6Donna #8 7

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inchiesta la ricetta anticrisi del Comune

moda il trionfo del denim

societĂ coppie in crisi

viaggi i mille volti del Portogallo

Valentina Passalacqua

Brindare rosso nell'era della green economy


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ditoriale di Anna Russo

I

n questo editoriale voglio parlare di uomini e donne. Non mi riferisco alla trasmissione televisiva naturalmente, ma a quell’incredibile intreccio di relazioni che legano indissolubilmente il mondo maschile e quello femminile. Indissolubilmente, nel bene e nel male. Penso a Sakineh, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio ed omicidio. Giudicata da un sistema “maschio” che ha graziato il suo presunto complice e non ha avuto (almeno inizialmente) pietà per lei. Penso al leader libico Gheddafi che nella sua ultima visita a Roma, attorniato da giovani e bellissime amazzoni, ha tenuto lezioni sul Corano a cinquecento hostess spiegando loro che l’Islam è la religione che maggiormente rispetta le donne. Questo, proprio mentre Sakineh trepidava in attesa di essere giustiziata. Penso a tutto ciò e mi indigno. Ma poi mi dico che il rapporto uomo e donna è anche tanto altro, è ciò che in un vocabolario trovereste sotto la voce amore, condivisione, complementarietà. E’ per questo che penso a Sandra Mondaini. La sua morte non mi ha stupita, e non solo perché era malata. E’ come se, insieme a Raimondo, avesse perso la voglia e la forza di vivere. Indissolubilmente, nel bene e nel male. Ma torniamo a noi e al nostro 6Donna. Questo mese vi segnalo l’inchiesta, che abbiamo voluto dedicare ai “disastri” del Comune di Foggia, al deficit e alle relative conseguenze come i tagli ai servizi, la vendita del patrimonio comunale, la chiusura di alcuni impianti sportivi per i debiti con l’acquedotto, fino alla controversia sugli asili nido di cui, in realtà, l’ente non è l’unico responsabile. Vi consiglio, poi, di non perdere lo speciale su come le coppie in crisi vivono le vacanze estive, tema affrontato nel duplice aspetto legale e psicologico. In questo numero inauguriamo, inoltre, due nuove rubriche. La prima è quella di politica, affidata a Micky De Finis, giornalista foggiano tra i più esperti e competenti in materia. La seconda abbraccia nozioni di cultura e toponomastica: curata dal professor Nando Romano, “apre una finestra” sulle strade di Foggia, offrendo informazioni curiose e interessanti sui personaggi a cui negli anni sono state intitolate, da quelli più famosi in ambito nazionale e internazionale, a quelli legati alla storia della nostra città. Affinché Rosati, Imperiale o De Prospero diventino qualcosa in più di semplici indirizzi stradali.

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4 Personaggio del mese • Valentina Passalacqua, Ecominded Wine Producer 5 Attualità • Ad personam • Foggia, un nome, una strada... 6 Inchiesta • La coperta del soldato 5 Società • Coppie in crisi 10 Moda • Ecopelle, lacci e country style 11 Bellezza • Con “Nuova Immagine per sentirsi reginette di bellezza 12 Architetto • Il regno dei più piccoli 13 Speciale Moda bimbi • I love shopping... anche per il bebè 14 Cure dolci • SOS piccoli traumi 16 Spettacolo • Giovani e impertinenti, il nuovo volto del teatro foggiano 18 Rubriche 21 Salute • Parliamo di alluce valgo 22 Cucina • Frutto e succo, nettare e delizia degli dei 23 Viaggi • I mille volti del Portogallo

sommario


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personaggio

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L’ERA DELLA GREEN ECONOMY

Valentina Passalacqua, Ecominded Wine Producer Quando enogastronomia ed ecologia vanno a braccetto cullate dal dio Bacco Immettere sul mercato un prodotto di qualità, capace di affermarsi anche in ambito internazionale, valorizzando il territorio e rispettando l’ambiente. E’ la scommessa vinta da Valentina Passalacqua, manager del settore agroindustriale, che con i suoi vini ha conquistato premi prestigiosi in Asia ed Europa. Una strada tutta in discesa per la giovane e determinata Ecominded Wine Producer che crede fortemente nei dettami della green economy: energia elettrica da fonti rinnovabili, eco-compatibilità dei materiali, attenta gestione delle acque, raccolta differenziata. Il risultato: un vino rosso e bianco, ma dall’animo “verde ecò”. Il campo agroindustriale è da sempre considerato territorio maschile. Come è nata la sua passione per la viticoltura? Non ne farei tanto una questione di genere anche perché è da quando sono nata che seguo le attività legate all’agricoltura, mio padre già da piccola mi portava con sé per seguire le attività della campagna. Io mi sento molto legata alla mia terra, è qui che sono cresciuta e credo nelle sue potenzialità. Il vino è l’espressione autentica di un luogo, ne è la sintesi naturale. Produrre vino significa per me diffondere i colori, i profumi ed il gusto della Puglia. Qui è radicata da sempre la mia famiglia, un gruppo imprenditoriale che in tutti i suoi settori ha sempre mostrato amore e rispetto per questi luoghi. Tra le nostre attività l’estrazione della pietra di Apricena che si avvale anche di un moderno ed avanzato sistema di

recupero degli inerti. Altra attività seguita è quella legata alla coltivazione di uva da tavola e ortofrutta, tutti prodotti da agricoltura biologica. E’ grazie alla storia imprenditoriale della mia famiglia che si è sviluppato un forte senso di responsabilità che mi ha portato in pieno a sposare i valori della sostenibilità. La parola chiave di questo concetto è il rispetto, non soltanto per l’ambiente, ma per la collettività, per i diritti delle persone. Solo così si arriva a una qualità totale. La mia è una filosofia “Ecominded”, una strada che bisogna percorrere se vogliamo tutelare il nostro futuro. Quando ha capito che la passione poteva diventare anche fonte di guadagno? Quando ho assaggiato il mio vino per la prima volta. Il vino pugliese costituisce ormai una eccellenza della nostra regione; questo, unito ad una sana “cultura del bere”, ha fatto scoccare la scintilla. Bere bene, con moderazione, sta diventando ormai una buona abitudine e quello enogastronomico è un settore in continua espansione. Investire nell’agroindustria è un po’ un azzardo considerata la crisi che attanaglia il settore. Perché rischiare? Qualità veicolata attraverso la sostenibilità. E’ questa la scommessa, scommessa che cammina con una tenacia tutta femminile. Si tratta di una ricetta che in Italia in pochi seguono: partire oggi in questa maniera ci farà trovare in una posizione di forza tra cinque anni. Di questo ne sono sicura. Lei ha da poco ottenuto un grande successo in Asia. Per affermarsi all’estero ritiene che basti presentare un prodotto di qualità o pensa ci siano altri fattori o capacità personali che aiutano? Asia ma anche Germania, è proprio di questi giorni, infatti, la notizia di una altro prestigioso riconoscimento per il Don Settimio, il nostro Montepulciano biologico, che ha guadagnato una medaglia d’argento al Mundus Vini, la più importante rassegna enologica tedesca. La qualità è l’imprescindibile punto di

CARTA D’IDENTITÁ Nome

Cognome Nata a Il Residente a Professione Hobby Libro Film

partenza, a questa va aggiunta la sincerità e la serietà nei rapporti, farsi percepire come un interlocutore serio ed affidabile. Negli altri Paesi poi la nostra filosofia Ecominded è già riconosciuta e si colloca sotto l’innovativo ombrello della green economy. Questo ci pone in una posizione di vantaggio competitivo nel mercato estero. Quanto l’essere donna l’ha avvantaggiata o svantaggiata nel suo mestiere? L’intuito, la caparbietà sono qualità femminili che mi hanno aiutato… certo in alcuni ambienti la donna imprenditrice suscita ancora scetticismo, ma questo rende la sfida ancora più interessante. Ha mai considerato il suo lavoro d’intralcio per la vita familiare? Come riesce a gestire lavoro, casa, famiglia? Il tempo è la risorsa scarsa per eccellenza, è lui il peggior nemico. La lotta è quotidiana ma è proprio dai miei familiari che trovo la forza per conciliare i diversi impegni. Penso sempre che sto facendo qualcosa per loro, per lasciare un mondo migliore a mia figlia. Altro stimolo è dato dalla consapevolezza di poter dare delle opportunità di sviluppo al mio territorio. La sua ricetta personale per far uscire l’economia italiana dalla crisi… L’economia deve essere reale e guardare in faccia alle persone. Si torna ai concetti

Valentina Passalacqua S.Giovanni Roto ndo 29/08/1975 Apricena Ecominded Wine Producer Viaggiare L’Alchimista di Paulo Coelho Il Rapporto Pe an con Julia Robelic rts

precedenti, il profitto deve essere in sintonia con tutto il resto, altrimenti prima o poi gli scompensi si pagano. Una economia che va incontro alla realtà che sa essere concreta, questo è il mio auspico. Si parla spesso di donne mercificate, pronte a scendere a compromessi in nome del dio successo. Ritiene che sia questa la strada per affermarsi? Ovviamente no. Dare peso esclusivamente al fattore estetico toglie credibilità alle donne. Quale consiglio darebbe a quei giovani che pensano che lasciare il Sud sia l’unico modo per trovare lavoro? Il consiglio è quello di non mollare, di investire sulla propria preparazione. Abbiamo bisogno di giovani preparati, capaci e caparbi che non devono andare a fare la fortuna di altre aziende, ma devono essere linfa per quelle locali. Oggi con un click fai affari con l’Asia, la localizzazione ha poco peso per lo sviluppo del business. Ha un modello di donna? Non un modello in particolare, se devo pensare a qualcuna però, in questo momento penso a Sakineh, è il simbolo di una battaglia che tutti dobbiamo combattere. Purtroppo in tanti angoli del mondo i diritti fondamentali per le donne sono ancora lontani dall’essere acquisiti. Anna Russo


attualità

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AD PERSONAM

di Micky de Finis

La stagione della conoscenza Sfuma il turchino in un azzurro tutto stelle. Io siedo alla finestra, e guardo. Guardo e ascolto; però che in questo è tutta la mia forza: guardare ed ascoltare. Le parole bellissime di Umberto Saba tornano prepotentemente ad accompagnare quest’inizio d’autunno per una meditazione davvero particolare e direi anche necessaria perché il tempo che ora si apre richiede di necessità due condizioni che sono racchiuse appunto nel guardare e nell’ascoltare le cose che intorno a noi si muovono, anche se sembrano ferme, immobili come la tristezza. Ecco che la forza delle parole riesce ancora a preservare un fascino potentissimo che il poeta triestino, a me caro sin dalla giovinezza, arriva a suggerire come un antidoto molto forte per conservare e quindi recuperare il valore della conoscenza in questa nostra vita. “L’occhio non è mai sazio di guardare né l’orecchio è sazio di udire” ricorda il sapiente biblico Qohèlet. Viviamo dunque un tempo di grande cambiamento dove le stupidità sembrano prevalere adattandosi meravigliosamente, nel bene e nel male, in una società che da l’idea di aver perso, smarrito il suo senso di appartenenza. E tuttavia, l’evidenza delle

cose mette ognuno di noi di fronte ad una serie di interrogativi terribilmente amari, che mi riportano alla mente alcuni versi famosi di uno dei poeti che considero tra i più grandi di tutti i tempi, Thomas S. Eliot. Era lui che si chiedeva “dov’è la vita che abbiamo persa vivendo? Dov’è la saggezza che abbiamo persa nel sapere? Dov’è il sapere che abbiamo perso mettendo insieme nozioni?”. E’ in questa difficile fase, in cui si capovolgono molte verità e prevalgono le amenità, che bisogna trovare il coraggio di alzare gli occhi, appunto guardare oltre ponendo anche molta attenzione all’ascolto nella vicenda umana che ci riguarda, perché il senso della vita torni ad essere l’asse centrale dei nostri giorni, nei nostri impegni, nelle cose che scegliamo di fare, nei momenti in cui decidiamo di cambiare il nostro destino, sfidare gli eventi, aprirsi ad una nuova conoscenza. Si tratta di delicate operazioni introspettive, che vanno quasi a sfiorare una trascendenza tutta personale e ci pongono di fronte ad una versione diversa del nostro modo di vivere e di essere, una sorta di alterità, di terzietà che si muove, si agita dentro di noi solo quando il cambiamento diventa inevitabile, perché le cose non sono più quelle, perché i valori hanno perso di consistenza, non hanno più il colore e

neanche il calore che dava un tempo fiato vivo e palpitante ai sentinostri menti. Con le foglie di questo autunno, forse la stagione più giusta per guardarci dentro, cerchiamo di capire veramente chi siamo. E per farlo davvero, gentilissime lettrici, per consumare cioè sino in fondo questo percorso di conoscenza interiore, credo si debba partire con una iniezione di felicità. D’altro canto, dalle parti dell’Irlanda ne raccontano una molto giusta: Dio ti da il tuo volto. Sorridere tocca a te. Alla prossima.

6Donna ringrazia Micky de Finis per aver accolto l’invito di scrivere la rubrica “Ad personam” per il nostro giornale. Consideriamo questa disponibilità un gesto di attenzione e di amicizia preziosi, non solo per le ben note qualità letterarie di un giornalista che è per noi un bell’esempio di professionista di lungo corso e di apprezzato intellettuale, ma anche per l’impegno civile e politico che ha sempre contraddistinto le sue passioni. Grazie.

FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...

CONFLITTO CONIUGALE E MEDIAZIONE FAMILIARE

Chi era Maria Grazia Barone?

Si vince solo se vincono tutti

Vi siete mai chiesti da dove deriva il nome di una strada? Come si chiamava nel passato? Chi era il personaggio celebrato? Un po’ per curiosità, un po’ per diletto, 6Donna ha pensato di inaugurare una rubrica dedicata alla toponomastica di Foggia con l’aiuto del prof. Nando Romano che tratterà delle vie del nostro capoluogo con rigore e semplicità. Grandeggia fra i pochi nomi femminili nella toponomastica foggiana quello di Maria Grazia Barone cui sono dedicati una piazza, una strada ed un cortile… “melius abundare quam deficere”. Afferma il prof. Maccheroni (1999) che, nonostante i progressi di fine 800, l’andamento della mortalità di inizio ’900 avrebbe consentito solo al 37-38% dei nati di giungere ai 60 anni, mentre oggi lo consentirebbe al 90% dei neonati e al 95% delle neonate. Maria Grazia Barone, nata nel 1844, vedova senza figli del Marchese Giacomo Celentano, seppe inserirsi in questo processo non facendo una semplice donazione: il lascito, di 9.000.000 di lire del 1919, data della sua morte, era finalizzato alla costruzione di una casa per la cura di anziani poveri, ciò che voleva dire che Ella aveva perfettamente capito che le trasformazioni della società, la diffusione dell’igiene, la progressiva evoluzione della sanità e l’interazione di questi fattori con l’aumento del tenore di vita, avevano bisogno di interventi concreti come, per

esempio, la cura degli anziani poveri altrimenti abbandonati a se stessi. Chi volesse scorrere le pagine de Il Giornale patrio, redatto a Foggia, da Carlo Maria ed Andrea Villani dal 1799 al 1864 e pubblicato da Pasquale di Cicco, si può fare un’idea di quanto fosse precaria la vita nell’Ottocento. La Casa, progettata da Carlo CelentaniUngaro e costruita dall’impresa Matrella, sorgeva su 44.000 mq, di cui 7000 donati al Comune da destinare a piazza; essa fu inaugurata nel 1934. Nel 1941 la signora Elvira Nannarone ne seguì l’esempio, istituendo un reparto per discendenti di famiglie distinte cadute in povertà. Ospedale militare durante la II guerra mondiale, riprese a funzionare subito dopo come ospizio. Nel dialetto è intesa come: a Kattôrë ‘l’ospizio’, connesso con il latino CAPTARE ‘prendere’, da cui deriva anche akkattà ‘comprare, partorire’; la voce era utilizzata in forma amabilmente minacciosa verso i vecchi: “T’agghja manná a kattôrë a ttè! ‘Finirò per mandarti all’ospizio! (se non ti comporti bene)”. A cura di Nando Romano

Nasce a Foggia un’associazione per separarsi bene Accompagnamento alla famiglia in situazione di separazione e divorzio, sostegno a tutti i genitori che a causa di questo evento sono in grave conflittualità. E’ l’obiettivo che si propone l’associazione Separarsi-Bene, costituita lo scorso mese con la finalità di attenuare i disagi dei separati, ma soprattutto quelli dei figli. La particolarità di questa nuova associazione consiste nell’unione e nella sinergia della professione dell’avvocato con quella di mediatori e consulenti familiari sistemico-relazionali A.I.M.S (Associazione Internazionale Mediatori Sistemici). Si pone come obiettivi principali la tutela dei minori che oggi sono più di un milione coinvolti nelle separazioni, la difesa della famiglia in cui si accentra il futuro della società, la tutela del principio della co-genitorialità, il sostegno alla singola persona. Essa ha come utilità sociale promuovere e sviluppare la cultura della mediazione e consentire l’emergere delle potenzialità della mediazione familiare, un processo che contribuisce al benessere delle famiglie e quindi della società. I mediatori dell’associazione incoraggiano un approccio cooperativo alla risoluzione dei problemi: gli ex partner, non più coniugi, ma genitori vengono aiutati a risolvere i contrasti sorti in conseguenza del loro divorzio e ad educare i figli secondo una genitorialità condivisa. Mediatori e consulenti aiutano le parti a trovare valide alternative a superare la crisi. Ci sono aspetti nel conflitto coniugale che non possono trovare accoglimento in un’aula di giustizia. Forse anche questa impossibilità rientra fra le cause dell’alto numero delle tragedie familiari che si sono avute soprattutto negli ultimi tempi. Infatti i provvedimenti che si applicano alla separazione appaiono a volte inadeguati e superficiali rispetto alle esigenze della famiglia, accrescendo conflitti che producono “orfani di stato” con genitori vivi ma impegnati nella loro guerra coniugale, inconsapevoli di procurare ai loro stessi figli una violenza psicologica, i cui effetti sono permanenti negli anni, poiché sempre più spesso strumentalizzati e utilizzati come merce di scambio nel groviglio delle questioni di separazione. Per i figli vedere i propri genitori che non riescono a mettersi d’accordo per amor loro, fa male. Pertanto i professionisti dell’associazione ritengono che sia indispensabile far cadere le conflittualità coniugali prima ancora che possano diventare veri strumenti di offesa o l’avvio ad un percorso senza ritorno. “La capacità di separarsi civilmente – commentano - è il modo migliore per chiudere dignitosamente un capitolo della propria vita. E’ ormai noto a tutti che l’Autorità Giudiziaria non riesce a gestire in tempi accettabili le controversie legali. Vige un sistema giudiziario nel campo delle separazioni farraginoso che non riesce a cambiare una cultura compassata e inadeguata ai tempi”. Con l’associazione Separarsi-Bene si raggiungono più in fretta accordi soddisfacenti anche sugli aspetti economici e patrimoniali legati alla separazione e al divorzio, si invita ad assumersi la responsabilità di decidere della propria vita evitando soprattutto inutili sofferenze. L’associazione offre anche consulenza legale gratuita ai nonni che hanno difficoltà ad incontrare i propri nipoti. Sede in via dei Conciatori 38. Web: separarsi-bene.it info@separarsi-bene.it

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inchiesta

a cura di Anna Russo

Debiti, tagli e cartolarizzazione: Comune, che disastro!

e cifre sono enormi. Pensate al più alto jackpot del mondo, raddoppiate gli importi e… certo non vi ritroverete le tasche piene di bigliettoni, ma sicuramente vi sarete fatti un’idea del disastro economico del comune di Foggia. Già, perché si dice che i debiti ammontino a 210 milioni, euro più euro meno. E i debiti vanno onorati, Corte dei Conti imperat. Per farlo, due strade: dichiarare il dissesto e commissariare, oppure stringere la cinghia fino a soffocare. Così, spesi gli ultimi euro per le bombole d’ossigeno, gli amministratori hanno optato per la seconda strada, varando una mozione che tanto sa di respirazione/rianimazione bocca a bocca. Il dissesto verrà evitato con tagli dei bonus ai dirigenti comunali, riduzione dell’indennità a consiglieri ed assessori, dismissione

di tutte le utenze non funzionali all’Ente, nonché ulteriori economie incentrate sulla trasparenza, sul controllo e sulla riduzione delle spese garantendo comunque il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. In vendita, poi, una parte considerevole del patrimonio comunale. Come si è arrivati alla difficile decisione? Attraverso una lunga riflessione che ha trovato la sua conclusione (o forse solo il suo difficile avvio) nella riunione del consiglio comunale del 9 settembre scorso. Se l’amministrazione riuscirà a salvare la baracca è difficile da dire, speriamo che la manovra non si riveli come la coperta del soldato, sempre troppo piccola per coprire sia la testa che i piedi del milite in guerra. Anna Russo

La coperta del soldato

A palazzo di città c’è frenesia. Tutti a fare i conti per coprire le perdite e restare a galla

DISSESTO SI, DISSESTO NO: ALLA FINE IL DADO È TRATTO

Al via la manovra stringi-cinghia Per Foggia un futuro all’insegna del risparmio, ma le emergenze restano tante I rubinetti degli impianti sportivi rischiano di restare a secco, i bambini sono rimasti a casa perché l’asilo è chiuso, e per far cassa il Comune mette all’asta beni immobili. Il buco nelle casse comunali è una voragine: le somme oscillano continuamente, in un’altalena di relazioni e numeri, a partire dalle rilevazioni mosse dalla sezione regionale della Corte dei Conti che aveva lanciato l’allarme. Il conto di Palazzo di Città è in rosso, ma questa non è una novità, se non fosse che questa volta il Comune non riesce ad onorare i propri debiti. Risultato: l’Amministrazione può dichiarare il dissesto e, attivata la procedura, se ne torna a casa, oppure, conti alla mano, può decidere di rialzarsi operando tagli qua e là e recuperando somme di denaro che possano dare una boccata d’ossigeno. Nella seduta del Consiglio comunale del 9 settembre scorso l’assemblea ha pronunciato il suo “rifiuto l’offerta e vado avanti”: il dissesto non conviene, e allora meglio seguire la strada indicata dall’ottimistica relazione del primo cittadino Gianni Mongelli, che sin dalle prime pagine dimostra empiricamente come già la manovra correttiva 2009 abbia prodotto i primi risultati. “La dichiarazione di dissesto è una iattura per la nostra città – ha argomentato il sindaco - una cappa negativa, un peso che potrebbe soffocare i cittadini. Scongiurare il dissesto non significa, però, tirare a campare. La dichiarazione di dissesto potrebbe essere la soluzione più comoda per noi, ma dobbiamo adottare decisioni scomode”. Pensa ai giovani, gravati dall’onere di una città in dissesto, che restino qui o che siano costretti ad andarsene trascinandosi questo fardello, come un’onta. E poi si domanda perché il Comune non può organizzare il proprio patrimonio se lo Stato vende le spiagge. Eppure l’Amministrazione ha già provvedu-

to a mettere il cartello vendesi su case e mercati. L’opposizione, che aveva chiamato alla sbarra il sindaco per relazionare sui conti, lo accusa di aver fatto un lodevole comizio. Il consigliere Bruno Longo (Prima Foggia) fa ironia (“Gianni Mongelli è un politico a tutti gli effetti”), e da quegli stessi banchi arriva il consiglio di andare a San Giovanni Rotondo per chiedere una grazia. Catastrofico Luigi Miranda (Popolo della Libertà) che parla addirittura della “più grave fase di degrado dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale”. La domanda ricorrente, leit motiv alla destra del Sindaco, è l’interrogativo “Il dissesto c’è o non

c’è?”, perché in un gioco di parole “se c’è c’è, e se non c’è non c’è”. Il consigliere Leonardo Iaccarino (Pdl) mette altra carne a cuocere: il contenzione con l’Aqp, l’Acquedotto Pugliese, comporterà presto l’interruzione del servizio idrico agli impianti sportivi comunali, che saranno costretti ad aprire in ritardo. E poi, si domanda il consigliere d’opposizione, era necessario avviare i lavori al Teatro Mediterraneo proprio nel periodo estivo e proprio in tempo di crisi? E ancora, l’annosa questione degli asi-

li nido: anche lì, il Comune non ha onorato i propri debiti, ed ora i gestori non ne vogliono sapere di venire a patti con l’Amministrazione che ha partorito l’idea di un bonus per le famiglie. Lo scontro ha generato un fisiologico ritardo che si traduce in un disagio per le famiglie. L’opposizione, dunque, non ha affatto apprezzato la relazione e ha votato contro la manovra anti-dis-

sesto. Il risanamento passa anche attraverso l’eliminazione delle sacche di evasione ed elusione, la riduzione dei costi interni di organizzazione degli uffici e la rigida ed inflessibile riscossione di canoni e sanzioni. Il dissesto secondo i calcoli di Mongelli, non dovrebbe gravare sui cittadini a mezzo Ici e Irpef. Il dissesto non c’è, almeno per il momento. Mariangela Mariani

IL COMMENTO

Lucia Lambresa e le “ricette anti-crisi”

“Nessun taglio dei servizi, vogliamo solo eliminare gli sprechi” Sull’orlo del precipizio, Lucia Lambresa è serafica e con il piglio della madre di famiglia tiene i conti, con cauto ottimismo, a volte tradito dall’imbarazzo di chi si rende conto che quello dei debiti è un brutto guaio. Vicesindaco, donna di casa in Corso Garibaldi al civico di Mongelli, ha sempre lasciato il politichese nelle stanze del potere per parlare alla gente e anche in questa occasione non si risparmia. Quando sentono parlare di ricette antidissesto, i cittadini temono il taglio dei servizi a loro dedicati. Si può scongiurare questa ipotesi? “Il concetto è inverso: parliamo del taglio dei costi dei servizi. Noi cercheremo di garantire tutti i servizi essenziali, intervenendo su eventuali sprechi e, chiaramente, sui servizi che riteniamo non essenziali. Gli assessori non hanno né telefonini né auto blu, cercano di comportarsi come buoni padri di famiglia, e cercano di essere nel loro piccolo un esempio per i cittadini. Stiamo lavorando al fine di evitare che la pressione fiscale non sia commisurata alla qualità dei servizi che si offrono. Agiremo sicuramente con gran-

de buon senso, innanzitutto riducendo sempre di più tutte le fasce di sprechi, se ve ne sono, e razionalizzando i servizi in modo che si possano ottimizzare i costi”. L’ipotesi del tracollo e, quindi, lo spettro di una nuova Taranto sono lontani? “Noi speriamo di sì. Anche perché, premettendo che Foggia non è nella stessa condizione in cui si trovava Taranto quanto alla debitoria, dalla eventuale dichiarazione di dissesto non vediamo alcun beneficio per i cittadini. È proprio questo che ci convince a proseguire assumendoci le nostre responsabilità”. Parliamo dell’Amica. L’ex municipalizzata è stata recentemente messa in liquidazione, una manovra che andava già ad iscriversi nella strategia di risanamento e riorganizzazione dell’amministrazione. Come andrà a finire? “La situazione dell’Amica è delicatissima perché quella dei rifiuti è una tassa che i cittadini non amano particolarmente. Immaginiamo poi, quando il servizio si dimostra carente, come possano accettare di pagare. Quindi, bisognerà verificare quanto costa effettivamente il servi-

zio di nettezza urbana e su questo il commissario liquidatore Michele Di Bari sta facendo un ottimo lavoro, per Lucia Lambresa, poi stabilire se ciò vice sindaco di Foggia che pagano i cittadini è commisurato a questo servizio o non lo è”. La vertenza asili nido: i genitori sono preoccupati per i tagli, e lo sono anche i lavoratori… “Non abbiamo operato il taglio del 30 percento tout court, quindi non abbiamo inciso a prescindere sul costo indipendentemente dalla modifica del servizio. Abbiamo fatto esattamente il contrario: abbiamo letto bene il regolamento, abbiamo modificato l’impostazione introducendo il bonus per le famiglie e, chiaramente, poiché c’è anche un risvolto di tipo sociale, nel rispetto di quanto ci consente la legge, si faranno tutti i passi necessari per garantire i livelli occupazionali”. m.m.


inchiesta

settembre duemiladieci

A.A.A. IL COMUNE (S)VENDE

BOLLETTE IN ROSSO: COMUNE INSOLVENTE

E’ tempo di saldi Dai beni messi in vendita l’ente ricaverà 60 milioni di euro I debiti sono troppi, il comune vende. E così come fanno i bambini che organizzano i mercatini dei loro giocattoli usati per racimolare qualche monetina da spendere in caramelle e gomme da masticare, anche gli amministratori del Palazzo dei bottoni si spogliano delle loro glorie. Per racimolare, questa volta, non monetine ma milioni di euro che andranno a coprire una voragine di debiti. Già dal 2006, infatti, l’Amministrazione guidata dall’allora sindaco Orazio Ciliberti, “preso atto dell’emersione di debiti fuori bilancio, ha deliberato di procedere al risanamento dei medesimi tramite l’avvio della procedura di alienazione dei beni patrimoniali comunali” (del. 166 del 9 giugno 2006). In vendita 33 alloggi ad Orta Nova, 11 a Lucera, 107 a Carapelle, uno a Napoli, dalla vendita dei quali l’ufficio tecnico comunale prevede di recuperare dieci milioni di euro.

A questi si sommano quelli ubicati nel territorio di Foggia ed esattamente: 112 alloggi di via Silvestri, un palazzo in Viale Primo Maggio e uno in via Don Luigi Sturzo, 70 alloggi in via Saragat, 66 in viale Europa, a cui vanno aggiunti circa 240 ettari di terreni per un valore complessivo di circa 35 milioni di euro. I prezzi stabiliti per la vendita degli alloggi sono inferiori a quelli di mercato, un grande vantaggio per gli attuali inquilini, ma non mancano le opposizioni da parte di alcuni sindacati che vorrebbero investite in nuova

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edilizia pubblica le somme ottenute dall’alienazione. Ciliegina sulla torta, poi, il mercato di Piazza Padre Pio, tra via Guerrieri e via dell’Immacolata, del quale, dopo quasi quarant’anni di attesa, i cittadini di Foggia comprenderanno finalmente destinazione e uso. Progettato, infatti, come cittadella commerciale, si pensò di trasformarlo in una infrastruttura culturale, ma nessuna delle due opportunità di impiego si è mai concretizzata. Nei prossimi mesi, base d’asta 3milioni e 100 mila euro, il Comune tenterà il colpaccio ottenendo, è quanto si spera, circa 12 milioni di euro dalla vendita dell’immobile liberandosi, allo stesso tempo, del pesante incompiuto, oggetto di continui malumori. Anna Russo

E fu così che l’acquedotto chiuse i rubinetti

A secco gli impianti sportivi dell’ente di Corso Garibaldi L’acqua non si nega a nessuno. Questa sarebbe la regola. Ma se ogni regola ha la sua eccezione, allora Foggia ne è un grande esempio. A farne le spese gli impianti sportivi comunali, ormai a secco da quando l’acquedotto Pugliese ha deciso di non fare più credito all’ente di Corso Garibaldi. A farne le spese, anche, centinaia di sportivi foggiani che non hanno più una palestra dove allenarsi. “Gli ingenti debiti pluriennali dell’amministrazione comunale nei confronti dell’AQP ci sono purtroppo piombati addosso come un macigno” conferma Matteo Morlino, assessore allo Sport e politiche Giovanili. “Abbiamo cercato delle soluzioni. Certo pagare il debito pregresso spetta all’ente che, però, considerate le difficoltà economiche in cui versa, non può continuare a farsi carico di tali spese. Se vogliamo risolvere il problema in tempi brevi, è necessario trovare un accordo con le società sportive che utilizzano gli impianti”. La soluzione prospettata dagli amministratori è una sola e prevede che le società sportive si intestino le utenze e si facciano carico, di conseguenze, delle spese correnti. Non sono d’accordo però gli interessati. “Noi abbiamo sempre pagato un affitto ad ore per l’utilizzo degli impianti – commenta Marco Nesso, direttore sportivo della Masi Foggia – e per oltre un anno ci siamo anche fatti carico delle bollette relative al consumo di acqua del Palazzetto Preziuso intestandoci il contratto. Non eravamo però l’unica società sportiva ad utilizzarlo, e nessuna delle altre ha accettato di dividere le spese con noi. In quella situazione non potevamo continuare a sobbarcarci di tali oneri per cui abbiamo annullato il contratto. Ora ci resta solo una strada da percorrere: chiedere ospitalità alle palestre scolastiche”. a.r.

Asili nido: il deficit comunale non è l’unico responsabile del caos

Piove, governo ladro? Nel braccio di ferro tra sindacati e gestori, famiglie e lavoratrici ne fanno le spese Strade dissestate, semafori rotti, troppe multe, pochi servizi, caldo eccessivo, quanta pioggia? Tutta colpa del Comune. Capita così che, molto spesso, amiamo lamentarci di tutti i piccoli e grandi disagi della vita quotidiana, attribuendone sempre la causa a chi amministra. Nella maggioranza dei casi è così, ma quando le responsabilità pendono anche da altre parti è giusto rilevarlo. E’ il caso della vicenda degli asili nido convenzionati, che sta imperversando in questi giorni. “La

questione degli appalti del servizio a strutture private non nasce oggi, ma viene da lontano”. A chiarirlo è Loredana Olivieri, segretario provinciale della Flc Cgil di Capitanata, la federazione alla quale aderiscono i lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca e della formazione. “Essendo l’asilo nido comunale, con i suoi 50 posti, insufficiente a rispondere al bisogno della città, l’ente comunale ha provveduto ad appaltare il servizio. Le famiglie hanno sempre pagato in base al reddito ed il Comune ha integrato con propri fondi, tanto che i bambini delle famiglie più bisognose erano a totale carico dell’ente”. In passato si è sempre riusciti a gestire la situazione attraverso tavoli di concertazione cui prendevano parte sindacati, amministratori e gestori del servizio, nel tentativo di

mettere al primo posto la tutela delle lavoratrici e la qualità del servizio. “Si è sempre cercato di fare i bandi al meglio, ma i problemi non sono mai mancati. E’ capitato in passato che eventuali ritardi dell’amministrazione nell’erogare i fondi ricadessero direttamente sulle lavoratrici, le quali non percepivano gli stipendi per mesi pur continuando ad offrire il proprio servizio”. Il meccanismo si è inceppato però quando l’amministrazione comunale, a causa del deficit, ha deciso di tagliare indifferentemente tutti i servizi del 30%. Ha poi stabilito di cambiare il tipo di convenzione, “senza consultare i sindacati”, introducendo il sistema dei bonus che le famiglie potranno spendere nelle strutture convenzionate. “La convenzione con i gestori, inoltre, li vincola a mantenere i precedenti livelli occupazionali”. E qui i problemi. I gestori, ritenendo il contributo troppo esiguo per mantenere in servizio tutte le lavoratrici, si sono rifiutati di aderire al bando ed hanno

avviato le pratiche di licenziamento. Il Comune, da parte sua, ha alzato la posta offrendo 650 euro a bimbo, a fronte dei precedenti 550, ma i gestori non hanno accettato le condizioni ritenendo comunque la somma insufficiente. “Adesso i gestori offrono il servizio da privati per Loredana Olivieri, segretario provinciale della Flc Cgil di Capitanata evitare condizionamenti sulla scelta del personale. pendo stipendio e, in alcuni casi, Ad alcune lavoratrici è stato chie- neppure la disoccupazione (non sto di continuare a titolo di volonta- avendo i gestori versato loro i conriato e questo è inaccettabile”. Il tributi previdenziali) e le famiglie, braccio di ferro dunque in realtà è che si vedono costrette ad affidare ormai tra sindacati e gestori e il Co- i bambini a asili nido privati, nelmune ha un ruolo marginale. A ri- l’attesa (o speranza) di utilizzare il metterci sono, in prima istanza, le bonus ottenuto dal Comune. Angela Dalicco lavoratrici, che non stanno perce-


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società

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Vacanze estive: nuova linfa o ultima spiaggia?

Coppie in crisi Luglio come termine ultimo per liberarsi e a settembre si ricomincia Con l’avvicinarsi della vacanza estiva la coppia in crisi si pone dinanzi ad alcune valutazioni emozionali. Le più frequenti, come si rileva anche dalla prassi giudiziaria, (che evidenzia un sensibile aumento, già nella tarda primavera, dei ricorsi finalizzati ad ottenere la separazione personale per mutuo consenso o giudiziaria), presuppongono scelte differenziate, a seconda della volontà di ricorrere alla separazione personale o di darsi una possibilità nuova e concreta. La coppia in crisi, ed in casi frequenti uno dei coniugi/conviventi, avverte la necessità di ottenere la separazione personale in concomitanza dell’inizio delle vacanze al fine di “liberarsi” del vecchio rapporto ed approssimarsi con spirito libero all’estate, magari con un nuovo compagno già presente nella sua vita. La domanda che sovente mi viene rivolta nell’espletamento della mia attività professionale dal coniuge sepa-

rando è diretta ad ottenere certezze sulla data della udienza presidenziale, fortemente voluta entro il mese di luglio, onde sentirsi libero da vincoli personali nel periodo vacanziero. Altra tipologia di coppia si rinviene nei casi in cui i coniugi decidono concordemente di darsi l’ultima opportunità con la vacanza estiva, nella speranza che le problematiche che investono il rappor-

to sentimentale possano miracolosamente risolversi con un periodo di vacanza scevro da inquinamenti esterni. In tali casi, sovente, la vacanza estiva rappresenta, al contrario, una gabbia in cui i soggetti volontariamente si pongono, un periodo in cui l’intolleranza reciproca subisce una forte impennata dovuta alla vicinanza continua dei due coniugi/conviventi per tutto il tempo, svincolata per quel periodo da spazi personali ricavati dal tempo dedicato all’attività lavorativa o agli impegni casalinghi, con la conseguenza che la speranza di ricostruire il rapporto si vanifica oltre la loro volontà conscia, soppiantata dal malessere che investe entrambi e che non trova uno sfogo alternativo se non quello di ferirsi continuamente, con la conseguenza che la fine della vacanza si presenta come una liberazione dall’altro, una fuga dall’ ultima spiaggia. Non può revocarsi in

dubbio che, in tali ipotesi la coppia in crisi debba avvalersi dell’ausilio degli esperti: ricorso alla mediazione familiare per porre le basi di un accordo voluto e deciso da entrambi, in un ambiente neutro e scevro da condizionamenti esterni ed autorevoli e finalizzato alla separazione personale o, in alternativa, ad avvalersi di altre forme di assistenza terapeutica o sociale per dare al rapporto una nuova e valida opportunità per ricominciare, dopo aver compreso le reali problematiche del conflitto esistente. Quanto analizzato potrebbe sembrare ictu oculi un quadro drammatico, in realtà va fatta una distinzione delle problematiche, in termini di gravità, che hanno generato la crisi coniugale. Esiste, infatti, una terza tipologia di coppia che riesce a trarre dalla vacanza estiva nuovo vigore, quelle che di base conservano un legame sentimentale profondo, un rispetto reciproco, la cui crisi

trova le sue radici soltanto nello stress lavorativo e nel menage familiare che per tutto l’anno ha creato un muro di incomunicabilità e un impoverimento delle occasioni di approccio amoroso e di dialogo attivo, nel senso che le parti, sovrastate dalle problematiche quotidiane che investono la vita, soprattutto nei casi di difficoltà economica che, inutile fare della retorica, rappresenta uno dei più gravi problemi contingenti che affaticano fortemente il rapporto d’amore, smettono di guardarsi negli occhi e di comprendere l’altro, creandosi un mondo alternativo fitto di egoismi e condizionamenti. In tali casi, ove esiste la volontà di ritrovarsi, la vacanza estiva può rappresentare un valido supporto per porre le basi di un nuovo inizio e ricominciare insieme, con una nuova linfa, il rapporto di coniugio o di convivenza more uxorio. Avv. Rosa Schena

La vacanza come termometro per valutare il grado di feeling

Finchè morte non ci separi... Tutti i fattori che possono portare alla rottura Cosa c’è di meglio che andare in vacanza con il proprio partner? Questa domanda è stata rivolta a cento coppie, prima della partenza e dopo il ritorno dal viaggio; è sconcertante, ma non incomprensibile il risultato: una coppia su tre non ripeterebbe l’esperienza. Le cause di tale cambiamento di rotta sono da ricercare nei fattori esogeni ed endogeni che operano a corollario della coppia che va in vacanza. Fattori esogeni, ossia che intervengono dall’esterno a modificare le situazioni, sono la scelta del luogo dove andare, il posto in cui soggiornare, gli amici o i parenti con cui, eventualmente, condividere il periodo di vacanza. Se ci accorgessimo - possibilmente prima di prenotare i biglietti in agenzia - che il nostro concetto di vacanza “crociera, mare, sole ed

ozio infinito” non coincide esattamente con quello del partner “rafting, trekking, surfing for ever” ci risparmieremmo una cocente delusione; se fossimo abituati a condividere il nostro quotidiano con un’altra persona in giro per casa, non saremmo stupiti, dopo due giorni trascorsi h 24 con il partner, nella stessa camera d’albergo, di sperare: “come sarebbe bello se non rientrasse a dormire!”. Gli amici ed i parenti? Altra do-

lente nota. Se si decidesse di avvalersi della compagnia degli uni o degli altri, converrebbe dedicare a questa scelta una cura particolare; difatti, per un tacito accordo, dopo il periodo trascorso insieme in vacanza, difficilmente ci si rivede in città, o quanto meno, passa molto tempo prima che ciò accada. Per i fattori endogeni, ossia interni alla coppia, è opportuno ricordare che si arriva alla soglia della partenza con il bagaglio emotivo di

un intero anno trascorso sotto stress. Lo stress, come recita la definizione scientifica, è quella condizione aspecifica che permette all’organismo di reagire e di adattarsi a qualunque sollecitazione venga ad esso imposta dall’esterno. Il problema nasce quando l’organismo non riesce a reagire a queste sollecitazioni. Insorge, quindi, la frustrazione e l’equilibrio omeostatico che ci garantisce il benessere psico–fisico viene temporaneamente compromesso. Per queste premesse, si arriva alle agognate ferie con la carica di una bomba ad orologeria; questa carica negativa, trasportata all’interno di una situazione di coppia già in crisi, rischia di essere la miccia per una mega esplosione. Se affrontata in maniera non ottimale, la vacanza è candidata ad essere una ulteriore fonte di stress, la cui frustrazione può essere quella di non avere via di scampo, perché lontani dal rifugio - casa ed impossibilitati a raggiungerlo in breve tempo. In ogni caso, se siete rientrati da poco, usiamo la vacanza appena trascorsa come valido test per valutare il grado di feeling esistente tra noi ed il partner: se ne usciamo indenni, l’indice è al di sopra della media. Altrimenti, meglio correre ai ripari! Anita D’Atri Psicologa

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Micky de Finis Rosa Cotugno Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Simona Guerrera Rubriche arch. Antonietta Ciavarella dott.ssa Valeria Ventura dott.ssa Marcella Bevilacqua dott.ssa Maria Grazia Bellantuono dott.ssa Marilena Tomaiuolo dott.ssa Floredana Arnò dott.ssa Stefania Fariello avv. Rosangela Loriso Luigia De Vito Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail 6donna@virgilio.it Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


benessere

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moda

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Il trionfo del denim

La donna d’autunno è casual chic, avvolta nei suoi jeans stretch, un irrinunciabile cult per tutte le occasioni. Le grandi griffe sciolgono ogni riserva davanti all’armadio: il dilemma esistenziale che contrappone in uno storico conflitto gonna e pantalone si risolve nel primato del denim shinny, strettissimo, e dei leggings, entrati di diritto nei cataloghi più di due collezioni fa. La donna moderna delle due case di moda romagnole è aggressiva e grintosa, nelle situazioni più formali, all’ora del the, nell’aderentissimo abito da aperitivo e con le mini rockettare del sabato sera. Il ritorno del tartan La stampa scozzese torna prepotentemente in passerella e va a nozze con l’ecopelle e i jeans superslim che da sempre fanno tendenza. Il tartan fa tendenza e rinnova il denim, contaminato e contagiato con cautela nel risvolto di un polsino, il dettaglio che fa la differenza e spezza la monotonia del black and white rattoppando sui gomiti la classica camicia. Stile cowgirl Nelle varianti del rosa, verde acqua e marrone la stampa scozzese diventa country e sbarazzina, abbinata ai jeans superaderenti fino alla caviglia. Ma le cowgirl non rinunciano all’eleganza: una

longuette è in grado di domare persino un’impertinente camicetta country che non perde la sua ironia. I volant che dal colletto scendono fino al punto vita sono l’deale per i camicioni country, decisamente meno attillati e più informali. I l trionfo del denim La camicia jeans rivive nella stagione del denim indiscusso protagonista. Nel lavaggio chiarissimo, dal sapore estivo, con preziose borchie, o nel blu più intenso con le più classiche taschine sul petto, è il must delle case di moda che osano ri-

spolverando un capo Old Style. La si indossa come un tempo, aperta con un top a vista (con la variante di una cinta in vita) o chiusa e infilata nei pantaloni (rigorosamente jeans). Il particolare: lacci e toppe in ecopelle Toppe e strappi sono gli alleati della moda denim che quest’anno si rimette i lacci e gioca con l’ecopelle. Le stringhe percorrono tutta la gamba o rendono un tubino nero aderente ancora più s e x y, come u n vecchio corsett o , maestro di sensualità. I pantaloni e shorts in ecopelle tornano sulMaglia Gaudì la sce-

na, propizia in tempi di borchie, lacci e crocifissi. Non mancano le guarnizioni in pelo e le minuscole paillettes dalle forme cangianti, applicate a borchie su jeans e mini abiti. Pantaloni alla turca e maxi maglie: comode, prego Cavallo basso, anzi bassissimo, per la donna che anche in autunno indossa pantaloni alla turca, stretti sopra le caviglie e larghi fino al polpaccio. Mascolino, intrigante, ma soprattutto comodo, il pantalone dal cavallo basso non è solo jeans ma anche tessuti più morbidi ed eleganti. Dominano il grigio, il verde spento, quasi petrolio, il beige ed il marrone. E per chi non vuole rinunciarealla femminilità, le maxi-maglie, mini abiti da indossare su leggings o pantaloni. Super-strech e cortissimi gli abiti che seguono le forme della donna giovane che ama vestire alla moda, con vertiginose scollature sulla schiena. La chicca Nel guardaroba della donna glamour non può mancare la pochette che si adatta ad ogni capo.

Jeans Denny Rose

Ecopelle, lacci e country style tutta la grinta della donna con i pantaloni

Imbattibile il fascino della pelliccia, anche solo accennata in una giacca. Dopo il gilet e il cravattino, si apre la stagione del frac: la donna porta i pantaloni, ma è sempre più sensuale. Mariangela Mariani I modelli di Denny Rose e Gaudì sono in vendita presso “Lucciole e Lanterne”


bellezza

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Anna e Savia professioniste dell’hairstyling, tra le parrucchiere ufficiali di Miss Italia 2010

Con lo staff di “ Nuova Immagine” per sentirsi reginette di bellezza E per l’autunno ormai alle porte, la parola d’ordine è volume. Tributo ai mitici anni ‘80 Professionalità, esperienza, cor- tante e prestigiosa che ci vede imtesia. Sono questi gli elementi di- pegnate ormai da 15 anni – spiega stintivi dell’ArtHair Studios Nuova Anna Contestabile – e che ci perimmagine, diretto da Anna Conte- mette di entrare in contatto con un stabile e Savia Cardone negli spazi, microcosmo di personaggi differenconfortevoli e accoti, ognuno con glienti, di via Zuretti. La le proprie caloro conosciuta e apratteristiche ed prezzata abilità profesesigenze. Parsionale ha permesso ad tecipare a Miss Anna e Savia di essere Italia, inoltre, presenti anche querappresenta st’anno, a Salsomagun’importante giore Terme, tra i paroccasione di rucchieri ufficiali di crescita, sia Miss Italia, il prestigioumana che so concorso di bellezza professionale, che, a 71 anni dalla sua anche per il noprima edizione, contistro staff che nua ad affascinare mi- Marianna Garofalo ogni giorno gliaia di ragazze, tutte nel Backstage di Miss Italia matura e si in corsa per realizzare lo stesso so- perfeziona in esperienza e compegno: essere incoronata la più bella tenza”. E’ il caso di Marianna Garod’Italia. falo, ventiseienne foggiana, alla sua “Si tratta di una vetrina impor- seconda esperienza a Salsomag-

giore Terme. Nel team di Anna e Savia (settore stilistico), nella tre giorni del concorso si è vista passare tra le mani oltre 100 teste “coronate”, quelle delle reginette di bellezza, tutte in corsa per la stessa fascia e lo stesso trono. “Miss Italia è una palestra importante – ha spiegato Marianna - i ritmi di lavoro in queste circostanze sono veramente serrati. Inoltre bisogna attenersi strettamente ad una serie di direttive che garantiscono una certa omogeneità tra le concorrenti, nel rispetto del loro look naturale”. Tra le tante Miss che si sono affidate alle mani delle professioniste di Nuova Immagine, anche la neo eletta Miss Italia, la folignate Francesca Testasecca e Anna Rita Granatiero, bellezza manfredoniana eletta Miss Wella Professionals Puglia e arrivata ad un soffio dal titolo finale. “Con le ragazze in concorso, inoltre, si crea un rapporto di particolare confidenza: ci parlano delle loro ansie e delle loro paure, dei loro sogni e dei loro amori. E per ognuna bisogna avere una parola di conforto o di incoraggiamento. Anche questo fa parte del nostro lavoro”, continua Anna.

Se al concorso di Miss Italia bisogna attenersi ad un protocollo ben definito, sono invece già stabiliti i diktat della stagione autunno-inverno in materia di hairstyling. Con ampi margini di libertà creativa. “Che i capelli siano lunghi o corti, lo styling della prossima stagione richiede soprattutto volume e movimento, il tutto nell’ottica di un generale rispolvero dei mitici anni ’80. Si tratta di obiettivi - spiega Anna – che si possono ottenere facendo ricorso alla permanente, must di quegli anni, rivisitata e corretta alla luce di tecniche e prodotti nuovi, altamente professionali, che permettono di avere una “permanente cosmetica” che preserva il capello dallo shock chimico temuto nei trattamenti di 30 anni fa, per la tranquillità delle nostre clienti”. Ampia scelta anche nelle colorazioni, dove viene messo al bando il colore piatto. “Le nuove tendenze si

rivolgono verso colori naturali, dai biondi caldi e sabbiati ai marroni cioccolato e caffé, purché estremamente riflessati”. Chiusa la parentesi dorata di Miss Italia, Nuova Immagine continua ad offrire la stessa esperienza e professionalità alle clienti foggiane, coordinando uno staff di 15 elementi altamente specializzati nei diversi settori: dall’accoglienza della clientela al settore tecnico (colori e ondulazioni), dal settore stilistico (foniste e hairstylist) al settore tricologico (cura della cute e del capello), per affidarsi in tutta tranquillità alle mani esperte di chi opera da anni nel settore, con successo e affidabilità.


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architetto

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DI ANTONIETTA CIAVARELLA

CAMERETTA, SPAZIO CREATIVO

Il regno dei più piccoli

Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563324

Rappresenta per i bambini il luogo dove stare bene per crescere meglio Riposare, giocare, studiare, sognare, trascorrere il tempo soli o in compagnia degli amici: la cameretta è il regno dei più piccoli, il luogo che li vede crescere e cambiare, maturare desideri e scoprire le proprie passioni. Nel progettare questo spazio, dunque, occorre innanzitutto tenere presente le loro esigenze, senza dimenticare però la sicurezza, la solidità e la qualità di forme e materiali. Nell’acquisto di mobili ed oggetti per la prima cameretta è bene tenere conto che quest’ultima è uno spazio destinato ad evolversi nel tempo. La camera dei ragazzi può risultare il locale della casa più “complicato” da arredare. Si rischia spesso di inserirvi troppi elementi, sacrificando così l’indispensabile spazio libero oppure, all’opposto, di affidarsi a pochi ed essenziali componenti d’arredo e ritrovarsi poi senza tutto ciò che ci serve. In riferimento all’organizzazione dello spazio, per il bambino piccolo bastano poche e semplici attrezzature in aggiunta al posto per dormire che all’inizio sarà la culla, poi il lettino con le sponde e infine,

dai tre anni in su, il primo letto da grande. Già nell’età prescolare al bambino si prospettano nuove esigenze e, di conseguenza, la cameretta richiede una diversa organizzazione, nella quale lo spazio per lo studio diventerà sempre più importante. Questo spazio, di base, va do-

tato di un comodo scrittoio, possibilmente ben illuminato durante il giorno dalla luce naturale, e anche di pratici ripiani per i libri. Lo scrittoio, poi, deve essere strutturato in modo da poter ospitare il computer e la consolle dei video-giochi, per assecondare quello che oggi più piace ai

piccoli e ai ragazzi. Se si vuole che il bambino impari a tenere tutto in ordine, occorre inoltre mettergli a disposizione un armadio per gli abiti, cassetti, ripiani, contenitori trasportabili, strutture alle quali appendere ciò che deve rimanere a portata di mano. Quando poi il bambino diventa grande, le sue esigenze si allargano e si fanno più articolate: la cameretta richiede costanti modifiche per adeguarsi a sempre nuove necessità. Da qui l’importanza che l’ambiente sia progettato in modo da consentire futuri spostamenti e future modifiche e che, per il suo allestimento, siano utilizzati mobili dalla grande modularità, “dinamici”, in grado di trasformarsi al pari dei loro fruitori. In questa fase evolutiva è sovente richiesto che l’ambiente sia suddiviso in più zone (lo studio, il sonno, il gioco e l’ascolto), zone magari diaframmate - se lo spazio lo consente - da strutture divisorie, che possono essere ottenute con mobili o con semplici pannelli sovrapposti o accostati. Pareti attrezzate che si modificano nel tempo, per assecondare ogni cambiamento. Armadi privi di spigoli vivi, ottimi quelli con le ante scorrevoli che, aperte, non ingom-

brano e non possono essere “scalate”. Una delle necessità più ricorrenti della cameretta è quella di dover aggiungere un letto, e quasi sempre per le ridotte dimensioni dell’ambiente, si dovrà occupare lo spazio di un letto soltanto o poco più. Da qui l’impiego dei letti sovrapposti: totalmente con la soluzione a castello , ma anche sfalsati con la soluzione ad angolo, o scorrevoli uno sopra all’altro. In alternativa si possono adottare altre soluzioni: quella dei letti ribaltabili che, una volta chiusi, restano contenuti all’interno di una “parete attrezzata”; oppure quella dei letti a scomparsa che, dopo l’uso, si inseriscono uno sotto l’altro o sotto un’apposita pedana; oppure quella con un letto a terra e uno a soppalco. Per quanto riguarda i materiali, sono impiegati vari tipi di legno e vari succedanei del legno, con finiture laccate o verniciate oppure con

l’applicazione di rivestimenti diversi. Il rivestimento in melamminico, poi, è resistente alle abrasioni, facilmente pulibile e rispondente alle normative comunitarie in fatto di sicurezza. Ultimamente inoltre, dalle aziende orientate alla ricerca, viene utilizzato il metacrilato in sostituzione del vetro: si tratta di un materiale robustissimo, infrangibile, proposto in un’ampia gamma di colori e in grado di personalizzare notevolmente le ambientazioni, rendendole più fresche e coinvolgenti, proprio grazie alle sue piacevoli varianti cromatiche. Per i pavimenti conviene tralasciare la moquette optare per il parquet trattato con oli e cere naturali ideale anche a chi piace camminare scalzo...


speciale moda bimbi

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Un autunno colorato per la moda dei più piccoli

I love shopping... anche per il bebè Torna lo scozzese, ma in veste new age al femminile Per i maschietti ci si ispira ai college americani Uno stile classico, fatto di gonnelline a pieghe o camicie che sembrano rubate dall’armadio del papà, ma anche mise casual, con leggings e maxipull per le bambine e pantaloni con i tasconi e felpe colorate per i bambini più sportivi. Il guardaroba dei più piccoli per l’autunno/inverno 2010 presenta una grande varietà di proposte, pensate dalle case di moda per accontentare i gusti sempre più esigenti dei nostri bimbi, con un occhio alla praticità e vestibilità. Mirtillo, ad esempio, per il prossimo autunno/inverno riserva al neonato un ventaglio di proposte, con tutine e completini in cui convivono toni classici come il rosa e il celeste, colori polverosi come il grigio assieme al prugna e tonalità più decise con combinazioni bicolore di bianco e nero o latte e rosso. Anche le stampe e i ricami hanno sapori diversi: romantiche stelline ricamate, buffi orsacchiotti o simpatici pinguini affiancano grafiche che si rifanno al mondo dei motociclisti o scritte ironiche. Grande varietà di temi anche nelle linee per i più grandicelli, per collezioni che coniugano eleganza e praticità. Le bimbe potranno scegliere abbinamenti più romantici, con vestitini in tessuto scozzese reinventato in colori nuovi, nelle tinte del grigio e del fucsia, con sottogonne plissettate, completi in velluto liscio con una microfantasia a pois abbinati a soffici pull dai toni delicati. Più sofisticate le linee che si rifanno al mondo della moda parigina con coprispalle, cappottini in maglia, scamiciati, calze colorate e gonnelline in flanella. Per le bambine dall’animo più sportivo saranno perfette le collezioni ispirate al mondo della danza, in colori forti, come il viola e il nero,

e dell’hip hop, con micro giacche e miniabiti in felpa, gonnelline a palloncino, leggings e pantaloni stretch. I jeans sono illuminati dal tono deciso del fucsia e del rosa “bubble”; le grafiche sono realizzate con applicazioni di bottoni colorati. Anche per il capospalla, la scelta è ampia e variegata: si va dai cappottini in panno pesante o in lana, dal sapore molto british, nei colori pastello, ai piumini più pratici, con cappuccio e tasconi, nei colori più accesi e vitaminici. Anche i maschietti potranno scegliere tra uno stile casual, con giochi di righe, felpe rinnovate da effetti bicolore e aperture asimmetriche, grafiche ispirate al mondo degli sport collegiali americani, denim trattati, e look più bon ton che accostano la camicia “del papà” a morbidi pantaloni gessati. Per le occasioni più formali vengono proposti pull tricot a rombi o rigati in toni vivaci o in una mischia di cashmere e cotone, più sofisticati. Il verde brillante, giocato con discrezione, fa capolino

dai risvolti del denim, nelle righe dei tricot dal gusto sportivo o nelle t-shirts placcate. Colore e righe hanno invece ispirato la collezione di Petit Bateau, il marchio per bimbi birichini e dinamici che vogliono giocare, muoversi e fare ogni cosa vestendo capi comodi e easy. Il brand francese presenta le rivisitazioni dei suoi pezzi basici, con un tocco di grigio chiné, che serve da filo conduttore alle celebri millerighe o alle righe alla marinara, tratto distintivo del marchio. Poi tanti dolcevita, maglie tricot 100% lana lavorate a trecce, in cotone e lana a pois, oppure bicolori, giubbotti in velluto a coste, cappottini montgomery. Nei negozi specializzati, come Poupon a Foggia, i clienti, oltre a contare sull’aiuto e l’esperienza del personale, possono avere una fidelity card, che permette alle mamme di ottenere il 10% di sconto su tutti gli acquisti, e di essere sempre informate sulle promozioni durante la stagione. Rosa Cotugno

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cure dolci

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Lividi e gonfiori sono le conseguenze più comuni di urti e colpi

SOS piccoli traumi Come porvi rimedio in modo naturale con le terapie non convenzionali

A volte può essere davvero facile procurarsi un piccolo trauma: capita di urtare con le gambe un cassetto aperto o con il braccio la maniglia di una porta o, ancora, di procurarsi una sbucciatura scivolando su una superficie ruvida. Insomma, le occasioni per farsi male non mancano ma, per fortuna, neppure le strategie per attenuare il dolore e per evitare fastidiose conseguenze. A tale scopo, le terapie non convenzionali, omeopatia e fitoterapia propongono alcuni rimedi di primo soccorso e altri con cui proseguire la cura fino a miglioramento. Bisogna fare attenzione, però, a scegliere il trattamento in base al tipo di trauma: se la pelle dopo l’urto non rimane integra bisogna evitare alcuni rimedi e preferirne altri. Foglia di verza da applicare sulla zona per una ventina di minuti, dopo averla leggermente battuta, per consentire la fuoriuscita delle sostanze lenitive presenti. Arnica montana 5CH è un valido rimedio d’emergenza contro i traumi. Esiste sotto forma di granuli da sciogliere sotto la lingua e anche sotto forma di pomata: pratica da usare, va applicata con un leggero massaggio sulla parte. Non va però assolutamente usata se ci sono escoriazioni; inoltre, per alcune persone, può essere allergizzante, quindi occorre limitarne l’uso a non più di sette giorni. Calendula officinalis: in pomata deve avere una concentrazione del 20%. Esiste anche in soluzione idroalcolica che, invece, deve essere al 10%. La pomata si applica con le dita, mentre la soluzione con un tamponino.

COME GUARIRE PIÙ IN FRETTA Una volta eliminato il dolore bisogna aiu-

tare la zona traumatizzata a guarire. Per questo occorre riportare alla normalità il tessuto che, dopo il trauma, tende ad accumulare liquidi e a creare ristagni di sangue coagulato. Ciascun rimedio, dunque, svolge una propria funzione specifica. Argilla da usare in un impasto con aceto di mele, ha proprietà cicatrizzanti e drenanti. Si deve coprire la zona con un centimetro di preparato e lasciarla in posa per un’ora. Sulfuricum acidum 5CH permette di eliminare i ristagni di sangue e ristabilisce la funzionalità dei tessuti. Calendula officinalis in pomata, la stessa del trattamento d’emergenza. L’applicazione può proseguire per una decina di giorni perché il principio attivo è riepitelizzante, l’antinfiammatorio, immunostimolante e antisettico: cioè aiuta la ricostruzione del tessuto e previene le infiammazioni, reintegra le difese immunitarie presenti nella pelle e protegge dall’infezione dei germi. Angela Dalicco

Se i lividi compaiono spesso La tendenza a formare lividi può dipendere da un’alimentazione che non fornisce un corretto apporto di vitamine e sostanze utili a mantenere elasticità e tonicità delle pareti dei vasi sanguigni. VITAMINA C è contenuta in frutta e verdura (agrumi, kiwi, frutti di bosco, cavolo, peperoni), rinforza le pareti dei vasi e migliora la fluidità del sangue. E’ sensibile al calore, quindi gli alimenti si devono consumare crudi. VITAMINA K è indispensabile per la coagulazione del sangue. La sua carenza è rara, ma si può osservare una diminuzione dopo l’uso prolungato di antibiotici. Può essere reintegrata mangiando molta verdura a foglia verde (ma anche cavoli, asparagi e broccoli). FLAVONOIDI sono presenti nei pigmenti rosso-blu di al-

cuni frutti come ribes, uva e mirtilli. Hanno un’azione antiossidante: neutralizzano i radicali liberi, cioè proteggono dall’invecchiamento i tessuti, mantenendoli tonici ed elastici. Un mix di tutte queste preziose sostanze lo si trova nei mirtilli, per cui la loro presenza abituale nella dieta garantisce un irrobustimento delle pareti dei vasi. Anche la Centella Asiatica in tintura madre è un ottimo rimedio contro la fragilità capillare: infatti, stimola la sintesi di collagene e di fibroblasti, che danno sostegno alle pareti venose prevenendone lo sfiancamento. Attenzione: la facilità ai lividi può anche dipendere da alcuni disturbi della funzione delle piastrine, le cellule del sangue che presiedono alla coagulazione, per cui se il problema è persistente bisogna chiedere un parere al medico. a.d.


fashion

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spettacolo

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Con lo spettacolo “Molière Rouge - Vietato ai minori di 400 anni” hanno animato l’estate 2010 in Capitanata

Giovani e impertinenti, il nuovo volto del teatro foggiano Pierluigi Bevilacqua, direttore artistico, illustra gli obiettivi e i progetti della piccola compagnia impertinente Hanno animato i palchi e le piazze della Capitanata con la vitalità dei caratteri della commedia dell’arte, rivisitandoli per un pubblico più moderno in “Molière Rouge – Vietato ai minori di 400 anni”, uno spettacolo brillante liberamente ispirato a due farse di Molière. Sono gli attori della “Pci - piccola compagnia impertinente”, giovanissima compagnia teatrale foggiana nata da poco meno di un anno con un ambizioso obiettivo dichiarato: accarezzare e deliziare il proprio pubblico ponendosi come una ventata di originalità e freschezza nel panorama culturale dauno. A presentare la giovane formazione è Pierluigi Bevilacqua, direttore artistico. Come nasce la piccola compagnia impertinente? La compagnia nasce dall’esigenza comune ad un gruppo di attori, desiderosi di cimentarsi in progetti tea-

trali originali, pertinenza sia conferendo agli rintracciabile stessi un punto di sempre e solo contatto con altre nella denuncia o forme d’arte. La nel grottesco. E’ precedenza è anun ingrediente data alla musica di originalità che d’autore, capace caratterizza ogni di narrare storie produzione delpiene di forza la compagnia, scenica. Per quecome nel caso di sta ragione, tra i “Molière Roufondatori della ge”. compagnia c’è Appunto. Sonia Ladogana e Stefano Tornese anche Enrico CiDopo il teatrobelli, cantante ragazzi, con lo dei Ratafiamm, band alla quale è af- spettacolo “La gabbanella e il gatfidata la “colonna sonora” di uno to” liberamente tratto dall’omonispettacolo che produrremo il prossimo mo romanzo di Sepulveda, è partita anno. la tournèe “Molière Rouge”. Che In che modo l’impertinenza vi esperienza è stata? Cosa vi ha portacontraddistingue? A quali modelli vi to a scegliere la commedia dell’arte ispirate? e soprattutto Molière? Più che di modelli parlerei di inMolière e le sue prime farse racfluenze, tante. Non è detto che l’im- contano quel teatro istintivo e acer-

bo, fatto di lazzi e personaggi ipercaratterizzati che, all’interno di una storia “facile”, smascheravano la società del tempo. Queste due farse (Il medico volante e La gelosia di Barbouille) costituiscono un terreno fecondo per raccontare la storia senza tempo di una compagnia di giro, con un finale che dà spazio a quell’amore che inevitabilmente lega pubblico e attori, attraverso un inedito punto di vista che abbraccia, in un solo sguardo, palco e platea. E’ stata un’esperienza faticosa ma piena di soddisfazioni, un lavoro duro e ricco di difficoltà, ma i frutti raccolti sono stati ottimi. La vostra è una compagnia con una maggiore componente femminile. L’impertinenza è donna? Credo che l’impertinenza non abbia sesso, nonostante il più delle volte può essere più interessante sulle labbra di una donna. La nostra, per adesso, è una compagnia “ in rosa” e, vista la notevole propensione alla recitazione delle nostre attrici, non ci dispiace affatto. La loro passione è la

Agenda piccola compagnia impertinente nascita: 7 novembre 2009 segno: scorpione soci: Pierluigi Bevilacqua, Enrico Cibelli e Annalisa Formiglia spettacoli: “La gabbanella e il gatto”; “Molière Rouge - Vietato ai minori di 400 anni” cast: Pierluigi Bevilacqua, Annamaria Casamassima, Stefano Corsi, Giuseppe Decollanz, Alessia Gonzalez, Sonia Ladogana, Tiziana Massimo, Viviana Soldani, Stefano Tornese nome:

nostra forza, e il genere maschile della pci può ritenersi più che soddisfatto (oltre che in ottima compagnia). Quali sono i vostri progetti per il futuro? “Molière Rouge” tornerà ad animare le piazze della Capitanata la prossima estate. Nel frattempo continueranno i progetti di teatro ragazzi: insieme a “La gabbianella e il gatto”, la compagnia ha in cantiere un lavoro su Darwin, dedicato agli alunni delle scuole. Nella prossima primavera, invece, la piccola compagnia impertinente sbarcherà a Roma, dove presenterà “Milk”, uno spettacolo scritto e diretto da me, con attori romani. Una grande scommessa.


settembre duemiladieci

DERMOESTETISTA

DI LUIGIA DE VITO

Causate da esposizione solare, ormoni e gravidanza

Macchie cutanee al terzo posto dei problemi estetici Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

Per combatterle cosmesi e tecnologie di ultima generazione Si chiama melanogenesi il processo che induce la produzione di melanina, pigmento che dà colore alla pelle. La produzione di melanina è regolata dall’enzima tirosinasi e dal rame attraverso processi ossidativi degli stessi. I melanociti sono abbondanti su aree cutanee come viso, braccia, mani e decolettè. Le melanine si classificano in: eumelanina, di colore marrone scuro o nero contenenti metalli come rame, zinco e modeste quantità di zolfo; feomelanina, di colore chiaro, con elevato contenuto di zolfo. Ciascun individuo possiede entrambi i tipi di melanina, ma in proporzioni diverse. Quella neoformata migra dallo stato basale ai cheratinociti degli strati cutanei più superficiali. Periodicamente viene sostituita dal normale tour over della pelle (ogni 28 giorni circa). I fattori che stimolano la produzione di nuova melanina sono: esposizione solare (63%); fattori ormonali (menopausa /andropausa - 32%); gravidanza 24%. Sole e macchie. Si chiama foto-induzione; porta alla degenerazione epidermica con conseguente apparizione di macchie iper pigmentate, rughe, secchezza cutanea, rilassamento della pelle. I raggi UV aumentano la produzione di radicali liberi. Le macchie si classificano in: Efelidi: maggiormente localizzate nelle zone foto esposte. Trattamento preventivo: utilizzare filtri alta protezione 360 giorni l’anno.

L’OTORINO

Lentigo senili: dovute ad un aumento di melanociti e ad un eccessivo accumulo di melanina nello strato corneo ispessito a causa del rallentato turn over cellulare e alle variazioni o concentrazioni degli estrogeni e del progesterone durante il ciclo mestruale, in menopausa e nei trattamenti ormonali sostitutivi. Trattamento preventivo: idratare, esfoliare e sottoporsi a trattamenti estetici depigmentati. Melasma o cloasma: primo causato dall’uso di pillole anticoncezionali associato all’esposizione solari questo tipo di macchie non sempre scompare con la sospensione dell’assunzione del farmaco. Cloasma fuoriesce nella seconda fase della gestazione, nelle donne brune viene accompagnata da un’iperpigmentazione della linea alba che va dall’ombelico al pube. Scompare dopo il parto o il primo mestruo salvo casi in cui può persistere per mesi o anni. Trattamento preventivo: evitare esposizioni solari o usare schermi totali contro i raggi UVA e UVB. Macchie bianche: è frequente rilevare la loro comparsa. Queste sono dovute ad un eccessivo as-

sorbimento di alimenti derivati dal latte, condizione che indica un accumulo di grassi e muco diffuso nell’apparato respiratorio e riproduttore, causa di squilibri ormonali (tiroide, pancreas, ovaio, testicoli). Trattamento preventivo: eliminare latte e derivati aumentando il consumo di cereali integrali e verdure. I farmaci che stimolano la melanogenesi sono gli antistaminici: ciproeptadina, difenidramina; antiparassitari: chinina, clorachina, tiabendazolo; diuretici: metolazone, amiloride, bendroflumetizide, furosemide; antinfiammatori non steroidei: diflunisal, fenibutazone, ibuprofene, ketoprofene, naproxene; benzoil perossido, bergamotto, olio, oli di limone, lavanda, lime, legno di sandalo. Rimedi Estetici. Al primo posto l’idratazione con endocosmetici idonei che mantengono in equilibrio il regime idroelettrolitico, migliorando il turn over cellulare. Eseguire almeno 1 volta al mese, trattamenti viso con l’acido mandelico (schiarente). Ottimi risultati li otteniamo anche con foto-ringiovanimento e biossigenazione, tecnologie d’ultima generazione.

Naso perennemente chiuso?

DI MARILENA TOMAIUOLO

Ipertrofia dei turbinati nasali Il trattamento è medico, con cicli di corticosteroidi nasali e antistaminici, o chirurgico L’ipertrofia dei turbinati inferiori del naso è un’affezione, sempre più in crescita da alcuni anni, il cui unico sintomo può essere l’ostruzione nasale. Occorre prima di tutto una premessa e cioè che il fisiologico ciclo respiratorio nasale è di tipo alternato, ovvero le narici funzionano una per volta, alternandosi una all’altra, a volte l’accentuazione di questo ciclo su base vasomotoria genera il disturbo. La funzione dei turbinati è quella di riscaldare l’aria inspirata, attraverso il tessuto di cui sono formati, costituito da un intreccio di capillari, allo scopo di effettuare scambi gassosi molto velocemente; l’aspetto è di una virgola con testa, corpo e coda e sono tre per fossa nasale (inferiore, medio e superiore). La patologia colpisce adulti e bambini, quasi con la medesima frequenza e può originare da diverse patologie rinologiche. La patogenesi dell’ipertrofia dei turbinati, infatti, è varia: in base all’età, all’epoca di insorgenza, alla familiarità e allo stato emotivo. Infatti è più frequente che nell’infanzia e adolescenza alla base del disturbo possa esserci un’allergia respiratoria, mentre è meno frequente che sia lo

stesso nell’anziano, ove si può instaurare un fenomeno detto rinopatia senile, legato all’atrofia delle mucose nasali. Quindi tra le cause più frequenti della patologia troviamo: rinopatie allergiche, stagionali o perenni, rinopatie vasomotorie non allergiche (a cellularità nota come da: eosinofili, neutrofili, mastociti), rinopatie con colonizzazione batterica, spesso associate a partecipazione dei seni paranasali e quindi classificate come rino-sinusiti, rinopatie distoniche legate ad alterazione del sistema nervoso autonomo che regola il ciclo nasale e la secrezione ghiandolare, spesso su base emotivo-ansiosa, rinopatie professionali da inalazione di vernici, vapori irritanti, tinture per capelli, rinopatie virali di breve durata (come quelle indotte dal raffreddore), riniti medicamentose indotte dall’abuso di spray nasali a base di vasocostrittori, che liberano il naso per qualche ora ma annullano col tempo la funzionalità dei turbinati, rinopatie ormonali, che si accentuano durante la gravidanza, con uso di contraccettivi orali o in caso di ipotiroidismo. In condizioni patologiche si realizza la “sindrome da iperreattività nasale”, che consiste nell’aumenta-

ta risposta, per intensità e durata, della mucosa nasale ad uno stimolo minimo in soggetti con predisposizione congenita o acquisita. Il paziente si lamenta di avere il naso chiuso spesso in modo perenne, sia nelle ore diurne che notturne, talvolta con accentuazione in decubito supino o laterale (rinopatia a bascula), meno spesso in maniera periodica. In alcuni casi la congestione nasale si può associare a rinorrea (naso che cola), starnutazione, soprattutto mattutina, prurito nasale, espettorazione catarrale; condizioni, queste, che indicano un coinvolgimento del sistema trigeminale, quindi su base allergica o eosinofila. La diagnosi si effettua con

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l’anamnesi completa di familiarità allergica o assunzione di farmaci, l’esame clinico con rinofibroscopia mirato allo studio della morfologia dei turbinati e dei complessi ostiomeatali, la rinomanometria anteriore che valuta l’entità dell’ostruzione nasale, i Prick tests per escludere una base allergica e la citologia nasale allo scopo di identificare la cellularità della mucosa nasale. Alla fine del percorso diagnostico di solito il trattamento è medico con cicli di corticosteroidi nasali e/o antistaminici e successivo controllo rinomanometrico, chirurgico nelle forme non più suscettibili di trattamento per il completo sfiancamento della mucosa ormai degenerata dei turbinati.

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IN POCHE PAROLE

La dieta dei bimbi Frutta, latte, ma anche merendine e crema alle nocciole. Nulla manca nel menù ideale per i bimbi che crescono e stanno tornando proprio in questi giorni fra i banchi. A mettere a punto i consigli per i bambini di 4-10 anni, all’insegna della varietà, sono i ricercatori dell’Istituto di medicina dello sport di Torino. Dalla dieta elaborata dai ricercatori emergono non poche sorprese, come l’attenzione ai gusti dei piccoli, rivelata dalla presenza di barrette alla nocciole, pane e Nutella, tavolette di cioccolato ai cereali, ma anche wurstel di tacchino, bastoncini di pesce e scaloppine di pollo. E risalta il fatto che non venga demonizzato nessun cibo, tanto che si prevede la presenza anche delle merendine che, nonostante quello che si pensa, all’interno di uno schema variato non hanno una valenza negativa, assicurano gli esperti. L’importante è non esagerare con le porzioni e rispettare i cinque momenti alimentari che scandiscono una giornata. Vietate, invece, le maratone davanti a pc e tv. Risultato? Uno schema settimanale che, senza rinunce, favorisce il benessere, la crescita e la salute. Ed è particolarmente attento all’apporto calorico. La proposta punta alla qualità nutrizionale delle proteine del latte e a garantire un controllo non punitivo dell’apporto di grassi e zuccheri. Un discorso specifico lo merita il calcio: è essenziale durante le fasi di crescita e per questo si sono privilegiati prodotti che, per i loro ingredienti, contribuiscono nell’arco dell’intera giornata al raggiungimento dei livelli di apporto necessari. Altro elemento cruciale, il primo pasto della mattina, tra tutti, il più essenziale per la scuola e il rendimento ottimale, poichè deve garantire la giusta energia senza appesantire. Ma non bisogna essere solo attenti alle calorie che si introducono: i bambini devono anche bruciarle, raccomandano gliesperti. Occhio dunque alla pigrizia, evitando situazioni nelle quali il tempo trascorso davanti alla tv o ai videogiochi ecceda un limite massimo di 1 ora e 30 al giorno. La dieta ideale per i bambini che crescono, dunque, è caratterizzata da un basso contenuto di grassi specie saturi (sotto il 20-25%), un apporto di carboidrati intorno al 50-55%, un importante contenuto proteico con particolare attenzione alle proteine del latte, poco sale, molte fibre, calcio e fosforo (fondamentali nella fase di accrescimento) e un corretto apporto di vitamine e altri minerali indispensabili per l’organismo. Per saperne di più, lo schema si può consultare sul web, cliccando sul sito dell’istituto: www.imsto.it/dieta.html. (Fonte Adnkronos Salute)


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IN POCHE PAROLE

Il pomo dell’amore

Il pomodoro è una pianta orticola appartenente alla famiglia delle Solanacee (Solanum Lycopersicum); è nativo della zona del centro-Sud America e della parte meridionale del Nord America, zona compresa tra i paesi del Messico e del Perù. Gli aztechi lo chiamarono xitomatl: il termine tomatl indicava vari frutti simili fra loro, in genere sugosi. Alcuni affermarono che il pomodoro aveva proprietà afrodisiache, sarebbe questo il motivo per cui i francesi anticamente lo definivano pomme d’amour, “pomo d’amore”. Questa radice è presente anche in Italia: in certi paesi dell’interno della Sicilia, è indicato ancora oggi col nome di pùma-d’amùri (pomo dell’amore). E’ una pianta annuale i cui frutti sono bacche dal caratteristico colore rosso ed è alla base di molti piatti della cucina italiana. Il pomodoro, infatti, pur essendo entrato a far parte della cucina relativamente tardi rispetto ad altri alimenti, ha conquistato una posizione di tutto rispetto nella nostra alimentazione essendo l’emblema di piatti tipici e caratteristici come la pizza e gli spaghetti al pomodoro. Viene utilizzato quindi come elemento principale in molti sughi, a pezzetti o in passata, ma anche nelle insalate e nei secondi piatti. Umile, ma ricco di virtù preziose, il pomodoro si è rivelato un alimento salutistico dalle molteplici proprietà benefiche; un vero alleato del benessere. Ricercatori e nutrizionisti lo ritengono infatti un alimento amico della salute, per l’azione antiossidante e gli effetti positivi sul cuore e sulle arterie. Accanto a questi benefici, negli ultimi anni è stata dimostrata l’efficacia del pomodoro nella prevenzione di alcune delle malattie più diffuse, come le patologie cardiovascolari e alcune tipologie di tumori. Queste scoperte, comprovate da numerosi studi condotti a livello internazionale, hanno prodotto un processo di rivalutazione nutrizionale di questo ortaggio che merita a pieno titolo l’appellativo di oro rosso. Il pomodoro è un concentrato di buona salute: ha un’azione rinfrescante, aperitiva, astringente, dissetante, diuretica e digestiva, soprattutto nei confronti degli amidi. Una curiosità: il “pomodoro di Pachino” è il primo pomodoro IGP. Le prime coltivazioni risalgono al 1925 lungo la fascia costiera della Sicilia, irrigati con acqua proveniente da pozzi freatici. Le temperature climatiche alte, l’elevata irradiazione solare, la vicinanza con il mare che mitiga il clima e previene le gelate notturne primaverili sono fattori che fanno del “pomodoro di Pachino” un prodotto unico, dalle peculiari qualità organolettiche. s.f.

settembre duemiladieci

NUTRIZIONISTA

Ricco di elementi nutritivi

L’oro rosso, re della dieta mediterraneo Povero di calorie, è utile nella prevenzione di tumori. Attenzione però: non è adatto a tutti Il pomodoro può essere considerato l’ortaggio principe della cucina italiana, il re della dieta mediterranea, è la bacca più consumata al mondo. Il pomodoro è ricco di elementi nutritivi: vitamina A, vitamina B1, vitamina B2, vitamina B6, vitamina E, vitamina K e vitamina PP, ma soprattutto vitamina C, oltre a fosforo, ferro, calcio, boro, potassio, manganese, magnesio, iodio, rame, zinco, sodio, zolfo, acido citrico, acido malico, zuccheri, biotina, niacina, acido folico e provitamina A. Inoltre è ricco di carotenoidi (tra cui il licopene), potenti antiossidanti capaci di catturare i radicali liberi e quindi proteggere le cellule. I pomodori sono molto adatti a chi fa attività sportiva poiché sono ricchi di potassio, utile per la prevenzione dei crampi muscolari. Mediamente 100 grammi di pomodoro fresco contengono il 93% di acqua, il 3% di carboidrati, lo 0,2% di grassi, l’1% di proteine e l’1,8% di fibre. L’apporto

energetico è di 100 kJ (circa 20 Kcal). È importante rilevare che i grassi e le proteine sono presenti nei semi, cioè in quella parte che generalmente non è impiegata per l’alimentazione umana. È adatto a chi deve sostenere una dieta ipocalorica poiché contiene pochissime calorie. Nonostante il pomodoro abbia molte proprietà, non è adatto a tutti, in particolare a quelle persone che hanno problemi di diverticolite, intolleranza alimentare o allergie; infatti l’istamina contenuta nel frutto è una delle principali sostanze scatenanti allergie. E’ inoltre importante sapere che il pomodoro, essendo un solanacea come la patata e le melanzane, quando è acerbo produce una tossina, la solanina, e altri glicoalcaloidi steroidali che durante la maturazione tendono a scomparire e al contrario con la maturazione aumenta il contenuto di licopene. Grazie all’acido malico, al-

l’acido arabico e all’acido lattico, il pomodoro favorisce la digestione. Le foglie di pomodoro contengono l’alfa-tomatina, contenuta esclusivamente nella parte verde della pianta, un alcaloide che presenta qualità antibiotiche, insetticide, insettifughe, funghicide e antibatteriche. Le sostanze insolubili sono rappresentate principalmente da polisaccaridi, ossia zuccheri complessi, quali: pectine, cellulosa, emicellulosa e lignina. Particolarmente importante sono le pectine che, combinate con altri polisaccaridi, danno origine alle protopectine, responsabili della compattezza e consistenza del frutto che si riflette sulla viscosità e la consistenza dei derivati industriali. Gli amminoacidi del pomodoro comprendono: l’acido glutammico, l’acido aspartico, la treonina e l’aspara-

DI STEFANIA FARIELLO

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gina. Tra i pigmenti predominano i carotenoidi, in particolare il licopene (rosso), 87%, e il -carotene (giallo), 7%. Il licopene possiede una spiccata azione antiossidante e da studi condotti in laboratorio, si è visto che rallenta la proliferazione di cellule tumorali in vitro e in animali da laboratorio. Indagini epidemiologiche, hanno confermato la diminuzione della mortalità per tumori alla prostata in uomini in età senile e presenile che per decenni sono stati forti consumatori di pomodori e derivati. Quanto a contenuto di licopene, bisogna riconoscere al pomodoro il primato, essendo l’unico alimento, soprattutto quando è maturo, a contenerne elevate percentuali (tracce sono presenti nel melone e in alcuni crostacei): 11mg/100 g nella polpa e 54 mg/100 g nella buccia che però è meno biodisponibile nel prodotto crudo o poco cotto, infatti la cottura, indebolendo le fibre di cellulosa, rende il licopene più facilmente biodisponibile per l’organismo, seppure degrada gran parte della vitamina C che comunque ha un peso minore nella composizione nutrizionale del pomodoro. Il contenuto di licopene può aumentare, dopo la raccolta, con la maturazione del pomodoro, tuttavia quelli troppo maturi, a causa di processi ossidativi, possono presentare la comparsa di epossidi indesiderati.

ESPERTA IN SCIENZE MOTORIE

DI MARCELLA BEVILACQUA

Apatia, irritabilità, mal di testa, insonnia

Stress da rientro? Fare attività fisica aiuta a superarlo

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Bastano brevi sedute di allenamento di trenta minuti, svolte da tre a cinque giorni alla settimana Settembre: si torna al quotidiano. Ritmi serrati, orari prestabiliti, problemi di tutti i giorni che travolgono immancabilmente noi ex vacanzieri facendo svaporare il più delle volte gli effetti benefici della pausa estiva. Il passaggio dal clima di relax al solito stress rappresenta per molte persone un autentico shock psicofisico. Lo afferma una recente indagine dell’ISTAT, secondo cui circa il 34% de-

gli italiani soffre del cosiddetto post-vacation blues, o “stress da rientro”: apatia, irritabilità, mal di testa, problemi digestivi, insonnia, tra i sintomi più comuni. Che fare allora per dribblare questa fase, mantenere i benefici conquistati durante le vacanze e riconsegnarci agli impegni di tutti i giorni in piena forma? Tra le varie strategie, l’attività fisica può essere come sempre di grande aiuto. Nella letteratura scientifica è ben documentato come l’esercizio fisico svolga un ruolo fondamentale nella gestione dello stress, riducendo gli stati ansia e di nervosismo, migliorando la qualità del sonno e rafforzando le difese immunitarie. Lo conferma uno studio dell’Università di Liverpool che dimostra come il lavoro muscolare prodotto durante l’esercizio sportivo svolto quotidianamente accresca il livello di tolleranza allo stress, contrastandone gli effetti negativi sulla salute. I ricercatori inglesi hanno misurato infatti un calo del livello di stress pari al 40% in 20.000 soggetti sottoposti a training della durata variabile

da tre a dodici settimane. Secondo un’analoga ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Archives of Internal Medicine, praticare almeno due o tre volte la settimana uno sport come il jogging, il sollevamento pesi o il fitness in palestra, riduce l’ansia del 20%. Tutto ciò è possibile perché durante la pratica sportiva il nostro cervello sperimenta il cosiddetto eustress, uno “stress positivo” che aziona una catena di mutamenti biochimici: da un canto aumentano i livelli ematici delle beta-endorfine e della serotonina (i nostri narcotici naturali), dall’altro diminuiscono il cortisolo (l’ormone dello stress) e le catecolamine (adrenalina e noradrenalina), sostanze responsabili dello stato di eccitazione, mentre in parallelo l’effetto termico del movimento genera un sentimento complessivo di relax. L’allenamento, inoltre, stimola il sistema immunitario, favorendo il rilascio di particolari sostanze che rendono le cellule adibite alla difesa dell’organismo più aggressive contro gli attacchi

esterni. In particolare, durante il training sportivo si assiste a un aumento dei cosiddetti “antiossidanti endogeni”, le sostanze che neutralizzano i radicali liberi. Tuttavia anche l’esercizio fisico non è scevro di effetti collaterali, che vanno tenuti in debita considerazione e prevenuti. Contrariamente all’attività fisica svolta con regolarità e moderazione, quella troppo intensa o occasionale produce nell’organismo un vero e proprio stress ossidativo, scatenando i radicali liberi anziché combatterli. Tutto ciò può favorire sul lungo periodo il processo d’invecchiamento cellulare, provocando anche l’insorgere di gravi patologie. A tale proposito i ricercatori hanno individuato una “tabella di marcia”, ritenendo che brevi sedute di allenamento della durata di trenta minuti, svolte da tre a cinque giorni alla settimana, siano sufficienti ad alleviare i sintomi dello stress. In breve, le vacanze sono di nuovo finite - e va bene - ma noi abbiamo un altro buon motivo per concedere del tempo a noi stessi, dedicandoci a un’equilibrata attività fisica da svolgere regolarmente, ma in tutto relax.


settembre duemiladieci

LOGOPEDISTA

DI VALERIA VENTURA

Non una malattia, ma un sintomo

Balbuzie: quando l’ansia blocca la parola Nella cura è determinante anche il contesto familiare La balbuzie è un’alterazione della fluenza verbale e si presenta con interruzioni o blocchi spasmodici durante la fonazione. Ne esistono tre tipi: la balbuzie clonica, che si manifesta con la ripetizione continua e rapida di una sillaba all’inizio della parola; la balbuzie tonico-clonica, consistente nel rallentamento del flusso verbale seguito da una accelerazione accompagnata da veloce ripetizione di sillabe; la balbuzie tonica, caratterizzata dal blocco della parola ancor prima di pronunciarla seguito da un arresto del respiro. Sull’origine della balbuzie esistono diverse teorie: immaturità del linguaggio, stati nevrotici e ansiosi, costrizione all’uso della mano destra nel bambino mancino, componente ereditaria. Perché insorge la balbuzie e a che età? Spesso compare nell’età prescolare, in concomitanza con l’inizio della scuola materna o l’inserimento nella scuola elementare, quando questo importante evento interviene a modificare la vita del bambino. In tale circostanza la balbuzie dura, di solito, per un breve periodo, poi scompare in maniera definitiva e può essere considerata un fenomeno fisiologico. Al contrario, se il bambino vive in

PSICOLOGA

un contesto familiare tanto apprensivo nei confronti di tale problema da farglielo vivere come un disagio, allora il fenomeno da fisiologico potrebbe trasformarsi in patologico. Quale terapia è utile per la balbuzie? Prima di iniziare qualsiasi trattamento, il logopedista avrà con il paziente un incontro propedeutico alla cura, per cercare di assumere una serie di informazioni fondamentali: quando è insorto il disturbo; chi lo ha osservato per primo; le reazioni dei familiari; le reazioni del soggetto nel relazionarsi con gli altri; se la balbuzie si accentua solo

in determinate situazioni o è costante; l’età del soggetto balbuziente; se il sintomo gli impone di rispondere a monosillabi; se non fa acquisti da solo perché ha paura di parlare; se ha scelto un’attività o un hobby che richiedono marginalmente il linguaggio; se evita di parlare quando si trova in ambienti affollati; se prima di parlare pensa più e più volte alla parola o alla frase che deve pronunciare; se il disturbo ha inciso più o meno notevolmente sulla sua vita sociale; se l’ambiente familiare accen-

Ultima tappa di un percorso segnato da indizi

Suicidio giovanile

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tua in lui il disturbo. L’ incontro sarà, pertanto, utile a fare conoscere il paziente nei suoi tratti caratteriali, che sono, quasi sempre, l’ansietà, la meticolosità, il perfezionismo. È compito del logopedista cercare di tranquillizzare il soggetto, spiegandogli che essere balbuzienti non equivale ad essere malati come molti, a torto, ritengono, perché la balbuzie non è una malattia ma un sintomo. Nel secondo incontro, il logopedista lavorerà sul linguaggio del soggetto puntando maggiormente sul linguaggio spontaneo, al fine di osservarne la fluenza. Provvederà, quindi, a fargli ripetere sillabe e parole ed osserverà se ricorrono dei prolungamenti di alcune lettere o dei blocchi silenti. Considererà anche se il paziente, durante l’eloquio, presenta disarmonie respiratorie; se invece di usare una parola ne usa un’altra all’ultimo momento, perché ha difficoltà a pronunciarla; se ricorre ad accorgimenti verbali preparatori per pronunciare frasi o parole. Quando, a conclusione di una serie di incontri con il paziente, il logopedista avrà capito la natura della sua balbuzie, potrà stilare la terapia più opportuna da intraprendere con lui. DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO

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Anche un insuccesso scolastico o una delusione amorosa possono rappresentare una minaccia all’integrità psicologica Si è svolta il 9 e 10 Settembre la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, un evento organizzato dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, al fine di prevenire e comprendere un fenomeno sempre più dilagante nel nostro Paese, in particolare tra i giovani. Sono proprio gli adolescenti, infatti, i soggetti più a rischio di sperimentare quel senso di vuoto e di disperazione che induce a togliersi la vita o a tentare di farlo dopo averci a lungo pensato. Il suicidio è, infatti, la terza causa di morte giovanile in tutto il mondo, un dato allarmante, se si pensa che tale gesto è l’ultima tappa di un percorso segnato da indizi e sintomi a volte trascurati. Spesso, i pensieri di morte nascondono un disturbo depressivo e si accompagnano, quindi, ad un abbassamento del tono dell’umore, a disturbi del sonno e dell’alimentazione oltre che alla perdita di interesse per la vita e per le attività di ogni giorno. Tali sintomi, tuttavia, sono comunemente riscontrabili negli adolescenti, che in questa particolare fase della vita vanno incontro a profonde modificazioni fisiche e psicologiche legate alla crescita. Diventa allora determinante valutare la persistenza di tali comportamenti nel tempo e l’effetto che essi provocano sul funzionamento sociale, scolastico o lavorativo dei giovani che li presentano. In un quadro di questo tipo, caratterizzato da sentimenti di profonda tristezza e di autosvalutazione, anche un insuccesso scolastico o una delusione amorosa possono spingere al suicidio, poiché diventano una minaccia seria all’autostima e all’in-

tegrità psicologica, ancora fragile, dell’adolescente. Le piccole difficoltà di ogni giorno possono trasformarsi in ostacoli insormontabili, specie se vengono vissute in solitudine, lontano dagli occhi indiscreti o, talvolta, distratti, degli adulti. Questi ultimi, infatti, non sapendo come comportarsi con i ragazzi, rischiano di diventare invadenti o, al contrario, indifferenti di fronte a queste manifestazioni di chiusura e di ritiro sociale. È importante, quindi, che il contesto familiare venga educato ad agire preventivamente, in sinergia con le istituzioni scolastiche e i servizi territoriali preposti, per ridurre i fattori di rischio che determinano il suicidio giovanile. Tra questi, l’abuso di alcol e droghe, la presenza di disturbi di personalità o di problemi psichici, la tendenza al ritiro sociale ed eventi di vita significativi possono costituire segnali d’allarme importanti, che devono essere riconosciuti e interpretati per poter essere adeguatamente gestiti. La prevenzione, dunque, rappresenta la prima forma di difesa da un fenomeno in preoccupante crescita, quale quello del suicidio giovanile, di fronte al quale la comunità si mostra, troppo spesso, sorpresa e impreparata. Spetta agli adulti, infatti, prestare attenzione a quelle “silenziose richieste di aiuto” che gli adolescenti tentano di inviare e negare allo stesso tempo. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta per segnalare i cambiamenti registrati nelle abitudini di vita del ragazzo o la presenza di eventuali fattori di rischio costituisce, quindi, una forma di prevenzione fondamentale per ridurre il pericolo di suicidio nei giovani e trattare la presenza di eventuali psicopatologie.

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IN POCHE PAROLE

Piano antinfluenzale

La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace e sicuro per prevenire l’influenza e le sue complicanze e, dunque, anche per ridurre la mortalità correlata. Il Ministro della Salute Ferruccio Fazio ha di recente emanato la Circolare con le raccomandazioni per la prevenzione dell’influenza stagionale 2010-2011 che tengono conto dell’attuale Livello di allerta pandemica per il virus AH1N1. Al momento, nei paesi dell’Emisfero sud, entrati nella stagione invernale e per i quali sono disponibili dati relativi alla sorveglianza delle sindromi simil-influenzali, l’andamento di queste appare stabile o in lieve incremento, con una piccola percentuale di casi legata al virus pandemico, mentre il resto delle sindromi è addebitabile ad altri virus. La composizione del vaccino che sarà presto disponibile per la prossima stagione 2010-11 per l’emisfero settentrionale (in cui l’Italia è compresa) è la seguente: antigene analogo al ceppo A/California/7/2009 (H1N1), cosiddetto ceppo “Pandemico”; antigene analogo al A/Perth/16/2009 (H3N2); antigene analogo al ceppo B/Brisbane/60/2008. La campagna di vaccinazione stagionale, che partirà ad ottobre, è promossa dal Servizio sanitario nazionale ed è rivolta principalmente ai soggetti classificati e individuati a rischio di complicanze severe, e a volte letali, in caso contraggano l’influenza ed alle persone non a rischio che svolgano attività di particolare valenza sociale. In particolare la vaccinazione stagionale è raccomandata a: Soggetti di età pari o superiore a 65 anni; bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni di età affetti da particolari patologie; Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza; Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. L’offerta di vaccino a queste categorie è gratuita ed attiva da parte delle Regioni e Province Autonome. Per conoscere nel dettaglio l’elenco delle categorie cui offrire prioritariamente la vaccinazione, le altre misure preventive nei confronti dell’infezione, insieme ad altre informazioni e alle indicazioni per la sorveglianza delle sindromi simil-influenzali e dei virus influenzali circolanti nel nostro Paese, consultare la Circolare del 29 luglio 2010 sul sito internet www.salute.gov.it.


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IN POCHE PAROLE

Disabilità e assistenza

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MOVIMENTO CONSUMATORI

Tra tutele normative e rischi per il consumatore

Acquisti “on line” di servizi turistici

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E’ fondamentale verificare con attenzione la serietà ed affidabilità del sito internet Sono 2 milioni e 600 mila gli italiani in condizione di disabilità che vivono in famiglia, di cui 80% senza servizi a domicilio. E’ quanto emerso nel corso della prima ‘Conferenza italiana sull’accesso alle cure nelle malattie croniche’ organizzata a Roma da Nps Italia Onlus (Network persone sieropositive). Oltre due milioni di disabili, dunque. Dato, a cui bisogna aggiungere i minori di 6 anni, che secondo le stime sono circa 200 mila persone. Ma il dato che fa riflettere e che lascia sconcerto è che nell’80% dei casi questi nuclei familiari non usufruiscono di servizi a domicilio pubblici. E la carenza assistenziale non è colmata neppure dai servizi (non sanitari) a pagamento: sono oltre il 70% le famiglie che non si avvalgono di alcuna assistenza, né privata né pubblica. A fronte della carenza di assistenza secondo i numeri del rapporto sulla non autosufficienza in Italia 2010 - c’è però una richiesta esplicita: il 31,9% delle persone disabili che vivono sole e il 46,8% delle famiglie in cui tutti i componenti sono disabili dichiarano che avrebbero bisogno di assistenza sanitaria a domicilio erogata dalla Asl. Mentre, in prospettiva, il problema è destinato ad aggravarsi con l’invecchiamento della popolazione. Attualmente ben 2 milioni di disabili sono persone anziane. La disabilità cresce infatti con l’età: è pari al 9,7% della fascia di popolazione dai 70 ai 74 anni, cresce fino al 17,8% nella fascia dai 75 ai 79 anni per raggiungere il 44,5% degli ottantenni. La percentuale delle persone con disabilità di sesso femminile (6,1%) è il doppio di quella maschile (3,3%). Un carico che ricade molto spesso sulle famiglie a fronte delle carenze di servizi assistenziali. Secondo l’Istat supera il 10 % la quota delle famiglie con almeno una persona con problemi di disabilità. Nel 41,8% dei casi si tratta di persone disabili che vivono sole (35,4%) o di persone disabili che vivono con altre persone disabili (6,4%). Nella maggioranza delle famiglie (58,3%), al contrario, c’è almeno una persona non disabile che può farsi carico delle persone con disabilità che fanno parte della famiglia. (Fonte genitori.it)

L’acquisto tramite internet di un servizio turistico, in particolare di un viaggio ovvero di un pacchetto con formula “tutto compreso”, è un fenomeno ancora molto limitato, sebbene in forte espansione.

Invero, trattasi di un fenomeno accompagnato da molteplici tutele normative, ma anche di qualche rischio aggiuntivo per ilo consumatore rispetto alla tradizionale modalità di acquisto tramite agenzia di viaggio. E’ bene ricordare, infatti, che all’acquisto di servizi turistici “on line” si applicano non solo le norme previste in materia di vendita di pacchetti turistici, ma anche le norme del Codice del Consumo, d.lgs. 206/2005, in materia di contratti conclusi a distanza (art. 50-61 del Codice del Consumo). Permangono, pertanto, in favore del consumatore: il diritto di essere informato, il diritto di recedere dal contratto nel termine di 10 giorni lavorativi dal momento della conclusione del contratto (c.d. diritto di ripensamento da esercitarsi a mezzo lettera raccomandata a/r. sottoscritta dalla stessa persona che ha concluso il contratto),

PREVIDENZA SOCIALE

il diritto di ricevere una copia cartacea del contratto concluso. Ma passiamo ora a valutare i rischi connessi all’acquisto tramite internet di un servizio turistico. Il primo dei rischi è che il nostro interlocutore scompaia nel nulla da un momento all’altro dopo aver incassato l’acconto. Ma pur non incappando in una vera e propria truffa, occorre tener presente che, in caso di successivi problemi, sarà molto più complicato ed in alcuni casi addirittura impossibile, far valere i propri diritti se la controparte è solo virtuale e manca di una sede fisica ovvero trovasi all’altro capo del mondo. E’ quindi essenziale, prima di concludere la transazione ed effettuare i relativi pagamenti, valutare le caratteristiche del soggetto

Estratto contributivo consultabile on-line Oltre 20 milioni di lettere sono partite dall’Inps per consentire agli assicurati di controllare la propria posizione contributiva. Si tratta di tutti coloro che hanno svolto attività di lavoro dipendente nel quinquennio 2005-2009. Nella nota l’Istituto previdenziale mette al corrente l’interessato della possibilità di consultare on-line il proprio rendiconto contributivo, riferito a ciascuna annualità, distinto per datore di lavoro. C’è da dire che le prime lettere sono state già inviate a maggio e hanno raggiunto 200mila persone che compiono l’età pensionabile quest’anno e nel 2011, mentre alla fine di settembre la comunicazione viene inviata anche a tutti gli iscritti alla gestione separata dei parasubordinati. Per fruire del servizio è necessario disporre di un codice di accesso. L’assicurato che è già in possesso del “Pin” Inps lo può utilizzare anche a questo scopo. Stessa procedura per chi dispone della Carta Nazionale dei Servizi (Cns). Se invece il lavoratore non ha né l’uno né l’altra, nella lettera dell’Inps sono riportati otto dei 16 caratteri del codice di accesso (Pin). Per ottenere il resto della password la

col quale stiamo interagendo, verificando l’esistenza di una sede fisica, l’eventuale affiliazione ad una associazione di categoria e, perché no, anche l’iscrizione al registro delle imprese della Camera di Commercio e all’albo regionale delle agenzie di viaggio. La mancanza di una sola di queste indicazione dovrà preoccupare il consumatore ed indurre lo stesso a cambiare immediatamente interlocutore. Potrebbe, infatti, trattarsi di una truffa o, più semplicemente, di una agenzia improvvisata che opera sul web senza autorizzazione amministrativa e senza offrire garanzia alcuna al consumatore. Sarà essenziale, inoltre, verificare sempre e con molta attenzione la serietà ed affidabilità del sito internet in quanto tale, esaminando quali soluzioni tecniche siano state adottate e predisposte dal nostro interlocutore per garantire la sicurezza dei pagamenti ed il rispetto delle norme in materia di tutela della privacy.

Niente più fila agli sportelli

Per verificare la propria posizione contributiva basta un clic soluzione più veloce consiste nell’andare nella sezione “Attiva il tuo Pin” del sito dell’Ente e inserire i numeri che sono riportati nel retro della propria tessera sanitaria. L’assicurato può, dunque, verificare se i dati in possesso dell’Istituto, trasmessi dall’azienda per cui ha lavorato, sono completi ed esatti e cioè: data di inizio e fine rapporto, l’imponibile contributivo, settimane retribuite, accrediti figurativi ecc. Se

DI ROSANGELA LORISO

si riscontrano anomalie o informazioni non corrette c’è la possibilità di segnalare gli errori direttamente on-line dalla procedura Inps “Cud previdenziale” oppure rivolgersi ad un Patronato. È importante a questo punto ricordare, data la nuova procedura telematica adottata dall’Inps ed il particolare controllo da effettuare sulla propria posizione contributiva, che negli uffici del Patronato 50&Più Enasco, presenti in ciascuna

DI FLOREDANA ARNÒ

ENASCO Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563326

provincia, è stato previsto un apposito servizio gratuito con esperti operatori in grado di fornire tutte le informazioni e i chiarimenti necessari.

Contributi e invalidità A partire dal 2011 il provvedimento sulla manovra economica rende più difficile la vita ai contribuenti morosi. La riscossione per il recupero di somme dovute all’Inps a qualsiasi titolo verrà effettuata mediante la notifica di un avviso di pagamento che diventa un titolo esecutivo. Sostituisce, quindi, la cartella esattoriale e conterrà l’intimazione a pagare entro 90 giorni. In caso di mancato pagamento scatterà la procedura dell’esecuzione forzata sui beni del debitore. Questi avrà, comunque, la possibilità di presentare ricorso amministrativo entro 90 giorni dalla notifica dell’avviso di pagamento. Se entro i 90 giorni successivi non riceverà dall’Inps alcuna comunicazione, il ricorso si intenderà accolto in quanto vale il principio del “silenzio assenso”. La manovra ha previsto anche una stretta sulle pensioni di invalidità civile. Per le domande pre-

sentate del 1° giugno scorso l’assegno (257 Euro mensili) si può ottenere se la commissione medica riconosce un grado di invalidità di almeno 85. Non cambia, invece, il limite di reddito annuo personale, oltre il quale non si ha diritto all’assegno (4.409 Euro nel 2010). E’ previsto poi che i medici che rilasciano certificati falsi saranno soggetti, oltre che alle sanzioni penali, all’obbligo di risarcire all’erario l’intero importo pagato dall’INPS per tutto il periodo di godimento dell’assegno. E’ stato varato, inoltre, un piano di controllo per verificare tra il 2010 e 2012 la posizione di 500 mila invalidi. Salvo sorprese, in sede di conversione del decreto, non sono stati introdotti limiti di reddito per beneficiare dell’assegno (480 Euro mensili) che continua ad essere erogato agli invalidi al 100% che necessitano di assistenza continua.

Le novità della manovra


salute

a cura della Farmacia Santa Rita

Parliamo di...

Alluce valgo Attenzione ai tacchi alti L’ Alluce valgo è una delle patologie più diffuse a carico del piede. E’ caratterizzato da una deformità del primo dito, l’alluce, appunto, che comporta una deviazione laterale della falange, con lussazione dei desamoidi, due piccole ossa entro le quali si trova l’articolazione dell’alluce. In genere, questa deformità è accompagnata da una tumefazione dolente della parte esterna del piede, con un’ infiammazione da sfregamento con la calzatura. L’ alluce valgo si associa spesso al piede piatto, in quanto la ridotta curvatura della pianta porta a sovraccaricare la parte anteriore del piede e, nel tempo, può causare anche deformazioni al secondo e terzo dito, definiti “ a martello”, e persino ripercussioni gravi sulle ginocchia, sulle anche e sulla colonna vertebrale. Chi soffre maggiormente di questo disturbo è la donna, soprattutto se vi sono casi di ereditarietà. La causa dell’alluce valgo può essere primaria o congenita, ma anche secondaria o acquisita. In quest’ultimo caso, una re-

sponsabilità notevole può essere attribuita a modelli di calzatura inadeguati alla fisiologia del piede, ad esempio scarpe con tacco alto e strette in punta che costringono il piede a una posizione innaturale, accorciando il tendine di Achille. In questo modo si sposta eccessivamente il peso del corpo in avanti, peso che va a gravare su un’area più piccola rispetto alla pianta completa, il che fa assumere ai piedi una posizione ruotata verso l’interno. Il paziente che soffre di alluce valgo

prova dolore anche sotto la pianta del piede e, nei casi più gravi, ha anche problemi legati alla deambulazione. Le conseguenze estetiche ma, soprattutto, quelle funzionali, spingono a rivolgersi al medico. Chi soffre di questa patologia, deve usare calzature adeguate. La scarpa migliore è quella che riprende la forma naturale del piede, che fornisce sostegno all’arco plantare e presenta una tomaia morbida, priva di cuciture, con una suola flessibile al di sotto della punta del piede, come la maggior parte delle calzature sportive. E se proprio si vuole il tacco, questo non deve superare i quattrocinque centimetri. Per chi è predisposto a questo disturbo sono utili dei plantari o delle calzature ortopediche che hanno lo scopo di evitare un sovraccarico della parte anteriore del piede. Esiste poi, in commercio, una vasta gamma di soluzioni protettive per il piede, in silicone puro, che alleviano il dolore e il fastidio, eliminano l’attrito eccessivo, e proteggono dall’abrasione; basta chiedere consiglio al proprio farmacista, che saprà indicarvi la protezione migliore. Per risolvere il problema in modo definitivo, bisogna ricorrere all’intervento chirurgico. Esistono diverse tecniche per il trattamento dell’alluce valgo: alcune agiscono sull’osso, altre sulle parti molli e altre ancora su entrambi. Prima dell’intervento è necessario però una precisa valutazione clinico-radiologica del piede in scarico e sottocarico, stabilendo l’ampiezza in gradi della deviazione ossea e tenendo conto anche dell’età, del sesso e dell’attività motoria del paziente.

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cucina

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Dal piatto al bicchiere: i segreti dell’uva

Frutto e succo, nettare e delizia degli dei Se bevuto con parsimonia, il vino riduce patologie come l’obesità, il diabete e l’Alzheimer “Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole/ Tutto ti prendi tu, tutto. E io le intreccio tutte in una collana infinita/ per le tue mani bianche, dolci come l’uva”. Dal Neruda di “Venti poesie d’amore e una canzone disperata”, risalendo agli antichi rimatori greci, i versi dei più grandi poeti hanno spesso associato il colore e il sapore dell’uva alla propria amata e hanno esaltato la gioia e l’ebrietà che il vino procura negli uomini. Anche nella pittura non vi è mai stato frutto più rappresentato: pensiamo al Caravaggio, che in più opere ritrasse giovani fanciulli con i capelli abbelliti da composizioni di grappoli d’uva e foglie di vite . La fortuna che ha accompagnato da sempre questo frutto, nelle tavole di tutto il mondo, è strettamente legata a sua volta al frutto della sua spremitura: il vino. Tanto che, se gli dei scelsero l’ambrosia come loro nettare e bevanda prelibata, si può proprio dire che gli uomini scelsero in quasi tutto il mondo proprio il vino, che fino

a qualche centinaio di anni fa mescevano con varie sostanze, tra cui spezie e miele, ottenendo composti impossibili per i moderni palati. L’uomo fu subito attratto dal dolce sapore degli acini d’uva, inseriti a loro volta su piccoli rami chiamati raspi o rachidi, che costituiscono i grappoli. Dolcezza derivante dalla grande quantità di zuccheri (soprattutto glucosio e fruttosio) contenuti nella polpa dell’acino, che ne costituisce il 7585% del peso. Ma gli acini sono ricchi di moltissime sostanze. A cosa si deve, ad esempio, quel piacevole senso di freschezza che procura una leggera salivazione e che si percepisce in particolare nei vini giovani? Si deve alla presenza degli acidi, in particolare quello tartarico, di cui gli acini sono ricchi. E a cosa si deve la sapidità di un vino? Alle vitamine e ai minerali, la cui presenza e quantità ne determinano proprio la sapidità: così come i tannini, presenti nella buccia, sono i responsabili dell’astringenza del vino, ossia di quella piacevole ruvidità al palato che si sente in particolare nei vini ben strutturati, magari invecchiati in barrique di legno. E a riprova dei benefici che si ricavano dal consumo di uva e da un moderato consumo di vino, di recente è stato scoperto che la buccia dell’uva rossa

RISOTTO ALL’UVA BIANCA Ingredienti 1 grappolo di uva regina o pizzutello – 80 gr di formaggio con le noci – 900 ml di brodo vegetale – 1 bicchiere di vino bianco secco – 1 cucchiaio di scalogno tritato – 3 cucchiai di olio extra vergine di oliva – 300 gr di riso per risotti Preparazione Preparate il brodo vegetale. In una casseruola larga e bassa, versate l’olio, lo scalogno e il riso. Fate prendere colore al riso per 3 – 4 minuti e aggiun-

gete il vino, facendolo evaporare a fiamma alta. Aggiungete il brodo bollente, poco per volta, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Lavate e asciugate l’uva, tagliando a metà gli acini ed eliminando i semi. Dieci minuti prima di fine cottura, aggiungete l’uva e cinque minuti prima il formaggio tagliato a dadini. Fate “asciugare” il risotto, avendo l’accortezza di non farlo attaccare al fondo della casseruola. Spegnete e servite ben caldo.

TORTA DI UVA E FICHI

contiene il resveratrol, una sostanza chimica che sembra funzionare da vero elisir di lunga vita, riducendo patologie come l’obesità, il diabete e l’Alzheimer. Le varietà di uva sono davvero numerose e possono variare nel colore (rossa, nera, bianca), nella dimensione degli acini, nel sapore, nel numero di semi; ma nel corso degli anni, il mercato sembra essersi concentrato su quattro varietà. Prima fra tutte l’uva Regina: ha origini millenarie nella lontana Siria e si presenta con grappoli grandi e lunghi formati da acini di forma ellittica giallo ambrati con polpa croccante. La Pizzutello, soprannominata anche “uva corna” per la caratteristica forma a corno degli acini, ha un colore verde-giallo trasparente e origini antichissime. L’uva Italia viene prodotta in gran parte in Puglia e Sicilia: si presenta con grandi grappoli a forma di piramide, grossi acini ovoidali giallo-dorati, croccanti, dal sapore dolce intenso e dall’aroma di moscato. La Red Globe è anche molto diffusa: grappolo di grandi dimensioni dalla forma conica, ha acini sferici molto grossi di un color rosa intenso. E se i più grandi chef mondiali si sbizzarriscono da tempo con invenzioni culinarie che giocano sul contrasto tra la dolcezza degli acini e sapori completamente diversi… largo alla fantasia anche ai fornelli! Angela Dalicco

Ingredienti 400 gr di farina fiore - 150 gr di fecola di patate - 120 gr di zucchero - 150 gr di burro - 4 uova – 1 pizzico di sale – 1 bicchiere di latte – 400 gr di fichi freschi – uva bianca con chicchi medi – una bustina di lievito per dolci. Preparazione In una terrina unite la farina, la fecola, lo zucchero, il sale, il burro sciolto a bagnomaria e le uova. Amalgamate il tutto aggiungendo il latte poco per volta. Aggiungete i fichi, spellati e tagliati a pezzetti. Unite il lievito. Imburrate una pentola o rivestitela con carta da forno. Lasciate riposare per 15-20 minuti. Tagliate i chicchi a metà per togliere i semi e rivestite la superficie della torta con i mezzi chicchi, esercitando con la mano una leggera pressione perché affondino un po’ nell’impasto. Infornate nel forno preriscaldato a 175° per circa cinquanta minuti. Per controllare la cottura, inserite uno stuzzicadenti al centro: se estraendolo è asciutto, il dolce è pronto.


viaggi

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Trasgressione e tradizione innaffiate da un buon bicchiere di Porto

I mille volti del Portogallo Un paese tutto da scoprire, dalle città ricche di storia alla costa atlantica, passando per i dolci vigneti a terrazze Pensate che la stagione estiva sia l’unica adatta a viaggiare e che ormai l’aria autunnale abbia portato via ogni velleità vacanziera? Vi sbagliate, perché ogni stagione è buona per conoscere nuovi lidi. L’importante è scegliere una meta interessante e non troppo lontana. Un suggerimento ve lo offriamo noi di 6Donna. Prendete la cartina dell’Europa, gettate l’occhio ad occidente… sì, proprio lì dove il Continente confina con il grande Oceano e puntate il dito sul Portogallo. Meno battuto della vicina Spagna, ha sicuramente fascino da vendere, gente accogliente, buona cucina, città dalle antiche tradizioni, villaggi di pescatori, fortezze medievali ed una costa da mozzare il fiato. Un tour del Portogallo non può che iniziare dalla sua capitale, Lisbona, facilmente raggiungile in aereo con imbarco da Bari o Pescara. Città piuttosto piccola, si sviluppa su sette colline lungo le rive del fiume Tago che la taglia in due. Il cuore di Lisbona è rappresentato dalla parte bassa, la Baixa ricostruita dopo il terremoto del 1755, mentre la vita notturna si gode nel quartiere del Chiado e, soprattutto nel Barrio Alto. Tra le attrazioni da non perdere a Lisbona vi sono il castello de São Jorge, il Museu Calouste Gulbenkian, il Museu Nacional do Azulejo, la Torre de Belém. Da sempre Lisbona è celebre per la sua incredibile luce che irradia e rende ancora più attraente il suo patrimonio storico. In questo gioco ottico di luci e ombre, il passato e il presente della città rivelano tutto il loro splendore nelle facciate degli antichi monumenti o dell’architettura avanguardista. Lisbona è un mix di emozioni: mondana, raffinata, tradizionale e innovativa al tempo stesso. Un percorso ideale può iniziare dalla Torre di Belém e dal Monastero dos Jerónimos, entrambi parte del Patrimonio Mondiale e costruiti nel tipico stile manuelino. Avventurarsi per i quartieri storici di Lisbona significa conoscerne l’anima più segreta: Alfama, Castelo e Mouraria, Bairro Alto, Chiado, Bica e la Baixa. Una panoramica di Li-

sbona vista dal Tejo, con i quartieri antichi disposti ad anfiteatro, è un’opportunità da non perdere, anche grazie all’ulteriore luminosità che le acque del fiume regalano all’intero profilo metropolitano. Per qualche ora in più di relax, non esiste nulla di meglio di una sosta al Parque das Nações, nella zona più orientale della città. Attenzione però ad eventuali proposte “indecenti”: non è inusuale, infatti, essere avvicinati da gente del posto che offre stupefacenti. L’importante è ignorare e proseguire lungo il proprio cammino. Da Lisbona è facilmente raggiungibile in giornata la verdeggiante località di Sintra, eletta dalla famiglia reale portoghese come luogo di villeggiatura estiva. Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1995, Sintra offre la possibilità di fare piacevoli passeggiate nel verde (è compresa nel Parque Natural de Sintra-Cascais che comprende, oltre a Sintra, alcune località balneari della costa) e di visitare gli eccentrici palazzi fatti costruire dalla nobiltà portoghese. Un’ora e mezzo di strada possono separare il diavolo dall’acqua santa. E’ questa, infatti, la distanza tra Lisbona e Fatima, uno dei maggiori riferimenti mariani del mondo, nonché importante centro turistico. La storia di Fatima è quella di Jacinta, Francisco e Lúcia, tre pastorelli che tra maggio e ottobre 1917 furono testimoni di una serie di apparizioni della Nostra Signora del Rosario. Luogo di suggestioni e mistero, Fatima è in grado di affascinare anche i non credenti per la grande spiritualità che emana da ogni pietra. Oltre al Santuario, è

In alto a sinistra il Monastero dos Jerònimos (Lisbona). Accanto la Torre de Belem (Lisbona). In basso il Santuario di Fatima.

d’obbligo una visita a ‘la Igreja Matriz’, le cappelle della Via Sacra e il Calvario. A 300 chilometri dalla capitale c’è la bellissima città di Porto. Miscuglio di stili, offre ai suoi visitatori esempi memorabili di arte romanica, gotica, barocca, neoclassica che convivono perfettamente con le opere contemporanee della Scuola di Architettura locale, come Serralves e l’edificio della Facoltà di Architettura. A Porto è irrinunciabile una passeggiata nel quartiere di Ribeira, caratterizzato da case di pescatori, botteghe, ritrovi bohémien e ristoranti raffinati. Non si può lasciare porto, senza aver gustato uno dei più famosi vini al mondo: il Porto, prodotto nella Valle del Douro. Famosa per i suoi vigneti disposti su terrazze, la valle é stata dichiarata negli ultimi anni dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Un’altra città che potrà deliziarvi con i suoi palazzi sontuosi e le chiese antiche è Braga, il cui cuore è rappresentato da Praça Municipal e dal lungo parco che si estende a est sull’Avenida dos Combatentes. Lungo il lato occidentale della piazza, sotto il portico, si trovano due dei più bei caffè di inizio ‘900 del Portogallo: Cafè Astoria e Cafè Viana. Il monumento più prestigioso della città è il Santuario di Bom Jesus do

Monte, caratterizzato da un’atmosfera mistica e particolare; la vera attrazione è l’Escadaria do Bom Jesus, cioè la scalinata. Da non dimenticare la cattedrale di Braga, Sé Velha, la più antica di tutto il Portogallo. Posizionata nel bel mezzo dell’Alto Alentejo si trova una delle più belle ed interessanti città del Portogallo, Évora, nota per i suoi plendidi edifici rinascimentali racchiusi in un centro storico estremamente ben conservato e cinto da mura. A rendere ancora più piacevole il soggiorno in questa città è la vivace atmosfera studentesca e l’abbondanza di strutture turistiche. Anche i dintorni di Évora non sono carenti di attrattive turistiche. Una tra tutte è rappresentata dal villaggio fortificato di Monsaraz, che sorge sulla sommità di una collina a 190 metri sul livello del mare ed è visibile a km di distanza. Poco distante dal confine spagnolo, Monsaraz si sviluppa all’interno di mura ed è dominato dal castello da dove si può avere una splendida veduta panoramica del desolato Alentejo. Se il tempo non è un vostro nemico, allora vi consigliamo una visita anche ad Aveiro, nel centro del Portogallo, una delle più belle città del Paese. Avvolta nella luce della Ria e dei suoi tanti canali, su cui scivolano le prue colorate delle barche da pesca, è considerata la piccola Venezia. La Ria è una tavolozza di colori: dal blu, al viola, all’arancio e all’oro. Scoprire i monumenti e il profilo architettonico di Aveiro dal fiume è una delle emozioni più belle che si possano provare. Prendendo come punto di partenza il Canal Central, dove si allineano edifici dei primi del secolo, la scoperta di questa città è un piacere a cui è difficile rinunciare. Il vivace mercato del pesce, la cappela del Senhor das Barrocas, il bel portale della chiesa della Misericórdia e una passeggiata sul lago del Parco Infante D. Pedro, sono alcune delle rotte più belle per addentrarsi nel suo fascino senza tempo. Simona Guerrera


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