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Inchiesta Maternità e lavoro gli stratagemmi per licenziare

Bellezza Dea dell’estate

Viaggi Argentina, terra di emozioni

Ambienti Oasi di relax

Speciale moda

Miss on the beach

Copri costume “Luna” in copertina si ringrazia:

“MALÌAH” Via D. Cirillo, 56 - Foggia


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sommario

ditoriale di ANNA RUSSO Sogni e realtà, illusioni e delusioni. E’ tutto ciò che noi donne vogliamo o abbiamo nella vita. Una famiglia, una villetta in campagna, un cane, due figli e un lavoro soddisfacente fanno parte dei sogni di ragazza. La realtà, invece, quella con cui ci si scontra da adulti, è altra cosa. Ne fanno parte un mutuo (quando lo si ottiene) e un bilocale da 60 metri quadri che, quando te lo propongono sulla carta, ti assicurano abbia tutto quanto si possa desiderare in una casa, camera da letto, cameretta, cucina abitabile, soggiorno e due bagni, senza precisare, poi, che “tutto” è in miniatura e che “abitabile” è il nome del marchio della cucina componibile da far fare su misura; che se inviti qualcuno a cena devi ricordarti di tirare fuori dal frigo quello che ti serve prima che gli ospiti prendano posto a tavola ed alzarsi diventi un gioco ad incastro e, che il primo bagno è minimal-essential e il secondo un bugigattolo con aspiratore perché gli affacci sono terminati. Eppure la prendi perché è tutto quello che puoi permetterti, indebitandoti per i successivi vent’anni. Realtà è anche un lavoro al di sotto delle aspettative e la speranza/terrore di rimanere incinta perché un bambino lo vorresti, ma il tuo datore di lavoro ha appena licenziato una collega incinta e temi possa capitare anche a te… e poi il mutuo chi lo paga? E intanto il tempo passa tra aspettative legittime, rinvii e delusioni. E come recita una famosa pubblicità, che le emozioni non hanno prezzo mentre per tutto il resto c’è la magica carta di credito, per quelle delusioni non ci sono parole che possano narrarle mentre per le ingiustizie legate ai licenziamenti per gravidanza le parole non sono mai troppe. La difficoltà di trovare e mantenere un lavoro per una donna, soprattutto se incinta, è il tema della nostra inchiesta. A questo punto vorrei fare però una precisazione. Le nostre inchieste non si illudono di cambiare il mondo, ma sperano di puntare l’attenzione su determinate tematiche, a volte sconosciute, a volte sottovalutate, altre ancora semplicemente incomprese. E se suscitano discussione vuol dire che il loro obiettivo è stato raggiunto. Questa premessa mi aiuta a rispondere ad una lettera giunta in redazione da parte di una cittadina foggiana che interveniva in merito all’inchiesta del numero precedente in cui si trattava la tematica degli immigrati in Capitanata. La signora lamentava un “generalizzato ed eccessivo atteggiamento di accoglienza nei confronti di persone che non sempre arrivano con nobili intenzioni”. Rispondo alla nostra amica lettrice che sono perfettamente d’accordo con lei sul fatto che, tra gli stranieri che arrivano in Italia, non tutti vengono con le intenzioni di lavorare e migliorare così la propria qualità di vita. Ma credo che si rischi di generalizzare anche facendo di tutti i migranti un fascio. Come non penso che tutti i siciliani siano mafiosi, che tutti i genovesi siano taccagni, che tutti i torinesi siano falsi e cortesi, così non penso che tutti gli stranieri siano delinquenti e non tutte le straniere siano a caccia dei nostri mariti. Per la seconda volta cito la frase con cui Vittorio Arrigoni, il pacifista ucciso a Gaza, amava chiudere tutti i suoi articoli: “Restiamo umani”.

4 Personaggio del mese • Francesca Marano, la mia partita con il cuore 5 Attualità • Cinzia Tani “Io sono un’assassina” 6 Inchiesta • Case di riposo anziché asili nido. E’ il futuro dell’Italia dei furbetti 8 Sociale • Rossana De Stefano “La prevenzione mi ha salvato la vita” 10Speciale Moda • Miss on the beach 13Benessere • Cambia pelle 14Bellezza • Dea dell’estate 15Ambienti • Oasi di relax 16Arte • L’arte del vetro si accende di nuove suggestioni 17 Rubriche 22Viaggi • Argentina, terra di emozioni da vivere tutto l’anno 23Cultura & spettacolo • Luana Salvatore e la sua passione “Duraniana”


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personaggio del mese

GIOVANE, TIMIDA E ROMANTICA. PRATICAMENTE IRRESISTIBILE

Francesca Marano

CARTA D’IDENTITÁ

Nome Cognome Nata a Il Professione Hobby Film E’ un rischio, ma Libro

La mia partita con il cuore Parole e immagini per rappresentare il mondo dell’adolescenza, fatto di grandi passioni e grandi sofferenze, dove ogni emozione è ingigantita e in cui ogni ragazzo trova qualcosa di sé, della propria vita, dei propri sogni. Le parole e i colori sono quelli di Francesca Marano, giovane scrittrice foggiana che all’amore e a tutte le sue manifestazioni ha consacrato la vita. Ventiquattro anni, foggiana, alla sua prima esperienza da scrittrice, in “Per amore” ha riversato tutta la freschezza della sua giovane età in un racconto scorrevole, capace di catturare il lettore sin dalle prime battute. E’ la storia di Lory, una adolescente italo-americana che, dopo la morte della madre, si trasferisce dagli Stati Uniti in Calabria. A Crotone conosce l’amicizia e l’amore. Il romanzo tratteggia l’adolescenza come una strada irta di ostacoli e di piccoli e grandi dolori, dove a volte si ha la sensazione di smarrirsi, ma dove, anche quando tutto sembra perduto e difficile da affrontare, compare uno spiraglio, una nuova occasione per realizzare i propri sogni. Come è nata l’idea di scrivere un romanzo? Io ho sempre scritto poesie, racconti, ma quella del romanzo era per me un’idea fissa. A causa però degli im-

pegni scolastici non riuscivo a mettermi all’opera. Andando all’università ho potuto gestire meglio il mio tempo, così ho iniziato a scrivere. Ho cominciato in un periodo particolare della mia vita in cui non ero nel pieno delle mie forze fisiche, quindi ho scritto anche per farmi coraggio. Sinceramente ero contraria alla pubblicazione perché ho un carattere chiuso ed ho difficoltà a far conoscere ad altri le mie emozioni, poi, grazie anche al mio fidanzato, l’unica persona a conoscenza del romanzo, ho superato la mia timidezza e deciso di pubblicarlo. Cosa ti ha ispirato? Un po’ la vita di tutti i giorni, un po’ quella parte sognatrice che è in me e in ognuno di noi. Non ho messo molto della mia vita personale ma vi ho depositato le mie emozioni. Mi sono immedesimata nella protagonista e man mano ho immaginato e creato le situazioni. Potrei definirlo un romanzo di emozioni più che di eventi, in cui sono le emozioni le vere protagoniste. Fidanzata da sette anni. In che modo l’amore ha cambiato la tua vita? Io ho sempre creduto nell’amore, anche la stella cadente in copertina (una mia realizzazione) rappresenta il mio desiderio di trovare una persona

che colmasse le lacune dentro di me e che mi capisse fino in fondo. Il sogno della mia vita è un matrimonio, dei figli, un’esistenza serena. Naturalmente, tra i miei obiettivi, c’è anche quello di continuare a scrivere. Per la mia timidezza preferisco il tramite della scrittura, piuttosto che delle parole, per comunicare le mie emozioni. Anche con il mio fidanzato, quando voglio esprimere quello che provo, lo faccio realizzando disegni o scrivendogli lettere d’amore che gli consegno a mano. Sms pochi, perchè non potranno mai superare il fascino dell’inchiostro. Come ti vedi tra vent’anni? La mia è una visione un po’ confusa, spero di continuare con la scrittura, ma è forte il timore di non riuscirci… sono piena di paure, incertezze come credo molti miei coetanei. Non escludo, poi, la strada del giornalismo che permette di riuscire ad avere un rapporto con la gente, ma filtrato dal mezzo comunicativo, carta stampata, schermo televisivo o di un pc, qualsiasi esso sia. Cerchi un contatto ma sempre mediato. Non credi che questa barriera possa influire negativamente sul tuo tentativo di comunicare?

spero di lavorare su me stessa tanto da colmare questo divario e di riuscire, con la mia passione, ad arrivare al cuore della gente. Vorrei con il tempo imparare a sbilanciarmi perché so che, in termini di emozioni, se dai, ricevi.

Francesca Marano Foggia 12.06.1987 studentessa scrittura Twilight di Bill Condon Orgoglio e pregiudizio di Jane Austin


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attualità

Ventuno storie di giovani ragazze che uccidono

Cinzia Tani: “Io sono un’assassina” Avvincente, scorrevole, piacevole, unico nel suo genere. Questo romanzo rappresenta una nuova sfida per la più bella e brillante signora del giallo italiana, Cinzia Tani. Giornalista e scrittrice romana, volto noto della televisione, è autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi e sceneggiatrice di fumetti. Curriculum ricco e notevole che la vede anche insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti culturali. Ha insegnato “Storia sociale del delitto”alla Facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza ed è docente alla Facoltà di Scienze politiche alla Luiss di Roma. A Foggia, nel corso di uno degli incontri culturali organizzati da “La Mangiatoia”, ha presentato la sua ultima fatica letteraria “Io sono un’assassina”: ventuno storie di giovani donne che uccidono, dipanate in due secoli e in otto nazioni diverse. Nel suo genere noir affronta

apertamente il comportamento criminale femminile, velato da quell’agghiacciante alone di mistero che avvolge le dinamiche psicologiche e il sottile, impalpabile confine tra normalità e pura follia omicida. E’ lo studio e l’analisi di un tema molto attuale che allontana la figura femminile dall’abituale visione semplificata e largamente condivisa del clichè dell’angelo del focolare. Cinzia Tani nelle vesti di investigatrice, ha voluto scavare, andare a fondo nella ricerca e nella documentazione, ripercorrendo le tappe delle indagini, descrivendo i drammatici istanti dei delitti e i loro retroscena, sulla base di rapporti ufficiali di polizia, fascicoli dei processi, perizie psichiatriche. Quando è nata la sua passione per la scrittura e da dove nasce il suo interesse per le giovani donne assassine? L’amore per la scrittura nasce con la mia passione sviscerata per la lettura: mi definisco dapprima una

Foto di Armando Stallone

grande lettrice e poi una scrittrice. Fin da piccola leggevo tantissimo, non vedevo l’ora di ammalarmi per poter leggere un buon libro. L’attività di giornalista giova sicuramente a quella di scrittrice. Non mi ispiro a nessun autore in particolare per la stesura dei miei romanzi. I classici rappresentano per me il punto di riferimento principale. Per il resto, è importante documentarsi, fare ricerca, approfondire. Amo tantissimo la Storia e infatti mi appassionano tanto la ricerca storica e quella letteraria. Tutte le mie opere possono essere suddivise in due filoni: il delitto storico e il romanzo storico. Il

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Studio e analisi del comportamento criminale femminile e delle dinamiche psicologiche ai confini tra “normalità” e follia omicida

mio interesse non solo riguarda gli eventi che hanno segnato la Storia, ma anche vizi e virtù dell’uomo, i sentimenti del genere umano, quaCinzia Tani li l’amore, la vendetta... E naturalmente la psicologia femminile… “Io sono un’assassina” nasce dalla voglia di esplorare l’universo femminile, entrare nella psiche della donna, delineando le caratteristiche psicologiche, il ceto sociale di appartenenza, l’epoca in cui vive o ha vissuto. La mia intenzione non nasce dalla voglia di scrivere su casi di cronaca nera, ma dalla voglia di indagare sulle dinamiche mentali che spingono una donna assolutamente “normale” a scatenare una follia omicida divenendo un’assassina. Partendo dal presupposto che sono giovani donne normalissime,

sane di mente, le dinamiche possono essere molteplici. Il delitto può scaturire dai moti dell’anima più nascosti e profondi, più odiosi, ma forse più veri: rabbia, invidia, vendetta, avidità, passione, perversione erotica... Come spiega oggi l’inquietante ed esponenziale aumento di omicidi da parte di giovani assassine? E’ un allarme sociale molto attuale. Il delitto femminile è cambiato con l’emancipazione della donna e la sua indipendenza economica l’ha resa più forte. La donna ha smesso di uccidere con l’arsenico, il veleno, e ora usa armi come la pistola, il coltello. Anche i moventi non sono quasi più a sfondo passionale: le ragazze uccidono addirittura per noia o eredità. Ciò che dovrebbe sconvolgere è che le giovani donne, anche sedicenni, uccidano per futili motivi. Questo è davvero inquietante. Irma Mecca

Scuola e sanità, due mondi a confronto

Menti che apprendono Didattica metacognitiva: nuove strategie di insegnamento Imparare a pensare è fondamentale per imparare ad apprendere; la mente é, insieme, soggetto e oggetto della conoscenza. Obiettivo della didattica metacognitiva è offrire agli alunni l’opportunità di imparare ad interpretare ed organizzare, strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente per divenire più autonomi nell’affrontare nuove situazioni. Di didattica metacognitiva si è parlato durante la giornata di studio organizzata a Foggia lo scorso 30 maggio dall’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci” e patrocinata dall’Ordine degli Psicologi di Puglia, in collaborazione con l’Istituto di Formazione IRSEF IRFED CISL e l’Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento in Psicopatologia dell’Apprendimento (AIRIPA), associazione che riunisce studiosi, professionisti ed esperti operanti nel campo della psicopatologia dell’apprendimento e che si occupa sia dei disturbi dell’apprendimento come la dislessia, la disortografia e la discalculia, sia delle difficoltà di studio, come il deficit di attenzione, l’iperattività (ADHD) e le disabilità intellettive. Il Convegno “La mente che apprende: difficoltà di apprendi-

mento e strategie di insegnamento”, rivolto ad insegnanti di ogni ordine e grado, psicologi ed operatori che lavorano nella scuola e per la scuola, ha offerto un’occasione preziosa per confrontarsi sulle tematiche inerenti l’apprendimento e gli aspetti di tipo emozionale e comportamentale. Dallo studio di Cesare Cornoldi, professore ordinario di Psicologia dell’apprendimento e della memoria presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Padova, emerge che uno studente su cinque incontra, nella sua carriera scolastica, un momento di particolare difficoltà tale da richiedere l’aiuto da parte di un esperto. Elevata, inoltre, la percentuale di studenti che incorre in disavventure scolastiche, bocciature e ritiri dalla scuola. “Si tratta – ha spiegato Cornoldi - di difficoltà scolastiche di vario tipo spesso dovute al concorso di molti fattori che possono riguardare sia l’individuo che il contesto in cui viene a trovarsi; l’ambiente socioculturale, il clima familiare e la qualità dell’istituzione

didattica influiscono sugli esiti scolastici”. Cornoldi ha esaminato come il bambino con forti blocchi emotivi perviene di fatto ad apprendimenti modesti e ad espe-

rienze di insuccesso che consolidano uno stato d’animo negativo, creando lacune in acquisizioni basilari che, se non colmate, non potranno consentire apprendimenti più complessi che proprio su quelle acquisizioni si basano. “Occorre – ha concluso il docente - insegnare con idonee strategie ad affrontare in maniera più adeguata le situazioni problematiche”. Ed è proprio l’insegnamento di una o più strategie di studio la condizione necessaria ai fini di una buona prestazione, secondo, Rossana de Beni, insegnan-

te di Psicologia generale presso l’Università di Padova. “Chi attribuisce il proprio successo all’impegno o all’abilità è portato ad avere una positiva stima di sé,mentre chi attribuisce le cause di un fallimento alla mancanza di impegno o alla propria inabilità ha poca stima di sé. Da questo derivano senso di colpa e vergogna. Il ragazzo deve imparare ad attribuire i risultati scolastici, siano essi positivi o negativi, ad un fattore interno, controllabile come l’impegno e non ad altre cause che sono meno funzionali nel contesto scolastico (abilità, fortuna, aiuto, difficoltà del compito)”. La scuola conferma, dunque, il suo ruolo fondamentale di elaborazione di metodi nuovi, atti a formare abilità mentali superiori che vanno al di là dei semplici processi cognitivi primari (quali leggere, calcolare, ricordare, ecc), ma capaci di sviluppare nel soggetto la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo e in quali condizioni. L’approccio metacognitivo tende quindi a formare la capacità di essere “gestori diretti” dei propri processi cognitivi e dei risultati conseguiti. Elisabetta Ciavarella

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Maria Rosaria De Leonardis Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Dalila Campanile Elisabetta Ciavarella Irma Mecca Emanuela Cafaro prof.ssa Maria Santillo Rubriche avv. Rosangela Loriso avv. Rosa Schena dott.ssa Mariagrazia Bellantuono dott.ssa Stefania Fariello dott.ssa Alessandra Marinari dott.ssa Valeria Ventura dott.ssa Edwige Carnevale Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail 6donna@virgilio.it Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


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inchiesta

A scuola sono le prime della classe, sul lavoro faticano a trovare

Case di riposo anziché asili nido. “E’ sposata, ha figli, intenzioni di averne?” Se sei donna, giovane e in cerca di lavoro tieniti pronta a stamparti un sorriso sul volto e a mentire: “La carriera prima di tutto”. Sì, perché se ad un colloquio affermi che il tuo desiderio è lavorare senza rinunciare ad avere una famiglia, ti diranno addio con una stretta di mano ed un laconico “Le faremo sapere”. Triste, ma è la fotografia della realtà a cui si trovano di fronte le donne che, dopo anni di studio, magari con una storia scolastica costellata di successi, decidono che è arrivato il momento di cercare un lavoro. Ancor più triste, poi, è quello che accade a quelle donne licenziate non appena comunicano al datore di lavoro di aspettare un bambino. “Partiamo dal presupposto che siamo in un momento di crisi profonda in cui trovare lavoro è difficile indipendentemente dal sesso. Se poi chi è in cerca di occupazione è donna, la

COSA PREVEDE LA LEGGE La donna in stato di gravidanza è tutelata dal D.lgs. 151/01, perfezionato in Testo Unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità. Questi i punti cardine: le donne in attesa di un figlio non possono essere licenziate nel periodo compreso tra l’inizio della gravidanza e il primo anno di età del figlio; per i primi successivi 7 mesi la scoperta della gravidanza, la lavoratrice non potrà effettuare trasporti, sollevare pesi, svolgere lavori pericolosi ed insalubri; non possono altresì esserle affidati turni dalle ore 24.00 alle ore 6.00; in caso di licenziamento occorre presentare entro 90 giorno un certificato che dichiari l’esistenza della gravidanza nel momento in cui il datore di lavoro ha proceduto al licenziamento. Il

situazione diventa ancora più drammatica, in particolare nel nostro territorio che vanta i più alti tassi di disoccupazione e di inattività femminile”. A parlare in questi termini è Mara De Felici, segretario provinciale della Cgil. “Le nostre donne sono scoraggiate, non cercano neanche più lavoro anche perchè non hanno, nel contesto in cui vivono, sostegni sociali come asili nido, centri diurni, insomma tutte quelle forme di conciliazione degli impegni familiari di cui una donna deve farsi carico, legati alla cura dei figli, ma anche degli anziani che gravitano attorno al nucleo familiare”. Un quadro di certo sconsolante quello della De Felici, che sottolinea il ruolo di supplenza rispetto allo stato sociale, sempre più smantellato e carente, svolto dalla donna. “In più, sul posto di lavoro, è sempre più difficile ottenere flessibilità degli orari, asili nido aziendali, soluzioni part time che poi non di-

ventino definitive e irreversibili ed altre forme di convenzione che le aziende, almeno le più grandi, potrebbero adottare. Manca in generale una cultura da questo punto di vista, tanto più nel nostro territorio”. Di contro, esistono strumenti a disposi-

ricorso è nullo per: “giusta causa” (colpa grave della donna), chiusura dell’azienda, scadenza del contratto; durante la gravidanza la donna non può essere sospesa a meno che non sia interrotta l’intera produzione del reparto presso cui lavora; continuano a maturare anzianità di servizio e, solo durante il periodo di assenza obbligatoria, anche ferie e Tredicesima. Dopo il periodo di maternità sia obbligatoria che facoltativa, la donna ha diritto di continuare a svolgere le stesse mansioni che svolgeva in precedenza. Astensione obbligatoria La donna ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per 5 mesi totali a scelta semi-vincolata: può continuare a lavorare fino al 7° mese e restare a casa per i primi 3 dopo il parto oppure continuare fino all’8° e restare ad accudire il bambino per i primi 4 mesi di vita.

Astensione facoltativa Con la nuova legge, sia padre che madre possono astenersi dal lavoro per un massimo di 6 mesi ciascuno ma per un totale di 10 mesi ricavato sommando i periodi di assenza dell’uno e dell’altra. Le assenze possono essere continuate o frazionate e utilizzabili fino al compimento dell’8° anno di età del figlio. Nel caso di scomparsa di uno dei genitori (sia per morte che abbandono del figlio) il periodo per il singolo genitore si allunga a 10 mesi. Retribuzione Nel periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, la donna riceve l’80% dello stipendio ed un eventuale 20% a seconda del contratto aziendale. Nei giorni di astensione facoltativa, si percepisce il 30% dello stipendio fino al raggiungimento totale di 6 mesi di assenza tra padre e madre. Successivamente saran-

Mara De Felici

zione dei datori di lavoro per tutelarsi dalle assenze per gravidanza come le cosiddette “dimissioni in bianco”, fatte firmare al momento dell’assunzione, che permettono di licenziare la dipendente in caso di gravidanza. “Segnale di questo malessere è la constatazione che l’Italia è uno dei Paesi meno prolifici, in cui le donne hanno i figli più tardi e ne hanno sempre meno. Questo non è legato all’egoismo delle donne italiane, accusate di essere poco propense alla maternità, quanto a condizioni oggettive come l’assenza dei servizi e di un mercato del lavoro favorevole, l’espulsione dal mondo del lavoro nel momento in cui si manifestano la volontà o il reale stato di gravidanza. La legislazione che tutela le lavoratrici madri è molto avanzata, ma riguarda le donne già inserite nel mondo del lavoro e soprattutto quelle stabilizzate, per le precarie la situazione rimane complicatisAnna Russo sima”. no solo i ge- Avv. Antonietta Colasanto nitori a basso reddito a continuare a percepire la stessa percentuale di stipendio. La legge prevede, infine, periodi giornalieri di riposo durante il primo anno di vita del bambino, si tratta in sostanza del diritto ad un orario di lavoro ridotto. Tali riposi giornalieri (all’origine chiamati “per allattamento”) hanno durata di un’ora se l’orario di lavoro non supera le 6 ore e sono concessi nella misura di due, anche cumulabili, se l’orario di lavoro superi le 6 ore.

Intervista ad Eugenia Infante, Sales & Service Manager di Manpower Foggia

Lavoro, una porta d’ingresso difficile da varcare Il calo dell’occupazione arriava al 15,7% nel caso di più figli Non parliamo del famoso “Tetto di cristallo” che dividerebbe le donne in carriera dagli agognati posti di potere. Oggi, infatti, la difficoltà principale è entrare (e possibilmente rimanere) nel mondo del lavoro. Un percorso ad ostacoli valido per gli uomini quanto per le donne anche se, nel secondo caso, il percorso può subire rallentamenti (o vere e proprie battute d’arresto) tra scelte e rinunce, bivii di fronte ai quali non si può più tornare indietro: mamma o donna in carriera? Casalinga disperata o lavoratrice appagata? Osservatori privilegiati dello scenario descritto sono le Agenzie per il Lavoro che offrono servizi legati alla gestione delle risorse umane (soprattutto somministrazione di lavoratori a tempo determinato e ricerca e selezione di personale per assunzione diretta). Tra quelle attive a Foggia c’è la Manpower, la prima Agenzia per il Lavoro aperta

nel capoluogo dauno nel 1998. Sales & Service Manager della filiale foggiana è Eugenia Infante. In media quanti uomini e quante donne si rivolgono alla filiale di Foggia? L’affluenza di candidati è piuttosto elevata: le donne rappresentano il 35% del totale, il restante 65% è costituito da uomini. Quali sono i fattori che - evidentemente - rendono più difficile per le donne entrare ed affermarsi nel mondo del lavoro? Sicuramente la difficoltà nel conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari, resa ancor più complessa dalla scarsità, nel nostro Paese, di servizi dedicati a chi lavora (come asili nido e incentivi per la maternità). Non a caso la maternità determina un calo dell’occupazione del 6,8% nel caso di un figlio e del 15,7% nel caso di due. E’ una difficoltà frutto anche di modelli socio-culturali obsoleti che in-

dividuano la donna quale detentrice primaria degli impegni domestici, laddove sarebbe invece indispensabile la creazione di strategie familiari collaborative che stabiliscano un equilibrio nuovo rispetto ai ruoli tradizionali di uomo e donna. Mentre il contributo del mondo aziendale per superare la difficoltà delle donne nel conciliare professione e famiglia implica l’introduzione di servizi di supporto, ma anche di strutture di lavoro che permettano una flessibilità reale rispetto a tempi e metodologia di lavoro. E’ lecito, durante una selezione di lavoro, porgere alle candidate domande specifiche sui progetti futuri di vita privata? Le selezioni condotte da Manpower sono strettamente focalizzate sulle competenze professionali delle candidate per comprendere a fondo se queste rispondano a quanto richiesto dall’azienda-clien-

te. Le eventuali domande che investono la sfera “personale” delle candidate sono finalizzate a rilevare aspetti prettamente caratteriali e motivazionali che possano aiutare il selezionatore a comprendere se la candidata può essere potenzialmente idonea a ricoprire una determinata posizione professionale. Un matrimonio programmato a breve o la possibilità di una prossima gravidanza possono essere causa di esclusione da una prova selettiva? Se la candidata possiede i requisiti, le competenze e la motivazione necessari a ricoprire il ruolo ricercato dall’azienda, è improbabile che rischi di essere esclusa. Quali sono i consigli per af-

Eugenia Infante

frontare al meglio e con serenità un colloquio di lavoro? Essere sempre trasparenti e non nascondere i propri progetti professionali e personali. La trasparenza è sintomo di affidabilità che, insieme alla motivazione, costituiscono requisiti estremamente importanti e che, in alcuni casi, possono fare la differenza nella scelta di una candidata. Maria Grazia Frisaldi


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inchiesta

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collocazione. E se rimangono incinte, tutte disoccupate

E’ il futuro dell’Italia dei furbetti All’arrivo di un fiocco rosa o azzurro, “fioccano” i licenziamenti, giustificati da pretesti banali e stratagemmi come le dimissioni in bianco TESTIMONIANZE

AAA Cercasi donne senza figli

Incinta? Licenziata per riduzione del personale

Non è stato difficile raccogliere testimonianze sul tema dell’inchiesta, testimonianze di donne costrette a scegliere tra il desiderio di diventare mamme e la voglia o la necessità di mantenere il loro ruolo di lavoratrici. E’ la storia di Giulia, Paola e Sara, donne che hanno pagato la loro scelta con la disoccupazione, tre delle tante donne che vengono quasi ‘condannate’ per aver avuto un figlio, giovani madri licenziate o messe in condizioni tali da essere costrette a lasciare il proprio incarico e che dopo la gravidanza hanno avuto serie difficoltà a trovare una nuova occupazione. Due di loro lavoravano nella stessa azienda, l’una racconta di aver completato i 5 mesi di maternità obbligatoria, ma, tornata al lavoro, il titolare le ha fatto trovare sulla scrivania una lettera di licenziamento per esubero del personale, poiché in possesso di un contratto a tempo indeterminato. Come ha reagito, le chiediamo: “C’erano i termini per una denuncia, ho agito legalmente, ho vinto la causa e sono stata reintegrata, ma ormai l’ambiente di lavoro era diventato così ostile che ho preferito rinunciare”. Situazione diversa, senz’altro peggiore, per la

collega. “Da poco tempo il mio contratto a tempo indeterminato era passato a determinato, sono rimasta incinta nel periodo di prova; è stata quella ‘formalmente’ la causa del mio licenziamento, ma in realtà era solo un pretesto poiché lavoravo lì da circa cinque anni e avevo di gran lunga superato la fase di prova. Praticamente ho avuto diritto soltanto alla disoccupazione”. Ma nel nostro Paese, e soprattutto nel nostro territorio, la discriminazione si manifesta anche dopo la maternità: se una donna si presenta ad un colloquio di lavoro quasi sempre le viene chiesto se è sposata o ha figli. Lo racconta anche Sara che da mesi distribuisce curricula in aziende e attività commerciali, ma la risposta è sempre la stessa: “Mi dicono che non sono disposti ad assumere donne con figli, poiché non sono abbastanza flessibili a livello di orario, e loro richiedono massima disponibilità, anche in previsione di straordinari”. Per dirla alla Shakespeare, dunque: figli o non figli, questo è il dilemma! Maria Rosaria De Leonardis

L’ansia della scelta

Si rivolgono ai sindacati, a degli avvocati, oppure direttamente all’Ispettorato del Lavoro. La richiesta è una sola, il rispetto dei propri diritti di madri e lavoratrici. Sono loro, donne in attesa di un bambino che dall’oggi al domani vengono licenziate proprio a causa di quella gravidanza. “Donne licenziate a conseguenza di maternità me ne capitano mediamente sette-otto ogni anno. Nonostante si tratti di rapporti di lavoro regolarizzati, con la relativa copertura previdenziale, il datore di lavoro continua comunque a licenziare nel momento in cui apprende che la dipendente è incinta”. Cgil, via della Repubblica, ufficio Vertenze. Ci lavora Marilena Siesto, che di racconti del genere ne ha sentiti tanti. “Paradossalmente, succede più spesso quando tra dipendenti e datori di lavoro i rapporti sono così amichevoli che la lavoratrice, per evitare mansioni pesanti, come spostare pesi, si limita a fare solo una comunicazione verbale del nuovo stato di gravidanza. Il datore avvia le procedure di licenziamento con il pretesto di una insorta esigenza di riduzione del personale perché un procedimento disciplinare richiederebbe più tempo, che la dipendente potrebbe utilizzare per comunicare formalmente

la gravidanza. E’ accaduto anche che il datore di lavoro invitasse la lavoratrice a riposarsi una settimana, considerato il suo nuovo stato fisico, e che poi la licenziasse per assenza ingiustificata”. La prima cosa da farsi, suggerisce Marilena Siesto, è mandare una lettera ai Servizi Ispettivi dove si allega la certificazione dello stato di gravidanza rilasciata dal ginecologo e si chiede all’ispettorato di intervenire. L’ente richiede l’annullamento del licenziamento e il ripristino del rapporto di lavoro e sanziona il datore di lavoro. “Il più delle volte, di fronte alle sanzioni, c’è la riassunzione, ma scaduti i termini di sospensione volontaria, è la donna stessa che interrompe il rapporto di lavoro per il clima di ostilità venutosi a creare”. Ad agire in questo modo sono soprattutto le aziende medie e piccole; quelle grandi si dimostrano invece più rispettose della normativa essendo assistite da avvocati e consulenti. “I titolari dei negozietti pensano alle difficoltà che la gravidanza può provocare, a partire dall’assunzione di un sostituto fino alle varie assenze della madre per malattie del bambino. Purtroppo funziona ancora così”. a.r.

CELESTINA GUASTAMACCHIA

L’ASPETTO PSICOLOGICO

La maternità è da sempre considerata un evento “lieto”, la cui sacrale importanza ha ottenuto la massima tutela legale nell’arco dell’ultimo secolo. Purtroppo, l’assenza per maternità, aldilà delle garanzie legislative e sociali, costituisce ancora un forte deterrente per i datori di lavoro che intendano assumere una giovane donna o conferirle un incarico di rilievo. Dal canto suo, la donna tende a procrastinare la decisione di mettere al mondo un figlio, arrivando, nei casi più estremi, a sacrificare sull’altare del posto di lavoro il desiderio di maternità. È intuitivo il rischio delle dinamiche di stress correlato al lavoro che si attivano in tale contesto. Le donne si ritrovano a dover fare i conti con l’ancestrale incarico di procreare ed il contemporaneo obbligo/piacere di provvedere alla propria crescita professionale. Il rimandare a data da destinare il momento del lieto evento si scontra con il cosiddetto orologio biologico che incombe sulla fertilità femminile. Le conseguenze di tale ritardo si riversano sulla sicurezza del periodo della gestazione, sul rapporto genitrice/ figlio-a relativamente alla variabile anagrafica (maggiore è la differenza di età, maggiore è il gap generazionale), sulla succes-

Marilena Siesto,CGIL

MARILENA SIESTO

di Anita D’Atri Psicologa

siva scelta di avere altri figli. Disturbi di ansia o di depressione sono altamente imputabili allo stress correlato alla insoddisfazione procurata da un cattivo rapporto con il lavoro. Bisogna aver ben presente che le scelte obbligatoriamente portano a sacrificare una delle due opzioni (lavoro/famiglia), ma non necessariamente non consentono di trovare la terza strada, di solito la via della conciliazione. Attivare tutti i meccanismi del problem – solving è proprio della natura umana; nel caso specifico, programmare in anticipo, senza lasciare niente al caso, l’attesa di un figlio e la successiva gestione della genitorialità è risolutivo di molte problematiche accennate. La collaborazione di tutto il nucleo familiare con l’attribuzione di ruoli interscambiabili, l’assistenza di servizi e coadiuvanti esterni, la consapevolezza che il ruolo di madre non inficia o colpevolizza il ruolo di donna in carriera o quantomeno proiettata nel mondo del lavoro, faranno sì che il “lieto evento” venga veramente considerato tale, perché portatore all’umanità di un contributo di indicibile valore, quale è sempre una nuova vita.

La Maternità non è un handicap

La striscia rosa significa che hai perso il tuo posto di lavoro. Un ricatto controfirmato, nero su bianco. Oggi lo accetti perché è troppo presto per pensarci, domani sarà troppo tardi. Il lavoro o la vita: questa è una rapina. Vuole un figlio? Una famiglia? Forse questo lavoro non fa per lei. Le faremo sapere. Due no per un posto, a tempo determinato fino alla prossima gravidanza.“Purtroppo il modello lavorativo è un modello maschile, e quindi c’è una grande differenza tra uomini e donne”. Celestina Guastamacchia, presidente dell’associazione foggiana Donne Insieme, ne ha sentite di tutti i colori. Le donne di Corso Garibaldi 10 invitano a denunciare i soprusi subiti sul lavoro. “Alcune donne si sono rivolte a noi perché, al momento dell’assunzione, era stato chiesto loro se avessero il desiderio di crearsi avere dei figli. Alcune di loro si sono viste proposto un licenziamento in bianco: quando comunicano all’azienda di essere in attesa di un figlio, viene inserita la data e quindi vengono immediatamente licenziate dal posto di lavoro. È molto comune. È un sommerso: la legge punisce questi comportamenti, ma purtroppo si verificano”. Nei casi più gravi, le donne hanno dovuto rinunciare ad una vita privata per non perdere l’occupazione. “Alcune donne ci hanno raccontato di essere state costrette o invogliate ad abortire, in modo non esplicito, pur

di conservare il posto di lavoro. Il nostro consiglio è sempre quello di non scendere a compromessi – continua Guastamacchia – Nella nostra associazione ci sono legali, psicologhe, assistenti sociali, delle figure professionali qualificate che hanno sempre fornito consigli di supporto”. Il problema delle donne col pancione in Capitanata, soprattutto nel privato, è legato alle mansioni che svolgono. “Se una donna svolge attività d’ufficio problemi non ce ne sono, ma quando si tratta di funzioni che implicano un lavoro manuale oppure un lavoro che richiede sforzo fisico o a contatto con sostanze un nocive, il datore di lavoro è poco propenso a cambiare momentaneamente mansione. È una questione di mentalità: se solo il datore di lavoro capisse che basta cambiare la mansione avrebbe comunque una donna, un lavoratore efficiente. La maternità non è una malattia o un handicap – conclude il presidente di Donne Insieme - ma è uno stato transitorio e, se una donna gode di buona salute, può essere produttiva durante tutta la gravidanza”. Mariangela Mariani


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sociale

Una storia come tante, ma che fa la differenza

Rossana De Stefano: “La prevenzione mi ha salvato la vita” Cancro al seno: l’importanza di una diagnosi precoce e i sistemi a disposizione Il tumore al seno è il più diffuso tra tutti quelli che colpiscono le donne, attestandosi intorno al 22%, dato che arriva al 27% se si considerano le popolazioni dei soli Paesi industrializzati, in quanto, tra i fattori di rischio, troviamo l'obesità e il fumo, più diffusi nei Paesi con elevato tenore di vita. Le strategie di prevenzione per il tumore al seno sono decisamente meno efficaci rispetto a quelle del tumore dell'utero (paptest), in quanto l'esame istologico del pap-test è in grado di identificare le cellule di forme pre-tumorali e quindi di localizzare il tumore addirittura prima che si evolva nella forma maligna. Per il tumore al seno invece, la prevenzione si basa sull'identificazione del tumore già

presente, e quindi la sua efficacia è condizionata dai tempi della diagnosi e dalla sua tempestività. Grazie a una diagnosi precoce, è possibile identificare il tumore nelle prime fasi della sua esistenza, in modo da applicare le cure oggi possibili e aumentare la percentuale di guarigione. La storia di Rossana De Stefano, 43 anni, infermiera professionale presso gli Ospedali Riuniti di Foggia, dimostra l’efficacia e l’importanza della prevenzione. “La prevenzione mi ha salvato la vita – racconta -perché è stata precoce e tempestiva. I tempi di attesa per effettuare gli esami di controllo sono però solitamente lunghissimi. Questo porta le donne a rivolgersi ai privati con costi che non tutte possono sostenere. La mia speranza è che si sviluppi una maggiore attenzione da parte della Sanità verso le attività di screening sul territorio”. Per Rossana la vita ha subito una brusca virata agli inizi di febbraio quando, durante un normale controllo di mammografia, le vengono riscontrati un nodulo sospetto e un fi-

broadenoma al suo seno sinistro, microcalcificazioni di dubbia natura al destro. Data l’impossibilità di effettuare a Foggia un esame specifico, la stereotassi, si precipita a Bari. Inizia così un calvario non solo fisico ma anche psicologico, che mette a dura prova Rossana. Già nei primi di marzo viene sottoposta a quadrantectomia e rimodellamento ghiandolare della mammella sinistra, interventi che affronta con forza e coraggio ai Riuniti di Foggia. Asportati i noduli sospetti ed analizzati, purtroppo risulta che il suo è un tumore infiltrante, per cui viene nuovamente e prontamente operata, sempre nel

FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...

Chi era Gaetano Salvemini? La strada dedicata allo storico e meridionalista Gaetano Salvemini (Molfetta 1873 - Sorrento 1957) scorre parallelamente alla Via Benedetto Croce; parte da Via Silvio Pellico e procede fino alla Via Vincenzo Gioberti. Salvemini si laurea in Lettere a Firenze nel 1896, ove inizialmente si dedica all’insegnamento della storia medioevale e nel 1897 collabora alla rivista “Critica sociale”. Tenace sostenitore del suffragio universale e del federalismo, a suo avviso unica possibilità per risolvere la questione del Mezzogiorno, propone di collegare gli operai del nord e i contadini del sud, abolire il protezionismo delle tariffe doganali di stato e formare una piccola proprietà contadina, per rimuovere il latifondo. Eletto deputato nel 1919, con l’avvento del fascismo si schiera contro Mussolini; nel 1925 firma il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce. E’ arrestato dalla polizia fascista a Roma e, avvalendosi di un’amnistia, in seguito si rifugia in Francia. In America, dove si trasferisce nel 1934 per insegnare Storia della civiltà italiana all’Università di Harvard, annota in data 9 luglio 1943 in un poscritto della prefazione al libro “What to do with Italy”, composto con il suo collaboratore Giorgio La Piana: “nel periodo in cui uscirà questo libro l’invasione dell’Italia potrebbe essere già in corso; ma essa sarà soltanto l’inizio del duro compito di risolvere il problema italiano”. In quei giorni gli anglo-americani sbarcano in Sicilia e il 25 luglio la rivolta di palazzo del Gran Consiglio Fascista toglie il potere dalle mani di Mussolini. Il carteggio degli anni 1944-46 è raccolto in un volume dal titolo

“Lettere dall’America” a cura di Roberto Merola; i corrispondenti sono noti uomini della politica e ragguardevoli intellettuali del suo tempo. Le lettere offrono la possibilità di misurare i termini e lo spirito che improntano l’avversione dello storico di Molfetta per l’assolutismo mussoliniano, le sue ansie e le sue attenzioni per le condizioni generali, politiche e sociali, in cui si presenta l’Italia dopo la funesta avventura della guerra. “Il modo dell’opera di Salvemini – osserva Eugenio Garin – va cercato non in un sistema di idee, o in una verità saldamente tenuta: va cercato in una onestà morale, in una intransigenza vissuta come vocazione religiosa. E, forse, il modo migliore per avvicinarlo sta proprio nel seguirlo su un piano in largo senso pedagogico: di educatore, non solo nella sua scuola”. Rientra in Italia nel 1949 e riprende l’insegnamento all’Università di Firenze, continuando la lotta politica ispirata a una visione laica della vita. Tra le sue opere, ricordiamo: La dittatura fascista in Italia (1928), Mussolini diplomatico (1932), Sotto la scure del fascismo (1936), La politica estera dell’Italia dal 1871 al 1914 (1944), Preludio alla seconda guerra mondiale (1953), Scritti sulla questione meridionale (1955). Rina Di Giorgio Cavaliere

Come prevenire I principali esami clinici di diagnosi sono l'ecografia e la mammografia, complementari tra loro: la prima evidenzia noduli solidi o liquidi (cisti) e permette di controllare i linfonodi, la seconda evidenzia le microcalcificazioni, primo indizio possibile di un tumore se non risultano benigne. In caso di riscontro dubbio dell'ecografia e della mammografia, si può procedere a un prelievo del tessuto con un ago apposito e al successivo esame citologico, cioè l'indagine al microscopio per identificare il tipo di cellule. La mammografia è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. L'Osservatorio nazionale screening, dipendente dal Ministero, suggerisce, a partire dai 35 anni una mammografia ogni 2 anni, ma la cadenza può variare a seconda delle considerazioni del medico sulla storia personale di ogni donna. nosocomio foggiano, con asportazione completa dei due seni e contestuale ricostruzione con protesi. Ad occuparsi di lei le equipe di chirurgia d’urgenza del dottor Tricarico e di chirurgia plastica del professor Portincasa. “In un momento così difficile per me – precisa - ho trovato grande conforto nella professionalità dei medici e di tutto il personale che svolge il proprio lavoro con

professionalità e serietà, senza interessi personali, persone eccezionali capaci di infondere fiducia. Medici, come Mario Pio Germano in servizio presso il reparto di radiologia, Marcello Di Millo, della Chirurgia d’urgenza e Antonella Campanale e Arianna Maiorella della Chirurgia plastica, tutti specialisti, ma prima di tutto gente di grande umanità”. Elisabetta Ciavarella

NASCE A TORREMAGGIORE LA F.A.I.S.

Il coraggio di vivere una vita normale E’ nata a Torremaggiore, centro dell’Alto Tavoliere ad una quarantina di chilometri da Foggia, la sede regionale della FAIS, la Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati, che riunisce le associazioni di volontariato che sviluppano la loro attività nella tutela dei diritti degli incontinenti e dei portatori di stomia. Il contributo fondamentale per la nascita dell’associazione lo ha dato Matteo Lotto, che ne è diventato presidente. Lotto, 70 anni, tre anni fa fu operato di tumore al colon agli Ospedali Riuniti di Foggia dall’equipe del professor Tricarico. Da allora è stomizzato. Cosa si intende? “Gli stomizzati – spiega Lotto - sono quei pazienti che, a seguito di un intervento chirurgico demolitivo, diventano definitivamente incontinenti, costretti a vivere con apposite sacche per la raccolta delle feci e delle urine. In Italia gli atomizzati sono oltre 43.000”. E’ stato a Modena, dove ha subito l’intervento chirurgico, che Lotto ha conosciuto il presidente nazionale della FAIS. “Mi confessò che, durante una visita a Foggia, aveva cercato qualcuno che si occupasse della creazione in loco dell’associazione ma senza risultato. Così pensai: perché non accettare? Così ottenuta la sede dall’amministrazione comunale, abbiamo dato vita alla nostra associazione alla quale collaborano a titolo gratuito per colloqui e consulenze sette medici ed un avvocato di Torremaggiore”. Gli obiettivi della

FAIS sono: promuovere il dialogo con le varie istituzioni (regionali, provinciali e comunali) per garantire ai portatori di stomia un’assistenza adeguata ed omogenea sul territorio nazionale; tutelare i portatori di stomia e gli incontinenti affinchè non siano violati i loro diritti sia in ambito sanitario (assistenza, libera scelta degli ausili ed erogazione gratuita) sia in ambito lavorativo e sociale; collaborare con le associazioni scientifiche delle categorie (mediche e infermieristiche) impegnate nel settore della incontinenza e della stomia. Una vita non semplice quella degli stomizzati, ma che si può affrontare al meglio con una buona dose di coraggio. “C’è chi non riesce a riprendere la vita di tutti i giorni. Per me non è stato così. Io faccio tutto come prima, lavoro, mangio, passeggio come quattro anni fa. L?importante è non perdere la voglia di vivere”. Per informazioni: 0882.381406 e 338.4796297 Anna Russo


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CHIOME DA SOGNO GRAZIE ALL’INFOLTIMENTO Un nuovo metodo testato per donare pienezza e volume ai capelli fini e diradati Sorprendente. E’ il risultato sui capelli dell’innovativo metodo di infoltimento VOLUME+ di Hairdreams. Il problema dei capelli che si diradano interessa sempre più donne. Sottoporre i capelli a lavaggi troppo frequenti, a colorazioni e trattamenti chimiche, rappresenta uno stress non indifferente: i risultati sono capelli che diminuiscono e diventano sempre più fini. Si aggiungano fattori esterni come sole, sale, cloro e una perdita di forza ed elasticità dovuta all’avanzamento dell’età. Oggi, una soluzione veramente efficace e duratura, anche per problemi di capelli come alopecia o limitata calvizia, è offerta dal metodo ”Microlinea”, messo a punto da Hairdreams. La tecnica, disponibile a Foggia presso “Compagnia della bellezza” dell’hairstylist Filomena Avella, prevede l’uso di speciali fili ultrasottili, quasi invisibili, le cosiddette “Microlinee”, che vengono inserite nei capelli da infoltire,

integrandosi invisibilmente nella capigliatura perché adattati al colore, alla struttura e alla lunghezza. Il risultato è una foltezza assolutamente naturale che praticamente non si distingue dalla naturale crescita del capello. Il sistema della Microlinea è fissato in modo permanente e può essere portato per diversi mesi. I capelli aggiunti si portano come se fossero i propri anche in piscina, in sauna, senza alcun tipo di limitazione nelle normali situazioni di vita quotidiana. Esistono essenzialmente due pregiati livelli di qualità: “Hairdreams basic” che prevede l’utilizzo di capelli ricavati da capelli grezzi originariamente scuri che vengono schiariti delicatamente e adattati al colore desiderato; “Hairdreams special” prevede invece l’uso di capelli morbidi e setosi selezionati manualmente uno ad uno. Per conservare inalterata la naturale bellezza dei nuovi capelli, basterà prendersene cura con i prodotti “Hairdreams”.

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Speciale moda

VITA ALTA, TRIKINI, BIKINI E PERSINO CALAMITE

Miss on the beach Tutte le novità da spiaggia per un’estate che si preannuncia bollente. Bussola puntata verso un modello che esalti forme e carnagione Per affrontare al meglio la nuova stagione è imperativo scegliere il costume che, oltre ad esprimere il nostro stile, ci aiuti al contempo a valorizzare i nostri punti di forza. Dal sapore retrò ma perfetto per modellare fianchi, glutei ed allungare le cosce è il costume a vita alta o altissima, la vera novità glamour dell’estate 2011. Se invece siete tra le fortunate che possono contare su un addome tonico e preferibilmente piatto lasciatevi pure tentare dal due pezzi: anche quest’anno permane la vita bassa per chi desidera abbronzarsi fin dove osa il bordo dello slip. Laccetti o fasce laterali e bikini ridotti sono ancora protagonisti e chi non vuole mai abbandonare quell’eleganza un po’ rigorosa può scegliere i costumi ispirati all’Oriente, come i triangoli ricoperti da drappeggi in seta goffrata, gli origami che sfumano nelle cromie più delicate oppure lasciano spazio a tinte unite in cui campeggiano onde, farfalle e fiori. I fiori poi possono sbocciare realmente


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speciale moda in pezzi di stoffa arricciata e applicata come richiamo decorativo sullo slip oppure movimentano allegramente una fascia, favorendo l’illusione ottica della pienezza anche laddove voi non siate convinte che sia così. L’ideale prato viola o fucsia del vostro costume e i guizzi di seta, possono lasciare spazio a tinte o fantasie da accostare con il “coordinato”, un alleato indispensabile soprattutto per coloro che necessitano di misure diverse per i due pezzi, evitando così effetti indesiderati provocati da una taglia non adeguata. In questo caso accostate pure le vostre tonalità preferite o le fantasie che prediligete ma rispettate semplici accorgimenti, la cui efficacia risulta confermata anche dalla scienza: chi vuole nascondere qualche chilo di troppo indossi pure le righe orizzontali che, stando ad uno studio effettuato da alcuni ricercatori della facoltà di Psicologia dell’Università di York, farebbero sembrare più filiformi perché conferirebbero una maggiore tridimensionalità all’immagine, creando un effetto di profondità in grado di ridurre l’apparenza di larghezza. Se l’idea vi piace, sappiate che, oltre ad essere più belle, sarete anche alla moda: in auge infatti anche questa estate le strisce orizzontali dal marinaresco bianco-rosso-blu (la tonalità preferita dello stilista Tommy Hilfiger) passando per colori alternativi come il verde acqua e il marrone fino al classico bianco - nero. Misterioso ed elegante per eccellenza, il ne-

ro trova conferma dal medesimo studio circa l’aiuto che apporterebbe nel farci sembrare più magre: il nero è anche la tonalità protagonista di costumi interi e sgambati a cui potete affidarvi per incarnare la perfetta diva da spiaggia. Al costume intero la moda risponde con una valida e attuale via di mezzo: se avete un vitino da vespa mostratelo indossando un intrigante trikini, strappi laterali, listini seducenti o strisce di seta passata al laser che rendono il costume resistente e impalpabile tanto che vi sembrerà di indossare un semplice due pezzi mentre potrete giocare a sedurre grazie ai tagli alternativi in stoffa che accarezzano la vostra pelle. Se le fantasie non vi bastano, puntate sul costume gioiello: pezzi di mosaico che corrono lungo il seno e l’ombelico, fermagli strategici impreziosiscono reggiseni pushup o fasce, accessibili a tutte grazie alla presenza strategica al loro interno di una striscia in silicone. Infine anche le più sportive possono trovare il compromesso tra moda e praticità: i nuovi costumi sono foderati a prova di tuffo e resistenti, addirittura jeansati o con calamite che trattengono i lembi, in modo da essere al riparo da imbarazzanti spostamenti. Non resta che scegliere, senza dimenticare gli accessori. Dalila Campanile

MAI SENZA Tra i must-have dell’estate 2011 ci sono la phasmina e il copricostume. Se con la prima potete aggiungere un tocco trendy alla vostra mise da spiaggia avvolgendola come vi suggerisce la fantasia a patto che, se avete delle belle forme, le mettiate in evidenza, per esempio indossandola ad anello intorno al collo, il secondo vi aiuta ad aggiungere un tocco di mistero celando al momento opportuno i vostri difetti. Caftano, kimono, pantalone all’araba, vestito lungo: scegliete quello che sarete in grado di indossare con disinvoltura, giocate con i tessuti leggeri e trasparenti o abbinatelo alla fantasia del costume.

ACCESSORI DA DIVE Collana e braccialetto etnico

Zippo borsa mare

Pucci, borsa mare in paglia

Parah occhiali da sole

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benessere

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Per evitare che il sole diventi un nemico

Cambia pelle Le 10 strategie più efficaci per una abbronzatura al top a cura della dermoestetista Luigia De Vito Peeling al corpo. Chiamato più comunemente scrub, è un trattamento che riesce ad eliminare dal primo al secondo strato di cellule morte. In un centro estetico viene effettuato attraverso un massaggio energico e avvolgente che aumenta la vasodilatazione e con essa il calore superficiale, agevolando cosi lo sfaldamento delle cellule morte, stratificate nel tempo. Potremmo effettuarlo anche sotto la doccia di casa utilizzando il prodotto specifico e il guanto di crine, ma con risultati non assicurati e con il rischio che qualche zona venga trascurata.

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Apporto idrico. Con il caldo aumenta il bisogno del nostro corpo di introdurre liquidi. E’ opportuno sforzarsi di introdurre almeno un litro e mezzo d’acqua, accompagnato da una alimentazione ricca di frutta e verdura.

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Ossigenazione dei tessuti. Cerchiamo di effettuare durante le ore serali lunghe passeggiate nei pressi di zone alberate e giardini lontani dallo smog assorbito durante la giornata.

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Trattamenti per la silhouette. Massaggi, endodermici, fanghi, alghe servono a riossigenare i tessuti, eliminare la ritenzione idrica, attenuare la fastidiosa buccia d’arancia, migliorare il microcircolo sanguigno e rimineralizzare i tessuti.

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Endocosmetici. Il loro utilizzo costante e metodico favorisce, grazie alla loro formulazione umettante, l’aumento di idratazione del film idro-lipidico.

Protezione dai raggi solari. Nei prodotti solari la capacità di proteggere la pelle dalle radiazioni UVB è indicata dalla sigla SPF. Una recente direttiva dell’Unipro (Associazione Italiana Industrie Cosmetiche) ha classificato i fotoprotettori in: bassa SPF 2-6, moderata SPF 8-12, alta SPF 15-25, altissima SPF 30-50, ultra alta SPF 50+

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Mangiare sano. La pelle, in risposta all’esposizione solare, si difende producendo melanina. Tale sostanza scura ci difende dai raggi ultravioletti, ma la produzione della stessa provoca il veloce consumo degli antiossidanti naturali presenti nel nostro organismo che servono a neutralizzare i danni dei radicali liberi. Per tale ragione è necessario reintegrarli con l’alimentazione, prediligendo alimenti contenenti beta-carotene, ovvero tutti quelli di colore rosso, arancione o giallo ad esempio melone, cocomero, albicocche, pesche, carote, peperoni e pomodori.

Docce solari. E’ opportuno eseguire qualche doccia solare per evitare eritemi rivolgendosi ad un centro estetico-solarium, in cui trovare personale competente in grado di consigliare programmi su misura. Le lampade solari si dividono in bassa e ad alta pressione. Le prime si attivano grazie all’accensione di tubi di quarzo installati all’interno della macchina; l’illuminazione riproduce il rilascio di radiazioni UVA che, a contatto con la pelle, ne innescano il processo di pigmentazione. Si tratta di un sistema meno potente rispetto a quello ad alta pressione e con tempi di esposizione più lunghi, ma è notevolmente più sicuro poiché le lampade ad alta pressione sono più nocive in quanto bruciano la pelle.

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Solari schermanti sulle zone più delicate. Gli schermanti sono un coadiuvante, ossia una protezione solare ausiliaria da affiancare alle misure sopra citate, che non possono comunque essere sostituite.

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Esposizione graduale. All’inizio della vacanza l’esposizione al sole deve essere molto limitata e aumentata gradualmente. Nei primi giorni è consigliabile non esporsi ai raggi diretti e si raccomanda di applicare sempre un protettivo, anche sotto l’ombrellone. Le ore migliori sono quelle del mattino (8-11) e del tardo pomeriggio (dopo le 17). Evitare le ore più calde della giornata (dalle 12 alle 15).

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bellezza

Sotto il sole delle vacanze o nel traffico della città

Dea dell’estate I rituali di bellezza, i prodotti più innovativi e tutte le astuzie per vivere la stagione da protagonista

Una pelle dorata, levigata, accesa dalle sfumature di polveri impalpabili che rubano i riflessi caldi del sole. Un corpo senza ombre che profuma di freschezza e di vitalità. È esplosa l’estate, la stagione della bellezza per eccellenza, dove il viso in piena luce e il corpo scoperto stimolano in ogni donna il desiderio di presentarsi al meglio. Un obiettivo che richiede impegno e costanza, ma che può essere raggiunto con maggiore facilità ricorrendo all’aiuto prezioso di formule cosmetiche innovative che coniugano efficacia, gradevolezza e praticità di utilizzo. Ecco allora solari che proteggono sotto i raggi del sole e insieme si prendono cura del corpo; idratanti che restituiscono acqua alla pelle assetata dal caldo mantenendola in perfetto equilibrio; shampoo, balsami, maschere e formule protettive che riparano la fibra capillare dalle aggressioni esterne dannose. Senza dimenticare terre e creme colorate che, in tutta naturalezza, ravvivano l’incarnato rendendolo più uniforme e luminoso. SOTTO I RAGGI Il solare è d’obbligo. Perché argina i danni profondi che le radiazioni possono causare alle cellule epiteliali, ma anche perché preserva la bellezza della pelle. Un’overdose di raggi comporta infatti un’accelerazione del processo di invecchiamento cutaneo che si traduce, nel tempio, nella comparsa di rughe e macchie scure. Lo schermo offerto da un prodotto protettivo rende più dolce l’incontro tra le radiazioni solari e l’epidermide, lasciando che la tintarella affiori, magari un po’ più lentamente, ma senza rischi di scottature e di spellature. I principi attivi idratanti, rigeneranti e addolcenti presenti nei solari aiutano poi la pelle a mantenersi vellutata, contribuendo così a rendere più compatta e duratura l’abbronzatura. L’ETÀ DEL BRONZO La pelle trova perfezione, luce e vivacità con terre e fondotinta solari, arricchiti con un fattore di protezione dal sole, che accendono l’incarnato con naturalezza. L’effetto che si ottiene è mat e leggero, perfetto per chi al trucco chiede glamour e discrezione. Attenzione solo che il fondotinta solare non sia troppo ricco di grassi: con il caldo, le pelli miste possono luccicare. La terra tende a fare macchia? Succede per colpa della na-

turale untuosità del viso: un po’ di cipria messa prima della polvere colorata aiuta ad assorbirla e assicura un risultato uniforme. Un tratto di matita, un tocco di ombretto nei colori di tendenza, mare e toni dorati, una passata di gloss e si è pronte per uscire. IDRATAZIONE SPECIALE Il caldo, il sole ma anche l’aria secca dei locali climatizzati. L’equilibrio idrico della cute in estate rischia di rompersi: la pelle si secca, in alcuni punti si squama. L’idratante del mattino è più che mai indispensabile perché l’epidermide possa affrontare la giornata senza perdere equilibrio e bellezza. La formula deve essere adatta però alla stagione: se si è ancora in città, dev’essere molto leggera, per evitare che sul viso si formino antiestetiche zone lucide, e con filtri solari per schermare le radiazioni, in particolare le UvA, che raggiungono la pelle anche in città passando attraverso i vetri. Invece, se si è già in vacanza o se si sta molto all’aria aperta, è importante utilizzare una formula altamente idratante, perché l’acqua evapora dall’epidermide molto più velocemente, segnandola facilmente di linee e rughette. PROTEZIONE PER I CAPELLI Le aggressioni estive mettono a dura prova la bellezza dei capelli: privano infatti la fibra capillare del sottile strato d’acqua e sebo che la riveste e la protegge. La capigliatura diventa così spenta e stopposa, ma i danni si notano soprattutto nel tempo, in autunno, quando i capelli, proprio a seguito degli stress estivi, sono deboli e facili alla caduta. La strategia d’intervento gioca innanzitutto sulla protezione: gel, fluidi, oli e leggerissimi spray, adatti anche in città, creano un film isolante sul capello che impedisce agli agenti esterni dannosi di “toccarlo” e danneggiarlo. Buona la scelta di usare shampoo e balsami dalle formule specifiche, ricchi di sostanza idratanti, rigeneranti e riparatori che compensano le carenze dei capelli. Da non trascurare la maschera o le fiale, trattamenti urto a effetto nutriente e ristrutturante, da regalare alla chioma una volta la settimana. Angela Dalicco


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ambienti

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SPAZI PRIVATI, IN GIARDINO O IN TERRAZZO

Oasi di relax Aree all’aperto ma intime dove sognare, rilassarsi e prendersi cura di sé

Romantico, elegante, dal profumo di rose; oppure minimale e silenzioso come vuole la filosofia Zen; oppure, esotico e assolato, secondo l’affascinante cultura magrebina. In ogni caso, chiunque disponga di un terrazzo o di un giardino può trovare il piacere di uno spazio protetto, un angolo appartato dove vivere momenti di relax. All’aria aperta ma lontano da sguardi indiscreti, dove poter leggere, ascoltare musica, prendere il sole come fosse su una piccola isola deserta. Gazebo e ombrelloni La posizione migliore per un ideale spazio relax è quella orientata a nord-est, direzione in cui l’intensità dei raggi solari è minore. Lo spazio deve essere diviso in due parti, di cui una direttamente illuminata dal sole, e l’altra riparata. Per quest’ultima si può ricorrere a un gazebo con struttura di materiale diverso (acciaio, alluminio, legno), e tetto di legno, mattoni, policarbonato, tela o di semplice cannucciato; a struttura fissa oppure richiudibile. Oltre a quelli tradizionali, ci sono gazebo che ricordano le tende marocchine, costituite da

pali in ferro o in legno da piantare nel terreno e da tendaggi morbidi, fissati alla struttura solo nella parte alta, che possono così muoversi al soffio della brezza. Per quanto riguarda gli ombrelloni, i più apprezzati sono quelli a fusto laterale, perché la posizione non centrale della gamba permette di sfruttare meglio e più liberamente l’area ombreggiata. L’unico accorgimento che deve essere seguito quando si installano gazebo e ombrelloni riguarda l’inclinazione delle tele di copertura. In caso di pioggia, questa deve garantire lo scorrere dell’acqua, inoltre deve evitare l’effetto vela quando c’è vento, la cui potenza potrebbe sradicare la struttura. Delimitare lo spazio Si può scegliere di delimitare la propria area relax, in giardino o in terrazza, con grandi vasi di piante, preferibilmente di specie diverse e con fiori variopinti, oppure scegliere pareti mobili di cannucciati o grigliati in legno,

utili perché creano aree separate, ma senza limitare lo sguardo. E in più possono essere usati come sostegno per le piante rampicanti, per esempio gelsomini profumati, che crescono rapidamente e sono resistenti. La piacevolezza del vivere lo spazio può essere influenzata dal contatto con il terreno. Una tenera erba è il pavimento ideale, ma una buona alternativa è anche un tavolato, spesso realizzato in un legno resistente come il teak, posizionato direttamente sul prato. Tra il terreno e la pavimentazione si crea così una camera di isolamento che permette anche di stendere stuoie sul tavolato senza che queste si inumidiscano. L’arredo e i suoi materiali Tra le proposte di arredo per gli spazi esterni, i più tradizionalisti scelgono poltroncine, divanetti e tavolini in ferro battuto, in midollino intrecciato. I materiali impiegati sono quelli naturali, come il cotone grezzo per rivestire sedute e cuscini; il legno in tutte le sue sfumature cromatiche, dal rovere, al teak, al-

l’iroko, per tavolini e panche; le fibre di cocco o di banano intrecciate per grandi tappeti, pannelli e vasi. Stanno però prendendo piede sempre più anche i materiali sintetici che evocano il vimini, anche questi rispondenti in maniera ottimale alla ricerca di relax e benessere. Suggestioni luminose Il piacere di stare all’aperto può essere prolungato anche durante le ore serali. Perché questo sia possibile, è importante predisporre un sistema di illuminazione che avrà anche lo scopo di creare suggestioni. Le lampade elettriche possono, per esempio, catalizzare l’attenzione in un angolo particolare dello spazio, oppure suggerire atmosfere speciali come nel caso in cui la luce sia proiettata lontano, verso una pianta o un altro oggetto di fascino. In alternativa a un vero impianto elettrico, si possono scegliere luci che funzionano a batteria o solari da infilare nel terreno, oppure candele da inserire in grandi lanterne in vetro e ferro, o lampade e torce a olio, oggi tornate molto di moda. A.D.


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publiredazionale

arte

Tecniche ed esperienze tramandate di padre in figlio

L’arte del vetro si accende di nuove suggestioni Per trasformare ambienti privati e sacri in uno scrigno di luci e riflessi d’arte I segreti millenari dell’arte della lavorazione del vetro per accendere di riflessi e suggestivi giochi di luce abitazioni ed edifici sacri, rendendo oggetti e complementi d’arredo, unici e preziosi elementi strutturali in grado di infondere carattere e personalità all’intero ambiente. Vetrate artistiche e mosaici esclusivi per trasformare ambienti privati, commerciali e sacri in una piccola ed irripetibile opera d’arte. Tutto questo è “Nizal”, il laboratorio del vetro della famiglia Zaccheria, attiva a Foggia da oltre trent’anni. Specializzata nella realizzazione artigianale e nel restauro di vetrate artistiche e mosaici, si avvale di antiche tecniche di lavorazione e di esperienze tramandate di padre in figlio da tre generazioni. La direzione artistica dell’attività è affidata a Luigi Zaccheria, laureando in architettura che, fin da giovanissimo, ha affiancato suo padre e suo nonno in azienda, imparando da essi le tecniche dell’arte pittorica, scultorea, musiva e della scrittura su pergamena. Per garantire la qualità e l’unicità di ogni opera, alle tecniche di lavorazione artigianale viene affiancato l’utilizzo di vetri pregiati e composizioni chimiche per gli stucchi ed i colori, sperimentate nel corso degli anni e tramandate come segreti professionali. “Il vetro – spiega Luigi Zaccheria – è un elemento in grado di piegarsi a svariate tecniche e stili, dal più conosciuto Liberty

a rielaborazioni d’avanguardia, integrandosi perfettamente negli ambienti più disparati”. Vetrate e mosaici, infatti, possono essere variamente utilizzati all’interno di una abitazione, sia come elementi artistici (quindi esclusivamente decorativi e ornamentali) che funzionali (inglobati in una struttura: porte, finestre, piccoli muretti divisori) in grado, ad esempio, di separare o mettere in comunicazione due ambienti distinti, migliorando di fatto l’organizzazione degli spazi ed incrementandone l’aspetto estetico e la vivibilità. Una vetrata scorrevole, invece, può costituire una valida alternativa per creare un “punto luce” in una stanza cieca, ma senza turbare l’ordine preesistente, inserendo antiestetiche finestre e aperture

improvvisate. Le cangianti tessere di un mosaico, invece, sono largamente utilizzate nel rivestire elementi strutturali come pilastri, colonne e travi, trasformandoli – da vincoli murari ingombranti e non particolarmente “attraenti” - in elementi decorativi ricercati e di grande impatto. Ancora, possono sottolineare alcuni angoli della casa, nicchie e rientranze nelle pareti per un effetto prezioso ed elegantissimo. “Cerchiamo sempre di indirizzare

ciascun cliente – chiarisce Luigi Zaccheria - verso la soluzione ideale, affiancandolo in ogni fase della lavorazione: dalla progettazione del disegno da realizzare alla tecnica e al supporto da utilizzare, facendo, se il caso lo richiede, anche più di un sopralluogo nell’ambiente che andrà ad ospitare l’opera”. Per questo, è possibile avvalersi anche della consulenza tecnica dell’architetto Giuseppina Balice, per offrire sempre soluzioni su misura per ogni ambiente. Porte, separè fissi e mobili, piccole pareti divisorie; e ancora elementi decorativi e complementi d’arredo come paralumi, quadri e vetrate a parete, posacenere, centrotavola e formelle artistiche, talvolta anche ad uso bomboniere, tutte creazioni artigianali e per questo uniche. L’entusiasmo e l’impegno profuso nel lavoro dalla famiglia Zaccheria (dalla progettazione alla qualità delle lavorazioni e dei materiali), sono stati riconosciuti a livello internazionale attraverso il conferimento di prestigiosi premi. Tra i lavori recentemente realizzati, sono sotto gli occhi di tutti le vetrate che adornano la Chiesa del Carmine Nuovo, a Foggia, e il mosaico che impreziosisce la parete del Tabernacolo. Uno scrigno di luci e riflessi d’arte.


g i u g n o duemilaundici

L’ossessione per il corpo che diventa malattia

PSICOLOGA DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO

Vigoressia o complesso di Adone

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Tra le cause una scarsa stima di sé e il desiderio di essere ammirati e riconosciuti L’estate è alle porte e il pensiero di scoprirsi, in vista della tanto temuta “prova costume” suscita, in un numero sempre crescente di uomini e donne, l’esasperazione di alcune condotte tese al conseguimento di un corpo perfetto, tonico, muscoloso e privo di qualsivoglia difetto. L’ossessione per la forma fisica, che sfocia nella frequentazione esasperata di palestre, centri benessere, saune e negozi specializzati nella vendita di prodotti ipocalorici e iperproteici, prende il nome di vigoressia o complesso di Adone.

Eh già, perché nella mitologia classica Adone simboleggia l’avvenenza maschile per eccellenza,

ma anche la rinascita della natura, che sboccia a primavera per sfiorire a fine estate, come i corpi che si preparano ad essere sfoggiati a luglio per poi tornare alle loro rotondità nei mesi invernali. Il problema è che la vigoressia è una vera e propria ossessione e che, come tale, non si limita ad alcuni periodi dell’anno, ma si estende fino a compromettere il normale funzionamento sociale, fisico e psicologico dell’individuo, con pericolose ricadute anche sul profilo economico, considerato l’iperinvestimento sul corpo e sui rimedi utili a conseguire la sua perfezione. I soggetti vigoressici, infatti, trascorrono gran parte del loro tempo in palestra, nel tentativo assillante di scolpire il proprio corpo in ogni sua parte, spesso, tendono a consumare cibi ipocalorici e a fare uso di integratori o farmaci anabolizzanti e mostrano un’eccessiva attenzione visiva alla forma fisica, soffermandosi sui singoli muscoli per seguirne il progressivo sviluppo. A contribuire al costante impegno per raggiungere un aspetto de-

gno di essere ammirato sembra esserci una perenne insoddisfazione per il proprio corpo, nonostante le ore trascorse ad allenarsi rinunciando ad ogni genere di prelibatezza alimentare.

Come accade per le pazienti anoressiche, che continuano a vedersi paffute nonostante l’estrema magrezza, i soggetti vigoressici, in gran parte uomini, presentano forme di “dismorfismo corporeo” che li portano a soffermarsi sulle imperfezioni piuttosto che sull’impeccabilità della loro forma fisica. In tal modo, perennemente insod-

Attenzione ai casi di familiarità

Rinite allergica stagionale, perenne o occasionale

disfatti dei risultati raggiunti, gli ossessionati del corpo continuano a mantenere un rigoroso regime alimentare e fisico fino a trasformare il culto dell’aspetto in una vera e propria dipendenza, alla cui base vi sono, inevitabilmente, problematiche psicologiche rilevanti. Tra queste, una scarsa stima di sé, che spinge il soggetto a compensare le proprie insicurezze con un’apparenza energica ed efficiente e il desiderio di essere ammirati e riconosciuti, spesso derivante da un trascorso familiare povero di attenzioni amorevoli o eccessivamente basato sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza. Non ultima, l’influenza del modello culturale emergente, che pone un’eccessiva enfasi sull’aspetto fisico come virtù fondamentale per conseguire il successo e l’ammirazione sociale. Tutto ciò porta sempre più, giovani e meno giovani, ad iperinvestire sull’esteriorità, dimenticandosi quanto insegnava la volpe al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, e cioè che, in fondo, “non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.

PEDIATRA DI ALESSANDRA MARINARI Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Cinque consigli per prevenire le allergie

dei pollini nell’aria, delle condizioni metereologiLa rinite allergica è un pro- parsa di mal di gola, tosse irritativa, che e del tempo di espocesso infiammatorio che colpisce la riduzione del senso dell’olfatto e del sizione. La rinite allergimucosa nasale ma, a differenza del gusto e calo dell’appetito. La rini- ca perenne è promossa comune raffreddore, è più intenso e te allergica stagionale è legata al- da allergeni costanteprolungato e, soprattutto, è scate- l’esposizione a pollini nella stagio- mente presenti nell’amnato dal contatto con particolari ne di fioritura di alcune specie di biente, come gli acari delsostanze (allergeni) a cui l’individuo piante (Graminacee, Composite, la polvere, della farina e le muffe. I si è sensibilizzato. Si manifesta con Artemisia, Ambrosia, Parietaria). I bambini allergici agli acari tendono disturbi a carico del naso, tra cui se- sintomi possono variare di intensi- a manifestare i sintomi quando sono crezione acquosa, ostruzione (re- tà a seconda della concentrazione in ambienti chiusi e caldo-umidi, condizioni che fasponsabile di diffivoriscono la crecoltà nella respirascita dell’acaro, sozione), starnuti freprattutto in autunquenti e prurito. In no. La rinite alleralcuni casi può inteGli specialisti della IFIACI, Federazione delle Società Itagica occasionale ressare anche il diliane di Immunologia, Allergologia ed Immunologia Cliniè invece tipica delstretto oculare, dando ca, riuniti a Roma nel loro 2° Congresso Nazionale, hanno stil’allergia agli epiluogo ad arrossalato un elenco di 5 consigli per prevenire lo sviluppo di disturteli animali (cane, mento delle conbi allergici nei bambini: gatto, criceto, cogiuntive, aumento 1) evitare l’esposizione agli acari delle polveri soprattutto niglio, cavallo, piudella lacrimazione, quando c’e’ una familiarità per allergia, limitando negli arredi me). Il bambino sensazione di corpo l’uso di moquette, tappeti, tendaggi pesanti e giochi di peluche; può presentare estraneo e fastidio 2) trascorrere il più possibile del tempo all’aria aperta; sintomi quando alla luce. La respira3) adottare un’alimentazione che limiti l’uso di cibi altamente viene a contatto dizione attraverso la calorici onde evitare l’obesità, strettamente legata alle patoloretto con l’animale bocca, che consente gie respiratorie; o anche solo quanal bambino di supe4) inserire nella dieta frutta, verdure e cibi ricchi di vitamido entra in un amrare l’ostruzione nane A e D; biente dove ha sale, riduce l’umidifi5) appena possibile, incrementare l’attività sportiva, che fasoggiornato l’anicazione della mucosa vorisce lo sviluppo armonico dell’apparato respiratorio. male a cui è allerfaringea determigico. La presenza nando così la com-

Prevenire le allergie

di uno o entrambi i genitori allergici comporta un aumento della probabilità – rispettivamente del 50 e del 75% - che il loro figlio lo diventi nel corso della sua vita. La valutazione allergologica di un bambino che manifesta sintomi di rinite allergica deve comprendere una raccolta della storia familiare e personale del bambino, un esame clinico con la rinoscopia anteriore, cioè la accurata visualizzazione delle cavità nasali e appropriate indagini diagnostiche. I test cutanei (Skin Prick Test) permettono la diagnosi dei maggiori allergeni inalanti. La ricerca degli eosinofili (un tipo particolare di globuli bianchi) nel muco nasale può orientare il medico in caso di soggetti con test cutanei negativi, ma con una storia e un quadro caratteristici. Il dosaggio delle IgE specifiche, effettuato su un prelievo di sangue, è indicato quando il bambino non può eseguire i test cutanei.

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in poche parole

Giovani e droga Giovani sotto la lente di ingrandimento in una indagine che non tranquillizza istituzioni e famiglie. A fronte, infatti di una riduzione generale del consumo di sostanze stupefacenti è aumentato quello di particolari sostanze e di bevande alcoliche. In Italia, infatti, diminuisce il consumo generale di sostanze stupefacenti (tra il 2008 e il 2009 i consumatori sono calati del 25,7%, passando da 3,9 milioni a 2,9 milioni circa), ma non sembra venir meno la pericolosità sociale del consumo di droghe: aumentano infatti le persone prese in carico nei Ser.T (“Servizio per le Tossicodipendenze”) per dipendenza da cocaina (+2,5%). È in crescita anche il numero dei giovani consumatori a rischio per abuso di bevande alcoliche: dal 2009 al 2010 sono passati dal 14,9% al 16,6% nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Lo rivela l’indagine Censis “La crescente regolazione delle pulsioni”, di recente pubblicazione. Anche la tendenza al cocktail di alcolici e sostanze stupefacenti, il cosiddetto binge drinking, non sembra diminuire: dal 2009 al 2010 rimangono stabili le ubriacature nella fascia di età tra gli 11 e i 17 anni, mentre aumentano da 14,9 a 16,6 nella fascia dei 18-24 anni. Secondo il Censis in valore assoluto, quindi, sono circa un milione di ragazzi dagli 11 ai 24 anni che bevono in eccesso, e tra i più giovani è sempre più ricorrente il mix di sostanze alcoliche e droghe sintetiche. Secondo i dati del dipartimento delle Politiche antidroga, inoltre, i sequestri di stupefacenti, pur a fronte di un andamento decrescente per molte sostanze, mettono in luce una controtendenza in riferimento alla marijuana ( dai 2.400 chili sequestrati nel 2008 ai 7.483 del 2009) e alle droghe sintetiche ( le dosi sequestrate sono passate da 57. 612 a 66.253). In aumento anche le forme di depressione e il consumo di antidepressivi: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al 2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti (+114,2%).Tra le dipendenze in aumento tra i giovani, anche quella legata al gioco d’azzardo. Secondo il Censis la prevalenza di giocatori patologici nella popolazione generale adulta varia dall’1% al 3% e sono i maschi a essere più coinvolti. Tra i ragazzi la prevalenza è maggiore e la quota stimata si attesta intorno al 5-6%. (Fonte dire/sanità.it)


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g i u g n o duemilaundici

in poche parole

Rimedi naturali Oltre ad una predisposizione genetica, vi sono diversi fattori che possono portare ad una ipercolesterolemia come: Abitudini alimentari scorrette: una dieta ricca di grassi saturi (di origine animale) e uno stile di vita sedentario; Il fumo: aumenta il rischio di aterosclerosi, al di là degli altri danni conosciuti infatti provoca un progressivo restringimento delle arterie; anche lo stress contribuisce a peggiorare tale situazione; Alcune malattie: l’ipertensione e il diabete provocano lesioni a livello endoteliale (vasi arteriosi); queste lesioni predispongono al deposito di colesterolo e alla successiva formazione di placche aterosclerotiche. Se si hanno valori di colesterolo alti, ma non ancora preoccupanti, prima di passare a farmaci sarà utile provare a ridurre i valori con alcuni rimedi naturali. Ad esempio, in natura esistono alcune sostanze di origine vegetale che sono in grado di interferire con la quantità di colesterolo presente nel sangue; una di queste é il riso rosso fermentato, noto con il nome di Monascus. Il burro e le uova, dopo il cervello, sono i cibi più ricchi di colesterolo e per questo motivo si è a lungo consigliato di limitarne il consumo. Tale raccomandazione è ancora valida, ma è stata ridimensionata da alcune considerazioni scientificamente confermate: come accennato nella parte introduttiva il colesterolo assunto con la dieta incide soltanto per il 10-20% sul colesterolo totale, dunque livelli molto elevati di colesterolo non possono essere trattati con la sola dieta. Alimenti utili a ridurre e/o mantenere un buon livello di colesterolo sono: pane, pasta, riso, mais, pesce magro (meglio se pesce azzurro ricco in omega 3), carne magra (pollo e coniglio), olio extra vergine di oliva, verdura e ortaggi (preferendo carciofo, finocchio, insalata) e frutta fresca. Le regole da rispettare: • limitare formaggi grassi (preferire ricotta o fiocchi di latte); • limitare dolci e creme • eliminare salumi grassi e carne grassa (preferire carne e pesce magri e prosciutto crudo o cotto magro o bresaola); • eliminare i cibi contenti grassi idrogenati o margarine; • per arrivare a coprire il 30% del fabbisogno giornaliero di grassi usate cibi grassi contenenti acidi grassi essenziali (imparare a usare alimenti come il salmone al naturale, noci e legumi) e grassi monoinsaturi (olio di oliva extravergine); • limitare i cibi contenenti ingredienti con la dizione generica di grasso vegetale o olio vegetale; • limitare il caffè • le fonti proteiche dovrebbero derivare un terzo da carni, latte e formaggi, un terzo da pesce e un terzo da vegetali (in particolare derivati della soia). s.f.

Alti livelli nel sangue sono particolarmente rischiosi

Colesterolo: nemico del cuore

NUTRIZIONISTA DI STEFANIA FARIELLO Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Attenzione a quello cattivo. Finestre aperte sulla buona alimentazione Il colesterolo, da sempre considerato il velli di colesterolo totale, l’orientamento principale nemico delle arterie, appartie- attuale focalizza l’attenzione sul colestene alla classe dei grassi o lipidi insieme ai rolo-LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, colesterolo legato alle lipoproteine a bastrigliceridi e ai fosfolipidi. E’ una sostanza presente in tutti i tes- sa densità. Sappiamo infatti che il colesuti dell’organismo in quanto essenziale sterolo-LDL favorisce la formazione delper la vita: gioca un ruolo molto impor- le placche aterosclerotiche mentre il tante nella produzione della vitamina D, di colesterolo-HDL, detto colesterolo buono, diversi ormoni e nella formazione delle cioè il colesterolo legato alle lipoproteine cellule in generale, è il costituente fonda- ad alta densità, svolge anzi un’azione promentale della guaina che riveste i nervi, tettiva nei confronti delle malattie cardiorappresenta inoltre una riserva energeti- vascolari. ca per l’organismo. Tuttavia un eccesso di questa sostanza può risultare dannoso alla salute, in particolare per il sistema cardiovascolare. Il colesterolo viene trasportato atognuno con un proprio corrispondente contenuto di colesterolo in mg/100 g traverso il circolo sanguigno dalle liLatte e derivati Carni Cefalo_________________61 poproteine, di cui sono presenti due Latte intero _____________14 Agnello ________________71 Cernia ________________37 gruppi fondamentali: le lipoproteine Latte scremato____________3 Maiale ________________62 Calamaro _____________222 a bassa densità (Low Density Lipo- Yogurt_________________10 Pollo (con pelle) __________98 Dentice________________70 proteins indicate con la sigla LDL) e Asiago ________________90 Vitello _________________71 Gambero______________154 quelle ad alta densità (High Density Caciocavallo ____________90 Fegato _______________300 Merluzzo_______________46 Certosino ______________90 Coniglio _______________65 Mitilo ________________108 Lipoproteins - HDL). Ostrica ________________98 L’iperlipidemia è riconosciuta co- Emmenthal ____________100 Condimenti Salumi Palombo _______________70 me una delle cause principali di mor- Formaggino_____________93 Burro ________________250 Gorgonzola _____________87 Bresaola _______________65 Pesce spada ____________70 te per malattie coronariche. Margarina _____________105 Mozzarella _____________50 Cotto _________________62 Polpo ________________140 Gli alti livelli di colesterolo nel Olio di arachide ___________0 Parmigiano Reggiano ______95 Crudo _________________92 Rombo ________________50 sangue (ipercolesterolemia) sono Provolone _____________101 Olio di girasole ____________0 Salame stagionato ________79 Sgombro______________100 particolarmente rischiosi; possono di- Ricotta, latte p. scre _______32 Olio di mais ______________0 Sogliola________________57 pendere da difetti metabolici, gene- Robiola ________________90 Olio d'oliva_______________0 Pesci Tonno _________________52 Lardo _________________95 ralmente ereditari, oppure da un ec- Stracchino______________90 Acciuga _______________70 Triglia _________________70 Pancetta ______________215 Aragosta ______________164 Anguilla_______________117 cessivo intake di colesterolo con Uova (1, gallina, intero)_____257 l’alimentazione. Piuttosto che sui li-

Attenzione alla scelta degli alimenti

Pacchetti vacanza: occhio ai viaggi law cost

MOVIMENTO CONSUMATORI DI ROSANGELA LORISO

Formula roulette, ultima trovata del marketing turistico La formula roulette è una formula commerciale, che sta spopolando da alcuni anni come l’ultima frontiera in fatto di viaggi low cost. Si tratta di una particolare modalità di offerta di pacchetti turistici da parte dei Tour operator che, a fronte di un significativo abbattimento del prezzo, chiedono al turista di accettare un margine più o me-

no ampio di incertezza solitamente in ordine alla dislocazione dell’alloggio. Nella prassi commerciale, tale formula si presenta in tre diverse forme: nell’ipotesi classica e più diffusa viene garantita la categoria della struttura ricettiva e la località turistica di soggiorno;

l’incertezza è limitata ad una rosa ristretta di possibili strutture ricettive preventivamente individuate; il margine di incertezza viene ulteriormente ampliato, riservando al tour operator la facoltà di scelta non solo tra le diverse strutture recettive, ma anche tra le diverse località turistiche, nell’ambito di un’area geografica determinata e circoscritta. In particolare in questi casi la sistemazione logistica viene individuata non al momento della conclusione del contratto, ma solo pochi giorni prima della partenza, ed in alcuni casi solo all’arrivo a destinazione, sulla base dell’invenduto delle varie strutture disponibili e delle disponibilità residue degli albergatori, con l’unica garanzia della categoria prescelta. Pertanto, il consumatore deve essere ben consapevole che, a fronte di un vantaggio economico, gli viene richiesto un margine di adattabilità più o meno alta: non potrà, infatti, concordare preventivamen-

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In caso di contestazioni procurarsi elementi di prova sul posto, come fotografie o testimonianze di altri turisti

te la struttura ricettiva, né condizioni particolari come la vista mare, la distanza dalla spiaggia. Inoltre, qualunque eventuale impegno assunto verbalmente dal tour operator o dall’agenzia non ha alcun valore. Se nell’ambito di una formula roulette si concorda una distanza minima dalla spiaggia, o la limitazione della scelta tra una cerchia ristretta di alberghi, è necessario che ciò for-

mi oggetto di apposito impegno scritto e/o di specifica clausola del contratto. In contrario non si potrà pretendere l’adempimento, né far valere

una responsabilità per inadempimento, rispetto a promesse formulate solo verbalmente. In deroga al principio generale, pertanto, ciò che compare sul catalogo non è vincolante per l’agenzia e/o il tour operator, che non garantisce nulla di individuato, ma solo un determinato livello di servizi, in primis la categoria prescelta. Consigli In caso di disagi subiti in vacanza è buona norma formulare le contestazioni direttamente sul posto e per iscritto, rivolgendosi al rappresentante locale del tour operator. Se il problema non viene risolto, è possibile in ogni caso far valere i propri diritti dopo il rientro, inviando una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno al tour entro 10 giorni lavorativi dall’avvenuto rientro. In questo caso sarà utile procurarsi elementi di prova sul posto, quali fotografie, testimonianze di altri turisti, documenti vari.


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In rapporto con la diversità dell’altro

MEDIATORE FAMILIARE

IL CONFLITTO risorsa e opportunità Saper vivere la relazione significa spostarsi da se stessi per accogliere versioni alternative “Non siamo liberi di scegliere quello che ci accade, però siamo liberi di scegliere come reagire a quello che ci accade”. (J.P. Sartre) L’esistenza del legame tra le relazioni umane, specie coniugali, determina la presenza di molteplici elementi possibili generatori di fraintendimenti, equivoci, incomprensioni e interruzioni della comunicazione. Diffusa è la percezione di essere incompresi con la conseguenza di restare cullati nella convinzione che se gli altri fossero diversi tutto sarebbe più facile. Dimentichiamo che la nostra verità non esclude un’altrettanta verità nell’altro, nel quale si presentano le medesime illusorie convinzioni. Il conflitto nasce da due verità, da due ragioni considerate soggettivamente inoppugnabili e valide da sostenere allo stesso modo. Senza il conflitto la relazione non può essere definita tale e ciò in quanto l’emergere del conflitto permette di porsi in rapporto con la diversità dell’altro, la sua specificità e la sua

unicità. Rappresenta il presupposto per tutelare il rispetto reciproco ed il diritto ad esserci nella relazione, ad esprimere se stessi e i propri bisogni. Ne deriva che più i rapporti sono profondi, più sono veri, più sono in linea con i bisogni di ognuno e più sono inclini a manifestare il conflitto. Saper vivere la relazione significa spostarsi da se stessi, dal proprio punto di osservazione per accogliere versioni alternative. La definizione del conflitto varia a seconda del contesto culturale e della percezione soggettiva che gli si vuole attribuire. Frequentemente il conflitto viene considerato nella sua accezione negativa nel senso che generando un malessere va eliminato radicalmente e definitivamente. Nella cultura occidentale, che è quella che ci appartiene, siamo stati educati a pensare che non bisogna litigare, che è sbagliato e che il conflitto va annullato dalla nostra vita onde poter vivere sereni. La visione occidentale del conflitto si collega ad

immagini di guerra, di morte, di sofferenza e di sciagura. Tale visione evidenzia che il modo con il quale ci rappresentiamo un elemento determina il modo con cui ci rapportiamo ad esso. Dinanzi al conflitto si avverte la necessità di avere ragione, di vincere ad ogni costo. Da qui il ricorso a misure di tutela legale nelle quali il rapporto vincitore - vinto è la soluzione. Nella mediazione familiare il conflitto è visto come una risorsa, un’occasione da cogliere per ritrovare le ragioni di entrambi e trarne il meglio, senza illusioni e false aspettative, una porta verso qualcosa di nuovo, la manifestazione di una crisi come sinonimo di opportunità, con l’obiettivo di generare un accordo voluto dalle parti senza condizionamenti esterni e sentito come attuabile nel concreto. Il conflitto nel suo manifestarsi di differenze secondo le modalità più varie, potrebbe configurarsi come un problema comune da risolvere, da risolvere con forze congiunte.

E’ un disturbo che interessa bambini e adulti

Deglutizione atipica

DI ROSA SCHENA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Un’ultima considerazione nasce dalla rappresentazione del conflitto che si presenta con una forma superficiale che ne nasconde la sostanza più essenziale e profonda. La motivazione apparente che si attribuisce ad un conflitto è sovente basata su una divergenza di opinioni e di posizione contrapposte, le uniche che, purtroppo, vengono esaminate nelle aule dei Tribunali. Ad un esame più attento e più formato potrebbe risultare evidente che le ragioni del conflitto possano essere radicate a livello più interiore, nel senso che la disputa che una delle parti attiva con l’altro riflette tutta una serie di conflitti interiori che si manifestano a livello intimo, inconscio, legato probabilmente ad un vecchio conflitto mai risolto. L’attività del mediatore, occorre precisarlo, non è e non può essere diretta ad aiutare le parti in senso terapeutico a risolvere i conflitti profondi e intimi, il mediatore non ne ha le competenze, ma può con il proprio operato far emergere ed esplodere il conflitto al fine di consentire alle parti di porre nuove basi per raggiungere il loro obiettivo: attivare una comunicazione efficace che riapra un nuovo dialogo su nuove basi comunicative con l’obiettivo di giungere alla separazione personale sulla base di un accordo voluto e raggiunto esclusivamente dalle parti.

LOGOPEDISTA DI VALERIA VENTURA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

La difficoltà consiste nel rompere l’automatismo dell’atto deglutitorio errato e impostarne un altro La deglutizione atipica è un’alterazione dell’atto deglutitorio. Le cause possono essere diverse: succhiamento del dito, rosicchiamento delle unghie, ipotono muscolare, uso del ciuccio e del biberon oltre i due anni, masticazione della guancia. Il disturbo interessa sia i bambini che gli adulti. In che modo una persona si rende conto di deglutire in maniera errata? Nell’atto deglutitorio la lingua si trova in una posizione ben precisa che illustreremo in seguito; nella deglutizione atipica la lingua, invece, si protude in avanti, facendo pressione contro le arcate dentali o contro le labbra. Spesso chi si rende conto di tale problematica e quindi stila la diagnosi, è l’odontoiatra, in quanto rileva in alcuni pazienti, che hanno bisogno di interventi ortodontici, una deformazione delle arcate dentali che può essere causa di una deglutizione atipica ed egli stesso prescrive trattamenti logopedici. Il logopedista prima di iniziare il trattamento sottopone il paziente, adulto o bambino, ad un esame obiettivo consistente nell’osservare

la muscolatura oro-facciale, la postura delle labbra a riposo, la muscolatura della lingua. In seguito procede ad un esame funzionale, dove si fa deglutire al paziente un bolo solido e uno liquido, così può osservare il meccanismo della deglutizione, ossia, se la lingua si protude, se avviene la spinta linguale e se le labbra riescono a trattenere il bolo nella cavità orale; inoltre controlla la muscolatura interessata alla masticazione e precisamente lo sviluppo dei muscoli masseteri; se c’è, infine, compensazione, durante la deglutizione, con il muscolo mentoniero. Per avere una informazione completa del quadro clinico, il logopedista può suggerire al paziente di sottoporsi presso un otorinolaringoiatra ai seguenti esami strumentali: rinolaringoscopia, ecografia linguale, videofluoroscopia, mioscanner. Solo dopo inizia il trattamento logopedico. Abbiamo accennato prima alla

protusione della lingua durante l’atto deglutito rio: è bene che il logopedista si accerti della pronuncia da parte del paziente dei fonemi dentali “d”, “t”, del fonema nasale “n” e del fonema velare “l”. Se anche la pronuncia di questi fonemi avviene protudendo la lingua, è bene impostarli in modo corretto. Contemporaneamente il logopedista lavora con esercizi di rafforzamento dei muscoli labiali; per il labbro superiore si posiziona un abbassalingua tra la rima labiale e se ne aumenta il peso gradualmente aggiungendo delle mollette, per quello inferiore si fanno tirare e protudere le labbra e gonfiare dei palloncini. Esistono anche esercizi per la muscolatura linguale, utili a rafforzarne la propulsione durante l’atto deglutitorio come, ad esempio, puntare la lingua sul palato e accarezzarlo. In seguito si passa alla percezione della papilla retro-incisiva, che si trova immediatamente dopo

gli incisivi superiori. Per aiutare il paziente a percepirla, il logopedista la toccherà con il retro di un cucchiaino o con un uncinetto. In seguito, posizionerà un elastico ortodontico o una pasta alimentare di dimensione ridotta sulla punta della lingua del paziente, che a sua volta dovrà posizionarla sulla papilla retro-incisiva, mantenendo tale posizione con la bocca chiusa. Dopo aver metabolizzato la stessa, si inizierà con la somministrazione e deglutizione di un semisolido, solido e infine un liquido. L’elastico ortodontico verrà tolto solo quando il paziente sarà pronto e potrà deglutire in maniera corretta sia liquidi che solidi. In questo disturbo la difficoltà consiste nel rompere l’automatismo dell’atto deglutitorio errato e impostarne un altro, ma il risultato è quasi sempre soddisfacente.

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in poche parole

A Foggia Familynet

È nato a Foggia Familynet, un progetto realizzato dall’associazione Croce Azzurra grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud nell’ambito delle risorse riservate ai programmi e alle reti di volontariato dell’anno 2010, in partnership con la Provincia di Foggia, il Forum delle Associazioni Familiari di Foggia, la Confraternita di Misericordia “San Francesco Antonio Fasani”, l’associazione Tutti i colori del mondo – ONLUS, l’associazione Pubblica Assistenza Volontari Soccorso e la cooperativa San Riccardo Pampuri. Familynet è un’iniziativa finalizzata al sostegno di una forma di dialogo permanente tra enti pubblici ed attori del Terzo settore che si occupano di servizi alla famiglia, e che vede tra i suoi interventi un servizio di mappatura e messa in rete dei servizi erogati a favore delle famiglie da parte di pubblico e privato all’interno della Provincia di Foggia, la sensibilizzazione e l’incoraggiamento dell’associazionismo familiare anche nella popolazione di immigrati presenti sul territorio e la promozione di ruolo attivo di volontariato nell’ambito del settore familiare, favorendo l’associazionismo locale per renderlo futuro fulcro per lo sviluppo delle politiche locali di settore. Il progetto si presenta come propedeutico alla costruzione di una vera e propria rete che metta a sistema l’offerta di servizi a fronte di una molto variegata domanda che, spesso, non riesce ad essere pienamente soddisfatta dagli enti pubblici. “Familynet – dichiara Silvia Raschini, responsabile del progetto – aspira ad ottenere una pluralità di risultati che interessano la creazione di un canale unico di ricezione dei bisogni delle famiglie, capace di offrire un’ampia gamma di soluzioni a molteplici problematiche. Il potenziamento del ruolo del volontariato all’interno dell’associazionismo familiare è uno degli altri obiettivi di Familynet, cui si sommano la valorizzazione delle eccellenze del privato sociale, attraverso la loro messa in rete, e soprattutto la promozione di un’interazione tra attori pubblici e privati del sistema di welfare locale per un arricchimento dei servizi a favore della famiglia all’interno di una logica di sussidiarietà. Ciò permetterà di ampliare la platea dei portatori di bisogni che convergeranno in Familynet”.


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in poche parole

Smettere di fumare Nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa prevenibile di malattie e mortalità. In tutto il mondo, ogni anno muoiono per patologie provocate dal fumo più di 80mila persone, più di un quarto di queste tra i 35 e i 65 anni di età. Se ne è discusso lo scorso 31 maggio, in occasione della Giornata mondiale “Senza Tabacco”. Mettere insieme le morti per Aids, abuso di sostanze illegali (o legali, come l’alcol), incidenti stradali, omicidi e suicidi non basta: il fumo uccide di più. Non solo: “Tra il 2010 e il 2011 In Italia è aumentata del 2% la quota di maschi oltre i 15 anni fumatori (oggi 26%); le donne restano a un preoccupante 19,6%”. Urge dunque, secondo l’Oms, un intervento per aiutare i fumatori a smettere di fumare. Soltanto l’8% di chi decide di smettere, infatti, ce la fa senza altro supporto che la propria intima convinzione. Un incentivo è certamente il consiglio del medico di famiglia. Ma il tabagismo è complesso, fatto di dipendenza gestuale e fisica (indotta dalla nicotina). L’Italia ha un’ottima rete di centri antifumo, collegati all’Ossfad. I sostituti della nicotina (o Nrt, chewing-gum o cerotti a rilascio di nicotina) alleviano i sintomi da astinenza, massimi nei primi quattro giorni e attenuati nel giro di qualche settimana. Il successo è buono: associati al supporto psicologico aiutano nel 12% dei casi”. Due invece i farmaci approvati per la disassuefazione: bupropione e vareniclina. Il primo è un antidepressivo: agirebbe sul rilascio di dopamina e noradrenalina, che in qualche modo mimano gli effetti piacevoli della sigaretta e riducono i sintomi da astinenza. Si inizia ad assumere mentre si fuma, ma decidendo una data, nei successivi quindici giorni, in cui si butterà l’ultima sigaretta. In genere il trattamento dura nove settimane. L’altra molecola è la vareniclina: si lega ai recettori cerebrali della nicotina, riducendo il piacere del fumo e in parte l’astinenza. Anche in questo caso, si inizia il trattamento una – due settimane prima di gettare l’ultima sigaretta e si continua per un’altra dozzina. Gli effetti negativi più dichiarati sono insonnia e nausea. I centri antifumo mettono a disposizione terapie cognitivo-comportamentali (anche di gruppo) e counseling (anche telefonico). Nrt e farmaci non sono comunque per tutti. Aiutare a superare il legame senza Nrt né farmaci è il traguardo a cui punta anche la nuova sigaretta elettronica priva di nicotina (venduta in farmacia), oggi inserita in uno studio clinico in collaborazione tra Istituto europeo di oncologia, San Raffaele e Istituto cardiologico Monzino di Milano i cui risultati saranno noti a fine 2011. (Fonte: repubblica.it)

BIOLOGA

Insufficienza renale: gli esami da effettuare in sede di diagnosi

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Azotemia, reni e dieta

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Per una maggiore certezza, ricercare la creatinina o la presenza di proteine nelle urine Con il termine di Azotemia si intende la concentrazione di Azoto nel sangue. In realtà l’azoto è prevalentemente presente in forma organica, legata ad una molecola chiamata Urea (valori normali: 2040 mg/dl; l’Azoto ureico è la metà: 10-20 mg/dl); questa sostanza dal basso peso molecolare, solubile in

acqua, è il prodotto terminale del metabolismo delle proteine e si forma nel fegato. La sua eliminazione dall’organismo, in quanto prodotto di scarto, avviene ad opera del rene principalmente ma, in minima parte, essa viene anche eliminata attraverso il sudore e le feci.

L’Azotemia, pur utilizzata nella pratica tra gli indicatori di insufficienza renale, non è un buon marcatore di danno dei reni, in quanto essa viene filtrata, ma poi anche riassorbita dagli stessi, per cui la sua “depurazione” (c.d. “clearance”) dal corpo sovrastima la vera funzione renale del soggetto. Essa aumenta nel sangue durante le infezioni, la febbre, l’utilizzo di cortisone, diuretici, alcuni antibiotici (ad esempio tetraciciline) senza che vi sia una “vera” insufficienza renale; è ridotta, invece, nella denutrizione e in corso di malattie del Fegato. Se la diuresi è aumentata (aumento dell’apporto di acqua e/o uso di diuretici) l’Azotemia si riduce; in caso contrario aumenta. Altro fattore importante è la dieta: infatti, i soggetti che mangiano più proteine (40 g producono circa 300 mg di azoto); gli atleti ad esempio, specie se giovani, producono più Urea senza che questo

I sintomi: bruciore, dolore, gonfiore, arrossamento

Parliamo di infiammazione

debba allarmare per una disfunzione renale; coloro che praticano attività sportiva intensa, specie di tipo aerobico o dopo intensi sforzi, se questi determinano un utilizzo di “carburante metabolico nobile” quali sono le proteine, possono avere un rialzo dell’azoto ureico. In definitiva per sapere se i propri reni sono in buona salute biso-

gna affidarsi a valori di laboratorio più accurati, tra cui la “famosa” Creatinina o la presenza di Proteine nelle urine. Si ringrazia per la preziosa collaborazione nella stesura di questo articolo il dott. Armando Melfitanonefrologo.

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Localizzata o estesa a tutto l’organismo, funge da campanello d’allarme E’ un processo che può interessare qualunque parte del corpo e per cause molto diverse. Artrite, gastrite, miosite, borsite, stomatite, congiuntivite, colite, faringite, tendinite, gengivite, appendicite, otite, cistite e altri ancora: i nomi sono tanti, praticamente, uno per ogni organo o tessuto, ma il significato è tutto racchiuso nel suffisso ite, cioè infiammazione. Bruciore, arrossamento, gonfiore e, soprattutto, dolore sono sintomi sperimentati da tutti, per le ragioni più diverse, che tendono, in parte, a cambiare con l’avanzare dell’età. Le infiammazioni dell’apparato muscolo-scheletrico, per esempio, possono insorgere a causa di un trauma dovuto a un colpo o a una caduta, di un danno ad un muscolo o ad un’articolazione, determinato dall’uso troppo intenso o protratto di essi; di una posizione scorretta, di un movimento brusco o di una patologia infiammatoria cronica locale. Cute e mucose si possono infiammare, invece, per reazione a una ferita esterna o a una lesione interna, come un’ afta in bocca o un’ulcera dello stomaco, oppure, l’infiammazione può svilupparsi in seguito ad irritazioni da sostanze esterne, ma anche interne, come avviene nell’irritazione di stomaco ed esofago, quando si soffre di acidità gastrica. Ulteriori fenomeni infiammatori derivano poi dall’aggressione dei tessuti, da parte di agenti patogeni esterni, batteri e virus, come nel raffreddore, influenza, faringiti, tonsilliti, laringiti, bronchiti, cistiti, otiti,

ecc. Infiammazioni particolarmente dolorose, e spesso difficili da curare, riguardano i nervi. In questi casi ad indurle, oltre ai danni diretti fortunatamente rari, possono esserci stimolazioni eccessive occasionali, come nella nevralgia del trigemino, scatenata dal freddo intenso o della sensibilità dentale, o alterazioni croniche dei tessuti che circondano il nervo e che tendono a modificarne la funzionalità e a promuoverne la degenerazione,come avviene nella neuropatia diabetica. Oltre a quelle localizzate, ci sono poi le infiammazioni estese a tutto l’organismo, dette sistemiche, che possono essere indotte dalla reazione immunitaria sollecitata da un’infezione, come l’influenza o l’epatite, o da un’allergia, oppure da una reazione autoimmune, cioè contro componenti del nostro stesso organismo, legata a ben precise patologie, come l’artrite reumatoide, la psoriasi, il lupus eritematoso, ecc. Benchè gli eventi che possono causare una reazione infiammatoria sono molteplici, il meccanismo è uno solo: l’attivazione di due specifici enzimi chiamati cicloossigenasi (Cox 1 e 2), presenti ovunque nell’organismo, e la conseguente liberazione di prostaglandine, sostanze che promuovono l’infiammazione. In essa uno dei primi fenomeni osservabili è l’aumento, nella zona interessata,

dell’irrorazione sanguigna, resa possibile dalla vasodilatazione: l’area, in pochi istanti, appare più calda, gonfia e arrossata. Le prostaglandine hanno un’azione irritante anche sulle terminazioni nervose della sensibilità e del dolore, provocando un disagio più o meno intenso, a seconda dei casi. Il dolore infiammatorio è tipicamente acuto e bruciante, ma se interessa un muscolo o un’articolazione, può essere sordo e costante a riposo e si acutizza con il movimento. Quando è a carico di una mucosa, può mantenersi come fastidio costante che peggiora con il contatto o con l’uso della parte infiammata, tipico di faringite o gastrite, oppure presentare un andamento oscillante con alternanza di fitte e momenti di tregua, come nelle coliche. Benchè fastidiosa, l’infiammazione in molti casi è utile: ci avvisa che in qualche punto del nostro corpo c’è qualcosa che non va, o che un trauma ha causato un danno non banale a cui è necessario porre rimedio. Qualunque sia la ragione che la provoca, l’infiammazione deve essere curata. Si può, quindi, ricorrere ad un ampio gruppo di farmaci antinfiammatori, capaci di contrastare la produzione delle prostaglandine attraverso l’inibizione diretta delle cicloossigenasi. Ne esistono molti, anche di auto medicazione, e in svariate formulazioni da scegliere, in

funzione del tipo di infiammazione locale o sistemica, dell’intensità dei sintomi, dell’eventuale presenza di ferite e dell’origine acuta e cronica del disturbo. I principali farmaci sono l’acido acetilsalicilico, ASA, disponibile essenzialmente sotto forma di preparati da assumere per bocca, e gli antinfiammatori non steroidei, Fans, reperibili sia per uso sistemico che come preparati da applicare localmente. ASA e Fans orali vanno preferiti quando il dolore è molto intenso, o l’infiammazione interessa un’area estesa, o è generalizzata, come l’artrite. Creme, unguenti, gel, cerotti e spray sono più indicati in caso di infiammazioni articolari o muscolari associate a traumi circoscritti, a patto però che non siano presenti abrasioni o ferite, sulle quali non devono mai essere applicati. Colliri e spray nasali aiutano in caso di infiammazioni oculari o forti raffreddori. Mai usare ASA e Fans se è presente un’infiammazione o un danno alle mucose dello stomaco perchè si rischia di aggravare il disturbo. Se i sintomi di un’infiammazione non migliorano o addirittura peggiorano in 4 o 5 giorni, nonostante il riposo della parte interessata e l’assunzione dei farmaci antinfiammatori, o siamo in presenza di infiammazioni che tendono a ripresentarsi o a mantenersi per lunghi periodi di tempo, è necessario consultare il medico per individuare trattamenti più specifici e procedere agli accertamenti del caso.


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viaggi

Sud America tra distese immense di affascinante natura, storia e cultura

Cascate di Iguazù

ARGENTINA, terra di emozioni da vivere tutto l’anno Alla scoperta di Buenos Aires, Signora delle Capitali latinoamericane “ La giudico tanto eterna come l’acqua e l’aria”: questa è Buenos Aires per il grande e noto poeta argentino J. L. Borges. Definita la più “europea” delle capitali sudamericane, è una metropoli piena di carattere e di atmosfera con eleganti palazzi, ariose e monumentali piazze, moderne avenidas (viali). Fondata nel 1536 da colonizzatori spagnoli, Buenos Aires è un agglomerato di culture e di mondi diversi sorto sulle rive del Rio de la Plata. Migliaia di turisti la visitano ogni anno attratti dal suo clima temperato, che in estate (dicembre-marzo) oscilla tra i 19 e i 29°C e in inverno (giugnoagosto) tra gli 8 e i 15°C. Ideale meta di vacanza, dunque, per ogni stagione, ottima scelta per chi, per le prossime vacanze estive, preferisce mete meno assolate. La strada più “europea” é Calle Florida, un’area pedonale e commerciale di undici isolati. Qui vicino sono situati gli alberghi più importanti. Particolarmente suggestivo si presenta il centro con la famosa Plaza de Mayo, cuore pulsante della città, su cui si affaccia la Casa Rosada ( la residenza del Governo) e la Cattedrale. Una peculiarità di questa città sono le strade larghe: Avenida de Mayo, che comincia a Plaza de Mayo, é incantevole dal punto di vista architettonico ed inoltre possiede alcuni tra i caffè più pittoreschi della città, incluso il più antico: il “Cafè Tortoni”. Tutt’intorno si possono trovare dei classici bistrò francesi o dei tipici pub inglesi. Tra i lunghi e ameni viali alberati spicca Avenida de Julio, la strada più ampia del mondo, con il suo celebre Obelisco di 65 metri e il famosissimo Teatro Colòn, meta obbligata per ogni turista, una sorta di

Casa dell’Opera considerata una delle più grandi a livello mondiale. Da non perdere è il quartiere italiano de La Boca con le vecchie stradine dove i pittori espongono i loro quadri, le case in legno dipinte a vivaci colori e affrescate con murales, osterie popolari e locali tipici dove la sera aleggiano le note nostalgiche e passionali del tango argentino. Un’altra zona interessante della città é San Telmo, il quartiere storico più caratteristico, famoso per i suoi comodi caffè, i ristoranti, gli spettacoli di tango e i vecchi negozi. E’ consigliabile andarci la domenica,

quando tutt’intorno a Plaza Dorrego si svolge il mercato delle antichità e “delle pulci”. A nord l’area esclusiva di Recoleta offre alcuni tra i migliori ristoranti e caffè, tra le boutiques più raffinate per lo shopping e le passegTeatro Colòn giate più coinvolgenti. Qui si trova il Centro Culturale della città, il Museo delle Belle Arti, la chiesa più antica, quella del Pilar, il cimitero monumentale e un centro commerciale molto particolare. Da non dimenticare il quartiere raffinatissimo di Palermo, definita “Città Giardino” per i suoi splendidi e curatissimi parchi dove l’aria fresca della vegetazione dona linfa vitale sia all’anima che al corpo. Buenos Aires é una città sicura, dove si può tranquillamente passeggiare e approfittare dei molti intrattenimenti notturni che offre: i teatri, l’opera, i concerti all’aperto, i tango shows e le discoteche aperte

fino all’alba per ogni gusto ed età. Anche la periferia di Buenos Aires non è da sottovalutare se si vuole trascorrere del tempo all’insegna della tradizione locale. Nelle bellissime residenze di campagna e nelle vecchie fattorie si celebra ancora la Fiesta Gaucha. E’ l’ideale per conoscere i balli tradizionali, l’esibizione dei cavalli, gli spettacoli di folklore e per poter apprezzare al meglio i piatti tipici argentini: l’asado (carne alla brace) e le empanadas (panzerotti con vari ripieni). Ma Buenos Aires in Argentina è solo una perla in un mare sconfinato, un microcosmo in un macrocosmo di una terra vastissima tutta da scoprire nelle sue innumerevoli bellezze. Delineando un ideale itinerario turistico per apprezzare al meglio

questo grande, sconfinato, selvaggio e splendido paese dell’Argentina ricordiamo: La Pampa ed il Centro, con le sue praterie ed orizzonti senza limiti, la terra del Gaucho, estancias (grandi aziende agricole), mandrie di bovini e Avenida de Julio spiagge sconfinate; a nord-est i grandi fiumi, foreste, cascate, paludi e rovine gesuitiche; a nord-ovest il sole e le Ande, tra alte vette, formazioni geologiche, altipiani, deserti, villaggi indigeni, rovine precolombiane; a sud-est la Patagonia del mare, l’habitat di foche, balene, pinguini, leoni ed elefanti marini e guanacos (quadrupede selvatico simile ad un lama); a sud-ovest la Patagonia dei laghi, con boschi e laghi incontaminati, ghiacciai e parchi nazionali. Irma Mecca

Curiosità L’Argentina è una terra che offre a livello naturalistico le più svariate e preziose ricchezze e presenta il massimo di ogni aspetto fisico come il monte più alto, l’Aconcagua; la pianura più estesa, la Pampa; il fiume più importante, il Rio de la Plata, vasto come un mare; il ghiacciaio Perito Moreno, uno dei pochi ancora in fase di crescita; le Cascate di Iguazù (“Acqua Grande” in lingua guaranì), senza dubbio tra le più spettacolari; ed infine la città più australe del mondo, Ushuaia, nella Terra del Fuoco. La prima cosa da tenere presente nel programmare un viaggio in Argentina è che le sta-

gioni sono invertite rispetto a quelle del continente europeo. La differenza di orario tra l’Argentina e l’Italia é di 4 ore (5 se in Italia é in vigore l’ora legale). Per un soggiorno di un massimo di tre mesi, è sufficiente il passaporto in corso di validità e non occorrono né visto né vaccinazioni. La lingua

ufficiale è lo spagnolo castellano, ma con differenze fonologiche. Valuta: Peso argentino. Il metodo più facile per spostarsi in Argentina è costituito dagli autobus a lunga percorrenza (detti colectivos o micros), molti dei quali a due piani.


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cultura & spettacolo

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Aspettando il grande concerto di Margherita di Savoia

Luana Salvatore e la sua passione “Duraniana” E’ la co-fondatrice di RioCarnival, l’unica fanzine superstite dedicata ai Duran Duran Il conto alla rovescia è iniziato. Il 24 luglio, nel suggestivo scenario delle Saline di Margherita di Savoia, torneranno ad esibirsi in Puglia, dopo un’assenza dallo sperone d’Italia di quasi 25 anni, i Duran Duran. Una notizia che ha entusiasmato la generazione ’70/’80, che negli anni addietro visse la “Duran Duran Mania”, rasentando il fanatismo. L’Italia, infatti, è stato il paese che ha maggiormente amato e seguito la band inglese che con Foggia ha un legame speciale: proprio nel capoluogo dauno, infatti, è nata la storica fanzine ‘RioCarnival’, una rivista indipendente (ormai l’unica superstite) tutta dedicata ai Duran Duran, fondata dalle foggiane Luana e Ilenia Salvatore, oggi vera e propria testata giornalistica. Ne abbiamo parlato con la giornalista Luana Salvatore che, insieme alla sorella Ilenia, ne è stata fondatrice. Come è nata “RioCarnival”? Le sue origini risalgono al 1986: inizialmente era una sorta di “fan club” dei Duran Duran, poi l’anno successivo abbiamo realizzato il primo numero della fanzine. Essere “fan”, in quegli anni, significava passare ore ed ore ascoltando la

radio in attesa di una notizia sulla band, o magari comprare giornali allora esistevano ‘Tuttifrutti’, ‘Cioè’ e ‘Tutto’ - nella speranza di recuperare qualche informazione. Poi c’era ‘Be bop a Lula’ di Red Ronnie, per noi il riferimento numero uno. Le notizie circolavano abbastanza ma, dal 1993 in poi, c’è stato un black out. Così per seguire la loro attività musicale io e mia sorella Ilenia andavamo direttamente in Inghilterra. Facevamo le reporter raccogliendo informazioni sul gruppo o sulla lavorazione degli album e, una volta in Italia, sfornavamo un nuovo numero della fanzine. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, con molto impegno e costanza. Eravate poco più che adolescenti, seguendo i vostri beniamini in giro per l’Europa… Sì. Sono stati anni meravigliosi e che rimpiango un po’. Adesso, con internet, è diventato tutto “facile” e virtuale. Anche le emozioni. Portare avanti la fanzine è stato faticoso: all’epoca ci si muoveva fisicamente per attingere notizie, ed è stato impegnativo spostarsi ed andare frequentemente all’estero, soprattutto economicamente. Ma il nostro impegno è stato ricompensato: è stata un’avventura durata oltre un decennio (dagli anni ‘90 sino al momento della reunion) che ci ha permesso di avvicinarci alla band in modo più confidenziale. E’ stato un periodo che non tornerà più, e sono felice di aver avuto la possibilità di viverlo allora. Il tuo primo incontro con i Duran Duran? A Roma, nel 1990. Da quel momento in poi, le nostre vite sono state “battezzate” dalla musica. Frequentare l’ambiente “duraniano” ha condizionato notevolmente il mio stile di vita, fatto di viaggi e ambienti molto diversi dalla realtà lo-

cale in cui vivevo. Foggia era lontana anni luce da quel mondo e la fanzine era poco compresa… La band, invece, ha sempre riconosciuto l’importanza di RioCarnival e John Taylor è il nostro lettore numero uno. C’è stato un momento in cui hai capito che la tua passione filo-duraniana stava diventando qualcosa di più grande? Nel 1996, quando io e Ilenia siamo state invitate da John Taylor ad un concerto “riservato” al Borderline di Londra, nel quale si sarebbe esibito insieme alla sua band ‘Neurotic Outsiders’. Eravamo l’unica rappresentanza di “stampa” italiana. In quell’occasione ho capito il peso di RioCarnival…

Con RioCarnival entrerai a far parte di diritto nella storia della musica… Sì, ed è molto emozionante leggere della fanzine su riviste come Panorama o Rolling Stone. Mi fa capire dell’importanza del lavoro svolto. Forse a posteriori mi renderò davvero conto di quello che io e Ilenia abbiamo creato… Qual è stato il segreto del successo riscosso dalla fanzine? Forse è stata proprio la nostra impostazione “giornalistica”, la costanza e la determinazione a fare la

differenza. Le altre fanzine europee erano sicuramente fatte con il cuore, ma sono nate durante il boom del successo dei Duran Duran e soprattutto sono “finite” nei periodi di crisi, quando c’era ancora molto da dire. Perseveranza e impegno, quindi, le armi vincenti… Certamente. Non abbiamo mai smesso di pubblicare RioCarnival, neanche quando Cuccurullo (allora chitarrista della band, ndr) mi disse in un grigio pomeriggio inglese di marzo, nel 1996: “There’s no band: what’s a fanzine for?” Fu un colpo duro per me: pochi mesi dopo John Taylor avrebbe lasciato il gruppo per seguire progetti da solista. Sono questi i dettagli che aiutano a capire perché la nostra fanzine è diventata oggetto di studio da parte dei media. Cosa rappresentano per te, oggi, i Duran Duran? Immagina un gruppo di fan che segue la sua band del cuore sin dagli esordi e che ogni anno si ritrovava in Gran Bretagna per seguire i suoi beniamini. Da ragazzini un po’ imbarazzati che timidamente chiedevano un autografo ci siamo trovati, anno dopo anno, adulti e magari con famiglia e figli a segui-

to, ma legati ancora dalla stessa passione. I fan dei Duran Duran, quelli accaniti, sono quasi “devoti” alla band! La nostra incredibile esperienza è un fenomeno molto singolare. Un legame fan-artista, che da un punto di vista sociologico, non penso abbia precedenti nella storia della musica. Considero i Duran Duran come parte della mia vita. Li considero degli amici un po’ “speciali” e loro poi sono felicissimi di avere come fan una giornalista che da fanzinara ora scrive per Rolling Stone (ride). Il 24 luglio, quindi, tutti a Margherita di Savoia. Come vivi questa attesa? La vivo con grande emozione e un po’ di incredulità. Per me la località di un concerto non è importante: Roma, Milano piuttosto che Bucarest, Varsavia o Parigi è lo stesso. Ma averli praticamente a casa è incredibile. E’ l’occasione per rivivere l’adolescenza, la verve e lo spirito degli anni ‘80. Per RioCarnival, invece, questo concerto significa festeggiare in bellezza i 25 anni della sua nascita. Faremo uscire un numero speciale – in italiano e in inglese - dedicato a questo tour e in particolare alla data di Margherita di Savoia. Voglio testimoniare a tutti i nostri lettori il passaggio dei Duran Duran nella mia terra. Maria Grazia Frisaldi


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