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Inchiesta Minorenni: corsa alla contraccezione d’emergenza

Benessere Cellule staminali vegetali

Cucina Rimedi naturali contro l’influenza

Moda

Tutte pazze per i saldi

Per gli abiti in copertina si ringrazia:

“SARAH CHOLE” corso Garibaldi, 28 Foggia


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sommario

ditoriale 4 Personaggio

di ANNA RUSSO

• Italian Divas, dai box al palco 5 Società • La “rivoluzione gentile” delle donne • Una GIADA contro gli abusi 6 Inchiesta • Minorenni: corsa alla contraccezione d’emergenza 8 Attualità • Centro per la promozione della salute degli immigrati 10 Moda • Tutte pazze per i saldi 11 Benessere • In forma smagliante dopo le feste 12 Fashion • Contro il crespo, nemico indiscusso delle donne 13 Natura amica • Naturalmente belle 14 Architetto • Mansarda, cruccio e delizia di casa 15 Piante • Un raggio di luce dalla neve 16 Salute • L’ernia cervicale in palestra 17 Rubriche 21 Sociale • Riconoscere il cambiamento 23 Cucina • Una cipolla contro l’influenza

Sarà un editoriale triste questo. Triste come la storia di Isabelle e di sua madre. Una ragazzina cresciuta con il sogno di diventare modella, schiacciata dal peso della magrezza ad ogni costo, una madre tormentata dal dolore e forse da un misto di fragilità ed impotenza. Isabelle è morta a novembre, sua madre poche settimane fa. Modella sulle passerelle con quegli occhioni chiari, sempre più grandi in un viso sempre più piccolo, scarno, quasi disumano. Modella per uno scatto, su un fondo bianco e nero con una scritta che urla il suo no all’anoressia. Isabelle è morta. Dopo di lei sua madre. Quante ancora dovranno morire? Su internet impazzano i blog che incoraggiano i disordini alimentari. Le ragazze si scambiano consigli per diventare pelle e ossa. Si divertono a contarsi le costole. Fioccano le applicazioni interattive per calcolare le calorie assunte, le dritte per vomitare senza farsi beccare da genitori e amici, le istruzioni per perdere peso nel modo più insalubre e veloce possibile. Ma in rete c’è anche altro: basta andare su un motore di ricerca, digitare “modelle anoressiche” e guardare: si apre alla vista un mondo folle, fatto di tante ossa che si tengono in piedi per non so quale arcano mistero. Ossa e pelle, carne quasi nulla. Perché per quegli scheletri viventi mangiare è sacrilegio. Un mondo in cui regna il dio della magrezza. Mela a pranzo, carota a cena. A colazione nulla, solo la corsa alla bilancia per vedere quell’ago scendere. E se un giorno si cede di fronte ad un piatto di pasta? Allora la corsa in bagno a vomitare, e lo scroscio dello sciacquone a cancellarne i segni e il senso di colpa. Per qualcuno queste immagini potrebbero risultare crude, ma sono solo il racconto, neppure tanto dettagliato, di ciò che accade oggi a tante ragazze che vedono quelle modelle come unico esempio da seguire. E non ne parlo perché parlarne è trandy, ma perché è una strada che ho percorso anch’io. La mia aveva un altro nome, bulimia, ma il risultato non è poi tanto diverso. Accettare di parlarne è molto difficile, perché significa innanzitutto riconoscere che si tratta di una malattia, poi, che quella malattia ha colpito proprio noi. E se quando ci si casca si è solo ragazzine, allora il mio appello va innanzitutto alle madri. Quando la malattia c’è, i segnali sono evidenti. Per molti genitori è più facile non vedere se la figlia mangia poco o se, al contrario, mangia sospettosamente troppo, per poi rifugiarsi in bagno. Non vedere non esclude il problema, lo rinvia soltanto. E allora coraggio. Gli occhi sono un organo collegato al cervello. L’allarme arriva subito. L’importante è non soffocarlo, ma farlo correre lungo la strada che porta al cuore.


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personaggio

POP, ROCK E JAZZ: AMORE A RITMO DI MUSICA

Italian Divas, dai box al palco

In una compilation il talento di tredici nuove proposte pugliesi. Quattro sono foggiane Saranno famose, o almeno sperano. Dietro le quinte i ragazzini le chiamano Spice Girls e loro storcono il naso. Sono un esercito di tredici donne che su oltre dieci centimetri di tacco si scatenano sul palco, tra mini di pelle, pantaloni ultraslim, corsetti e calze a rete. Gianni Colonna e Luigi Caruso De Gennaro, guru della musica foggiana e produttori, ne hanno fatto le “Italian Divas”, dive pugliesi che un autore l’hanno trovato e ora vogliono il successo. I loro brani inediti sono raccolti in una compilation, ormai in uscita. Le interpreti hanno superato un provino e hanno iniziato un periodo di formazione. Sarà il pubblico a decidere chi ha talento da vendere. In quasi un anno hanno aperto i concerti di artisti come Povia, Alexia, Luisa Corna, Fabrizio Moro. Studentesse modello, commesse, segretarie o estetiste per professione, sono state catapultate da un giorno all’altro su un palco con due cover da interpretare. Giusy Ferreri docet. Per quattro di loro il treno del successo parte da Foggia: Cristina De Vita, 22 anni, iscritta alla Facoltà Economia, lavora in un ufficio, fa la

massaggiatrice e si dedica al volontariato; Serena Paolucci, 19 anni, studia all’Accademia di Oreficeria a Roma; Alessia Rizzi, 23 anni, studia Lettere Moderne all’Università di Foggia; Valeria Vitofrancesco, ha 33 anni e lavora come commessa. Hanno il vizio dell’amore, dal Pop al Rock fino al Metal. Cristina canta in versione Pop le variabili del bianco, inteso come la perfezione in una storia d’amore, lei che suona il pianoforte e da appena due anni prende lezioni di canto. Serena, ‘figlia d’arte’, è cresciuta con due artisti in casa: suo padre e suo fratello sono pittori e scultori, ma ha vissuto in mezzo a dischi, cd e vinili per una smisurata passione per la musica che l’ha contagiata. Ha studiato jazz per quattro anni prima di passare alle sonorità metal sinfoniche, e la sua canzone parla di una donna che trova finalmente il coraggio di mettere fine ad una storia d’amore malata e di ribellarsi alle violenze subite. Alessia tiene i piedi ancorati al terreno, per paura di sognare, e in una ballata rock racconta il “m’ama non m’ama” con i petali di un fiore,

che intanto sfiorisce in una storia tormentata. Lei che ama il rock anni ’80 ma che due anni fa era finita in un gruppo metal. “È stata una di quelle esperienze da box che ti formano: prendere freddo, perdere tempo, montare e smontare gli strumenti, perdere le aste dei microfoni”. E poi c’è Valeria, che racconta il suo quotidiano e com’è cambiata la sua vita dopo aver perso la madre. “Questo progetto è uno dei tanti modi per vivere la mia passione per la

musica, insieme al pianobar e al mio gruppo”. Dal box al palco, per loro solo il tempo di una canzone: un provino ha cambiato la loro vita. Ma di talent show non ne vogliono sapere. “In tv cavalchi l’onda del successo mediatico, ma poi sparisci

IL PROGETTO Tredici tracce, tredici voci di donne pugliesi. Le nuove proposte del vivaio nostrano della musica italiana sono racchiuse in una compilation sperimentale, nuova frontiera dei ‘talent’ senza lo show della tv generalista. Dietro c’è lo zampino di Gianni Colonna, chitarrista e produttore dei Superzoo, e di Luigi Caruso De Gennaro, produttore e cantante, che tra le mura multicolor del Kuore Nero Studios hanno lavorato alla pri-

dalla circolazione. Quello dei talent è un successo facile che svanisce subito, noi vogliamo il successo difficile che rimane”. Essere donna è per loro un punto di forza, ma pare abbiano rinunciato ad una sana competizione tipicamente femminile. Replichiamo ricordando che andranno al voto, e qualcuna potrebbe tornare a cantare nei box o sotto la doccia. “Effettivamente – sorridono - non ci avevamo pensato”. Mariangela Mariani

ma edizione del progetto “Italian Divas”. Il disco è distribuito dall’etichetta milanese “Videoradio”. Le cantanti del volume uno sono state selezionate con audizioni tra più di cento candidate. L’album sarà distribuito nei megastore della musica di tutta Italia e nei maggiori store digitali, ed i brani inediti saranno trasmessi da oltre quaranta radio nazionali. La formula del talent made in Puglia prevede che sia il pubblico a decretare i nuovi talenti: saranno gli utenti a votare il brano e a stabilire quali ‘dive’ saranno famose.


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società

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POLITICA ATTIVA

La “rivoluzione gentile” delle donne Per diventare protagoniste di politica, economia e vivere sociale E’ una rivoluzione, ma, come precisano le fautrici del movimento, è “gentile”. Protagonista è un gruppo in continua crescita di donne (dalla Puglia la “Rete delle donne per la rivoluzione gentile” si è di recente estesa al territorio nazionale) che hanno deciso di lavorare insieme affinché tutto il Paese possa ispirarsi all’esperienza e all’autorevolezza che deriva dal sapere delle donne. Nata dalla volontà di “contrastare l’arroganza delle gerarchie dei partiti” e dalla considerazione che sia necessario ricorrere alle primarie per scegliere un candidato, la Rete ha aperto una riflessione approfondita su “quanto di prezioso proviene da una pratica politica generosa, partecipativa, attenta e critica con se stessa. Una politica ardita nelle scelte importanti: salvaguardare i beni comuni (acqua, aria, territorio, lavoro), favorire lo sviluppo delle città vitali (città intessute di relazioni, fondate sul rapporto con il proprio ambiente e sulla storia partecipata), puntare sulla energia e la creatività delle donne, rivolgersi alle giovani e ai giovani”. La rivoluzione gentile proposta dalla Rete, che raccoglie l’eredità del movimento delle donne, è presentata come “una rivoluzione cul-

turale, capillare che vuole coinvolgere tutti gli aspetti della politica, dell’economia, del vivere sociale, per rendere le donne protagoniste e porre al centro la loro capacità di pensare al femminile”. Seriamente convinte che la presenza delle donne e la loro partecipazione attiva po-

tranno restituire quanto fino a oggi è mancato alla cultura politica del Paese, le donne della Rete ritengono necessaria in Parlamento e al Governo una presenza di elette e ministre tale da rappresentare visibilmente la popolazione femminile italiana. Le donne della rete considerano prioritarie leggi che sanci-

scano “la presenza significativa e determinante delle donne a tutti i livelli, sia nel settore pubblico che in quello privato; una nuova organizzazione del lavoro che privilegi la qualità dei tempi della vita, restituendo spazi ed energie che possano meglio conciliare i desideri e i bisogni di tutte/i liberandole/i dal

dominio della necessità. Leggi prioritarie perché presupposti imprescindibili per una nostra reale partecipazione al completamento del percorso democratico, laico e libertario del nostro Paese e dell’intera Europa”. (Il virgolettato è estratto direttamente dal Manifesto della Rete)

A PROPOSITO DI DONNE...

La lingua italiana è sessista? Un tempo il “sindaco” di una comunità era sempre un uomo, così come lo era il vigile urbano, l’avvocato, il giudice, il soldato, il ministro o il presidente del consiglio dei ministri (in realtà in Italia lo è ancora oggi) per cui non ci si poneva il problema di come tradurre queste professioni al femminile. Oggi la situazione è diversa visto che non stupisce (quasi) più vedere una donna con la fascia tricolore, con la toga, a direzionare il traffico, o in divisa militare. Eppure quante volte vi sarete chieste: come è giusto dire? Avvocata o avvocatessa, ministra o ministressa, soldata o soldatessa? Nel dubbio spesso si è por-

tati a lasciare il termine al maschile. Perché? La spiegazione data da alcune studiose sta nell’uso sessista del linguaggio tramandato di generazione in generazione. E’ il pensiero di Alma Sabatini che nel lontano 1987 scrisse uno studio su un uso non sessista della lingua italiana su commissione dell’allora Presidenza del Consiglio dei Ministri. In quel lavoro si suggerivano molte buone pratiche per una lingua rispettosa delle donne, come quella di evitare il maschile non marcato (“diritti umani” anzichè “diritti dell’uomo”). C’era poi la raccomandazione a non anteporre l’articolo ai cognomi femminili (per-

ché dire “Lerner” e “La Gruber”? O “La Carfagna” e “Fassino”?). E non mancava l’invito ad evitare la desinenza “essa” che, secondo Alma Sabatini, sottolinea la derivazione dal maschile, in un venir dopo che è di per sé una diminuzione. Eppure, tornando agli esempi citati sopra, “vigile” (colui o colei che appartiene alla Polizia municipale) è un aggettivo sostantivato che termina in “e”: in quanto tale uguale al maschile e al femminile. Perciò, per indicare una donna che svolge quella professione è corretto dire “la vigile”. Anche “presidente”, essendo il participio presente del verbo “presiedere”, non cambia a

Istituzioni in difesa dei minori a rischio

Una GIADA contro gli abusi

Al via progetti volti a garantire una efficace accoglienza del bambino abusato

Le istituzioni foggiane unite per la difesa dei minori. E’ con questo obiettivo che è nato il progetto GIADA (acronimo di Gruppo Interdisciplinare Assistenza Donne e bambini Abusati, ma anche simbolo di una pietra dall’ampia varietà di colori corrispondenti alle diverse etnie: bianca, gialla, nera, rossa). Finanziato dalla Regione Puglia, il progetto ha avviato un’esperienza pilota di rete interdisciplinare e interistituzionale sociosanitaria in grado di fronteggiare il fenomeno dell’abuso sui minori. Prevede infatti il potenziamento delle attività assistenziali in favore di bambini, adolescenti e famiglie in condizioni di rischio o abuso. Le attività finora realizzate hanno visto la collaborazione in partnership di gruppi di lavoro sanitari, sociali, universitari e giuridici, impegnati nella costruzione di reti interdisciplinari e nella condivisione di percorsi diagnostici-terapeutici finalizzati all’individuazione precoce di situazioni di rischio. Partendo dalla considerazione che la salute è il risultato di un mutevole equilibrio di condizioni psico-fisiche, economiche e culturali, su cui influiscono in misura rilevante le scelte di politica sociale, Giada si iscrive in

una concezione dell’assistenza la cui missione preminente è quella di offrire una relazione d’aiuto anche in quelle drammatiche situazioni di disagio, su cui spesso svolgono un ruolo condizionante le condizioni di deprivazione e di degrado sociale e culturale. GIADA rappresenta un modello di integrazione di interventi e sforzi diversi di enti e soggetti istituzionali, accomunati dall’obiettivo di garantire una presa in carico degli acutissimi problemi sociali e sanitari, soprattutto dei bambini e delle bambine che ne sono incon-

sapevoli vittime, ma anche dei grandi che si rendono i più evidenti, ma non unici, responsabili delle situazioni di abuso. Lo scopo del Progetto, in pratica, è quello di garantire una efficace accoglienza del bambino abusato attraverso un approccio di tipo interdisciplinare ed integrato, in un lavoro di equipe. Sono stati pertanto strutturati percorsi diagnostici e terapeutici condivisi tra le diverse Unità Operative pediatriche del territorio, allo scopo di rilevare gli indicatori fisici, comportamentali, cognitivi ed emotivi riferiti alla condizione di disagio infantile. Questo, nell’ottica della creazione in tutta Puglia di una rete tra i servizi sanitari dotata di operatori del settore pediatrico formati per la rilevazione precoce delle condizioni di rischio familiare, per l’accertamento dei casi di sospetta violenza, per la segnalazione all’autorità giudiziaria e per la strutturazione di percorsi assistenziali interdisciplinari integrati e condivisi tra tutti i servizi e gli Enti coinvolti. Al progetto aderiscono dunque tutte le istituzioni locali, da quelle politico-amministrative a quelle sociosanitarie, sino a quelle giudiziarie.

seconda del genere: pertanto l’articolo “il” o “la” basta a precisarlo. Se il problema di definire il sostantivo da usare per indicare la futura “presidente” del Consiglio dei Ministri italiano è ancora lontano, un dubbio sorge spontaneo… e se il papa fosse donna come dovremmo chiamarla? Anna Russo

IL RUOLO DEI CONSULTORI Nel territorio il Consultorio Familiare rappresenta il luogo centrale dell’intervento psico-sociale essendo la struttura preposta sia alla prevenzione che alla cura del disagio legato al ciclo di vita personale e di coppia e, in particolare, al supporto alla genitorialità. Considerato che la qualità delle relazioni genitoriali rappresenta il principale predittore della salute psicofisica del bambino oggi e dell’adulto domani, le azioni di promozione della salute peculiari del Consultorio Familiare (colloqui prematrimoniali, corsi di accompagnamento alla nascita e spazi per affrontare le problematiche giovanili) rappresentano opportunità preziose di potenziamento dei fattori di protezione oltre che di rilevazione precoce delle condizioni di rischio, che consentono una diagnosi e un intervento precoce nelle vulnerabilità psico-sociali del singolo, della coppia e delle famiglie. Nelle condizioni di rischio individuali e/o familiari lo psicologo e l’assistente sociale consultoriali, effettuando un primo ascolto della domanda di aiuto, su accesso diretto o mediato da altri servizi, possono intraprendere azioni di valutazione, monitoraggio, visite domiciliari e/o di trattamento breve, ma anche azioni di integrazione e raccordo con la rete dei servizi sanitari, sociali e con il Tribunale per i Minorenni.


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inchiesta

Esperti “navigatori” del web, ma poco “navigati” in fatto di sesso

Minorenni: corsa alla contraccezione d’emergenza Il 35% delle ragazze italiane non usa anticoncezionali Sono passati più di quarant’ani teenager italiani del nuovo seni dal mitico 1968 che ha cambiato colo i più grandi “consumatori” radicalmente il modo di intendere i della pillola del giorno dopo: il rapporti tra uomo e donna, eppure la 27 per cento, è l’allarme lanciato rivoluzione sessuale sembra non ardai medici, non usa alcun antirestarsi. In un’epoca in cui il virtuaconcezionale e la percentuale le avanza e nulla più sembra essere sale al 35 per cento tra le sole racome appare, in cui le relazioni nagazze. E così gli adolescenti, un scono chattando su internet e le copo’ per cattiva informazione, un noscenze viaggiano nella rete, un po’ per carenze comunicative da mondo dove gli adolescenti sono già parte di famiglia e scuola, inveadulti a tredici anni e la libertà sesce di prevenire, si affidano semsuale è come un diritto sancito dal pre di più alla contraccezione di codice civile, un nuovo step è stato emergenza oppure, come è acsegnato dalla diffusione in Italia delcaduto a dicembre in provincia la pillola del giorno dopo. I nipoti del "Anna Michelina d'Angelo, di Bari, si ritrovano a tredici e se‘68 e del femminismo navigano da direttore Attività Consultoriali ASL FG" dici anni a giocare a “mamma e professionisti nel web, ma vanno alpapà” con un figlio vero, tra libri la deriva nell’oceano dell’amore e del sesso. Improvvisano. Ri- di scuola e pannolini da cambiare. A Foggia, durante lo scorschiano. Si scambiano informazioni nei blog e finiscono im- so anno, presso i consultori della sola città di Foggia sono stapauriti nei consultori a farsi prescrivere la pillola del giorno te prescritte 130 pillole del giorno dopo. “A farne richiesta – dopo. Questo, se sono molto fortunati. Il loro viaggio termina informa Anna Michelina d’Angelo, direttore del Servizio Soin un laboratorio analisi con la diagnosi di malattie sessuali se vradistrettuale delle Attività Consultoriali della ASL FG – sofortunati lo sono un po’ meno. Mentre infatti aumenta tra i no prevalentemente ragazze minorenni. Arrivano nei congiovanissimi la diffusione di malattie veneree, sono proprio sultori spaventate, magari a causa di un preservativo rotto, e

Per saperne di più Lavande vaginali a base di coca cola o limone, rapporti sessuali in piedi o in acqua, la convinzione che “non accadrà nulla, tanto è la prima volta”. Sono questi, sembra stupefacente, i metodi anticoncezionali, a dir poco improbabili, dei quali i giovanissimi si consigliano l’utilizzo per evitare gravidanze indesiderate. Inutili e persino dannosi, frutto di una errata informazione, sono spesso la causa dell’aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza tra le giovanissime, oltre che, naturalmente, della diffusione di malattie a trasmissione sessuale. E’ dunque doveroso fare, con l’ausilio della ginecologa Alessandra d’Apolito, una pur veloce disamina dei principali contraccettivi, ognuno con caratteristiche e gradi di efficacia diversi, avvertendo però che il preservativo rimane l’unico mezzo contraccettivo che protegge dalle malattie sessualmente trasmesse (HIV: ancora troppo diffuso; HPV: responsabile del papilloma e del cancro della cervice; Trichomonas e Chlamydia responsabili dell’infertilità) . Pillola Quando si parla di pillola si intende un farmaco contenente l’associazione di due ormoni: l’Etinilestradiolo ed un ormone progestinico. L’azione anticoncezionale si basa su tre effetti: l’inibizione dell’ovulazione (se la donna non ovula, significa che l’ovocita non viene liberato dall’ovaio e non può incontrarsi con lo spermatozoo), l’alterazione del muco cervicale (che diventa denso e fa passare pochissimi spermatozoi), l’alterazione dell’endometrio (il tessuto che tappezza internamente l’utero). Le pillole hanno una sicurezza contraccettiva del 99%. Dal punto di vista generale sono infondati i “terrori” sugli effetti negativi della pillola che, invece, ha effetti benefici sulla mammella nel caso di mastopatia fibrocistica, riduce l’incidenza dei tumori ovarici, non aumenta l’incidenza di altri tumori. L’unico aumento di rischio (sebbene minimo e ancora dubbio)

chiedono la prescrizione della pillola. Il ginecologo svolge una indagine per capire se, in base al ciclo, la ragazza era nel periodo dell’ovulazione e, nel caso, prescrive la pillola del giorno dopo, che viene poi ritirata in farmacia”. Non è necessaria la presenza di un genitore. a.r.

Metodi contraccettivi Naturali e non: ecco i più comuni sarebbe per il tumore alla mammella quando l’uso della pillola viene iniziato in giovane età e continuato per almeno 8-10 anni consecutivi prima della prima gravidanza. Cerotto Il cerotto contraccettivo può essere paragonato come funzionamento alla “pillola”. Permette infatti il rilascio in circolo, mediante assorbimento cutaneo, di Etinil-estradiolo e di un progestinico denominato Norelgestromina. I vantaggi sono legati all’assenza di problemi di assorbimento legati a vomito o diarrea, all’applicazione settimanale del cerotto (e non giornaliera), al basso dosagg i o associato ad un controllo ottimale del ciclo e della ovulazione. Sicurezza contraccettiva: 99%. Anello vaginale L’anello vaginale è un piccolo anello morbido che viene inserito in profondità in vagina, per restarvi 21 giorni. L’anello determina rilascio locale di Etinil-estradiolo e di un nuovo progestinico denominato Etonogestrel. I bassi livelli ormonali permettono una riduzione degli effetti collaterali quali tensione mammaria, cefalea, ritenzione idrica. L’anello inoltre non crea nessun tipo di problema durante i rapporti sessuali. Sicurezza contraccettiva: 99%. Spirale Per spirale si intende un piccolo “oggetto in plastica” che con estrema facilità (ambulatoriamente) viene inserito nella cavità uterina e lasciato in sede per più anni. L’effetto contraccettivo sta nell’alterazione dell’am-

biente endo-uterino che porta ad un ostacolo al passaggio degli spermatozoi e ad una inibizione dei processi di impianto embrionali. La spirale agisce quindi quasi sempre sull’embrione e non previene il formarsi dello stesso. Viene quindi considerata una metodica microabortiva. L’efficacia nella prevenzione della gravidanza è buona, ma non totale. Il grosso rischio della spirale sono le infezioni e le gravidanze extra-uterine. Esistono anche dei Metodi naturali che però hanno percentuali di sicurezza relativamente bassi e richiedono una perfetta conoscenza del proprio corpo, dei cicli regolari e una complicità con il proprio partner. Sono: “Coito interrotto” Consiste nell’interruzione del rapporto, prima dell’eiaculazione, in modo da evitare il contatto tra il liquido seminale maschile e i genitali femminili. E’ un metodo fallimentare in quanto anche prima dell’eiaculazione possono essere emessi, in maniera inavvertita, spermatozoi. “Metodo Ogino-Knaus” Calcolo delle date dei giorni fertili in base alla durata dei cicli mestruali precedenti. I problemi legati all’adozione di questo metodo derivano dal fatto che non sempre le donne hanno cicli regolari per cui non è possibile evitare la gravidanza. “Metodo della temperatura basale” Misurazione quotidiana della temperatura corporea; la temperatura in prossimità dell’ovulazione subisce un incremento che si mantiene per giorni. Il metodo prevede la possibilità di rapporti sicuri dal terzo giorno successivo al massimo aumento della temperatura fino alla comparsa del successivo ciclo mestruale. Esistono attualmente minicomputer (“contraccettivi tecnologici”) per ottimizzare l’analisi della temperatura basale riducendo i rischi di “erronea” interpreta-

zione dei dati e determinando quindi maggiore sicurezza contraccettiva. Tali dispositivi permettono la rilevazione accurata della temperatura basale in modo sublinguale in pochi secondi o l’analisi statistica del periodo fertile. “Metodo Billings” Valutazione della quantità e della qualità delle secrezioni vaginali da parte della donna stessa; in prossimità della ovulazione le perdite vaginali diventano abbondanti e con aspetto a “chiara d’uovo” e la donna avverte una caratteristica sensazione di “umidità”. Successivamente le secrezioni ritornano ad essere scarse e vischiose. Il periodo sicuro sarebbe subito dopo le mestruazioni quando la donna avverte una sensazione di secchezza dei genitali. Appena inizia una sensazione di maggiore “umidità” è il segnale che avere rapporti non è più sicuro. E’ di nuovo periodo sicuro quando termina il massimo picco di “umidità” (deve essere passato da almeno 3 giorni) e ritorna una sensazione di secchezza. E’ importante capire che la contraccezione non è un metodo “fai da te” né una ricetta da chiedere alla propria amica, ma è una scelta consapevole da fare anche con il proprio partner. E’ indispensabile rivolgersi ad un ginecologo per valutare il proprio stato di salute e riferire le proprie necessità. Ogni donna è unica ed ha proprie caratteristiche che è necessario riconoscere per individuare la contraccezione più comoda ed efficace.


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inchiesta

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Sì all’educazione sessuale, ma senza dimenticare i valori della persona

Don Antonio Menichella ammonisce “No ai figli di facebook” L’insegnamento parte dalla famiglia per evitare la sessualità fai da te Ogni albero all’inizio è stato una piantina che ha sviluppato buone radici grazie alle quali si è fortificato ed è sopravvissuto a vento, pioggia battente e siccità. Lo stesso miracolo della crescita rivive in ogni fanciullo nel suo passaggio dall’età infantile a quella adulta. A differenza di quanto accade nelle piante, che possono svilupparsi spontaneamente, l’uomo ha però bisogno di un sostegno perché le sue radici crescano forti e resistenti. A darlo sono la famiglia innanzitutto e le istituzioni preposte alla formazione in secondo luogo. Valori, modelli da seguire, scelte da evitare in un continuo rincorrersi tra Bene e Male. Gli argomenti sono i più svariati, ma quando si tratta di sessualità la questione diventa molto più spinosa. Il più delle volte i genitori, imbarazzati da “certi” discorsi, delegano la scuola.

I professori, spesso sempre più lontani dal compito di “educatori globali”, concentrano la loro attenzione sulle materie prettamente scolastiche. La Chiesa, dal canto suo, se si pone su un atteggiamento troppo proibizionista, rischia di allontanare i giovani. Lo stesso Papa Benedetto XVI, in un recente intervento, ha lanciato l’allarme sulla minaccia alla libertà religiosa costituita dall’educazione sessuale impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei, suscitando non poche perplessità. E’ don Antonio Menichella, parroco della chiesa dei Santissimi Guglielmo e Pellegrino, a dire la sua. “Io sono favorevole ai corsi di educazione sessuale lì dove, però, come dice il Papa, sono fondati sul rispetto della persona. La sessualità è una cosa bella, un dono del Padre Eterno: Dio ha creato maschio

e femmina e ha detto ‘crescete e moltiplicatevi’. Se però a scuola mi trovo di fronte ad un insegnante che non ha una concezione retta e sana della sessualità, le cose potrebbero anche degenerare. E’ come un docente di storia che ha una visione particolare del comunismo o del fascismo e che la trasmette agli studenti idealizzando o, a seconda dei casi, demonizzando questo o quel periodo storico. Serve una visione obiettiva”. Prima però della scuola, è la famiglia a dover intervenire. “Se manca una solida base familiare cosa può fare un’ora di educazione sessuale a scuola? I ragazzi sono un po’ sbandati, confusi, lasciati a se stessi. Dai racconti dei miei parrocchiani sento quanto sia difficile gestire dei figli adolescenti in una società che presenta tanti modelli e riferimenti sbagliati. Ma se i genitori non dialogano con i figli spiegando loro, al momento opportuno, cosa è giusto o sbagliato fare, se non insegnano loro i valori da rispettare, allora sarà sempre più difficile che crescano in modo sano. Non possiamo abbandonare questi ragazzi a loro stessi altri-

Don Antonio Menichella

menti diventeranno figli di Facebook e impareranno da internet comportamenti sbagliati, vivendo una sessualità fai da te”. Come si dovrebbe allora impostare un giusto dialogo? “Fare educazione sessuale significa insegnare ai ragazzi la diversità che contraddistingue uomo e donna, che cosa è giusto e cosa è sbagliato nel rispetto dell’altro, visto non come oggetto di possesso e di piacere, ma come completamento e ricchezza. Quan-

do le cose le dici in una maniera giovane senza allontanarti dalla verità dei valori, allora è possibile instaurare un dialogo. La via più sbrigativa è quella del divieto, ma questo non porta da nessuna parte se non è accompagnato da una spiegazione, da una motivazione dei valori. Se non insegniamo noi direttamente queste cose, i ragazzi troveranno altre strade per apprenderle, al di fuori del nostro controllo”. Anna Russo

L’opinione del dirigente scolastico

Il SONDAGGIO

Educazione all’affettività, così la scuola sfata il tabù della sessualità

Tutto quello che i giovani non sanno dell’amore

Trecca: “No ai distributori di profilattici negli istituti. È volgare e consumistico” Tra le mura austere del Liceo Classico “Vincenzo Lanza” la chiamano educazione all’affettività. Nell’Era Trecca, in quell’aula magna lacrime e sangue del suo predecessore, salgono in cattedra luminari della matematica, Premi Campiello, registi e attori da copertina, ma di educazione sessuale non se ne parla. Nell’istituto che conferisce la Maturità Classica e che ha aperto le porte alle suggestioni dei contemporanei, senza per questo lasciare latini e greci sotto una coltre di polvere, sono stati, di recente, gli insegnanti di religione a proporre di portare in classe il tema dell’affettività. Il dirigente scolastico Giuseppe Trecca, forgiato dall’esperienza negli istituti tecnici e ormai da tre anni in presidenza, accoglie la proposta e replica a chi accusa la scuola di non colmare una lacuna, perché se la scuola dovesse occuparsi di tutte le “educazioni” non basterebbero cinque anni. “L’educazione sessuale nella fase adolescenziale è certamente una tematica particolarmente importante. La scuola si misura con

una complessità enorme, per- Giuseppe Trecca ché non si possono inseguire tutte le educazioni – spiega il dirigente - Noi facciamo cultura e scuola, e crediamo di educare alla sensibilità e al bello che sono a fondamento di ogni educazione. L’educazione alla sessualità per noi è educazione all’affettività, un concetto più ampio e attuale che significa di- la sensibilità degli insegnanti scutere di come si vivono i sen- che si attivano, che hanno voglia timenti e le emozioni, come si vi- di portare avanti un progetto, ve il rapporto con l’altro e con gli con tutta la fatica di un’attività altri, e questo include anche una che quasi sempre è volontaria. parte relativa a quell’educazio- Anche il territorio ha le sue colne sessuale che significa con- pe, perché su sollecitazione delsentire ai giovani nella fascia di le agenzie esterne potremmo inetà più delicata di conoscere ciò tervenire”. Tra convegni, che è giusto e opportuno che concorsi e raccolte fondi (il Liceo è campione di solidarietà sappiano”. Gli imputati nel tribunale con 2300 euro raccolti in favore dei tabù, o presunti tali, sono gli di Telethon), ogni iniziativa deinsegnanti, ma anche la società ve essere dosata per non dicivile e le associazioni, che non strarre gli studenti dal percorso entrano nelle scuole con le pro- curriculare. Il dirigente Trecca, fessionalità e gli strumenti ne- se apre al tema scottante della cessari per avviare delle cam- sessualità, non transige sui dipagne di prevenzione. “La stributori di profilattici nei bascuola funziona un po’ ad inter- gni della scuola. “Non sono per il consumimittenza, ci sono delle luci che si accendono ed altre che si smo sessuale e non credo che la spengono. Dipende, spesso, dal- scuola debba incentivare mini-

mamente concezioni di questo tipo. Ogni tanto si sentono proposte che personalmente non condivido perché, decontestualizzate, diventano volgari: se è bene che ci siano distributori di profilattici affianco alle farmacie, non trovo di buon gusto e penso faccia capo ad una concezione consumistica e volgare che lo stesso distributore debba esserci nella scuola. E se si intende questo come un tabù, per me lo è. È come venire con i bermuda agli Esami di Stato: al mare vanno benissimo, se ti presenti agli esami con i bermuda non hai rispetto e non hai capito in che contesto ti trovi”. Davanti alle notizie hard della stampa, con internet che entra prepotente nella vita degli adolescenti, la scuola ha il compito di tenere i ragazzi sui libri: “C’è troppa educazione all’immagine – conclude Trecca – La Chiesa ha una funzione frenante quanto la scuola, e se piuttosto che frenare spingesse su certi atteggiamenti verrebbe meno al proprio ruolo. In questo caso, temo più l’acceleratore del freno”. Mariangela Mariani

Una specializzanda in Ostetricia sottopone un test e gli studenti ammettono di non sapere Sara nel banco non c’entra più, e che sia stato solo amore lo dice una canzone. Di sessualità si parla solo nei bagni della scuola e negli spogliatoi della palestra, luoghi di confidenze e consigli che non hanno alcun mentore e fondamenti scientifici piuttosto inconsistenti. Il tuttologo dei motori di ricerca ne sa una più di Sara, e poi ci sono le riviste patinate. Roba che scotta. La contraccezione per alcuni rappresenta un impedimento al piacere, per altri scongiura una gravidanza indesiderata. L’Aids è associata al Terzo Mondo, e le malattie sessualmente trasmissibili sono tra le informazioni non pervenute. Parlare di preservativo suscita ilarità, e a livello tecnico spesso gli adolescenti non sanno nemmeno come si usa. Ad espugnare una fortezza di imbarazzo e ignoranza ci ha pensato una giovane specializzanda in Ostetricia dell’Università degli Studi di Foggia, che ha sottoposto un questionario all’attenzione degli studenti di alcune classi dal primo al terzo Liceo Classico (che corrispondono agli ultimi tre anni). Perplessi davanti ad espressioni come “coito interrotto”, gli studenti hanno chiesto informazioni su questioni che hanno ammesso di non conoscere, anche alla maggiore età. Qualche incertezza anche sull’HIV, il virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita. E poi la pillola del giorno dopo, la cosiddetta contraccezione d’emergenza. Le ragazze hanno chiesto alla giovanissima specializzanda come riconoscere il periodo fertile, ma lei le ha messe in guardia: meglio non fidarsi dei metodi naturali. Abbattuto il muro della diffidenza, gli studenti hanno dimostrato di avere tanta curiosità e poca informazione. Chissà cosa avrebbe risposto Sara. m.m.


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SANITA’

attualità

Nasce a Cerignola

Centro per la promozione della salute degli immigrati

Un momento della conferenza di presentazione. Da sinistra i rappresentanti della ASL FG: dott. Ennio Guadagno, Dott. Vito Gregorio Colacicco, dott. Giuseppe Chiodo

Avrà sede a Cerignola, presso il Presidio Ospedaliero “Tommaso Russo”, il Centro Regionale Pugliese dell’INMP, l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà. Fortemente voluto dal Gruppo di Lavoro per la Tutela della Salute dei Migranti, il Centro, unico in Puglia, avrà compiti di prevenzione, cura, formazione e ricerca sanitaria. La convenzione per la sua realizzazione è stata sottoscritta il 4 agosto 2008 dall’Assessorato alle Politiche della Salute della Regione Puglia, dal Direttore Generale dell’INMP e dalla ASL FG. Per la realizzazione del progetto sono stati reclutati 7 mediatori interculturali; 3 psicologi; 1 antropologo e 1 sociologo. Obiettivi generali e specifici del progetto sono la realizzazione di una

Rete informatica per l’assistenza ai migranti e la mediazione linguistica e culturale con arruolamento e formazione di mediatori interculturali da destinare ai servizi della ASL della provincia di Foggia. Insieme alla realizzazione del centro di Cerignola, è in cantiere un secondo progetto relativo alla tutela sanitaria delle donne immigrate, in particolare alla prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanze e alla riduzione dei rischi legati alle Malattie Sessualmente Trasmesse. Per tale ragione sono previsti corsi di informazione e di formazione per migranti ed elaborazione, revisione e diffusione del materiale informativo su tutto il territorio provinciale. Per informazioni contattare il Numero Verde della Sede Centro Regionale Pugliese: 800 263377.

FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA... Programmi europei “Elena” e “Covenant of Mayors”

Chi era Marco Biagi? Alla figura di Marco Biagi la città di Foggia ha intitolato una strada che collega via Bonante a via Cammeo, nei pressi di via Mario Natola. Marco Biagi è una figura del nostro passato più recente. Nato a Bologna il 24 novembre del 1950, è stato un giuslavorista italiano, più volte consulente del Governo. Professore presso innumerevoli università italiane, ha insegnato anche nel prestigioso Bologna Center della Johns Hopkins University. A Marco Biagi venne dedicata la riforma del lavoro varata dal Governo Berlusconi bis poco tempo dopo la sua morte, la Legge 30/2003 “Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro”, chiamata “Legge Biagi”. La legge, che si basava sula riforma del mercato del lavoro in Italia proposta da Biagi nel cosiddetto Libro Bianco, parte dal presupposto secondo cui la flessibilità nel mercato del lavoro è il mezzo migliore per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro e inoltre che alti tassi di disoccupazione sono frutto proprio della rigidità del sistema. I risultati della Legge Biagi sono stati oggetto di forti dibattiti: da una parte coloro i quali la difendono, sottolineandone l’effetto positivo sul ricambio dell’occupazione, dall’altra chi la contesta ritenendo che essa abbia soltanto aumentato la precarietà dei lavoratori ed il numero di precari (ossia lavoratori senza garanzie e tutele, anche per lavo-

ri che invece ne necessiterebbero). Proprio per queste caratteristiche controverse, il Libro Bianco è costato la vita a Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse a Bologna il 19 marzo del 2002, in un agguato sotto casa sua, mentre rientrava verso le ore 20. Nonostante Biagi si dicesse preoccupato per le minacce che riceveva, il Ministero dell’Interno lo aveva privato della scorta. Nel 2005 cinque terroristi brigatisti sono stati condannati all’ergastolo come responsabili del suo omicidio: tra loro anche la foggiana Nadia Desdemona Lioce. I colpevoli stessi ammisero che avevano deciso di colpire proprio il giuslavorista bolognese in quanto era un personaggio di grande visibilità ed un facile bersaglio.

Manfredonia in cerca di un esperto Il Comune di Manfredonia ha centrato un importante obiettivo ed ora si prepara a mettere in atto le strategie opportune. Dopo aver aderito al Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), formalizzato a Bruxelles con la Direzione Generale Energia e Trasporti della Commissione Europea il 3 agosto 2010, è in procinto di preparare il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), che comporta un’analisi di bilancio energetico su base locale e l’individuazione di progetti attraverso cui procedere ad azioni di risparmio ed efficientamento energetico. Per farlo sarà necessario il supporto di un , esperto del Programma europeo ‘Elena’ e del Programma ‘Covenant of Mayors’, che dovrà predisporre e coordinare le attività necessarie. Possono presentare richiesta di affidamento dell’incarico i professionisti, singoli o inseriti in strutture professionali, in possesso di laurea quadriennale o specialistica o magistrale e dei seguenti requisiti: - conoscenza generale del sistema europeo e dei programmi e procedure dell’Unione Europea relativi alle risorse finanziarie comunitarie a disposizione; - esperienza pluriennale di collaborazione diretta con le Istituzioni Europee; - conoscenza del Programma europeo ‘Elena’ e del Programma ‘Covenant of Mayors’; - precedenti esperienze nell’ambito dell’elaborazione e del coordinamento delle attività del ‘Covenant of Mayors’ e del Programma ‘Elena’. Al professionista incaricato sarà corrisposto il compenso di euro 10.000,00 oltre IVA e contributi di legge, al netto del ribasso offerto. L’offerta dovrà essere presentata in plico chiuso con la denominazione e l’indirizzo del mittente, e con la dicitura “Offerta per l’incarico di Esperto del Programma europeo ‘Elena’ e del Patto dei Sindaci”. All’interno del plico saranno contenute due buste distinte, recanti rispettivamente le seguenti indicazioni: - Busta A: documentazione amministrativa; - Busta B: offerta economica. La busta B sarà aperta soltanto dopo l’ammissione del professionista/società alla gara. L’incarico sarà affidato, previa verifica dei requisiti, con il criterio del massimo ribasso fra tutte le offerte pervenute.

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Rosa Cotugno Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Simona Guerrera Maria Rosaria De Leonardis Luigia De Vito Rubriche dott.ssa Alessandra D’Apolito dott.ssa Floredana Arnò dott.ssa Maria Grazia Bellantuono dott.ssa Rosangela Loriso dott.ssa Tonia Cafazzo dott.ssa Marcella Bevilacqua dott.ssa Valeria Ventura dott. Andrea Stella Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail 6donna@virgilio.it Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


moda

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moda

Lasciarsi trascinare dall’istinto o affrontare la stagione del risparmio con oculatezza?

TUTTE PAZZE PER I SALDI

Una guida spassionata tra tentazioni e certezze

Saldi, che passione! Quest’anno la crisi economica ha permesso l’apertura anticipata della stagione dei sogni che diventano finalmente realtà, dello shopping à porter. Ecco allora una guida ragionata per evitare di ritrovarsi tra armadi – inutilmente – intasati, crisi di pentimento e attacchi di rimpianto.

LE STRATEGIE DA ADOTTARE L’approccio ai saldi merita considerazioni quasi scientifiche. Vanno ‘aggrediti’ o trattati con apparente disincanto? Bisogna puntare tutto sulla stagione in corso, quindi bruciare la concorrenza sul tempo, o legarsi a gusti e look personalizzato, senza farsi condizionare dalle tendenze, dai modelli e dai colori del momento? Uscire con un budget ben definito e spendere tutto fino all’ultimo centesimo, o lasciarsi guidare semplicemente dall’istinto, col rischio però di prosciugare carta di credito e bancomat? Tutti interrogativi legittimi, che possono trovare risposte attraverso un dialogo sincero e aperto con l’amica del cuore (preferibile a marito e/o compagno, i cui consigli potrebbero non essere così disinteressati), senza mentire sulla propria, reale situazione patrimonialea.

RESISTERE ALLE TENTAZIONI O CEDERE? Mai come in questo periodo, il caro Oscar Wilde ci induce a confrontarci con le nostre tentazioni più estreme. Che fare di fronte alla borsa, che tanto ci intriga e dal cartellino del prezzo abbattuto del cinquanta per cento, più eccitante e sexy di Richard Gere in ‘American gigolò’? Come resistere alle scarpe e agli stivali che sono a pochi centimetri dai nostri piedi eleganti, che sembrano urlare “Sono qui solo per te” e anche se sai che non è vero, che non sarai la sola, pensi che lasciarsi andare sia l’unica cosa da fare, in un momento che può valere una vita intera. Seguire il cuore o la ragione? Affrontare il rischio per evitare poi qualsiasi tipo di rimpianto, entrando con la speranza di non trovare il colore o il numero (ma attenzione: più il prezzo è alto, maggiore sarà la probabilità di trovare proprio lui, il modello preferito nel colore preferito e nel numero perfetto – in caso di scarpe), oppure fuggire via sollevate o piene di lacrime? Ricordare di avere sempre il cellulare a portata di mano con un minimo di credito, per la chiamata al 118 affettivo, più che mai necessaria in casi così delicati.

OUTLET, MEGASTORE O NEGOZIO? Concentrarsi in un’unica uscita, con una mappa articolata e una serie di punti vendita da espugnare, o uscire col sorriso sulle labbra e senza idee chiare, facendo tappa invece dove ci si sente bene e dove si è riuscite a creare un rapporto di fiducia e confidenza? Dipende dal

tempo a disposizione, innanzitutto. L’outlet può presentare ovviamente vantaggi di natura economica, ma disagi legati a spostamenti e possibili/probabilissime code, in particolare nei weekend, in entrata, nel parcheggio e in uscita; il negozio di fiducia comporta il rischio di trovarsi di fronte ad un numero limitato di capi e di rimanere, di conseguenza, con in mano un pugno di mosche, anche se gratis. Una buona conoscenza del proprio equilibrio psicofisico può essere la bussola in grado di non farvi perdere l’orientamento.

ASPETTARE FINO ALLA FINE O BRUCIARE LE TAPPE? Le regole le conosciamo bene: si parte col 30 per cento di sconto, si finisce col 70, in alcuni casi anche l’80 per cento, proprio a ridosso del cambio delle collezioni, dei magazzini che si svuotano e delle proposte che si rinnovano. E vanno rispettate: quindi se l’importante è strappare il massimo vantaggio, va messa in conto anche la possibilità della scomparsa dell’oggetto del nostro desiderio. Ma per essere a posto con la propria coscienza, è consigliabile almeno un monitoraggio quotidiano della situazione, anche attraverso la creazione – se impossibilitate a provvedere direttamente ogni volta, per impegni lavorativi e/o familiari – di una rete di osservatori e spioni, in grado di fornire aggiornati report anche sul flusso di clienti nell’attività commerciale. Care amiche, siete pronte per l’ultima sfida? In bocca al lupo, allora e ricordate che, comunque andrà, sarà un successo.

GIOCARE IN CASA O IN TRASFERTA? Altro fattore di conclusione, legato anche e soprattutto al budget a disposizione: restare in città o prendere l’auto per altre direzion? Dipende dalla volontà e dalla voglia di essere originali e uniche, e quindi cercando di ampliare i propri orizzonti . Oppure, d’altro canto, dalla sicurezza garantita dall’omologazione e dal senso di appartenenza a una comunità più o meno ristretta, non rinunciando però al distinguersi e all’esaltarsi. Sapere che il capo o l’accessorio ‘giusto’ piace a tante, a troppe, e riuscire ad aggiudicarselo e ostentarlo con compiaciuta disinvoltura, è una soddisfazione che può essere ben superiore allo stesso prezzo sostenuto. Soprattutto se alla voce ‘tante, troppe’ rientrano persone pochissimo gradite! Angela Dalicco


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benessere

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Cene e cenoni hanno lasciato il segno?

In forma smagliante dopo le feste Corretta alimentazione, attività fisica e trattamenti estetici per recuperare la silhouette perduta Ecco, ci risiamo, questo è il periodo in cui i sensi di colpa per aver abusato di cene e cenoni hanno il sopravvento e così ricorriamo alle iscrizioni frenetiche in palestra oppure cerchiamo la terapia estetica che ci faccia perdere sette chili in sette giorni. E’ normale prendere dai 2 ai 4 chili durante le feste, facili da perdere, ma con un lavoro costante e metodico sia con l’alimentazione che con il movimento. Se a ciò, poi, associamo trattamenti estetici, la cosa non guasta. Questi ultimi, è giusto saperlo, servono principalmente a modellare e ridefinire la silhouette. E per smaltire chili di troppo accumulati in anni di eccessi? Beh questi sono diversi, nel senso che richiedono protocolli di lavoro e tempi maggiori. Tale è il motivo per cui, chi prima parte, meglio si mostra all’avvento della prova bikini. E’ necessario dire che i soli massaggi, fanghi o bendaggi risultano essere insufficienti e richiedono l’utilizzo di apparecchiature atte al rimodellamento: tra questi molto efficaci sono gli endodermici, che svolgono un’azione di scollamento dell’ipoderma rompendo così i tralci fibrotici che formano aderenze e depressioni dei tessuti, evidenziate con l’aspetto a buccia d’arancia. Gli effetti positivi saranno un livellamento dei tessuti, drenaggio degli edemi, riduzione

dello spessore dei pannicoli adiposi. Altra apparecchiatura di cui si sente tanto parlare, anch’essa molto efficace, è la cavitazione, che consente una riduzione del volume delle cellule adipose e stimolazione del metabolismo cellulare, lavoro di note-

vole importanza in quanto il tutto va a discapito della massa grassa riducendo, così, i centimetri di addome, fianchi, cosce, glutei e ridefinendo le forme corporee. Tale trattamento va obbligatoriamente associato a diete ipocaloriche e a 40 minuti di attività fisica giornaliera, che non deve essere necessariamente eseguita solo in palestra o piscina, bastano anche piccoli gesti quotidiani come evitare l’uso dell’ascensore preferendo le scale, concedendoci una passeggiata o facendo quei lavori domestici, come pulizia dei vetri o dei

pensili della cucina, che magari stiamo rimandando da un po’. E per la tonificazione dei tessuti? Per avere un viso giovane e un corpo tonico oggi esiste una nuova tecnica, la radiofrequenza, progettata per trattare cellulite, adiposità, rilassamento cutaneo di viso e corpo, cicatrici post-acne, residui da liposuzione. La radiofrequenza, che trasforma l’energia in calore,

sembra dare risultati sorprendenti. Un consiglio a tutte voi gentilissime lettrici: rivolgetevi presso centri estetici e richiedete una diagnosi prima di effettuare trattamenti, starà poi a voi valutare la serietà e la professionalità del centro a cui affidare il vostro corpo. Consulenza di Luigia De Vito specialista in dermoestetica


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fashion

L’importante è avere ordine in testa

Contro il crespo, nemico indiscusso delle donne I rimedi migliori per restituire alla chioma un aspetto sano e luminoso I capelli lunghi sono simbolo di femminilità, ma talvolta mantenerli in ordine può risultare molto difficile. In particolare, più sono lunghi, più diventa difficoltoso domarli e può essere necessario curarli con prodotti specifici. Il fastidio maggiore per una donna con i capelli lunghi è sicuramente vedere sulla propria testa il terribile nemico: l’effetto crespo. I capelli crespi sono spesso secchi, opachi e difficili da pettinare. Prima di tutto bisogna capire da dove nasce questo problema, se è innato o se è dovuto a qualche abitudine sbagliata. E’ infatti importante ricordare che il phon, la piastra o il ferro per i ricci hanno effetti dannosi sui capelli. Contrariamente a quanto si ritiene, il crespo non è una caratteristica tipica solo di chi ha i capelli ricci, ma riguarda qualsiasi tipo di capelli. La causa può essere una condizione genetica che spinge le cuticole che ricoprono la corteccia del capello a sollevarsi, dando vita all’antiestetico effetto crespo. A peggiorare la situazione sono anche i fattori esterni: trattamenti chimici come colorazioni o permanenti e l’umidità che favorisce l’effetto crespo. Fortunatamente esistono rimedi per rendere i capelli crespi morbidi, elastici e setosi che restituiscono loro un aspetto sano e lu-

minoso, come fa notare Giuseppe Consoletti Hair Stylist, che da tempo utilizza nel suo salone i prodotti della Global Keratin. “Il segreto di questi prodotti è la Cheratina Funzionale Bioattiva di alta Qualità: la sua formula brevettata Hair Taming System con Juvexin contiene proteine della Cheratina non denaturalizzate, tutti ingredienti puri e raffinati che restituiscono ai capelli un aspetto sano e luminoso”. La cheratina lavora sia sulla superficie che sulla struttura interna del capello, rispettando le sue proprietà naturali. Lo protegge dall’invecchiamento e dai danni degli effetti ambientali, lasciando i capelli soffici. Le micro molecole di Cheratina funzionale penetrano nella corteccia capilifera, si riattivano e restituiscono struttura e corposità al capello. I radicali liberi, che danneggiano la struttura del capello, vengono rimossi. Il trattamento Juvexin funziona su tutti i tipi di capelli, lasciandoli così senza crespo, luminosi e sani fino a 3 mesi. Il trattamento dura circa 3/5 mesi a seconda del tipo e della cura dei capelli. Nei primi due giorni di trattamento è preferibile asciugarli delicatamente con il phon e portarli sempre sciolti, quindi non legarli con elastici, forcine o fermagli, non lavarli e non usare prodotti di styling. In un mondo dove conta la bellezza e la perfezione a tutti i costi, questo è il rimedio adatto contro i capelli crespi. Grazie a Global Keratin i vostri capelli saranno i protagonisti indiscussi. Simona Felicita Guerrera

i capelli fanno storia Da quando l’umanità è comparsa sulla Terra, sin dagli albori della civiltà, i capelli sono sempre stati presi in grandissima considerazione dall’uomo e ancora di più dalla donna. Tutti i popoli, in ogni epoca, hanno elaborato un complesso codice di pettinature diverse per esprimere ogni tappa della vita, per comunicare il loro ruolo, il loro stato sociale e la loro identità culturale. All’inizio della storia dell’uomo, i capelli erano un segnale di specie; vedendo le lunghe chiome, che le scimmie non possiedono, i nostri antenati riconoscevano da lontano i propri simili. Nell’antico Egitto ai tempi dei Faraoni, nelle tombe di importanti dame di corte si trovavano spesso anfore contenenti olio di lino mischiato con olio di oliva e anfore contenenti radice saponaria, che venivano usati per la bellezza e l’igiene dei capelli, mentre le donne del ceto sociale più modesto usavano la cenere di legna per lavarsi i capelli. Nel Medioevo i capelli erano considerati come la propaggine esterna dell’anima cosicché venivano usati con grande abbondanza nelle pozioni magiche; maghi e fattucchiere li sottraevano con l’inganno a coloro verso i quali era indirizzato il temutissimo malocchio. Ai tempi dell’amor cortese, invece, i capelli divennero un dono e un pegno d’amore da elargire all’amato (legati in piccole ciocche da nastri multicolori) , che li custodiva gelosamente sul suo cuore fino alla morte. Nel Settecento i capelli divennero “materiale plastico” per creare le più fantasiose ed elaborate acconciature. Sfortunatamente, il più delle volte “il trattamento” a cui venivano sottoposti i capelli privava le persone delle loro chiome: nacquero così le parrucche, oggetto di culto dei ricchi, fonte di guadagno per i più poveri. In quel periodo storico, detto

anche secolo dei lumi”, la ricerca scientifica prese impetuosamente piede e vennero inventati numerosi strumenti utili ancor oggi, come “l’igrometro”, un apparecchio in grado di misurare l’umidità presente nell’atmosfera tramite i capelli, ovvero alla variazione della lunghezza di un ciuffo di capelli opportunamente posizionato nel congegno corrisponde la variazione dell’umidità relativa. Con il raffinarsi delle tecnologie e grazie a studi approfonditi si è via via scoperta l’importanza dell’analisi del capello attraverso esami specifici che possono comunicare a medici ed esperti una serie di informazioni sulle fasi di incubazione di alcune malattie, sulla loro evoluzione e sull’eventuale mancanza nell’organismo di sostanze indispensabili ad una corretta alimentazione. I capelli rivestono, dunque, per l’uomo innumerevoli ruoli: sono indicatori della salute del nostro organismo, rappresentano un attributo estetico, ma hanno anche un’importante funzione protettiva. Costituiscono, infatti, un morbido cuscino che protegge la testa dagli urti e sono utilissimi per mantenere ai giusti livelli la temperatura del cranio, soprattutto in certe zone del mondo. Vi siete mai chiesti perché le popolazioni africane hanno una capigliatura folta e crespa? Perché in questo modo si forma sul capo uno strato “spugnoso”, ricco di intercapedini contenenti aria umida, con la funzione di isolante termico; le cellule cerebrali, infatti, entrano in sofferenza già a 50° di temperatura. Nelle zone calde del globo i capelli rappresentano, quindi, una fondamentale protezione “naturale” del cervello. Bellezza, benessere e, infine, salute: prendersi cura dei capelli con i prodotti più adatti non solo è un piacere, ma un vero e proprio dovere.


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natura amica

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Dalle cellule staminali vegetali un valido aiuto alla cosmesi

Naturalmente BELLE E’ guerra al processo di invecchiamento della pelle Con il trascorrere degli anni si sa che il ricambio cellulare, ovvero la capacità rigenerante dei tessuti e della pelle, subisce un rallentamento. Lo stesso accade anche alle cellule staminali, destinate ad invecchiare con l’organismo. Le ricerche scientifiche hanno portato alla luce gli effetti benefici delle cellule staminali di origine vegetale, che sono sì diverse da quelle animali, ma con esse hanno in comune numerosi elementi. Queste proprietà comuni rappresentano una vera rivoluzione in campo medico ed estetico ed in particolare nei trattamenti di ringiovanimento e riparazione della pelle e dei tessuti danneggiati dall’invecchiamento fisiologico e da fattori esterni. Cosa sono le cellule staminali vegetali? Le piante, come gli esseri umani, possiedono quindi cellule staminali. A differenza di quanto accade nell’uomo, quelle presenti nelle piante adulte sono “totipotenti”, ciò significa che ogni cellula ha la capacità di generare nuovi organi o anche l’intera pianta. Le staminali vegetali possono stimolare di conseguenza anche le cellule presenti nel nostro corpo, affinché riattivino la loro funzione di rigenerazione cutanea. Questo processo avviene perché sulla membrana delle cellule dei nostri tessuti si trovano alcune macromolecole, denominate “recettori”, che fungono da porta di ingresso per le molecole della matrice cellulare circostante: quando i recettori vengono a contatto con cellule staminali, le legano a sé formando i cosiddetti “ligandi” ed avviano un processo molecolare finalizzato alla riattivazione dei processi rigenerativi e riparativi. Questa connessione tra cellule stimola le attività biologiche del tessuto e così le staminali sono in grado di agire sulle cellule più vecchie rinnovandole. Sono due le popolazioni di cellule staminali delle piante: una comprendente il meristema del germoglio apicale, l’altra il meristema della radice apicale, che danno luogo alla formazione della pianta. Entrambe contengono sostanze attive essenziali come proteine, lipidi, carboidrati, minerali e una frazione di altri elementi che possono contribuire a proteggere le staminali e tutte le cellule della pelle e a svolgere un’azione di ‘ristrutturazione e rinnovo’ del-

l’epidermide e del follicolo pilifero, ottenendo effetti benefici sul trattamento di rughe e sul diradamento dei capelli. La cosmesi e le cellule staminali vegetali La ricerca scientifica degli ultimi anni ha puntato molto sullo studio delle cellule staminali vegetali e sul loro utilizzo in campo cosmetico. Non bisogna dimenticare che le piante hanno la capacità di curare se stesse,

di proteggersi dal freddo e dal caldo. L’utilizzo di cellule staminali vegetali consente di sfruttare il forte potere riparatore delle piante e di realizzare, con il massimo rigore scientifico, prodotti di altissima qualità, destinati al trattamento della pelle. Grazie a queste particolari azioni rigeneranti, in profumeria e in farmacia negli ultimi anni sono comparse le prime linee cosmetiche di trattamento a base di cellule staminali vegetali, ma è possibile prevedere nuovi sviluppi nel campo dell’estetica, soprattutto per chi desidera trattamenti non invasivi e naturali di rigenerazione cutanea. In campo medico crederci o non crederci? La possibilità di utilizzare, in campo medico ed estetico, cellule staminali embrionali di origine umana è stata bloccata per motivi etici, religiosi e legali. Una risposta alle polemiche è stata, di contro, la ricerca sulle cellule staminali vegetali. In realtà, questo tipo di studio è ad uno stadio iniziale, tanto che non è ancora chiaro fino a che punto questo tipo di elementi possano essere utilizzati anche in campo medico. Per ora il loro uso è implementato solo in campo cosmetico. La ricerca in ogni caso non si ferma, la scoperta delle staminali nelle piante è decisiva, anche se dovesse servire soltanto a capire il meccanismo di

queste cellule quasi ‘miracolose’. Le cellule staminali di Rosa Alpina (Rosa delle Alpi) Esistono in natura delle culture di cellule staminali con un concentrato cellulare che possiede notevoli potenzialità biologiche: è il caso degli estratti di cellule staminali vegetali di Rosa Alpina. Le loro proprietà antiossidanti, rigeneranti e citoprotettive sono in grado di salvaguardare l’integrità della radice extra-cellulare e stimolare i processi di autoriparazione della pelle col risultato di un’efficace azione antinvecchiamento. Le ricerche effettuate su staminali di Rosa Alpina,

hanno rilevato una particolare attività antiialuronasica e anti-collagenasica che limita il deterioramento delle macromolecole strutturali dell’epidermide, favorendo la ridensificazione e la rivitalizzazione cutanea. Le creme a base di questi ingredienti naturali agiscono efficacemente su mani e corpo con un effetto protettivo e levigante, soprattutto in caso di secchezza o cute arrossata e danneggiata da fattori esterni come vento, sole, temperature rigide o contatto con sostanze aggressive. I prodotti a base di staminali di Rosa Alpina sono naturali, non ungono e sono consigliati per ogni tipo di pelle. Maria Rosaria De Leonardis


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architetto

Occhio all’altezza. Funzionalità a misura di tetto

Mansarda, cruccio e delizia di casa

DI ANTONIETTA CIAVARELLA

Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563324

Come scegliere l’arredo per sfruttare al massimo gli spazi Una lettrice scrive chiedendo un consiglio su come attrezzare in maniera più comoda la camera da letto matrimoniale, sistemata nella mansarda, in uno spazio più funzionale e con un occhio di riguardo agli armadi. I problemi più frequenti nei progetti di arredamento per locali mansarda o sottotetti sono legati alla scelta dei complementi di arredo e riguardano soprattutto il posizionamento degli armadi e dei vani contenitori. A creare i problemi maggiori è l’inclinazione del soffitto che difficilmente permette l’uso di armadi standard o componibili. Come risolvere allora il problema di organizzare lo spazio in un appartamento con mansarda? Una soluzione in modo da incassare gli armadi, o se si preferisce una cabina armadio, diventa quindi realizzare dei contenitori a misura, seguendo la linea inclinata del soffitto, sfruttando anche le altezze minime e recuperando spazio. Il progetto, per spazi di questo tipo, deve in genere lasciare l’ambiente il più aperto possibile

e sfruttare gli angoli della mansarda che risultano altrimenti non utilizzabili e di conseguenza sprecati. Quindi la realizzazione di armadi più profondi dei canonici 60 cm, realizzati su misura, oltre ad offrire dei capienti contenitori, hanno la funzione di ridurre quello spazio inutilizzato di una mansarda. Eliminando così le parti più basse lo spazio anche visivamente diventa più gradevole. In questo caso particolare, gli armadi sono stati realizzati nella profondità di un metro, naturalmente su misura. Per sfruttare al massimo gli spazi meno raggiungibili, si è pensato ad un sistema di cassettoni scorrevoli su ruote. L’armadiatura è così costituita da quattro elementi estraibili profondi circa un metro e suddivisi al loro interno in ripiani. A questi si alternano tre scaffalature - anch’esse estraibili - per riporre libri ed oggetti che creano varietà e spezzano la monotonia di una parete altrimenti “piatta”. Per estrarre i cassettoni si è pensata una “maniglia” ricavata in negativo nella struttura del legno (con taglio al laser). Il legno utilizzato è acero, molto chiaro e poco venato, per mantenere un effetto di apertura e luminosità nella stanza. I colori chiari infatti risultano fondamentali quando una camera ha dimensioni piuttosto piccole e deve comunque risultare aperta.

A proposito di detrazioni fiscali La finanziaria 2010 proroga di un anno lo sconto Irpef del 36% sulle spese di ristrutturazione edilizia. La proroga fino al 2012 del bonus è estesa in favore di acquirenti ed intestatari di unità abitative facenti parte di fabbricati sui quali le imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare o le cooperative edilizie hanno eseguito interventi di recupero edilizio. Il beneficio fiscale, prorogato dalla disposizione contenuta nei commi 10 e 11, articolo 2, della legge 191/09, è concesso nel limite di 48mila euro per unità immobiliare. La detrazione Irpef del 36% è subordinata alla condizione che il costo della manodopera sia evidenziato in fattura. Si rileva che per le spese sostenute nel 2012, le agevolazioni spettano a condizione che i lavori siano eseguiti entro il 31 dicembre 2012 e che l’alienazione e assegnazione dell’immobile avvenga entro il 30 giugno 2013.


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piante

Dalla terra del Sol Levante in Occidente, grazie all’intraprendenza dei mercanti inglesi

Un raggio di luce dalla neve Ornamento dei giardini, la camelia ha trovato un valido utilizzo anche nella cosmesi A CURA DELLA DOTT.SSA MARIA SANTILLO

Secoli e secoli fa, per la prima volta, spuntò dalla coltre bianca il sorriso di un fiore particolare: la Camelia. Il miracolo si manifestò in terra d’oriente, culla feconda di moltissime specie. I signori di quelle regioni custodirono a lungo, gelosamente, questo esemplare che ammaliava gli animi per la bellezza della sua veste, per il suo profumo delicato e persistente e per l’insolito periodo di fioritura: il suo rigoglio massimo si manifestava, infatti, in inverno, stagione in cui quasi tutte le piante rallentavano il loro ritmo vitale, scivolando nel salutare riposo vegetativo. Solo nell’ottocento intraprendenti mercanti inglesi ed olandesi riuscirono a portare in occidente alcuni steli da cui trassero origine le capostipiti degli attuali cultivar. Le varietà primarie, appartenenti alla famiglia delle Theaceae, sono due: la Camelia japonica e la Camelia sasanqua; entrambe formano arbusti che, impiantati e coltivati nella giusta maniera, possono raggiungere anche i 3-5 metri di altezza. Le foglie, spesse e di un bel colore verde intenso, sono piuttosto grandi nella prima specie e

nei suoi innumerevoli ibridi, mentre nella seconda sono più piccole e compatte e, se stropicciate, emanano una gradevole fragranza che ne ha permesso l’utilizzo nella preparazione di the dal sapore, però, piuttosto tenue. I fiori, i cui colori vanno dal bianco al rosa, al fucsia, al rosso, nella C. japonica sono grandi e vistosi, ma inodori: i boccioli spuntano in febbraio, si aprono gradualmente al tepore primaverile e, di solito, durano a lungo, a volte fino a Pasqua. Nella C. sasanqua i tempi sono diversi, la produzione si annuncia all’inizio dell’autunno e l’esplosione massima di colori e profumi si ha nel periodo natalizio; alternando le due varietà, sia in vaso che in piena terra, si può go-

dere di una continua, meravigliosa fioritura che va da ottobre a tutto aprile. Formano la categoria delle acidofile, ben servite nei garden center per varietà di concimi e substrati. Non è difficoltoso, quindi, preparare una dimora appropriata alle loro particolari esigenze quanto, invece, conservarne le caratteristiche chimico-fisiche. Un risultato soddisfacente si ottiene proteggendole dalle correnti fredde, mantenendo le zolle soffici e fresche, annaffiando regolarmente, senza creare ristagni e con acqua assolutamente priva di calcare. Quando si trascurano queste semplici pratiche colturali, le foglie ingialliscono e cadono, lo sviluppo corporeo rallenta e la fioritura stenta a manifestarsi: l’azione deleteria del sale di calcio conduce inesorabilmente alla morte. Per contrastare l’iter nefasto, si può posizionare la pianta presso un muro semi ombreggiato, utilizzare acqua distillata e somministrare ferro, sia in granuli sia liquido, lontano dalle ore più calde e luminose, ad intervalli bi-trimestrali,

fin quando non si notano segni di benessere o di ripresa. Anche gli insetti, particolarmente gli afidi, rappresentano un pericolo: colonizzano la parte terminale dei rami, la più tenera, insieme con le gemme e, succhiandone la linfa vitale, trasformano il tutto in filamenti secchi e sterili. Come difesa si può spruzzare sulle parti infestate una efficace soluzione idrica ottenuta sciogliendo piccole scaglie del vecchio pane di sapone da bucato: si eliminano i fastidiosi ospiti e non si inquina l’ambiente. L’utilizzo di questa pianta va oltre la creazione di fantastici punti focali in parchi e giardini; nelle natie Cina e Giappone, trova largo impiego in svariate attività quali la produzione di olio commestibile, di lubrificanti e di cosmetici. La Storia ci racconta che la C. sasanqua, dal soave profumo e dai candidi petali, fu simbolo di distinzione e nobiltà di casato; molteplici suoi ibridi, dedicati a dame altolocate, ne portano, tuttora, il nome. Di questi fiori, inoltre, narrò A. Dumas ne “La signora delle camelie”, descrivendoli come l’ornamento costante della malinconica protagonista, e la loro fama, aleggiando sulle sublimi note de “La Traviata” di G. Verdi, è giunta fino a noi collocandoli nel cielo dell’immortalità come simbolo di indissolubile legame d’ amore.

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salute

Solitamente si manifesta con dolore e debolezza dell’arto superiore

L’ernia cervicale in palestra Quando è trattabile in sala attrezzi con un approccio rieducativo e funzionale L’ernia del disco cervicale è una sporgenza del disco intervertebrale che comprime la radice nervosa diretta ad uno degli arti superiori e, eventualmente, anche il midollo spinale. L’ernia del disco cervicale è meno comune dell’ernia del disco lombare, c’è meno materiale discale nel tratto cervicale, meno vettori forza lungo il tratto cervicale, il legamento longitudinale posteriore è più largo. La natura dell’ernia cervicale spinge in fuori lateralmente nel canale spinale urtando la radice del nervo esistente al livello inferiore (ad es. C6 tra C5-C6 ). La consistenza ci permette di distinguere l’ernia in molle, o dura. La prima presenta l’estrusione del disco nel canale neurale, generalmente si produce per usura e degenerazione del disco, nella traumatologia riconosciamo il classico colpo di frusta, il livello più colpito è C6-C7 (70%), segue C5-C6 (20%), i sintomi classici sono dolore al braccio ed al collo, con rigidi-

tà e torcicollo. L’ernia cervicale dura si manifesta con la presenza di un conflitto radicolare sostenuto da un becco osseo marginalmente al corpo vertebrale (osteofitosi mar-

ernia cervicale

gino – somatica), con riduzione del canale neurale dove la radice nervosa esce dal canale vertebrale. La sintomatologia si presenta con dolore radicolare, deficit muscolari ed alterazioni dei riflessi osteo-tendinei, spesso sono coinvolte più radici, perché il processo interessa più di un livello. L’insorgenza dei sintomo è solitamente graduale. L’ernia cervicale si manifesta solitamente con dolore e debolez-

za dell’arto superiore, “cervicobracalgia”, spesso la sintomatologia diviene fuorviante anche per il medico. Infatti, con una compressione significativa, vengono compromesse motilità e sensibilità degli arti inferiori. Fisiologicamente il disco è composto di due parti, al centro il nucleo polposo con un anello fibroso genera una struttura uniforme, congiungendosi con i corpi vertebrali. Quando la pressione esercitata dall’ernia sul midollo spinale è vigorosa, può insor-

gere una problematica detta “mielopatia cervicale”, sintomi che differiscono dai problemi causati dalla pressione sulle radici nervose. Diagnosi obiettiva La diagnosi è in ogni caso uguale, per l’ernia molle prevalgono i segni radicolari, dolore e debolezza al braccio, in caso di ernia dura bisogna discernere l’interessamento radicolare da quello midollare, ossia sofferenza del midollo spinale con coinvolgimento degli arti inferiori. Sul piano clinico diagnostico, alcune manovre evidenziano la sofferenza cervicale e radicolare. L’estensione della testa aggrava il dolore al collo ed al braccio, mentre l’elevazione delle braccia dietro il collo risulta benefica. La mobilizzazione del capo accentua il dolore premendo dal lato interessato (segno di Spurling), la flessione anche spontanea della testa provoca una sensazione elettrica lungo la colonna vertebrale (segno di Lhermitte). L’eventuale riscontro radio-

logico può confermare la diagnosi. Naturalmente, tale valutazione risulta essere esclusivamente di competenza medica. La terapia La terapia medica mira al controllo dell’infiammazione e del dolore con farmaci denominati Fans, o con l’ausilio di un collare per immobilizzare il rachide cervicale dopo un violento trauma. Le tecniche fisioterapiche di trazione riescono ad attenuare i sintomi. La terapia osteopatica basata su manovre, mobilizzazione e manipolazioni per ridurre la pressione sulla radice del nervo. Nello specifico Il compito del trainer in palestra sarà quello di rieducare il paziente, ripristinando tono e lunghezza muscolare, nonché mobilità articolare nel rispetto delle indicazioni mediche, onde evitare conflitti di tipo meccanico e neurologico. Naturalmente tempi e metodiche saranno differenti, la programmazione del lavoro sarà rivista a seconda del caso da trattare. Consulenza del Dott. Lorenzo Conoscitore


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OCULISTA

E’ una patologia generalmente cronica

ANDREA STELLA

Blefarite: infezione del bulbo oculare

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Corrette regole di vita e igiene palpebrale quotidiana giocano un ruolo fondamentale La protezione del bulbo oculare è assicurata dalle palpebre, una superiore ed una inferiore, entrambe delimitate da margini liberi detti bordi palpebrali. Il bordo palpebrale rappresenta la zona di transizione tra l’epitelio di rivestimento cutaneo esterno e la mucosa oculare (giunzione mucoepidermica). E’ quindi un microambiente del tutto peculiare che può essere coinvolto da affezioni prettamente dermatologiche, come pure da processi patologici che possono interessare il bulbo oculare o la congiuntiva. Le blefariti (dal greco blejaron=palpebra) sono processi infiammatori assai comuni, ad andamento generalmente cronico, interessanti il bordo palpebrale nella zona di impianto delle ciglia. L’eziologia è molteplice: possono essere provocate da soggiorni in ambienti fumosi, secchi, ventosi o eccessivamente caldi o freddi, da disturbi della vista trascurati (astigmatismo, ipermetropia), strabismi, da malattie dermatologiche quali l’iperseborrea, la rosacea, le allergie, da infiammazioni focali (tonsille, denti), da cause alimentari (diabete, insufficienza epatica, alimentazione sregolata). I sintomi sono rappresentati da bruciore, prurito, talvolta lacrimazione, senso di

calore o di peso, intolleranza alla luce (fotofobìa) e contrazione esagerata e prolungata delle palpebre (blefarospasmo). Le blefariti presentano quadri clinici molto varia-

bili, è quindi importante determinare in quale gruppo rientra ogni paziente, così da poter spiegare la terapia più appropriata e la prognosi della malattia di cui soffre. Nella forma iperemica il bordo palpebrale è arrossato e gonfio (“occhi cerchiati di rosso”), e con il cronicizzarsi della malattia, si può osservare una fine rete di neoformazioni capillari permanente. La forma secca (o anteriore furfuracea o stafilococcica), che è la più comune particolarmente nell’infanzia, è caratterizzata dalla presenza di

squamette sottili site alla base delle ciglia o attaccate al fusto, più o meno numerose e non sempre visibili ad occhio nudo; frequenti sono gli orzaioli (infezione stafilococcica ascessuale su un follicolo pilifero di una ghiandola di Zeiss). L‘altra forma, quella oleosa (o posteriore seborroica), insieme al rossore e al gonfiore, si caratterizza per la presenza di scagliette untuose del bordo palpebrale, ciglia conglutinate a ciuffetti, materiale lipidico di aspetto grumoso e schiumoso. La desquamazione, oltre all’irritazione oculare e all’inestetismo, dà origine ad un circolo vizioso di automantenimento della blefarite: la presenza di detriti sul margine palpebrale crea infatti una barriera fisica al normale drenaggio dei dotti ghiandolari, otturandoli, costituendo così una dimora per le colonie batteriche patogene. La blefarite seborroica è spesso associata ad una dermatite seborroica (impurità dell’epidermide, foruncoli, comedoni, acne, forfora). Frequenti sono i calazi (granulomi infiammatori cronici dovuti a ritenzione di secreto nella ghiandola di Meibomio). Tra le blefariti associate a malattie dermatologiche ricordiamo la blefa-

Viaggio alla conquista della genitorialità

rite rosacea: essa interessa maggiormente le donne adulte affette da acne rosacea. Ricordiamo anche le blefariti allergiche provocate sia da farmaci che da cosmetici: i conservanti utilizzati nei colliri e negli unguenti sono infatti spesso fattori allergizzanti. A tal proposito è da segnalare l’uso improprio e dannoso del trucco da parte di alcune donne (eye-liner o matita colorante a livello intermarginale) che facilita processi irritativi e tossici cronici blefarocongiuntivitici nonché sensibilizzazione allergica al cosmetico. Se trascurate, le blefariti hanno un’evoluzione cronica con conseguente ispessimento del bordo palpebrale, caduta, decolorazione o orientamento delle ciglia verso il bulbo, lesioni corneali secondarie, eccessiva lacrimazione secondaria a perdita del normale contatto tra bordo palpebrale e bulbo oculare e congiuntivite cronica; anche se usualmente trattabili non sempre sono completamente eradicabili (eccetto nelle forme infettive) e necessitano di trattamenti prolungati dove corrette regole di vita (alimentazione, fumo, alcool, etc) e igiene palpebrale quotidiana (impacchi caldi, detersione, massaggi) giocano un ruolo fondamentale.

PSICOLOGA DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO

ADOZIONE da scelta per sè a scelta per l’altro Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Il dialogo tra genitori e figli come arma per superare le difficoltà Forse non tutti sanno che il termine “adottare” deriva dal latino “adoptare”, composto dal verbo “optare”, che vuol dire “scegliere”, e dal prefisso rafforzativo “ad”. Dunque, l’adozione si configura come una “scelta”, una decisione maturata coscientemente a seguito di determinati eventi di vita. Generalmente, a meditare questo passo sono giovani coppie che, dopo un lungo e travagliato percorso, fatto di speranze e tentativi falliti di concepire un figlio proprio, decidono di avviare una richiesta d’adozione al fine di realizzare il loro desiderio di diventare genitori. In questa domanda iniziale, dunque, la scelta di adottare un bambino sottende un bisogno intimo della coppia e mira a colmare il vuoto di un’assenza altrimenti indelebile. È soltanto dopo aver intrapreso il percorso adottivo che i coniugi abbandonano, progressivamente, l’immagine idealizzata del bambi-

no desiderato, acquisendo sempre maggiore consapevolezza delle difficoltà e delle problematiche del piccolo di cui si apprestano ad occuparsi. In questo viaggio alla conquista della genitorialità, quella che, inizialmente, si configurava come una “scelta per sé”, finalizzata alla costruzione di una famiglia, diventa una “scelta per l’altro”, volta a soddisfare il bisogno del bambino di essere amato e accudito e il suo diritto ad avere un futuro migliore. Questo cambiamento di prospettiva consente ai futuri genitori adottivi di rispettare le origini, spesso molto diverse, del piccolo e di resistere alla tentazione di ricondurlo ad un modello di bambino ideale che lo allontana dalla sua storia e dal suo passato determinando la costruzione di un “falso sé”, che permette al piccolo di compiacere i genitori a scapito del suo

reale e armonico sviluppo della personalità. È esperienza comune delle coppie adottive riscontrare nel bambino difficoltà di adattamento, disturbi della condotta e fragilità emotiva che mettono a dura prova i neogenitori e la loro capacità di fornire al piccolo una base sicura, assicurandogli l’amore e l’accettazione di cui avverte costantemente il bisogno. Il bambino adottato ha, infatti, una storia di deprivazione affettiva che determina, spesso, un rallentamento dello sviluppo psicofisico con conseguenti difficoltà scolastiche e relazionali che andrebbero adeguatamente affrontate mediante l’aiuto di uno psicoterapeuta. Quest’ultimo, infatti, può favorire l’espressione dei vissuti e delle ambivalenze sia nei genitori che nel bambino, aiutando i primi a gestire le difficoltà incontrate nella crescita del piccolo e quest’ultimo ad elaborare le sue vicende passa-

te. Specie nel periodo adolescenziale, infatti, quando la contrapposizione nei confronti degli adulti si acuisce, il ragazzo potrebbe vivere un conflitto tra il desiderio di recuperare le sue radici e il senso di colpa derivante dal timore che questa indagine possa essere vissuta come un tradimento dai propri genitori adottivi. In situazioni di questo tipo, il confronto e il dialogo aperto su tali temi rappresenta la chiave di volta per superare l’ambivalenza e permettere alla coppia di accettare il passato del figlio senza temere di perderlo, consentendo al ragazzo di ricostruire la sua storia mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, senza che questo significhi rinnegare l’aiuto di quella che, in fondo, egli ha sempre considerato come la sua vera famiglia.

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in poche parole

Guerra ai Rave Party È partita nell’ottobre scorso l’attività di prevenzione e contrasto dei Rave party avviata dal Dipartimento Politiche Antidroga e già si registrano i primi risultati: sono infatti quattordici le manifestazioni individuate prima del loro svolgimento negli ultimi tre mesi. Ad annunciarlo è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi. Obiettivo del progetto di prevenzione è quello di contrastare la realizzazione stessa dei raduni illegali o Rave party, ritenuti eventi musicali di aggregazione sociale e giovanile, ad alto rischio di mortalità e invalidità a causa della circolazione di droga e alcol. “Stiamo cercando – ha spiegato Giovanardi - di adottare tecniche di individuazione precoci delle date di questi eventi illegali che nella maggior parte dei casi non vengono pubblicizzate apertamente ma attraverso siti internet specializzati“. Prima dell’evento, dunque, l’obiettivo è quello di prevenirne lo svolgimento stesso, con una sorveglianza attiva della rete e con l’attivazione precoce delle autorità (Forze dell’ordine e amministrazioni locali). Durante l’evento, se esso non si riuscisse ad evitare, la gestione dei rischi con attività di supporto sanitario mobili è affidata alla Croce Rossa. Una volta conclusosi l’evento, o comunque avendone interrotto la preparazione, l’obiettivo è sequestrare le attrezzature sonore e impiantistiche, denunciando gli organizzatori. Attività, questa, appannaggio delle Forze dell’ordine. Dalla fine di ottobre 2010 a metà gennaio 2011 sono stati dunque individuati 14 eventi musicali illegali, sei dei quali sono stati segnalati e impediti (è successo per due eventi nella notte di Halloween a Como e Genova, e poi ancora a Imola, Ravenna, Comacchio e Messina), altri due sono stati segnalati e gestiti (Forlì e Treviso), mentre altri non erano stati individuati con il necessario anticipo e non sono stati impediti. “Chiariamo comunque - precisa Giovanardi - che non siamo contro i raduni musicali, ma pretendiamo che essi vengano fatti nel rispetto prima di tutto delle regole che assicurano la sicurezza dei partecipanti e la non circolazione di droghe“. In occasione dei Rave party, i giovani si spostano anche di centinaia di chilometri pur di partecipare agli eventi pubblicizzati attraverso linguaggi codificati su internet. (Fonte redattoresociale.it)


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in poche parole

Pensioni superiori al minimo

A queste pensioni l’aliquota percentuale di aumento per l’anno 2011 si applica a scalare, secondo determinate fasce di importo. Occorre però tenere conto della legge n. 127 del 2007 che, non solo ha attribuito alle pensioni più basse una quota aggiuntiva annuale (la cosiddetta 14a mensilità), ma ha anche corretto l’indice Istat di perequazione automatica per le pensioni superiori al minimo. Per il triennio 2008-2010, infatti, è stato garantito il 100% di copertura sulla quota di pensione fino a cinque volte il trattamento minimo dell’Inps. Mentre sulla quota eccedente la copertura è stata limitata al 75% dell’indice Istat. Da gennaio di quest’anno, in assenza di un apposito intervento legislativo, l’incremento di scala mobile per le pensioni superiori al minimo ritorna al passato, e cioè all’aggiornamento del: + 1,4% (100% di rivalutazione) sulla quota di pensione mensile fino a tre volte il minimo Inps al 31 dicembre 2010 (1.382,91 euro); + 1,26% (90% di rivalutazione) sulla quota di pensione da tre a cinque volte il minimo Inps e cioè sulla fascia mensile compresa tra 1.382,92 e 2.304,85 euro; + 1,05% (75% di rivalutazione) sulla quota mensile eccedente 2.304,85, oltre cinque volte il minimo Inps 2010. Va ricordato che per i titolari di due o più pensioni l’aumento viene applicato tenendo conto dell’importo complessivo dei trattamenti. Se un pensionato ha, ad esempio, due pensioni da 1.500 euro ciascuna, il calcolo viene fatto come se ne avesse una da 3.000 euro. Pertanto sulla quota di pensione fino a 1.382,91 euro avrà l’1,4%, sulla parte eccedente fino a 2.304,85 euro riceverà un aumento dell’1,26%, mentre sulla parte restante l’1,05%. f.a.

PREVIDENZA SOCIALE

Sistema pensionistico iniquo

DI FLOREDANA ARNÒ

Pensioni: aumenti modesti per il 2011

ENASCO

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Sotto accusa l’adeguamento al costo della vita Anche quest’anno i pensionati debbono accontentarsi di un aumento modesto, appena l’1,4%. Da tempo l’adeguamento delle pensioni al costo della vita (la cosiddetta perequazione automatica) è sotto accusa. Ma la proposta avanzata da più parti di individuare un nuovo paniere (elenco delle voci più ricorrenti di spesa), insieme alla reintroduzione dell’aliquota di aumento della dinamica salariale (cioè la variazione di incremento contrattuale elle retribuzioni), che tengano conto dell’effettivo potere di acquisto dei pensionati e dei cittadini con redditi bassi, malgrado tante promesse, per ora non ha ancora avuto seguito. La situazione resta aperta assieme alla speranza dei tanti pensionati che quotidianamente si confrontano con un sistema pensionistico ormai inadeguato, iniquo per

tanti privilegi e deroghe che coesistono e resistono, sempre più affievolito da politiche e riforme mai definite. Ma vediamo intanto cosa succede quest’anno. La percentuale dell’1,4% è stata calcolata - come di consueto - in via provvisoria, tenendo conto dell’andamento del costo della vita nel periodo 1° gennaio - 30 settembre 2010. Quella definitiva si conoscerà nel corso del 2011. Se poi la percentuale effettiva risulterà più elevata, con la rata di gennaio 2012 i pensionati recupereranno la differenza. C’è da dire che ogni anno sia l’Inps che gli altri Enti previdenziali lavorano su un valore provvisorio di inflazione. Se aspettassero il dato definitivo di dicembre, non sarebbero in grado di mettere in pagamento gli aumenti con l’inizio dell’anno. Come è già successo in anni precedenti, anche questa volta l’aumento spetta in misura secca. Non è previsto, infatti, il conguaglio riferito all’anno 2010 visto che la percentuale dello 0,7%, con la quale sono state aggiornate le pensioni, combacia perfettamente con il costo della vita defini-

E’ un disturbo spesso sottovalutato

tivamente accertato dall’Istat. Minimo e trattamenti sindacali Con l’incremento dell’1,4% il trattamento minimo sale da 460,97 a 467,43 euro al mese seguendo un progressivo mensile di 6,46 euro. Allo stesso modo si è proceduto ad adeguare anche le prestazioni assistenziali a favore dei cittadini in stato di bisogno. L’assegno sociale, cioè la prestazione introdotta dalla Riforma “Dini” per tutti coloro che hanno compiuto i 65 anni di età dopo il 31 dicembre 1995, passa da 411,53 a 417,30 euro al mese. Mentre la pensione sociale, prevista per gli ultrasessantacinquenni che hanno raggiunto l’età prima del dicembre ’95, sale da 339,15 a 343,90 euro al mese. Pensione al milione Chi ha ottenuto la maggiorazione fino ad “un milione” di lire al mese può contare quest’anno su un assegno di 603,87 euro. La cifra si ricava sommando all’importo del trattamento minimo di 467,43 euro la maggiorazione di 136,44 euro prevista dalla legge n. 127/2007 che ha aumentato le pensioni basse. Va ricordato che la maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai 70 anni in su (60 anni se invalidi to-

tali). Nel 2011 ne possono beneficiare coloro che hanno un reddito personale annuo non superiore a 7.850,31 euro o cumulato con quello del coniuge, se sposati, che non vada oltre 13.275,21 euro. Si considerano tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi bancari e postali, i rendimenti di Bot e altri titoli. Nel computo rientrano anche le rendite Inail e gli assegni assistenziali. In altre parole bisogna denunciare tutto con la sola eccezione dei redditi provenienti da: • casa di abitazione; • pensioni di guerra; • assegno di accompagnamento; • trattamenti di famiglia; • importo aggiuntivo di 154,93 euro previsto dalla legge 388/2001; • sussidi erogati da Enti pubblici senza carattere di continuità; • indennizzo a favore di coloro danneggiati da vaccinazioni, trasfusioni ed emoderivati.

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Ansia? Il segreto è fare attività fisica

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Per diventare più fiduciosi nelle proprie capacità Oggi l’ansia e lo stress accompagnano la nostra vita di tutti i giorni. Problemi lavorativi, affettivi, notizie allarmanti diffuse dai giornali contribuiscono a farci sentire costantemente in pericolo e a innalzare quindi il livello dell’ansia, che ormai per molte persone è diventata una specie di seconda, sgradevole pelle. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 10% di coloro che si rivolgono al medico di famiglia soffre di questo disturbo, spesso interpretato come una forma anomala o esagerata dello stato di vigilanza. Viceversa, l’ansia intesa come sensazione di allarme non è affatto di per sé una ri-

sposta patologica: lo diventa se provoca ripetutamente blocchi o comportamenti sproporzionati rispetto alla situazione reale, dovuti a un mix di fattori come il vissuto, le caratteristiche psicologiche della persona e i fattori genetici. Malgrado faccia scadere notevolmente la qualità della vita di chi ne soffre, l’ansia è un disturbo che viene spesso sottovalutato per via della scarsa informazione sulle sue cause e sui suoi possibili rimedi. L’esercizio fisico, ad esempio, rappresenta uno dei metodi naturali più efficaci per combatterla: rigorosi studi scientifici dimostrano infatti che una breve seduta di allenamento (della durata di 30 minuti) svolta 3 o 4 volte la settimana è sufficiente a ridurne la sintomatologia, con un mig l i o r a m e n t o apprezzabile fin dopo la prima sessione di lavoro. Un studio edito di recente dall’inglese Routledge evidenzia che l’esercizio fisico, se svolto con moderatezza e regolarità, riduce in

modo significativo sia l’ansia cronica (“di tratto”) sia quella situazionale (“di stato”), determinando il massimo beneficio dopo 10 settimane di training. Un’altra ricerca pubblicata sull’ American journal of Psychiatry ha dimostrato che un’attività fisica regolare ha un effetto ansiolitico sia nei soggetti sani che in pazienti affetti da disturbo da panico. I ricercatori statunitensi hanno riscontrato, infatti, che 30 minuti di attività aerobica erano sufficienti a neutralizzare gli attacchi di panico indotti sperimentalmente. Molti benefici psicologici connessi a un training sportivo regolare derivano non solo dall’innalzamento dell’autostima e dal fatto di porsi un obiettivo gradevole, ma anche dal mutamento di approccio rispetto a una serie di segnali fisici, come l’aumento della frequenza respiratoria, cardiaca e della sudorazione che con l’attività fisica impariamo ad associare inconsciamente a situazioni piacevoli o al massimo neutre, e non più a una pura e semplice anticipazione del pericolo. Ma soprattutto lo sport accresce i sentimenti di autoefficacia e di fiducia in noi stes-

si. Spesso il soggetto ansioso tende infatti a evitare molte attività perché le sente difficili o minacciose: gli obiettivi che lo sport implica e il loro raggiungimento aiutano le persone ansiose a sentirsi più abili e più fiduciose nelle proprie capacità. Il miglioramento indotto dall’attività fisica risulta infine evidente anche da una serie di valori biochimici, come l’aumento delle beta-endorfine ematiche (le morfine naturali del corpo) e la riduzione delle catecolamine (adrenalina e noradrenalina), che sono gli ormoni responsabili dello stato di eccitazione e quindi di ansia. Per tutte queste ragioni andare in palestra rappresenta una più che valida terapia alternativa dei disturbi d’ansia. Modificare il nostro stile di vita in senso fisicamente attivo può essere un piccolo gesto di volontà capace di produrre un grande miglioramento della qualità della nostra vita.


gennaio duemilaundici

L’infezione è alta nelle donne tra 19 e 25 anni

GINECOLOGA DI ALESSANDRA D’APOLITO

I rischi dell’Human Papilloma Virus

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Tutte le tecniche di diagnosi per prevenire i tumori della cervice uterina Negli ultimi 15 anni, grazie alle metodiche di biologia molecolare, è stato definitivamente chiarito che l’infezione da HPV (Human Papilloma Virus), considerata ad altissima diffusione e sessualmente trasmessa, è responsabile, oltre all’insorgenza dei condilomi genitali, anche e soprattutto del carcinoma della cervice e dei suoi precursori. E’ ormai chiaro che alcuni tipi di HPV rappresentano la causa necessaria nell’insorgenza del tumore della cervice uterina. Gli HPV hanno una preferenza nei confronti di cellule degli epiteli squamosi e delle mucose. Gli HPV che infettano l’epitelio cervico-vaginale si possono distinguere in: HPV a basso rischio e HPV ad alto rischio. Mentre più del 90% delle lesioni condilomatose sono associate ai tipi di HPV 6 e 11, i tipi 16, 18 sono responsabili del 70% dei casi di carcinoma squamoso cervicale e del 60% circa delle lesioni CIN 23 (Cervical Intraepithelial Neoplasia). Se consideriamo invece globalmente i tipi 16, 18, 31 e 45, il loro apporto alla genesi di cervicocarcinoma arriva a superare l’80%. L’incidenza delle infezioni da HPV è molto alta nelle giovani donne con un picco in età compresa fra 19 e 25 anni. Si ritiene che il virus si

trasmetta in giovane età con i primi rapporti sessuali (il periodo medio d’incubazione è di circa 3 mesi)e che nella maggior parte dei casi (8090%) guarisca spontaneamente. Persistenze virali vengono osservate solamente nel 10% circa dei casi, ma questo sottogruppo di pazienti è quello che tende a subire l’integrazione con l’acido nucleico e ad incrementare il rischio di progressione verso la neoplasia nell’arco di 10-15 anni. Si ritiene che circa il 75% delle donne e degli uomini venga esposta al virus durante la vita. La maggior parte delle infezioni non persiste a lungo, per cui solo un numero limitato di persone risulta positivo all’esame del DNA HPV al momento dell’indagine. La diagnosi delle lesioni condilomatose vulvovaginali viene posta facilmente dal ginecologo, con semplice ispezione ad occhio nudo in

Risparmiatori distratti

buona illuminazione. In un secondo tempo si può utilizzare una lente di ingrandimento o il colposcopio (vulvos c o pia), che consente di definire meglio i limiti delle lesioni. Le lesioni intraepiteliali squamose cervicali (SIL o CIN) richiedono invece accertamenti diagnostici più approfonditi. Dopo il Pap test, che è utilizzato come test di screening, la colposcopia è l’esame clinico di secondo livello che consente di eseguire biopsie mirate seguite da esame istologico che permette di caratterizzare la lesione e definirne il grado (basso o alto grado, CIN 1, CIN 2, CIN 3). A livello vulvare le lesioni da HPV si manifestano come escrescenze, a volte anche molto voluminose e con estensione sia a livello del perineo che dell’ano, oppure come forme

MOVIMENTO CONSUMATORI DI ROSANGELA LORISO

CONTI DORMIENTI dieci anni per risvegliarli Come è possibile ritornare in possesso del proprio denaro Sono circa un milione i conti correnti che giacciono immobili da più di un decennio perché i titolari si sono dimenticati di loro: non un prelievo, un bonifico, una richiesta di estratto conto. Parliamo di tutti quei rapporti contrattuali (depositi di somme di denaro, depositi di strumenti finanziari) in relazione ai quali non è stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad iniziativa del titolare del rapporto o di terzi da questo delegati per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti dalla data di loro libera disponibilità. Le banche, le finanziarie e le Poste Italiane devono avvertire per lettera i titolari di questi conti e chiedere di movimentarli. Se entro 180 giorni il correntista non si attiva movimentando il conto (basta una sola operazione: un prelievo, un versamento), questo viene estinto e il denaro depositato va ad

alimentare un “Fondo per le vittime delle frodi finanziarie” istituito presso il Ministero dell’Economia. Ma la legge dà un’altra possibilità al risparmiatore distratto. Se 10 anni e 6 mesi non sono stati sufficienti a recuperare le somme, il Ministero ne dà altri 10 per ritornare in possesso del proprio denaro. Sono state da poco pubblicate le istruzioni per il rimborso dei conti dormienti, in relazione alle somme già destinate al fondo ministeriale. In particolare, il Ministero dell’Economia e delle Finanze il 3 novembre ha emanato una circolare sulle modalità di rimborso delle somme versate nel fondo depositi dormienti (L. 266/05 art. 1.343). La circolare conferma gli importi devoluti al fondo: Somme depositate in conti correnti, certificati di deposito, libretti di risparmio ecc., non

papulari, o maculari di dimensioni più piccole. Le linee guida nazionali ed internazionali sostengono ormai da tempo l’affiancamento del test HPVDNA al tradizionale Pap Test nel procedimento diagnostico delle SIL. L’utilizzo del test si è reso sempre più agevole con l’introduzione, specialmente negli Stati Uniti e nei paesi dell’Europa settentrionale, della citologia in fase liquida. È stato ormai dimostrato che l’utilizzo dell’HPV DNA test, affiancato alla diagnosi citologica (PAPTEST), in fase liquida può aumentare fino a 3 anni l’intervallo di screening nelle donne con età superiore a 30 anni. La modifica dei protocolli di screening è ormai legato, quindi, non solo ad evidenze scientifiche, ma ad una valutazione costo beneficio che le Istituzioni dei vari Paesi stanno valutando. In conclusione, in base ai risultati degli ultime ricerche scientifiche, la prevenzione dei tumori cervicali nelle donne con più di 35 anni è più efficace impiegando l’Hpv Dna test, mentre per le più giovani il Pap test resta l’esame di primo livello più indicato, utilizzando esami di approfondimento (colposcopia, eventualmente Hpv Dna test) solo in caso di sua positività.

movimentati dal titolare dal titolare o terzi abilitati per 10 anni. Strumenti finanziari (titoli) in custodia o in amministrazione per i quali non siano state svolte operazioni per almeno 10 anni. Assegni circolari non incassati entro il termine triennale di prescrizione. Assicurazioni Rami vita che prevedono il pagamento di una rendita o di un capitale al beneficiario, non reclamate entro due anni. Buoni fruttiferi postali emessi successivamente al 14 aprile 2001 non incassati dai beneficiari entro il termine prescrizionale di 10 anni. Le somme depositate possono essere richieste, purché nei termini prescrizionali (a partire dalla data di versamento al fondo) dai titolari dei rapporti o dai loro aventi causa. La richiesta può essere emessa dai richiedenti gli assegni circolari, sempre nei termini prescrizionali (decorrenza data di emissione assegno). Non possono chiedere il rimborso i beneficiari degli assegni circolari, di contratti di assicurazione vita, di

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buoni fruttiferi postali, successivamente alla scadenza del termine di prescrizione, rispettivamente tre, due, dieci anni. Le domande di rimborso possono essere inviate a: CONSAP S.p.A. Rif. Rapporti Dormienti- V. Yser 14 – 00198 Roma La domanda deve essere presentata su un modello scaricabile sul sito www.consap.it. Le informazioni possono essere richieste a rapportidormienti@consap.it. Al modulo devono essere allegati: Copia di un documento di riconoscimento valido del richiedente Copia del codice fiscale del beneficiario. Eventuale certificato di morte dell’avente diritto. Copia del libretto di deposito o dell’assegno circolare. Attestazione rilasciata dagli intermediari, su modello pubblicato sul sito www.consap.it. La Consap esamina le domande secondo l’ordine cronologico di ricezione delle medesime. Verificata la sussistenza del diritto al rimborso e successivamente al versamento delle somme necessarie da parte del Ministero dell’Economia, la Consap effettuerà il rimborso al soggetto legittimato per bonifico bancario o postale o assegno circolare. In caso di mancato accoglimento della richiesta la Consap fornirà la risposta informando dei motivi del diniego.

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in poche parole

HPV LA VACCINAZIONE

Dal 2008 è partita in Italia la campagna vaccinale contro il papilloma virus (tipo 16, 18, 6 e 11) nelle dodicenni; sono state immunizzate gratuitamente e in modo completo il 53,1 per cento delle bambine, mentre il 66,3 ne ha ricevuto una dose e il 61,5 due. Oggi, comunque, tutte le regioni italiane offrono gratuitamente il vaccino (che va appunto somministrato in tre dosi), come previsto dall’intesa siglata con il Ministero della Salute nel 2007 che aveva identificato come target prioritario le ragazze dodicenni (iniziando con quelle nate nel 1997 che avevano compiuto 11 anni nel corso del 2008). È quanto emerge dal recente bilancio presentato da Istituto superiore di sanità e Cnesps (Centro nazionale di epidemiologia sorveglianza e promozione della salute) e realizzato per valutare quanto manca dal raggiungimento dell’obiettivo finale del programma di vaccinazione: estendere la copertura con tre dosi di vaccino al 95 per cento delle dodicenni italiane entro il 2013. Tra le regioni più virtuose, dove si è portata a termine l’immunizzazione con le tre dosi, spiccano la Puglia (78,2 per cento delle bambine del ‘97 vaccinate), seguita da Basilicata (75,8), Molise (74,3) e Toscana (73,4), Ora però è sempre più pressante la richiesta d’avere la vaccinazione gratuita anche per altre fasce d’età, per le quali al momento quasi tutte le regioni offrono meccanismi di co-payment o pagamento agevolato (un ciclo di vaccinazione da tre dosi costa in farmacia oltre 450 euro, ma è possibile rivolgersi a strutture pubbliche o private che vaccinano a costi nettamente inferiori, fino ad un terzo della cifra, grazie alla compartecipazione alla spesa offerta dalla Regione). E in attesa di decisioni ufficiali, cosa dovrebbero fare le ragazze escluse dall’attuale campagna d’immunizzazione? Vaccinarsi a loro spese e fare sempre i controlli di prevenzione. Le giovani donne di età inferiore ai 26 anni beneficiano comunque dalla vaccinazione (indipendentemente dal fatto che abbiano già avuto rapporti sessuali o meno), ma la vaccinazione deve comunque e sempre integrare e non sostituire lo screening. a.d’a.


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Tra le cause un trauma o una malattia

Disfasia infantile

LOGOPEDISTA DI VALERIA VENTURA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

La terapia va praticata in maniera tale da aumentare con gradualità le varie difficoltà La disfasia infantile è l’assenza di coordinazione cerebrale nel bambino e la conseguente incapacità, da parte sua, ad allineare le parole in un ordine che abbia senso compiuto. Questa patologia può comparire a causa di una lesione del cervello perché, se il bambino, nel periodo d’acquisizione del linguaggio, subisce un trauma cerebrale, il processo evolutivo si blocca e si manifesta la disfasi, che, tuttavia, può comparire anche a causa di una lesione congenita o di una malattia. Come si comporta il logopedista di fronte questa patologia? Prima di iniziare una terapia con il piccolo paziente, deve avere il quadro completo della situazione. Innanzitutto, quindi, è opportuno che abbia un colloquio con i genitori, per essere informato se nel bambino siano insorte malattie tali da causare la patologia, oppure se abbia subìto dei traumi. Di conseguenza è anche importante conoscere se la mamma ha avuto malattie durante la gravidanza. Quando è entrato in posses-

so di queste informazioni, il logopedista deve consigliare che siano eseguiti alcuni esami neurologici e, in particolare, TAC ed ECG. Dopo questa indagine diagnostica, si appura che il bam-

parte del bambino: riconoscimento di oggetti e di animali; esecuzioni di facili incarichi; riferimenti topologici; riconoscimento di colori e di forme; riconoscimenti acustici; indicazione delle parti del corpo su se stesso e sul logopedista ed ogni altro esercizio che verta su un riconoscimento. Successivamente si lavora con il paziente sul versante del-

bino non abbia ritardo mentale né che sia ipoacusico. In seguito si valuta l’attenzione e, quindi, il versante ricettivo, ovvero quello della comprensione. Si passa poi ad una serie di facili esercizi finalizzati a valutare una serie di capacità da

l’espressione e si inizia con le prassi bucco-linguo-facciali. Si fanno, poi, pronunciare i fonemi singolarmente, quindi si passa alla pronuncia delle sillabe, per arrivare, con gradualità, alla pronuncia di parole e, infine, alla ripetizione di intere frasi. Completata con successo questa fase, si inizierà a raccontare al bambino delle brevi e semplici storie che egli dovrà, poi, riassumere. Queste storie diventeranno, via via, sempre più lunghe e ricche di particolari, in modo da aumentare la difficoltà dell’esercizio. Si passerà, quindi, ad analizzare la lettura, seguendo una procedura più o meno uguale a quella degli esercizi precedenti. Ovvero si fanno, prima, leggere al bambino dei singoli fonemi, per pas-

Latte, uova, soia, grano, crostacei, arachidi, noci. Parliamo di...

Allergie e intolleranze alimentari La maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di cibi senza alcun problema. Per una piccola percentuale di individui, tuttavia, determinati alimenti, o componenti alimentari, possono provocare reazioni negative, che vanno da una leggera eruzione cutanea ad una risposta allergica di grave entità. L’allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti, o a componenti alimentari, che attiva il sistema immunitario. Un allergene (proteina presente nell’alimento a rischio, che nella maggioranza delle persone è del tutto innocua) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi. Gi anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi come: prurito, naso che cola, tosse o affanno. Le allergie agli alimenti, o ai componenti alimentari, sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di vita. La presenza di casi in famiglia è uno dei fattori che permette di prevedere problemi alimentari di tipo allergico. Anche se le reazioni allergiche possono manifestarsi con qualsiasi alimento, o componente alimentare, in alcuni, le probabilità di provocare allergie sono superiori. Tra gli allergeni alimen-

tari più comuni vi sono: il latte, le uova, la soia, il grano, i crostacei, la frutta, gli arachidi e vari tipi di noci. L’intolleranza può provocare sintomi simili all’allergia, tra cui nausea, diarrea, gonfiore e crampi allo

lattosio e il glutine. Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte. Normalmente, l’enzima chiamato lattasi, presente nell’intestino tenue, scompone il lattosio in zuccheri più semplici (glucosio e galattosio) che

stomaco, ma la reazione non coinvolge il sistema immunitario, e si manifesta quando l’organismo non riesce a digerire correttamente un alimento. Mentre i soggetti allergici devono eliminare del tutto il cibo incriminato, le persone che hanno un’intolleranza possono spesso sopportare piccole quantità dell’alimento, o del componente in questione, senza sviluppare sintomi. Fanno eccezione gli individui sensibili al glutine e al solfito. I due più comuni responsabili dell’intolleranza alimentare sono il

entrano poi in circolo nel sang u e . Quando l’attività enzimatica è ridotta, il lattosio non viene scomposto e viene trasportato nell’intestino crasso dove viene fermentato dai batteri presenti. Questo può determinare sintomi come flatulenza, dolore intestinale e diarrea. La quantità di latte e

latticini tale da determinare sintomi di intolleranza è molto variabile. Molti soggetti con ridotta attività intestinale della lattasi possono assumere ugualmente latte, formaggi stagionati, che hanno un basso contenuto di lattosio, e i prodotti a base di latte fermentato, come lo yogurt, senza evidenti problemi, purchè il loro consumo sia limitato. L’intolleranza al glutine è una disfunzione intestinale, che si manifesta quando l’organismo non tollera il glutine, una proteina contenuta nel grano, nella segale e nell’orzo. Questa disfunzione, chiamata celiachia, è permanente e può essere diagnosticata a qualsiasi età. Se la persona che ne è affetta consuma un alimento contenente glutine, le pareti di rivestimento dell’intestino tenue si danneggiano e subiscono una riduzione della capacità di assorbire nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine. I sin-

sare, poi, alle sillabe, quindi, alle parole e, infine, alla lettura di intere frasi. Subito dopo il bambino inizierà a leggere delle storie, dapprima brevi e poi sempre più lunghe. Per la scrittura si segue lo stesso iter della lettura, ma con alcune differenze di esecuzione, perché alla scrittura copiata si dovranno anche alternare quella sotto dettatura e quella spontanea. Infine, se il bambino frequenta la scuola, sarà pure opportuno fargli eseguire delle semplici operazioni aritmetiche per giungere, in un momento successivo, alla risoluzione di problemi sempre più impegnativi. È di fondamentale importanza che il logopedista presenti sempre tutti gli esercizi in maniera tale da aumentare con gradualità le varie difficoltà. Questo per evitare che, partendo subito da un esercizio troppo impegnativo, il bambino vada incontro ad un insuccesso e, deluso, non sia più disponibile, poi, a prestare quella fiducia e collaborazione, senza le quali il logopedista non può assolutamente lavorare con successo.

FARMACIA A CURA DELLA

FARMACIA SANTA RITA Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

tomi includono diarrea, debolezza dovuta a perdita di peso, irritabilità, crampi addominali. Nei bambini si denotano sintomi di malnutrizione o di crescita insufficiente. Escludendo il glutine dalla dieta, l’intestino si ripara gradualmente e i sintomi scompaiono. L’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta priva di glutine. Gli alimenti senza glutine si dispensano in farmacia tramite il Servizio Sanitario Nazionale. Se per la maggioranza delle persone gli additivi alimentari non costituiscono un problema, alcuni possono essere sensibili a determinati additivi come i coloranti, i conservanti e i solfiti. Poichè gli additivi alimentari devono essere chiaramente indicati in etichetta, coloro che hanno una specifica sensibilità possono facilmente evitarli. Una corretta diagnosi delle allergie e delle intolleranze alimentari può essere effettuata mediante test scientifici prescritti o effettuati dallo specialista allergologo o dietologo. Si eseguono test cutanei, diete ad esclusione, test rast, test in doppio cieco con controllo di placebo, misurazione della tensione muscolare, test dria, vega test. Le intolleranze possono essere verificate anche in farmacia e sarà il farmacista poi ad indicare quali alimenti sono concessi e quali sono da evitare.


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sociale

Famiglie in crisi

MEDIATORE FAMILIARE DI TONIA CAFAZZO

Riconoscere il Cambiamento

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Oggi, purtroppo, si registra un sempre maggior numero di casi di separazione che vede l’istituzione “famiglia” sempre più disgregata, non più riconoscibile come soggetto sociale che precede e fonda il vivere civile. La separazione è un evento che procura sconvolgimento non solo nell’assetto familiare, ma anche nella sfera psico-emotiva di tutti coloro che compongono il nucleo. Fin dal momento del disaccordo, che può trasformarsi in una escalation che preannuncia l’insanabile tra i coniugi, il contesto familiare diventa terreno di scontro e di conflitti le cui vittime vulnerabili sono proprio i figli. Per essi, specie se minori, è difficile elaborare la “perdita” di uno dei genitori, tendendo ad attribuirsi la colpa del fallimento dell’unione familiare. Si è rilevato che i figli di genitori separati, non preparati ad una genitorialità responsabile e attenta, hanno maggiore probabilità di sviluppare sentimenti di abbandono e stati di apatia. Dunque, una sintomatologia apparentemente poco significativa dei figli nasconde una serie articolata di distorsioni emotive e relazionali che rendono disarmonico lo sviluppo psico-emotivo e della personalità. La coppia che decide di separarsi può salvaguardare il legame genitoriale e il diritto di ciascun figlio ad avere il proprio papà e la propria mamma, perché il ruolo genitoriale non si esaurisce con l’interruzione del contratto matrimoniale, ma l’unico vincolo imprescindibile deve rimanere quello di genitori degli stes-

si figli non solo per l’accudimento di cui necessitano, ma anche per garantire modelli di figure responsabili per costruire future relazioni sociali nella loro vita. Occorre acquisire una nuova mentalità attraverso un processo di consapevolezza della cessazione dei ruoli coniugali e il perdurare di quello genitoriale. Aiutare a sviluppare la percezione congiunta degli obblighi genitoriali con responsabilità e progettualità è una della attività di cui si occupa l’associazione Separarsi-Bene offrendo a coniugi separati e ad adolescenti che hanno vissuto la separazione la possibilità di creare Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto curati dalla dott.ssa Ines Panessa, psicologa clinica, Esperta in Psicologia Forense c/o il Tribunale di Foggia, Esperta in Counselling nelle Dipendenze Patologiche. Durante le riunioni si espongono, si discutono, ma soprattutto si condividono le proprie esperienze, permettendo di confrontarsi “trasmettendo forza all’altro”, mirando al raggiungimento del reciproco sostegno e autoprotezione. Il gruppo può essere fonte di miglioramento della propria autostima e il senso di autoefficacia. Favorire un processo di trasformazione verso il reincontrarsi come esseri umani e la possibilità di “sentirsi” ancora genitori sempre meno spaventati ed arrabbiati, può essere indispensabile in un momento di significativi cambiamenti socio-culturali come quello che stiamo vivendo.

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cucina

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Economica, versatile e, soprattutto, utile alla salute

Una cipolla contro l’influenza Ingrediente fondamentale nelle migliori ricette, concentrato di virtù terapeutiche Nel periodo in cui circola l’influenza, non è facile evitarla. Se ci si ammala, però, può essere di grande aiuto un ortaggio comunissimo. E’ la cipolla, ricca di vitamine e dalle proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Utilizzata da sempre nel bacino del Mediterraneo, compare persino nei geroglifici egizi di 4.000 anni fa. Oggi la cipolla non ha perso la sua popolarità: è economica e versatile e trova impiego in molte ricette lungo tutta la Penisola. Ma a renderla ancora più interessante è la sua efficacia contro le malattie da raffreddamento, influenza compresa. Innanzitutto, ha un elevato contenuto di acqua che aumenta la quantità di urina pro-

dotta (effetto diuretico), ma anche la quantità di sudore (effetto diaforetico). Grazie all’acqua, sono facilitati gli scambi cellulari e il drenaggio: quindi, a livello delle mucose, è più difficile che le tossine ristagnino e provochino irritazione. È molto ricca di zolfo, elemento importantissimo per la depurazione del sangue: oltre a facilitare l’eliminazione delle tossine attraverso pelle e mucose, svolge un’importante azione disinfettante: ostacola virus, batteri, funghi e parassiti. L’apporto di vitamina C dell’ortaggio migliora l’elasticità delle pareti dei capillari sanguigni e favorisce il microcircolo; in questo modo, sono ulteriormente sollecitati lo scambio di sostanze nei tessuti.

Ricette • Ricette • Ricette • Ricette Zuppa di cipolle Ingredienti per quattro persone: 1 kg di cipolle, 4 cucchiai di maizena, 1 litro di brodo vegetale (senza glutammato perché aumenta la ritenzione idrica), 4 fette di pane casereccio, 100 g di groviera, 10 g di burro, pepe. In una pentola prepara il brodo. Fai abbrustolire leggermente il pane sotto il grill rovente del forno e mettilo da parte. Taglia finemente le cipolle e falle appassire in una casseruola capiente con poca acqua ; quando saranno imbiondite aggiungi la maizena e mescola con un cucchiaio di legno in modo che le cipolle sembrino “infarinate”. Attenzione a non farle attaccare sul fondo. Bagna con un paio di mestoli di brodo e mescola. Aggiungi il brodo rimasto e metti un coperchio. Quando le cipolle saranno sfatte (occorre circa mezz’ora) togli il coperchio e alza la fiamma in modo che il brodo evapori un po’ e che la zuppa non sia troppo liquida. Togli dal fuoco, aggiungi il burro e mescola con cura. Distribuisci in quattro fondine le fette di pane. Grattugia grossolanamente il formaggio e cospargilo sul pane. Versa la zuppa nelle fondine, lascia fondere il formaggio, spolverizza la superficie con un po’ di pepe e servi al più presto.

Insalata di cipolle, patate e fagiolini Ingredienti per quattro persone 200 g di fagiolini, 200 g di patate, 1 mazzetto di rucola e spinacini novelli, 1 grande cipolla rossa di Tropea, 1 ciuffo di prezzemolo, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, ½ limone (a piacere), sale Lessa le patate partendo da acqua fredda per circa 3040 minuti. Scolale, lasciale raffreddare e sbucciale. Spunta i fagiolini, lavali e lessali in abbondante acqua bollente salata per circa 15-20 minuti, finché saranno teneri. Scolali e tienili in caldo in una insalatiera insieme con le patate tagliate a fette spesse. Lava e asciuga la rucola e gli spinacini e pulisci il prezzemolo, poi spezzettalo finemente. Affetta a velo la cipolla. Aggiungila alle patate e ai fagiolini con l’insalata e condisci con l’olio extravergine di oliva e un pizzico di sale, mescolando delicatamente, per non rompere le patate. Aggiungi il prezzemolo e, se lo gradisci unisci al tutto il succo del limone, mescola e servi tiepido o freddo.

DEPURA IN PROFONDITÀ Ma la componente che più caratterizza la cipolla è l’elevato contenuto di oli essenziali, molto volatili e responsabili del suo aroma inconfondibile: quel gusto dolce e piccante nello stesso tempo. Questi oli essenziali sono molto penetranti, evaporano e si diffondono velocemente nell’organismo, favorendo l’eliminazione delle scorie attraverso la cute; grazie alla rapida diffusione, le sostanze aromatiche trascinano verso l’esterno tutte le impurità di cui l’organismo deve liberarsi. È per questo che, dopo aver mangiato la cipolla, l’organismo esala il suo (poco gradevole) aroma.

UNA FAMIGLIA FAMOSA La cipolla (rossa o bianca) appartiene alla famiglia degli Allium con lo scalogno, il porro, l’aglio e l’erba cipollina. La cipolla rossa di Tropea è più aromatica: in essa sono esaltate le proprietà balsamiche. La dorata ha più spiccate proprietà drenanti e diaforetiche. La bianca ha maggiori virtù in cucina che proprietà salutari. Lo scalogno, oltre alle proprietà salutari delle cipolle, tonifica le funzioni cardiocircolatorie. I porri sono più mineralizzanti, essendo meno acquosi. Nell’aglio è ancora più elevato il potere battericida al quale si associa quello di regolare la pressione del sangue. L’erba cipollina è stimolante, depurativa e disinfettante quanto le cipolle ma è anche ricca di clorofilla, con ulteriore vantaggio per il fegato e maggior potere antianemico.


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