Fms camogli 1907-1915

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Scuola dei F.M.S. A Camogli 1907 – 1915 Testo a cura di fr. Gaetano Vinai, fms – 199

Pochi Fratelli viventi sono a conoscenza che vi sia mai stata una scuola marista a Camogli, e troppo tempo è passato, perché anche i vecchi abitanti della città ne serbino memoria; del resto quest'opera ebbe appena otto anni di vita, per i motivi che diremo. Nell'archivio della Casa Generalizia si trova una lettera dell'Arcivescovado di Genova del maggio 1906 in cui si esprime il vivo compiacimento dell'Arcivescovo, S.E. Edmondo Pulciano per l'apertura di una scuola marista in Camogli e una seconda lettera del Fr. Marie Charles, Provinciale, del 13 agosto 1915, in cui chiede al Superiore Generale la chiusura, almeno temporanea, di detta scuola. Erano trascorsi appena otto anni dall'apertura. Sono gli unici dati ufficiali di cui disponiamo. Maggior fortuna si è avuta nell'archivio della Provincia, dove abbiamo trovato copia dei ricordi personali, bene circostanziati, scritti a richiesta del suo Assistente Generale, Fr. Louis Martin, del Fr. Vittorio (Victus Céas) fondatore e direttore della scuola per i primi sei anni. Non è sicuro come sia nata l'idea di questa fondazione, ma riteniamo di non esser lontani dalla verità se diciamo che lo zelante parroco di Camogli, Mons. Riva, che aveva creato una “Opera per la gioventù locale", venuto a conoscenza che, nel 1905, i F.F. Maristi avevano aperto una scuola in Genova, si sia rivolto proprio a loro per avere personale cui affidarla.


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Il Fr. Constancien, allora Provinciale di Saint. Paul Trois Chàteaux, da cui dipendevano le case aperte in Italia (Roma, Ventimiglia, Latte, Mondovì, Genova, Andora) dai Fratelli Francesi, cacciati nel 1903 dalla loro patria. accettò la proposta, a condizione che, accanto all'Opera Giovanile, sorgesse anche una piccola scuola. Prima di dare la parola al Fr. Victus diamo brevi cenni storici sulla città. Camogli è a pochi chilometri a levante di Genova, in fondo al Golfo del Paradiso e gode di una posizione incantevole. Oggi ha 6.000 abitanti; ne aveva 8.000 quando vi arrivarono i Fratelli, ma era già entrata in un periodo di decadenza, rispetto ai due secoli precedenti, cioè del periodo aureo della navigazione a vela. Camogli viveva letteralmente sul mare: gli uomini erano o capitani di lungo corso, oltre 300, i famosi "Padrun delle barche" o marinai se giovani o pescatori se di età matura. Con il sorgere della navigazione a vapore scomparvero le navi a vela e rimase solo la flotta dei pescherecci, "le paranze". Il nome di Camogli1, soprattutto dalla fine del secolo XVIII era divenuto famoso perché la sua flotta superava le 400 navi a vela. Si potevano incontrare navi camogliesi nel Mar Nero come nel Baltico, nel Golfo di Guinea come nell'Oceano Indiano. Dopo il 1740 le vele camogliesi (brigantini) apparvero sulle rotte del Centro e Sud America con a bordo emigranti italiani e spagnoli. Passato il Capo Horn, facevano scalo a Valparaiso, Callao, Guayaquil e perfino sulle coste della California. Quando ad Abukir (1798) i velieri liguri, che avevano trasportato l'armata di Napoleone in Egitto partendo da Tolone, furono distrutti dalla flotta da guerra di Nelson, Genova affidò la ricostruzione di una parte delle sue navi a Camogli. Le navi a vela qui allestite erano così perfette, che il governo di Carlo X, quando iniziò l'impresa di Algeri, nel maggio del 1830, nel porto di Tolone, su 572 navi da trasporto, le vele di Camogli ne costituivano la stragrande maggioranza. Ma fonte di grande arricchimento per i camogliesi fu la guerra di Crimea nel 1855. Il trasporto di un grosso esercito francese e di 15.000 Piemontesi, con tutte le armi e l'approvvigionamento necessario, tenne occupata la quasi totalità delle navi camogliesi. Da ricordare, che proprio a Camogli nei primi anni dell'800 era stata fondata la Mutua Associazione "La Camogliese". La prima Mutua Assicurazione Marittima del mondo, come ben ricorda una vistosa lapide in Piazza Colombo. Diamo ora qui di seguito la traduzione italiana dei ricordi del Fr. Victus.

Ricordi del Fr. Victus "Non metto la data, egli dice, poiché non è una lettera, ma una serie di semplici ricordi, forse un po' troppo personali, ma che farci? La Casa Provinciale d'Italia non possiede negli archivi nulla che parli di Camogli e Lei, C.mo Fr. Assistente Generale, fa appello a tutti coloro che potrebbero fornirle qualche notizia, non fosse che un album di 3 fotografie. Io le ho rimesso le foto di paesaggi, di gruppi, tutte le foto che possedevo, ne è erede2. Lei è un conferenziere: se un giorno le proietterà su un telo in Piazza Schiaffino di Camogli in compagnia del Fr. Enrico Balestra o del Fr. Pietro Cannone, avrà un gran successo, soprattutto se alle vedute aggiungerà un ritratto di Mons. Riva, il venerato pastore, il cui ricordo deve essere ancora ben vivo nella località. Era un degno e santo prete sullo stile di Pio X, il Padre di tutti, dei poveri in particolare. Sapeva fare il bene dimenticando se stesso. Conservo di lui un ricordo incancellabile.3 Il Fr. Pietro ed Enrico potranno completare o correggere ciò che sto per dire. Il mio racconto sarà fatto di piccoli aneddoti della "piccola storia della casa di Camogli", sovente più interessanti del racconto generalizzato ed impersonale. I titoli e sottotitoli servono solo come limiti. Dopo


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questo preambolo ecco i miei ricordi. (Il Fr. Victus inizia da lontano tuttavia seguiamo volentieri la sua esposizione, che ci aiuta a capire meglio il personaggio). Roma: 2a Tecnica - Mi trovo a Roma dove avevo sostenuto l'esame di Licenza Tecnica. Siamo nel 1906. Il C. Fr. Emery aveva aperto la classe 2 Tecnica e me la affidò. Vi erano una trentina di ragazzi di cui alcuni molto giovani. C. Fr. Assistente, osservi il gruppo: v'è un bambino vestito di bianco... è Borgialli; di 13 anni v'è un Lombardi figlio di un colonnello, molto dotato; un Tommaso Lequio4 figlio di un generale. Ma vi erano anche dei nonnini: Morigi, ad esempio, aveva 23 anni. Sì, 23 anni! Ed ecco come scoprii la sua età: abitava nel quartiere di S. Giovanni in Laterano ed ogni mattino era quasi sempre in ritardo! Secondo l'uso mi prende la destra per baciarmi la mano: era il saluto. Ritiro il braccio e gli dico che alla fine delle lezioni devo parlargli: "Non posso ammettere i tuoi ritardi che si ripetono in continuazione!". Abbassa gli occhi e mi dice: "Incontro la fidanzata!". - La fidanzata! Ma quanti anni hai? -23 anni! - Come? Il registro ne porta 17. - Era per farmi accettare a scuola! - A 23 anni si può avere la fidanzata, gli dico; allora partirai prima, potrai parlare con la fidanzata e arrivare in tempo. Anch'io ero giovane. Rimase meravigliato della proposta e tutto fu finito! Altro ricordo. Avevo studiato molto l'italiano, ma sui libri; mancava la pratica. Il primo giorno di scuola, dissi molto chiaro chi ero e quindi dovevano avvertirmi almeno dei grossi errori che potevano sfuggirmi. Il primo ragazzo della prima fila gira la testa verso i compagni e sorride. Come ti chiami?, chiedo. E lui: Salvati! Ebbene. Salvati, quando farò uno sbaglio alzerai il dito e dirai come si deve dire. Inizio a parlare e Salvati alza il dito, una, due, tre, quattro volte, poi più nulla. Alla fine dico a Salvati che avrebbe dovuto avvertirmi un po' più sovente. Egli fa un leggero movimento che significava: ce ne sono talmente! I progressi però furono rapidi.5 Raccontai questo episodio agli alunni dell'ultimo anno al S. Giuseppe di Marsiglia e concludevo: l'Italiano non è un canzonatore! Terminato l'anno scolastico, fatto il ritiro annuo, il Fr. Provinciale, era il Fr. Constancien, mi dice: "Si fonda una scuola a Camogli, una cittadina in fondo al Golfo di Genova. Sei stato nominato fondatore e direttore!". Non una tegola ma un pavimento sulla testa! Continua il Provinciale: "Devo vedere il Papa, lei mi accompagnerà". Desideravo molto vedere il Papa Pio X, ma avrei fatto volentieri questo sacrificio purché mi si risparmiasse l'altro. Ebbi sempre questo desiderio di vedere il Papa, dal 1907 al 1960, salvo il periodo della guerra, che fu l'occasione della mia partenza dall'Italia. Con il Fr. Alessio, come Vice Direttore e responsabile dell'Opera Giovanile, fatto il fagotto, partimmo per Camogli, città costruita sulle rocce, in riva al mare, in fondo al Golfo di Genova, abitata da marinai e pescatori. Andammo a far visita al parroco Mons. Riva. E poiché la casa che ci era destinata era assolutamente vuota, diventammo suoi commensali. Attraverso viuzze e una interminabile e stretta scalinata, giungemmo al Viale Margherita e alla nostra futura dimora6. Una villa piuttosto piccola, costruita per un'Opera, ma non per una scuola. Niente cortili e niente o quasi terreno. Al piano terra: un vestibolo con sotto una cisterna; a destra una sala, a sinistra un parlatorio e la cucina con un forno e una pompa. Al primo piano una sala di riunione per i giovani e due camerette per uffici. Al secondo piano, a livello stradale, un salone o teatro. Natura della Fondazione Pur di avere dei Fratelli Mons. Pietro Riva dovette aggiungere all'Opera una Scuola Tecnica; una prima classe per iniziare, in vista dell'Istituto Nautico7, uno dei cinque che in Italia preparano


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gli ufficiali della Marina Mercantile.

Professori Si iniziò, e in primo luogo, con il dichiarare l'apertura della scuola alle autorità scolastiche, con i nominativi del personale insegnante diplomato. Essendo io francese, il parroco fu il Direttore ufficiale. Il Direttore del corso preparatorio accettò di insegnare Italiano; l'assistente del Professore di Calcolo Integrale all'Università di Genova fu titolare di Matematica e Scienze, mentre il Sig. Ardito, professore di Liceo, insegnerà Calligrafia e Disegno. Per la Lingua Francese si vedrà. Consegnati gli incartamenti si apersero le iscrizioni. Obbligatoriamente gli alunni devono avere terminato le classi elementari. Il Fr. Alessio organizzava il suo Circolo Giovanile e la casa andava via via ammobiliandosi. Fu assunto anche un giovane di Camogli come cuoco. Eravamo finalmente in casa nostra.

Il dialetto genovese L'italiano è la lingua ufficiale, ma tutti parlano il genovese, gli alunni come tutta la gente... e per me fu un'altra difficoltà!

La mia visita al Sindaco Avevo chiesto a Don Riva se non fosse buona cosa una visita al Sindaco. "E' mio avversario politico, ma questo non la riguarda!". Vado alla casa del Sindaco: "Sono giunto nella sua città e son venuto a salutarla!". Mi fa visitare la sua casa, mi presenta la sua signora, si beve un bicchierino insieme. Partendo gli dico: "Lei conosce la natura della mia scuola, io come francese non faccio né farò mai politica". Capii che gli avevo fatto piacere. Forse può essere il motivo degli ottimi rapporti che sempre vi furono con lui. Quando suo figlio ebbe terminate le classi elementari, me lo affidò. Era avvocato8 e massone. Sovente doveva assentarsi. Prima di partire veniva a dirmi "Arrivederci" e al ritorno passava a darmi il "Buongiorno". La sua signora qualche volta veniva a farmi visita. "Ah! La politica! Mio marito in Prefettura non è come a casa, è frammassone... Noi abbiamo la nostra cappella dove viene celebrata la Messa una volta all'anno". Quando un ispettore scolastico veniva in città, ero sempre informato dal sindaco. Non ho mai visto un ispettore in casa nostra, ma sovente nel suo ufficio.

Con il Parroco nell'ufficio dell'Ispettore "Non conosco il vostro Direttore, mi dice l'ispettore, vorrei volentieri fare la sua conoscenza!". E con il Direttore andammo a Genova nell'ufficio dell' Ispettore. Il parroco gli si mise di fronte, mentre io rimasi assai discosto e gli facevo cenni con il capo per i "sì" e i "no"! Nella visita seguente l'ispettore mi dice: "Non voglio più vedere quel Direttore, ma lei venga da me ogni volta che ne ha bisogno". Non ebbi mai la minima difficoltà.

Esami di idoneità Non era nelle nostre abitudini far sostenere anno per anno gli esami di idoneità alla classe seguente. Così alla fine del corso, l'esame era sul programma dei tre anni, il che era assai pesante e con risultati incerti. Il parroco, le famiglie e gli alunni, accettarono volentieri la proposta dell'esame di idoneità alla fine di ogni anno. Questo costituiva un valido stimolo e per gli insegnanti e per gli alunni, e rendeva anche automatica la formazione delle classi per l'anno seguente. Alla fine dell'anno accompagnavo personalmente tutti i miei alunni, in treno, a Genova a dar gli esami in una scuola pubblica. Non ho mai dovuto lamentarmi né della severità né della parzialità di nessun esaminatore. Anzi mi è capitato di dire loro: "Siate un po' esigenti con i miei


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alunni così mi renderete un favore per mantenere alto il livello degli studi". Era un'osservazione che avevano gradito e che contribuì non poco alla buona reputazione della scuola.

Che genere di alunni frequentavano la scuola Il reclutamento degli alunni avveniva tra le migliori famiglie. Un giorno, con i fratelli presenti, assicurai il Fr. Provinciale che su 60 alunni, a occhi chiusi, avrei potuto scegliere 57 buoni probandi. Dal punto di vista lavoro, condotta, buono spirito, pratica religiosa tutto andava bene. I ragazzi della scuola, con quelli del "Circolo", di tanto in tanto facevano un pellegrinaggio alla Madonna del Boschetto, in alto, sopra la città. Anche la frequenza dei sacramenti era buona.

S. Messa domenicale Una domenica il Fr. Constancien è a Camogli. Le campane suonano una prima volta, poi la seconda e la terza volta per la "Messa grande", ma di alunni neppure l'ombra. Erano ormai le 9:45. "Dove sono i suoi alunni per la Messa... "Fra poco vedrà". Scendiamo l'interminabile scaletta, facciamo alcuni vicoli e giungiamo in riva al mare ingombra di pescatori, barche e reti e finalmente eccoci davanti alla chiesa. Qui una quantità di ragazzi che chiacchierano, giuocano, ma non sono chiassosi! Sono i nostri alunni e quelli del Circolo e altri. Salutano garbatamente: Buongiorno Signore! Buongiorno Signore! Suonano le 10 e tutti entrano in chiesa. "Dove mette i suoi ragazzi?" chiede Fr. Constancien. "Là, tutti insieme, così come capita". L'uscita avviene così, con naturalezza: c'è chi si ferma a parlare, chi va a casa, chi si accompagna con noi e poi, dopo averci salutato, tutti rientrano a casa. Il Fr. Constancien non aveva mai visto cose simili. Al S. Giuseppe di Marsiglia, con altri metodi aveva fatto meraviglie! Ma tutto invecchia… e gli stessi metodi non convengono a tutti i paesi. Camogli con le sue scalinate, i suoi alunni, nostri e delle scuole pubbliche, grandi e piccoli, vanno a messa tutti insieme senza distinzione. C'è del Don Bosco in tutto questo e Don Bosco era italiano e il suo metodo pertanto è molto adatto a Camogli. La Scuola S. Giuseppe di Marsiglia, quando Fr. Constancien era Direttore, non arrivava a 300 alunni ora ne conta 800, anche se i metodi non sono più così rigidi, non sono però meno validi.

I bagnanti Camogli non ha una bella spiaggia ma, tutti nuotano; è un piacere e una necessità. Nella Settimana Santa v'è la benedizione del mare, che così diventa un'enorme acquasantiera. Quando i nostri ragazzi vanno a nuotare, si spogliano, mettono la mano destra nel mare e, fatto il segno di croce, si tuffano. Tutti sanno nuotare; più l'acqua è profonda, meglio è. In sei anni non ho mai sentito parlare di incidenti. Ho subito capito che la miglior cosa era di essere sempre in mezzo a loro. Se mi fossi appartato non avrebbero capito. Sanno che ci vuole prudenza e la praticano. Il mare, come la montagna, bisogna conoscerlo perché è mutevole. Quando vi sono onde molto alte, navi e barche fuori del porto devono tenersi lontane dagli scogli. Ho visto dalla finestra scene che non si dimenticano... tutti guardano come me, c'era chi accendeva candele alla Madonna e pregava. Camogli vive sul mare e vive del mare e per tanti è anche il gran cimitero. Non si dimentichi, come già detto, aveva in mare oltre 300 capitani di lungo corso, mentre gli uomini se giovani erano marinai, se persone mature pescatori. Il paese ha il culto dei morti e la novena in preparazione al 2 novembre è molto solenne e affollata.

Le Paranzelle Sono belle e graziose imbarcazioni a vela per la pesca di fondo. Che spettacolo vedere una flotta di queste imbarcazioni uscire il mattino a vele spiegate e prendere il largo e vederle rientrare


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la sera, quando il sole è tramontato sul mare, dico sul mare e non dietro le montagne! Veder passare al largo i grossi vapori che vengono a vanno ai Canale di Suez! Nella stagione propizia vedere anche le increspature sulla superficie del mare dei banchi di sardine che passano, con i delfini che in mezzo ne fanno bottino, con infinite sarabande. Se la curiosità o il piacere vi prende potete assistere al ritiro delle reti della tonnara (pratica oggi scomparsa). Si può assistere talvolta alle fantastiche lotte dei pescecani di ogni specie, che davvero non fraternizzano, pesci spada contro pesci sega, pescecani contro pesci martello… i pescatori mettono fine a queste battaglie, arpionando gli uni e gli altri, ma di quanto sangue si tingono le acque del mare!

Panorama da Portofino Vetta Se non si è mai stati sulla vetta di Portofino bisogna andarci: centinaia di chilometri di costa: dalla Spezia a Capo Mele! Un panorama tra i più belli del mondo, dicono gli intenditori e tra i più vasti.

San Fruttuoso Io ricordo solo Portofino, il cui porto Napoleone voleva trasformarlo in porto militare e San Fruttuoso di Camogli, con le celebri tombe dei Doria, grande famiglia genovese.

Le difficoltà Il ricordo di tante bellezze naturali non può farmi dimenticare le non poche difficoltà. Eravamo una Comunità di due Fratelli: uno per la Scuola e uno per il Circolo giovanile. Fra un anno avremmo avuto due classi e fra due anni, tre. "Non contate che vi mandi personale", scrisse Fr. Constancien. "Certo che ci contiamo, chi ha fondato è lei, mica noi", rispondo. Erano partiti per l'Argentina Fratelli di ogni età, anziani e meno anziani. Già i FF. Vittorino ed Enrico durante i corsi universitari, non erano stati sostituiti e il nostro professore di Italiano era solo provvisorio, mentre quello di Matematica, un asceta, dopo la morte della madre, era divenuto benedettino di Monte Cassino. La lingua francese era d'obbligo e anche l'insegnante doveva essere diplomato. Si stava per modificare l'ordine degli studi, per cui parecchi Fratelli volevano giovarsi dell'ultima sessione per dare l'esame con i vecchi programmi. Il Fr. Provinciale mi scrisse che anch'io avrei dovuto presentarmi. Ero stanco, la scuola prendeva tutto il mio tempo, non avevo un solo libro a mia disposizione e non conoscevo neppure i programmi su cui prepararmi. Ne scrissi al Fr. Provinciale, che mi rispose: "Ti invio i libri, presentati!". E così eccomi a Roma per un mese: una settimana per le prove scritte, una settimana per l'orale e una terza per la lezione pratica. Tra maschi e femmine eravamo 73 candidati in una sala della Sapienza, di cui una mezza dozzina erano Fratelli. Alla seconda prova eravamo in tredici e alla terza undici. Il tema della lezione era: "Lezione di un'ora nella classe quarta dell'istituto Tecnico Superiore, su "Les deux rats, le rénard et l'oeuf'; discours a madame de la Sabbière sur la métempsycose ou la materialité de l'àme" di La Fontaine. Avevo studiato qualche etimologia greca, e sapevo appena il significato di metempsycosi. La Commissione era composta da Credaro, futuro Ministro della Pubblica Istruzione, da Liori-Libero, docente universitario e da Darchini, professore di liceo. Uscendo, la Commissione mi fece qualche complimento... Così il professore di Francese, per la scuola di Camogli, fu trovato! Non posso tralasciare un piccolo ricordo: mi ero intestardito a non voler aprire un libro. (Perdoniamo la "gloriole" al C. Fr. Victus). Il Fr. Vittorino mi chiese se conoscessi il libro di Bice Rava, amante di Credaro, "Né libro, né autore". E insieme lo ripassammo prima del riposo.


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Ebbi poi all'orale una domanda proprio dal testo di Bice Rava, che passeggiava nella sala, mentre io sudavo cercando la miglior risposta.

Il personale Durante i miei sei anni di direttorato vi furono a Camogli i seguenti Fratelli: Fr. Alessio, che fu sostituito dal Fr. Pietro Cannone, sostituito a sua volta dal Fr. Didace, che si faceva chiamare Fr. Alberto. Questo Fratello cadde in guerra a Esparges nel 1915. Fr. Solon che insegnò sempre nella seconda classe. (Dovette essere un bravo botanico, se un suo voluminoso Erbarium si trovava ancora nei Gabinetto Scientifico dello Champagnat negli anni sessanta). Curò cucina e provviste da prima, un giovane di Camogli poi il Fr. Josédech e quindi il Fr. Settimio, che morì mentre faceva una lezione (vedi Bulletin de l’Institut Mariste, vol. I., pag. 494) Fr. Vineabaud, che, dopo una settimana, era divenuto più celebre dell'orso bianco. Il Fr. Alessio fu il fondatore del Circolo Giovanile. Aveva capacità, brio e vita ed ebbe presto un bel gruppo di giovani, provenienti dalle scuole comunali e dal Nautico. Presto si iscrissero al Circolo anche un gruppo di seminaristi ed ex seminaristi. Eravamo nel primo decennio del secolo, quando un giovane sacerdote, Romolo Murri, godeva un grande ascendente sui giovani, alcuni dei quali erano diventati fanatici per lui. Purtroppo dopo tanti paterni richiami per un insegnamento contrario al dogma cristiano, venne sospeso a Divinis (1907) e poi per un'aperta ribellione all'Autorità Ecclesiastica. scomunicato (1909). Lasciò l'abito, si sposò civilmente, fu eletto deputato; un anno prima di morire rientrò nella Chiesa. Ora avvenne che Don Fontana, Curato e Padre Spirituale del Circolo teneva esposto un gruppo fotografico di giovani di Camogli con in mezzo Don Murri. Da prima, d'accordo con il parroco, consigliai a Don Fontana di tenere per sé il quadro senza dargli pubblicità. L'Arcivescovo fu informato di tutto. Don Fontana mi invitò a fare una visita a S.E. l'Arcivescovo. Parlai con il parroco e ne scrissi al Fr. Provinciale, quindi mi recai da S.E. - Lei è Direttore, mi dice S.E., e io sono Vescovo: Lei ha religiosi da dirigere ed io dei preti, vediamo di intenderci; che cosa mi propone?. - Abbiamo a che fare con due uomini dalle vedute molto personali, gli dissi, vi sono torti dall'una e dall'altra parte, bisogna lasciar finire l'anno". - "Proprio così, poi si separano o meglio si allontanano tutti e due". Il curato fu spedito in altra parrocchia lontana e Fr. Alessio, una notte partì per Roma dove aveva la sua famiglia. Il Fr. Emery, venendo da Roma, sostituì nel 1909 il Fr. Pietro, che aveva finito il suo mandato in Via Casaregis; così il Fr. Pietro venne a prendere la direzione della palestra. Ho detto Palestra e non Circolo, ecco il perché. La Palestra Il Fr. Alessio era Direttore di un Circolo cattolico. Come religioso avrebbe dovuto contentarsi di un prete assistente o cappellano, senza farlo nominare Padre Spirituale, le cui attribuzione oltrepassano quelle del Direttore o Presidente! Vanno fino a poter sciogliere l'Opera se se ne presenta il caso. Non avevamo ricevuto alcuna preparazione per questo genere di lavoro, soprattutto con giovani di oltre 20 anni e provenienti dalle più diverse estrazioni sociali. C'era una corrente di modernismo per cui, dopo una accesa discussione, Don Fontana sciolse il Circolo e se ne andò.


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Il gruppo dei "Grandi" mi arriva in Direzione, li ascolto, poi: "Siete sciolti e resterete sciolti, non posso farci nulla. Ma… ecco: apro una Palestra, se voi volete vi ricevo tutti. Tutto è cambiato, nulla è cambiato! Farete dello sport come prima, tenete i vostri incontri ricreativi, le vostre riunioni, ma evitate le questioni controverse che scottano, dividono e non convincono nessuno. Siate uniti!".

Diocesi interdetta Benedetto XV era genovese; per cause che non ci interessano la Diocesi di Genova fu interdetta e lo rimase per oltre un anno. Noi non avemmo minimamente a soffrire.9

Il colera Sia pure a gradi diversi, abbiamo avuto il colera durante tre anni. Le estati sono calde sulla Costa Ligure. L'acqua corrente non è ovunque abbondante e bisogna ricorrere alle cisterne e ai pozzi. E l'acqua non era ovunque controllata In piena canicola, il colera si manifestò a Sori, a metà strada tra Camogli e Genova In una notte vi furono parecchi morti. Da Sori l'epidemia si diffuse lungo la costa, quindi si imponevano precauzioni. Di ritorno dagli esercizi spirituali, il Parroco mi informa che il Sindaco era venuto a chiedere le chiavi della scuola per farne un lazzaretto. Poteva arrivare da un momento all'altro a ritirare le chiavi. - Avverto subito i miei Superiori che siamo tutti a loro disposizione. - Oh no, mi risponde il Parroco. - Quando avrò consegnato le chiavi dove andrò? - Veramente non avevo pensato a questo. - Quando il Sindaco verrà a chiedere le chiavi gli dica di venire a prenderle da me. Il Sindaco arriva. Gli dico: - Quando la mia scuola sarà un lazzaretto io dove andrò? Che cosa faranno i miei alunni? - Il mio Consiglio ha votato all'unanimità l'occupazione della sua scuola, ho fretta, del resto con un Decreto posso occupare anche il palazzo del re, se necessario. - Per Decreto, Signor Sindaco, potrà occupare la sua villa assai più spaziosa e comoda di questa scoletta. Voi mi minacciate di un Decreto e io lo esigo. Ho dei Superiori, uno scritto mi servirà meglio delle parole. - Mi dia 24 ore per prepararlo. Il mattino del giorno dopo il messo comunale veniva a ritirare le chiavi e a consegnarmi il Decreto. Avevo preparato un manifesto, in cui avvertivo la gente che io partivo spiacente di non poter assicurare la preparazione degli alunni per gli esami di settembre. Le famiglie non erano contente. Vidi il Sindaco e gli chiesi di procurarmi almeno due sale, ovunque fosse, per le ripetizioni; egli mi diede due classi e mi permise di avvertire le famiglie mediante un avviso pubblico che ero autorizzato ad assicurare le famiglie che, all'apertura dell'anno scolastico, tutto sarebbe stato pronto per ricevere gli alunni. - L'apertura, rispose, dipende dalla Prefettura, ed è con lei che deve vedersela. - Ho il suo Decreto, se ho bisogno della Prefettura, la prego di voler fare Lei stesso i passi necessari. Se nessuna scuola apre, nulla da dire; ma se apre una classe, anch'io aprirò, non importa dove. Ho la soddisfazione di poter dire che, al rientro, la mia scuola è tutta rimessa a nuovo come mai lo era stata. Avevo ancora il figlio del Sindaco! Avevo stabilito come domicilio ufficiale, Via Casaregis n°. 34, in Genova. Ogni mattina con il Fr. Didace davamo lezioni a Camogli ai nostri alunni, pranzavamo presso il Parroco e


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ritornavamo al S. Giuseppe.

Spese supplementari Anche se di poco conto dovevo tenerne conto e ne rimisi nota dettagliata al Signor Sindaco. Appresi dal pubblico e dalla stampa che all'unanimità il Consiglio Municipale aveva rigettato la mia richiesta. Scrissi una nota al Sindaco, esprimendo il mio stupore di aver saputo che un Consiglio, che all'unanimità aveva votato l'occupazione della mia scuola, all'unanimità aveva rifiutato ogni indennizzo. Giunge da me il Sindaco, assicurandomi che nonostante la decisione del Consiglio, sarà rimborsata ogni spesa, poiché il Consiglio aveva commesso l'errore di non avermi trovato un alloggio. Ecco, sia pure in disordine, visto il tempo trascorso, i miei ricordi. Le mie relazioni con il Sindaco possono sorprendere, ma era stato benevolmente impressionato dalle mie dichiarazioni iniziali, che l'avevano messo a suo agio nei confronti di chi ci aveva visto arrivare con sospetto e anche con ostilità. Sospetti e ostilità che presto lasciarono il posto alla fiducia e alla simpatia generale. Ritengo che un comportamento lineare sia un'eccellente regola di condotta. La scuola aveva raggiunto il suo massimo sviluppo, sia pur con un personale costituito da religiosi e da civili che abitavano in Genova; una scuola con sole tre classi e in un paese ben fornito di scuole pubbliche e con l'unica prospettiva di iscriversi, finito il corso, all'Istituto Nautico. Lo spirito era eccellente, i risultati più che soddisfacenti, le famiglie profondamente affezionate e il clero era manifestamente favorevole ai Fratelli. Avevamo incontrato difficoltà e le avevamo superate senza chiasso e senza fratture. Posso aggiungere che il Signor Parroco aveva per me una profonda stima ed affetto; terminati i miei sei anni di direttorato egli aveva scritto ai Superiori Maggiori seguendo la trafila; conoscevo il contenuto delle sue lettere e delle risposte. Egli voleva andare oltre, ma lo dissuasi. Ho conservato per lui ammirazione e riconoscenza: era un sacerdote alla Pio X. Il Fr. Enrico Balestra fu il mio successore, mentre, Direttore della Palestra, fin che io rimasi a Camogli, fu il Fr. Pietro Cannone. Essi potranno aggiungere altre notizie alle mie". Qui finisce la relazione sulla scuola di Camogli.10

Fine della Scuola I Fratelli Enrico e Pietro portarono avanti con successo la piccola scuola per altri due anni. Ma il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Entrambi i Fratelli saranno ben presto mobilitati e con loro tutti gli altri. Così per la scuola di Camogli l'anno scolastico 1914/15 segnò la sua fine. In un ultimo foglio il Fr. Victus ci informa ancora delle sue attività svolte in Italia prima della sua mobilitazione. "Da Camogli fui trasferito a Casaregis dove, a richiesta del Fr. Emery diedi lezioni di contabilità nella scuola S. Giuseppe. Da Via Casaregis fui mandato ad Andora, una casa appena comprata (1914). Era una casa dei Padri di Don Créa, dove aveva abitato lo stesso fondatore. Qui erano rimasti solo P. Claude, quale cappellano e P. Raphal che prestava servizio nella chiesa di S. Giovanni. Il Fr. Constancien, cui era succeduto, come Provinciale, Fr. Marie Charles (1912), fu incaricato di organizzare questa casa per un probandato. Era aiutato da un gruppo di probandi e dal Venerabile Fr. Alfano, bisognoso di un po’ di riposo. Quanto lavoro c'era da fare! Il Fr. Constancien, essendo poco ferrato in italiano, mi nominò suo alter ego e cioè uomo di tutte le corvées, e... ce n'era! Fare di una soffitta un dormitorio, trovare la lana per i materassi, rappezzare i pavimenti, ecc., e il tutto in mezzo a un esercito di mosche, che si moltiplicava in modo mirabile".


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A Mondovì Il Fr. Arateur, conosciuto dai Fratelli italiani, suoi novizi, col nome di Fr. Arturo, essendosi recato a Grugliasco per il secondo noviziato, andai a sostituirlo. C'erano un centinaio di probandi, metà italiani e metà francesi. Nella soffitta in mezzo a tanta polvere v'erano tutti i pezzi del Museo di Lue che aveva passato la frontiera con me nel 1903. (Ancora intatto nel 1922 è ora disperso). Con l'aiuto del Fr. Sebastiano Salvadori lo tirammo dall'oscurità. Ricevetti l'ordine di preparare la partenza dei probandi francesi con i loro insegnanti e con tutto il necessario per installarsi ad Andora. Restai con i probandi italiani che consegnai al Fr. Arturo di ritorno da Grugliasco mentre il Fr. Alfano, per ordine del medico, andò un mese in Val d'Aosta e Victus sarà maestro dei novizi per un mesetto. Gli eventi precipitano: la Francia è già in guerra e l'Italia sta per entrarvi, quindi ancora Victus porta ad Andora tutti i probandi italiani, poiché la casa di Mondovì è stata requisita quale ospedale militare. Rimasero a Mondovì solo il Fr. Consalvi e Platon. Il C. Fr. Maturin era partito da Andora e io ne presi il posto. I probandi italiani e francesi si trovarono di bel nuovo insieme. Abbiamo conosciuto disagi, specie nell'alimentazione. Il mio paese mi aveva condannato all'esilio. Oh, esilio molto dolce è vero! Ma ogni volta che cambiavo residenza, il mio Console ne era informato. Nel febbraio del 1915 ricevetti il foglio di mobilitazione e partii per il Forte La Duchère. Non dovevo più rivedere il Bel Paese, se non di passaggio. Mi sostituì da prima il Fr. Acjndinus che proveniva dal Bosforo, e lui stesso fu poi sostituito dal Fr. Gentile, che aveva dovuto lasciare Valdagno.11

Conclusione Per terminare, prosegue Fr. Victus, riprendo il mio tema preferito. L'Italia Marista è giovane, piena di slancio e di avvenire. Voi Fratelli Italiani, siete solo nel "mezzo del cammin di nostra vita", avrete due, tre Province!... Ora dobbiamo avere un Beato, che faccia pendant al Fr. Francesco. E' il momento di fare uscire il Fr. Alfano dalla sua nicchia; non è più il momento di praticare umiltà e modestia. Una bella vita divulgativa in italiano, tradotta in francese, in inglese e in spagnolo... Non voglio che si dica che è stato il mio professore del "bel parlare" e che io sono stato un ingrato. Avanti! Con rispettoi n G. M. G. eB. Ch. Fr. Victus Céas In Italia - Camogli Prof. Fr. Vittorio Direttore Scuola Tecnica P.S. - Fr. Victus, dopo la guerra, rimase in Francia dove fu Direttore a Gap, Bourg de Péage, Marsiglia e in ultimo Direttore della Casa Provinciale di St. Paul trois Chàteaux, dove mori il 23/3/1967.


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NOTE 1

Camogli o case delle mogli (etimologia popolare), per l’assenza prolungata dei mariti. Una vecchia tradizione riporta che quando una nave camogliese passava al largo davanti alla città, sparava una cannonata, quale saluto alle mogli. 2 Chi scrive contattò personalmente il Fr. Lauis Martin a S. Genis LavaI, il quale dichiara di non ricordare che fine abbia fatto tutto il materiale ricevuto dal Fr. Victus. 3

Troviamo questo degno sacerdote quale Vicepresidente della "Sezione Sacerdoti", nei lavori congressuali, tenuti a Genova dal 5 al 9 settembre del 1923, durante il VII Congresso Eucaristico Nazionale. (Da il "Movimento liturgico a Genova' pag. 34 di G. Pastorino) 4

Il futuro campione mondiale di equitazione da noi giovani ammirato tante volte a Piazza di Siena a Roma, nei concorsi internazionali di gara agli ostacoli. 5

Bisogna tener presente che lalingua madre di fr. Victus era il francese, pertanto era normale che il suo vocabolario e la sua pronuncia dell’italiano non fosserp ancora impeccabili. 6

Il Viale Margherita, con la scomparsa della monarchia in Italia, è divenuta Viale Mazzini. La casa esiste tuttora. Costruita nel 1897 porta il numero civico 9. Oggi ospita un asilo e il C.I.F., e la interminabile scalinata, di circa 300 gradini, oggi è intitolata ad un sacerdote educatore: Don Ansaldo. 7

Questo Istituto fondato nel 1875 divenne statale nel 1880; ma da oltre un secolo in Camogli erano in auge scuole privale di navigazione. 8

7 Dai documenti del Comune risulta invece che era ingegnere e non avvocato. Il suo nome era Davide Olivari, eletto sindaco in quello Stesso anno. 9

A questo punto, il caro Fr. Victus fa una grande confusione, ben comprensibile del resto, quando si scrivono ricordi di fatti accaduti da mezzo secolo. L'interdetto alla Diocesi di Genova non fu lanciato da Bendetto XV salito al Soglio Pontificio il 3 settembre 1914, esattamente un anno dopo che il Fr. Victus aveva lasciato Camogli, ma da S Pio X, morto il 2 giugno 1914. L'interdetto ebbe come causa il modernismo che serpeggiava in alcuni elementi del clero genovese. Di modernismo fu tacciato, sia pure calunniosamente, perfino S. E. Edoardo Pulciano, Arcivescovo, che ne morì di crepacuore la notte di Natale del 1912. Benedetto XV genovese e ottimo conoscitore delle cose della sua città, appena salito al pontificato, tolse l'infamante interdetto. 10

11 Fr. Victus quando scriveva questi ricordi nel 1960, sapeva certamente che il suo ex Sindaco era stato eletto per la prima volta proprio nel 1907, ma non poteva sapere (perché gli avrebbe mandato le sue congratulazioni) che nel 1954 anche l'Ing. Davide Olivari aveva fatto la sua brava relazione ai camogliesi di oltre 30 pagine, fattaci gentilmente pervenire dalla Biblioteca Comunale di Camogli, da cui risultano le numerose e importanti opere da lui compiute in favore della sua città. Questa relazione termina così: “Ora, carico di anni, chiudo il mio dire augurando ogni prosperità al mio Comune al quale ho dato trent'anni di lavoro e con affetto. Davide Olivari, Camogli Dicembre 1954 11 Anche il Ricreatorio di Valdagno fu chiuso per lo stesso motivo della scuola di Camogli.


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