Il torneo dei rock guerrieri o il ritrovamento del drago marco guadalupi

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Sfrecciammo lungo la via principale. Non c’era anima viva. Attraversammo il quartiere residenziale fino a percorrere la strada che portava in campagna; lì gli scenari erano perlopiù deserti e dominati dall’erica selvatica. Iniziò a calare la nebbia. Ero nascosto nel sidecar, ma con la coda dell’occhio e nonostante la foschia, riuscii a intravedere delle scie luminose lontano nella brughiera. Gridai a squarciagola per farmi sentire: «Laggiù c’è qualcosa!» Il vecchio non ascoltò, puntava la strada e sghignazzava come un indemoniato. Le strisce di luce intanto si avvicinavano. Scorsi delle sagome umane all’interno di quei bagliori accecanti. All’improvviso sbucarono dalla nebbia come fulmini, fluttuando a mezz’aria. Eravamo circondati. Il vecchio rocker controllò a stento una sbandata e cambiò espressione. Le rughe sul suo volto si fecero più marcate, tuttavia non rallentò. «Tu! Prendi il mio posto» ordinò urlando. «Conosci la strada fino crocevia White Duke? Se vogliamo arrivarci vivi dobbiamo seminarli. E bevi questo, ti servirà». L’anziano mi porse la sua fiaschetta. «Le sembra questo il momento di bere alcol?» «Santi gli dèi delle dodici corde! Ti sembro così stronzo da bere alcolici alla guida?» «Sì!» gridai spaventato. «Malfidato! È solo dell’ottimo liquido energetico» spiegò facendo un occhiolino. «Forza, butta giù!» Accadde tutto in pochi secondi. Mi ritrovai al posto di guida avvolto da una rete di fulmini sfrigolanti; la moto vibrava sotto le mie mani, quasi stesse accumulando l’energia sprigionata da quelle folgori umanoidi; la bevanda aveva lo stesso sapore delle gomme da masticare alla frutta. Il vecchio? Aveva appena tirato fuori da una sacca legata al sidecar un basso acustico! In equilibrio precario iniziò a suonare alcune note.

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