dossier medicina

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Reportage cambiamento di mentalità - continua il professore Zuccaro - che sta avvenendo nel nostro paese e negli altri paesi occidentali e che porta ad attribuire un valore negativo al fumo nell’ambito della società di riferimento. Basti considerare che in Italia nel 1957 il totale di fumatori maschi era il 70% mentre la stima per il 2008 è del 26,4». Il fatto però che ben il 94,3% degli ex fumatori intervistati abbia smesso senza alcun tipo di supporto, pone dei dubbi rispetto all’accessibilità delle misure di aiuto per smettere di fumare. «In realtà – fa notare Zuccaro - il dato deve essere letto come positivo, perché vuol dire che se la percentuale di disassuefazione è già così elevata anche senza l’accesso alle strutture di supporto, un’incentivazione all’utilizzo degli strumenti di cura oggi disponibili potrebbe portare a risultati sorprendenti. Bisogna ricordare che in Italia le strutture ci sono e funzionano ma c’è il problema di un coinvolgimento e di una sensibilizzazione della classe medica rispetto alla pratica della prevenzione». In effetti, grazie allo sforzo congiunto nella creazione di punti di riferimento terapeutici delle organizzazioni di ricerca, il fumatore dispone di diversi aiuti per smettere. Da una parte i centri antifumo che utilizzano terapie integrate, dall’altra una forma di aiuto a distanza che pone l’Italia in linea con i paesi del Nord Europa. È il caso della Quit Line SOS LILT 800-99-88-77. Chiamando questo numero verde i fumatori che per ragioni diverse non possono recarsi al centro antifumo vengono seguiti a distanza da operatori professionisti della dipendenza da tabagismo. Entrambi gli interventi, in sede e telefonici, integrano il supporto psicologico con quello farmacologico. Alla terapia psicoterapeutica si accede pagando il ticket. Per quanto riguarda il farmaco attualmente di maggiore efficacia, la vareniclina, le organizzazioni scientifiche si stanno battendo affinché venga inserito tra quelli rimborsabili. «La vareniclina - ci spiega Zuccaro - è un nuovo farmaco antagonista della nicotina estremamente efficace nel ridurre il desiderio di fumare e nel contrastare i sintomi dell’astinenza. La sua molecola va a legarsi al recettore alfa4-beta2 normalmente preposto a legarsi alle molecole di nicotina. Abitualmente, quando il recettore è libero richiede nicotina. Per il momento il farmaco è classificato in fa70 Dossier Medicina

scia C e ha un costo elevato. Ne abbiamo richiesto lo spostamento in fascia A, tra i farmaci gratuiti, all'Agenzia Italiana del Farmaco, ma la richiesta è stata rifiutata senza una ragione ben precisa. Comunque, se si considera quanto si spende durante tutta una vita per l’acquisto delle sigarette, la spesa per l’acquisto del farmaco diviene un investimento sulla nostra salute che sarà peraltro circoscritto al periodo di 3 - 6 mesi necessari al trattamento». Per aumentare i finanziamenti da destinare alla cura del tabagismo, l’ISS, la SITAB e la LILT propongono oggi di innalzare il prezzo minimo delle sigarette e di utilizzare il conseguente incremento di risorse per istituire un fondo completamente dedicato alla lotta al tabagismo e far convergere, in uno sforzo coerente, ricerca, campagne mediatiche, formazione e interventi terapeutici secondo le indicazioni dell’OMS. «In Inghilterra, ad esempio, accanto alla distribuzione gratuita dei farmaci il governo britannico ha imposto su ogni pacchetto delle tasse elevate che hanno fatto salire il prezzo alle stelle per scoraggiare i cittadini dal vizio. Questa politica si è dimostrata una strategia vincente nella riduzione del consumo». Riducendo così anche la spesa per i farmaci. In attesa che misure analoghe vengano attuate anche nel nostro paese, rimane da risolvere il problema del coinvolgimento della classe medica già sottolineato nelle 10 principali azioni di lotta al tabagismo stilate al 31 maggio 2007. Si tratta di insegnare ai medici, tradizionalmente formati a curare l'organo, come

gestire la dipendenza da tabacco. In Italia le organizzazioni scientifiche lavorano per la formazione degli operatori sanitari alla medicina della prevenzione. Nella catena degli interventi, un ruolo chiave è svolto dal primo referente sanitario della persona che fuma: il medico curante. È nel suo ambulatorio che si realizza il primo intervento di prevenzione, il colloquio breve sul fumo della durata di 5 minuti chiamato “minimal advice”, che fin’ora ha permesso di ottenere circa il 2,5% di successi. «Il medico di base – spiega Zuccaro - deve imparare a fare prevenzione. Deve chiedere informazioni sullo stato rispetto al fumo a ognuno dei propri assistiti, al di là della presenza o meno di una sintomatologia associata al fumo. In caso di risposta positiva deve essere lui stesso a informare il paziente dei danni provocati dal fumo e dei benefici derivati dallo smettere, a prescrivere dei trattamenti farmacologici che aumentino la possibilità di successo nella cessazione o a indirizzarlo presso un centro antifumo. Noi portiamo avanti delle campagne di sensibilizzazione del medico di base e ci occupiamo di formazione sui protocolli e sulle procedure di gestione dei pazienti fumatori, però non sempre vengono recepite». Il 2009 è l’“Anno del Respiro”, mentre il mese di maggio è stato dichiarato “Mese contro il Fumo” da Lega Tumori, Istituto Superiore di Sanità e società scientifiche. Tante iniziative per continuare a riflettere sulle strategie dell'antitabagismo, per portare tra la gente la voglia di una vita senza tabacco.


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