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Speciale Sposi 2011

Per abito in copertina si ringrazia:

“DE FINIS COUTURE” Via dei Giardini, 33 Lucera


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sommario

ditoriale di ANNA RUSSO Più che mai storie di donne. Donne affermate nella loro professione. Donne in cerca di un successo meritato. Donne in lotta per un ideale. C’è tutto in questo numero di 6Donna, a partire dal “Personaggio del mese”, Gianna Fratta, musicista affermata in campo internazionale e prima donna a dirigere un’orchestra all’Opera di Roma e al Petruzzelli di Bari. E che dire, poi, della scrittrice in erba Irma Mecca, che al suo primo lavoro mette a nudo l’anima in un romanzo dal forte sapore autobiografico, in cui presenta la propria esperienza di vita e il ruolo che il destino ha avuto nello scompigliarle le carte in tavola. Donne, infine, sono le protagoniste dell’inchiesta. Una marea rosa che ha travolto le piazze di tutta Italia, Foggia compresa, per dire no alla mercificazione del corpo femminile, scandita ormai a colpi di messaggi pubblicitari devianti e scambio tra denaro, incarichi politici o televisivi e prestazioni sessuali. Una battaglia che le ha viste unite più che mai in difesa di ciò che ritengono più caro: la propria dignità. Nonostante la manifestazione del 13 febbraio abbia avuto come oggetto di polemica lo scandalo che ha colpito di recente il premier Berlusconi, abbiamo voluto tenere in secondo piano le vicende “particolari” (che troveranno conferma o smentita dall’azione giudiziaria) per concentrarci su un aspetto della polemica che definirei universale e che, per questa ragione, si spoglia di qualsiasi connotazione politica. Destra o sinistra, in questa protesta ciò che conta è restituire alla figura femminile quella dignità che la cultura moderna le ha tolto. Un’azione che credo debba anche varcare, però, i limiti che il femminismo porta solitamente con sé. Non si tratta di puntare l’indice solo sugli uomini perché, per ogni compratore, c’è sempre un venditore. Non si tratta di ribadire poi un’uguaglianza tra uomo e donna, troppo spesso spinta all’estremo. Tenendo come punti fermi la parità in tema di diritti umani, di responsabilità e occasioni lavorative, ritengo che l’uomo e la donna siano, per natura, diversi e per questo complementari, centri di due mondi che, quando si intersecano, originano nuove e proficue collaborazioni. Per affermare la propria identità, la donna non deve rinunciare al suo lato femminile, alle caratteristiche insite nel proprio essere, come sensibilità e femminilità, ma neanche sminuirle strumentalizzando quella stessa femminilità per raggiungere mete che toccherebbero forse allo stesso modo, senza scorciatoie. Viva dunque la differenza, vissuta nel rispetto della dignità propria e altrui. E viva anche quelle attenzioni galanti, sempre più rare dell’uomo nei confronti della donna, che non vanno vissute né come segno di debolezza da chi le compie, né con un atteggiamento di stizza da parte di chi le riceve. Uomini e donne semplicemente.

5 Attualità • Povera Capitanata • Addio Isola

6 Inchiesta • Incarichi politici e ruoli da starlette: nuova frontiera della scalata al successo

8 Personaggio • Gianna Fratta: io e la musica

e l a i c e p S 11 0 2 i s Spo

9 Speciale Sposi 2011 • Le nozze tra passato e presente • Abiti da sposa: il nuovo trend 2011 • Bomboniere, una tradizione intramontabile • Per la sposa più bella • Elettrizzanti impegni primaverili • Le isole degli innamorati • Dimora Romita, l’emozione del gusto e della tradizione • Naturalmente belle

17 Rubriche

22 Salute • Parliamo di… Anemia

23 Da leggere • “Sogno di volare”


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attualità

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Crisi e ammortizzatori sociali

Povera Capitanata Concessa alla provincia di Foggia la cassa integrazione in deroga per tutto il 2011 In un clima politico-economico avvelenato dal fantasma della crisi, la provincia di Foggia sale ai tristi onori della cronaca per essere una delle poche province italiane a cui è stata concessa per tutto il 2011 la cassa integrazione straordinaria in deroga. Terzo tipo di cassa integrazione, che si aggiunge a quella ordinaria e straordinaria, è aperta alle imprese anche artigiane e cooperative fino a quindici lavoratori, alle imprese artigiane cooperative con più di 15 lavoratori che non rientrano nella normativa della cassa integrazione straordinaria e alle imprese industriali con più di 15 lavoratori che hanno finito il periodo della Cigs. In tutta la provincia di Foggia, nel corso dello scorso anno, si è verificato un aumento della cassa integrazione straordinaria e in deroga del 294% rispetto al 2009, che ha ‘sottratto’ circa 3,5 milioni di euro al reddito dei lavoratori foggiani. Questi dati inquadrano chiaramente la crisi produttiva di Capitanata, ed emergono dalle elaborazioni del-

l’Osservatorio Cig della Cgil sui dati Inps aggiornati a dicembre 2010. I settori toccati maggiormente dalla crisi sono stati quello della chimica, del legno, del commercio e dell’edilizia. In tutta l’Italia la cassa integrazione ha raggiunto la quota di circa un miliardo di ore, ed ha interessato 600mila lavoratori; solo in Capitanata le ore sono state circa 490mila. In tutta la provincia di Foggia, tra gennaio e ottobre 2010, si sono registrate 455.062 ore rispetto alle 90mila dello scorso anno, con un aumento del 400,55%. Il settore del commercio è stato quello più colpito, dalle 23mila ore del 2009 ha raggiunto le 156mila del 2010. Colpiti anche trasporti e comunicazione, 44mila ore rispetto a zero del 2009, così come il settore di carta e poligrafici, che registrano 32mila ore di cassa in deroga. Tra le imprese che stanno facendo ricorso alla cassa integrazione straordinaria in provincia di Foggia, la Bellaria di Ascoli Satriano (mobili, crisi aziendale), la Icoma di Manfredonia (produzioni

meccaniche, amministrazione straordinaria), la Gimpac di San Giovanni Rotondo (prefabbricati in cemento, crisi aziendale), la Imeltel di Poggio Imperiale (cablaggi elettrici, crisi aziendale), la Imar di Manfredonia (carpenterie meccaniche, crisi aziendale), l’Ala Fantini di Lucera (laterizi, crisi aziendale), la Somacis Group di Manfredonia (circuiti stampati, crisi aziendale), la Puliservice di San Giovanni Rotondo, (servizi per aziende, crisi aziendale). (Fonte: Cgil Foggia). Le sigle sindacali reputano necessario affiancare agli ammortizzatori politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori in Cassa integrazione. Il punto comune è proprio la riassunzione dei lavoratori da parte delle aziende, così da ricreare stabilità e un rilancio dei consumi. Ma si rivela altrettanto necessario un maggiore controllo, che da ora in avanti verrà effettuato, sulle ore autorizzate di cassa integrazione rispetto a quelle effettivamente utilizzate. Maria Rosaria De Leonardis

Info dal governo

La Cassa integr per tutto il 2011. Il azione è stata prorogata ciato lo scorso dicemprovvedimento, annunvoro Maurizio Sacc bre dal Ministro del Lasoddisfazione dalla oni, è stato accolto con per i sindacati la CIConfcommercio, mentre rappresenta solo l’i G (Cassa Integrazione) terventi assolutamennizio di una serie di inincontro alle impres te necessari per andare mento economico. e in questo critico moIl Ministro ha spie rifinanziamento sara gato che le risorse per il la domanda reale denno calcolate in base almonitorata e censitall’ultimo anno, che sarà sa medaglia: da un . Due facce di una steslato i lavoratori, costr a fermare la propria at etti l’unica àncora di salv tività aggrappandosi almente disponibile, la ezza economica attuall’altro le aziende, cassa integrazione, dalmedie, che considersoprattutto le piccole e ano il provvedimento gli ammortizzatori so dela loro stessa soprav ciali fondamentale per vivenza.

FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...

Lidia Morelli, prima riserva del reality

Chi era Giorgio Almirante?

Addio Isola

Alla figura di Giorgio Almirante la città di Foggia ha intitolato una strada che parte da via Santoro e si trasforma, ironia della sorte, in via Berlinguer. Una scelta audace quella di accostare Almirante a Berlinguer, figura fondamentale nella storia del partito comunista almeno quanto Almirante lo è stato per il Movimento Sociale Italiano. Storico uomo politico della destra, Giorgio Almirante nacque a Salsomaggiore, in provincia di Parma, il 27 giugno 1914. Il padre, attore, direttore di scena di Eleonora Duse, apparteneva ad una famiglia di attori e di patrioti. A Roma Almirante conseguì la laurea in Lettere. Parallelamente agli studi, intraprese la carriera di cronista praticante presso il quotidiano fascista “Il Tevere”. Cresciuto in piena epoca fascista, militò nelle organizzazioni giovanili fasciste e combattè nella seconda guerra mondiale. Quasi cinquant’anni dopo, avrebbe ammesso di essere stato allora razzista e antisemita in buona fede e per motivi politici (come molti giornalisti italiani poi passati all’antifascismo). Il suo riscatto lo ebbe già durante il periodo della Repubblica di Salò, quando salvò dalla deportazione in

Risoluta afferma: “Anche se mi chiamassero, non partirei” Germania un suo amico ebreo e la famiglia di questo, nascondendoli nella foresteria del ministero della Cultura popolare a Salò. Il 26 dicembre 1946 partecipò alla riunione costitutiva del “Movimento sociale italiano” (MSI) di cui poi divenne segretario. La segreteria Almirante mirava fin dall’inizio all’unità delle destre, trattando a tal fine con i monarchici e con gli indipendenti di centro-destra. Negli anni ’80 Almirante assunse personalmente la carica di direttore politico del Secolo d’Italia. Morì il 22 maggio 1988. Fini onorò nel suo predecessore e maestro “un grande Italiano” e “il leader della generazione che non si è arresa”. L’eredità di Almirante è stata raccolta dalla moglie Assunta, considerata la memoria storica della destra italiana. Del suo rapporto con l’amato marito, “donna Assunta” come si è soliti definirla, parla nei libri “Giorgio, la mia fiamma. Assunta Almirante racconta” e “Donna Assunta Almirante, la mia vita con Giorgio“.

Non ci sta a fare la riserva Lidia Morelli e non partirà per l’Honduras. La stilista foggiana, oggi felicemente casalinga dedita alla sua famiglia, resta a casa e l’Isola dei Famosi non la entusiasma più. Il sogno dell’aspirante Nip (i concorrenti non famosi) naufraga contro una votazione ingarbugliata nella puntata del 6 febbraio scorso di “Quelli che il calcio e…”. Avrebbe voluto rappresentare le donne italiane, poteva diventare l’idolo delle casalinghe, ma non è bastata la sua determinazione. I concittadini incollati allo schermo aspettavano il bis dopo il trionfo di Vladimir Luxuria con le sue lezioni di foggiano spiaggiate sull’arcipelago. Madre di due figli, piuttosto apprensiva, Lidia Morelli sognava di evadere sull’Isola e di dedicarsi a se stessa. Preoccupata dal divieto di portare creme solari, aveva già brillantemente superato la prova costume all’ora del the nella prima sessione di voto. Ma la ‘macumba’ dei suoi figli deve aver funzionato. Cristiano Malgioglio e Nicola Savino non perdonano: la giuria, supportata da una Simona Ventura che fa carte, manda a casa la Nip foggiana e spedisce sull’Isola la diretta concorrente, salumiera di Ladispoli. Lidia Morelli, ex titolare dell’atelier “Veli

Superflui” che ha deciso di abbandonare per cambiare vita e dedicarsi magari alla scrittura (ha un libro nel cassetto), torna dalla sua famiglia e ricomincia lontano dal piccolo schermo, senza perdere il sorriso. L’esperienza del voto l’ha segnata abbastanza da decidere di non partire qualora fosse necessario ricorrere alla riserva. “Non sono pronta più a partire (si fa una risata, ndr). In questo momento ho completamente accantonato questo pensiero. Sono una persona molto sensibile e quando il contesto non mi piace perdo il mordente e la voglia. Questa votazione mi ha fatto capire che non c’è abbastanza sincerità ed ho perso l’entusiasmo. Gli autori hanno svolto correttamente ed in maniera assolutamente professionale tutto il lavoro iniziato nel luglio scorso, con una serie di selezioni, e tutto quello che è accaduto fino alla puntata del 23 gennaio è andato benissimo proprio grazie a loro. Ma in una frazione di pochi secondi tutto è crollato e sono stati preferiti i due uomini, pur non essendo stati votati allo stesso modo delle donne. Io avrei voluto rappresentare l’autenticità, ma se non mi sento accolta preferisco non partire”.


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inchiesta

Sesso e potere. Il popolo rosa scende in

Incarichi politici e ruoli da starlette: la Un tempo c’erano la maggioranza con la sua azione politica e l’opposizione con i suoi girotondi. Quando si decideva di seguire la carriera politica, si partiva dal basso: consigliere comunale, sindaco, consigliere provinciale, presidente della Provincia e così via, fino alle alte cariche istituzionali. Sempre un tempo, gli incarichi politici erano rivestiti quasi esclusivamente da uomini. A un certo punto della storia, però, con l’avanzare della schiera di consigliere, deputate e ministre, si è salutato l’inizio della nuova era, acclamata con entusiasmo da chi chiedeva maggiore rispetto per le quote rosa. E in questo clima di rivincita poteva anche essere salutata con un sorriso l’acclamazione di Mara Carfagna come la più bella ministra del mondo. La svolta, così, sembrava essere vicina. In realtà, una svolta c’è stata, ma non quella sperata. La rivoluzione è finita a colpi di sexigate, racconti a luci rosse, fantomatiche fotogra-

fie di nudo poco “artistico” di cui tutti parlano, ma che nessuno sembra mai aver visto. E soprattutto ragazze, giovani e belle. Prostitute, sussurra qualcuno, ‘escort’, si difendono loro, secondo le nuove frontiere del linguaggio internazionale. E se i giornali di New York deridono il “Bordello State” italiano, c’è chi, a quel bordello dice no. A scendere in piazza non sono i girotondini, né i giovani dei movimenti sociali, ma attrici, giornaliste, scrittrici e deputate. Tutte donne, tutte in piazza, insieme per rivendicare la loro dignità ferita e per dire basta alla mercificazione del corpo femminile. Ma, al di là di ogni ideologia politica, di chi sarà la responsabilità della nuova cultura sessista del “sultano”? Sono più colpevoli quegli uomini che utilizzano le donne a fini sessuali o quelle donne che si fanno utilizzare in cambio di denaro e successo? Due facce della stessa, opaca, moneta. Anna Russo

Dignità femminile: i perchè di “Se non ora quando?”

La rivoluzione parte dal Web

Società usa e getta

I volti delle donne che contano

Basta con il dito puntato contro Eva la tentatrice Un grande movimento di coscienze, richiami continui nei giorni frenetici che hanno proceduto la manifestazione del 13 febbraio. Un tam tam che ha avuto giornali, blog e facebook dalla sua, per diffondere le note di una nuova musica. E’ la rinascita del Paese, quella prospettata dalle donne scese in strada, nelle piazze delle grandi città italiane, per dire no ad una visione distorta del rapporto uomo/donna, in cui sesso e potere giocano un ruolo predominante. E se Concita De Gregorio cita San Suu Kyi, per ricordare che “non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati”, le promotrici della manifestazione nazionale invitano le donne, “senza alcuna distinzione, a difendere il valore della loro dignità”. Il richiamo è per tutte coloro che non scelgono la strada più facile per il successo, che lavorano fuori e dentro casa, che hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile. In strada a manifestare contro la ripetuta, ostentata rappresentazione delle donne come oggetto di scambio sessuale, offerta da gior-

nali, televisioni, pubblicità che utilizzano immagini di nudo femminile per reclamizzare dallo shampoo ai prodotti dimagranti, dalle auto alle bevande alcoliche. Contro la cultura diffusa che propone alle giovani generazioni di raggiungere posizioni di prestigio e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici. Contro il barbaro baratto tra pratiche sessuali da un lato e ruoli da consigliera comunale, ballerina e attrice dall’altro. In mezzo, una fiumana di borse firmate, scarpe, occhiali giganti che costano quanto la rata di un mutuo. In difesa della dignità femminile il 13 febbraio sono scese in piazza anche le donne foggiane. Ad aderire alla manifestazione molte tra le associazioni culturali, sociali, politiche e sindacali cittadine, tutte unite dalla richiesta di un maggiore rispetto per la di-

gnità femminile. “Il che non prelude necessariamente ad un discorso moralista – commenta Rita Saraò, portavoce di ‘Donne in rete per la Rivoluzione gentile’ -. Ci sono donne che decidono liberamente di vendere il proprio corpo. Non è nostra volontà condannarle, sono libere di farlo, a patto però che abbiano l’età giusta per decidere in autonomia. Purtroppo spesso le cose non vanno così e sempre più ragazzine si fanno allettare da facili scorciatoie, senza avere la giusta capacità di discernere”. Se di discorso moralistico non si tratta, certo l’aspetto etico rimane fondamentale nel porre l’accento sul “mal” costume diffuso tra alcuni uomini, abituati ormai a pagare la donna in cambio di prestazionisessuali. Per le manifestanti foggiane la rivoluzione, che deve essere allora innanzitutto culturale e politica, si accompagna allo slogan. “Comincia una nuova epoca in cui le donne saranno protagoniste della rinascita del Paese accanto a quegli uomini che saranno in grado di lavorare con loro”. a.r.

Nell’era della comunicazione virtuale la rivoluzione del popolo rosa sbarca sul web. E in un’epoca in cui l’immagine, soprattutto quella femminile, accattivante e “poco” vestita, impera tanto da assumere gli inquietanti tratti della normalità, è Facebook a raccogliere l’iniziativa di un gruppo di donne che hanno invitato le “amiche” del social network a sostituire la foto del proprio profilo con quella di una donna diventata famosa per il grande impegno culturale, politico o civile. L’invito recita così: “In un periodo in cui la stampa, voyeristica e morbosa, sembra attribuire alle donne come unica professione ‘il lavoro più antico del mondo’, riscopriamo le grandi donne del passato, per permettere a quelle del presente di avere modelli diversi di

identificazione e non inibire lo sviluppo di quelle del futuro”. Le varie Francesca, Isabella, Enza, Rosaria hanno preso il volto di Oriana Fallaci, Angela Merkel, Marguerite Yourcenar. Claudia invece, ha deciso di onorare il volto di una donna che non è diventata famosa al grande pubblico, ma che per lei è stata modello di forza e purezza interiore. “Oggi sono la zia Gina. Lontana parente morta a quasi 90 anni. Si innamorò da giovane, ricambiata, di un coetaneo, intelligente ma molto povero. Si fidanzarono e lei lo portò alla laurea. Si dovevano sposare ma lui confessò che avrebbe mantenuto la sua promessa di matrimonio solo per riconoscenza. Non era più innamorato. La zia Gina non accettò il compromesso. E’ morta nubile”. a . r.

“Per una democrazia compiuta” L’appello lanciato dal comitato “Se non ora quando?” a partecipare ad una giornata di mobilitazione nazionale ha trovato, lo scorso 13 febbraio, ampio consenso tra donne e uomini che non possono riconoscere lo stereotipo di un’immagine semplificata e “impoverita” della donna. Una manifestazione che ha voluto riaffermare il valore della dignità e delle libertà delle donne attraverso una “rivoluzione gentile”, come lo sventolare di sciarpe bianche, simbolo di pace. Donne diverse provenienti da mondi diversi; ma anche donne immigrate, di generazioni e di fedi diverse, tutte insieme a manifestare per il rispetto delle intelligenze; tutte insieme per rivendicare che le donne possono e devono essere protagoniste di una rinascita culturale, sociale ed economica del nostro Paese. Da molti anni non si vedevano così tante donne in piazza, a Foggia: una partecipazione che ho letto con entusiasmo perché è proprio nella partecipazione che può germogliare un progetto nuovo, per le donne e non solo. L’incompiuta democrazia del nostro Paese è, del resto, determinata dalla scarsissima presenza delle donne nei luoghi decisionali, privandosi di fatto delle loro competenze ed esperienze. La politica deve nutrirsi di desideri, alimentarsi con l’azione, vivere nelle relazioni, produrre benessere. Certamente tocca ad essa dare risposte efficaci ed approfittare dei “saperi” femminili, ma spetta alla formazione, credo, il compito più difficile e affascinante: promuovere e seminare una cultura delle differenze di genere che valorizzi, appunto, le differenze, capitalizzi le competenze e i potenziali cognitivi ed emotivi di ogni singolo uomo e donna. Franca Pinto Minerva Preside Facoltà di Scienze della Formazione


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inchiesta

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piazza contro la mercificazione delle donne

nuova frontiera della scalata al successo Contro la cultura sessista del “sultano” nasce un nuovo slogan: “Non tutte gli uomini comprano, non tutte le donne sono in vendita” Ste fan ia Cre atu ra

L’AM AR A SOC IETA’ DEL DO UT DES

e reali, sono figlie di quel conflitto Quella attuale è una situazione com- le donn che tira le fila di tutto: politica, ressi d’inte A . plessa che va analizzata su più piani tv, sesso e potere. Da 20 anni le tv commerquante donne si toglie la possibilità di diciali hanno sdoganato modelli: cos’è la memostrare i propri meriti perché scavalcate teorina? E la velina? Solo dei bei corpi”. carle da chi usa altri mezzi? E quante sono Il pensiero di Stefania va ad Anna Mariere politiche improvvisate da donne che i che non voleva le venissero nascoste gnan hanno l’unico merito di essere ‘in confidenle rughe: ci ho messo una vita a farmele! diza’ col potente di turno? Questo dovrebbe ceva, “ma anche a professioniste come Miessere argomento di discussioni serie, sia lena Gabanelli, Rosaria Capacchione, Marperperché a pagare sono i contribuenti, sia gherita Hack, Sabina Guzzanti, Cecilia ché si tratta di donne catapultate in politica Strada, Ilaria Alpi”. Il 13 ho manifestato ansenza avere requisiti o capacità: uno schiafche io a Roma: non credo cambierà qualcoalben di e fo alla storia italiana, fatta di donn sa ma voglio difendere il mio onore e queltro calibro”. A parlare è Stefania Creatura, lo dell’Italia. Sono scesa in piazza, insieme i giovane giornalista foggiana tra gli autor alle altre, per dire anche io, come Umberto (insieme ad Andrea Annessi Mecci, Franco Eco, No. Io no!”. Sulla possibilità del camFrasassi, Andrea Petrosino e Luisa Sgarra) biamento, Stefania taglia corto: “La speCava della video-inchiesta “Le dame e il ranza, diceva Monicelli, è una trappola inliere”, prodotta da Telemaco, ed incentrata ventata dai padroni per dire ‘state buoni’. sugli scandali e sexy-gate che stanno conCi vogliono impegno e coerenza da parte di dizionando la politica italiana. e le persone giuste in politica: peda“Non so se indignarmi con chi si circon- tutti, te al Ministero dell’Istruzione, espergogis da di ‘donne pagabilmente’, come direbbe ti di antimafia al Ministero dell’Interno”. Cetto La Qualunque, o con chi si vende. Le Mariagrazia Frisaldi ‘Arcorine’ sono un clichè molto lontano dal-

Kat ia Ricc i

UOM INI , INDIGNATE VI

Il sexygate in salsa italiana anima la rivolta del Circolo Culturale “La Merlettaia” di Foggia, che declina il suo pensiero al femminile, ma parla al singolare, genere macondivida la scelta di chi schile e femminile, per una nuova bene non rio corpo, Katia Ricci prop il e vend rivoluzione incruenta. ga difensiva. “Gli arrin sua una ha attii, atric fond Katia Ricci, tra le ano di questi pens ne cosa vista sfegatata, una di quelle che un uomini ono per un vend si che tari men parla roal tempo si sarebbe fatta mettere ono se chied Si ? lenticchie go per le sue idee, il 13 febbraio è piatto di quelnto solta è non ne ituzio scesa in piazza per celebrare i fune- la prost delita vend la e anch ma , corpi dei la moil ato rali del machismo. “È arriv hé perc a allor E ti? men mento di fare una seria riflessione le proprie giozze raga delle con la derse pren collettiva e nazionale sul rapporto utilizzando - dal mio punuomo-donna, su questo intreccio di vani che - male la libertà femminisesso, potere e denaro che sta avve- to di vista il proprio corpo? A me fa ono vend le navita lenando ogni momento della o l’uomo che va con le prozionale. Da questo momento in poi più schif approfitta del proprio poche e, ogni uomo si deve vergognare di stitut ri soldi per sfruttare prop dei e tere femcorpo il trattare in questo modo zze. Gli uomini si devominile, di fare pubblicità sfruttan- queste raga con i propri simili che nare indig no dolo, di spiarlo dal buco della serra questo modo il corpo in zano utiliz tura”. fino ad ora sono stati ma , Quello che gli organizzatori del- femminile ha scritto Suor Rita e Com lici. comp aso la manifestazione hanno volut di Caserta in una lettera solutamente evitare sono le stru- Giaretta o dire agli uomini che vogli ta, mentalizzazioni di partito. E, aper usare in questo molecito è più non na lavag tantomeno, mettere alla do il corpo femminile”. donne buone e donne cattive. Mariangela Mariani E per le giovanissime escort, seb-

R o sa ri a C a p oz

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T IT UZ IONE NO ALLA P ROS AC C ETTATA SO C IALMENTE partano

lavoro e prostituzione. ro C’è prostituzione e arrivino dal lo e , ta bi su , sta po ò im , pu ta si lu on vo corpo. N uQuella non enamente scelta dea che la prostit pi l’i al e, ol ire ev rid ap or ns in co n no do l quella an de qu o ta tiv tta te acce ante impera ne sia socialmen secondo il disarm fanno in mol- zio combattiamo tutti i giorni in prilo tto tu po Do ? “perché no elli- noi la la legge machiav te”, in ossequio al zi”. ma linea”. ez m i ica isa posizione, Rofine giustif Nonostante la prec ca secondo cui “il en am lic el anna chi usa il av nd hi co di mac Capozzi non ria sa rmiMa che qualcosa Ca ria raggiungere dete a è certa Rosa proprio corpo per el te perverso esist ap “I ns a co iv o at nt er tta op della co ttivi, ma è altre ie ob ti na es pozzi, presidente m oil pr il ò essere responsabile per che questo non pu le vo e ov filo di Arianna” e lle nu de e le nz al iare lle accoglie ggio da lanc egetto “Roxana” de ente e lavora- sa devono essere lib lm ti ua ut ss “T se . ni te ta zio ut ra ne ge za donne sfr riz ato ss au ce esto non solutamente ne scegliere, ma qu tivamente. “E’ as ostitute di ri di pr del compromesso le la tra el uo qu e ng ch sti e rio fare un di lo a ritener so re tie es il successo. Una m r un pe no nica strada l’u sia ono strada, che pratica vi e ch e ica coloro che cred o alternative strada che mortif ma perché non hann te pe sis de un an sia gr ia n az izione co che la meritocr ra co an divono la loro cond la en a av cc della compr lle cui storie trabo ù equo di quello pi istr na, e le escort, de la sta a ue nz Q re e. pa e settiman a solo in ap ziocronaca nelle ultim e ta”. Una strad op ch e e cil nn ffi do di a la e la en parti che ce è una realtà che ap ssibilità di scelta, cata d’oro ma o con gli a po omesso, non tant un pr e m pr co m l se de o ne nn ha en comprolm Un cia i. so ss agire, sono to con se ste an qu , tri al ma che, nel loro in o poi, ci si ritrova una cultura che le so con cui, prima es m te condizionate da npe a ce a.r. icità e le indu a fare i conti. catena alla loro fis nel mondo del e oi at ci or sc le sare che

Cris tina Carella

LA BELLEZZA , UN VALOR E DA NON GENER ALI ZZAR E Cristina Carella è la più giovane delle donne intervistate. Con i suoi 24 anni e la freschezza dei suoi sogni bene incarna il salto generazionale. Nel 2006, la bella foggiana vinse la fascia di Miss Sasch Modella Domani nel concorso Miss Italia, titolo che le ha spalancato le porte della moda. Oggi vive e lavora a Milano come modella e fotomodella. Qual è oggi il ruolo della donna? Credo sia un paradosso pensare di poter generalizzare il ruolo della donna accostandolo a quello di alcune figure coinvolte negli scandali politici: sono diverse le funzioni sociali. Cosa ne pensi delle manifestazioni di “orgoglio femminile” che il 13 febbraio hanno animato le piazze italiane? Io sono a favore della libertà di pensiero e di manifestazione civile, diritto fondamentale in un Paese democratico in cui sia il popolo a decidere. Da giovane donna, quale aspetto di questa situazione ti indigna maggiormente? Essere donne è un dono meraviglioso. Perchè la donna, vivendo in sè il miracolo della vita è vicina a Dio. Per

questo credo che calpestare la dignità femminile non sia misericordioso nei confronti di Dio. Credi sia possibile emergere ed affermarsi lecitamente nel campo della moda e dello spettacolo? Assolutamente si. Occorre sacrificio, impegno, tenacia e un po’ di fortuna. Bisogna studiare per essere complete e non sentirsi mai arrivate. Dare sempre il massimo della professionalità e della correttezza. Esistono dei modelli di donne e professioniste cui ti ispirari? Penso ad artiste complete come Raffaella Carrà, o a donne intelligenti e sagaci come Luciana Littizzetto. Hai citato donne che non hanno costruito la loro carriera sulla bellezza… Non dobbiamo considerare un singolo tipo di bellezza. Il bello non è unico, ma è quanto di più soggettivo possa esistere. Credi sia possibile costruire una carriere sulla bellezza? Forse in alcuni campi, come la moda, ma non credo sia giusto generalizzare. m.f.


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personaggio del mese

DIRETTORE D’ORCHESTRA, PIANISTA E COMPOSITRICE

Giana Fratta: io e la musica Personaggio di spicco del panorama internazionale, racconta come ha espugnato il palco del teatro Petruzzelli Si dice che i musicisti vivano in simbiosi con la loro musica, in una sorta di sublimazione del proprio essere, di elevazione spirituale ad essenza fluida, avvolgente, quasi ultraterrena. Si dice anche che il mondo esterno poco li riguardi. Indifferenti, intoccabili, figli di un dio maggiore. Se questo è il senso dell’arte, allora Gianna Fratta lo incarna pienamente. Comasca per nascita, foggiana di adozione, a soli 37 anni è oggi un personaggio di spicco del panorama musicale internazionale. Ma anche una personalità ricca di sfumature: idealista quando sostiene che per sfondare servono capacità e professionalità, imbarazzata quando ammetta di non conoscere il mondo dei talent show, appassionata quando parla della

sua grande passione. Pianista, compositrice e direttore d’orchestra, in questi anni ha calcato la scena dei più importanti teatri del mondo. Ultima sfida la direzione d’orchestra al Petruzzelli. Lei che era stata la prima donna italiana all’Opera di Roma, ha appena avuto il privilegio di espugnare anche il prestigioso teatro barese, per secoli regno incontrastato degli uomini. Come è nata la sua passione per la musica? Penso che sia nata studiando il pianoforte fin da bambina. Ho iniziato all’età di 5 anni e quindi la musica ha fatto parte di tutta la mia vita, sostanzialmente. Non credo di avere memoria della mia esistenza senza la musica. Ha fatto parte di me, la musica, da subito ed è stato naturale non poter pensare alla mia

vita senza di essa. Certamente quello che all’inizio era un gioco si è poi trasformato in una passione, in una ragione esistenziale e di conseguenza in un lavoro. Ma non credo che si nasca con una passione; come per i rapporti umani, affinchè si trasformino in qualcosa di vero, in una passione duratura, bisogna dedicarcisi molto, con impegno. Io l’ho fatto con la musica, ogni giorno. Lo studio in conservatorio richiede molti sacrifici. Ha mai pensato di mollare in quegli anni? Assolutamente no, sicuramente perchè non li ho mai avvertiti come sacrifici. In realtà mi divertivo molto, passare dalla scuola al conservatorio, da una piscina a una pista di sci. Io sono un tipo iperattivo, dormo poco e sono molto curiosa, di tutte le cose del mondo. Studiare per me è stato un modo per conoscere e per soddisfare la necessità di sapere. Non ho fatto fatica, forse mi ha aiutato anche il fatto di essere molto veloce nello studio, per cui conciliare Liceo, Conservatorio (pianoforte, composizione, direzione d’orchestra, musica corale e direzione di coro) e dopo Università (laurea in legge e discipline musicali) non è stato difficile e soprattutto non mi ha impedito di fare una vita completa. Cosa ha provato la prima volta nel salire su un palco davanti ad un vasto pubblico e dirigere un’or-

chestra, attività tradizionalmente maschile? Una grande emozione e soprattutto una grande responsabilità. Avere la bacchetta in pugno non è un segno di potere, è una grande assunzione di responsabilità. Non ho mai fatto troppo caso al fatto che di solito il direttore d’orchestra è un uomo.... anzi non ci ho mai proprio pensato. Mi piaceva e l’ho fatto. La musica per lei è…? La mia libertà, il mio modo per esprimermi, la mia emozione quotidiana. Direi che è la mia vita, in sostanza, o per lo meno è quello che conta nella mia vita. La prima volta al Petruzzelli: come ha vissuto l’attesa del grande evento? Tranquillamente ma anche con grande impazienza. Pregustavo le sensazioni forti e le emozioni che, lo sapevo già, mi avrebbero dato un’orchestra cosi’ prestigiosa e un luogo cosi’ simbolico per la musica. Certamente, essere la prima donna alla guida di un’orchestra di grande pregio come quella del Petruzzelli, è il coronamento di un lavoro e anche una tappa rimarchevole di un cammino spesso impervio, ma quello che è più significativo è la responsabilità che sentivo di dovermi assumere come donna anche al fine di sensibilizzare ad una presenza femminile competente sul podio e favorire il percorso di altre colleghe me-

Una donna cavaliere della Repubblica Diplomata in pianoforte e composizione col massimo dei voti, oltrechè in direzione d’orchestra con lode, Gianna Fratta si è laureata in giurisprudenza e discipline musicali con 110/110 e lode. Dopo una brillante carriera come pianista, negli ultimi anni si è sempre più dedicata alla direzione d’orchestra lavorando con orchestre come i Berliner Symphoniker, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, la Sinfonica di Macao (Cina), la Cappella Istropolitana di Bratislava, la Mimesis del Maggio Musicale fiorentino, la Royal Accademy di Londra, l’Orchestra della Fondazione Toscanini di Parma, la “Nuova Scarlatti” di Napoli, la Russian Simphony Orchestra, l’Orchestra Sinfonica di Sofia e di Kiev, la Sinfonica di Greensboro (USA), l’Orchestra de l’Ille de

France, la Sungshin Orchestra di Seoul (Corea), la Sinfonica di Sanremo, L’Aquila, Bari, Lecce, l’Orchestra del Teatro Nazionale di Belgrado e molte altre in tutto il mondo. E’ stata assistente del grande direttore russo Yuri Ahronovitch, che ha scritto di lei “Non ho mai conosciuto un direttore così giovane e già così dotato di cuore e di braccio”. E’ titolare di cattedra al Conservatorio di Foggia. Il grande impegno dimostrato nell’attività di direzione d’orchestra le è valso il più ambito riconoscimento per un italiano: il 7 marzo 2009 è stata insignita del titolo di Cavaliere del lavoro della Repubblica italiana dal Presidente Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia “Onore al Merito” tenutasi al Quirinale per i risultati da lei ottenuti in campo internazionale come direttore d’orchestra.

CARTA D’IDENTITÁ N

ome Nome Nata a Il Residenti a Professione Hobby Film Libro

ritevoli. La vita dell’artista non è sempre facile: per uno che ha successo tanti altri rincorrono la fama senza toccarla. Vale sempre la pena? E a cosa è imputabile la fortuna? Vale sempre la pena se hai talento (quanti inseguono il successo.... senza avere i mezzi e le competenze!). La fortuna non c’entra niente. Ci sono al massimo le occasioni. A tutti ne capitano, solo che bisogna essere pronti a coglierle, inseguirle, volerle, perseguirle e concretizzarle. Il problema è che per arrivare ad un certo livello non basta essere dei grandi artisti, almeno al giorno d’oggi. Ci vogliono una serie di altre capacità che poco hanno a che fare con la musica, molto più col carattere. Comunque la mia convinzione è che se si ha poco talento si può diventare famosi o avere successo grazie a escamotages, scorciatoie e forse anche alla fortuna. Se hai tanto talento... prima o poi qualcosa succede. Non ci credo ai Mozart nel cassetto. Cosa pensa dei talent show? Cos’è un talent show? Non so, non li vedo, non li seguo, non so di fatto cosa siano. Ha un modello a cui ispirarsi? Si, un modello di uomo, di persona, di musicista e direttore d’orchestra eccezionale. Il mio Maestro, purtroppo morto qualche anno fa, è Yuri Ahronovitch. L’uomo che mi ha fatto credere di avere le carte in regola per riuscire. Il suo compagno è un musicista. All’interno di una coppia svolgere lo stesso lavoro avvicina oppure può allontanare? Credo che avvicini. Ma è uno dei tanti, tantissimi fattori. Certo la condivisione di una cosa cosi’ grande come la musica è un bel collante. Ma ce ne devono essere tanti altri. Se non avesse fatto la musicista oggi si vedrebbe in che attività? Questa è la domanda più diffi-

Gianna Fratta Erba (Como) 22/08/1973 Foggia Direttore d’orchestra Sciare, leggere, nuota re Tutti i film di Kubrick La voce a te dovuta di Pedro Salinas

cile. Mi lasci pensare. Non mi viene in mente nient’altro. Ad una sua ipotetica figlia, che consiglio darebbe per il futuro? Penso che le darei (o gli darei) tantissimi stimoli per offrirle la possibilità di scegliere. Pochi consigli, molti esempi. Vorrei che fosse felice e che avesse, come me, la fortuna di fare quello che le piace e soprattutto quello per cui è portata. Per esempio il mio lavoro per tante persone è una fatica immensa, io non faccio alcuna fatica, ho molta facilità e velocità nello studio delle partiture, nel memorizzarle e realizzarle secondo le mie idee. Ecco, vorrei che facesse un lavoro naturale per lei, in cui potesse raggiungere livelli alti senza fare fatica e divertendosi. Spererei, in cuor mio, che la musica potesse far parte della sua vita, in qualsiasi modo! Anna Russo

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Rosa Cotugno Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Simona Guerrera Maria Rosaria De Leonardis Rubriche avv. Katia Monopoli dott.ssa Alessandra D’Apolito dott.ssa Floredana Arnò dott.ssa Edvige Carnevale dott.ssa Marcella Bevilacqua dott.ssa Valeria Ventura Luigia De Vito Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail 6donna@virgilio.it Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


Speciale sposi 2011

Le nozze tra passato e presente, tradizione e modernità

SPECIALE SPOSI 2011 Atmosfere ed emozioni da vivere e condividere in mondovisione. E la realtà della crisi economica da affrontare

Il 2011 sarà l’anno della Favola moderna. A Monaco e a Londra, nel Principato e nel Regno per eccellenza, e indirettamente in ogni parte del mondo, si attendono da tempo le Nozze chiamate a far rivivere un passato che più glamour non si potrebbe. La bionda Charlene accanto ad Alberto, finalmente sposi in una cerimonia ad uso e consumo del popolo in festa e non delle solite teste coronate e degli immancabili, selezionatissimi vip. E il ricordo di Grace Kelly, della sua bellezza raffinata e della sua classe consegnata dal cinema direttamente al mito, sarà l’ospite che nessuna telecamera riuscirà a inquadrare. La sbarazzina Kate chiamata ad evocare e allontanare al tempo stesso l’icona di Lady Diana, promessa sposa di William, il figlio prediletto di quella Principessa tanto imbarazzante per la Corte e invece così adorata dalla gente comune. Cerimonie dai costi astronomici, ma che rappresentano comunque un investimento in immagine e marketing per rispolverare fasti ormai lontani e appannati, rilanciare il turismo in maniera anche discutibile (i piatti con le facce e i nomi dei promessi sposi inglesi sono già in vendita on line) ritrovare il senso di appartenenza e identità nazionale, distinguersi ancora e sempre in tempi di globalizzazione e omologazione imperante. Una nuotatrice, una studentessa, e prima ancora una giornalista (Letizia) sposa del principe Felipe, erede al trono di Spagna, e le coppie assolutamente sbilanciate – per status ed esperienza di vita – ma non per questo lontane da castelli e troni che hanno diviso l’opinione pubblica nel nord Europa: chiunque allora può avere accesso al Sogno, alla Favola, e il gioco delle somiglianze può lasciare spazio a quello delle immedesimazioni e delle speranze che viaggiano in carrozze trainate da cavalli bianchi. Così vicine e al tempo stesso ir-

raggiungibili. Come ben sanno le coppie alle prese con i preparativi per le nozze nell’anno della crisi economica, dei conti da far quadrare, del low cost che diventa l’unica opzione possibile e non una scelta snob di divi come Richard Gere e Cindy Crawford, che anni luce fa scelsero Las Vegas e anelli di latta, l’invito esteso a quattro amici per le loro nozze. Due giovani lucerini nel 2009 sono saliti alla ribalta con un matrimonio a costo contenuto oltre ogni possibile immaginazione, intorno ai 1500 euro, l’unico che potevano permettersi: quindi abiti da cerimonia ricevuti da altri (sfidando la superstizione), addobbo floreale ridotto ai minimi termini, e antipasti e pizza per tutti gli invitati, ampiamente recuperati con i regali rigorosamente in denaro contante, eliminazione di ogni dettaglio ritenuto superfluo. Non proprio la favola, ma un giorno comunque da ricordare, tra sorrisi e imbarazzi. Tra gli estremi, un’ampia gamma di opzioni per arrivare comunque all’altare senza frustrazioni e all’altezza delle proprie aspettative. Scegliendo con attenzione i professionisti al quale affidarsi, selezionando il numero di invitati, pensando a sé e non alla proiezione di sé, affidandosi al (buon) gusto e non all’opulenza, allo sfarzo, magari rinunciando agli effetti speciali che possono rivelarsi addirittura un boomerang. Perché i fuochi d’artificio possono accendersi semplicemente incrociando lo sguardo, anche in occhi bagnati di lacrime di stupore, conferma e felicità. Angela Dalicco

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Il codice dell’eleganza è scritto nel tessuto, tra cristalli e ricami

Abiti da sposa: il nuovo trend 2011 Tradizionali e innovativi per vestire un giorno perfetto Come recita il proverbio? Qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo. Qualcosa di blu e qualcosa di prestato. Già, difficile non farsi prendere da piccole manie e rituali scaramantici alla vigilia del grande giorno. In generale il 2011 sarà l’anno del ritorno alla tradizione, con abiti sirena e dalle linee redingote nelle nuance dell’avorio e del rosa incipriato, e dello stile principesco attraverso gonne vaporose e drappeggiate che donano alla donna maggiore prestanza. Bianco addio? Certamente no: il bianco è ancora il colore più utilizzato per gli abiti da sposa, perché quel giorno ogni donna è una fata, un cigno, una principessa, un’apparizione. Ma per chi ama sconvolgere e sedurre, senza mai cadere nel volgare, appaiono sulla scena abiti fucsia o con piccoli richiami al viola: sullo stile dell’Ottocento o sullo stile sirena, i due colori si alternano al bianco per dare alla donna un pizzico di raffinata bizzarria. Anche gli abiti “red passion” si confermano nuovamente protagonisti in alcune collezioni con gonne drappeggiate e bustini attillatissimi: un colore vivace e intenso dedicato alle nubende dal carattere forte e deciso. In tinta unita o maestralmente abbinato al bianco candido, il rosso si impone per la sua brillantezza e vivacità. Il pizzo cede il passo ad altri tessuti,

come il mikado, il tulle, il jersey di seta, l’organza, lo chiffon che meglio si adattano a tutte le spose e a tutti i fisici. Il tulle è il protagonista evanescente e vaporoso, declinato in gonne importanti, accostato a tessuti rigorosi che, per contrasto, ne fanno emergere la personalità poliedrica. Il tulle ha tante sfaccettature: interpreta situazioni neoromantiche, disegnando balze e sovrapposizioni, ma sa anche essere sobrio, quasi essenziale lasciando spazio a delicati effetti “vedo non vedo”. Sa far emergere l’aria retrò dell’abito, ma anche essere di una semplicità modernissima. È un alleato impareggiabile del bianco, dalla purezza dell’effetto ottico alle sfumature leggermente più morbide del madreperla. È un interprete perfetto delle spose contemporanee, versatile e capace, ancora una volta, di emozionare. Corpetti e bustier restano un must, anche nelle collezioni del 2011. Per chi vuole osare ci sono quelli effetto nudo, resi preziosi da cristalli e pietre colorate. Piccoli fiocchi, luminosi Swarovsky e leggeri pizzi ornano le stoffe senza appesantirle e regalano un effetto nudità casto, che può essere sfoggiato anche in Chiesa ed essere riutilizzato anche dopo il matrimonio, come elegante sotto giacca o abbinato a un jeans. Torna in auge il velo: stupendo se dipinto a mano o decorato con preziosi cristalli Swarovsky. Bianco sì, ricamato e decorato con cristalli, ma anche colorato in pendant con l’abito. Angela Dalicco


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Dalle più classiche ai moderni ciondoli e monili

BOMBONIERE

Una tradizione intramontabile Nelle case degli italiani oggigiorno, nonostante la crisi, c’è di tutto e di più, per cui scegliere una bomboniera che concili in sé diverse caratteristiche non è cosa facile. Come scegliere? Innanzitutto, l’oggetto in questione deve riuscire a mettere d’accordo i due futuri coniugi, poi deve essere utile, fine, elegante e deve rispecchiare il gusto e lo stile della festa. Nel senso che, se si organizzerà una cerimonia semplice, in masseria o in qualche agriturismo, potrebbe risultare stridente una bomboniera troppo raffinata. O, al contrario, se gli sposi decideranno di allestire un matrimonio principesco, anche la bomboniera dovrà adeguarsi allo sfarzo della cerimonia. In ogni caso, che questa sia un piccolo ricordo o qualcosa di più sostanzioso, rappresenta nei confronti degli invitati un segno di riconoscimento e di affetto per la propria presenza per cui la decisione va presa con cura. Le bomboniere possono essere in ceramica, in vetro, in argento o in cristallo, anche se nulla impedisce di lasciarsi andare a doni meno convenzionali rispetto a piattini, ciotoline, cornici e zuccheriere. Si potrà sempre optare per preziosi monili da indossare, si potrà pensare a un ciondolo a forma

di cuore, per i più romantici. Ma se gli sposi hanno una passione comune o se c’è qualcosa in particolare a cui tengono e che vogliono condividere con gli altri, perché non assecondare questo desiderio? Ma che si insegua la tradizione o si persegua la strada della novità, è importante personalizzare le bomboniere e accompagnarle con un bigliettino riportante i nomi dei due coniugi e la data delle nozze. Confezionate in scatoline abbellite da candidi fiorellini e nastri di raso e rafia, che fanno la differenza, vanno di solito completate da sacchetti contenenti cinque confetti. Nelle comunità più piccole e ancora fortemente legate alle tradizioni locali, è abitudine associare a bomboniere e confetti anche un vassoio di dolci tipici, come i “sospiri” del Gargano o i “dolci della sposa” dell’Alto Tavoliere. Questi ricordi del giorno del sì devono essere acquistati uguali per tutti gli invitati, anche se un’eccezione va solitamente fatta per i testimoni che ricevono spesso doni di più elevato valore.

ECO DI RICORDI LONTANI La bomboniera e il confetto Il termine bomboniera deriva dal nome francese “bon bon” che significa dolcetto. Nel 700 divenne di moda da parte dei nobili regalare dei cofanetti contenenti piccole prelibatezze e questa usanza si è mantenuta nel tempo, diventando una tradizione tutta italiana quella di distribuire confetti a tutti gli invitati. Il confezionamento è lungo e delicato, per cui è meglio ordinarli tre mesi prima della data della cerimonia. In ogni sacchetto vanno inseriti i cinque confetti (o comunque sempre in numero dispari) che simboleggiano: salute, ricchezza, felicità, fertilità e lunga vita. Da sempre considerati di ottimo auspicio (soprattutto per le giovani coppie unite in matrimonio), è ancor oggi diffusissima l’usanza, da parte degli invitati alla cerimonia di nozze, di gettare piccoli confetti agli sposi che, a conclusione del rito, escono dalla chiesa, insieme con riso (in segno di abbondanza) e petali di rose (in segno di amore e pazienza). In base ad una tradizione che vuole i confetti per il matrimonio, inderogabilmente, di colore bianco, il tipico confetto nuziale è formato da un nucleo interno, detto “anima”, costituito da un mandorla intera, di solito, sgusciata e pelata, di un sapore agrodolce, che rappresenta la vita; rivestito da multistrati di zucchero che è invece la speranza di una dolce unione. La produzione dei confetti, come la intendiamo noi, risale al ‘400, quando fu avviato il commercio della canna da zucchero con l’Oriente. Nella città di Sulmona, quindi, fu inventata la tecnica della confettatura ed ancora oggi, al Museo dell’Arte della confettatura, sono esposti i macchinari nei quali i confetti rotolavano per giorni interi, irrorati dallo sciroppo, oltre ai vari cimeli, oggetti rari e preziosi connessi con questa antica arte. Dal 1500 in poi, quindi, offrire i confetti agli ospiti più illustri, divenne una prassi consolidata, la conclusione ideale di ogni grande pranzo, in virtù del loro raffinato, prestigio, nonché del loro notevole valore economico.


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Colori, tendenze e accessori per esaltare personalità e naturalezza

Acconciature, scelta di classe e personalità L’importanza della preparazione e della presenza dell’hair-stylist al momento della prova abito, garanzia di attenzione e condivisione Il giorno del ‘sì’ è il giorno dei giorni per ogni donna, quello dell’incontro tra realtà e sogno: da qui la necessità di non lasciare nulla al caso, dell’emozione nel proiettarsi con professionalità e passione nell’Acconciatura Sposa, dell’innovazione per esaltare la classe, il portamento e l’unicità di ogni sposa. L’esperienza di Tessy – la prima attività inaugurata a 21 anni appena – suggerisce di puntare soprattutto sull’unione dell’Essere con l’Apparire, valorizzando dettagli sentiti come parte di sé, coniugando originalità e naturalezza. Anche attraverso accessori moda come piccoli diademi e cerchietti luminosi, spilloni con perle e strass, ciocche a contrasto per amplificare la luminosità. E colori moda come il viola, protagonista già da diverse stagioni e indicato particolarmente per donne pronte a cambiare e stupire, o il biondo platino reso immortale da Marilyn. Con accortezza e piccoli ‘trucchi’ per prendersi cura della salute dei capelli, lavorando con prodotti naturali come colori con complesso di alga corallina, senza ammoniaca, senza paraffina, senza resorcina, ma che garantiscono comunque la copertura al cento per cento dei capelli bianchi; in collaborazione con grandi marchi in grado di garantire un risultato ottimale. Utilizzando attrezzature di ottima qualità come spazzole antibatteriche e antistatiche con rullo anodizzato all’ossigeno o in ceramica, per garantire ancora - insieme a phon, piastre e ferri particolarmente ricercati – qualità e raffinatezza. Un lavoro che non può ovviamente essere circoscritto e limitato all’immediata vigilia delle nozze: particolarmente importante per la salute del capello è la fase della preparazione, che può partire anche da parecchi mesi, ed è finalizzata a ridurre ed eliminare qualsiasi stress nel capello, con un’accurata selezione dei prodotti da usare per preservarne e migliorarne la situazione complessiva, puntando magari su allungamento e infoltimento attraverso extension 100 per cento natural hair, per un’acconciatura più sostenuta ed elabo-

rata il giorno della cerimonia. E considerando gli ulteriori fattori, anche a livello psicologico, che potrebbero incidere e sfibrare e disorientare: non solo cura ma prevenzione, estesa anche a un regime alimentare e a uno stile di vita che non sono dei semplici dettagli, ma parti - spesso determinanti - di un insieme. Le prove diventano così non una semplice parentesi, ma tappe significative di un viaggio anche e soprattutto dentro di sé, necessarie e indispensabili per arrivare al divertimento e alla gioia di un’acconciatura che non sia semplice cornice ma parte integrante di un quadro bellissimo e ricercato al tempo stesso. Così come la presenza di Tessy al momento della prova abito è un valore aggiunto, un ulteriore attestato di personalità e classe al momento di una scelta serena e consapevole, per un’acconciatura ben elaborata ma che non deve allontanarsi dall’anima e dallo spirito della sposa in particolare e della donna in generale. Per questo vanno benissimo le tendenze di stagione e le novità del momento , ma tagli, lunghezze, colori, sfumature non possono e non devono prescindere dal sorriso e dalla luminosità che non devono mai mancare. La collaborazione di un eccellente staff nella divisione stilistico-tecnica è un’ulteriore spinta all’ingresso nel mondo di “Tessy Acconciature”, tutto da scoprire e tutto da vivere.

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Rose, peonie, calle, tulipani, margherite e orchidee: specchio dell’anima della sposa

Elettrizzanti impegni primaverili Per una cornice raffinata, ricercata ma al tempo stesso romantica A CURA DELLA DOTT.SSA MARIA SANTILLO

L’organizzazione di un evento così importante come le nozze richiede un’attenta e minuziosa preparazione. C’è un rituale da seguire, articolato in varie fasi: la scelta dell’abito, dell’acconciatura, degli addobbi e particolarmente dei fiori, amici allegri e festosi a cui è affidato il compito di esternare i sentimenti della fanciulla. Quali utilizzare? Il pensiero corre veloce alla regina incontrastata: la rosa. Apparve, nella notte dei tempi, in Cina, dove fu, a lungo, custodita gelosamente dai potenti del Paese. Una leggenda racconta che fu portata in occidente, con varie peripezie, da Marco Polo e successivamente diffusa dai Crociati di ritorno dalla Terra Santa. Una verità innegabile scaturisce da questi racconti: la sua beltà ha rapito il cuore dei botanici che, dalla capostipite, ottennero cultivar sempre più accattivanti fino alle attuali, splendide va-

rietà fra cui la protagonista della cerimonia sceglierà quella che interpreta poeticamente la sua storia d’amore. Molto simile come origini e come aspetto, è la peonia; anch’essa, infatti, proviene dall’oriente dove era coltivata solo nel giardino dell’imperatore. Il nome deriva dal medico Peone a cui, secondo voci antiche, gli dei donarono l’immortalità per i suoi apprezzati servigi. Gli esemplari attuali, hanno fiori doppi e piuttosto grandi, 15-25 cm di diametro, in boccio sono sferici, schiusi, si trasformano in una coppa di petali vellutati e

delicatamente profumati: fra le innumerevoli nuances, quelle del rosa realizzano uno spettacolo di assoluta bellezza. Queste due varietà, si coniugano, con indubbia efficacia scenica, insieme con calle, tulipani ed orchidee. Le prime hanno forme sinuose ed eleganti, steli slanciati, colori morbidi e luminosi, attributi che esaltano una sposa svelta, moderna. Tuttavia le corolle perlacee, simili a piccole campane, creano un’atmosfera soft, decisamente romantica e sembra che raccontino agli astanti la felicità dei due innamorati.

I tulipani, leggeri, quasi impalpabili, hanno tepali il cui colore latteo, sfumato nei toni pastello, lo avvicinano alle preziose porcellane di Capodimonte. Le foglie, di forma allungata e con un vezzoso incavo apicale, si sovrappongono lungo i bordi e si stringono verso l’alto a protezione degli organi interni. La letteratura nuziale li definisce il simbolo del possesso e della passione: la cerimonia viene, sicuramente, esaltata. Le orchidee, dal profumo dolce e sensuale, sono note fin dagli antichi Greci. Depositarie da sempre di intenti erotici erano, una volta, la base

per filtri e pozioni stimolanti. Oggi, pur permanendo l’antico significato, sono inserite principalmente in scenografie di interni e di eventi poiché concorrono a creare una cornice raffinata e ricercata. I fiori su descritti, cardini della decorazione nuziale, si accompagnano molto spesso con margherite, miosotis, violette, nuvole di gipsofila, tralci di edera, al fine di creare movimento e plasticità nelle composizioni. Queste ultime, sostenute da cestini, da basi sferiche o cilindriche, vengono disposte ai lati dell’ingresso della casa paterna, davanti al portale della chiesa, lungo la navata ricoperta dal tappeto bianco. Il loro compito è dolce e nello stesso tempo, malinconico: segnano il distacco della fanciulla da quello che è stato il suo mondo e la guidano all’altare. Anche lo sposo non sfugge al fascino del momento, è, infatti, consuetudine antica mettere all’occhiello della sua giacca, dei testimoni e delle persone care, quali anelli di congiunzione con la sposa e le damigelle, piccoli gioielli di Madre Natura come l’orchidea Singapore o la camelia Sasanqua, la Bouvardia o i classici ed intramontabili Fiori d’arancio. Si crea, così, una coreografia densa di significati e sentimenti profondi, foriera di messaggi augurali per una vita “ al plurale “, felice e feconda.


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Polinesia, Maldive e Messico

Le isole degli innamorati E per i testimoni viaggi da sogno con gli smart box Lontano, ma insieme. Passati i momenti dei preparativi frenetici, l’attesa al cardiopalma e i consigli di parenti e amici, ci si ritrova finalmente soli. Infatti, solo quando i festeggiamenti per il fatidico sì avranno concluso in bellezza il giorno più bello gli sposi potranno ritrovarsi nella propria intimità e vivere la luna di miele in tutta la pienezza del suo fascino e la sua tenerezza. Grandi mete per grandi viaggi sono le isole degli innamorati, meta ideale per coppie che si amano e che vogliono cominciare nel migliore dei modi la loro vita a due. Dalla Polinesia alle Maldive, fino al Messico, sono molte le proposte per una luna di miele da sogno. Se tante volte vi siete immaginati distesi su una spiaggia tropicale, con una ghirlanda di fiori al collo, potete ora trasformare questo sogno in realtà. La Polinesia, con le sue spiagge assolate e straordinariamente bagnate da acque cristalline, rappresenta una location particolarmente adatta per una indimenticabile luna di miele. Indubbiamente la più celebrata

tra le isole dei mari del Sud, Bora Bora, con una bellezza naturale che presenta pochi paragoni al mondo, è famosa per la particolare combinazione di una verde formazione vulcanica al centro dell’isola e di una incredibile laguna turchese che la circonda totalmente. Mare cristallino e vegetazione rigogliosa sono anche gli ingredienti di una vacanza alle Maldive, l’epitome della spiaggia perfetta collocata tra il Tropico del Capricorno e l’Equatore, a sudovest dello Sri Lanka. Un arcipelago di 1190 isole di cui circa 200 abitate e un centinaio aperte al turismo, per un totale di 107 resort immersi in una natura incontaminata tra bianchissime spiagge, mangrovie e palme di cocco. Ma non solo. Mitiche rimangono anche le immersioni che si possono effettuare in uno dei reef più ricchi del mondo, tra coloratissimi coralli, pesci napoleone, pesci pagliaccio e tartarughe di mare. Affascinante, caldo e imprevedibile è, poi, il Messico, bellissimo stato dell’America cen-

trale con i suoi 10.000 km di coste che parlano di splendide spiagge bagnate da limpidi mari, i cento milioni di abitanti e 50 dialetti amerindi che raccontano un universo colorato, dove gli usi, le tradizioni si mescolano creando un popolo dal fascino unico e con i suoi meravigliosi siti archeologici che sono memoria incancellabile delle più importanti civiltà precolombiane. Il viaggio di nozze può essere inserito nelle liste nozze degli sposi come dono da parte di parenti ed amici. Ma i viaggi oggi possono essere anche regalati ai testimoni nella formula degli smart box, un regalo originale che consiste in brevi viaggi-soggiorno in luoghi da scegliere tra centinaia di proposte.

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Filosofia culinaria a difesa della nostra Puglia

“Dimora Romita”, l’emozione del gusto e della tradizione Nessun francesismo a tavola, ma cucina mediterranea e contadina, rielaborate in piatti gustosi e raffinati Dove la tradizione del passato e la rinnovata eleganza degli ambienti si fonde con cortesia, gusto e professionalità. E’ “Dimora Romita”, in via Tratturo Camporeale, a Foggia, una sala ricevimenti che si caratterizza per la sua gestione manageriale e altamente professionale. Competenza, esperienza e personalizzazione del servizio costituiscono le fondamenta di un matrimonio da “Dimora Romita”. Fortemente voluta dalla famiglia Scirano, da oltre 50 anni impegnata nel settore, la sala ricevimenti si affida ad un team di esperti per offrire agli sposi soluzioni ideali e personalizzate per rendere indimenticabile il giorno del proprio matrimonio. “Abbiamo deciso di scommettere sulla tradizione enogastronomica pugliese, esprimendoci con creatività nel pieno rispetto della cultura culinaria mediterranea”, spiega Domenico Caputi, Food & Beverage Manager. “Nessun francesismo, quindi, a tavola: sosteniamo la cucina mediterranea e la cultura contadina, rielaborata in piatti gustosi e raffinati dallo chef executive Sabino Pastore che con creatività riveste armoni-

camente la tradizione di sapori e profumi nuovi, per incontrare i gusti di tutti e accontentare anche i palati più esigenti”. “Dimora Romita”, infatti, offre una carta di 180 piatti, con proposte che cambiano seguendo il corso delle stagioni, per offrire sempre la qualità e la garanzia di materie prime all’insegna della freschezza e della rintracciabilità. Il tutto innaffiato con vino di eccellente qualità (la cantina ospita infatti oltre 100 prestigiose etichette). “Sempre a garanzia della genuinità dei prodotti – continua Caputi -

molti alimenti sono prodotti artigianalmente nei nostri laboratori come pane e pasta. Stessa cosa accade nel reparto pasticceria e gelateria, con le creazioni del pasticcere executive Luigi Graziano, con le quali è possibile

allestire prelibati buffet di dolci e frutta”. Particolare attenzione viene riservata al settore “diete”, per soddisfare esigenze specifiche derivate da intolleranze alimentari o celiachia. Fondamentale anche la cura dei

Per andare incontro alle esigenze dei futuri sposi, la sala ricevimenti “Dimora Romita” ha aderito ad una joint venture con 12 aziende leader del settore del matrimonio, insieme alle quali ha dato vita ad una interessante kermesse sul “giorno del si” per offrire ai visitatori una guida esperta nei preparativi

dettagli con 7 diversi tovagliati in fiandra, in linea con argenteria, cristalli e porcellane per una mise en place impeccabile e di grande impatto. La sala ricevimenti presenta tre diverse ambientazioni per caratterizzare i principali momenti del banchetto nuziale: Un maestoso ‘Chalet’ per accogliere gli sposi e gli ospiti nel momento dell’antipasto, un’ampia ed accogliente ‘Sala Ricevimenti’ in stile contemporaneo, caratterizzata da colori caldi e ampie vetrate, dove accogliere fino a 300 invitati in un ambiente sobrio ed elegante. Infine, per il momento clou dei festeggiamenti, la ‘Piazza’, realizzata con la pregiata pietra di Apricena, con una scenografica piscina ideale per accogliere il buffet di frutta e dolci e il taglio della torta.

del matrimonio affidandosi a professionisti ed esperti del settore che illustreranno le ultime tendenze e le promozioni in fatto di abiti nuziali, ricevimento, servizio fotografico, arredamento, lista nozze, viaggio di nozze. Il tutto unendo la qualità alla convenienza. Un “assaggio” dell’iniziativa si è avuto lo scorso 13 febbraio, a San Severo, con la manifestazione “1Day4Love”. Per info www.ideeperiltuomatrimonio.com


febbraio duemilaundici

Mangiare sano e in modo completo

Dieta Mediterranea, vero e proprio stile di vita Legumi, pesce, carne bianca, frutta e verdura. Cosa non deve mancare sulle nostre tavole Come molti sanno, con il termine “dieta” non si intende un regime alimentare per dimagrire, ma la “condotta” o lo “stile di vita” alimentare a lungo termine. La dieta, quindi, è costituita da tutte quelle abitudini alimentari che si acquisiscono dalla nascita fino ad oggi, influenzate da una infinità di fattori e quindi diverse da individuo a individuo. La dieta ideale è quella che consente di sfruttare appieno tutte le caratteristiche positive del cibo. L’atto del mangiare nasconde aspetti molto importanti, che si possono riassumere principalmente in due. Il cibo dà salute o malattia: mangiare in modo scorretto fa aumentare a livello esponenziale il rischio di sviluppare molte malattie (obesità, diabete, atero-

sclerosi, cancro). Il cibo è un piacere della vita. E’ difficile, però, trovare il giusto compromesso. Se analizzassimo tutti gli alimenti, ci accorgeremmo che non esiste un alimento o una categoria di alimenti veramente completi, ovvero che contengano tutte le sostanze necessarie nella giusta quantità. Questa considerazione ci porta a definire che la dieta deve essere variata. Un esempio di dieta completa e varia è la dieta mediterranea che è un regime alimentare che si caratterizza come vero e proprio stile di vita. Le diete mediterranee sono il simbolo di una storia e tradizioni alimentari sane e genuine. Piuttosto che una dieta comunemente intesa, la cosiddetta dieta mediterranea è un regime alimentare che si caratterizza come vero e proprio stile di vita. Con questo nome si fa riferimento ai regimi alimentari caratteristici, pur con accentuate diversità locali, dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo (in particolare Italia, Spagna, Grecia e Francia meridionale). Fu il nutrizionista americano Ancel Keys a intuire per primo che la bassa incidenza di mortalità per patologie cardiovascolari nell’area mediterranea fosse da attribuirsi alle ca-

ratteristiche dell’alimentazione di questi popoli; diede quindi vita a uno studio epidemiologico, il Seven Countries Study che, mettendo a confronto i regimi alimentari di sette differenti Paesi (Finlandia, Giappone, Italia, Grecia, Stati Uniti, Olanda e Jugoslavia), dimostrò come nei Paesi dell’area mediterranea era più basso il tasso di mortalità per cardiopatie grazie all’alimentazione che prevede il consumo di pochi grassi animali privilegiando quelli vegetali evitando grassi di origine animale come il burro e lo strutto, i condimenti e i soffritti. La dieta mediterranea garantisce un adeguato apporto di carboidrati, proteine, grassi, vitamine, sali minerali e antiossidanti e fibre. Tale regime alimentare non prevede il consumo di grandi quantità di pane e pasta, ma piuttosto hanno un ruolo più importante i legumi, viene consumata molta carne bianca, in modeste quantità quella rossa, e pesce, soprattutto azzurro, ricco di omega 3 dotati di proprietà vasodilatatorie e antinfiammatorie. La dieta contempla anche un consumo moderato di vino rosso che ha un effetto antiossidante per l’alto contenuto di flavonoidi. Caratteristici della dieta mediterranea sono poi i piatti unici, ne

Ipertiroidismo e ipotiroidismo

Gli ormoni tiroidei

NUTRIZIONISTA DI STEFANIA FARIELLO Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

sono un esempio la pasta con i legumi (connubio perfetto a garantire la presenza di tutti gli amminoacidi essenziali) o la pasta con la carne, i minestroni. Tipicamente i pasti principali (pranzo e cena) si concludono sempre con verdura e frutta fresca. Ai benefici di un siffatto regime alimentare devono poi sommarsi quelli di uno stile di vita attivo: l’elevato consumo di frutta, verdura, cereali, legumi, l’uso privilegiato di grassi vegetali come l’olio d’oliva, di prodotti di stagione, locali e freschi, il consumo moderato di formaggio grasso, vanno associati ad altri fattori di protezione, come fare attività fisica, evitare il fumo.

BIOLOGA DI EDWIGE CARNEVALE Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Variazioni nelle quantità possono avere ripercussioni notevoli sull’organismo La tiroide è una ghiandola endocrina posta alla base del collo la cui funzione principale è quella di produrre due tipi di ormone: il 90 % della secrezione ormonale è costituito dalla tiroxina (ormone indicato con la sigla T4), il 10 % dalla triiodotironina (ormone indicato con la sigla T3 ). Gli ormoni tiroidei all’interno del circolo ematico vengono legati a proteine che li trasportano nei tessuti e liberati all’interno di questi. E’ la forma libera che è biologicamente attiva perciò, quando gli ormoni vengono dosati nel sangue, si usa dosare la frazione libera, indicata con FT3 e FT4. Per mantenere il metabolismo ad un livello normale, deve essere continuamente secreta esattamente la giusta quantità di ormoni tiroidei, infatti piccole variazioni possono avere ripercussioni notevoli sull’organismo. Per produrre normali quantità di ormoni è necessario assumere con la dieta circa 1 milligrammo di iodio alla settimana. Per prevenire la possibile carenza di iodio, il sale da cucina viene spesso arricchito con ioduro di sodio. Gli ormoni tiroidei aumentano sia il metabolismo basale dell’individuo che l’attività metabolica di tutti i tessuti. L’influenza della tiroide a livello cellulare di tutto l’organismo spiega il motivo per cui la produzione di un’adeguata quantità di ormoni tiroidei è indispensabile al normale

accrescimento corporeo, lo sviluppo e maturazione dei vari apparati, in particolare per l’apparato scheletrico e riproduttivo. La sintesi e la secrezione degli ormoni tiroidei è controllata da ghiandole presenti nel cervello: ipotalamo e ipofisi. La tireotropina, nota con la sigla TSH (ormone stimolante la tiroide), è un ormone prodotto dalla ipofisi, il suo compito è di far aumentare la secrezione degli ormoni tiroidei. Il TSH è a sua volta controllato da un ormone prodotto dall’ipotalamo, l’ormone liberante la tireotropina è anche noto con la sigla TRH. Quando gli ormoni tiroidei mancano, si nota nell’organismo una tendenza allo “spegnimen-

to” con una evidente sindrome da affaticamento: è il caso dell’ipotiroidismo. Al contrario, se vengono prodotti in eccesso, è il caso dell’ipertiroidismo con una grande, eccessiva, sferzata di energia. La caratteristica dell’ipotiroidismo è la lenta insorgenza ed evoluzione del quadro clinico. Spesso sono i parenti che si accorgono del caratteristico rallentamento dell’attività fisica e psichica del paziente. Il paziente parla più lentamente, ha riduzione della memoria, può essere depresso. I sintomi costantemente presenti sono: stanchezza, intolleranza al freddo, sonnolenza, stipsi ostinata, aumento di peso. I sintomi non sono suf-

Morbo di Basedow o di Graves E’ la forma più comune e più rappresentativa di ipertiroidismo. Numerosi studi hanno dimostrato che il sesso femminile ne è più colpito. Le fasce di età più colpite sono quelle tra i 20 e i 40 anni. In questa patologia è stata dimostrata la predisposizione genetica. I sintomi più frequenti sono: - Nervosismo ed iperattività - Palpitazioni - Tachicardia - Insonnia - Aumento della sudorazione - Ipersensibilità al caldo - Astenia (mancanza di forze) - Aumento dell’appetito - Perdita di peso - Diarrea - Alterazione del ciclo mestruale

La diagnosi è di solito semplice, è sufficiente un’accurata anamnesi ed un esame obiettivo, viene poi confermata dagli esami ematochimici. Agli esami ematici si avrà un aumento degli ormoni tiroidei con TSH soppresso. Nel caso dell’ipertiroidismo secondario all’ipersecrezione di TSH dall’ipofisi, come nell’adenoma ipofisario, si riscontreranno valori aumentati di TSH. Si segnalano alterazioni degli esami di laboratorio quali aumento dei globuli rossi, modeste alterazioni degli esami di funzionalità epatica (fosfatasi alcalina, transaminasi, bilirubina), riduzione del colesterolo totale.

ficienti a fare diagnosi, ma si deve ricorrere al dosaggio degli ormoni tiroidei. In laboratorio vengono dosate le frazioni libere degli ormoni tiroidei, FT3 e FT4, che risulteranno ridotti, e la tireotropina, TSH, che invece sarà elevata. Si preferisce dosare la frazione libera del T3 e T4 perché sono più sensibili e specifici, il loro valore non viene alterato da condizioni particolari in cui ci si trova, tipo una gravidanza, in cui il valore dell’ormone T3 può essere anomalo senza che vi sia un reale problema alla tiroide. L’asse ipotalamo-ipofisario compensa la ridotta produzione degli ormoni tiroidei aumentando la produzione di TSH ipofisaria. Nei pazienti in cui si ha riscontro di ridotta FT4 e normale o basso TSH, si deve ricercare un ipotiroidismo secondario con interessamento quindi dell’ipotalamo e dell’ipofisari. In questo caso vengono fatti dei test più complicati, uno dei quali è il Test al TRH, dove viene iniettato del TRH e quindi misurata l’aumento del TSH. E’ utile dosare gli anticorpi antitiroidei (antitireoglobulina ed antiperossidasi) per la ricerca di un interessamento autoimmunitario, come avviene nelle tiroiditi. Nell’ipotiroidismo è costante il rilievo di ipercolesterolemia. E’ anche utile fare un esame emocromocitometrico in quanto può essere presente anemia.

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in poche parole

Regole a tavola La dieta mediterranea presenta alcune regole da seguire. Si consiglia di utilizzare olio d’oliva da preferire ai grassi animali, di moderare il consumo di prodotti lattiero-caseari, pesce e pollame e carne rossa. Le uova vanno consumate da una a quattro la settimana. Il vino va assunto regolarmente e durante i pasti, ma moderatamente (1 bicchiere di rosso). Elevato invece deve essere il consumo di frutta, verdura, cereali e derivati, patate, fagioli, noci e semi. No ai prodotti alimentari artificiali parzialmente idrogenati e grassi idrogenati che contengono “grassi trans”. E’ sempre bene fare una prima colazione sostanziosa a base di frutta fresca: ananas, fragole, mele, pere, arance, pompelmi (limitare invece il consumo di frutta molto dolce come banane, uva e fichi); fiocchi di avena con latte scremato. Un frutto può essere considerate come spuntino a metà mattinata in attesa del pranzo. Per il pranzo o la cena “mediterranee” si consigliano le verdure bollite e grigliate di pollo o petto di tacchino (con olio d’oliva), pesce alla griglia e insalate. Si possono consumare anche i ceci cotti (che fanno molto bene per il colesterolo). Nelle insalate e nelle verdure si può usare una piccola quantità di olio d’oliva vergine. Anche le spezie possono essere utilizzate. Prima di andare a dormire, uno spuntino come frutta, un bicchiere di latte scremato o uno yogurt scremato sono ideali. Mangiare lentamente, inoltre, migliora la sensazione di sazietà che origina dal cervello. Un ausilio per una alimentazione equilibrata ci giunge dalla piramide alimentare, uno strumento che rappresenta in modo semplice ed intuitivo gli alimenti della dieta, suddividendoli in 6 macro gruppi fondamentali. Alla base della Piramide troviamo gli alimenti che possiamo utilizzare più liberamente mentre al suo vertice troviamo quelli che è meglio limitare. Pertanto la posizione nella piramide e la grandezza delle sue sezioni identificano gli alimenti in funzione della loro frequenza consigliata di consumo: alla base si trovano quelli fondamentali per nostra dieta ed il cui apporto giornaliero non dovrebbe mai mancare (frutta, verdura, cereali); man mano che saliamo nella piramide troviamo latte e derivati, pesce, uova, carni bianche, ancora più in alto vengono raffigurati gli alimenti che sarebbe necessario limitare (carni grasse e rosse), arrivati al vertice troviamo gli alimenti (quali grassi, condimenti e dolci...) il cui utilizzo dovrebbe essere davvero ristretto, in frequenza e quantità. s.f.


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febbraio duemilaundici

in poche parole

Endometriosi L’endometriosi è una malattia in parte ancora misteriosa che colpisce le donne in età riproduttiva. Il nome deriva dalla parola “endometrio”, il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero e che cresce e successivamente si sfalda ogni mese durante il ciclo mestruale. Nell’endometriosi, tessuto simile all’endometrio si localizza al di fuori dell’utero, in altre aree del corpo. In tali sedi il tessuto endometriale si sviluppa in “noduli”, “tumori”, “lesioni”, “impianti”, o “escrescenze”. Tali formazioni si localizzano più frequentemente nell’addome interessando le ovaie, le tube di Falloppio, i legamenti dell’utero, il setto retto-vaginale (area tra la vagina e il retto), la superficie esterna dell’utero e il peritoneo (tessuto di rivestimento della cavità peritoneale). Talvolta queste lesioni si trovano anche nelle cicatrici addominali post-chirurgiche, sull’intestino o nel retto, su vescica, reni, ureteri, vagina, cervice e vulva (genitali esterni). Le formazioni endometriosiche non sono in genere maligne o cancerose. In questi ultimi decenni c’è stato un aumento dell’osservazione della frequenza con cui lesioni maligne si sono sviluppate da lesioni endometriosiche. Tuttavia gli studi risultano ancora contrastanti per poter arrivare ad una conclusione univoca in tal senso. L’endometriosi potrebbe essere asintomatica ma in genere i sintomi sono dolore e sterilità/infertilità. La sterilità colpisce il 3040% circa delle donne con endometriosi ed è un esito comune con il progredire della malattia. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non esiste una cura definitiva per l’endometriosi che rimane, dunque, una malattia cronica. Pertanto, le terapie possibili, che si distinguono in chirurgiche e farmacologiche, sono mirate ad alleviare i sintomi cioè a contenere il dolore e/o a contrastare l’infertilità. Il trattamento chirurgico, che prevede l’asportazione delle lesioni endometriosiche, è generalmente eseguito con la tecnica laparoscopica, relativamente poco invasiva, da eseguirsi in anestesia totale. La chirurgia mira sempre di più alla conservazione di utero, ovaie e tube. Un primo livello di trattamento farmacologico si ottiene assumendo antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS). I farmaci però che hanno una maggiore efficacia nel contenimento del dolore sono di tipo ormonale, fondamentalmente i preparati estroprogestinici (la pillola) o i progestinici (molecole simili al progesterone prodotto fisiologicamente) da assumersi per lunghi periodi di tempo. (fonte www.endoassc.it)

Ne soffre il 15 per cento delle adolescenti

GINECOLOGA DI ALESSANDRA D’APOLITO

Mestruazione dolorosa

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Dismenorrea primaria e secondaria, dalla diagnosi ai rimedi Il ciclo mestruale è accompagnato spesso da dolori. I dolori addominali che compaiono a metà ciclo sono legati all’ovulazione, altri compaiono una settimana prima della mestruazione, e corrispondono alla “sindrome premestruale”; i dolori durante le mestruazioni prendono il nome di “dismenorrea”. La dismenorrea è presente nella maggioranza delle adolescenti. Durante l’adolescenza, la dismenorrea provoca un tasso notevole di assenza scolare o di astensione da alcune attività scolastiche. Nelle forme più acute, secondo la letteratura medica, la dismenorrea è presente nel 15% delle adolescenti, nel 10% delle giovani donne e nel 5% delle giovani madri. Il dolore della dismenorrea inizia a livello pelvico e si irradia verso le regioni lombare o inguinale o verso il perineo, il retto, gli arti inferiori e il resto dell’addome. I dolori compaiono con la mestruazione o nelle ore che la precedono e dura in media tra 24 e 36 ore. Raramente il dolore è isolato: spesso è accompagnato da altri segni come la stanchezza, il malessere generale, il mal di testa, i dolo-

ri a livello dei reni, la diarrea, la nausea o il vomito. Questi sintomi sono di intensità variabile. Il meccanismo della dismenorrea è sconosciuto, ma esistono più ipotesi: anomalia della

contrattilità dell’utero, disturbo della vascolarizzazione uterina, eccesso di prostaglandine, disturbi ormonali o psicologici, ereditarietà. Si distinguono generalmente una dismenorrea primaria ed una secondaria La dismenorrea primaria insorge già dall’adolescenza; poco o nulla si conosce sulle sue reali cause. Si sa con certezza che è legata all’ovulazione (le donne che non ovulano non hanno questa malattia) e ad alcune sostanze mediatrici dell’infiammazione. Tutto questo ha avuto infatti importanti risvolti tera-

peutici che vedono nell’utilizzo della pillola e dei FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) i principali cardini dell’approccio terapeutico. La dismenorrea secondaria, deve essere considerata come entità clinica completamente diversa da quella primaria: infatti esordisce tipicamente nell’età adulta e comunque sempre dopo un lungo periodo di assenza dei sintomi ed è nella gran parte dei casi riconducibile a cause ben note come l’endometriosi, l’adenomiosi, le infiammazioni pelviche, la fibromatosi uterina, le stenosi cervicali, la presenza di polipi uterini, le sindromi aderenziali endopelviche, l’inserimento di dispositivi intrauterini (IUD). Condizioni non sempre ben identificabili e che vanno quindi sempre attentamente cercate ed il cui trattamento è alla base della risoluzione dei sintomi. In presenza di dolore, il medico procede a un esame clinico per eliminare una eventuale causa organica (per esempio una malattia legata a un organo), oppure, valuta se il dolore è di natura psicologica. La visita ginecologica è un momento fondamentale nella diagnosi differenziale. Ad essa possono talvolta

E’ una delle emergenze sanitarie più frequenti

seguire indagini complementari di indubbia utilità come l’ecografia pelvica, esami infettivologici come il tampone cervicale e vaginale, il dosaggio sierico del CA125, la valutazione di alcuni indici di flogosi come VES e PCR, la valutazione dell’emocromo e dell’esame urine. In alcuni casi può essere indicata anche la laparoscopia. La donna deve essere rassicurata circa la normalità dei propri organi riproduttivi. Molte donne non hanno bisogno di farmaci, ma per quelle con sintomi fastidiosi, possiamo consigliare alcune molecole quali l’indometacina, il diclofenac, l’ibuprofen, il ketoprofene, il naproxene, tutte impiegabili nel caso specifico con le avvertenze e le controindicazioni che l’uso di questi farmaci comporta. Un farmaco può essere più efficace se iniziato 2448 h prima e continuato per 1 o 2 giorni dopo l’inizio delle mestruazioni. Se il dolore continua a interferire con le normali attività, è consigliabile ottenere la soppressione dell’ovulazione con i contraccettivi orali estroprogestinici a basso dosaggio. Si possano usare degli antiemetici. Possono essere d’aiuto un adeguato riposo, il sonno e un regolare esercizio fisico.

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Mal di schiena? Scegli l’esercizio fisico

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Sotto accusa lo stile di vita sedentario A soffrire di mal di schiena non siamo in pochi. Praticamente è impossibile trovare qualcuno che non sappia cos’è o che non sia rimasto “piegato in due” dal dolore almeno una volta nella vita. Data la sua diffusione si potrebbe considerare il male del secolo (circa il 40% degli italiani ne soffre), mentre sotto il profilo sociale (assenze per malattia, terapie) rappresenta una delle emergenze sanitarie più frequenti. In genere si parla di mal di schiena come di un disturbo multifattoriale: l’origine del dolore è infatti legata a una serie di fattori interdipendenti che coinvolgono non solo la sfera fisica (sovrappeso, alterazioni strutturali, ecc.) ma anche quella psichica e sociale (stress, ansia, depressione). La causa principale resta in ogni caso il nostro stile di vita, sempre più sedentario e sempre meno naturale. L’eccessiva sedentarietà, infatti, sottopone a sollecitazioni errate i muscoli e i legamenti che sostengono la colonna vertebrale: così, giorno dopo giorno, si indeboliscono e non riescono più a mantenere le normali curvature fi-

siologiche e a reggere gli sforzi. Ne consegue uno stato più o meno permanente di contrattura o di irritazione, che provoca dolore e limita i movimenti. Il metodo migliore per prevenire il mal di schiena è quindi agire sul nostro stile di vita, mettendo in pratica alcune regole che saranno utili, per altro, anche a coloro che già soffrono di questo disturbo, per gestire il dolore. Secondo gli specialisti non vi è rimedio più efficace dell’esercizio fisico: pensate che praticare regolarmente l’attività fisica è addirittura la prima delle raccomandazioni espresse nelle Linee guida europee e statunitensi per la prevenzione del mal di schiena. Un prestigioso studio dello Swiss Federal Institute of Technology, di Zurigo condotto su 5.100 pazienti distribuiti in 183 ospedali, ha evidenziato come l’impiego di esercizi specifici per la colonna vertebrale abbia un effetto positivo non solo a breve termine, ma risulta protettivo anche a distanza di molto tempo. Questo perché l‘attività motoria svolta in modo programmato e sistematico migliora la

prestazione dei muscoli impegnati nei movimenti della colonna vertebrale, rendendoli più elastici, più forti e più resistenti agli stress a carico delle vertebre e delle strutture connesse (dischi, tendini e legamenti). Inoltre l’attività fisica stimola la produzione delle endorfine, che sono degli antidolorifici naturali molto efficaci. Se perciò volete migliorare la funzionalità della vostra schiena, provate, per cominciare, con tre semplici ma straordinari esercizi. 1) Distesi supini con le ginocchia flesse, i piedi ben aderenti al pavimento e le braccia stese lungo il corpo, provate ad appiattire la colonna lombare ruotando il bacino verso l’alto. Una volta raggiunta questa posizione, mantenetela per alcuni secondi. Ripetete 10 volte. 2) Nella stessa posizione, spingete il bacino

verso l’alto e mantenetelo così per 3 secondi, contraendo i glutei. Tornate poi lentamente alla posizione di partenza. Ripetete 15 volte. 3) Distesi supini con le ginocchia flesse e unite,i piedi ben aderenti al pavimento e le braccia tese in fuori, abbassate lentamente le ginocchia da un lato, con i fianchi sempre appoggiati al pavimento, e poi dall’ altro. Ripetere 20 volte. Semplice, no? E soprattutto, funziona! Naturalmente, gli esercizi qui proposti rappresentano solo un’indicazione di massima, utile soprattutto nei casi in cui il mal di schiena sia dovuto a una contrattura muscolare. A fronte di problemi più gravi a carico delle vertebre, va da sé la raccomandazione di affidarsi a un istruttore esperto e qualificato.


febbraio duemilaundici

Le domande vanno presentate all’Inps

PREVIDENZA SOCIALE DI FLOREDANA ARNÒ

Riflettori accesi sull’invalidità civile Riepilogo su importi e requisiti necessari Dallo scorso anno le domande per il riconoscimento dello stato invalidante e dei relativi benefici vanno presentate all’Inps e non più alle Asl, coinvolte in seconda battuta solo per accertare il requisito sanitario. Le principali competenze spettano dunque all’Inps che tramite le procedure informatiche provvede ad eliminare una serie di passaggi burocratici e una montagna di carte. Per quanto riguarda i requisiti per acquisire il diritto all’invalidità e all’assegno di accompagno, malgrado le tante modifiche introdotte in materia previdenziale dalla legge 122 del 2010 (Manovra economica), nulla è stato cambiato e quindi allo stato attuale sono considerati invalidi tutti coloro affetti da minorazioni di vario tipo non riconducibili a cause di guerra, di servizio e di lavoro, che appartengono ad una delle seguenti categorie: i cittadini di età compresa tra i 18 e i 65 anni affetti da menomazioni congenite o acquisite che comportano una riduzione della capacità di lavoro non inferiore ad 1/3;

i minori di 18 anni con difficoltà persistenti a svolgere compiti e funzioni proprie dell’età; i cittadini con più di 65 anni non autosufficienti. In base al grado d’invalidità riconosciuto, si possono ottenere i seguenti benefici: il 33,33 per cento (un terzo) è la soglia minima per essere considerato invalido ed avere diritto alle prestazioni protesiche e ortopediche; il 46 per cento consente all’invalido di ottenere l’iscrizione nelle liste speciali del collocamento obbligatorio; il 74 per cento è la soglia invece per ottenere l’assegno economico mensile di assistenza. L’assegno di assistenza Agli invalidi, dunque, con età compresa tra i 18 e 65 anni ed un grado di invalidità compreso tra il 74 e il 99 percento, spetta un assegno mensile di assistenza per 13 mensilità. Per fruire dell’assegno –

pari quest’anno a 260,27 ⇔ mensili – l’invalido deve essere disoccupato, residente in Italia e avere un reddito annuo personale (quello del coniuge non conta) che non superi un determinato limite (4.470,70 ⇔ per il 2011). In presenza di tutte queste condizioni, anche i cittadini stranieri, compreso gli extracomunitari se titolari di carta di soggiorno, possono ottenere questo assegno. Da quest’anno, poi, i titolari di detta prestazione debbono presentare un apposito modello non più cartaceo ma on-line e tramite il Caf, in cui debbono dichiarare, sotto la propria responsabilità, di non svolgere attività lavorativa. La dichiarazione va restituita all’INPS entro il 31 marzo ed è essenziale per conservare il diritto all’assegno. La pensione di inabilità Spetta agli invalidi ai quali sia stata riconosciuta un’inabilità lavorativa totale e permanente del 100 per cento. L’importo è pari a quello stabilito per l’assegno di assistenza, ma le condizioni di accesso sono più facili in quanto il limite di reddito annuo personale è molto più elevato (15.305,79 ⇔ per il 2011.)

A scuola con difficoltà: problemi da “piccoli”

Disturbi dell’apprendimento scolastico

ENASCO

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L’indennità di accompagno Questa prestazione è un sostegno economico che viene erogato alle persone che non sono in grado di camminare o di compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita (mangiare, lavarsi, vestirsi ecc.). L’importo dell’indennità, pari a 487,39 ⇔ mensili, viene erogato per 12 mensilità. E’ importante evidenziare che detta prestazione viene erogata a prescindere dall’età e dalle condizioni economiche dell’interessato. Possono ottenerla quindi, a qualsiasi età, sia le persone meno abbienti che i benestanti. Non è poi legata alla composizione del nucleo familiare, non è reversibile e non è incompatibile con lo svolgimento di attività lavorative. E’ cumulabile con la pensione d’inabilità e con altre prestazioni spettanti per altre minorazioni civili ai ciechi e ai sordomuti. Sono esclusi dal beneficio gli invalidi ricoverati gratuitamente presso strutture pubbliche. Ciò vale anche per i ricoveri in reparti di lungodegenza o di riabilitazione. Non hanno invece alcuna rilevanza i ricoveri per terapie contingenti o comunque di breve durata. Chi è già titolare dell’indennità deve attestare la propria condizione di “non ricoverato” in via permanente, con una dichiarazione anch’essa da inviare all’Inps on-line tramite il Caf entro il 31 Marzo prossimo.

LOGOPEDISTA DI VALERIA VENTURA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

La terapia consiste in semplici esercizi presentati come forma di divertimento Cosa si intende per disturbi dell’apprendimento scolastico? Per dirla in maniera semplice, si intendono quelle situazioni nelle quali un bambino affronta la lettura, la scrittura, il calcolo o la capacità di riassumere ciò che si è letto con maggiori difficoltà rispetto agli altri compagni della sua classe. Le cause che portano un bambino ad avere tali difficoltà possono essere diverse: povertà di lessico, carenze nell’attenzione, nella memoria, nella percezione. Come deve comportarsi il logopedista di fronte ad un bambino che presenta queste difficoltà? Ancor prima di intervenire, dovrà consigliare ai genitori di consultare uno specialista, in modo da escludere la presenza di altre problematiche; soltanto dopo il logopedista potrà incontrare i genitori e porre loro una serie di domande sui disturbi del bambino che li hanno colpiti a tal punto da indurli a consultare un logopedista, da quanto tempo hanno avuto modo di notare tali disturbi, chi è stato il primo a rendersene conto. Spesso, può accadere che sia proprio l’insegnante a rendersi con-

to della presenza di alcuni disturbi nel bambino e, di conseguenza, indirizzi i genitori da un logopedista, anche perché queste problematiche, nella maggior parte dei casi, insorgono nei primi anni scolastici. Dopo il colloquio con i genitori il logopedista elabora una sua valutazione per stabilire le modalità della terapia. Al bambino verranno somministrati semplici esercizi sempre come una forma di divertimento. Innanzitutto il logopedista potrà iniziare presentandogli un gioco dove, stimolando in maniera opportuna la sua

curiosità, lo induca a scoprirne da solo le regole. Per il bambino, quindi, l’intervento terapeutico appare sotto forma di passatempo, ma il logopedista avrà cura di inserirvi degli esercizi veri e propri che riguardino l’attenzione, la memoria, l’associazione. Per sollecitare la memoria e l’attenzione egli potrà fare osservare al bambino delle immagini di un libro e, subito dopo, porgli una serie di domande, dapprima molto generali e, poi, sempre più dettagliate. Per andare ad arricchire, invece, il suo lessico e stimolare le

sue capacità di ragionamento, il logopedista inizierà, come al solito, con esercizi molto semplici, come, ad esempio, fargli denominare degli oggetti e descriverne l’uso e le varie caratteristiche. Subito dopo presenterà al bambino delle sequenze, eliminando l’ultima, e gli chiederà di riordinarle secondo un ordine logico e stabilire pure che cosa possa rappresentare, secondo lui, l’ultima sequenza mancante, che gli sarà presentata solo dopo che egli l’avrà descritta secondo il suo punto di vista. Un altro esercizio consisterà nel leggere al bambino una favola che egli già conosce senza giungere alla fine e lo si inviterà ad inventare un “nuovo” finale. Questi sono solo una piccolissima parte dei tanti esercizi che si possono somministrare ai bambini che presentano disturbi nell’apprendimento scolastico. E’ importante tenere presente che gli esercizi vanno sempre presentati al bambino con una difficoltà graduale, aumentandola solo quando il logopedista lo riterrà opportuno.

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in poche parole

Fisco e ISEE

Da quest’anno passeranno al vaglio preventivo dell’Agenzia delle Entrate le dichiarazioni ISEE presentate dai cittadini per ottenere servizi e prestazioni sociali a condizioni agevolate. Lo ha stabilito la legge n. 183 del 2010 (c.d. collegato lavoro) per evitare indebite erogazioni a favore di falsi poveri che in più occasioni sono stati individuati attraverso i controlli della Guardia di Finanza. Sono di questi giorni le denunce di falsi tetraplegicidi nuoto, o falsi ciechi che svolgono regolarmente attività di tassisti, anche se denunce del genere si sono ripresentate costantemente nel corso degli ultimi anni. L’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è un documento che attesta il tenore di vita della persona o della famiglia tenendo conto non solo del reddito ma anche del valore dei beni che costituiscono il patrimonio immobiliare e mobiliare (Bot, azioni e altri titoli). Attualmente l’ISEE, chiamato anche riccometro, è la chiave di accesso per tutta una serie di prestazioni come, ad esempio, l’assegno familiare del Comune per il terzo figlio, la riduzione delle tasse universitarie, l’esenzione ticket, la retta dell’asilo nido, le borse di studio, la carta acquisti ecc. La dichiarazione ISEE va sempre presentata, tramite il Caf, agli enti che erogano i servizi o le prestazioni: Comuni, Università, Inps. E’ poi l’Istituto di previdenza che elabora e calcola il valore dell’ISEE che però, da quest’anno, non diventa definitivo fino a quando l’Agenzia delle Entrate con una serie di controlli automatici non convalida i dati riportati dal richiedente. Una volta superato il filtro del fisco, la dichiarazione deve tornare all’Inps che la invia agli Enti erogatori per gli usi previsti dalla legge. Rispetto a quanto avveniva prima, il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate comporta un passaggio in più che non dovrebbe tuttavia allungare i tempi per il rilascio dell’ISEE, visto che non c’è invio di documentazione cartacea, ma solo scambio di informazioni per via telematica. f. a.


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febbraio duemilaundici

in poche parole

Salute

Quando è possibile la surrogazione di un bene

AVVOCATO DI CATERINA MONOPOLI

Problemi di proprietà

Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Matrimonio, comunione dei beni, separazione: a chi spetta la casa coniugale? Sara ha acquistato, qualche anno fa, in costanza di matrimonio ed in regime di comunione legale, un immobile intestato a lei sola, pagato in buona parte con denaro derivante dalla vendita della casa paterna e la restante somma con un mutuo. Ora, a causa della frattura del suo matrimonio, in vista della separazione, la lettrice vorrebbe sapere quali diritti manterrà sul detto immobile, che oggi costituisce la casa coniugale. Inibendo una specifica proteina si può rallentare un particolare tipo di tumore al seno. E' quanto scoperto da un team di ricercatori italiani coordinati da Paola Nisticò, del Laboratorio di Immunologia dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena in collaborazione con l'Università Sapienza di Roma e con l'Istituto San Raffaele di Milano, che hanno dimostrato che i tumori al seno contemporaneamente positivi per l'espressione dell'oncogene Her2 e della proteina hMena, sono particolarmente aggressivi. Esperimenti condotti in vitro su cellule di carcinoma della mammella hanno dimostrato come, inibendo hMena, si abbia un rallentamento della proliferazione tumorale indotta da Her2. Lo studio, in parte finanziato dall'AIRC, è stato pubblicato dalla rivista PLos-One. I dati ottenuti non solo evidenziano il ruolo fondamentale di hMena nello sviluppo delle neoplasie mammarie, ma suggeriscono anche che interrompendo i segnali di comunicazione molecolari che intercorrono tra hMena e Her2 si possa arrestare la progressione tumorale. Il gene hMena è assente nell'epitelio delle mammelle sane e compare invece nelle lesioni benigne che evolvono in tumori. Esso si candida quindi ad essere un marker di diagnosi precoce per il cancro al seno e un importante target terapeutico. Il gene hMena infatti da origine a diverse varianti proteiche che si sono dimostrate validi marcatori precoci di carcinoma mammario, in quanto sono presenti solo nelle lesioni benigne che hanno però una elevata probabilità di evolvere in cancro. Ciò avviene, con molta probabilità, poiché hMena regola il complesso di filamenti proteici che costituiscono l'impalcatura delle cellule, il così detto citoscheletro. Questa è una struttura molto dinamica, che controlla la forma e la funzione di ogni cellula. In quelle cancerose, questo "scheletro mobile" cambia per l' aumentata espressione di hMena e delle sue varianti. La ricerca getta una luce sui meccanismi che regolano l'interazione tra questi due geni che vengono co-espressi proprio da quelle neoplasie del seno con l'andamento clinico peggiore. (Fonte: www.libero.it)

Generalmente, pur in regime di comunione, l’acquisto di beni effettuati con denaro derivante dalla vendita di beni personali non ricade nel patrimonio comune, bensì resta in quello del singolo coniuge. Ciò a garanzia del diritto di proprietà costituzionalmente garantito. In altre parole, l’Ordinamento dà la possibilità di scegliere se, al momento dell’acquisto di un bene immobile, lo si voglia far ricadere nella comunione, oppure lo si voglia mantenere nella sfera patrimoniale personale. Più complessa, però, è la situazione in cui, come nel tuo caso, per l’acquisto del bene venga impiegato anche denaro proveniente dal patrimonio della comunione. In tal

caso, al fine di stabilire a quale patrimonio appartenga il bene, si potrebbero adottare due criteri: il primo, in base al quale dovrebbe valutarsi la prevalenza del denaro e, quindi, se il prezzo è stato pagato con mezzi prevalentemente del singolo coniuge, il bene rimarrebbe personale per “surrogazione” (in buona sostanza, il nuovo immobile si sostituisce al precedente, venduto); il secondo criterio, in base al quale, invece, si potrebbe operare una ripartizione della proprietà pro quota. Perché si realizzi la surrogazione e, quindi, il nuovo bene resti nel patrimonio esclusivo del

coniuge che ha alienato altro immobile, l’art. 179 c.c., prevede, in primo luogo, che l’acquisto sia stato realizzato mediante l’impiego del ricavato dell’alienazione di beni personali, oppure a mezzo del loro scambio; in secondo luogo, che al negozio di acquisto si accompagni una specifica formalità, ovvero, un’espressa dichiarazione con la quale il coniuge che ha operato l’acquisto provveda ad indic a r e l’origine del corrispettivo usato, contestualmente alla stipula dell’atto di acquisto. In questo modo, il coniuge acquirente otterrà l’effetto di evitare la caduta del bene così acquistato in comunione (effetto che altrimenti sarebbe automatico) e porrà in essere un collegamento tra il bene che esce dal suo patrimonio e quello che vi entra. La suddetta dichiarazione è necessaria quando può essere obiettivamente incerto se l’acquisto realizzi o meno il reinvestimento di denaro o beni perso-

EPILAZIONE PERMANENTE

Pelle liscia come seta

nali; al contrario, non sussiste tale onere qualora sia obiettivamente certo il carattere personale del corrispettivo, come nel caso di permuta di beni personali, dove non vi possono essere incertezze. Lo stesso discorso è valido per Sara, la quale, avendo pagato il prezzo della nuova casa utilizzando gli assegni, a lei intestati, ricevuti per la vendita del “vecchio” immobile, potrà fugare ogni dubbio circa il reinvestimento del denaro ricavato. Dunque, cara Lettrice, pur in assenza della dichiarazione di cui all’art. 179 c.c., con la quale avresti dovuto evidenziare al notaio che acquistavi coprendo la maggior parte del prezzo con denaro proveniente dalla vendita di un bene personale, potrai comunque far accertare il suo diritto dal Giudice, risalendo agli assegni in questione, indicati nell’atto notarile di acquisto. Sarà lo stesso Giudice, poi, a valutare, rapportando l’ammontare della somma da te versata in contanti e quella versata con mutuo, se vi sono i presupposti per la surrogazione – e, quindi, per attribuirti la proprietà esclusiva dell’immobile acquistato -, oppure se, assegnarti una quota maggiore di proprietà, rispetto a tuo marito.

DERMOESTETISTA DI LUIGIA DE VITO Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Rimedi definitivi per uomini e donne Ce la stiamo mettendo tutta. Siamo a dieta, la nostra alimentazione base è ormai costituita da frutta e verdura e non ci ricordiamo quasi il sapore di salumi e dolci. Beviamo tanta acqua, facciamo sport e palestra e ci siamo rivolte ad estetiste professionali per migliorare ulteriormente il nostro aspetto. Insomma, in vista dell’estate stiamo facendo grandissimi sforzi, e proprio per questo non dobbiamo tralasciare un aspetto fondamentale, quello di una accuratissima epilazione. L’estate vuole il corpo femminile totalmente privo di peli. Qualsiasi cosa vogliate indossare, gonna corta, shorts, bikini, la parola d’ordine sarà: epilazione perfetta! I metodi sono molteplici e ognuna di noi li ha già collaudati tutti. Occorre capire quale sia il più efficace per essere lisce come seta. Innanzitutto è bene abbandonare il “fai da te”. Epilazione non è sinonimo di depilazione. Le due pratiche, spesso confuse con un termine generico, sono ben differenti e riguardano la possibilità di estirpare o meno le radici dei peli. Per depilazione s’intende l’eliminazione del fusto del pelo, come ad esempio con la rasatura e con le creme depilatorie. L’epilazione invece coinvolge tutto il pelo, bulbo compreso, ed è il caso ad esempio dello strap-

po o delle pinzette. È evidente che la prima tecnica è un “rimedio” temporaneo destinato ad essere ripetuto più volte nel tempo, e tutte ne conosciamo le conseguenze: peli visibili anche se molto corti, ricrescita rapida, pelle ruvida, abrasioni da rasoio che, in zone delicate come l’inguine e le ascelle, non sono certo sinonimo di comfort! Diverso è il discorso per l’epilazione. I mezzi meccanici utilizzati per lo strappo del pelo danno certo esiti più duraturi, la ricrescita avviene più lentamente a tutto vantaggio dell’estetica e della comodità, ma gli “effetti collaterali” sussistono comunque. Peli incarniti, piccole infezioni, capillari visibili a causa dello stress da strappo sono solo alcuni. Da qui, il quesito che impera in ciascuna di noi: esiste un metodo di epilazione che permetta di evitare i disagi legati alle tecniche tradizionali? La risposta è sì e si chiama “luce pulsata”. I trattamenti sono efficaci al 100% se applicati da personale qualificato che utilizza i protocolli e i prodotti più adatti. L’epilazione permanente a luce pulsata è nata negli stati uniti molti anni fa; da allora si è molto perfezionata grazie alla grande casistica e al conseguente adeguamento di una tecnologia sempre più evoluta. Oggi si offrono alla clientela sedute

brevi, personalizzate per tipologia di cute e di pelo e trattamenti indolori e privi di effetti indesiderati. Prima di sottoporre la pelle al flash della luce pulsata, si provvede all’applicazione di un apposito gel che agisce sia da conduttore dell’energia luminosa, sia da protettore della cute. Si procede quindi all’invio degli impulsi di luce, “sparati” dal manipolo ad intervalli regolari, in pochi minuti si tratteranno aree anche estese (come ad esempio le gambe), ma anche circoscritte come il labbro superiore o la zona del mento. Il trattamento è dunque velocissimo e soprattutto indolore. Il trattamento ha la stessa efficacia sia per gli uomini che per le donne. Per il corpo occorreranno, per un risultato evidente, un minimo di 6 sedute, per la zona del viso, invece, occorreranno un minimo di 12 sedute, in quanto tale zona presenta 800 papille germinative per cmq a differenza del corpo che ne presenta 65 per cmq.


sociale

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salute

Causata da un apporto di ferro insufficiente o da un aumentato fabbisogno dell’organismo

Parliamo di… Anemia

A CURA DELLA

FARMACIA SANTA RITA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Oltre che dai farmaci e da un’adeguata alimentazione, la cura giunge da fitoterapia, oligoterapia e omeoterapia Tra le diverse tipologie di anemia, quella da carenza di ferro, o sideropenica, è senz’altro la più comune. La mancanza di ferro, oltre che da un apporto insufficiente con l’alimentazione, può essere causata da un aumentato fabbisogno dell’organismo, come si verifica in gravidanza e allattamento, da perdite rilevanti di ferro per interventi chirurgici, dal parto, da sanguinamenti del tratto intestinale, da disturbi della coagulazione, ma anche dalla diminuizione della capacità di assorbimento o dalla presenza di malattie genetiche, da carenze di vitamina B12, di ferro o di acido folico, o da tumori. Oltre al pallore della pelle e delle mucose, causato dalla carenza di emoglobina, i sintomi sono tachicardia, palpitazioni, dispnea dopo sforzi, vertigini, difficoltà di concentrazione, facile affaticamento, esasperata intolleranza al freddo. Altri sintomi, meno comuni, sono: nausea, vomito, mancanza di appetito, diarrea o stitichezza. Per accertare la carenza di ferro è necessario effettuare le analisi del sangue. In caso di anemia, si avrà una riduzione della concentrazione di emoglobina nel sangue al di sotto di specifici valori di riferimento, stabiliti in

base all’età e al sesso. Una volta verificata l’effettiva carenza, sarà il medico a prescrivere appositi farmaci, in grado di correggere lo stato anemico e di ricostruire le riserve di ferro nell’organismo, oltre alla cura specifica della malattia responsabile della carenza. La somministrazione, preferibilmente orale, di sali di ferro per un periodo prolungato è comunque sufficiente a ristabilirne le riserve organiche, con la contemporanea raccomandazione di assumere, in maggiore quantità, quei cibi che ne sono più ricchi ( carne rossa, legumi e verdure a foglia verde) oltre a quelli ad elevato contenuto di vitamina C che, a sua volta, ne facilita l’assorbimento (agrumi, cavolfiore e broccoli). Fitoterapia, omeopatia e oligoterapia possono, efficacemente, affiancarsi alle cure convenzionali dell’anemia cronica. Il

rimedio naturale può essere utile come supporto al paziente anemico, nei periodi in cui può essere necessario effettuare una pausa dalla terapia farmacologica vera e propria, o quando si è già ottenuto un miglioramento dei valori associati all’anemia (ferritina, transferrina, sideremia ed emoglobina), come terapia di mantenimento, da associare ad un’alimentazione bilanciata. In fitoterapia ottimi risutati possono essere conseguiti, a condizione che

vengano assunti per un periodo di 1-2 mesi, ripetendo il ciclo due volte l’anno, in coincidenza dei cambi di stagione. Tra gli integratori naturali, il fieno greco e l’ortica, grazie alla ricchezza di sostanze

nutritive ed un elevato contenuto di ferro, vengono utilizzati per combattere la stanchezza fisica e mentale dovuta all’anemia. I preparati a base di fieno greco sono però sconsigliati in gravidanza, perchè possono stimolare le contrazioni. L’ortica si può utilizzare anche sottoforma di decotto. Questi preparati possono essere assunti come estratto secco in capsule o in gocce di tintura madre. Le alghe costituiscono una risorsa nutritiva di grande valore ben nota ai vegetariani, che la utilizzano per sopperire alle carenze legate al loro regime dietetico. La più utilizzata è la Spirulina. Essa, di facile e veloce assimilazione, contiene sali minerali, proteine, aminoacidi, carotenoidi, acidi grassi polinsaturi ( l’acido gamma linoleico e linolenico) e vitamine ideali per chi deve riprendersi da stanchezza e astenia, tipici nell’anemia. L’organismo tende ad assorbire in modo limitato il ferro introdotto con l’alimentazione. Per aumentare l’assorbimento è sufficiente assumere un frutto o una verdura ricca di vitamina C ad ogni pasto. Questa vitamina ha un efficace antiossidante, protegge il ferro dall’ossidazione nell’intesti-

no e contribuisce alla formazione dei globuli rossi. Oltre agli integratori sintetici di vitamina C, ci sono quelli naturali, come la Rosa canina e l’Acerola. L’acqua ferrosa si è rivelata utile nell’integrare le carenze alimentari o gli aumentati fabbisogni di ferro che possono verificarsi in particolari condizioni fisiologiche, come nelle donne durante il ciclo mestruale, nei ragazzi, nelle persone anziane. Quest’acqua fornisce, in modo naturale e delicato, il fabbisogno giornaliero di ferro, costituendo un’alternativa naturale per chi tollera con difficoltà l’integrazione di ferro orale da altre fonti. E’ commercializzata in bustine contenenti 5mg di ferro, corrispondente alla quantità media giornaliera necessaria all’organismo in condizioni fisiologiche. Due bustine corrispondono alla quantità necessaria durante la gravidanza. Viene consigliata l’assunzione a stomaco vuoto con succo di arancia. Poichè alcuni alimenti possono ridurre l’assorbimento del ferro, se assunti contemporaneamente, come latte, formaggio, yogurt, uova, tè, vino, caffè, e alimenti ricchi di fibre, per evitare questo inconveniente, si può chiedere consiglio al medico o al farmacista di fiducia.


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da leggere

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Opera prima di Irma Mecca, giovane scrittrice foggiana

“Sogno di volare”: e fu così che il destino ci mise lo zampino Un romanzo avvincente in cui il volo, da esperienza di vita, diventa metafora esistenziale La laurea, le aspirazioni future, il lavoro. E poi l’amore e l’amicizia. Le delusioni. Le decisioni. Sono i grandi temi della vita, quelli che l’accompagnano nel suo progredire, che vorrebbero plasmarla, ma che poi si inchinano di fronte a qualcosa di più grande chiamato destino. E così la vita che avevamo scelto cambia improvvisamente indirizzo, si dirige verso mete sconosciute con risvolti inaspettati. Tutto questo è “Sogno di volare”, il primo romanzo di Irma Mec-

ca, in cui il volo è visto come metafora esistenziale, ma anche esperienza di vita. Giovane scrittrice foggiana di ventisette anni, Irma Mecca è laureata in Interpreti e Traduttori in lingua inglese e spagnola, attualmente senza occupazione. “Sogno di volare” trae ispirazione da un’intensa esperienza realmente vissuta dall’autrice, nelle vesti di assistente di volo. E’ la storia di quattro ragazze ognuna con i propri sogni e aspettative, tutte studentesse universitarie tranne una che è in procinto di sposarsi. “Quattro ragazze – racconta l’autrice - che in sintesi rappresentano sempre me, o meglio quattro aspetti di me, quattro prospettive delle mie aspirazioni. Attraverso la loro storia cerco di analizzare la donna dei tempi moderni”. In un intreccio tra narrazione fan-

tastica e elementi reali, la giovane scrittrice racconta le avventure e disavventure di Angelica, una ragazza intellettualmente attiva, che vuole fare la reporter nei Paesi Africani; Carla, un lavoro come estetista, tipica ragazza del Sud che vuole famiglia e figli e sta per vedere il suo sogno concretizzarsi; Laura, la classica donna in carriera che studia medicina a Roma e che vorrebbe proseguire la sua carriera da ricercatrice universitaria. E poi c’è lei, la protagonista, voce narrante ed alter ego della narratrice: laureata in lingue, è un’assistente di volo che intraprende con fervore questa carriera, già di per sé molto difficile e selettiva. E’ fidanzata da tanti anni con un ragazzo. Una relazione che poi si rompe, una vita che sembra prendere strade imprevedibili tra la concretezza di Milano e il sogno di Londra, ma che poi il destino stravolge, mettendoci lo zampino. La protagonista, volutamente, non ha nome. La sua città d’origine non è mai menzionata, in una sorta di razionale distacco dalle vicende raccontate, ma il riferimento autobiografico permea tutto il romanzo, in particolare i due capitoli finali. “L’idea è nata nel 2008, in un

periodo particolare della mia vita. Nasce dalla constatazione della difficoltà di trovare lavoro oggigiorno. Ho scritto per sfogo personale, a livello catartico. Ho interrotto il racconto circa a metà, per poi riprenderlo ad ottobre del 2010. L’ho concluso di getto, ho deciso di pubblicarlo e la casa editrice ‘Il Rosone’ mi ha dato l’opportunità di farlo”. Molti i temi affrontati: dalla delusione d’amore al matrimonio, dalla famiglia alla ricerca universitaria, il tutto condito da sapienti citazioni dei classici latini. E, naturalmente il destino, grande maestro di vita. “I ragazzi devono sognare di volare, ma sempre cercando di tenere i piedi per terra. Quella dell’assistente di volo è la metafora di una donna sempre in movimento, che vuole viaggiare tra cielo e terra, che ama fantasticare, ma che poi su quella terra deve sempre ritornare.

Nella vita bisogna porsi degli obiettivi, provarci fino alla fine nonostante le disfatte, senza mai dimenticare di apprezzare quello che si ha, giorno dopo giorno, vivere il presente. La mia esperienza mi ha insegnato che se non puoi avere quello che vuoi cerca di vivere quello che hai”. Anna Russo


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