondamenta egli ha immaginato come sarebbero dovute essere, facendosi aiutare dalle descrizioni di Vitruvio21. I numerosi viaggi compiuti gli permisero di conoscere la buona architettura sia antica (romana) sia coeva. Nel Proemio à i lettori del Libro Primo dice piu e piu volte mi son trasferito in diuerse parti d’Italia, & fuori al fine di conoscere da vicino le architetture e di poterle ridisegnare prestando attenzione alle misure delle stesse22.

4. IL DISEGNO a. lo strumento del disegno

“che molto piu s’impara da i buoni esempi in poco tempo co’l misurarli; e co’l ueder sopra una picciola carta gli edificij intieri, e tutte le parti loro; che in lungo tempo dalle parole”23.

Il disegno rappresenta uno strumento necessario in quanto permette da un lato di conoscere gli oggetti ridisegnandoli e dall’altro di esprimersi e quindi di trasmettere e comunicare24. Per questo motivo Palladio scelse di “parlare” nel Trattato attraverso numerose xilografie. Il saper ben esprimersi attraverso il linguaggio e il disegno è fondamentale per un architetto, tanto che Palladio lo sottolinea sia nel Secondo sia nel Terzo Libro.

b. proiezione ortogonale e prospettiva

Egli preferisce l’uso del disegno geometrico in quanto capace di esprimere le proporzioni corrette fra le parti, piuttosto che un disegno con effetti pittorici sicuramente più accattivante ma meno istruttivo. Per questo motivo i disegni del Trattato si rifanno ai canoni della proiezione ortogonale poiché è un tipo di tecnica di rappresentazione più oggettiva. La prospettiva25 ad esempio non permette la misurazione delle parti e fu usata da Palladio solo nei casi in cui essa gli permetteva di riassumere le informazioni. Ad esempio nel Primo Libro la prospettiva è utilizzata per descrivere le strutture murarie, potendo quindi rappresentare i diversi paramenti che la compongono. È altresì 21 “Et benche di alcuni di loro se ne uegga picciola parte in piede sopra terra, io nondimeno da quella picciola parte, considerate ancho le fondamenta, che si sono potute uedere; sono andato conietturando quali douessero essere, quando erano intieri. Et in questo mi e stato di grandissimo aiuto Vitruuio (…)” Palladio, 1570, Libro IIII Proemio à i lettori 22 Lo stesso viene ribadito all’inizio del Libro I, nella dedica al Signor Conte Angaranno, dove sin dalle prime battute si legge “(…) ma mi son trasferito ancora spesse uolte in Roma, & in altri luoghi d’Italia, e fuori; doue con gli occhi proprij ho ueduto, & con le proprie mani misurato i fragmenti di molti edificij antichi: iquali sendo restati in piedi fino a nostri tempi con marauiglioso spettacolo di Barbara crudelta; rendono anco nelle grandissime ruine loro chiaro, & illustre testimonio della uirtu, & della grandezza Romana (…)” Palladio, 1570, Libro I, dedica al Signor Conte 23 Palladio, 1570, Libro IIII, Proemio à i lettori 24 Loi, 2013 e Burns et al.,2008, p. 300 25 La rappresentazione prospettica era già stata adottata da Raffaello e da Serlio, il quale la descrisse nel suo Secondo Libro e ne fece un largo uso nel suo Trattato.

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utilizzata in alcuni disegni di modo da specificare delle tecniche costruttive che difficilmente si possono comprendere da una descrizione. c. quote e dettagli

La fortuna del Trattato palladiano è dovuta alla replicabilità dei disegni, ovvero alla facilità di lettura delle architetture e quindi alla possibilità di riprodurle26. Le xilografie rappresentano di un edificio non solo la pianta ed il prospetto principale ma anche i dettagli costruttivi significativi. Tutti i disegni sono quotati in piedi vicentini e sono apposte delle lettere a lato degli elementi principali, facendo riferimento al testo per la descrizione delle parti. Una scala grafica in piedi vicentini è riportata nel testo affinché sia semplice la conversione delle misure. L’unica difficoltà nella lettura dei disegni si ha quando sono presentati in scale differenti nello stesso impaginato, poiché adattati di volta in volta allo spazio della pagina.

I disegni infatti sono organizzati spesso come un collage di più elementi: pianta, prospetti, sezioni e dettagli, distribuiti sul foglio in modo da riempirlo il più possibile. I disegni sono a fil di ferro, precisi e rappresentano tutte le parti significative a comprendere l’edificio; l’ombra è realizzata come un tratteggio a definire la profondità di campo.

d. contesto e vincoli

Tuttavia se da un lato Palladio ricerca l’oggettività della proiezione ortogonale e del dato numerico, dall’altro lato invece astrae il disegno decontestualizzandolo. Nel riportare graficamente le architetture, soprattutto quelle da lui realizzate, Palladio elide due fattori fondamentali da cui tutto il progetto trae la sua forza e la sua ragion d’essere: il contesto e i vincoli. Il risultato riportato è un disegno perfetto, simmetrico e proporzionato in ogni sua parte ma non reale. Le architetture sono presentate come se fossero degli stati di fatto o soluzioni immediatamente edificabili, mentre in realtà non è così. Palladio riporta la parte didattica del come costruire mentre non descrive il processo creativo, nascondendo così le problematiche di cantiere dalle quali derivano i cambiamenti del progetto. Nonostante questo, Palladio nel Secondo Libro sottolinea come nelle città possono esistere vari ‘accidenti’ a cui l’architetto deve adattarsi, solitamente rappresentati da preesistenze, che non compaiono però nei disegni riportati nel Trattato. I disegni così rappresentati sono modelli ideali a cui si può far riferimento e sono disegnati secondo le esigenze dell’impaginato, perfino non rispettando il vero orientamento dell’edificio.

e. veridicità del disegno

Non tutti i disegni sono quindi depositari della verità, anzi molti di essi sono sommari o presentano delle varianti rispetto all’edificio realizzato27. In particolare molti di essi risultano essere pieni di errori come la presenza di locali privi di aperture. Questo fatto è da computare o alla rapidità di esecuzione delle xilografie per la pubblicazione o al fatto che non tutti i disegni vennero realizzati da Palladio stesso. La modifica di altri disegni invece può essere dovuta a un voler sistematizzare la sua opera cercando di affinare i disegni giovanili secondo i principi acquisiti nel tempo. Essi infatti rappresentano edifici già costruiti e quindi i disegni sono successivi alla costruzione. Anche nel momento in cui riporta esempi dell’antico Palladio spesso si permette una libertà d’esecuzione allontanandosi dal dato reale. Numerose sono le volte in cui specifica come abbia completato il disegno di un edificio antico basandosi sulle descrizioni vitruviane e sulle rovine rimaste28.

26 Questo accadrà ad esempio nel XVIII secolo, quando il palladianesimo si diffonderà in Inghilterra e poi negli Stati Uniti d’America. Come è spiegato anche nel paragrafo successivo, i disegni di Palladio saranno utilizzati alla stregua di modelli.

27 Recentemente sono stati infatti condotti degli studi di comparazione fra gli edifici così come riportati nel Trattato ed i disegni originali conservati al RIBA di Londra.

28 Ad esempio nel Libro IIII al cap. XII Palladio si prende la licenza di disegnare dei portici all’interno del tempio di Giove.

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f. Basilica Palladiana

Un esempio che mostra la differenza fra la descrizione del Trattato e l’opera realizzata è la Basilica Palladiana o Palazzo della Ragione a Vicenza descritta al capitolo XX del Terzo Libro. Se nel Trattato essa è disegnata come un rettangolo perfetto circondata sul perimetro da una scansione modulare di serliane, nella realtà si presenta invece con una pianta trapezoidale e vicina ad altri edifici che costrinsero Palladio ad uno studio minuto delle dimensioni delle serliane. Anzi fu proprio la necessità di mascherare tali imperfezioni a far propendere l’Architetto verso la scelta della serliana, in quanto modulabile come dimensione nella parte laterale a cavallo fra le due colonne. Inoltre il disegno finale riportato nel Trattato è perfetto nella proporzione fra le parti, come visibile anche dalle quote presenti.

5. COMPOSIZIONE TIPOGRAFICA a. composizione pagina

Il Trattato possiede una novità nella composizione tipografica, studiata accuratamente a causa delle ristrettezze economiche. Palladio cercò di riassumere i disegni presentandoli in scale diverse o semplificandone le forme, oppure perfino sovrapponendoli nelle parti non necessarie. Ad esempio nel Secondo Libro rispettivamente al cap. XV e al cap. XIIII, per la Villa Valmarana a Lisier, la statua collocata all’apice del frontone coincide in parte con lo spazio occupato dalle scale in pianta mentre la villa dei fratelli Pisani presenta il prospetto dentro la pianta.

La composizione della pagina è studiata attentamente poiché i disegni devono essere preparati in anticipo sulla base dello schema di impaginazione. Il testo segue uno schema preciso, è giustificato rispetto al foglio e le prime parole sono sempre in maiuscolo, in alto al centro è riportato il numero del capitolo e il titolo del paragrafo, mentre il numero di pagina è in alto a destra. Il disegno segue il testo o occupa delle pagine a se stanti ed è centrato rispetto alla pagina, dalle dimensioni pari a 270x175 mm circa. A differenza di Serlio che usava anche la pagina doppia per le rappresentazioni più grandi, Palladio preferisce piuttosto dividere in due parti il disegno così che la rilegatura non nasconda parte del disegno. Tutti i disegni sono impostati secondo un impaginato verticale equilibrato e rigoroso, che viene modificato solo in corrispondenza dei frontespizi all’inizio di ogni Libro.

b. frontespizi

Questi ultimi seguono una logica differente più improntata al richiamo pubblicitario. Il disegno riporta il prospetto di un tempio con quattro colonne corinzie poggianti su un alto basamento con un bassorilievo. Le colonne sono accoppiate fra loro e il frontone dall’andamento curvilineo che dovrebbe collegarle si presenta spezzato per far posto al centro alla figura della Regina Virtus. Essa è rappresentata come una donna con corona nell’atto di scrivere, è seduta al centro della pagina, nella parte centrale della composizione. Ai suoi piedi si trova una scritta con il titolo del Trattato, il nome dell’architetto e la descrizione di volta in volta, del titolo del singolo Libro. Sui due frontoni si collocano due angeli che suonano le trombe e altre figure compaiono sul medesimo basamento delle colonne. Al centro, nella parte bassa, ci sono le note editoriali, quindi il luogo della stampa, il nome dello stampatore Domenico dè Franceschi e l’anno.

c. xilografia

Il mezzo utilizzato per riportare i disegni su carta fu la xilografia, ovvero l’incisione con bulino su di una tavoletta di legno duro, detta matrice, delle parti non costituenti il disegno. La tavoletta veniva inchiostrata e si procedeva alla stampa mediante il torchio. Essendo la matrice di legno e riportando il disegno a rilievo, risultava facile ed economico combinare testo e disegni insieme, tuttavia era necessario un progetto grafico iniziale. La xilografia è una tecnica veloce ed economica che non 11

permette la definizione di molti dettagli o dell’effetto chiaroscuro che invece si può ottenere scavando col bulino una superficie di rame. Tuttavia il vantaggio del legno è che il fondo del disegno resta bianco uniformando la parte grafica al testo. L’utilizzo di questa tecnica crea maggiormente un gioco fra i colori bianco e nero che molto rispecchiano il gioco del pieno/vuoto, tema spesso usato nell’architettura palladiana. I disegni che si ottengono sono semplici, definiti da linee di spessore quasi omogeneo e un’ombreggiatura resa da un tratteggio diagonale che aiuta a comprendere la profondità dei piani. d. linguaggio

Il testo del Trattato è scritto in volgare corrente e non in latino, con un linguaggio semplice e stringato29. Questa scelta garantisce la possibilità della diffusione dell’opera, riuscendo ad essere compresa da un pubblico più vasto. La parte scritta è usata per introdurre i temi generali all’inizio di ogni Libro e come didascalia alle xilografie. Il tempo della descrizione è il presente ed il futuro, mostrando una contemporaneità dell’opera proposta. Di ciascuna fabbrica descritta nei capitoli centrali di ogni Libro, riporta alcuni dati come la localizzazione, il committente e le note principali sulla composizione o dettagli che reputa interessanti. È interessante come di ciascun elemento o parte di un edificio Palladio spieghi prima di tutto la funzione e a partire da questo ne decida quale sia la collocazione migliore nella fabbrica e quindi descrive quali caratteristiche dimensionali e di materiali deve avere per rispondere al meglio all’uso30.

Le descrizioni non sono mai fini a se stesse ma sempre tese a spiegare i disegni che seguono, difatti la presenza di piccole lettere maiuscole riportate sia nel testo sia nel disegno garantisce una facilità di comprensione della parte grafica. Per alcune costruzioni Palladio riporta i passaggi a farsi per rappresentarle mediante il disegno31.

6. L’UTILE o LA COSTRUZIONE A REGOLA D’ARTE32 Palladio scrisse il Trattato così che “onde cosi a poco a poco s’impari a lasciar da parte gli strani abusi, le barbare inuentioni, & le superflue spese, &, (quello che piu importa) a schifare le varie, e continoue rouine, che in molte fabriche si sono vedute”33. Palladio vuole dare i più necessarij auuertimenti, come già avevano fatto Vitruvio e Alberti, riguardo le cose da considerare sia nel disegno sia nel modello, ovvero nella fase di cantiere. Specifica di dover considerare le spese, la provvigione dei materiali e le capacità dell’edificatore, ovvero delle maestranze.

Egli disprezzava l’architettura gotica (le barbare inuentioni) perché volendo dimostrare una capacità costruttiva elevata, si esprimeva in edifici che sembravano sul punto di collassare. Il modello per Palladio era rappresentato dall’architettura romana fatta di murature e archi. Gli elementi de29 Palladio 1570, Libro I, Proemio à i lettori: “Et in tutti questi libri io fuggirò la lunghezza delle parole, & semplicemente darò quelle avertenze, che mi parrano piùnecessarie”.

30 Come verrà specificato successivamente questo modo di fare lo si trova in tutte le descrizioni degli edifici e per esempio per quanto riguarda le case private lo si ritrova per le coperture, le aperture, per la descrizione delle logge, delle scale, ecc.

31 Ad esempio nel cap. XXVI del Libro I Palladio descrive così “L’intauolato si segna in questo modo: si tira una linea diritta: la qual uada a finire ne i termini di quello sotto l’orlo, e sopra la seconda fascia: e si diuide per mezo, e si fa che ciascuna di quelle meta sia la basa di un triangolo di due lati uguali, e nell’angolo opposto alla basa si mette il piede immobile del compasso, e si tirano le linee curue, le quali fanno detto intauolato.”

32 Un buono studio sugli aspetti costruttivi dell’opera palladiana è stato condotto da Giancarlo Turrini e riportato nell’articolo di Turrini,1990 33 Palladio, 1570, Libro I, Proemio à i Lettori

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vono mostrare quello per cui sono stati progettati per questo Palladio rifiuta gli architravi spezzati nel centro, perché contraria alla ragion naturale34 così come sono contrarie le strutture fragili35. a. conoscenze matematico - ingegneristiche

Si deve considerare che nel XVI sec non si avevano le conoscenze di tipo matematico-ingegneristico necessarie per studiare la risposta strutturale di un edificio, la formazione a cui ci si rifaceva era di tipo empirico a cui corrispondevano indicazioni che facevano o meno rientrare l’edificio in una costruzione eretta “a regola d’arte”. Anche nel testo palladiano non si trovano dei riferimenti di calcolo ma piuttosto suggerimenti sottesi tra le righe, non dando precisazioni dimensionali in modo univoco ma sempre in rapporto con altro. Ad esempio le travi devono essere disposte in modo da lasciare un modulo e mezzo fra l’una e l’altra, le palificazioni devono essere profonde e larghe in un dato rapporto rispetto al muro che devono sostenere, così come le pietre usate per creare porte e finestre devono avere una lunghezza in proporzione alla dimensione del foro36.

b. quali regole

Una buona costruzione si mantiene nel tempo e per questo Palladio osserva molto gli edifici “vecchi”, dai quali cerca di apprendere le cause del loro deterioramento, in modo da trarne delle regole empiriche da applicare alle nuove costruzioni.

Il primo capitolo del Primo Libro si intitola Quali cose devono considerarsi e prepararsi avanti che al fabricarsi pervenga e descrive i principi da seguire nella costruzione e dà piccoli suggerimenti circa l’attenzione alla qualità dei materiali e la dimensione che essi devono avere in rapporto alla funzione. Tra le regole del buon costruire compaiono anche le semplici nozioni di simmetria e proporzione fra le parti necessarie. Questo criterio di simmetria non è solo di tipo estetico ma soprattutto è di tipo statico, difatti una distribuzione simmetrica dei pesi garantisce il fatto che i muri sentano il carico del coperto ugualmente37 e ciò si riscontra quando nei prospetti si pongono le porte e finestre allineate fra loro. Gli espedienti costruttivi riportati nel Trattato sono necessari alla buona costruzione e ad evitare la formazione di lesioni, ad esempio il mettere a piombo i muri38, usare corsi di materiale lapideo per legare le murature così che non si aprano39, e legare queste ultime alle coperture40. La costruzione deve terminare con una fascia che sarà di coronamento che avrà anche una funzione strutturale nel legare tutta la muratura41. Particolare attenzione si deve prestare alla costruzione degli angoli, perché essi insieme alla fascia di coronamento servono da unione della fabbrica e per questo le finestre dovranno essere lontane dagli angoli di modo da non 34 Palladio, 1570, Libro I, cap. XX “De gli abusi” 35 Burns, 2008, p.260 36 Palladio, 1570, Libro I, cap. VIII “Delle fondamenta”- cap. XI “Delle mininutioni de muri, et delle parti loro” - cap.

XXII “De’ pavimenti e de’ soffittati” 37 Palladio, 1570, Libro I, cap. XXI “Delle loggie, dell’entrate, delle sale e delle stanze: & della forma loro” 38 “Il mezo dei muri di sopra deue cascare à piombo al mezo di quelli di sotto: onde tutto il muro pigli forma piramidale.” Palladio, 1570, Libro I, cap. XI 39 “(...) dalle quali si comprende che ne i muri di qualunque sorte si siano, debbono farsi alcuni corsi, i quali siano come nerui, che tengano insieme legate le altre parti” Palladio, 1570, Libro I, cap. IX 40 “(...) il quale abbracciando ciascuna parte della fabrica, e premendo col peso suo vgualmente sopra i muri; è come vn legame di tutta l’opera, & oltra il difendere gli habitanti dalle pioggie, dalle neui, da gli ardenti Soli, e dall’humidità della Notte; fa non picciolo giouamento alla fabrica, scacciando lontano da i muri l’acque, che piouono: le quali benche’ paiano poco nuocere; nondimeno in processo di tempo sono cagione di grandissimi danni.” in Palladio, 1570, Libro I, ccap. XXIX 41 “Il relascio, che sara di fuori si coprira con vn procinto, o fascia, e cornice, che circondi tutto l’edificio: il che fara adornamento, e sara come legame di tutta la fabrica. Gli angoli, perche partecipano di due lati, e sono per tenerli diritti, e congiunti insieme deono essere fermissimi, e con lunghe, e dure pietre come braccia tenuti.” Palladio, 1570, cap. XI

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indebolirli42.

Nei disegni delle architetture Palladio non disprezza il dettaglio per i particolari costruttivi: nelle sezioni spesso riporta con esattezza il disegno della capriata e della struttura del tetto. Anche nel testo specifica se ci sono particolari costruttivi interessanti, come nel Quarto Libro al cap. XIX riporta il modo utilizzato per la costruzione dei muri affinché l’umidità non li rovini o al cap. XX specifica come per la villa detta la Rotonda, è costruito il muro con alcuni vuoti e la funzione che hanno sia in caso di terremoti, sia come alleggerimento della fabbrica e sia come contenimento della spesa dei materiali da costruzione43.

I capitoli iniziali di ciascun Libro partono dalla descrizione delle fondamenta - che devono essere buone, & sofficienti poiché se mal fatte incidono sulla rovina di tutto l’edificio - e dalle caratteristiche del terreno su cui fabbricare44. Palladio rispetto a questo punto, suggerisce che le fondamenta siano profonde almeno la sesta parte dell’altezza dell’edificio, e se il terreno non è buono di palificarlo con pali di rovere le cui punte possano incidere nel terreno buono ed, in caso di terreno paludoso, ne specifica le dimensioni in rapporto alle dimensioni dell’edificio. La palificazione dipende dalle caratteristiche del terreno, deve essere costante in modo che non vi siano cedimenti fondali differenziali45. È sconsigliato fabbricare sopra le rovine se non si conosce la capacità portante delle stesse. Le fondamenta devono essere realizzate a scarpa andando a diminuire verso l’alto e in modo da cadere a piombo fra di loro così come per i muri dei piani successivi46. c. materiali

Sin dai primi capitoli del Primo Libro del Trattato egli discorre circa i materiali che si possono usare in architettura: legnami, pietra, arena, calce e metalli. A ciascun materiale viene dedicato un capitolo (da cap. II a cap. VI) nel quale viene brevemente descritto il materiale stesso, i metodi di estrazione, di lavorazione e se ci sono modi per individuarne la buona qualità47. Nel capitolo X del Primo Libro, parlando della maniera di costruire degli antichi, Palladio descrive anche la modalità di lavorazione della pietra, sia al fine della creazione di pezzi per la costruzione, sia come finitura estetica rustica o polita.

Successivamente si sofferma sulle varie parti che compongono un edificio come a definire un abaco 42 “Gli angoli, perche partecipano di due lati, e sono per tenerli diritti, e congiunti insieme deono essere fermissimi, e con lunghe, e dure pietre come braccia tenuti. Però si deono le fenestre, & l’apriture allontanare da quelli più che si può, ò almeno lassar tanto di spazio dall’apritura all’angolo, quanto è la larghezza di quella.” Palladio, 1570, Libro I, cap. XI 43 “Per la grossezza del muro, che circonda il Tempio ui sono alcuni uacui fatti accioche i terremoti meno nuocano a questa fabrica, e per risparmiare della spesa, & della materia.” Palladio, 1570, Libro IIII, cap. XX 44 “Però tra tutti gli errori, ne’ quali fabricando si può incorrere; sono dannosissimi quelli, che nelle fondamenta si commettono: perche apportano seco la rouina di tutta l’opera, nè si ponno senza grandissima difficultà emendare: onde l’Architetto deue ponerui ogni sua diligenza; percioche in alcun luogo si hanno fondamenta dalla Natura, e altroue è bisogno vsarui l’arte.” Palladio, 1570, Libro I, cap. VII “Della qualità del terreno, ove s’hanno da poner le fondamenta” 45 “Il piano della fossa deue essere vguale: accioche il peso prema vgualmente, e non venendo à calare in vna parte più che nell’altra, i muri si aprano.” Palladio, 1570, Libro I, cap. VIII “Delle fondamenta” 46 Tali regole sono principalmente esposte nel Libro Primo e Terzo, quando tratta della costruzione dei Ponti. In particolare ci si riferisce a: Palladio, 1570, Libro III, cap. IIII “Di quello, che nel fabricar i ponti si deue osseruare, e del sito che si deue eleggere” 47 Un esempio di suggerimento per comprendere la qualità dell’arena è riportata al passo che recita: “Sarà ogni sabbia nella sua specie ottima, se con mani premuta, e maneggiata striderà: e che posta sopra candida veste non la macchierà, nè vi lascierà terra. Cattiua sarà quella, che nell’acqua mescolata la farà torbida, e fangosa, (...)” Palladio, 1570, Libro I, cap. IIII “Dell’arena”

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delle soluzioni. Illustra le varie tipologie di muratura e come si costruiscono48. In questo caso si aiuta nella rappresentazione anche mediante la prospettiva, che gli permette di mostrare la disposizione nelle tre dimensioni e per strati dell’opera muraria. Riporta anche disegni che mostrano come costruire, ad esempio i muri realizzati con casseforme di legno. Si sofferma poi sui solai lignei e le volte in muratura, specificando le proporzioni che le diverse parti devono avere fra di loro. d. architettura democratica

Oltre agli aspetti costruttivi, legati al concetto di firmitas vitruviana, troviamo anche degli accenni a questioni legate al concetto di venustas. L’architettura palladiana è stata definita di stampo democratico poiché accessibile anche al popolo e non solo a chi era appartenente alla classe nobile.

Questo accade perché secondo l’architetto era possibile raggiungere la bellezza anche costruendo in mattoni i muri e le colonne, rivestendoli poi con una buona intonicatura, o vogliam dire smaltatura di fuori. Nella costruzione egli infatti usa materiali semplici come i mattoni poi rivestiti in intonaco spesso a simulare il marmo. Fu Palladio a scrivere le fabbriche si stimano di più per la forma che per la materia e questo si riflette nella scelta dell’apparato decorativo come anche nelle bucature, dove spesso scompaiono le cornici e vengono lasciati semplicemente i fori, come ad esempio in Villa Godi. L’apparato decorativo riveste tuttavia una grande importanza per Palladio: per le architetture di maggiore pregio non mancano capitelli, cornici, medaglioni, riportati poi in accurati disegni di dettaglio.

e. tecnologie costruttive per le architetture pubbliche

Nel libro Terzo affronta le medesime tematiche ma declinate rispetto alle architetture pubbliche.

Distingue le caratteristiche che devono avere le vie fuori e dentro le città e pone cura nel descrivere come devono essere realizzate, i materiali e le attenzioni nella progettazione, come lo scolo delle acque affinché le strade non restino allagate con le piogge. Lo stesso accade per i ponti che vengono descritti sia nel loro aspetto compositivo, riportandone alcuni esistenti o storici ed altri di sua invenzione, sia i criteri costruttivi e i materiali impiegati.

I ponti possono essere in legno o in pietra e presentano difficoltà costruttive diverse soprattutto nella definizione di archi e di archi ribassati. I ponti di pietra nascono con la necessità di rendere immortale l’opera che prima in legno era peritura e soggetta a rifacimento annuale. Interessante è la descrizione del Ponte sul Cismone49 con una luce pari a 35 m risolta con l’introduzione di una reticolare. Palladio comprende come una maglia triangolare non subisca deformazioni e la applica per superare il fiume con una campata unica. Questa soluzione innovativa e unica per l’epoca, è studiata in quanto a causa del corso del fiume particolarmente veloce le cui correnti trascinavano via i pali infissi nel letto del fiume, si era costretti a rifare il ponte ogni anno. Palladio si prodiga nel definire quest’opera perché il ponte appartiene al Conte Giacomo Angaranno a cui aveva dedicato i primi due libri. Il principio su cui si fonda il progetto di questo ponte è la triade di concetti su cui si basa tutta l’architettura vitruviana: i Ponti cosi fatti uengono a esser forti, belli, e commodi: forti perche tutte le loro parti scambieuolmente si sostentano: belli perché la tessitura de’ legnami e gratiosa; & commodi, perché sono piani, e sotto una istessa linea co’l rimanente della strada50.

Palladio descrive tecnicamente come deve essere realizzato il ponte, come devono essere sistemati i pezzi e infine ne disegna la pianta ed il prospetto, nominando gli elementi così da poterli ricondurre alla descrizione.

48 In particolare per spiegare le diverse tipologie di murature che Palladio si affida alla prospettiva, per descrivere al meglio la composizione stratigrafica mostrando la disposizione degli elementi nelle tre dimensioni e per strati dell’opera muraria.

49 Palladio, 1570, Libro III, cap. VII “Del ponte del Cismone” 50 Palladio, 1570, Libro III, cap. VII “Del ponte del Cismone”

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Nel capitolo successivo analizza altri modi per fare i ponti in legno senza che ci sia la necessità di palificare nell’alveo del fiume. Disegna così alvei più larghi e reticolari più complesse, di cui l’ultima curva. Tra le varie tecniche da adoperare circa le fondazioni, egli descrive il cassone autoaffondante proposto per il ponte di Pria a Belluno nel 1579, tecnica ancora oggi utilizzata ma con materiali differenti.

7. NATURA E DIO Se la firmitas si traduce nelle regole del buon costruire che garantiscono la perpetuità delle opere, la commodità si traduce negli schemi compositivi che riprendono l’ordine immanente della Natura come progetto di Dio. La Natura è la bella macchina del Mondo ricca di meravigliosi ornamenti ed è termine di paragone per la costruzione delle architetture palladiane. Fare le cose secondo Natura, per Palladio significava costruire secondo le regole che essa pone51, evitando in questo modo di ripetere le barbarie fatte nel passato52. Palladio inoltre fu cristiano e credente, e nel Trattato non dimentica di ringraziare Dio per avergli dato la possibilità di portare a termine il suo lavoro53. a. paragone corpo umano e schema tripartito

Il paragone con la Natura serve, oltre che come definizione della struttura, anche come metro compositivo. Palladio assimila l’edificio ad un corpo umano, composto di parti, le principali a vista e le meno nobili nascoste54. Le stanze saranno quindi disposte secondo l’importanza della funzione e della bellezza dei luoghi, così da mascherare le funzioni meno nobili ed è la Natura che diventa esempio della disposizione razionale nello spazio degli ambienti. La disposizione degli spazi secondo la loro rilevanza determina uno schema tripartito di suddivisione usato sia in pianta sia in alzato, dove al centro trovano luogo le stanze principali e lateralmente le altre di servizio. Tutto è governato da una perfetta simmetria, solitamente monoassiale ad eccezione della Villa detta la Rotonda dove abbiamo due assi di simmetria fra loro perpendicolari. Tale schema è riscontrabile anche nelle architetture romane e di Giuliano da Sangallo.

La distribuzione razionale degli ambienti prevede l’attenzione ai diversi usi degli spazi ma anche ad altri aspetti di ordine ambientale, come la direzione del sole, dei venti prevalenti e degli odori che possono giungere, soprattutto nelle case di campagna55.

51 “partendosi da quello, che la Natura delle cose ci insegna, & da quella semplicita (…)” Palladio, 1570, Libro I, cap XX “De gli abusi” 52 G. Barbieri, 1983 53 “io non posso se non sommamente ringratiare Iddio (come in tutte le nostre attioni si deue fare) che m’habbia prestato tanto del suo fauore, ch’io habbia potuto praticare molte di quelle cose, le quali con mie grandissime fatiche per li lunghi uiaggi c’ho fatto, e con molto mio studio ho apprese.” Palladio, 1570, Libro II, cap III “De i disegni delle case della città” e “E con questa inuentione sia à laude di DIO posto fine à questi due libri, (...)” Palladio, 1570, Libro II, cap.XVII “Di alcune inventioni secondo diversi siti” 54 “Percioche si come nel corpo humano sono alcune parti nobili, e belle, & alcune più tosto ignobili, e brutte, che altramente, e ueggiamo nondimeno che quelle hanno di queste grandissimo bisogno, ne senza loro potrebbono stare; cosi ancho nelle fabriche deono essere alcune parti riguardeuoli, & honorate, & alcune meno eleganti: senza lequali però le sudette non potrebbono restar libere, & cosi perderebbono in parte della loro dignità, & bellezza. Ma si come Iddio Benedetto ha ordinato questi membri nostri, che i più belli siano in luoghi più esposti ad esser ueduti, & i meno honesti in luoghi nascosti; cosi ancor noi nel fabricare; collocheremo le parti principali, e riguardeuoli in luoghi scoperti, e le men belle in luoghi più ascosi a gli occhi nostri che sia possibile: perche in quelle si riporranno tutte le brutezze della casa, e tutte quelle cose, che potessero dare impaccio, & in parte render brutte le parti piu belle.”

Palladio, 1570, Libro II, cap II “Del compartimento delle stanze, & d’altri luoghi” 55 Palladio, 1570, Libro II, cap XIII “Del compartimento delle case di villa” e “Le case de’ mercanti haueranno i luoghi, oue si ripongano le mercantie, riuolti à Settentrione, & in maniera disposti, che i padroni non habbiano a temere de

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b. Dio

La commodità e la perfezione ricercata nella costruzione delle case private e nelle altre architetture esposte nei primi tre Libri, secondo Palladio, dovranno essere maggiormente ricercate nella costruzione dei Templi56. Questi sono i luoghi sacri dove viene lodato il Fattore di tutte le cose, e devono esprimere la dignità e la grandezza di colui che è la somma perfettione.

8. MATEMATICA Tutti i disegni palladiani sono realizzati con un’armonia di natura matematica sottesa data dalla proporzioni fra le parti e le parti ed il tutto57. Grazie al fatto che tutti i disegni riportano a lato la misura in piedi vicentini è stato possibile verificare tali proporzioni e uno degli studi più importante è stato condotto da Wittkover58, storico che individua due tipi di proporzionalità, una geometrica e una armonica59. Il seguire queste regole garantisce non solo un buon risultato dal punto di vista della solidità ma anche della bellezza. a. rapporti fra le parti

Il termine “proporzione” è uno dei più ricorrenti all’interno del testo palladiano insieme alla dicitura che “le parti devono essere in rapporto fra loro e in rapporto fra la parte ed il tutto”. Questa regola vale per ogni singolo elemento ma anche quando gli elementi sono assemblati fra loro. Ad esempio nelle piante si nota come le dimensioni delle stanze siano in rapporto fra loro fra esse e le dimensioni delle stanze attigue. Inoltre Palladio è uno dei primi a cercare un rapporto non solo fra due numeri, per cui rispetto a due dimensioni, ma lavora con le terne, ragionando quindi sulla proporzione di un volume60.

Soprattutto nel Primo Libro, dove vengono descritti singolarmente gli ordini e gli elementi che compongono una fabbrica, Palladio dettaglia minuziosamente le parti di cui ciascun elemento è composto, specificando il rapporto che intercorre fra esse. I disegni sono quotati sia con quote lineari sia totali mettendo in luce la relazione fra le parti. La stessa precisione viene riportata nella descrizione dell’apparato decorativo dei capitelli.

b. rapporti figurativi

La questione della proporzione non è legata solamente ad un puro fattore estetico ma esprime anche una qualità simbolica: la dimensione dell’abitazione e dei suoi elementi deve essere scelta i ladri.” e “Si deuerà dunque (come ho detto) per quanto si possa, hauer riguardo, & a quelli, che uogliono fabricare, e non tanto à quello, che essi possano, quanto di che qualità fabrica loro stia bene: e poi che si hauerà eletto; si disporranno in modo le parti, che si conuengano al tutto, e fra se stesse.” Palladio, 1570, Libro II, cap I “Del decoro, ò convenienza, che si deve osseruar nelle fabbriche private” 56 “Se in fabrica alcuna è da esser posta opera, & industria, accioche ella con bella misura, e proportione sia compartita, ciò senza alcun dubbio si deue fare ne i Tempij, ne’ quali esso Fattore, e Datore di tutte le cose DIO O.M. deue essere da noi adorato, & in quel modo, che le forze nostre patiscono, lodato, & ringratiato di tanti à noi continuamente fatti beneficij. Per ilche se gli huomini nel fabricarsi le proprie habitationi usano grandissima cura per ritrouare eccellenti, e periti Architetti, & sofficienti artefici, sono certamente obligati ad usarla molto maggiore nell’edificar le Chiese; Et se in quelle alla commodità principalmente attendono: in queste alla dignità, & grandezza di chi hà da esserui inuocato, & adorato deuono riguardare; ilquale essendo il sommo bene, e la somma perfettione; è molto conueneuole, che tutte le cose à lui dedicate in quella perfettione siano ridotte che per noi si possa maggiore.”

Palladio, 1570, Libro IIII, Proemio a i Lettori 57 La questione delle proporzioni era da tempo portata nei circoli intellettuali e nel 1573 Silvio Belli, matematico, pubblicò “Della proportione e proportionalità”.

58 Wittkower, 1994 59 La proporzionalità geometrica ad esempio è 9:6=6:4, mentre la proporzionalità armonica di origine musicale è del tipo (6-4):6=(4-3):3 60 Palladio, 1570, Libro I, cap. XXIII “Dell’altezza delle stanze”, in questo capitolo Palladio descrive mediante testo ed esempi numerici e illustra con il disegno come si devono cercare i rapporti fra le tre dimensioni della stanza.

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in relazione all’importanza rivestita dal padrone di casa. Palladio ha avuto il compito di definire un nuovo tipo di architettura per i gentiluomini del suo tempo, che si occupavano di gestire i propri affari ma che dovevano anche mostrare una certa statura di qualità. Nel Secondo Libro, Palladio individua le caratteristiche necessarie da rispettare a seconda della professione svolta dal Gentiluomo padrone della casa61 mentre è nel Primo Libro che descrive le proporzioni che le varie parti hanno, anche in rapporto alla statura del padrone.

9. IL SITO a. fondazioni

Ogni Libro si occupa di un tema specifico e differente, ma ciascuno di essi riporta sempre nei capitoli iniziali la descrizione del luogo dove eleggere la costruzione. Il Primo Libro dedica un capitolo alle avvertenze da avere prima di iniziare una costruzione e sin da subito, oltre alle tre parole chiave riprese da Vitruvio, individua la necessità di avere delle buone fondamenta e, come proseguirà al capitolo VII, come esse debbano poggiare su di un buon terreno. Esse hanno infatti lo scopo di sostenere tutto l’edificio e quindi devono poggiare su di un terreno solido62.

b. case di villa

Tuttavia è solo nel Secondo Libro al capitolo XII che Palladio descriverà le caratteristiche che deve avere il Sito ad eleggersi per le fabbriche, in particolare per le ville di cui tratterà a partire dal capitolo successivo. Questa attenzione deriva dalla lettura dell’Alberti e di altri scrittori medici, oltre che dalle descrizioni di Vitruvio e di Plinio il Giovane.

Dapprima descriverà l’utilità delle case in campagna, le quali sono costruite per poter gestire i beni e le proprietà, per la ricerca di salute e ristoro dagli affanni delle città, per il negozio famigliare e privato. La villa di campagna è di solito utilizzata in estate per cui particolare attenzione si deve porre al clima. Tutti questi fattori, di funzioni e di stagionalità nell’uso, diventano gli ingredienti della ricerca del luogo migliore, che deve essere facile da raggiungere, dove i venti spirano e non si accumulano cattivi odori, possibilmente vicino ad un corso d’acqua. Questo permette di raggiungere l’abitazione anche con la barca e Palladio si sofferma a specificare, riprendendo anche gli insegnamenti di Vitruvio, di come individuare la bontà delle acque: devono essere vive e non stagnanti, limpide, chiare, con un buon sapore e se vi si immerge un panno bianco, esse non lo devono sporcare. L’orientamento deve tener conto dell’uso dei locali e della loro illuminazione, per cui le stanze usate d’inverno saranno esposte a sud o ovest e le stanze usate d’estate a nord.

Non solo in questo capitolo ma anche in altre parti del Trattato Palladio presterà attenzione ai fattori naturali come la luce ed il vento affinché la costruzione possa essere comoda ed efficiente.

61 “Però douerà l’Architetto sopra’l tutto auertire, che (come dice Vitruuio nel primo, e sesto libro) a’ Gentil’huomini grandi, e massimamente di Republica si richiederanno case con loggie, e sale spatiose, & ornate: acciò che in tai luoghi si possano trattenere con piacere quelli, che aspetteranno il padrone per salutarlo, ò pregarlo di qualche aiuto, e fauore: Et a’ Gentil’huomini minori si conuerrano ancho fabriche minori, di minore spesa, e di manco adornamenti.” Palladio, 1570, Libro II, cap I “Del decoro, ò convenienza, che si deve osseruar nelle fabbriche private” e “Questi nelle parte di sotto si chiamano volgarmente Entrate, & in quella di sopra Sale. Sono come luoghi publici, e l’entrate seruono per luogo, oue stiano quelli, che aspettano, che’l padrone esca di casa per salutarlo, & per negotiar seco: e sono la prima parte (oltra le loggie) che si offerisce à chi entra nella casa. Le Sale seruono à feste, à conuiti, ad apparati per recitar comedie, nozze, e simili sollazzi: e però deono questi luoghi esser molto maggiori de gli altri, & hauer quella forma, che capacissima sia” Palladio, 1570, Libro I, cap XXI “Delle loggie, dell’entrate, delle sale, e delle stanze: & della forma loro” e “Percioche à far le porte principali si deue l’Architetto accommodare alla grandezza della fabrica, alla qualità del padrone, & alle cose, che per quelle deono essere condotte, e portate.” Palladio, 1570, Libro I, cap XXV “Delle misure delle porte, e delle finestre” 62 Vedere il paragrafo 6. L’UTILE o LA COSTRUZIONE A REGOLA D’ARTE, p. 14

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c. ponti

Nel Libro Terzo dedicato alle costruzioni pubbliche, trova luogo al capitolo IIII una descrizione degli avertimenti e dei luoghi da destinare alla costruzione dei ponti. Il sito sarà scelto anche in base alla comodità di accesso, poiché essendo un’opera pubblica possa essere utilizzato dalla maggior parte dei cittadini. Altri due criteri per la scelta del luogo sono la possibilità di una costruzione con una spesa ragionevole e la durata della costruzione. Quindi verrà scelto un punto dove il fiume scorra più lentamente o abbia una profondità ragionevole, ed il terreno sia compatto e privo di ghiaia e sabbia che con i moti dell’acqua non darebbero stabilità alle fondazioni. Le vie nelle città devono essere costruite anche rispetto alle condizioni climatiche del luogo così che il rapporto strada/caseggiati crei o meno l’ombra necessaria, o piuttosto permetta o meno il passaggio dei venti.

d. templi

Il medesimo tema nel Quarto Libro dedicato ai templi, trova luogo al capitolo primo. Dapprima descrive i luoghi scelti dagli antichi per la realizzazione dei templi, scelta che si ricollegava alle caratteristiche del dio a cui era intitolato l’edificio. Palladio invece, occupandosi di Chiese cristiane, seppur continua a chiamarli templi, definisce quale deve essere il luogo in relazione alla grandezza di Dio63. Il tempio dovrà essere sempre posto in cima ad una collina o qualora non ci fosse alcuna altura, su di una gradinata, affinché lo si possa ascendere per gradi ed in modo da risultare visibile ai passanti così che possano fare il saluto davanti al tempio.

10. LE TIPOLOGIE Se nel Libro Primo Palladio descrive gli elementi architettonici, dal Secondo Libro mostra come si possono comporre gli elementi fra loro a formare delle architetture64. Si definisce così un vocabolario semplice da cui poter attingere esempi pratici da usare negli edifici. a. ordini architettonici

Nel Primo Libro, a partire dal XII capitolo, Palladio descrive i cinque ordini dell’Architettura, dapprima tratteggiandone la caratteristiche principali come l’intercolumnio e l’entasi (cap. XIII) e poi descrivendoli singolarmente e accompagnando la descrizione da disegni delle singole colonne, dettagli delle diverse parti e inserite in contesto come in arcate (dal cap. XIIII al cap. XVIII ) ed infine un capitolo dedicato ai piedistili (cap. XIX).

Il Primo Libro si conclude con una serie di capitoli incentrati sulle parti della casa65 specificando gli elementi che la compongono, quale sia il loro uso e quindi quali dimensioni e quale collocazione devono avere per rispondere al meglio all’uso previsto. Palladio descrive poi le parti delle stanze per cui i soffitti ed i pavimenti, individuando i rapporti che devono intercorrere fra le misure della stanza, dei solai ne descrive le varie tipologie illustrandole (cap. XXIIII). Altri elementi analizzati 63 “Ma noi, che siamo per la gratia special di Dio da quelle tenebre liberati, hauendo lasciata la lor uana, e falsa superstitione; eleggeremo quei siti per i Tempij, che saranno nella più nobile, & più celebre parte della Città, lontani da’ luoghi dishonesti, e sopra belle, & ornate piazze, nelle quali molte strade mettano capo; onde ogni parte del Tempio possa esser ueduta con sua dignità, & arrechi diuotione, & merauiglia à chiunque lo ueda e rimiri.” Palladio, 1570, Libro IIII, cap. I “Del sito che si deve eleggere per edificarvi i templii” 64 “Sara questa prima parte in due libri diuisa: nel primo si trattera della preparatione della materia, e preparata, come, & in che forma si debba mettere in opera dalle fondamenta fino al coperto: oue faranno quei precetti, che vniuersali sono, & si deuono osseruare in tutti gli edifici cosi publici, come priuati. Nel secondo trattero della qualita delle fabriche, che a diuersi gradi d’huomini si conuengono, e prima di quelle della Citta, e poi de i siti opportuni, & commodi per quelle di Villa, e come deono essere compartite. Et perche in questa parte noi habbiamo pochissimi esempi antichi, de’ quali ce ne possiamo seruire; io porro le piante, & gli impiedi di molte fabriche da me per diuersi Gentil’huomini ordinate: & i disegni delle case de gli Antichi, & di quelle parti, che in loro piu notabili sono, nel modo, che ci insegna Vitruuio, che cosi essi faceuano.” Palladio, 1570, Libro I, Proemio à Lettori 65 Il capitolo XXI si intitola infatti “Delle loggie, dell’entrate, delle sale e delle stanze: & della forma loro.”

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sono le porte e le finestre e i loro ornamenti (cap. XXV e XXVI) di cui Palladio spiega le proporzioni in relazione alla fabbrica, all’importanza del padrone e dell’uso prestando attenzione ad esempio all’illuminazione dei locali interni. b. case di città

c. case di villa

d. edifici pubblici

Il Secondo Libro invece parla delle abitazioni private, e descrive sia di quelle di città sia di quelle di campagna. I primi due capitoli fungono da introduzione generale al tema e riprendono alcuni concetti dal Primo Libro al fine di rendere l’opera (...) bella, gratiosa, e perpetua. Palladio si sofferma in particolare sulla disposizione degli ambienti, sui loro dimensionamenti e sul rapporto fra ambiente naturale e locali66. Il terzo capitolo Palladio inizia la descrizione delle case della città con lo scopo di mostrare come poter fabbricare con grazia e bellezza. Per ciascuna fabbrica sono riportati i disegni di pianta e prospetto - talvolta anche dettagli - e un breve testo comprendente il luogo, il Gentil’huomo proprietario e la descrizione dell’edificio. Fra le case di città viene riportata anche la Rotonda, seppur situata in una zona periubana67. I capitoli successivi descrivono le varie tipologie di atri e di sale, mentre il capitolo XI si occupa di riportare esempi di case private dei greci.

Prima di passare alle case di villa (cap. XIIII), Palladio si sofferma sulla descrizione del sito ove fabbricarle (cap. XII) e sulle prescrizioni generali da osservare nelle suddivisioni interne (cap. XIII).

Le case di villa saranno composte di due parti: l’vna per l’habitatione del Padrone, e della sua famiglia: l’altra per gouernare, e custodire l’entrate, & gli animali della Villa e avranno i coperti in modo che non ci si possa bagnare né la calura estiva possa dar fastidio, tanto è che spesso le case sono affiancate da porticati per collegare la zona nobile ai luoghi di ricovero e lavoro. Nel descrivere come sistemare la casa, gli ambienti, enuncia anche delle caratteristiche tipo pavimenti, orientamento, ecc, tenendo conto anche dello scopo per cui sono pensati gli spazi. Ad esempio raccomanda di costruire il pavimento della cantina inclinato in modo da raccogliere facilmente il vino qualora dovesse rovesciarsi, mentre i granai devono avere le aperture rivolte verso tramontana così che il vento fresco non faccia rovinare il raccolto, ed il pavimento deve essere in tavole e non terrazzato poiché la calce rovina i chicchi. Spesso le ville erano ad un solo livello per facilità di movimentazione interna e per garantire una buona illuminazione degli ambienti interni.

Il Terzo Libro è dedicato al Principe Duca di Savoia e inizia con la dedica ed un nuovo Proemio à i Lettori. Esso tratta delle architetture civili e pubbliche che, come asserisce Palladio, sono più complesse e più ricche degli edifici privati e sono occasione per dimostrare la grandezza d’animo dei principi e la bravura degli architetti. Nel Proemio egli sottolinea come per queste opere pubbliche, quali i ponti e le piazze, le Basiliche e i Ginnasi, non si bada a spese ma al risultato che sia comodo valevole e bello. Palladio inoltre afferma l’importanza che rivestono le opere de i Greci, & i Latini e per questo motivo ne riporta numerosi esempi nei capitoli successivi.

I primi tre capitoli sono dedicati alle vie alle regole generali e agli aspetti del clima da tener presente nella costruzione; dal capitolo IIII al capitolo XV la tematica principale sono i ponti sia in legno sia di pietra, sia già realizzati sia altri di sua invenzione; i successivi tre capitoli riguardano le piazze con esempi di quelle greche e latine; infine gli ultimi tre delle Basiliche antiche, quella di Vicenza, delle Palestre e degli Xisti. Di ciascuna tipologia Palladio parte dalla definizione del luogo, dell’uso, il chi lo frequenta e perché, per definire poi gli aspetti architettonici, ovvero la dimensione degli 66 In questi capitoli troviamo i concetti espressi nei paragrafi precedenti circa il rapporto con che l’edificio ha con la Natura e la matematica, ovvero le proporzioni.

67 “Questo Gentil’huomo (...) uenne à repatriare, e per suo diporto si ridusse ad un suo suburbano in monte, lungi dalla Città meno di un quarto di miglio: oue ha fabricato secondo l’inuentione, che segue: la quale non mi è parso mettere tra le fabriche di Villa per la uicinanza ch’ella ha con la Città, onde si può dire che sia nella Città istessa.”

Palladio, 1570, Libro II cap III “De i disegni delle case della città”

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spazi, la vicinanza ad altri luoghi strategici, il rapporto con il clima locale. e. templi

Il Quarto Libro è dedicato ai Templi che secondo Palladio devono essere il luogo ove l’architettura si esprime nella sua perfezione maggiore. Sin da subito il nostro sottolinea come gli esempi delle architetture religiose greche e romane fossero dedicate a dei che non coincidono con il suo Dio cristiano. Come nei Libri precedenti, i primi capitoli hanno carattere generale e sono dedicati alla definizione del sito su cui costruire e alle forme che i templi possono assumere. In particolare l’architetto si sofferma sulla forma Ritonda, considerata la più perfetta, & più eccellente68. Successivamente tratta degli aspetti dei templi, delle diverse specie e dei caratteri spaziali della distribuzione interna. A partire dal capitolo VI mostra esempi di tempi antichi di Roma, accompagnandoli da un fitto corredo iconografico che illustra non solo la pianta ed il prospetto, ma anche gli aspetti costruttivi mediante sezioni particolareggiate ed aspetti decorativi. Tra gli esempi riportati è degno di essere sottolineato il capitolo XVII dedicato al tempio di Bramante69, unica opera contemporanea presentata perché secondo Palladio degna di lode. Dal cap. XXI descrive anche altri templi che si trovano fuori dalla città di Roma fino a giungere agli esempi esteri dal cap. XXVII, ma termina infine con due altri esempi di templi situati a Roma.

In conclusione si può affermare che l’impostazione che Palladio segue per i Libri rimane sempre costante, presentando un Proemio iniziale per introdurre il tema di volta in volta trattato, dei capitoli a carattere generale per dare indicazioni circa i dimensionamenti, le caratteristiche e gli avvertimenti da considerare nella costruzione dell’opera e infine degli esempi di architetture antiche o da lui realizzate. Il Trattato così definito si configura come un manuale semplice da comprendere ma ricco di informazioni e capace di parlare non solo ai colti ma anche al popolo.

68 “eleggeremo la più perfetta, & più eccellente; e conciosiache la Ritonda sia tale, perche sola tra tutte le figure è semplice, uniforme, eguale, forte, e capace, faremo i Tempij ritondi; à quali si conuiene massimamente questa figura, perche essendo essa da un solo termine rinchiusa, nel quale non si può ne principio, ne fine trouare, ne l’uno dall’altro distinguere; & hauendo le sue parti simili tra di loro, e che tutte participano della figura del tutto; e finalmente ritrouandosi in ogni sua parte l’estremo egualmente lontano dal mezo; è attissima a dimostrare la Vnità, la infinita Essenza, la Vniformità, & la Giustitia di DIO.” Palladio, 1570, Libro Quarto, cap. II “Delle forme de tempii, e del decoro, che in quelli si deve osservare.

69 “Conciosia adunque (per tornare al proposito nostro) che Bramante sia stato il primo à metter in luce la buona, e bella Architettura, che da gli Antichi fin’à quel tempo era stata nascosa, m’è paruto con ragione douersi dar luogo fra le antiche alle opere sue; e però ho posto in questo libro il seguente Tempio, ordinato da lui sopra il Monte Ianiculo” Palladio, 1570, Libro Quarto, cap. XVII “Del tempio di Bramante”

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