Architettura dell'orizzonte. Un'infrastruttura extraurbana per il benessere della collettività

ARCHITETTURA DELL’ORIZZONTE un’infrastruttura extraurbana per il benessere della collettività UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA Dipartimento di Architettura e Design Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2020 | 2021 Relatori Prof. Arch. Gabriele Lelli Prof. Marco Mulazzani Correlatori Prof. Arch. Alessandro Tessari Laureandi Marina Servidei mat. 131321 Martina Ulbar mat. 131418

A Riccardo C., per tante cose ma soprattutto per averci spedite in biblioteca a sfogliare gli El Croquis

TAVOLA DEI

CONTENUTI

Una linea immaginaria divide in due parti ogni tema affrontato : da un lato c’è il desiderio di oggettività, dall’altro l’espressione del sentimento.

Entrambe le componenti sono indipendenti e allo stesso tempo complementari per comprendere lo sviluppo del progetto.

I. PRELUDIO

III. VICENDA

ALDO ROSSI

COSTRUIRE DENTRO LA DISPERSIONE

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CONOSCENZA

SENTIMENTO

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INDAGINE SULLE RELAZIONI EVIDENZE SCIENTIFICHE

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ANIMALI SOCIALI

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VEDUTE

66

MODENA LA MEMORIA DELLA CITTA’

78

TEMPO PRESENTE

84

CULTURA SIGNORILE INFLUENZE POPOLARI

SPERIMENTAZIONI

144

ORIZZONTE

156

RIFERIMENTI PROGETTUALI

166

ESITI, FORME, ATMOSFERE

VIA EMILIA 54

132

LINEA NEL PAESAGGIO

II. SCENARIO UNA STRADA, UNA REGIONE

INTENZIONI

IL PARCO SUD

182

IL CATALIZZATORE

188

IL BOSCO

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SINERGIE

208

90 96

APPENDICE SITO DI INTERVENTO VALORI MATERIALI

110

VALORI IMMATERIALI

118

TAVOLE DI PROGETTO

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BIBLIOGRAFIA

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L’orizzonte è l’ultima linea parallela che si stratifica all’interno del paesaggio emiliano : quello che si presenta davanti agli occhi di chi percorre la via Emilia è uno scenario onirico costellato da elementi a reazione poetica in cui campagna e urbanizzazioni si alternano a ritmo costante.

Modena, in particolare, è una città che ha saputo conservare nel corso dei secoli questa natura ambivalente: essa affonda le sue radici nel mondo rurale ma al contempo, grazie agli Este, ha accolto e portato ai massimi livelli una cultura di stampo signorile. Questi due aspetti hanno plasmato un’identità forte dando luogo e forma ai punti di aggregazione in cui i cittadini modenesi ancora si riconoscono.

Nell’area Nord, dove il tessuto denso si trasforma in campagna, la componente umana, invece, viene a mancare del tutto e lascia spazio al silenzio, alla sospensione, al vuoto in cui si colloca un’opera magistrale: l’ampliamento del Cimitero di San Cataldo di Aldo Rossi.

Il progetto proposto prende, quindi, le mosse da due presupposti.

Prima fra tutti è la necessità di recuperare la dimensione aggregativa tra gli individui, sia perché questa è il fondamento della vita delle città - permettondo lo sviluppo dei riti collettivi e dell’identità delle comunità - sia perché l’interazione sociale rende le persone meno vulnerabili fisicamente e psicologicamente.

E’ stata, poi, anche l’esperienza di Aldo Rossi ad influenzare l’esito della proposta : la volontà è stata quella di porsi in una posizione di rispetto verso il Cimitero - per non rompere l’equilibrio che questo ha creato con il contesto - inserendosi nella stratificazione orizzontale del paesaggio.

Il risultato è un sistema essenziale, e allo stesso tempo complesso, che lavora alla grande scala con il territorio emiliano, alla media distanza con le preesistenze che lo circondano - raccordando frammenti dimenticati della città di Modena - e sulla prossimità attraverso l’interazione tra le sue componenti - un parco, un catalizzatore e un bosco urbano. E’ una nuova dimensione potente ed evocativa che si propone come punto di incontro tra l’anima del luogo e l’anima dell’uomo.

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ARCHITETTURA DELL’ORIZZONTE

Vedute

Via Emilia

I. PRELUDIO

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ALDO ROSSI

Preludio

Aldo Rossi, L’architettura della città

PRELUDIO ALDO ROSSI CONOSCENZA

“ La città stessa è la memoria collettiva dei popoli; e come la memoria è legata a dei fatti e a dei luoghi, la città è il locus della memoria collettiva. Questo rapporto tra il locus e i cittadini diventa quindi l’immagine preminente, l’architettura, il paesaggio; e come i fatti rientrano nella memoria, nuovi fatti concrescono nella città. In questo senso del tutto positivo le grandi idee percorrono la storia della città e la conformano.”

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CONOSCENZA

“ La città viene vista come una grande opera, rilevabile nella forma e nello spazio, ma questa opera può essere colta attraverso i suoi brani, i suoi momenti diversi; è questa la rilevazione che noi possiamo compiere con sicurezza.

L’unità di queste parti è data fondamentalmente dalla storia, dalla memoria che la città ha di sè stessa.”

Aldo Rossi, Autobiografia scientifica

PRELUDIO ALDO ROSSI CONOSCENZA

con un approccio scientifico per capire come intervenire.

La ricerca del passato svela il senso dell’attualità dell’urbe e di alcune sue opere in particolare.

L’analisi urbana si presenta come l’unica via possibile per arrivare alla sintesi, il progetto.

Due sono i temi fondamentali sviluppati nello studio3 : che ogni aggregato è composto da due costanti - monumenti e residenze - e che gli aspetti formali della città hanno una logica propria che non è direttamente collegata ad implicazioni funzionali o sociologiche. I monumenti, in particolare, dato il loro carattere pubblico, collettivo, sono l’origine o il fine della città e sono i catalizzatori che accelerano i processi di urbanizzazione, per vengono definiti come elementi primari. Sono gli spazi che permettono lo svolgersi della vita comunitaria e sviluppano il carattere della città4.

La ricerca di Rossi non si ferma, quindi, solo alla storia e alla composizione, ma si amplia anche al significato profondo dello svolgersi della vita umana all’interno di un’architettura, le cui funzioni assumono un ruolo marginale.

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1. Antonio Monestiroli, Il mondo di Aldo Rossi, LetteraVentidue, Siracusa (2015) 2. Eduardo Souto de Moura, Su Aldo Rossi in Eduardo Souto de Moura. Tutte le opere, Electa, Milano (2012) 3. Alberto Ferlenga, Aldo Rossi, Wikiradio archivio (2019) 4. Aldo Rossi, L’architettura della città, Quodlibet, Macerata (2011)

Aldo Rossi è stato protagonista del panorama architettonico del secondo dopoguerra. Il suo impegno nella ricostruzione e la volontà di rinnovare la cultura del suo tempo hanno come esito una grande ricerca sulla città - intesa come chiave per spiegare l’architettura - che culmina nella pubblicazione de L’architettura della città, libro che segna una tappa fondamentale della sua vita.

Il desiderio di oggettività lo porta ad analizzare in maniera metodica l’ambito urbano per stabilire una serie di principi cardine che influenzano, poi, la progettazione del singolo edificio.

La conoscenza della realtà, quindi, risulta il primo presupposto per poterla modificare1.

Ogni luogo è un “supporto con regole intrinseche”2, ricco di stratificazioni storiche e di memorie sui quali si fonda la sua unità, e di cui è fondamentale conoscerne la cultura e la sua evoluzione

PRELUDIO ALDO ROSSI

La forma dell’architettura è svincolata dalla funzione a cui inizialmente è chiamata ad assurgere : solo in questo modo essa può diventare atemporale e, dunque, permanente nel corso della storia.

E’ piuttosto l’uso che si fa dello spazio a dover essere tenuto in considerazione, altrimenti l’ambiente si esaurisca nel momento in cui si conclude la funzione prevista al suo interno. Al contrario, l’opera deve essere aperta al cambiamento.

L’attenzione, quindi, non deve essere posta sullo scopo, quanto sulla finalità visto che “l’architettura fa risplendere la sua finalità dopo che si è consumato il suo scopo”.

La ricerca ossessiva è un’ossessione sugli ossi di seppia che restano.

CONOSCENZA

Antonio Monestiroli, Il mondo di Aldo Rossi

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“Non sono le funzioni della nostra vita ad essere oggetto della ricerca delle forme rispondenti, ma è il significato profondo delle vicende umane di cui le funzioni sono solo un aspetto contingente e particolare. [...] La funzione non è mai il fine dell’architettura.

L’architettura si fonda sulla ragione per cui è costruita e non pone al servizio di nessun’altra motivazione sociologica o tecnico-costruttiva.”

PRELUDIO ALDO ROSSI

Aldo Rossi, Autobiografia scientifica

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5. Rafael Moneo, Aldo Rossi in Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Electa, Milano (2005) 6. Alberto Ferlenga, I miei progetti raccontati. Aldo Rossi, Electa, Milano (2020) 7. Gino Malacarne, Abitare il paesaggio in Architetture e paesaggi, CLUEB, Bologna (2011) 8. Vittorio Savi, L’architettura di Aldo Rossi, F. Angeli, Milano (1976)

Aldo Rossi, nel panorama dell’architettura contemporanea, è una figura complessa il cui lavoro non può essere compreso facendo riferimento ai meri aspetti progettuali.

Più di ogni altro architetto, è la sua esperienza personale, le sue visioni e i processi analogici che ne derivano che determinano il senso dell’opera.

L’aspetto emozionale, come fondamento dell’iter progettuale, diventa imprescindibile secondo R. Moneo dopo il viaggio in America del 1976, quando si apre una nuova fase della vita dell’architetto. L’ossessione per la conoscenza cede il posto ad una visione affettiva dell’architettura di cui il disegno è diretta espressione, tanto da essere definito da Moneo “vittima del sentimento”1.

“ Da qui col tempo ho riguardato l’architettura come lo strumento che permette lo svolgersi di una cosa, costruzione che favorisca un evento. [...] L’edificio è diventato puro teatro, un teatro della vita anche se già previsto. Perché nell’edificio tutto è previsto ed è questa previsione che permette la libertà; è come un appuntamento, un viaggio d’amore, una vacanza e tutto ciò che è previsto può accadere. Pur amando l’incerto ho sempre pensato che solo le persone meschine e con poca fantasia siano contrarie ad una discreta organizzazione. Perché solo questa organizzazione permette i contrattempi, le variazioni, le gioie, le delusioni.”

SENTIMENTO

SENTIMENTO

“ Ogni luogo luogo si ricorda nella misura in cui diventa un luogo d’affezione o nella misura in cui siamo immedesimati.”

Aldo Rossi, Autobiografia scientifica Di questo patrimonio della memoria personale e collettiva, quindi, ne fa materia operativa del progetto : l’operazione fatta è di selezione, astrazione di elementi che vengono poi rimontati in maniera critica all’interno di una narrazione

che coinvolge, attraverso l’uso di forme facilmente identificabili, una moltitudine di individui.

In questa sequenza è l’analogia ad avere un ruolo di primaria importanza : a partire da una profonda conoscenza del mondo, quindi dal concreto, gli elementi d’affezione vengono trasfigurati attraverso un processo di immaginazione per diventare componenti della sua architettura con la convinzione che

“alcune cose del mondo sono esprimibili soltanto attraverso altre cose”6.

Niente è più frutto dell’invenzione, la meraviglia non deriva dal nuovo ma dalla memoria, la ripetizione rende il presente eterno.

Le cose del mondo nascondono la rivelazione, la meraviglia che si manifesta soltanto a chi

immediatamente familiare e insieme misteriosa, una straordinaria fusione tra ritrovamento e mai visto, tra conosciuto e ignoto. Forse le opere di Rossi contengono questo miracoloso equilibrio tra quello che sappiamo e ci aspettiamo da un’opera architettonica e il senso di spaesamento che si prova di fronte al nuovo”7.

PRELUDIO

ostinatamente le osserva ed è per questo che le opere di Aldo Rossi hanno “un’aria

Rossi ha saputo riconoscere i valori in cui la nostra civiltà si identifica per poi custodirli attraverso

poche forme chiare che, composte all’interno delle sue opere, costituiscono una vera e propria struttura di resistenza al tempo8.

Questo processo introspettivo si tramuta in una ricerca della felicità collettiva. L’architettura diventa spazio della memoria collettiva e quinta scenica delle vicende umane che assumono un ruolo prevalente rispetto al progetto.

Esso mantiene il giusto grado di libertà che ne permette l’appropriazione da parte della collettività e lo svolgimento di infinite storie al suo interno.

Le opere di Aldo Rossi, dietro la loro apparenza austera, nascondono in realtà una vitalità imprevista che fa dell’architettura il teatro della vita.

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Egli riconosce nella città un nucleo di componenti che fanno parte della tradizione sulle quali la comunità ha costruito nel corso del tempo la propria identità e che le permettono di riconoscersi in determinati luoghi piuttosto che in altri.

PRELUDIO ALDO ROSSI SENTIMENTO

Aldo Rossi, L’architettura della città

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“Il teatro è molto simile all’architettura perché riguarda una vicenda; il suo inizio, il suo svolgimento e la sua conclusione.

Senza vicenda non vi è teatro e non vi è architettura. È anche commovente che ognuno viva una sua piccola parte.”

Preludio 13 | 14

INDAGINE SULLE RELAZIONI

Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute mentale Fatebenefratelli - Sacco Milano

PRELUDIO Entrambe queste due sfere - fisica e mentale - sono importanti e compresenti nell’interazione con il mondo esterno in quanto, secondo le teorie sociologiche di Tim Ingold10, l’uomo non è soltanto una mente mediata da influenze culturali che agisce all’interno di un corpo, bensì è un

INDAGINE SULLE RELAZIONI

In tutte le società animali, come afferma Darwin, il gruppo consente di affrontare le sfide dell’ambiente esterno garantendo la sopravvivenza dei componenti, che si aiutano e si difendono a vicenda, contribuendo così al processo evolutivo della specie.

Il discorso vale soprattutto per la specie umana, per cui le relazioni sociali sono essenziali per la sopravvivenza, soprattutto mentale, della persona: è dimostrato, e pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Psychiatry, che l’isolamento dalla comunità provoca almeno un caso di depressione su cinque, la solitudine è estremamente dannosa sia per il corpo che per la mente9.

EVIDENZE SCIENTIFICHE

9. Serena Zoli, Socialità: delle altre persone abbiamo bisogno come il pane, Fondazione Veronesi web magazine (2021) 10. Harry Francis Mallgrave, L’empatia degli spazi : architettura e neuroscienze, Raffaello Cortina, Milano (2015)

“La solitudine è letteralmente veleno per la nostra salute: indebolisce il sistema immunitario, favorendo la comparsa di molte malattie, ma soprattutto che compromette il benessere mentale. Abbiamo infatti un cervello sociale che ha bisogno di contatti umani proprio come abbiamo necessità di cibo per vivere. La mancanza di contatti umani, oltre a renderci desiderosi di conversazioni, strette di mano e abbracci, ha conseguenze gravi sul benessere mentale.”

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EVIDENZE SCIENTIFICHE

“ Uno dei dati più evidenti emersi dalle ricerche è che l’isolamento sociale aumenta il rischio di morte almeno quanto altri fattori noti per i loro negativi effetti sulla salute, come il fumo, l’obesità o l’inattività fisica. [...] L’analisi statistica ha rivelato l’esistenza di una correlazione positiva tra relazioni sociali e marcatori biologici di longevità: i soggetti con i massimi punteggi nella valutazione dell’integrazione sociale erano quelli che avevano anche i valori più bassi negli indici d’infiammazione, mentre i soggetti più isolati avevano gli indici d’infiammazione più elevati.”

Yang Claire Yang, Proceedings of the National Academy of Sciences, Le Scienze

PRELUDIO INDAGINE SULLE RELAZIONI

perché le percezioni soggettive sono influenzate negativamente dal senso di isolamento, che progressivamente percezione dello spazio vissuto, visto come ancora più inospitale di quanto sia realmente.

Diversi studi hanno, inoltre, dimostrato che le persone che sviluppano un maggior senso di appartenenza alla loro comunità locale tendono a vivere una vita più sana e ad avere meno problemi di salute mentale. Un sondaggio del 2012 fatto in alcune regione del Canada12 ha scoperto che il legame con la propria comunità ha un forte impatto dal punto di vista sanitario poiché più forte questa relazione, più è probabile che le persone facciano esercizio, perdano peso o mangino in modo più sano.

Il supporto della propria comunità è fondamentale anche nei momenti di stress.

Affrontare situazioni difficili in solitudine, infatti, rende le persone più vulnerabili alle infezioni, al diabete, all’ictus, alla depressione e all’aggressività13.

EVIDENZE SCIENTIFICHE

organismo che si sviluppa e si struttura in modo complesso nel suo ambiente tramite i suoi movimenti all’interno di esso.

L’ambiente in cui si muove ogni organismo, dunque, influisce molto sul comportamento e sul benessere psicofisico.

Nello studio dei ricercatori del King’s College di Londra pubblicato sulla rivista Psychological Science11, l’ambiente preso in considerazione era il quartiere cittadino. Circa 2.000 giovani hanno espresso il loro malessere e il loro forte senso di solitudine a fronte della mancanza di una buona “efficacia collettiva” nei vari quartieri in cui vivono. Chi abita questi luoghi, dove manca coesione e iniziativa sociale, ha poi difficoltà a connettersi con le altre persone.

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11. T. Matthews, C. L. Odgers, A. Danese, H. L. Fisher, J. B. Newbury, A. Caspi, T. E. Moffitt, L. Arseneault, Loneliness and Neighborhood Characteristics: A Multi-Informant, Nationally Representative Study of Young Adults, Association for psychological science 12. P. Hystad, R. M. Carpiano, Sense of communitybelonging and healthbehaviour change in Canada, Journal of Epidemiology and Community Health (2012)

Le distanze interpersonali vengono mantenute ma tutte le persone comprendono di essere all’interno di un luogo che in qualche modo le accomuna, aumentando in loro il sentimento di comunità. Più un ambiente è inclusivo, più si creano connessioni sociali e più si generano emozioni positive che rendono la persona fisicamente, e mentalmente, più sana.

“I momenti quotidiani di connessione che le persone vivono con gli altri emergono come i minuscoli motori che guidano la spirale ascendente tra positività e salute.”

Barbara Fredrickson, ricercatrice dell’Università della Carolina del Nord

Uno studio del 2009 sul quartiere East Little Havana di Miami14 ha messo in luce come alcune caratteristiche architettoniche comuni a tutto il quartiere contribuissero a diminuire il disagio psicologico dei residenti. Si è riuscito a dimostrare che quegli elementi, come i portici, che facilitano lo scambio e lo sviluppo di nuove relazioni aumentano la percezione del sostegno sociale e riducono i problemi psicologici.

Quando lo spazio vissuto, poi, è un ambiente naturale, il beneficio aumenta ulteriormente.

L’uomo trova giovamento nel vivere uno spazio naturale sia perché inconsciamente sta beneficiando di tutti i vantaggi che la vegetazione apporta a livello fisico e ambientale - il miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione dell’ effetto “isola di

PRELUDIO

Tra i fattori che incidono sulla salute psicofisica vi è anche la progettazione degli spazi.

Quando ci si trova in presenza di un’ architettura ben disegnata, il circuito edonico si attiva e grazie alla dopamina, neurotrasmettitore che regola le risposte emotive del cervello, vengono coinvolte altre aree fino alla corteccia orbitofrontale, su cui si basa anche il piacere dovuto alle relazioni personali e sociali. Il percorso della dopamina provoca, inoltre, l’attivazione dell’insula che si traduce in piacere e dunque benessere per l’organismo.

La bellezza è per il cervello un impulso che emana sensazioni di piacere, associate a stupore e meraviglia. Uno spazio pubblico ben progetto, soprattutto, facilita l’interazione sociale e permette di abbassare il livello di stress psicologico.

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Per vivere e non solo abitare un luogo è necessario collocarsi all’interno di esso.

La prossemica - una branca della psicologia che studia la disposizione nello spazio degli individui e le loro implicazioni psicologiche - afferma che, psicologicamente parlando, ogni corpo non termina con la pelle ma ha intorno a sé una “bolla” che si dilata o si restringe a seconda dell’influenza che una persona ha sulle altre e a seconda delle situazioni in cui si trova. La bolla, per esempio, diminuisce quando un individuo si mescola tra la folla, perché si sta uniformando alla massa, e aumenta quando esercita la sua supremazia sugli altri.

Uno spazio in cui tutte le persone hanno la stessa influenza sulle altre è uno spazio inclusivo dove ogni bolla ha le stesse dimensioni.

13. N. Schneiderman, G. Ironson, S. Siegel, Stress and Health: Physchological, Behavoral, and Biological Determinants, Annual Review of Clinical Psychology (2005) 14. S. C. Brown, C. Mason, Lombard J. L., F. Martinez, E. Plater-Zyberk, A. Spokane, R. Newman, F.L.Pantin, The relationship of built environment to perceived social support and psychological distress in Hispanic elders: The role of “eyes on the street” , Journals of Gerontology Series B: Psychological Sciences and Social Sciences (2009) 15. V. Silli, V. Bellucci, P. Bianco, Gli alberi e il miglioramento della qualità della vita nelle città, sito web Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale 16. S. H. Babey, T. A. Hastert, E. R. Brown, Teens living in disadvantaged neighborhoods lack access to parks and get less physical activity. Policy Brief UCLA Center for Health Policy Research (2007)

calore” soprattutto nelle zone densamente popolate, l’aumento della biodiversità e del valore estetico del paesaggio - sia per il benessere psicologico che ne deriva.

Marco Nieri e Marco Mencagli, autori della ricerca La terapia segreta degli alberi, hanno dimostrato che chi vive ad una distanza di 300 metri da un’area verde vede il suo livello di stress ridursi del 42% rispetto a chi vive ad un chilometro15. O ancora, l’abbassamento della pressione sanguigna e del battito cardiaco che si verificano in seguito ad una passeggiata in un bosco permettono di evitare stati depressivi all’individuo. Le persone che vivono in quartieri con parchi di alta qualità riportano, infatti, una migliore salute mentale rispetto a quelli con spazi di bassa qualità, oltre al fatto che la componente naturale è un fattore importante per incoraggiare l’attività fisica.

Alcuni studi hanno scoperto che un maggior numero di passeggiate viene fatto dai residenti nel momento in cui sono compresenti tre fattori : vicinanza a casa dello spazio verde, dimensioni e la componente attrattiva.

Le caratteristiche che rendono uno spazio aperto di alta qualità includono percorsi pedonali, l’illuminazione, i campi da gioco e gli uccelli.

I luoghi che incoraggiano gli spostamenti a piedi favoriscono, inoltre, lo sviluppo della socialità : diverse persone ritengono che un “ambiente socialmente positivo” è quello in cui vi è l’opportunità di guardare la gente e vedere persone che si divertono. Gli spostamenti a piedi dipendono dal “valore di intrattenimento della scena sociale”16.

Tenendo in considerazione, quindi, anche le possibilità di aggregazione e di accrescimento del capitale sociale che derivano dal vivere un’infrastruttura pubblica verde, è ormai evidente che è fondamentale implementare questo sistema e permettere che vi possano accedere più persone possibile.

“ La funzione dell’architettura è quella di farci sperimentare una risonanza somatica con il respiro ritmico e le trasformazioni della natura” Tadao Ando, editoriale Domus 1056

PRELUDIO INDAGINE SULLE RELAZIONI ANIMALI SOCIALI

17. Aristotele, Politica, Laterza (2007) 18. Hannah Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani (2017) 19. Byung-Chul Han, La società della stanchezza, Edizioni Nottetempo (2010) 20. Fulvio Irace, Programma Italia, Domus 1052 (2020)

Una delle possibili definizioni di persona, utilizzata soprattutto nel campo della psicologia, è quella che mette in relazione l’individuo con gli altri, considerando questo come l’unico modo possibile per riconoscere se stessi.

D’altronde, la componente aggregativa è fondante per qualsiasi specie vivente non solo per l’arricchimento che il singolo ne può trarre, ma anche per l’evoluzione strutturale che ne è derivata in tutti i livelli di organizzazione della vita.

Aristotele nel IV sec. a.C. definisce l’uomo come un “animale sociale”17, dichiarando con questa locuzione due punti fondamentali.

Il richiamo al mondo animale fa comprendere come la relazione con altri soggetti sia una cosa innata, un istinto primordiale che lo porta a definire chi vive al di fuori della società come un mostro o come una divinità.

Questo enunciato poi - contestualizzato all’interno dell’intera opera, la Politica

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ANIMALI SOCIALI

Aristotele, Politica I

Recuperare il senso di comunità e di empatia con chi ci circonda significa anche tornare ad una concezione dell’architettura fondata sulla socialità e sulla condivisione, non più come mero luogo dell’abitare e del produrre. E’ necessario far fronte alla carenza strutturale di luoghi di aggregazione, soprattutto nelle periferie, investendo in progetti che possano ospitare qualsiasi tipo di comunità, in modo che il vuoto urbano possa trasformarsi nel teatro della vita dei cittadini20.

L’architettura deve tornare ad essere un fatto collettivo, il regno del bello che, secondo la definizione di Hannah Arendt, è quello costituito da cose che non vengono necessariamente usate, che non hanno un ruolo determinato e pertanto permettono una forma di vita libera,

“una casa festiva nella quale valga davvero la pena di vivere”. 19

PRELUDIO INDAGINE SULLE RELAZIONI

“ha perso ogni riferimento al divino, al sacro, al segreto, all’infinito, al solenne, al sublime.”19

ANIMALI SOCIALI

dell’essenziale in quanto

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“L’uomo per natura è un essere socievole: quindi chi vive fuori della comunità statale per natura e non per qualche caso o è un abietto o è superiore all’uomo, proprio come quello biasimato da Omero “privo di fratria, di leggi, di focolare” : [...] è isolato, come una pedina al gioco dei dadi. È chiaro quindi per quale ragione l’uomo è un essere socievole molto piú di ogni ape e di ogni capo d’armento.”

- non distingue il vivere socialmente dal vivere politicamente : la polis esiste soltanto in virtù delle relazioni che si sviluppano tra i suoi abitanti.

E’ in questo contesto che nasce la distinzione tra lo spazio domestico - lo spazio delle necessità - e quello pubblico, definito da Hannah come il posto in cui l’uomo è veramente libero in quanto emancipato dai bisogni vitali18. I luoghi di aggregazione costituiscono l’arena della vita politica, culturale e sociale delle città in cui si sono potuti sviluppare i riti collettivi che hanno definito nel corso dei secoli l’identità delle comunità.

Di questo senso di appartenenza e di condivisione non rimane che un panorama desolante in cui la privatizzazione e l’individualismo sono imperanti.

L’ipercapitalismo ha stabilito un nuovo concetto di relazione per l’essere umano : l’individuo non è più definito da una rete di connessioni sociali e aggregative ma esclusivamente in rapporto a quelle di carattere economico.

Dal momento in cui l’individuo viene concepito come produttore o consumatore, anche ogni relazione di conseguenza acquisisce un valore di mercato e non sono più concepibili degli spazi da cui non sia possibile ricavare profitto.

Come afferma il filosofo ByungChul Han ne La società della stanchezza, il nostro mondo è pieno di cose ma privo

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PRELUDIO

PRELUDIO

credits

INDAGINE SULLE RELAZIONI p. 28 - 29 Luigi Ghirri, Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio, Feltrinelli, Milano (1986) Evidenze scientifiche p. 32 Henri Matisse, La danza (1909) p. 34 Martina Ulbar, Parco Trotter, Milano (2021) p. 35 Martina Ulbar, Lisbona (2021) p. 37 Martina Ulbar, Jardim da Cerca da Graça, Lisbona (2021) Animali sociali p. 39 (in alto) Letizia Battaglia, Domenica di Pasqua, Caltabellotta (1984) p. 39 (al centro) Franco Maresco, La mia battaglia (2016) p. 39 (in basso) Letizia Battaglia, Quartiere Borgo Vecchio, Palermo (1986) p. 41 Martina Ulbar, collage su Teatrino scientifico di Franco Purini 44 | 45

p. 12 - 13 Martina Ulbar, piazza del Municipio, Segrate (2021) ALDO ROSSI p. 14 - 15 Luigi Ghirri, Studio di Aldo Rossi, Milano (1989) Conoscenza p. 17 Aldo Rossi, Eraldo Consolascio, Bruno Reichlin, Fabio Reihnart, Composizione per la città analoga (1970) p. 18 Aldo Rossi, Unità residenziale e commerciale Schützenstrasse, Berlino (1992-1998) p. 21 (in alto) Aldo Rossi, Senza titolo (1949) p. 21 (al centro) Aldo Rossi, Senza titolo (1949) p. 21 (in basso) Aldo Rossi, Architettura con santo. Composizione architettonica con figura umana (1972) Sentimento p. 24 Aldo Rossi, Fantasia architettonica (s.d.) p. 25 Aldo Rossi, Interno milanese con persona che guarda Duomo con nebbia, (s.d.) p. 26 - 27 Aldo Rossi, Il ritorno dalla scuola (1984)

Vedute

Via Emilia

II. SCENARIO

VIA EMILIA

la via Emilia

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UNA STRADA, UNA REGIONE

Via Emilia

Scenario

“ Tanto servì e tanto seppe questa strada, che la gente chiamò infine la regione dalla strada, non la strada dalla regione.”

Scenario UNA STRADA, UNA REGIONE

Via Emilia

UNA STRADA, UNA REGIONE

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Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po

Scenario

“ Noi bambini l’avevamo denominata la strada dei cavalieri, sentendo vagamente che, semmai fossero comparsi da qualche parte, proprio lungo quella strada avremmo forse un giorno potuto veder avanzare Lancillotto e i suoi eguali in groppa ai loro grandi destrieri.

I grandi alle volte la chiamavano la strada dei pellegrini.”

L’evoluzione della società e, di conseguenza, del traffico va di pari passo ad un cambiamento dal punto di vista urbanistico : le città, che a partire dall’XI secolo rifioriscono, si espandono.

Così, allo schema a maglia ortogonale delle centuriazioni romane si sovrappone la matrice dell’impianto radiale delle città tipica medievale.

Lo sviluppo dei centri urbanizzati coincide nel corso dei secoli con l’ampliamento delle infrastrutture e delle opere pubbliche, volute soprattutto dall’amministrazione napoleonica e durante il periodo della Restaurazione.

Nel 1851 viene realizzata la prima strada ferrata parallela alla via Emilia tra Piacenza e Bologna e i trasporti diventano così più rapidi e sicuri, a vantaggio soprattutto delle attività produttive.

Le stazioni dei treni prendono il posto delle antiche porte delle città, demolite assieme alle mura cittadine alla fine dell’Ottocento.

UNA STRADA, UNA REGIONE

VIA EMILIA

Antonio Faeti, Esplorazioni sulla via Emilia

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Le origini della via Emilia risalgono all’epoca romana, quando nel 187 a.C. il console dell’impero Marco Emilio Lepido ne traccia la sua estensione.

Da Rimini a Piacenza, dal mare alla Lombardia, la via Emilia oggi attraversa quasi tutte le province della regione Emilia-Romagna e si inserisce in un’alternanza più o meno costante di città e campagna. I centri abitati che tocca si sono attestati su di essa a partire da un forum, piazza cittadina o mercato pubblico, per poi seguire lo schema della centuriazione romana.

Le centurie sono alla base non solo del disegno delle città ma anche di quello dei terreni agricoli e dei possedimenti intorno alle abitazioni, sono ciò che uniforma il rapporto tra costruito e rurale.

La misura esatta della maglia regolare ortogonale, che talvolta lascia spazio alle eccezioni, è di 89 metri per 142 ad elemento, i cui limiti sono sovente segnati da filari di alberi. Ognuno di essi si distacca dal successivo di 12 m, così da avere circa quattro alberi per ogni ettaro di terreno21.

Tale disegno, esteso ulteriormente in età Augustea grazie a opere di bonifica e di disboscamento nella zona problematica dal punto di vista idrografico, consentì alla via Emilia di diventare l’asse generatore dell’intero sistema paesaggio. La sua importanza per la gestione territoriale è tale che l’intera regione della Pianura Padana prende il nome dalla via stessa, diventando nota come “regione della via Emilia” e infine “Emilia”.

La decadenza dell’impero romano coincide con la decadenza dei centri urbani lungo la via Emilia, con conseguente modificazione del traffico sulla strada.

Diventa prima passaggio strategico verso Roma durante le invasioni barbariche, poi strada di riferimento per tutti coloro che si muovevano verso la Palestina, pellegrini e crociati.

Non solo strada di passaggio ma anche di sosta : durante l’epidemia di lebbra, infatti, vengono fondati degli ospedali riservati ai lebbrosi ogni 25-30 km in tutte le città della via Emilia.

L’asse attrezzato creato per assistere i malati resta attivo anche dopo la regressione della lebbra e i lebbrosari furono trasformati in strutture ecclesiastiche, complessi per gli ordini ospitalieri per la cura e riparo dei viandanti.

Oggi il 60% della popolazione della regione EmiliaRomagna abita i centri abitati della via Emilia, diventata la vera colonna vertebrale della regione Emilia Romagna.

Potenziata e affiancata anche da altre infrastrutture - il tratto autostradale E35, E45, E55 e la linea ferroviaria - attraversa una sequenza geografica costituita da molteplici frammenti, a partire dal litorale costiero, passando poi per la pianura e la valle fluviale del Po, fino a raggiungere la fascia montuosa degli Appennini settentrionali.

Il tratto occidentale - provincia di Piacenza - è prossimo ai rilievi collinari, la conformazione del

uso del suolo 2011 valle e intersecando la strada perpendicolarmente, danno origine ad ulteriori aree pubbliche lineari.

Questa antica strada consolare, costituita oggi da un sistema di infrastrutture unico a livello nazionale, permette inoltre di accedere a tutte le funzioni di carattere superiore (Università, Poli tecnologici, Fiere, Aeroporti) dislocate sul territorio.

Il paesaggio continuo generato da tutti questi elementi è quello di un territorio fortemente urbanizzato che si alterna a tratti in cui il fenomeno della dispersione urbana è imperante. spazio alle nuove urbanizzazioni, in cui si ritrovano funzioni e caratteri delle periferie contemporanee.

Scenario VIA EMILIA UNA STRADA, UNA REGIONE

uso del suolo 1851

terreno non è del tutto pianeggiante e per questo conserva un carattere più primitivo.

Quello orientale invece - provincia di Forlì - Cesena e Rimini - si connota per la presenza di campagna intensamente coltivata in stretto rapporto con le città di quella specifica parte della regione, veri e propri poli accentranti sul territorio.

I centri urbani situati nella zona centrale - Parma, Reggio-Emilia, Modena, Bologna - si caratterizzano per l’urbanizzazione lineare continua sull’asse infrastrutturale, in cui si alternano insediamenti produttivi, corti rurali spesso abbandonate o trasformate ad altri usi e i densi centri storici23.

La via Emilia assume un ruolo strutturante per lo sviluppo del tessuto urbano : attraversa una cortina di edifici, le funzioni più importanti sono connesse all’asse ed essa diventa lo spazio pubblico principale per la collettività. All’articolazione degli spazi concorrono anche i fiumi che, affluendo alla

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E’ un segno nel territorio che accompagna e rafforza ancora di più l’importanza dell’asse primario.

Il traffico subisce una drastica variazione nel primo dopoguerra quando i camion e le automobili sostituiscono i carri dei contadini e le biciclette.

La strada sarà solcata anche dai carri armati della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale le operazioni belliche distruggono oltre 200 ponti, riparati dalle stesse forze alleate durante la Liberazione.

Il cambiamento più repentino del paesaggio si verifica a partire dal secondo dopoguerra : l’immigrazione verso i centri abitati sulla via Emilia aumenta significativamente, tanto da comportare un eccessivo addensamento delle città storiche e una conseguente espansione verso la periferia, ma la forma del disegno sia urbano che territoriali è stata tracciata talmente forte da riuscire a sopportare e sopravvivere a qualsiasi debolezza umana22.

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Vedute

Via Emilia

Scenario

VIA EMILIA

Scenario

21. Enrico Guaitoli Panini, Valori storico - antropici del paesaggio agrario. Un caso della bassa modenese in Architetture padane, CLUEB, Bologna(2013) 22. Giulio Bizzarri, Eleonora Bronzoni, Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio, Feltrinelli, Milano (1986) 23. Barbara Marangoni, Paesaggi in divenire. Atlante dei paesaggi dell’Emilia Romagna, Quaderni sul paesaggio (2007)

La pianura intorno alla via Emilia non è mai stata un ambiente del tutto naturale, l’intervento dell’uomo ne segna l’evoluzione e le sue trasformazioni da ormai più di due millenni. Il terreno che anticamente veniva disboscato o bonificato per rendere possibile la coltivazione, serve ora per costruire i quartieri di nuova espansione.

Il rischio è quello di vedere nell’immediato periodo - vista la velocità con cui le città si stanno espandendo - la saturazione totale di quegli spazi che restano di campagna e, di conseguenza, assistere ad un radicale cambiamento di sequenza.

L’alternanza di paesaggio urbano e paesaggio rurale, che era ancora netta agli inizi del Novecento, sta cedendo il passo ad un territorio del tutto artificiale in cui si alternano città storica e periferia, dove le pesanti trasformazioni sociali, urbanistiche, infrastrutturali e culturali sono ormai inarrestabili.

“ Mi parve che la campagna piangesse.”

A. Delfini, Ritorno in città L’obiettivo sarebbe quello di conservare l’aspetto naturale della via Emilia, le cui campagne hanno generato fascinazione in chi le ha attraversate nel corso dei secoli. La strada è lo spazio della vita e della memoria per le persone che hanno solcato nel tempo questo asse generatore dell’attuale sistema città-regione ed è giusto conservarne intatta la sua identità.

“ Il paesaggio è l’insieme delle realtà visibili che rivestono una dimensione spaziale intorno a noi.”

Lucio Gambi, Paesaggio in Enciclopedia Treccani

Scenario

“ Cara pianura che per cuore il fiume dei fiumi mai fermo nella sua corsa verso il mare, o per essere più precisi, verso l’infinito. Se ne dubitate, fissatene il corso da un punto qualsiasi delle sue rive e vedrete compiersi il miracolo che state lì immobili non meno dei salici e dei pioppi e intanto liquidamente andate oltre oltre ancora, al pari della freccia di Zenone (a torto chiamato crudelmente dal poeta).

E’ un momento momento sublime, lo scrivo con la preoccupazione di esser sull’orlo della retorica ma lo scrivo, e vorrei potervi rivelare altre sublimità locali, per esempio quella del silenzio che è unico e non la solita assenza di rumori, anzi una sintesi di rumori suoni voci, antichi e odierni, diventati appunto silenzio nell’assommarsi, alla pari del bianco misteriosamente generato dal vortice di tanti colori.”

Cesare Zavattini, Prefazione alla collana monografica Padanìa

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VEDUTE

e sembra quasi che il percorso permetta di cogliere idealmente la doppia anima, signorile e contadina, di questa spina dorsale dell’Emilia Romagna.

La naturale estensione della città nella sua periferia di industrie e villette private non ha rotto questo sottile equilibrio, anzi sembra aver contribuito a rendere le vedute ancora più evocative poiché costellate in punti casuali da forme inusuali.

Questa lettura del paesaggio si articola per istanti, per fotogrammi che si susseguono velocemente, si può realizzare se il soggetto è in movimento, quasi seguendo il flusso compulsivo del traffico costante della via Emilia, solo così si può cogliere questo sottile passaggio tra le

Scenario Via Emilia Vedute

“sempre una città, sempre una campagna”

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24. Gianni Braghieri, Architetture padane in Architetture padane, CLUEB, Bologna (2013) 25. Gino Malacarne, Abitare il paesaggio in Architetture e paesaggi, CLUEB, Bologna (2011)

La via Emilia è un sistema complesso di specifici elementi a reazione poetica che si alternano con ritmo costante ma mai tedioso per 280 km.

I campi coltivati, i filari alberati di pioppi cipressini, gli argini, le case coloniche, i fienili, le trame di mattoni, i portici delle città, le rocche, i campanili si ripetono come le bottiglie di Morandi sulla tela e danno vita ad un paesaggio che ha una forte componente emozionale.

Questo abaco di elementi è ordinato e sotteso dalla trama della centuriazione romana : è il senso della misura a governare la strada e le sue componenti, a stabilire un’armonia di fondo nel paesaggio sia rurale - nella perfetta scansione delle coltivazioni - sia urbano nella sua conformazione precisa e forte24.

Il passo, pensato per dividere ed assegnare le terre ai coloni, si è ritrovato a scandire una precisa alternanza tra la campagna piatta e i grandi centri Giovanni Pascoli scriveva in Romagna

Giacomo Leopardi, Zibaldone

In questa sequenza che velocemente scorre davanti agli occhi, gli elementi si dispongono a formare illusoriamente una serie di piani orizzontali, sapientemente descritti nella serie Landscapes di Franco Fontana.

Ogni elemento pesa su quello sottostante. E’ allora questa un’altra possibile interpretazione dello scenario - complementare a quella che si realizza per intervalli - che tiene in considerazione la stratificazione dei segni : la strada, poi il camminamento, poi i campi coltivati, poi le case isolate, poi i pioppi cipressini. L’ultimo asse è l’orizzonte, il cielo gli pesa sopra a chiudere.

In questa iterazione di oggetti e scenari per quasi 300 km, la meraviglia non viene più dalla vista del nuovo, dell’insolito, dell’eccezionale ma risiede

“ Le lunghe soste nelle trattorie d’inverno facevano prendere coscienza del lavoro e dell’appartenenza al territorio, come quando i contadini, nel tardo pomeriggio al ritorno dai campi, in una nebbia spessa, si servivano di un piatto di tortellini e, rigorosamente in piedi, innaffiavano il brodo caldo con del lambrusco. Le cascine, che già allora si trasformavano modificando la loro funzione, mantenevano sempre un forte carattere identitario che si riconosceva attraverso piccoli segni del loro faticoso uso nonostante la continua variazione delle colture e il sempre più forte abbandono della terra.”

G. Braghieri, Architetture padane

Scenario

“ La rapidità e la la concisione [...] piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee così rapidamente succedentesi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiare l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o d’immagini e sensazioni spirituali, ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni.”

piuttosto nella ritualità con cui gli elementi si dispongono e dalla memoria di questi25.

Proprio la memoria degli oggetti, data dalla ricorrenza di storie e segni, è l’ossessione che lega, non a caso, il lavoro di Luigi Ghirri con Aldo Rossi e Giorgio Morandi.

La reminiscenza delle forme permette di riconoscere nel territorio una sequenza di tipi edilizi e di trovare in questi il senso dell’identità, dell’appartenenza ad un luogo, così da poterne comprendere anche l’importanza della loro eredità storica. La persistenza e la declinazione del tipo innescano in Aldo Rossi un processo analogico quasi ossessivo - fondante per la concezione delle sue architetture.

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diverse densità di urbanizzato e non.

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Vedute

Via Emilia

Scenario

26. Fabio Licitra, Come una sfera frantumata. Racconti sul terremoto dell’Emilia in Architetture padane, CLUEB, Bologna (2013)

Il paesaggio è un’entità così pregnante da penetrare all’interno dei luoghi e farli diventare loro reciproco. La parte e il tutto sono coinvolti in un’atmosfera surreale.

Oggetti ordinari, forme basilari popolano un universo metafisico in cui tutto è sospeso nella nebbia o nel pulviscolo in una condizione esistenziale di abbandono, in cui il tempo si muove tra la dimenticanza e la memoria26.

Questo scenario onirico, reso ancor più evanescente dal polverio sospeso nell’aria, è in realtà popolato da esseri in continuo movimento che fanno della via Emilia un paesaggio abitato e abitabile.

Nata come strada per i militari, è stata percorsa da pellegrini, crociati, mercanti, contadini, nobiluomini e nobildonne che hanno costituito e costituiscono tuttora un ulteriore piano orizzontale di questa grande quinta o, comunque, un elemento di scansione del ritmo del territorio.

La via Emilia è memoria delle vicende dei suoi abitanti.

“L’aria brilla quasi sempre con toni cangianti, dovuti al pulviscolo, ai residui di combustioni dei motori, agli strati di polverizzazione del manto d’asfalto e dei battistrada, nonché ai vapori esalati dal suolo di marne calcaree argillose. Così la luce piombando dall’alto si ingolfa in uno strato d’atmosfera molto più denso e pesante degli altri; e ciò annulla o fortemente riduce i contrasti con le ombre diurne, per la grande dispersione dei raggi luminosi continuamente deviati o rinviati in modo inconsulto, che avvolgono tutto in una nube di barbagli e riverberi.”

G. Celati, Condizioni di luce sulla via Emilia

MODENA

evoluzione storica

Il suo prosperare subisce una battuta d’arresto con la caduta dell’impero romano e, soprattutto, in età alto medievale, quando le inondazioni del Secchia e del Panaro e le conseguenti carestie portano i suoi abitanti ad abbandonare la città e a fuggire nella vicina Cittanova.

E’ l’XI secolo a segnare la progressiva ripresa, testimoniata dalla costruzione

MODENA

Scenario

“ fedelissima e floridissima colonia romana”28.

LA MEMORIA DELLA CITTA’

Mutina è il nome che i coloni romani diedero alla città nata insieme alla via Emilia nel II sec. a.C., sebbene le testimonianze facciano risalire i primi insediamenti già all’Età del Bronzo27.

Sviluppata sul reticolo del castrum romano - spostato ad Est rispetto all’attuale nucleo del centro storico diventa ben presto uno dei maggiori centri dell’asse tanto da essere definita da Cicerone

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LA MEMORIA DELLA CITTA’

XIII secolo Gli aspetti interessanti sono due : da un lato si va a rinforzare l’assetto urbano con questi punti cardine - Modena raggiunge da un punto di vista urbanistico la sua fase matura che poco cambierà nei secoli a venire - e dall’altro lato si stabilisce un forte legame tra la chiesa e gli assi di percorrenza.

Il sagrato diventa un vero e proprio spazio pubblico pensato come una dilatazione della strada.

Intorno al 1300 il territorio viene occupato dalla signoria d’Este : fino a quando la città non diventa ducato il suo impianto non cambia, fatta eccezione per la realizzazione delle nuove mura difensive.

Queste marcano ancor più la divisione tra città e campagna e la divisione tra classi : sia i contadini che i proprietari agricoli vivono al di fuori della

Scenario

città per poter controllare e coordinare i terreni, aspetto molto importante se si considera che la città di Modena nasce proprio come insediamento per il controllo del territorio agricolo circostante.

Nel 1462 Borso d’Este ottiene il titolo ducale e iniziano, così, le opere di ampliamento della città vecchia verso Nord secondo un reticolo di strade regolare con strade più ampie e maggiore superficie verde. La parte Sud rimane, quindi, occupata dal tessuto medievale, mentre al di sopra si legge il nuovo tessuto rinascimentale. Il discrimine tra i due momenti storici è rappresentato proprio dal Palazzo Ducale.

L’espansione rinascimentale rimarrà comunque decisamente limitata rispetto a quella che interessa le altre città come Ferrara : essa è pensata più come una semplice appendice del palazzo, voluto

XVII secolo da Francesco I, piuttosto che come una risposta alle esigenze abitative dei cittadini, che necessitavano di trovare il loro posto all’interno delle mura per ripararsi da devastazioni e straripamenti.

Quando nel 1598, Modena viene nominata capitale del Ducato vengono realizzate a Nord-Ovest la Cittadella pontificia e la Piazza d’armi.

Da quel momento in poi i cambiamenti riguarderanno non più gli spazi ma la società, la volontà è quella di preservare un’unità estetica della città.

Nel Settecento il proletariato urbano viene espulso per far spazio agli interventi privati. In un’ottica di abbellimento della città si interviene anche sulle mura cittadine, che diventano dei veri e propri

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della Cattedrale e dall’implementazione del primo nucleo centrale della città. I lotti sono in continua attività di ampliamento e adeguamento per rispondere sia a differenti esigenze abitative sia alle condizioni ambientali. Per questo motivo, gli edifici vengono costruiti lungo direttrici parallele visibili sul terreno, generando isolati stretti e lunghi in cui gli spazi verdi privati sono quasi assenti e che sono attraversati da canali di scolo per le acque fognarie cittadine.

E’ fondamentale per lo sviluppo urbano l’insediamento degli ordini ecclesiastici intorno al 1200 : questi si collocano strategicamente in prossimità delle mura - volute dal vescovo Leodonino quasi tre secoli prima - ma nel versante interno alla città a ridosso delle principali vie di accesso, così da controllarne i flussi.

Scenario MODENA

fig. 40

LA MEMORIA DELLA CITTA’

1925

2021 82 |83

27. Alessia Morigi, Carlo Quintelli, Atti di congressi Fondare e ri-fondare : Parma, Reggio e Modena lungo la via Emilia romana, Il poligrafo, Padova (2018) 28. Marco Tullio Cicerone, Le Filippiche, BUR Rizzoli, Milano (2003) 29. Mostre Natura e cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983)

viali da passeggio nel corso del secolo.

Si perdono, così, gli spazi verdi detti di utilità perché a scopo difensivo e talvolta agricolo.

L’accettazione e l’utilizzo di questi luoghi da parte della collettività, infatti, non arriva immediatamente poiché gli abitanti li ritenevano superflui prediligendo una concezione utilitaristica del verde pubblico.

La saturazione del nucleo interno della città e la necessità di costruire nuove infrastrutture come la ferrovia porterà poi ad un progressivo abbattimento delle mura a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

La demolizione - che inizia dal settore Est e comporta un’espansione incontrollata della città in quella direzione - è accompagnata dal diffondersi di una nuova mentalità che predilige l’apertura degli edifici all’aria e alla luce e interventi di decoro e igiene pubblica. Su questa scia, vengono sventrate parti di isolati nei primi anni del Novecento per far posto a nuove piazze, come piazza XX Settembre e piazza Mazzini.

L’espansione della città al di fuori del nucleo storico si realizza secondo due direttrici : a Nord sono presenti le zone industriali e quartieri operai, direttamente in connessione con la ferrovia, mentre le zone a Sud, Est ed Ovest diventano prettamente residenziali per il ceto medio seguendo lo schema del prolungamento degli assi viari.

I maggiori cambiamenti durante il Novecento sono dati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che portano la città all’elaborazione di un nuovo Piano Regolatore Generale.29 Inizia una nuova fase per Modena che la porterà alla definizione della forma della città contemporanea.

Scenario 84 | 85

Modena oggi è una città in cui sono ben distinguibili due componenti : il nucleo storico, dalla struttura densamente urbanizzata e ben consolidata, e il circostante anello della periferia, sviluppatosi nel secondo dopoguerra in seguito al boom economico e alla crescente domanda di trasferimento dalla campagna.

Questo è riconducibile a due fasi di espansione : una prima risalente agli anni ‘50 / ‘60, più prossima al centro storico e che ha conservato direttrici e conformazione del tessuto più simili a questo, ed una successiva caratterizzata da interventi fortementi disomogenei in cui convivono realtà produttive e residenziali, funzioni incompatibili che hanno portato ad un progressivo decadimento del patrimonio edilizio e ambientale.

In particolare, l’area Sud ed i nuclei che si attestano ad Est e ad Ovest sulla via Emilia hanno funzione principalmente residenziale mista a infrastrutture e servizi di base per coloro che ci vivono. Qui si concentrano anche i maggiori interventi di verde pubblico che vanno ad integrarsi ad un tessuto denso ed ordinato.

TEMPO PRESENTE

MODENA

TEMPO PRESENTE

infrastrutture verdi

spazi di aggregazione

Scenario MODENA TEMPO PRESENTE

commercio e verde privato) e servizi pubblici di cui fanno parte anche il verde e le infrastrutture, oggi in rapporto 49 | 50 % .

Due in particolare sono gli ambiti della collettività che hanno un ruolo di primaria importanza per il benessere dei cittadini.

Il primo è il verde. Modena è una città che si estende su 4 ettari di superficie urbanizzata di cui il 25% è destinato a parco o giardino pubblico : ogni cittadino ha a disposizione 53 mq di verde e può usufruire di 40 km di percorsi naturali in area urbana ed extraurbana. Tra i propositi del PUG vi è proprio la salvaguardia del territorio naturale e il potenziamento della rete ecologica30.

L’altro aspetto fondante riguarda, invece, il mondo della cultura. Gli eventi legati al mondo dello spettacolo, alla musica, all’arte, alla letteratura (Vie Festival, BUK, Festivalfilosofia, Modena città del bel canto) sono sempre più in numero crescente e raccolgono un bacino di persone molto ampio, a partire dalla cittadinanza - molto attiva - fino a coinvolgere persone provenienti dal di fuori della Regione.

Ciò la rende particolarmente attrattiva e lo testimonia il fatto che per il 2021 è stata candidata come Città Creativa UNESCO31.

Uno degli obiettivi è proprio quello di creare consolidare la sua identità attraverso una rete che valorizzi la cultura e l’arte.

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30. Piano Urbanistico Generale, Comune di Modena (2020) 31. Modena Futura Creativa (2021)

ad integrarsi ad un tessuto denso ed ordinato.

La zona Nord, invece, ha un carattere diametralmente opposto in quanto è occupata in gran parte da industrie, motore della fiorente economia della città - solo sul territorio provinciale sono attive 64105 imprese. La sua vocazione è sempre stata di carattere produttivo, vista anche la vicinanza alle principali vie di trasporto come la ferrovia.

L’attuale assetto cittadino è stato determinato sia dalla presenza forte dei due fiumi, il Secchia e il Panaro che limitano la città a Occidente e ad Oriente, sia dal sistema infrastrutturale, sviluppatosi soprattutto durante il Novecento.

L’elemento fondante è la via Emilia , che taglia in due parti il centro e da cui si diramano gli assi carrabili principali che confluiscono poi nella tangenziale. Ad essa, si sono affiancate nell’ultimo secolo la ferrovia e l’autostrada.

La rete di spazi pubblici cittadini è densa e ben consolidata.

La volontà è sempre stata quella di mantenere un equilibrio tra funzioni private (residenza, produttivo, terziario,

Scenario

Il programma Modena Modena 2040 punta su socialità e innovazione, in modo da creare anche relazioni culturali e socioeconomiche con il resto d’Europa32.

MODENA

32. Fondazione del Monte, Modena 2040.

Cambiare per ripartire (2020)

Modena, in generale, è una città molto attenta alla dimensione di aggregazione e socializzazione dei suoi abitanti, si impegna fortemente per diventare luogo inclusivo e ricco di opportunità a tutti i livelli.

Franz Schott, Itinerarium Italiae Modena è una città che nasce dalla campagna, la tradizione agricola è fondante per la costruzione della sua identità e ha reso possibile lo sviluppo di un senso di coesione tra la popolazione.

Quando, però, nel 1598 la città diventa capitale del Ducato estense viene messa in atto una vera e propria metamorfosi, anche attraverso un’apertura al mondo esterno degli artisti e dei letterati33.

Da piccola città padana è costretta a trasformarsi rapidamente in un luogo di rappresentanza del potere, in un contesto in cui il retroterra culturale agricolo era radicato nei cittadini e la rende inadatta a sostenere il ruolo assognatole.

Scenario MODENA CULTURA SIGNORILE

“ Modena è una città non grande, di forma quasi sferica, posta in pianura, ricca di frutta e di ogni genere di vino.

Alfonso II d’Este l’ha accresciuta e arricchita di molti monumenti e palazzi soprattutto in quella parte della città che è detta Modena vecchia.”

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CULTURA SIGNORILE

Si assiste ad una stagione di grande proliferazione della vita culturale, di cui è protagonista il duca Francesco I d’Este.

Assimilabile alla figura di mecenate, porta Modena allo stesso livello delle più prestigiose capitali europee. Amplia il bacino della città con influenze esterne alla regione sia in ambito musicale - è sua la sua scelta di affidare la composizione delle esecuzioni di corte a musicisti e compositori esterni visibili34 - sia in ambito

considerate al pari di quelle del Bernini, porta nella città la consapevolezza delle potenzialità dello spettacolo: in Vigarani è lo spettacolo diventa un prodigio.

Anche in altri ambiti dell’architettura, come nel caso della costruzione della chiesa di San Giorgio a Modena, l’influenza scenica è preponderante : questa non è poi così diversa da una sala teatrale36.

La spinta data alla cultura in epoca signorile, prosegue nel tempo anche dopo la caduta del ducato estense ma in sottotono, fino al momento

Scenario

artistico - le sale delle Gallerie Estensi ancora oggi conservano due celebri opere che lo ritraggono: il busto marmoreo del Bernini e un ritratto del Velázquez.

Anche l’attività teatrale, sulla scia delle stagioni veneziane, va incontro ad un grande sviluppo.35 Nuovi teatri vengono costruiti e attivati, principalmente su progetto di Gaspare Vigarani, figura eclettica e di primaria importanza nel panorama modenese.

La realizzazione delle scenografie del grande teatro all’interno del Palazzo Ducale - architettura simbolo della capitale ducale - lo celebreranno nei secoli come maestro dell’effimero spettacolare.

Grazie alle sue opere scenografiche, considerate

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33. C. Conforti, G. Curcio, M. Bulgarelli, Modena 1598.

L’invenzione di una capitale, Electa, Milano (1999) 34. Alessandra Chiarelli, La civiltà musicale modenese nel periodo estense in Atti di convegno Lo stato di Modena.

Una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d’Europa (1998) 35. Marina Calore Vecchi, La vita teatrale a Modena dal Seicento all’Ottocento in Atti di convegno Lo stato di Modena.

Una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d’Europa (1998) 36. Alice Jarrard, Gaspare Vigarani : le macchine, la prospettiva e l’architettura in Modena 1598.

L’invenzione di una capitale, Electa, Milano (1999)

L’impegno dei duchi d’Este si riversa tutto in quella che è una vera e propria impresa : la creazione di una capitale, a cui contribuirono tra gli architetti emiliani Giovanni Battista Aleotti e Gaspare Vigarani e tra i romani, Girolamo Rainaldi e Gian Lorenzo Bernini.

La consapevolezza del prestigio estense, manifestato soprattutto durante le grandi feste d’armi per il passaggio dei duchi, comporta una trasformazione anche nella popolazione, che inizia a comprendere il nuovo modo d’essere che sta radicalmente cambiando la città e i suoi abitanti.

Scenario

sensibilmente attiva in questi ambiti.

In città la vita prolifera : i numeri crescenti di pernottamenti da parte di turisti italiani mostrano quanto il contesto culturale sia attrattivo per il resto del paese, tanto da essere candidata a Città creativa Unesco 2021 per il cluster Media Arts.

Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura

MODENA

“ E’ una città che ha nel Dna un saper fare creativo e vuole diventare sempre più un luogo dove, con al centro la cultura, sapere umanistico e scientifico dialogano per costruire le condizioni di uno sviluppo armonico.”

CULTURA SIGNORILE

Edward Gibbon, Journey from Geneve to Rome

in cui la gestione della cultura non viene assorbita dalle istituzioni comunali con l’intenzione di portare anche la dimensione civica nella vita culturale modenese.

Alla diffusione e all’evoluzione delle attività culturali si affianca parallelamente nei secoli anche l’evoluzione dell’importante sistema di biblioteche, che trae origine proprio dalla collezione libraria degli Estensi, trasferita dal Castello estense di Ferrara al Palazzo Ducale di Modena nel 1598 e aperta al pubblico due secoli dopo.

Si rafforza così ancor di più il senso di appartenenza, il legame profondo tra la città e le persone che vivono il suo ambiente culturale.

Nel 1995 l’istituto della Biblioteca Estense si fonde all’ Università e dà vita alla prestigiosa Biblioteca Estense Universitaria la cui sede viene istituita all’interno del Palazzo dei Musei di Modena, insieme ai più importanti istituti culturali e conservativi della città compresa la Galleria Estense37.

Oggi, come in epoche passate, le sue stanze sono piene di visitatori e studiosi, collocandosi così nel panorama cittadino come polo fondamentale per la diffusione di conoscenza.

Di fondamentale importanza, è anche la rete di piccoli e grandi teatri, forte della tradizione rinascimentale : ERT (Emilia Romagna Teatro Fondazione) non a caso ha la sua sede legale proprio a Modena.

Gli indicatori di contesto rilasciati dal Comune sulla cultura e il tempo libero, infatti, dimostrano come la popolazione modenese sia ancora

i luoghi della cultura

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“ Dal Palazzo siamo passati alla Biblioteca del Duca. [...]

La biblioteca situata in una bellissima aula può consisetere in 22000 volumi a stampa, circa, e in 4500 manoscritti.

Si scorrono gli scaffali per conoscere non tanto i libri, quanto la scelta dei fondatori e per il gusto di studiare un paese.

Sono stato molto contento dello sguardo che vi ho dato.”

Scenario MODENA INFLUENZE POPOLARI

37. Lorenzo Bertuccelli, Le Case del Popolo modenesi nel lungo Novecento in Le Case del Popolo della provincia di Modena, Fondazione Modena 2007, Modena (2012) 38. Chiara Lusuardi, Le case del popolo : un laboratorio ricco di ricerca in Le Case del Popolo della provincia di Modena, Fondazione Modena 2007, Modena (2012)

Modena è una città ambivalente dal punto di vista culturale. Il dominio dei duchi d’Este ha permesso l’afflusso di artisti e letterati in città, con figure del calibro di Bernini e Velasquez.

L’anima del popolo modenese rimane, però, legata al mondo agricolo, fondante per lo sviluppo della città fin dalla sua origine, e lo dimostra il fatto che la popolazione protesta nel momento in cui i campi a ridosso delle mura vengono espropriati per farne un passeggio.

Le feste contadine diventano luogo di condivisione delle antiche storie e, soprattutto, del cibo.

I piatti della cucina modenese sono estremamente poveri e loro ricette, tramandate di generazione in generazione, sono fortemente identitarie del territorio. Questi sono ancora oggi un elemento fondante della tradizione

“ In una stanza al piede della Ghirlandina [...] pende la secchia che, si dice, ispirò La secchia rapita di Alessandro Tassoni. Questa non è un’annotazione turistica ma un’indicazione di come Modena va guardata. Bisogna passare continuamente dai palazzi alla secchia. Modena è principesca ma ogni modenese è Tassoni, e sullo sfondo aulico continua a correre una vena eroicomica, grassa ma spiritosa, erudita ma maccheronica, cui partecipa l’erudito con il bifolco. [...]

Il modenese vive nel furor sacro dei motori, e mescola alla sua passione il pittoresco, la speciale follia emiliana. [...] Ma la politica, i motori, le stranezze e la stessa opera dell’intelligenza appaiono sempre avvolti dai grassi odori del cibo, passione non direi principale, ma fondamentale.”

Guido Piovene, Viaggio in Italia

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INFLUENZE POPOLARI

Scenario

“ La maggior parte delle Case Case del Popolo rappresentava il luogo politico (in quanto sede del partito), socio-economico (per la presenza delle cooperative, delle Camere del lavoro, dei sindacati, delle Leghe), aggregativo (grazie al bar, alle sale da gioco, ai campi da bocce e alle attività ricreative che si svilupparono nel corso degli anni). La differenza tra la Casa del Popolo, l’osteria, la Cooperativa era dunque sottilissima, anzi, in molti casi, in particolare nei piccoli centri abitati, la prima inglobava le altre; in altri casi, cooperative o sedi di partito o osterie venivano abitualmente considerate Case del Popolo.”

MODENA

di volervi racchiudere anche le infinite sfaccettature che ogni singola sede ha assunto38.

Chiara Lusuardi, Le Case del Popolo: un ricco laboratorio di ricerca

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popolare, a tal punto che molti momenti di aggregazione sono legati allo stare insieme a tavola nelle storiche osterie della città.

I veri luoghi fisici della vita associativa nascono, però, nel momento in cui a metà del XIX sec. il paese si avvia verso il processo di industrializzazione e la classe operaia inizia a rivendicare la propria emancipazione.

Il suo punto di riferimento sono prima di tutto le cooperative, più legate all’ambito della produzione e del commercio, poi le Case del Popolo, la cui costruzione prolifera agli inizi del Novecento.

Esse diventano ben presto il simbolo del socialismo inteso come pratica comunitaria e associativa, che tesse nuove relazioni e riaggrega sia il mondo del proletariato urbano sia quello rurale attraverso la proliferazione di centri di vita comunitaria37.

Il loro scopo, infatti, non è limitato all’organizzazione del lavoro, diventano il vero cuore pulsante della vita associativa e culturale dei piccoli e grandi paesi. Vi si può assistere a commedie, spettacoli teatrali, vengono allestite delle sale cinematografiche e delle sale da ballo.

In quest’ottica è complesso dare una definizione univoca di Casa del Popolo, soprattutto se si pensa

Scenario MODENA INFLUENZE POPOLARI 100 | 101

Soltanto nella provincia di Modena si contano più di 75 Case del popolo, di cui La casa della Gioventù (oggi sede universitaria) situata nel capoluogo rappresenta una delle sedi più importanti anche per il dinamismo apportato alla vita cittadina.

Essa, oltre ad un sistema di teatri, sale conferenze, sala giochi, palestre, bar, comprendeva anche la prima discoteca del periodo in ambito locale, aspetto che la rendeva particolarmente attrattiva.

Nel secondo dopoguerra, soprattutto il PCI sarà determinante per lo sviluppo di questa fitta rete di spazi e di momenti di aggregazione.

La coesione politica ha determinato una grande coesione sociale, che trova la sua massima espressione sia nelle piccole attività di quartiere e cittadine sia nelle grandi feste dell’Unità. Queste sono le occasioni in cui il coinvolgimento della popolazione è massimo e il senso di appartenenza alla propria comunità si rafforza ancor di più.

Modena, in particolare, è una città in cui queste feste - più edizioni venivano proposte ogni anno assumono un carattere di particolare importanza.

In primis, assecondano fisicamente l’evoluzione urbana poiché vengono allestite in posti differenti sempre con lo sguardo rivolto verso la periferia - in base alle fasi di espansione : i primi eventi negli anni ‘50 si svolgono nei Giardini pubblici a ridosso del nucleo storico fino a che nelle ultime fasi si arrivano ad occupare gli spazi vicino all’anello della tangenziale Nord.

La sistemazione, poi, cambia conformazione di anno in anno con l’intenzione di assecondare i cambiamenti della società, sempre seguendo il modello di “città nella città” e ricreando una sorta di mondo parallelo utopico.

La festa diventa il luogo in cui tutto il tessuto della città viene coinvolto grazie ad una vastissima offerta di attività aggregative, di cui molte sono legate all’ambito culturale.

Vengono proposti quotidianamente - a differenza degli altri luoghi in cui gli eventi sono a spot - spettacoli teatrali, concerti, rassegne di jazz e musica classica, serate in balera con il liscio, mostre multimediali e fotografiche (anche di interesse internazionale come nel 2001 e nel 2010 con

Walter Veltroni, Prefazione a La Città nella città

INFLUENZE POPOLARI

“ Marg Augè ha coniato nel 1996 il felice neologismo dei non luoghi.

Ebbene le feste (anche se talvolta ospitate in territori davvero curiosi come nell’ex autodromo, negli aeroporti in disuso o nei parchi fieristici) erano esattamente il contrario : dei luoghi capaci di creare comunità.

Decine di milioni di italiani hanno partecipato alle feste, che vivessero nei comuni o addirittura nelle frazioni agricole più disperse o nelle metropoli.

Tutte queste persone hanno condiviso una esperienza che era un pezzo della loro vita sociale, familiare, di relazione e politica.”

Scenario

Dagli anni ‘90, i cambiamenti politici e l’evoluzione della società hanno fatto sì che del sistema di circoli cittadini e di feste non rimanessero che grandi saloni popolati principalmente - e in alcuni casi esclusivamente - da anziani, memoria del fermento collettivo che in quei luoghi aveva trovato terreno fertile.

Le attività proposte non si sono adeguate all’evoluzione degli interessi che c’è stata da parte delle nuove generazioni e per questo i centri sono stati vittime di spopolamento. Sarebbe interessante, invece, come diverse fondazioni stanno già facendo, recuperare il senso profondo che ha fatto sì che questi luoghi proliferassero sul territorio, nello specifico quello modenese, per riportarli a nuova vita e per poter sviluppare di nuovo quella coesione generazionale che negli ultimi decenni è venuta a mancare.

MODENA

esposizioni artistiche (tra cui Antonio Ligabue e Andy Warhol). Assume un ruolo di primaria importanza lo spazio della libreria, Rinascita, che occupa un’estensione di quasi 2000 metri quadri e anche lo sport è protagonista di questi grandi eventi.

Altro fattore aggregante è dato dall’offerta gastronomica costantemente in evoluzione in quanto si aggiorna con sapori extraregionali e stranieri - che soprattutto permette di mangiare fuori casa a prezzi modici anche in periodi di crisi, favorendo così ulteriormente la socializzazione.

Si tratta di momenti importanti per la storia della cittadinanza modenese, in cui la compresenza di sperimentazione e tradizione ha permesso di vivere in molti modi diversi la vita collettiva39.

i luoghi della vita popolare

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39. Raffaele Caterino, La città nella città. Cronache e storie dalle Feste de l’Unità di Modena 1946 - 2016, Fondazione Modena 2007 (2016)

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INFLUENZE POPOLARI

MODENA

Scenario

SITO DI INTERVENTO

sito di intervento

Scenario 110 |111

L’area di intervento si trova nella cinta extraurbana di Modena all’interno di un tessuto estremamente frammentato, a cavallo tra due zone profondamente diverse.

Terreno inizialmente adibito ad uso agricolo, inizia ad essere edificato alla fine dell’Ottocento quando viene realizzato il Cimitero Monumentale su progetto di Cesare Costa. Gli insediamenti più consistenti risalgono al periodo di ricostruzione post bellica, quando l’alta richiesta di alloggi da parte dei contadini emigrati in città porta sia alla costruzione del nucleo compatto a Sud del sito sia alla realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto, come il ramo di ferrovia che taglia l’area e il sistema di strade a scorrimento veloce.

Un altro momento di svolta nell’evoluzione del costruito, è costituito dalla realizzazione dell’ampliamento del Cimitero di San Cataldo su progetto di Aldo Rossi. Questo satura l’area adiacente più antico edificato - occupando pari superficie - e diventa la quinta urbana per le residenze che si trovano a Sud e per l’uscita della tangenziale a Nord.

Vedute

SITO DI INTERVENTO

VALORI MATERIALI

Scenario

tangenziale, in alcuni punti si alzano dal livello del terreno, senza mai superare in elevazione l’edificato, e vanno a costituire dei limiti fisici importanti del sito di intervento.

L’area, al contrario del resto della città di Modena, è carente di servizi pubblici per la comunità che vi lavora e vi risiede, soprattutto in termini di verde. Il terzo paesaggio connota le aree permeabili più estese, mentre quelle più piccole sono principalmente di proprietà privata, di uso condominiale.

Le uniche eccezioni sono costituite dal parco del cimitero e da piccoli giardini pubblici che si

evoluzione storica orizzontale della Pianura Padana pertanto gli unici rilievi sono costituiti dagli edifici, nessun elemento naturale si staglia a chiudere la linea dell’orizzonte.

L’elemento più alto è l’ossario del Cimitero di San Cataldo, che raggiunge i 18 m di altezza. I colombari, alti 13 m, si attestano sulla stessa altezza dei blocchi residenziali e del Cimitero monumentale mentre gli edifici industriali tendenzialmente non superano i 10 m di altezza.

Le infrastrutture, sia la ferrovia che la

funzioni principali collocano tra le residenze.

Di rilievo è anche il sistema verde del fiume Secchia, oggi percorso da un’importante ciclovia e oggetto di politiche di valorizzazione del territorio40, entità, però, a sé del tutto sconnessa dalla rete urbana.

I punti di aggregazione, facendo riferimento sia alle infrastrutture naturali sia a quelle edificate, sono sia limitati sia troppo specifici.

Attualmente gli unici flussi di persone in entrata e in uscita dall’area sono legati esclusivamente a questioni abitative o lavorative, nessun punto di interesse rende dinamico il quartiere.

VALORI MATERIALI

SITO DI INTERVENTO

Con la naturale espansione della città, tutta l’area va incontro ad una progressiva densificazione, sia di abitazioni sia di industrie, con il risultato che l’attuale assetto urbano si compone di un’area Nord, con edificati dal carattere industriale e fenomeni di dispersione urbana residenziale, e di un’area Sud, densamente edificata con residenze e servizi terziari e commerciali di base.

Da un punto di vista geografico, l’area si inserisce all’interno del territorio

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40. Piano Urbanistico Generale, Comune di Modena (2020)

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VALORI MATERIALI

SITO DI INTERVENTO

Scenario

sistema del verde

Scenario 116 | 117

sistema stradale

VALORI MATERIALI

SITO DI INTERVENTO

Da un punto di vista teorico, il sito si trova in prossimità del centro storico, visto che si colloca proprio nella prima fascia di espansione extraurbana.

Le connessioni inadeguate, il tessuto frammentato dalla dispersione urbana e la mancanza di servizi fanno sì che la percezione che se ne ha sia diametralmente opposta alla realtà dei fatti.

Si ha la percezione dell’area come se fosse situata nell’estrema periferia e, quindi, come un luogo in cui non ci sono né i mezzi né le ragioni per raggiungerlo.

Scenario

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò

41. Aldo Rossi, Relazione di progetto per il Cimitero di San Cataldo 42. Luigi Ghirri, Per Aldo Rossi in Architetture e paesaggi, CLUEB, Bologna (2011)

Il territorio che circonda le città emiliane è sospeso in una dimensione surreale, dove tutto è avvolto dal pulviscolo e l’unico suono udibile è quello delle strade ad alta velocità o dei treni che tagliano la pianura. E’ l’atmosfera in cui aleggia anche la periferia settentrionale della città di Modena, dove il tessuto denso si rarefa e lascia spazio al paesaggio rurale definito dal Secchia.

In questa landa, come in una veduta metafisica, pochi elementi emergono dalla nebbia e intercettano lo sguardo di chi la attraversa.

Il loro sviluppo è lineare orizzontale e, pur appartenendo a piani e altezze diverse, si compongono a formare un ambiente stratificato che trova poi seguito nel resto dell’asse della via Emilia.

La strada è il fondo su cui si depositano i terreni, talvolta incolti, poi la tangenziale che poggia sul terrapieno, poi la linea ferroviaria che con i piloni si stacca dal suolo, poi i filari di pioppi che segnano i limiti della campagne, poi il cielo, sempre offuscato.

Elementi di valore e densità differenti che si combinano e scandiscono un preciso ritmo.

Il paesaggio cadenzato scorre velocemente e perde di definizione davanti agli occhi di chi si trova a percorrere questi importanti assi.

E’ il territorio della lontananza, della dispersione, del grande vuoto, del silenzio dello sguardo, la cui cui matrice spirituale è rintracciabile in un elemento eccezionale e determinante per l’atmosfera del luogo: il cimitero di San Cataldo progettato da Aldo Rossi.

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“ Sappiamo che il più sicuro – e più rapido – modo di stupirci è di fissare imperterriti sempre lo stesso oggetto.

Un bel momento quest’oggetto ci sembrerà – miracoloso – di non averlo visto mai.”

VALORI IMMATERIALI

SITO DI INTERVENTO

VALORI IMMATERIALI

“ L’insieme degli edifici si configura come una città [...] il progetto cerca di risolvere le principali questioni tecniche come avviene in una casa, in una scuola, in un albergo. Ma a differenza della casa, della scuola, dell’albergo, dove la vita stessa modifica il progetto e la costruzione nel tempo, qui la vicenda è tutta prevista; il suo tempo possiede una diversa misura.

Di fronte a questo rapporto l’architettura non deve far altro che usare dei propri elementi con coerenza rifiutando ogni suggestione che non nasca dal suo stesso costruirsi : allora il riferimento del cimitero si pone nella architettura del cimitero, della casa, della città.

I monumenti sono qui analoghi al rapporto tra la vita e la fabbrica nella città moderna.

Il cubo è una casa abbandonata o incompiuta, il cono la ciminiera di una fabbrica deserta.

L’analogia con la morte si può cogliere con la ragione solo nelle cose finite, nella fine delle cose : ogni altro rapporto risulta indicibile oltre quello con la casa deserta e il lavoro abbandonato.” abbandona to.”

A. Rossi, Relazion Relazionee di progetto Cimitero di San Cataldo

L’opera mette a sistema una serie di oggetti - frutto del sistema di selezione, smontaggio e rimontaggio della memoria dell’architetto andando a creare un complesso simbolico.

Queste figure, legate al mondo domestico, si compongono a racchiudere un grande vuoto centrale - riproponendo così la struttura del Cimitero monumentale adiacente.

Così come gli elementi costituiscono la casa dei morti, il vuoto è lo spazio della memoria dei vivi41.

Luigi Ghirri, Per Aldo Rossi

Scenario SITO DI INTERVENTO

“Anche la salita all’ossario, non fece che riconfermare questa impressione di mobilità e mutamento; subito dopo le prime rampe di scale dove dai finestrini cubici intravedevo l’esterno, arrivai in un punto in cui si vedono contemporaneamente due finestre, quella del primo e quella del secondo piano, una campitura del verde prato e l’azzurro del cielo nell’altra.

Queste due superfici sembravano ricomporre in maniera visibile, organica e sintetica, il senso di tutta questa architettura, contendendo anche l’idea di equilibrio tra interno ed esterno.”

VALORI IMMATERIALI

Le tre componenti che attualmente lo definiscono il sacrario, i colombari e il muro di cinta - si fanno spazio tra i livelli naturali e infrastrutturali già presenti nel paesaggio e si inseriscono nella sua precisa cadenza, grazie alla sistematica scansione delle aperture.

La ritualità formale di ogni parte nasconde, in realtà, l’insolito, l’imprevisto. Il cimitero, infatti, diventa punto di osservazione del territorio complementare e al contempo antitetico alla ferrovia. L’ascensione lenta all’interno del cubo permette di inquadrare e scomporre attraverso le piccole finestre in singole unità il territorio circostante, generando un inatteso senso di meraviglia42.

scrive Aldo Rossi nell’Autobiografia scientifica e questa relazione con l’ambiente circostante, data dai colori, dalle altezze, dalla linearità dei volumi, dal ritmo, rende vera ancor oggi questa suggestione, anche a fronte dell’evoluzione urbana che ha subito l’area.

“ Lo sfondo o il paesaggio è sempre importante in tutti i progetti ed esso generalmente ripete delle cose che sono quasi oggetti o rappresenta in qualche modo gli elementi che stanno prima del progetto.”

A. Rossi, Relazione di progetto Cimitero San Cataldo In questo paesaggio onirico, la componente umana è del tutto assente. Poche persone si muovono in maniera sommessa all’interno del cimitero e fanno perdere il senso della scala umana, restituendolo alla dimensione metafisica propria dei suoi disegni.

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“ Già nel progetto esso apparteneva alle grandi nebbie padane, alle case deserte nell’argine del Po, abbandonate da anni, dopo le grandi alluvioni. ”

Martina Ulbar, campagna modenese (2021) VIA EMILIA fig. 20 Luigi Ghirri, Rho Ferrarese (1986) Una strada, una regione p. 52 - 53 Vincenzo Agnetti, Assioma.

Territorialità (1972) p. 58 - 59 Carte dell’uso dei suoli, Geoportale Emilia Romagna p. 59 - 60 Martina Ulbar, Campagna modenese (2021) p. 61 - 62 Martina Ulbar, Campagna modenese (2021) p.64 Martina Ulbar, Campagna veneta (2021) Vedute p. 67 Franco Fontana, Landscapes (1978) p. 70 Luigi Ghirri, Formigine, Paesaggio italiano (1985) p. 71 Luigi Ghirri, Fagnano Olona, Per Aldo Rossi (1987) p. 71 Luigi Ghirri, Grizzana (Bologna), Morandi (1989) p. 72 - 73 Martina Ulbar, campagna modenese con Spigolatrici di Jean-François Millet (2021) p. 73 Martina Ulbar, delta del Po su Laguna Veneta di Guglielmo Ciardi (2021) p. 72 Martina Ulbar, Cento con dame Accanto alla pista di Giuseppe De Nittis p. 73 Martina Ulbar, Via Emilia (Modena) su Fattoria a Villa Farnese di Pierre-Henri de Valenciennes (2021) p. 72 Martina Ulbar, campagna modenese con dame Nel grano di Giuseppe De Nittis e dama I papaveri di Claude Monet (2021) p. 75 Luigi Ghirri, Salsomaggiore terme (1985)

Scenario MODENA p. 76 - 77 Olivo Barbieri, Modena (1986) Memorie della città p. 80 Mostre Natura e cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983) p. 81 Mostre Natura e cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983) p. 83 Mostre Natura e cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983) Tempo presente p. 85 Franco Fontana, Modena effetto notte, Edizioni Artestampa (1990) p. 89 Festival della Filosofia, Modena (2016) p. 89 BUK Festival, Modena (2017) p. 88 - 89 Luigi Ghirri, Modena, Km 0.25 (1973) Cultura signorile p. 91 Ercole de Roberti, Lucrezia Bruto e Collatino (1490) p. 91 Gaspare Vigarani, Scenografia p. 91 Guercino, Paesaggio con viaggiatori (1617) p. 93 Tintoretto, Le metamorfosi (1542) Influenze popolari p. 98 Casa del Popolo, Quartiere Sacca, Modena p. 99 Casa del Popolo, Quartiere San Damaso, Modena p. 101 (in alto) Festival Monsters of Rock nella Festa de l’Unità, Modena (1988) p. 101 (in alto ) Ristorante Falò nella Festa de l’Unità di Modena, Modena (1981) p. 101 (nel centro) Libreria della Festa Provinciale, Modena (1997) p. 101 (in basso) El baile nella Festa provinciale di Modena (2011)

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credits

Scenario 126 | 127

p. 101 (in basso) La discoteca della FGCI nella Festa Nazionale sull’Europa, Modena (1988) p. 104 - 105 Gabriele Basilico, Dancing in Emilia (1980) SITO DI INTERVENTO p. 106 - 107 Martina Ulbar, area San Cataldo, Modena (2020) Valori materiali p. 111 Martina Ulbar, area San Cataldo, Modena (2020) p. 117 Martina Ulbar, Quartiere Emilia Ovest con Cimitero di San Cataldo (2021) Valori immateriali p. 119 Aldo Rossi, Disegni di studio per il Cimitero di Modena (1972) p. 120 Aldo Rossi, Gianni Braghieri, Progetto di concorso di prima fase per l’ampliamento del Cimitero di San Cataldo a Modena (1971) p. 121 Martina Ulbar, Cimitero di San Cataldo, Modena (2020) p. 122 Aldo Rossi, Elementi dell’asse centrale del Cimitero di San Cataldo in Aldo Rossi.

Architetture 1959 - 1987 a cura di Alberto Ferlenga, Electa, Milano (1993) p. 123 Aldo Rossi, Il gioco dell’oca in Aldo Rossi. Architetture 1959 - 1987 a cura di Alberto Ferlenga, Electa, Milano (1993)

Vedute

Via Emilia

III.VICENDA

COSTRUIRE DENTRO LA DISPERSIONE

La città è il teatro delle vicende umane43, è il palcoscenico costantemente in movimento in cui i cittadini interagiscono tra di loro, condividendo esperienze e momenti.

I legami profondi che si vengono a creare permettono lo sviluppo della comunità - intesa come ampia rete umana - e, di conseguenza, l’identificazione in determinati riti e in specifici spazi.

I luoghi vissuti sono luoghi stratificati, mutevoli nell’aspetto e nella fruizione, specchio delle diverse culture, classi sociali e fasce d’età diverse che entrano in contatto, un’umanità multiforme si sente così parte del tutto.

La ricchezza di fruizione e il senso di partecipazione che ne derivano sono aspetti fondamentali per la vitalità della città che stanno progressivamente perdendo importanza nella progettazione di nuovi spazi, a fronte di un crescente interesse nella privatizzazione dei servizi e nella realizzazione di quartieri dormitorio, non più luoghi dell’abitare in senso ampio.

vicenda 132 | 133

costruire dentro la dispersione

INTENZIONI

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INTENZIONI

costruire dentro la dispersione

vicenda

45. Ray Oldenburg, The Great Good Place: Cafes, Coffee Shops, Bookstores, Bars, Hair Salons, and Other Hangouts at the Heart of a Community, Da Capo Press (1989) 46. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza (1999)

degli usi, è stata la definizione che ha dato Ray Oldenburg di luoghi terzi.45 Si tratta di quegli spazi condivisi a metà tra l’ambito familiare e quello professionale in cui le persone sono messe nella condizione di interagire con altre non appartenenti alla stessa cerchia, sviluppando così la capacità di relazionarsi con gli estranei e andando a consolidare il capitale sociale della comunità e del territorio.

Sono i luoghi in cui la sosta è condizione necessaria per poter permettere lo sviluppo di una socialità di tipo informale e che cercano di rovesciare lo stile di

lo vive per appropriarsene, i suoi ambienti devono essere concepiti in base all’uso che se ne fa e non in base alla funzione.

L’idea è di creare un polo che sappia rispondere ad un bisogno universale di interazione e socializzazione ma anche ad una necessità contingente dell’area Nord di Modena, dove una comunità e i suoi luoghi identitari aspettano di essere costruiti, tenendo presente come riferimento anche le Case del popolo che hanno proliferato durante il Novecento in tutta la provincia.

Un’infrastruttura collettiva che possa essere sempre attiva nel corso della giornata e che possa essere di interesse quartiere, cittadino e anche territoriale, andando a raccogliere un bacino di persone

VICENDA costruire dentro la dispersione

vita della contemporaneità, carico di difficoltà, fatica, pesantezza. L’intenzione è di progettare un edificio che sia aperto ad accogliere molteplici usi e molteplici comunità.

Vuole essere un’architettura che trascende quest’epoca e che può rinnovarsi nel corso del tempo per permettere a tutti di accedervi e di ospitare sempre nuovi usi.

In una società labile come quella contemporanea, definita liquida da Bauman46, dove nulla ha contorni definiti e fissati una volta per tutte, è necessario che lo spazio non sia troppo specifico, che sappia assorbire esigenze multiple e rigenerarsi nel corso della giornata, delle stagioni e degli anni.

Esso deve avere il giusto grado di libertà nell’assetto in modo da lasciare modi e spazio a chi

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43. Aldo Rossi, Autobiografia scientifica, Il saggiatore (1981) 44.

Byung-Chul Han, La società della stanchezza, Edizioni Nottetempo (2010)

Il progetto, a fronte delle riflessioni sviluppate, si propone di recuperare questa dimensione aggregativa, di uscire dalla logica della continua prestazione imperante nella nostra società per poter trovare il tempo per la vita collettiva e tornare a popolare i luoghi che le sono propri44.

La volontà è quella di poter mettere a disposizione un’architettura che sia un catalizzatore per i rapporti sociali e per le attività che ne derivano, che sia luogo di incontro per le persone e punto di partenza per la formazione di una comunità.

Di fondamentale importanza per la determinazione sia dell’atmosfera che

VICENDA costruire dentro la dispersione

“una casa festiva in cui valga la pena vivere”44.

INTENZIONI

sistema di elementi in equilibrio.

L’operazione fatta, quindi, è stata oggetto di strabismo : da un lato, si è tenuto conto dell’esperienza del cimitero come memoria del paesaggio e della lezione di Aldo Rossi - senza assumerne gli esiti formali - e dall’altro si è cercato di portare avanti l’idea spazio dinamico e pieno di vita, appunto

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e di interessi molto ampio, un’architettura per un luogo preciso ma allo stesso tempo possibile ed identitaria per altri luoghi.

E’ la particolarità del luogo in cui va a collocarsi che rende necessaria la definizione di alcuni caratteri di specificità dell’idea.

Il cimitero di Aldo Rossi, situato nell’area antistante al sito di intervento, rende necessaria una riflessione sull’architetto, sulla sua architettura e su come porsi di fronte ad una simile opera.

Questo territorio della lontananza, della dispersione, dei grandi spazi, del silenzio, richiede di inserirsi in maniera discreta nell’atmosfera pulviscolare in cui sono sospese forme pure.

Il progetto vuole essere coerente con il territorio e mira a creare un confronto sul piano poetico nel rispetto del fragile

VICENDA COSTRUIRE DENTRO LA DISPERSIONE

SPERIMENTAZIONI

La presenza del cimitero di San Cataldo innesca una serie di riflessioni sul progetto e su come questo possa inserirsi in un paesaggio tanto evocativo quanto complesso.

Il disegno di Rossi è simbolico e assoluto e, seppur mai portato a termine in tutte le sue componenti, si inserisce e potenzia un sistema in perfetto equilibrio con il territorio circostante, ne è una traccia determinante sia a livello architettonico sia a livello sensitivo, percettivo.

Il confronto messo in atto dal progetto non avviene, quindi, soltanto in termini urbani ma soprattutto a livello poetico, poiché l’obiettivo è proprio quello di comprendere quale sia il giusto grado di tensione da raggiungere con la stratificazione dei molteplici elementi dell’area.

Tenendo in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali del sito, è possibile stilare un vero e proprio decalogo

VICENDA COSTRUIRE DENTRO LA DISPERZIONE SPERIMENTAZIONI

Una delle idee è stata quella di lavorare sulla scala del gigante con due approcci tra loro molto diversi.

In primis, si è provato ad accostare grandi blocchi a formare un’unità compatta che ripropone la stessa altezza e la stessa estensione di ognuno dei due cimiteri, opponendo, però al sistema di due grandi vuoti un pieno che ricerca il suo spazio libero all’interno, nascosto da solidi chiusi ed enigmatici.

Il confronto si è poi cercato anche in altezza, disponendo una serie di edifici, sottili come lame, disposti ortogonalmente all’asse viario principale. Questi trovano il loro diretto riferimento dimensionale nel campanile del Duomo di Modena, che sfiora gli 84 m.

Con la loro elevazione entrano in contrasto con l’opera di Aldo Rossi e, al contempo, vanno a rompere l’orizzontalità del territorio emiliano, andando a costituire un sistema di elementi dal valore paesaggistico che potesse diventare un riferimento nella campagna modenese priva di rilievi.

Entrambe le strategie, però, esplicitano un confronto formale che si rapporta esclusivamente con il Cimitero, senza tener conto degli altri elementi e andando così a rompere l’equilibrio metafisico dell’area.

Un’altra proposta ha tenuto in considerazione l’idea di recinto alla base del disegno dell’opera di Rossi,

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di vincoli sentimentali da rispettare per porsi in una posizione di armonia . Questi principi da tenere in considerazione richiamano la dimensione di sospensione - resa possibile dai grandi vuoti, dal silenzio assoluto, dalla totale assenza umana - e l’orizzontalità del paesaggio, ancor più accentuata dalla percezione ad alta velocità che se ne ha dalle grandi infrastrutture presenti.

Sono state sperimentate, pertanto, una serie di strategie macroscopiche che tengono conto delle riflessioni e delle suggestioni provate con l’intenzione di inserire nel sito di progetto una serie di differenti figure che potessero fungere da contrappeso tra il cimitero e la dispersione del territorio. Costruire un’architettura di rispetto è stata l’intenzione che ha guidato la ricerca.

VICENDA COSTRUIRE DENTRO LA DISPERZIONE SPERIMENTAZIONI 148 | 149

pensata come un grande bordo che delimita un vuoto centrale.

Il progetto si è proposto, allora, di astrarre questo concetto e moltiplicarlo su tutta la superficie dell’area, ottenendo così una serie di edifici a corte bassi - il riferimento in altezza è stato il muro di cinta del Cimitero - le cui dimensioni sarebbero variate in base all’uso.

Si è cercato anche di rarefare il disegno di base, dando maggior spazio al verde interno, pur mantenendo salda l’idea di poter abitare il recinto stesso. Il suo punto di criticità maggiore ha riguardato soprattutto il rapporto che si è venuto a stabilire con la complessità delle infrastrutture, a cui è rimasto del tutto indifferente.

Un’ultima serie di sperimentazioni hanno tratto spunto da un passo scritto dallo stesso Aldo Rossi nella relazione di progetto per il Cimitero di San Cataldo. L’intenzione, mai realizzata, era quella di avere una grande area di carattere naturale davanti alla sua opera, la cui soglia di accesso avrebbe dovuto essere costituita da un filare di alberi ad alto fusto - richiamo alle visioni della campagna emiliana - che avrebbe poi lasciato spazio ad un bosco più denso nella profondità del sito.

Facendo leva su quest’idea, due sono state le strategie sviluppate. La prima prevede il totale rispetto delle intenzioni dell’architetto e va a disporre all’interno del parco soltanto dei piccoli padiglioni - densificati in una seconda ipotesi nelle ali del lotto di progetto - che avrebbero ospitato dei servizi per la comunità, in accordo con la dimensione sospesa e silenziosa dell’area.

La dispersione dell’edificato avrebbe anche rispecchiato il carattere di questo brano di periferia.

La seconda proposta, invece, riprende il concetto di orizzontalità e stratificazione del paesaggio e lo trasforma in architettura attraverso la costruzione di un grande sistema infrastrutturale, una stecca che si ponga come discrimine e raccordi le due diverse aree verdi volute da Rossi.

Questa può diventare una fascia macroscopica per la collettività, l’edificio orizzonte necessario per ristabilire l’ordine dello sguardo e la giusta gerarchia tra gli elementi del paesaggio.

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SPERIMENTAZIONI

COSTRUIRE DENTRO LA DISPERZIONE

VICENDA

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SPERIMENTAZIONI

COSTRUIRE DENTRO LA DISPERZIONE

VICENDA

LINEA NEL PAESAGGIO

“ Il progetto pone l’esigenza di una zona a verde, discretamente profonda, di fronte alla fascia di ingresso dell’edificio cimiteriale.

Questo verde deve essere costituito da piante d’alto fusto così da creare un giaridno compatto, ed essere delimitato da un filare di cipressi che si sviluppano lungo una linea parallela al muro di cinta dell’edificio. ”

VICENDA ORIZZONTE

LINEA NEL PAESAGGIO

ORIZZONTE

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Aldo Rossi, Relazione di progetto Cimitero di San Cataldo

VICENDA

molteplicità, ordine molteplicità, e continuità continuità.

In primis, questo si propone di essere un catalizzatore di servizi per l’area Nord di Modena, andando ad ospitare all’interno di un unico grande blocco una grande varietà di attività e di persone che lo trasformerebbe in un vero e proprio ponte abitato.

Il suo assetto formale è fondamentale poi insieme alla massa arborea retrostante, per ristabilire una corretta lettura del paesaggio, ora reso disomogeneo dalla presenza della tangenziale e della ferrovia fuori asse orizzontale.

Questo nuovo sistema ripropone il concetto di silenzio delocalizzandolo, però, al senso della vista : un lungo edificio accostato ad una serie di filari di alberi ad alto fusto ricompone il giusto ritmo visivo anche per chi percorre l’area su un mezzo che si muove a velocità elevata.

La conformazione permette, inoltre, di superare i limiti fisici imposti dalle grandi strade carrabili che ora frammentano in tre parti l’area. Si tornerebbe ad avere così una percezione ed un uso unitari, unica strategia possibile per risaldare la dispersione della periferia.

ordine

continuità

ORIZZONTE

LINEA NEL PAESAGGIO

molteplicità

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La grande infrastruttura orizzontale è risultata la strategia più appropriata per confrontarsi sia con carattere stratificato del territorio padano - e modenese nello specifico - sia con l’impianto metafisico del cimitero di Aldo Rossi, popolato da pure geometrie.

Il punto di partenza è stato concepire un intervento di matrice paesaggistica dal carattere infrastrutturale che potesse iscriversi nella piattezza del paesaggio per sostituirsi alla linea dell’orizzonte. L’edificio andrebbe a costituire una fascia macroscopica per la collettività che dialoga con il sistema di parco pensato da Rossi e menzionato nella relazione di progetto.

Tre sono i punti cardine imprescindibili che lo devono caratterizzare :

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LINEA NEL PAESAGGIO

VICENDA

Eugenio Certosino, Le forme dell’attraversamento

VICENDA LINEA NEL PAESAGGIO

“ Il progetto dell’ attraversamento di questi spazi si basa, quindi, sulla coesione di unità autonome, riconoscibili come tali per le loro caratteristiche e tuttavia accomunate da una ricerca di integrazione complessiva, da un ritmo d’insieme e da una ricerca costante di equilibrio come superamento di dati contingenti per giungere a quello che in chimica si chiama combinazione e non miscuglio.”” miscuglio.

ORIZZONTE

Da un punto di vista operativo, il sito di intervento è stato suddiviso in tre parti.

In quella a Sud, più prossima al cimitero, trova posto un grande parco che si eleva rispetto alla quota della strada per permettere a chi lo percorre di arrivare ad un’altezza superiore al muro del Cimitero di San Cataldo e, quindi, beneficiare di una nuova prospettiva verso quest’ultimo.

Attraverso quest’area verde è possibile accedere alla seconda fascia, ossia quella dell’edificio. Si estende fino ai limiti infrastrutturali preesistenti situati ai bordi e costituisce il discrimine tra il pendio a Sud e la terza area a Nord, che è caratterizzata, invece, da un bosco infittito in corrispondenza della ferrovia e della tangenziale.

Pur essendo state concepite come un complesso solidale, ogni zona acquista una propria identità,

un proprio carattere, permettendo così a chi le attraversa di vivere una molteplicità di luoghi e di esperienze.

Il passaggio trasversale è, di conseguenza, fondamentale per poter percepire il ritmo d’insieme su cui è stato concepito il progetto e, ancor di più, per poter comprendere le infinite connessioni che il sistema va a creare con ciò che lo circonda.

I percorsi, infatti, permettono di oltrepassare il limite fisico della ferrovia per riconnettersi con i frammenti dimenticati della città di Modena mentre i due sistemi verdi entrano in contatto con il parco del cimitero a Sud e con il sistema paesaggistico del fiume Secchia a Nord.

nuove connessioni Questa linea extraurbana, che sembra quasi fluttuare nel paesaggio, va a ricucire i bordi dell’area creando una nuova dimensione potente ed evocativa e si propone come punto di incontro tra l’anima del luogo e l’anima dell’uomo.

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visibilità ed accessibilità

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ORIZZONTE

LINEA NEL PAESAGGIO

VICENDA

VICENDA 166 | 167

Alcune architetture sono state fondamentali per lo sviluppo dell’iter progettuale.

Il tema indagato è stato, innanzitutto, quello dell’orizzontalità : sono stati presi in esame una serie di progetti che condividono questo aspetto al fine di comprendere cosa li rendesse effettivamente orizzontali - quindi le proporzioni tra le tre dimensioni - e come avviene il contatto tra l’edificio e il suolo.

Il più vicino al tipo di progetto che si propone è il bagno pubblico di Aurelio Galfetti a Bellinzona. I 385 metri di lunghezza dell’edificio - una sorta di infrastruttura urbana - sono caratterizzati da una forte continuità, non soltanto nella forma ma anche nella successione di attività che vi si svolgono all’interno.

RIFERIMENTI PROGETTUALI

LINEA NEL PAESAGGIO

RIFERIMENTI PROGETTUALI

Sviluppato in lunghezza per 182 metri e profondo soltanto 12 - occorre, secondo Rossi, considerare questo edificio compositivamente come un edificio interrotto, come una parte di un altro edificio di lunghezza ignota che viene determinata da fattori esterni. Il suo carattere orizzontale è accentuato dalla scelta tipologica della forma in linea a ballatoio - in continuità con la tradizione lombarda - in cui la ricerca della libertà urbana si esplicita nel rapporto diretto tra casa e strada, che assume, inoltre, una sua importanza diventando sopraelevata.

Il tema della sospensione diventa fondante nel ponte di Sean Godsell a Lilydale in Australia.

Il camminamento, infatti, entra in contatto con il terreno solo alle estremità, mentre la parte centrale fluttua sulla strada. Il ponte, che stabilisce una forte relazione con il territorio, si pone come un evento all’interno di un percorso più esteso.

Si propone come una linea sottile nel paesaggio, dove, sostandovi, è possibile confrontarsi con il contesto circostante.

VICENDA LINEA NEL PAESAGGIO

46. Gianni Braghieri, Aldo Rossi : due progetti, CLUEB, Bologna (2010)

x : 385 m y : 9.10 m z : 5.50 m

RIFERIMENTI PROGETTUALI

“coda bianca di un grande dinosauro rosso”46.

bagno pubblico, Bellinzona, Aurelio Galfetti

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Lo spazio fruibile è organizzato su tre livelli, tutti percorribili, di cui i due sopraelevati sembrano far parte di un unico sentiero sospeso tra la città e il fiume, in una successione di servizi e spazi pubblici.

L’orizzontalità è un carattere distintivo anche dell’unità residenziale di Aldo Rossi al Gallaratese di Milano.

L’edificio è una presenza silenziosa rispetto alla struttura complessa degli edifici adiacenti di Aymonino, creando un’immagine metafisica della realtà che porterà Manfredo Tafuri a descrivere questo intervento come

Carlo Gandolfi, Architetto e Dottorando IUAV di Venezia Il punto di maggior interesse è stato proprio il tema del paesaggio modellato in cui

“la terra terra si alza lievemente in ondulazioni che oscillano tra il naturale di un paesaggio dato e il mentale dei profili controllati al millimetro dal rigore dal rigore dell’adeguatezza costruttiva o tecnologica”47.

La natura, in Mendes, è sempre in confronto con la tecnica e da questa viene riconfigurata, andando a creare così un legame indissolubile.

fig. 92

VICENDA LINEA NEL PAESAGGIO

x : 185 m y : 12 m z : 12 m

RIFERIMENTI PROGETTUALI

“Il risultato è sempre sempre la leggerezza che sorregge edifici forti come fossero concetti chiari in mezzo al caos.”

complesso residenziale Monte Amiata, Milano Aldo Rossi

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47. D. Pisani, Paulo Mendes da Rocha.

Tutte le opere, Electa Architettura, Milano (2013)

Nonostante la contenuta estensione in lunghezza (90 metri) è la proporzione tra questa dimensione e l’altezza che rende l’architettura di Godsell orizzontale.

Un simile rapporto dimensionale è visibile nel MUBE di Mendes da Rocha, o meglio, nell’elemento trave che rende riconoscibile il museo nella città e che va a conformare lo spazio della piazza pubblica sottostante : la linearità in superficie si confronta con la complessità del sottosuolo, dove si trovano i locali del museo.

La modellazione del terreno - necessaria per raccordare due quote stradali differenti - è un tema ricorrente nei progetti di Mendes da Rocha dove il trattamento della terra si accorda all’architettura e il contatto tra gli elementi la rende leggera, quasi a dissimulare lo sforzo strutturale47.

“Un’ architettura che non vuole essere funzionale ma opportuna.”47

VICENDA LINEA NEL PAESAGGIO

Può essere considerato un padiglione di cittadinanza, un contenitore di servizi che innesca relazioni tra gli individui e tra le situazioni. Nella sua estrema complessità risulta un’ architettura semplice, aspetto caratterizzante delle opere di Mendes da Rocha. Egli progetta opere che offrono solo se stesse, essenziali nella conformazione e nella disposizione spaziale.

x : 90 m y : 4,5 m z:2m

RIFERIMENTI PROGETTUALI

“lungo, orizzontale, sospeso in quel luogo non ancora chiaramente conformato come una matrice”47.

warburton trail pedestrian bridge, Lylidale Sean Godsell

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Altro aspetto di riferimento per il progetto è stato il carattere infrastrutturale che le sue opere hanno, l’importanza data alla sfera pubblica e alle persone in generale come protagoniste dello spazio.

Il Poupatempo, in questi termini, è un edificio emblematico. Si tratta di un modello di occupazione del territorio,

Lina Bo Bardi Oggetto di studio sono state anche le architetture di Oscar Niemeyer delle quali si è cercato di cogliere la poesia e la raffinatezza che si nasconde dietro la scala del gigante, dietro degli edifici pronti ad accogliere un enorme bacino di persone. I percorsi e i collegamenti verticali diventano oggetto di meraviglia grazie al sapiente uso delle curve che riesce a conferire loro un grande senso di leggerezza.

Il progetto nasce dagli spunti di riflessione che tutte queste architetture hanno generato e le assorbe in maniera critica, proponendo e conformando la sintesi di queste esperienze al contesto dato.

VICENDA LINEA NEL PAESAGGIO

x : 62 m y : 12 m z:2m

RIFERIMENTI PROGETTUALI

“Il cambiamento cambiamento non solo è possibile, è desiderato.”48

MUBE, San Paolo Paolo Mendes da Rocha

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48. A.Lepik, V. S. Bader, Lina Bo Bardi 100. Brazil’s Alternative Path to Modernism, Atje Cantz Verlag Gmbh & Co (2014)

Essere un’ architettura connessa alla vita umana è il tratto distintivo comune delle architetture brasiliane, che proprio per questo motivo sono state oggetto di approfondimento.

Altra fonte di ispirazione è stato il SESC Pompeia di San Paolo di Lina Bo Bardi, un’architettura che è un posto per la vita, per il piacere e per le persone, cornice delle vicende umane. Ogni singolo elemento che compone il progetto fa parte di un sistema più ampio in cui le persone si sentono incluse e accolte. Le funzioni di carattere pubblico - sono presenti un teatro, una biblioteca, degli spazi espositivi, per la sosta o per il gioco o per lo sport - si accordano con uno stile industriale che lascia le stanze ad un livello “incompiuto” in modo tale da permettere lo sviluppo di un senso di appropriazione dello spazio da parte di chi lo vive. L’atmosfera all’interno è quella di un ambiente in cui la creatività collettiva trova posto, un luogo dove si possono accadere anche situazioni non previste. La potenzialità di questo progetto risiede nel suo disegno, volutamente, e sapientemente, lasciato aperto da Bo Bardi.

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VICENDA

ESITI, FORME, ATMOSFERE

inquadramento urbano

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IL PARCO SUD

ESITI, FORME, ATMOSFERE

VICENDA

IL PARCO SUD

sezione urbana parco (4%) è praticamente impercettibile all’occhio umano su una così lunga distanza (160 m).

Il pendio prepara, quindi, in maniera lieve l’incontro con il nuovo edificio e, una volta giunti sulla sommità (+ 6.0 m rispetto allo zero naturale della strada), si apre una prospettiva inattesa del Cimitero : superato in altezza il muro di cinta, esso può essere osservato non più per frammenti - la cui relazione deve essere ricostituita a posteriori attraverso un’operazione mentale - ma come un sistema in cui ogni elemento è legato e giustificato dal tutto.

Il parco Sud si propone, quindi, non come un’infrastruttura verde asservita esclusivamente al catalizzatore ma anche come un’area che si distacca dal cimitero per restituirgli il suo valore di monumento architettonico. Questa intenzione si realizza attraverso la realizzazione di poche e discrete operazioni che vogliono portare rispetto verso l’equilibrio che si è creato.

brecciolino - permette di ospitare un maggior afflusso di persone per le eventuali funzioni ludico culturali che potrebbero ospitare.

A questi segni essenziali, si accostano le curve dei percorsi ciclopedonali che sono in diretto collegamento con la preesistenza sia a SudOvest con il nucleo residenziale sia ad Est con il centro storico, permettendo l’ampliamento e il potenziamento della rete di mobilità dolce già esistente.

Per poter avere una maggiore connessione sia all’interno del parco sia nella relazione con le aree circostanti, inoltre, si è pensato di interrare uno degli assi stradali che tagliano ortogonalmente il sito (attuale stradello Mauro Capitani e via Monsignor Gabriele Neviani).

Questo nuovo polo verde è indipendente dal sistema nella conformazione e nell’uso ma allo stesso tempo fondamentale per poter accedere all’edificio e al bosco retrostante.

Scenario ESITI, FORME, ATMOSFERE IL PARCO SUD

Esso è concepito, pertanto, come un giardino basso in cui pochi elementi vanno in elevazione : il filare di pioppi cipressini paralleli alla strada principale - diradato in alcuni punti ma necessario per ristabilire un ritmo dello sguardo per i passanti - e qualche albero basso che va creare dei punti d’ombra strategici all’interno di questo grande spazio aperto. Per il suolo è stata ipotizzata una distesa di fiorume - che rispecchia la biodiversità del territorio agricolo padano - costellata dalle ermetiche geometrie dei percorsi e dei patii ribassati.

Questi ultimi sono degli elementi che preludono lo scavo dell’edificio e disvelano la natura artificiale del terrapieno. L’accesso, quasi assorbito dalla grande pendenza, introduce in un ambiente ibrido tra naturale ed artificiale in cui la pavimentazione meno permeabile - non più manto erboso ma

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Ciò che nel progetto per primo si interfaccia con il Cimitero è un grande vuoto di 15 ettari che si propone di diventare un nuovo grande parco pubblico cittadino, la parte del sistema che è chiamata a riassemblare le tre parti del lotto frammentate dalle grandi strade carrabili attraverso un uso e un assetto paesaggistico uniformi.

Questo assolve ad una funzione fondamentale visto che è l’elemento che deve raccogliere la tensione che si crea tra l’opera di Rossi e la nuova stecca, assorbendola in un pendio di natura artificiale che va a riconfigurare il territorio e le possibili visioni che ne derivano.

L’inclinazione rispetto al piano della strada trova la sua ragion d’essere nella stratificazione di piani orizzontali del paesaggio - inscrivendosi all’interno di uno di questi - il cui equilibrio non viene mai sovvertito, dal momento in cui la pendenza del

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IL PARCO SUD

ESITI, FORME, ATMOSFERE

VICENDA

VICENDA 13 | 14

L’infrastruttura extraurbana che si propone di inserire nell’area Nord-Ovest della periferia modenese costituisce un grande sistema lineare che stabilisce un rapporto dialettico con i due cimiteri.

Esteso su una lunghezza di 646 m e con un corpo di fabbrica largo 20 m, esso occupa un’area ristretta e allungata di 12900 mq per ciascun dei quattro livelli.

Tutto è racchiuso dentro questa linea, è un gesto radicale che segna una divisione netta - e allo stesso tempo permette l’incontro - tra le due nature. Si tratta di un segno che si inserisce nella dimensione orizzontale del territorio inserendosi in uno dei molteplici piani che si stratificano a comporre le vedute padane.

La relazione con il paesaggio è essenziale nel progetto : l’edificio, come le architetture di Mendes da Rocha, plasma il terreno, lo scava per trovare il suo spazio tra il pendio artificiale e la quota naturale del bosco dando esito sulle testate - punti di raccordo con le infrastrutture - ad una soluzione

IL CATALIZZATORE

ESITI, FORME, ATMOSFERE

IL CATALIZZATORE

piano primo

VICENDA ESITI, FORME, ATMOSFERE IL CATALIZZATORE

accogliere un grande flusso di persone e di attività non previste.

Tra le tre sale trovano posto una serie di ambienti che, invece, sono climatizzati e variano sensibilmente nelle dimensioni per permettere lo svolgimento di più attività, da quelle che richiedono delle aule più ampie e solenni fino a quelle che necessitano di una dimensione più domestica.

L’ipotesi è che - da Ovest ad Est - si alternino in continuità un teatro - auditorium, degli atelier, aule didattiche, servizi di ristorazione, una ludoteca, sedi di associazioni e amministrazione e una biblioteca.

Una serie di segni scandiscono la successione delle attività. Volendo stabilire una gerarchia, il primo ordine è sicuramente la struttura, composta da una serie di setti portanti e di pilastri con una luce di 16 m.

Il secondo ordine di partizioni è dato dalle pareti a scansione verticale che frammentano le luci in ambienti più piccoli ed, infine, il terzo è costituito da una serie di pareti leggeri ed eventualmente removibili a scansione orizzontale.

Queste dividono il nucleo centrale dalle due ali laterali permettendo di avere in situazioni differenti o una netta separazione o un continuum tra i tre spazi.

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a sbalzo sugli assi stradali.

L’effetto generato è di sospensione e grande alleggerimento della figura.

Essendo un’incisione nel terreno, l’architettura rappresenta il medium, il passaggio obbligato tra il parco e il bosco. Il suo ruolo è, così, duplice : da un lato è un nuovo asse di transito - che serve per oltrepassare il limite fisico della ferrovia e raggiungere a piedi o in bicicletta nuovi quartieri dall’altro è luogo per la sosta e per lo svolgimento di attività aggregative.

Ciò che permette il cambio di quota - dal livello zero della strada alla sommità del pendio per poi riscendere alla quota zero del bosco - sono i percorsi che solcano il parco e il bosco che, all’interno dell’edificio, si trasformano in grandi rampe ciclopedonali attraverso le quali si può accedere a tutti i piani. La circolazione è resa fluida da questi elementi di ascensione verticale che, appunto, mettono in connessione tutti i livelli sia interni che esterni.

Essi sono scavati all’interno di grandi saloni - creando dei patii da cielo a terra - di cui ne costituiscono l’elemento caratterizzante.

Al primo piano, questo grande spazio è pensato come un luogo semiaperto libero aperto ad

teatro

Aldo Rossi, Quaderni azzurri

ESITI, FORME, ATMOSFERE

Scenario

“La vita del corridoio ha una sua autonomia fatta di incontri, di attese, di sigarette fumate nervosamente davanti ad una porta che si deve aprire, tempo perduto, parole dimenticate, un percorso compiuto velocemente e tante altre cose.”

IL CATALIZZATORE

Monestiroli, Il mondo di Aldo Rossi

che sono a sbalzo sul nucleo centrale.

Lo sbalzo permette di creare al piano terra dell’area Nord un’ombra profonda che conferisce all’edificio una sensazione di leggerezza, ricreata sul prospetto Sud dalla facciata sospesa su un basamento vetrato.

La reticolare nei solai è direttamente visibile negli spazi climatizzati, dove è coperta soltanto da un controsoffitto in griglia metallica, e conferisce all’ambiente un maggior senso di ampiezza, soprattutto dove il solaio di copertura è ribassato.

L’altezza, infatti, dei vani è variabile : le sale più grandi sono alte 5 m mentre quelle più piccole, concentrate nella spina centrale dell’edificio, misurano 2.7 m.

Queste variazioni operate al primo piano permettono di ricavare dei ribassamenti in copertura che la rendono dinamica e in grado di ospitare, come gli altri livelli, una serie di attività tra loro diverse. Sono stati previsti usi legati a rappresentazioni teatrali e musicali all’aperto, uno skatepark e una piscina pubblica.

Essa costituisce, quindi, un ulteriore punto di aggregazione oltre che un belvedere - verso il cimitero, verso la città e la campagna - legato alla dimensione aerea.

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“ L’architettura si compie e si tramanda solo quando è capace di evocare la sua finalità, quel valore generale che, anche quando la funzione cambia, permane nel tempo. La costruzione dell’architettura è la messa in opera di questo valore generale che viene custodito nelle pietre perchè si tramandi nel tempo.”

La conformazione che assumono i setti ed i pilastri permettono la completa e libera attraversabilità dell’edificio : nessuna stanza è separata in maniera invalicabile da quella adiacente, permettendo così di avere una successione di spazi e di esperienze ritmato dalla struttura e conferendole così le stesse caratteristiche di percorribilità di un ponte.

L’essenzialità dell’interno permette di avere il giusto grado di flessibilità e adattabilità degli usi nel corso della giornata, delle stagioni e degli anni. Questo aspetto costituisce il suo punto di forza, è un’architettura che vuole trascendere il suo tempo.

Da un punto di vista strutturale, gli elementi portanti verticali permettono al sistema di travi reticolari di agganciarsi e di sostenere le due parti laterali

ludoteca

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VICENDA

Scenario mercato

piscina

IL CATALIZZATORE

In particolare, la facciata Sud, che si rapporta direttamente con il cimitero di Aldo Rossi, è più compatta, mantiene una certa unità nel fronte sia per ricreare l’effetto di orizzontalità sia per dare l’impressione che essa fluttui sul parco.

La parte inferiore del prospetto (h. 2.70 m), infatti, è vetrato in modo da conferire un effetto di smaterializzazione che rende preponderante la fascia superiore minerale, che si eleva fino a diventare parapetto della terrazza in copertura.

Le partizioni vetrate, in corrispondenza dei tre ingressi all’edificio, scompaiono e lasciano il posto al vuoto o ad una griglia metallica che fa da filtro tra interno ed esterno.

Il prospetto Nord, al contrario, pur mantenendo una sua compattezza, si apre maggiormente verso l’esterno in modo da entrare in contatto diretto con il verde e da far entrare più luce all’interno dell’edificio. Ciò è reso possibile dall’impiego di una gelosia più rada che, in alcuni punti strategici, lascia il posto a delle finestre a nastro, apertura ad inaspettate visioni verso l’esterno.

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Il contatto con il suolo avviene, invece, attraverso un nucleo centrale su cui si strutturano le due ali laterali, una più addossata al pendio, che ha funzione servente verso gli ambienti centrali, e una a contatto con il bosco, che assume il carattere di portico. Sono state previsti spazi per il mercato ad Ovest e sale sportive con piscina ad Est. Entrambi gli ambiti risentono positivamente della prossimità del verde, traendone sia i benefici visivi che di benessere psicofisico che esso può generare.

Per ciò che concerne i materiali, si è data molta importanza al legame con il territorio emiliano, le cui campagne sono costellate da vecchi casoni in mattoni a vista ricamati con complesse trame di gelosia.

In facciata, quindi, si è deciso di utilizzare il laterizio disposto, però, con un’inclinazione di 45° in modo da conferire una vibrazione a questa linea nel paesaggio. In alcuni punti gli si sostituisce una trama meno fitta grazie all’uso della gelosia, anche questa disposta con inclinazioni differenti - il mattone viene ruotato di 60° o 90° - in modo da conferire un effetto visivo speciale.

ESITI, FORME, ATMOSFERE

pianta piano terra

VICENDA facciata Nord

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facciata Sud

Scenario

sezione sulla rampa centrale

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Vedute

Via Emilia

Il vero elemento che sbaraglia chi vive l’edificio sono le rampe : queste escono fuori dalla scala architettonica, sono le protagoniste dei saloni e sono ciò che rompe l’assetto continuo e ben scandito delle partizioni.

La loro anima è in calcestruzzo armato, che permette loro di essere autoportanti, rivestito con lastre di ottone dai toni caldi dorati che riflettono la luce e conferiscono una luminosità completamente diversa all’ambiente.

Nesso tra le tre parti del sistema, esse sono il fulcro dei grandi saloni e il cardine attorno cui ruotano tutti e tre i livelli dell’edificio.

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Vedute

Via Emilia

Scenario

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IL BOSCO

ESITI, FORME, ATMOSFERE

VICENDA

IL BOSCO

VICENDA ESITI, FORME, ATMOSFERE

A livello urbano, invece, il bosco è connesso attraverso i percorsi ciclopedonali ai quartieri limitrofi : questi superano le infrastrutture che confinano il sito e raggiungono il quartiere residenziale a Nord e quello industriale ad Est. Oltre all’aspetto ambientale, la selva tiene conto anche del tema sociale del progetto e ne assume i caratteri aggregativi. L’area è immaginata come un’altra natura aperta all’incontro e alla socializzazione. La massa arborea, infatti, è costellata da radure che creano spazi raccolti per attività all’aperto sia di carattere ludico che di carattere sportivo. I campi da gioco, nascosti tra gli alberi, costituiscono un ulteriore elemento di elevazione grazie alla presenza delle luci e delle reti che li circondano e che contribuiscono a creare un’atmosfera onirica. Il tema dello sport lega il bosco direttamente al piano terra dell’edificio, in cui sono presenti spazi di appoggio come spogliatoi e servizi di base.

L’architettura si colloca tra due dimensioni molto diverse tra loro : quella silenziosa del parco a Sud e quella, invece, più rumorosa e dinamica del bosco a Nord, che proprio per la sua natura non entra in contatto diretto con il cimitero.

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L’altra dimensione naturale con cui si rapporta l’edificio a Nord è il bosco urbano.

In quest’area del sito, che si sviluppa su un’area di circa 9,5 ettari, il lavorio viene fatto in elevazione e si esplicita attraverso la piantumazione di alberi ad alto fusto che si collocano sul suolo secondo un disegno che ripropone la geometria delle antiche centurie.

Un actus lineare romano separava un filare dall’altro, distanziandoli dunque di 35,5 metri.

In ogni filare, gli alberi venivano disposti ogni 12 metri in modo da ottenere un carico arboreo di circa 40 alberi per ettaro.

Per accentuare la massa arborea di questo bosco urbano, carico di tensione in altezza, si è scelto di dimezzare il modulo di 12 metri e disporre le piante secondo una maglia più densa con modulo di 6 metri per 6 metri, che va ad infittirsi verso la ferrovia per creare una vera e propria barriera vegetale. Le chiome, infatti, superano l’altezza della ferrovia, creando una schermatura visiva e sonora allo scopo di ristabilire una corretta lettura del paesaggio.

L’essenza arborea proposta è il pioppo cipressino che è caratteristica del territorio padano, già segnato da campi simmetricamente divisi da lunghi e alti filari.

Questi alberi raggiungono i 35 metri di altezza e così vanno a costituire una quinta scenica per l’edificio appoggiata alla quota naturale del terreno. I filari si inseriscono in questo modo nella stratificazione orizzontale del paesaggio, creando un nuovo livello tra l’architettura e il cielo.

Il verde, inoltre, entra a far parte di un sistema ambientale che si estende fino al sistema paesaggistico del fiume Secchia, caratterizzato anch’esso dalle fasce di bosco golenale sviluppate sulle sue rive.

L’obiettivo è quello di creare un’infrastruttura di carattere naturale che possa collaborare con quelle già esistenti per contribuire alla salvaguardia della biodiversità e all’arricchimento dei percorsi naturalistici esistenti, come la Ciclovia del Secchia, come strumento di valorizzazione del paesaggio.

VICENDA

Il progetto si compone di tre parti - il parco, il catalizzatore e il bosco - ognuna delle quali conserva la propria identità ma allo stesso tempo sono sinergiche e vanno a comporre un unico grande sistema che parla lo stesso linguaggio e condivide gli stessi obiettivi.

L’aspetto della socialità e dell’aggregazione, innanzitutto, coinvolge non soltanto l’architettura costruita ma la totalità del progetto. Le attività che si possono svolgere nei grandi patii del parco a Sud, infatti, sono affini a ciò che avviene all’interno del primo piano dell’edificio, così come il fervore che si percepisce nel bosco a Nord è possibile grazie al supporto degli spazi al piano terra.

Il catalizzatore rimane, dunque, il punto cardine, ciò che delimita ed unisce le due nature che, grazie a questo, possono coesistere in maniera armonica pur conservando i loro caratteri di diversità. Il ritmo di insieme, che propone un’alternanza di spazi ed esperienze diversi tra di loro, giunge così a quella che in chimica viene definita “combinazione” - due elementi che combinandosi possono dare origine a due o più composti diversi in cui le medesime quantità stanno fra loro in rapporti razionali e semplici - in antitesi al concetto di miscuglio - mescolanza di due o più

sostanze senza che fra esse vi sia reazione chimica.

Ciò che ne deriva è quindi un sistema ricco e complesso, in cui assumono un ruolo fondamentale i percorsi e dalle rampe, che non rimangono esclusivi del sito di intervento ma si legano in maniera fluida al contesto esistente, superandone i limiti fisici.

L’attraversamento del sistema diventa un processo che conferisce un nuovo senso a tutta l’area, ridisegnando non solo lo spazio ma anche il tempo concepito come intervallo tra più fenomeni possibili.

Nella sua essenzialità, l’intervento sviluppa il tema della complessità nel rapportarsi con altri elementi su più livelli. Il confronto avviene, innanzitutto, alla grande distanza in quanto è chiamato ad inserirsi in un paesaggio altamente evocativo e identitario che fa parte dell’immaginario collettivo. Tiene conto, poi, della media distanza per il legame diretto che sviluppa con il contesto extraurbano di Modena e con l’opera di Rossi, vero e proprio monumento architettonico e fulcro dell’area. Si misura, infine, con il concetto di prossimità, in quanto tiene insieme e fa collaborare le tre parti, operazione possibile soltanto grazie alla chiarezza dei segni.

ESITI, FORME, ATMOSFERE

I. Calvino, Una pietra sopra

SINERGIE

“ Saper semplificare, ridurre all’essenziale, l’enorme numero di elementi che ogni secondo mette sotto gli occhi di chi guarda, collegare frammenti sparsi in un disegno unitario.”

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SINERGIE

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Vedute

Via Emilia

VICENDA

p. 128 - 129 Victor Erice, Lo spirito dell’alveare (1973) COSTRUIRE DENTRO LA DISPERSIONE p. 130 - 131 Atlas of Places, Farming patterns I (2021) Intenzioni p. 133 Marina Servidei, Martina Ulbar, collage su lotto di progetto con Quartiere Gallaratese di Aldo Rossi, edificio Feltrinelli di Herzog & de Meuron, mercato di Braga di Eduardo Souto de Moura, public condenser di Studio Muoto, biblioteca Philips Exter Academy di Louis Kahn, Crown Hall di Mies van der Rohe, casa per studenti a Weesperstraat di Herman Hertzberger, asilo S. Elia di Giuseppe Terragni, mercato Boqueria di Barcellona, padiglione dei Paesi Nordici di Sverre Fehn, centro culturale Het Bos di Bel Architecten, Kanagawa Institute of Technology di Junya Ishigami, centro Hellerau di Heinrich Tessenov, piazza Mazzini a Modena, largo Baracche a Napoli, Serpentone reload di OSA architettura p. 134 - 135 Enzo Mari, The big stone game, Carrara (1968) p. 138 - 139 Marina Servidei, Martina Ulbar, collage su Il pomeriggio di Caspar David Friedrich (1822) p. 140 Collezione figurine Panini, anni ‘60 p. 140 Scuola rinascimento ferrarese, dettaglio del Salone dei mesi (1467) p. 140 Guido Guidi, In Veneto (1984 - 1989) p. 140 Luigi Ghirri, Nogara, Paesaggio italiano (1989)

VICENDA p. 141 Bocciofila modenese p. 141 Maurizio Dente, On fire. Il beat e il rock a Carpi, Edizioni CDL (2014) p. 141 Ercole de Roberti, Lucrezia Bruto e Collatino (1490) p. 142 - 143 Marina Servidei, collage su foto d’epoca di Ferrara Sperimentazioni p. 145 Federico Puggioni, Cimitero di San Cataldo, Modena p. 150 - 151 Cerith Wyn Evans, The illuminating gas, Pirelli Hangar Bicocca, Milano Oscar Niemeyer, Fondazione Mondadori, Milano (1968); Vatican chapels, Isola di San Giorgio, Venezia (2018); Adalberto Libera, Quartiere Tuscolano, Roma (1957); Massimiliano Rossetto, Artefacts, costa atlantica europea; Georges Addor, Cité du Lignon, Ginevra (1960); OFFICE Kersten Geers David Van Severen, Dogma, A Grammer for the City (2006); Peter Zumthor, Serpentine Pavillon, Londra (2011); John Pawson, Wooden Chapel, Lutzingen (2018); Palazzo di Diocleziano, Spalato; Lacaton & Vassal, casa in Corsica (2001); Renaat Braem, Lijnstad block of flats (1934) p. 152 - 153 Kenzo Tange, Baia di Tokyo (1960); Mark Rothko, Blue over red (1953); Gio Ponti, Grattacielo Pirelli, Milano (1960); Franco Fontana, Landscapes (1978); Luigi Ghirri, Versailles (1985); Luigi Ghirri, Futura (1989); Alvar Aalto, Casa sperimentale a Muuratsalo (1954); OFFICE Kersten Geers David Van Severen, Dogma, A Grammer for the City;

212 | 213

credits

VICENDA

ESITI, FORME, ATMOSFERE p. 178 - 179 Atlas of Places, Pharming patterns I (2021) Il parco Sud p. 182 - 183 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su fotografia di Martina Ulbar (Cento) p. 186 - 187 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su La stella della sera di Caspar David Friedrich con viandanti di Paesaggio montano di Wilhelm Bendz Il catalizzatore p. 189 Collage Il castello dei Pirenei di René Magritte su fotografia di Martina Ulbar (Area San Cataldo, Modena) p. 194 - 195 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage con figure da Le grandi bagnanti di Paul Cezanne p. 194 - 195 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage con figure da Ballo sul fiume di Giuseppe Capogrossi p. 198 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su La stella della sera di Caspar David Friedrich con viandanti di Paesaggio montano di Wilhelm Bendz p. 199 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su Pavé de Chailly di Claude Monet con figure di I giocatori di football di Henri Rousseau p. 201 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su Rissa in galleria di Umberto Boccioni Il bosco p. 204 - 205 Marina Servidei, Martina Ulbar, Collage su Paesaggio con cavaliere di René Magritte p. 207 Luigi Ghirri, Campagna modenese (1985) APPENDICE p. 216 - 2017 Atlas of Places, Rural patterns II (2021)

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Robert Smithson, Mono Lake Nonsite (1968) LINEA NEL PAESAGGIO p. 130 - 131 Atlas of Places, Pharming patterns I (2021) Orizzonte p. 157 Marina Servidei, collage su Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte di Georges Seurat p. 160 - 161 Marina Servidei, collage su Il mezzogiorno di Caspar David Friedrich p. 164 - 165 Martina Ulbar, collage su Piena sul Tevere di Giuseppe Capogrossi Riferimenti progettuali p. 167 Renzo Piano, Padiglione itinerante IBM (1984); Luigi Ghirri, Il profilo delle nuvole (1989); Aldo Rossi, Quartiere Monte Amiata al Gallaratese, Milano (1974); Sean Godsell, Warburton trail pedestrian bridge, Lilydale (2011); Christo Jeanne Claude, The Gates, New York (1979); Mark Rothko, Blue over red (1953); Superstudio, Monumento continuo (1969); Paulo Mendes da Rocha, MUBE, San Paolo (1995) p. 169 Enrico Cano, bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Atlas of Places p. 169 Archivio del Moderno, bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti p. 171 Burcin Yildirim, Complesso Monte Amiata al Gallaratese di Aldo Rossi, Milano (2020) p. 171 autore non identificato, Complesso Monte Amiata al Gallaratese, Milano p. 172 Paulo Mendes da Rocha, schizzi di progetto per Casa G. De Cristofaro, località non identificata (1971) p. 173 Warburton trail pedestrian bridge di Sean Godsell, El Croquis n. 165 p. 173 Autore non identificato, Warburton trail pedestrian bridge di Sean Godsell p. 175 Leonardo Finotti, MUBE di Paulo Mendes da Rocha, San Paolo p. 175 Roberto Burle Marx, MUBE di Paulo Mendes da Rocha, San Paolo p. 176 - 177 Leonardo Finotti, SESC Pompeia di Lina Bo Bardi, San Paolo

APPENDICE

APPENDICE

TAVOLE DI PROGETTO

TAV. 0

TAV. 6 | 7

Postcard iniziale

Pianta piano primo in scala 1 : 500 Sezione longitudinale in scala 1 : 500 Prospetto Sud in scala 1 :500

Vedute della via Emilia Inquadramento territoriale della via Emilia Elementi caratterizzanti del territorio Inquadramento di Modena. Schemi sull’evoluzione storica, il tessuto urbano, le infrastrutture verdi, i luoghi di aggregazione

TAV. 2 Benefici psicofisici dell’aggregazione sociale Benefici psicofisici della presenza del verde Assonometria di concept sulla healty city

TAV. 3 Inquadramento del sito di intervento 1:4000 Elementi caratterizzanti del sito di intervento Schemi sulla viabilità, sulle principali funzioni dell’area e sul sistema del verde

TAV. 4 Schemi di concept Schemi sull’inserimento della proposta di progetto Schemi sulle connessioni create dal progetto Visioni sul progetto Assonometria di inquadramento nel contesto

TAV. 5 Planivolumetrico in scala 1 : 2000 Sezione urbana in scala 1: 1000

TAV. 8 | 9 Pianta piano terra in scala 1 : 500 Sezione trasversale in scala 1 : 500 Prospetto Nord in scala 1 :500

TAV. 10 Viste a fil di ferro che descrivono l’articolazione degli ambienti al piano primo e al piano terra (saloni centrali, ludoteca, teatro, piscina e mercato) Sezione trasversale sulla rampa centrale in scala 1:200

TAV. 11 Schemi di concept sulle facciate Nord e Sud Schemi sull’apporto luminoso Schema tecnologico sul nodo di facciata (fissaggio della gelosia di mattoni) Porzione di prospetto Sud di dettaglio in scala 1 : 100 Sezione trasversale di dettaglio in scala 1 : 100 Porzione di prospetto Nord di dettaglio in scala 1 : 100 Postcard descrittive

TAV. 12 Esploso assonometrico del sistema parco | edificio | bosco Postcard descrittive

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TAV. 1

A. Acocella, Involucri in cotto : sistemi innovativi per il rivestimento in architettura, Sannini Impruneta (2009) Aristotele, Politica I, Laterza (2007) H. Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani (2017) Z. Bauman, Modernità liquida, Laterza (1999) G. Bizzarri, E. Bronzoni, Esplorazioni sulla via Emilia : vedute nel paesaggio, Feltrinelli, Milano (1986) G. Braghieri, Aldo Rossi : due progetti, CLUEB, Bologna (2010) E. Bronzoni, I. Calvino, E. Cavazzoni, Esplorazioni sulla via Emilia : scritture nel paesaggio, Feltrinelli, Milano (1986) Catalogo della mostra tenuta a Modena 1983, Natura e cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983) R. Caterino, La città nella città. Cronache e storie dalle feste de l’Unità di Modena 1946 2016, Fondazione Modena 2007, Modena (2016)

APPENDICE E. Cavazzoni, Almanacco 2016 : esplorazioni sulla via Emilia, Quodlibet, Macerata (2016) G. Celati, Quattro novelle sull’apparenza, Feltrinelli, Milano (1987) Marco Tullio Cicerone, Le Filippiche, BUR Rizzoli, Milano (2003) M. C. Clemente, F. Isidori, Labics. Structures, Park Books, Zurigo (2018) C. Conforti, G. Curcio, M. Bulgarelli, Modena 1598. L’invenzione di una capitale, Electa, Milano (1999) F. Dal Co, Il teatro della vita in Aldo Rossi. I quaderni azzurri, Electa, Milano (1999) M. Dente, On fire. Il beat e il rock a Carpi, Edizioni CDL (2014) A. Ferlenga, Aldo Rossi. Architetture 1959 - 1987, Electa Architettura, Milano (1993) A. Ferlenga, I miei progetti raccontati. Aldo Rossi, Electa, Milano (2020) S. Ferrari, Dancing in Emilia. Gabriele Basilico, SilvanaEditoriale, Milano (2013)

240 | 241

BIBLIOGRAFIA

A. Morigi, C. Quintelli, Atti di congressi Fondare e rifondare : Parma, Reggio e Modena lungo la via Emilia romana, Il poligrafo, Padova (2018) G. Moschi, Modena com’era : quattro secoli di immagini, Guiglia editore, Modena (1993) Mostre Natura e Cultura urbana a Modena, Panini, Modena (1983) R. Oldenburg, The Great Good Place: Cafes, Coffee Shops, Bookstores, Bars, Hair Salons and Other Hangouts at the Heart of a Community, Da Capo Press (1989) D. Pisani, Paulo Mendes da Rocha. Tutte le opere, Electa Architettura, Milano (2013) A. Rossi, Architetture padane, Panini, Modena (1984) A. Rossi, Autobiografia scientifica, Il saggiatore (1981)

APPENDICE

A. Rossi, L’architettura della città, Quodlibet, Macerata (2011) A. Rossi, Relazione di progetto per il Cimitero di San Cataldo A. Rossi, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-19 72, Clup, Milano (1972) A. Scotti Tosini, Il Seicento, Electa, Milano (2003) E. Souto de Moura, Eduardo Souto de Moura.

Tutte le opere, Electa, Milano (2012) M. Tafuri, La sfera il labirinto: avanguardie e architettura da Piranesi agli anni ‘70, Einaudi, Torino (1980) M. Tafuri, Storia dell’architettura italiana 19441985, Einaudi, Torino (1986) M. Tafuri, Vittorio Gregotti : progetti e architetture, Electa, Milano (1982) V. Savi, L’architettura di Aldo Rossi, F. Angeli, Milano (1976)

ARTICOLI DIGITALI N. Shneiderman, G. Ironson, S. Siegel, Stress and Health : Psychological, Behavioral and Biological Determinants, Annual Review of Clinical Psychology (2005) T. Matthews, C. L. Odgers, A. Danese, H. L. Fisher, J. B. Newbury, A. Caspi, T. E. Moffit, L. Arseneault, Loneliness and Neighborhood Characteristics : A Multi-Informant, Nationally representative study of young adults, Association for psychological science P. Hystad, R. M. Carpiano, Sense of communitybelonging and health- behaviour change in Canada, Journal of Epidemiology and community Health4 S. H. Babey, T. A. Hastert, E. R. Brown, Teens living in disadvantaged neighborhoods lack access to parks and get less physical activity, Policy Brief UCLA Center for Health Policy Research (2007) S.C. Brown, C. Mason, J. L. Lombard, F. Martinez, E. PLater-Zyberk, A. Spokane, R. Newman, F. L. Pantin, The relationship of built environment to perceived social support and psychological distress in Hispanic elders: The role

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B. C. Han, La società della stanchezza, Edizioni Nottetempo (2010) Laboratorio Ricerca Emilia e Dottorato di ricerca in Architettura, Architettura 46 : architetture padane, CLUEB, Bologna (2013) A.Lepik, V. S. Bader, Lina Bo Bardi 100. Brazil’s Alternative Path to Modernism, Atje Cantz Verlag Gmbh & Co (2014) C. Lusuardi, L. Bertuccelli, Le case del Popolo della provincia di Modena, Fondazione Modena 2007, Modena (2012) G. Malacarne, I. Clemente, A. Moro, Luigi Ghirri : Architetture e paesaggi, CLUEB, Bologna (2011) H. F. Mallgrave, L’empatia degli spazi.

Architettura e neuroscienze, Raffaello Cortina Editore, Milano (2015) B. Marangoni, Paesaggi in divenire. Atlante dei paesaggi dell’Emilia Romagna, Quaderni sul paesaggio (2007) R. Moneo, Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Electa Milano (2005) A. Monestiroli, Il mondo di Aldo Rossi, LetteraVentidue, Siracusa (2015)

APPENDICE

The role of “eyes on the streets”, Journals of Gerontology Series B: Psychological Sciences and Social Sciences (2009) V. Silli, V. Bellucci, P Bianco, Gli alberi e il miglioramento della qualità della vita nelle città, sito web Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale S. Zoli, Socialità : delle altre persone abbiamo bisogno come il pane, Fondazione Veronesi web magazine (2021)

DOCUMENTI Atti di convegno Lo stato di Modena. Una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d’Europa (1998) Geoportale della regione Emilia Romagna Piano Urbanistico Generale, Comune di Modena (2020) Fondazione del Monte, Modena 2040. Cambiare per ripartire (2020) Modena Futura creativa (2021)

MEDIA A. Ferlenga, Aldo Rossi, Wikiradio Archivio (2019)

RIVISTE

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Sean Godsell 1997 - 2003, El Croquis 165 M. Tafuri, L’Éphémère est éternel. Aldo Rossi a Venezia, DOMUS 602 (1980) F. Dal Co, Restituzione virtuale di una icona. Il Cimitero di San Cataldo a Modena di Aldo Rossi e Gianno Braghieri, CASABELLA 890 (2018) F. Irace, Programma Italia, DOMUS 1052 (2020) M. Agnoletto, Spazio pubblico/ Progettare il vuoto, DOMUS 1052 (2020)