Sardinews di giugno 2011

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Mensile di informazione socio economica diretto da Giacomo Mameli n. 6 - anno XII - giugno 2011 - € 2

Gli editoriali di giugno

D’un tratto tutto è cambiato Sì, Berlusconi in archivio

Il Massimo-esempio di un’Etica che riappare

Redazione: via Paruta 4/b 09131 Cagliari . Tel e fax: 070 4524668 . www.sardinews.it . Stampa: Litotipografia Trudu, Cagliari . Reg. Trib. Cagliari 6 del 5/02/2000 . Abb. post. 45% art.2 comma 20/b L. 662/96 - Cagliari

Guido Melis

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’un tratto tutto è cambiato. D’un tratto? A tendere l’orecchio, gli scricchiolii del grande palcoscenico mediatico si potevano sentire già da qualche tempo. Movimenti come quello degli studenti contro la Gelmini. Il popolo viola in piazza. La disperata lotta operaia per difendere quel che resta del sistema industriale. Battaglie all’ultimo sangue, come quella dei precari letteralmente esclusi dal lavoro. Redditi familiari ridotti al lumicino da una crisi prima sottovalutata poi affrontata con misure inadeguate. Una pseudoclasse dirigente impegnata nei bunga bunga. E un’Italia nuova, finalmente indignata, sonoramente rilanciata dalla Rete: nei blog, in facebook, in twitter. La grande bolla mediatica sapientemente gonfiata vent’anni fa (tanto è durata, si stenta a crederlo) si è come afflosciata. Chiacchiere e distintivo, come diceva il film americano su Al Capone. Solo che Al Capone questa volta ha tenuto per due decenni l’Italia in ostaggio, e sembrava imbattibile. Gli storici ci diranno tra qualche tempo chi era veramente Silvio Berlusconi e cosa è stato davvero il berlusconismo. Nel ’94, quando apparve sulla scena, seppe incrociare domande di cambiamento e mal di pancia universalmente diffusi: si presentò abilmente come il nuovo, lui ch’era stato il primo beneficato da Craxi e dalla P2; affascinò il suo pubblico con i metodi comunicativi e i contenuti di plastica del Grande Sogno. Lì è iniziato l’incantamento, sulle rovine di un sistema politico ormai autodelegittimatosi, non senza lucrare (paradosso nel paradosso) sulle demolizioni realizzate da Mani Pulite. È stato il mito irresistibile della ricchezza a portata di mano, del benessere diffuso per tutti, della felicità come naturale obiettivo della politica. La leadership personale si è imposta come l’unica forma riconoscibile di rappresentanza, mentre si disgregavano le grandi reti politicosindacali sulle quali si era retta sino ad allora la Repubblica. Non sottovaluterei l’operazione tanto lucidamente allora realizzata. In termini gramsciani dovremmo parlare di egemonia, cioè di

Giacomo Mameli

P

erché Massimo Zedda, sguardo eternamente smarrito, viso e pettinatura che ne fanno un maghetto Harry Potter formato nuragico, ha lasciato di primo acchito i 15 mila euro al mese da consigliere regionale per indietreggiare verso i seimila euro lordi che sono l’indennità spettante al primo cittadino di un capoluogo come Cagliari? Chi glielo ha fatto fare, visto che è così giovane e che non ha certo alle spalle né uno studio professionale né patrimoni ereditati dalla borghesia che governa fra Castello e Santa Gilla? Perché ha detto no a un comodo vitalizio? Perché non ha guardato al portafogli e ha rinunciato a un bel gruzzolo? Forse pensava che l’altro Massimo (Fantola, sponsorizzato dalla Cagliari eternamente vincente) sarebbe stato un imbattibile Golia. Il fatto sta che finanziariamente Zedda ha giocato al ribasso. Un caso unico. Ha lasciato i diffusi e inconcludenti riti dialettici e procedurali dell’aula nord di via Roma per scervellarsi nei problemi di una città senz’anima, cresciuta male, disgregata socialmente, capace di consegnare al cemento la necropoli punica più imponente del Mediterraneo, totalmente inetta nel valorizzare il suo mare, in prima fila - anzi- nel distruggere quel suo bene sommo naturalistico che era il Poetto. Certo. La soddisfazione di aver strappato la guida politica del Comune all’eterno affarismo cagliaritano dei soliti noti dev’essere grande. E ha più di una valenza. Perché la vittoria di Zedda – che aveva smontato a sorpresa le certezze della vecchia sinistra - è stata sentita propria da tutto quel popolo deluso progressista che ha finalmente issato una bandierina in un carnet elettorale modestissimo da anni. I primi passi del sindaco-ragazzo sono stati esemplari. Non solo non ha mantenuto l’incarico in Regione per qualche mese (ci sono stati personaggi, nel centrosinistra, che -. cavillando qua e là - hanno tenuto doppio stipendio in Regione e a Montecitorio oltre ogni limite di decenza) ma soprattutto ha tenuto fede alla parola data. In un momento in cui si invocano minori costi per la politica, l’esempio di Zedda-Potter segna un punto a vantaggio di un’Etica pubblica che riappare. Era ora.

segue a pagina 26

Il gelo sull’economia

Politica

Editoria

Draghi invoca il ritorno alla crescita Frenata industriale, shock disoccupazione La Sardegna raccontata dal Crenos

La svolta di Zedda: sei donne su dieci in giunta a Cagliari

I quotidiani sardi sono 5 L’Unione rispolvera Casu Primo luglio: Sardegna 24


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