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Inchiesta L’agonia di teatri e musei foggiani

Politica Intervista ad Antonio Pepe

Benessere Sempre giovani con “Facercise”

Itinerari archeologici

Maurizio Ricci

Manaccora: il Grottone degli dei

Nuovo Rettore dell’Università


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sommario

ditoriale di ANNA RUSSO Basta… quante volte lo leggeremo ancora sui giornali o lo sentiremo ripetere dalla voce straziata di una madre a cui qualcuno, in una normale giornata di gennaio, marzo, giugno o dicembre, ha ucciso la figlia perché la “amava troppo”, o perché “non voleva dividerla con nessun altro”? Basta è l’urlo che risuona nell’animo di ogni donna, perché potrebbe essere lei la prossima. Vittima dell’aggressione di uno sconosciuto o picchiata dal partner a cui ogni volta decide di dare un’altra possibilità. O massacrata di botte o presa a pistolettate o pugnalata da quell’ex compagno a cui coraggiosamente ha detto basta, ma che quel rifiuto non l’ha accettato. La donna si indegna. La donna ha paura. E non può difendersi da sola. Qualcuno “deve” agire in suo conto. È compito delle istituzioni farlo. Con leggi chiare, con sentenze dure, con applicazioni delle pene certe ed esemplari. Le istituzioni devono agire difendendo la donna che coraggiosamente dice basta, assicurandole la protezione necessaria per sottrarla alle grinfie del suo persecutore. Darle la possibilità di ricominciare a vivere e a sorridere senza avere più paura. E se è vero il detto che dice “l’unione fa la forza”, allora ben venga l’idea lanciata dal neoministro per le Pari Opportunità Josefa Idem di una task force che coinvolga più ministri, tutti attorno ad un tavolo, per trovare il modo migliore per mettere un freno al fenomeno dilagante della violenza di genere. Serve uno sforzo comune. Lo sa il ministro Idem, lo sanno le donne italiane per le quali il problema della violenza riguarda l’intera società civile. Le associazioni in loro difesa chiedono l’aumento delle case di accoglienza e dei centri di aiuto e di ascolto; una maggiore attenzione per i minori che assistono alle violenze in famiglia e una giustizia più rapida. È necessaria, lo dico sempre, una rivoluzione culturale che debba partire dall’alto. La strada giusta, o almeno un buon inizio, è quello segnato dalla presidente della camera Laura Boldrini che chiede di puntare sulla scuola perché sa che l’educazione e il rispetto partono da lì. E punta l’indice, contemporaneamente, sugli spot che usano l’immagine della donna per pubblicizzare qualsiasi prodotto, fosse anche del lucido per scarpe. In altri Paesi d’Europa esistono leggi che limitano questo tipo di pubblicità. In Italia invece passa il messaggio che la donna è un oggetto con il quale fare quello che si vuole. Per questo le grandi multinazionali mercificano da noi. È ora di dire basta.

4 Personaggio del mese • Maurizio Ricci, buona la terza 5 Politica • Ricomincio da notaio 6 Inchiesta • Attacco alla cultura 8 Foggia notes • I “Diari di Umberto Giordano” • Nuova legge contro il femminicidio • Attiva la “Banca del Bimbo” 10 Fashion • Parola d’ordine: osare 12 Benessere • Facercise, giovinezza al naturale 13 Moda • A ciascuna la sua... scarpa 14 Architetto • Cambio casa? Cambio pittura! 17 Rubriche 21 In libreria • Cinzia Tani presenta “Mia per sempre” 23 Conoscere il territorio • La grotta degli dei di Manaccora


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Colorati, raffinati e soprattutto gourmand. La collezione estiva dei bijoux “Dudu” si lascia contaminare dalle sfumature dei celebri Macarons francesi. Pistacchio, vaniglia e fragola sono le nuance per eccellenza che campeggiano sui grandi orecchini gitani. Anche quest’anno il viso sarà incorniciato da pendenti in pizzo con trama floreale oppure da pendenti rotondi a tema arabesco. La pasticceria francese è evocata non solo nei colori, ma anche nelle forme. Le più romantiche, poi, potranno far ricadere la propria scelta sui cuori in tessuto. Stelle e cavallucci marini invece mettono a nudo la voglia di mare. Non mancano i protagonisti della natura come i fiori, le farfalle e le stelle del cielo. Ogni forma è realizzata con i colori più appetitosi della stagione. Le collane invece si presentano con ganci ovali e bombati che creano catene lucide per uno stile invitante per occhi e palato. Ma Dudù non è solo bijoux. I colori frou frou dei pasticcini di Laudrée si sposano bene anche con abiti, scarpe e altri accessori. Pashmine fragranti proprio come il biscotto dei Macarons potranno dare un tocco di classe a scollature ariose; disponibili in tinta unita e profilo con

DUDU prêt à porter

perline oppure con più colori che stanno bene insieme proprio come un impasto dolce. Gli abiti sono realizzati in tessuti leggeri e voluminosi senza farsi mancare un dolce vezzo come un grande fiocco. Le scarpe sono un invito ad assaporare una cremosa comodità. La collezione estiva infatti punta tutto su zeppe e sandali ultraflat. In entrambi i modelli ci sono dettagli in oro, il colore del lusso per eccellenza, nonché della firma della patisserie parigina.

Foggia

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personaggio del mese

Dal dipartimento di Giurisprudenza al Rettorato. Entrerà in carica il primo novembre

Maurizio Ricci, buona la terza Ricerca e didattica di qualità per la creazione di una nuova e capace classe dirigente Maurizio Ricci, 61 anni, marchigiano, direttore del dipartimento di Giurisprudenza. Dal primo novembre, data in cui scadrà il mandato di Giuliano Volpe, e sino al 2019, sarà rettore dell’Università di Foggia. Colpo messo a segno al terzo tentativo, dopo le candidature infruttuose del 2005 e del 2008. Finalmente ci siamo, buona la terza? Direi sicuramente di sì (ride, ndr). Come l’ha vissuta? L’ho vissuta con molta soddisfazione perché ritengo che sulla mia candidatura siano convogliate in modo trasversale tutte e tre le componenti: studenti, personale tecnicoamministrativo e docenti. Questo è un segnale di forza e coesione. Tra le priorità del suo programma c’è la ricerca scientifica, ma quanto è concretamente realizzabile oggi una ricerca di qualità, considerati i fondi sempre più esigui a disposizione delle università? Dobbiamo viaggiare in più direzioni, innanzitutto ad avere maggiore percentuale di fondo di finanziamento ordinario (già di per sé fortemente ridotto dal 2008) puntando su quegli aspetti relativi alla valutazione della ricerca per cui dobbiamo far sì che i nostri docenti siano autori di prodotti scientifici ben va-

lutati, in modo da avere una maggiorazione nella quota premiale destinata all’università. Bisogna dall’altro verso cercare nuove fonti di finanziamento, partecipando a bandi di ricerca a livello internazionale, nazionale o regionale. È necessario poi migliorare l’attività di formazione post laurea, aumentarla e diversificarla, attivando nuove metodologie di didattica come la e-learning, la formazione a distanza, che permette di attrarre nuove categorie di utenti. Dobbiamo anche ripensare criticamente un altro punto nodale che è quello degli studenti esentasse, circa 3.000 su 11.000, una percentuale a lume di naso un po’ alta. Se riusciremo a fare tutto questo sulla base di una forte unità di intenti e di una condivisione delle scelte strategiche, penso che non avremo grandi difficoltà né nel mantenere l’autonomia, né nel consolidare il nostro Ateneo. Tra le problematiche che lei intende affrontare c’è sicuramente quella degli abbandoni e dei trasferimenti verso altre università. Perché accade e come ovviare? Il tasso di abbandoni è abba-

stanza diffuso ovunque e Giurisprudenza presenta percentuali alte. Purtroppo abbiamo una tabella ministeriale che prevede un piano di studi fortemente pesante e che impone una serie di vincoli forti ai dipartimenti. Sarebbe auspicabile una mo-

difica della tabella ministeriale a livello nazionale per cercare di ridimensionare questi fenomeni. Fatta questa premessa, è chiaro che ogni struttura è perfettibile. C’è chi si trasferisce però verso altre sedi universitarie… troppa severità a Foggia? È un luogo comune più che altro.

Poi, che i nostri docenti facciano esami seri è di interesse degli stessi studenti: conseguire un titolo di studio senza l’effettiva preparazione non porta da nessuna parte perché nel confronto con altri colleghi in sede di concorsi o colloqui chi ha una preparazione minore soccombe. Ci sono da considerare invece due fattori non secondari: la minore attrattività della nostra città rispetto ad altre come Bologna e il desiderio diffuso tra i giovani di forte autonomia ed allontanamento dai genitori. Il Lavoro è il suo pane quotidiano. Come giudica la situazione nazionale attuale e quale ritiene sia la strada migliore per rilanciare l’economia? In molti Paesi occidentali la scelta fatta per opporsi alla crisi è stata investire su ricerca e sviluppo, nell’ambito della università pubblica, privata, nel sistema della ricerca privata, nelle imprese industriali, negli enti no profit. L’Italia non ha seguito lo stesso percorso e questo è il nocciolo della questione. Noi investiamo tra il 30 e il 60% in meno rispetto a Paesi come

Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti. Il mancato investimento ha determinato un blocco della produttività. E la strada della riduzione delle retribuzioni non è certo quella giusta per ottenere una ripresa del sistema economico perché, se confrontiamo le retribuzioni degli italiani con quelle degli altri Paesi dell’OCSE emerge un dato incontrovertibile: che le nostre sono le più basse. Con una riduzione delle retribuzioni si riduce anche il consumo ed è chiaro che nessuna ripresa può esserci se questo manca. Rispetto all’operato dei precedenti due rettori cosa prende e cosa lascia? Io prendo l’università così com’è, è negativo fare una pagella nei confronti dei predecessori, io amo guardare il futuro e dove andare ad incidere: ricerca di qualità, didattica di qualità, creazione di una nuova e capace classe dirigente che incida sullo sviluppo socioeconomico del territorio. Un rettorato ancora un po’ affollato… come vi organizzerete sino a novembre lei e Volpe? Nessun affollamento. Il rettore rimane Volpe. Nell’interesse dell’Ateneo auspico una condivisione, è indubbio. Ci sarà sicuramente modo di collaborare. Anna Russo


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politica “Ancora non sento la mancanza dell’impegno politico in prima linea. Ma, in fondo, si può fare politica in tante maniere, nelle attività di ogni giorno, non necessariamente a Montecitorio”. Antonio Pepe a 67 anni ha scelto di rinunciare a due titoli, quello di “onorevole” e quello di “presidente” e di ricominciare dalla sua professione di notaio, dopo l’ingresso in parlamento (più volte rinviato, respinti al mittente a lungo i tanti inviti) nel gennaio ’96, alle elezioni suppletive che gli hanno steso un tappeto rosso fino a Montecitorio. Mandati ininterrotti nonostante le metamorfosi del suo partito d’origine, Alleanza nazionale, e nessuna discussione sulle sue ricandidature, anche dopo la storica vittoria nelle elezioni provinciali del 2008 e la conquista di un fortino del centrosinistra che pareva inattaccabile, Palazzo Dogana. Non ha aspettato (e forse accettato) il verbo ‘rottamare’ che prima o poi sarebbe arrivato anche dalle sue parti e ha preferito farsi da parte al momento giusto, senza clamore, nel suo stile. E, in un clima di sfiducia e disistima sempre più diffuso verso la classe politica tout court, lascia dietro sé ricordi e non veleni. Nessun rimpianto? Proprio sicuro? “Sinceramente no. Mi sembrava giusto, dopo 15 anni, tornare a dedicarsi alla propria professione, dopo una parentesi così intensa e importante, impegnativa ma sentita come doverosa, se vissuta con la necessaria partecipazione e una passione che non ammette cali di tensione e attenzione”. Ma oggi la politica è vista da gran parte dell’opinione pubblica

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Dalila Campanile Irma Mecca Mariangela Mariani Maria Grazia Frisaldi Simona Donatelli Rubriche avv. Palma Rubano dott.ssa Floredana Arnò dott.ssa Maria Francesca Di Michele dott.ssa Rosangela Loriso dott.ssa Teresa Prisco dott.ssa Tiziana Celeste dott.ssa Ines Panessa dott.ssa Anna Lepore arch. Simona Campanella dott.ssa Anna Nunzia Polito Collaboratori Claudio Botta Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19 e-mail marketing@6donna.com Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

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L’INTERVISTA Il bilancio di Antonio Pepe dopo la lunga esperienza politica

Ricomincio da notaio “Esagerato il dilagante sentimento anticasta. Ma è stato un grave errore non avvertire a livello nazionale l’esigenza di rinnovamento” come il Regno di una Casta vorace e barricata in una realtà ovattata, lontanissima dai bisogni e dalle emergenze del Paese reale. Quanto c’è di vero, in questa percezione?

Antonio Pepe

“Io vedo invece molta esagerazione nell’antipolitica che oggi dilaga. Molti problemi non dipendono solo dai politici attuali, ma sono una pesante eredità del passato oppure derivanti da vincoli europei che hanno il loro peso. La colpa della politica è stata non aver avvertito un’esigenza forte di rinnovamento, di ricambio generazionale, che ha prodotto un fenomeno come il Movimento 5 Stelle che ha alterato il bipolarismo, del quale continuo ad essere un convinto sostenitore. Un fenomeno destinato a rientrare se si riusciranno a dare le giuste risposte alla voglia di aprire una nuova fase, partendo dalle riforme istituzionali e dalle modifiche alla seconda parte della Costituzione, cambiando la legge elettorale per restituire ai cittadini il rapporto privilegiato con l’eletto e mettendoli in condizione di scegliere veramente e consapevolmente, e provvedendo alla riduzione del numero dei parlamentari, per citare solo alcuni passaggi che possono essere determinanti in questa

fase storica così delicata”. Lei ha vissuto, dalle barricate del centrodestra, una lunghissima stagione di contrapposizione frontale (anche se per alcuni – Marco Travaglio, in primis- solo apparente). Si aspettava un governo con insieme il Pd e il Pdl? “Era l’unica soluzione possibile per affrontare la crisi del Paese. Mi auguro che il buonsenso prevalga, che alle divisioni vengano anteposte per un paio di anni almeno le proposte comuni tra i due schieramenti, per ridurre una pressione fiscale diventata insostenibile, far ripartire l’economia e uscire da uno stallo sempre più preoccupante”. Sente di aver fatto abbastanza, da parlamentare? “Voler fare di più è sempre un obiettivo e una speranza per chiunque, ma il mio bilancio è positivo, anche se non sono certo io la persona alla ricerca di medagliette sul petto da appuntare. Ho lavorato molto su emendamenti in materia economica e fiscale, e sono soddisfatto per i 9 miliardi di finanziamenti arrivati dopo il crollo del palazzo in viale Giotto, per l’interessamento mio e dell’on. Francesco Bonito; per i fondi per il restauro della cattedrale di Foggia, per i 51 milioni di euro di fondi Fas da destinare alla provincia di Foggia per realizzare infrastrutture importanti come la superstrada per collegare il nuovo casello autostradale al capoluogo, le bretelle per avvicinare i paesi del Subappennino alla città, per l’insediamento della Commissione tributaria di secondo grado, per citare solo alcuni risultati che spero lascino il segno anche e soprattutto nei prossimi anni”. La sua avventura politica è iniziata con una marcata connotazione all’interno di Alleanza Nazio-

nale: un’identità sempre più sfumata nel corso degli anni, e la destra sempre più marginale in termini elettorali e polverizzata in partiti da prefisso telefonico. “Sono dispiaciuto, e tanto, per il sostanziale fallimento di un grande contenitore della moderna destra italiana, determinato dall’uscita di Fini e da altri fattori. Ma resto un sostenitore del bipolarismo, nonostante i grillini che oggi sono il simbolo di una protesta generalizzata e di un malcontento dilagante, ma col tem-

Leo Di Gioia

po verranno ridimensionati, se si lavorerà nell’interesse del Paese”. Il bilancio della sua Amministrazione Provinciale le regala serenità oppure amarezza? “I minori trasferimenti di risorse dal Governo centrale agli enti locali, i pesanti tagli hanno avuto il loro peso innegabile, così come la crisi europea, e non solo del nostro territorio. Ma nonostante tutto abbiamo rilanciato l’agricoltura (un settore trainante per la nostra eco-

nomia), battuto per numero di presenze il Salento, realizzato numerosi eventi di carattere culturale, avviato diversi progetti grazie all’impegno costante e alla bravura di una squadra che si è rivelata non solo all’altezza delle sfide raccolte, e alla collaborazione di tantissime persone di valore, che hanno operato bene e che rappresentano una risorsa per la Capitanata negli anni a venire”. Di questa squadra faceva parte il suo ex delfino Leonardo Di Gioia, che tanto deve a lei nella sua ascesa e che oggi è assessore al Bilancio della giunta Vendola. Che effetto le fa? (Rimane in silenzio per attimi interminabili) “Eravamo su schieramenti diversi e contrapposti, Vendola e noi. Personalmente non ho condiviso il posizionamento nell’attuale giunta regionale, e sono e rimango perplesso per la sua scelta”. La Provincia retrocessa ad ente di secondo grado è un controsenso o una necessità? “Inutile soffermarsi su questo aspetto, vista la volontà di decretare la fine dell’esperienza delle amministrazioni provinciali così come le abbiamo vissute finora. Indietro non si torna e non si tornerà: e la nomina a Commissario straordinario dell’ente del dott. Fabio Costantini, un uomo che conosce la Capitanata e che la ama, permetterà di gestire al meglio questa fase di transizione, senza ricadute per il territorio”. Claudio Botta

Presente incerto, futuro nebuloso Il taglio delle Province, ritenute inutili e costose, è ormai da tempo il cavallo di battaglia di partiti e schieramenti contrapposti ma arroccati al tempo stesso, costretti ad arginare la valanga di polemiche, proteste e insulti dopo la pubblicazione del libro choc dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ‘La Casta’: promesse che andavano regolarmente a infrangersi contro le necessità di preservare i feudi elettorali, attraverso il giochino dei veti contrapposti e degli aut aut. Ma con l’insediamento del Governo Monti, la ‘spending review’ è diventata una priorità e non so-

Col fiato sospeso il personale della Provincia che verrà distribuito tra Comuni e Regione lo uno slogan di facciata, e molte amministrazione provinciali sono state costrette a una forzata eutanasia. La Provincia di Foggia si è salvata con un accorpamento che in altri tempi avrebbe fatto ergere barricate su barricate, ma la caduta dell’esecutivo tecnico e le nuove elezioni politiche hanno congelato un processo contraddittorio e accidentato. Niente rinnovo delle cariche per via elettiva,

declassamento a ente di secondo livello e nomina di un commissario, al termine del mandato dell’esecutivo guidato da Antonio Pepe, per gestire una transizione che durerà fino all’approvazione di una legge definitiva, che ne determinerà (queste le intenzioni annunciate da destra a sinistra) la scomparsa definitiva con deleghe, compiti, funzioni e personale distribuiti tra Regioni e Comuni.

Buon lavoro intanto a Fabio Costantini, già prefetto di Foggia che torna dalle nostre parti nel Palazzo Dogana che ben conosce (per ragioni di vicinato) nelle vesti di Commissario straordinario. Una nomina che ha sedato i malumori interni alla coalizione di centrodestra e smorzato (temporaneamente) le ambizioni di tanti esponenti in rampa di lancio verso Bari o Roma.


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inchiesta

Controlli a raffica sulla sicurezza. Una spada di Damocle sui centri di

Attacco alla cultura. Affidato ad una serie Mentre tiene banco la diatriba tra teatri pubblici e associazioni di promozione Gli spazi deputati a rinnovare, custodire e salvaguardare la cultura a Foggia sono sempre più a rischio. Uno dopo l’altro stanno cadendo, chi a colpi di controlli sulla sicurezza (teatri pubblici e associazioni culturali), altri sotto la scure di un nemico oscuro chiamato spend review (musei provinciali), chi offeso da grossolani errori di progettazione (Teatro Giordano) e chi ferito da inspiegabili e gratuiti atti di vandalismo (Teatro Mediterraneo). Per i teatri, in particolare, è scoppiata una guerra, giocata sulla distinzione (in realtà affatto chiara) tra teatri pubblici e associazioni di promozione culturale: queste dovrebbero rispondere a requisiti di sicurezza meno severi rispetto ai primi. Così però, non sembra essere stato, tant’è vero che negli ultimi tempi si è adottata la politica della tolleranza zero nei confronti di tutti. Della decina di strutture presenti a Foggia, poche quelle rimaste aperte. Da noi interpellati, polizia amministrativa e vigili del fuoco hanno preferito non rilasciare dichiarazioni “trattandosi – è la giustificazione adottata – di una attività ancora in corso”. Qualche informazione, più che altro una opinione assolutamente personale, ci è stata fornita dall’assessore comunale alla valorizzazione del Patrimonio Pippo Cavaliere che, contestualmente, ci ha dato un parere tecnico sullo stato attuale dei Teatri Giordano e Mediterraneo di cui è diretto responsabile. Perché ci si è così accaniti tanto con questi controlli, tutti insieme e proprio ora? Premettiamo che l’azione portata avanti da polizia e vigili del fuoco è assolutamente legittima: è in gioco la sicurezza di un teatro e di chi lo frequenta. Questo è chiaro, ma viene anche da chiedersi fino a ieri cosa accadesse… Io faccio questo ragionamento… forse si è arrivati a questa situazione dopo che ci sono state una serie di sollecitazioni da parte dei vigili del fuoco e delle autorità competenti ai vari responsabili delle strutture in questione per le quali non c’è stato alcun riscontro. Capisco che il cittadino possa chiedersi perché tutti insieme e con tanta determinazione, ma bisogna anche vedere da quanto tempo le autorità competenti chiedessero che la situazione venisse regolarizzata. Poi, ho la sensazione che ci sia stata anche una lotta interna tra i vari gestori dopo i primi controlli. Cosa serve per ottenere l’agibilità di un teatro? Per poter avere l’agibilità bisogna fare un progetto che preveda la realizzazione di un’opera rispondente alle norme di sicurezza sotto ogni punto di vista. Fatto questo, la commissione di vigilanza prima e i vigili del fuoco dopo esaminano il progetto e lo approvano. Eseguiti i lavori la commissione di vigilanza confronta progetto e opera realizzata e, se sono

conformi, concede l’autorizzazione. Per esempio anche il teatro del fuoco all’inizio dei controlli è risultato mancante di un documento, una piccola formalità, subito sanata. Passiamo al Giordano: a che punto siamo? Abbiamo verificato una serie di violazioni di natura penale da parte dell’impresa appaltatrice per le quali la magistratura ha aperto una inchiesta. C’è inoltre un grosso contenzioso, sempre con l’impresa appaltatrice, la quale abbiamo contestato l’esecuzione di alcune categorie di lavori non a regola d’arte, cosa che preclude la possibilità di avere il nulla osta da parte dei vigili del fuoco. Un altro aspetto, grottesco a mio parere, di cui mi sono reso conto dalla lettura degli atti e dai sopralluoghi effettuati, è che, a fronte di un grosso impianto di spegnimento incendi, il teatro non ha la potenza adeguata. Per questo è stato necessario progetta-

Accanto l’assessore comunale Pippo Cavaliere. In alto il teatro Giordano

re una cabina di trasformazione. Abbiamo avuto in questi giorni il nulla osta da parte della Soprintendenza a realizzarla nel parcheggio retrostante. L’obiettivo è chiudere il 2013 ponendo fine alla questione e riaprendo finalmente il teatro.

Il Mediterraneo invece? Anche il Mediterraneo non ha il certificato di prevenzione incendi. Avevamo fatto un progetto per la messa a norma di circa 500.000 euro. Date le condizioni delle finanze comunali, il bando prevedeva, sulla base di un progetto culturale, l’affidamento in concessione per un periodo di 15 anni e chi si aggiudicava l’appalto doveva sobbarcarsi il co-

sto delle opere. Quale è stato l’inghippo? Mentre stavamo per procedere con la gara ci sono stati altri gravissimi atti vandalici, per cui l’importo dei lavori è lievitato. Stiamo preparando nuovamente il progetto per mandarlo in gara. Non è possibile oggi stabilire i tempi necessari, ma saranno più lunghi rispetto a quelli del Giordano. Anna Russo

INTERVISTA A LUCIANA STELLA, DELLO STAFF PROGETTAZIONE EDUCATIVA DEL MUSEO DI STORIA NATURALE

L’agonia dei musei provinciali Una petizione per salvare il destino della cultura foggiana Se i teatri di Foggia non vivono Sud Italia. Si rivolge però anche alle una situazione chiara e felice, il futufamiglie, che passano di qui per il ro non promette certezze neppure ai semplice gusto di osservare un animusei foggiani, tutti di pertinenza male e finendo per scoprire, magari, provinciale: il Museo Interattivo deluna nuova passione. È il luogo ideale Scienze, quello di Storia Naturale e le per conoscere ma anche per pasil Museo del Territorio, la cui sorte, ansare del tempo diversamente. Io amo che in questo caso, sembra essere lecoinvolgere i nostri visitatori, porre gata ad un filo. Così come quella dei domande, stimolarli, appassionarli e trentatré dipendenti della Diomede, trasmettere loro un messaggio, e cioè società in house, cioè interamente di che è possibile divertirsi anche in un Luciana Stella proprietà provinciale, che attualmenluogo culturale. Chi viene da noi, site si occupa della loro gestione. Il primo è da po- curamente non corre il rischio di annoiarsi”. che settimane chiuso a causa, neanche a dirlo, di Cosa si può vedere? problemi di sicurezza alla struttura. Con le nuove “Il museo è organizzato in sale, distribuite alvicende politiche e con la spending review, con la l’interno di due palazzine. La prima riproduce gli soppressione delle province da un lato e delle so- ambienti di Capitanata attraverso diversi diorami, cietà in house dall’altro, i musei nel complesso ri- ambientazioni in scala ridotta che ricreano scene schiano un destino di abbandono. Ne abbiamo par- naturali del territorio. Abbiamo quello del Lago Sallato con Luciana Stella, dello staff progettazione so, dove si possono osservare le più importanti speeducativa del museo di Storia Naturale, un luogo cie ornitologiche della zona umida; poi c’è straordinario per la vastità delle collezioni, la par- quello della Foresta Umbra, popolato dal ticolarità delle sale e l’accoglienza del personale. lupo, dal capriolo e dal gatto selvatico, fino “Il museo nasce nel 1995. Le attività princi- ai diorami degli ambienti della fascia pepali sono: le visite guidate, i laboratori tematici degarganica o dei boschi planiziali con i loro organizzati a seconda dell’età dei visitatori, la ri- animali caratteristici quali il tasso, la volpe, cerca e la conservazione. Il fulcro del Museo è la faina. Nella seconda palazzina abbiamo rappresentato dalle attività educative: essendo, la sala paleontologica con riproduzioni di diinfatti, per numero di collezioni e attività didat- nosauri, di uno pterodattilo e di fossili (tritiche il primo museo del meridione dopo la di- lobiti e ammoniti), che raccontano la storia struzione, haimè, della Città della scienza di Na- della vita da 4 miliardi e mezzo di anni fa poli, è diventato il punto di riferimento per le scuo- ad oggi. Questa storia si completa idealle non solo della nostra provincia, ma di tutto il mente con l’evoluzione della specie umana

dell’uomo sapiens sapiens con il diorama della grotta di Manaccora. La sala speciale è quella del mare con la collezione di conchiglie donata dal dott. Bepi Martucci. Nella sala del mare ci sono anche scheletri di tre specie diverse di delfini e, attrazione assoluta per i bambini, un calco di uno squalo elefante ritrovato morto sulle spiagge di Punta Pietre Nere (Marina di Lesina) nel 2000, ucciso da ignoti”. Che rischio corre il museo? “L’abbandono, che forse è una sorte peggiore della chiusura. In questo momento non conosciamo il nostro nemico, perché è tutto così vago. La nostra sensazione però è che nessuno abbia voglia di aiutare i musei e fornire loro nuovo ossigeno per continuare e vivere. Noi chiediamo anche alla collettività una risposta. Per questo faremo partire iniziative, petizioni per salvare i nostri musei, che rappresentano il passato e il futuro della nostra cultura”. Angela Dalicco


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inchiesta

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aggregazione cittadini. Mediterraneo e Giordano chiedono vendetta

di petizioni il futuro di teatri e musei foggiani culturale, i musei provinciali rischiano l’abbandono a causa della spending review CONART TEATRO

PICCOLO TEATRO

Verso il prossimo anno sociale

In attesa che passi la tempesta

do avanti con i voÈ stato il primo constri legali. Con quatenitore culturale, a Fogli risultati? gia, a doversi confrontaNessuna battare con i controlli di glia, è un dato di fatPolizia Amministrativa to. Noi abbiamo sue Vigili Del Fuoco. Dopo bìto una procedura il Conart Teatro, però, di controlli aggresanche altre strutture sosiva e per questo ci no state oggetto di verisiamo difesi. I risulfiche, restrizioni e chiuRosaria Prencipe tati non tarderanno sure. Al centro di tutto, vi è la “questione sicurezza” – argomento ca- ad arrivare. Le associazioni culturali sono sopitale, per carità – ma che sta decretando, di stenute dai soci, che sottoscrivono volontafatto, la fine del teatro in città. Ne abbiamo riamente l’adesione. La sopravvivenza delle parlato con Rosaria Prencipe, direttore arti- famiglie dei fondatori del Conart non dipenstico del Conart Teatro, al Villaggio Artigiani. de dall’associazione perché tutti hanno un laDopo la “batosta” ricevuta a febbraio, voro stabile. Noi impegniamo il nostro temla stagione del Conart è stata, di fatto, inter- po libero coltivando passioni e realizzando progetti, usando risorse personali e autofirotta… Il Conart Teatro si è auto-sospeso per cau- nanziandoci. Come possiamo essere paragotela, visto l’accanimento, a mio avviso spro- nati a teatri pubblici? Il sostegno ricevuto dagli affezionati del porzionato, delle dichiarazioni e informazioni rilasciate dalla Polizia Amministrativa. Ad Conart è stato più volte evidenziato. Hai rioggi il Conart Teatro non ha subìto nessun se- cevuto altrettanto da colleghi e istituzioni? Le associazioni che abbiamo ospitato nequestro, quindi sto già pensando al prossimo gli anni hanno manifestato solidarietà e vicianno sociale. Non si possono considerare le associa- nanza. Le istituzioni? Troppo indaffarate in zioni culturali alla stregua dei teatri pubbli- altre faccende… m.g.f. ci: è questa la “battaglia” che state portan-

In via Delli Carri non li seppellirà certo una risata. Il maestro Enzo Marchetti, fondatore della Compagnia Palcoscenico e direttore artistico del suo Piccolo Teatro, serafico, aspetta che passi la tempesta. I vigili del fuoco hanno fatto le loro osservazioni. “Sono venuti a trovarci. Abbiamo avuto un controllo, ci hanno detto quello che possiamo fare e quello che non possiamo fare”. Ha l’amaro in bocca, lo ammette: dopo tanti sacrifici, per non chiudere deve ancora dimostrare che la sua è un’associazione culturale. “Quando non esisteva il teatro del fuoco, quando non c’erano l’Oda e tutte le altre compagnie, quando il Giordano ha chiuso, noi c’eravamo, grazie ai nostri sacrifici, senza l’aiuto di nessuno - politicamente parlando - perché siamo andati avanti sempre con il contributo dei nostri soci. C’è stato un momento in cui eravamo l’unico punto di riferimento per il teatro,

ODA TEATRO

PICCOLO TEATRO IMPERTINENTE

che sia buono o cattivo lo lasciamo dire alla gente, alla critica”. Il teatro è la sua vita, si diverte e fa divertire, ma soprattutto il suo è un piccolo contenitore di cultura. Enzo Marchetti, tra i pionieri della commedia in vernacolo foggiano, non vuole capitolare. “Malgrado l’amarezza, ho la testa dura. Ci batteremo nelle sedi opportune per far valere le nostre ragioni. Sperando che ci lascino continuare, come è successo già vent’anni fa, quando ci fu un altro controllo. Noi siamo un’associazione privata. Affermano il contrario. È una vecchia diatriba”. Non crede affatto che i controlli siano frutto di piccole rivalità. “È una voce che girava. Mi rifiuto di credere ad una cosa del genere. Sarebbe da imbecilli. Che facciamo una guerra tra poveri? Anche perché io sono tra quelli che hanno sempre sostenuto che più ne siamo, meglio è. E a Foggia siamo ancora pochi”. Mariangela Mariani

Verso l’ok per spettacoli all'aperto Una “sfida” tutta foggiana Gli attori del Cerchio di Gesso vivono di teatro, ma non possono lavorare nell’ex capannone industriale nella seconda traversa di Corso del Mezzogiorno. La struttura, di proprietà della Provincia e da dieci anni gestita dalla compagnia, era sprovvista del certificato di idoneità statica. Il sipario è calato su venti famiglie. Prima ancora che potessero giocarsela alla pubblicazione del nuovo bando per la gestione del teatro. Sono piombati in un limbo. “Sappiamo che gli uffici tecnici stanno lavorando per trovare le somme necessarie ai lavori - racconta il direttore artistico Mario Pierrotti -. Dopo l’insediamento del commissario della Provincia, attendiamo di per poter parlare con lui e capire se, come definito dalla Giunta Pepe, la situazione sarà risolta”. Votati alla causa, nonostante l’imminente scadenza dell’appalto, a Fabio Costantini, che gestisce provvisoriamente l’ente di Palazzo Dogana, porteranno quasi 5mila firme raccolte con una petizione. “Ci serviranno

per mostrare al commissario che c’è tanta gente, tanta passione intorno a quella struttura”. Gli attori dell’Oda vogliono tornare in scena, all’aperto. “Siamo in attesa dell’autorizzazione della Commissione di vigilanza per lo Spettacolo per fare delle attività all’esterno. Aspettiamo che il Comune si decida, ci auguriamo in maniera celere, a darci l’autorizzazione e, in caso contrario, a comunicarci che non si può fare. Altrimenti non potremo cercare nemmeno altre soluzioni”. Tentano di farsi coraggio ed essere fiduciosi. Non intendono mollare: l’alternativa sarebbe gettare la spugna per l’Oda e diventare una compagnia itinerante. “Oltre a questo si aggiunge anche la difficoltà che stiamo vivendo con la Regione per il blocco del patto di stabilità che non permette le assegnazioni. C’è una congiunzione sfavorevole nell’intero settore dello spettacolo, però conclude Pierrotti - in questo momento è d’obbligo essere positivi”. m.m.

Cinquanta posti, un Nel caso dei teatri, credo palcoscenico pensato per si debba attuare una poesigenze laboratoriali e litica capace di garantire un’ampia zona di “intratla prosecuzione dell’attitenimento” culturale. È il vità senza dimenticare Piccolo teatro impertinenla necessità di sicurezza. te di via Castiglione, spaNon voglio certo dire che zio-off che ha da poco tasi debbano avere meno gliato il traguardo della controlli e più privilegi, prima stagione teatrale. ma sicuramente la preNonostante le difficoltà e carietà dell’impresa culle chiusure registrate neturale, vessata da regole gli ultimi mesi, a Foggia opinabili e incapaci di Pierluigi Bevilacqua c’è chi ha il coraggio di incurare i propri talenti, vestire nella ‘cultura’. Come Pierluigi Be- merita un occhio di riguardo”. vilacqua, direttore artistico della Piccola Preoccupazione e sfiducia sono i sencompagnia impertinente. timenti oggi dominanti. Cosa teme possa In un periodo così difficile per gli spa- accadere dopo la pausa estiva? zi teatrali, cosa chiede il pubblico a realIl timore che altri teatri possano avetà come la PCI? re problemi è reale. Ci siamo di mezzo an“Il desiderio del nostro pubblico è che noi e stiamo facendo l’impossibile per chiaro: vedere spettacoli di qualità, assi- evitare che questo accada. Vorremmo stere ad eventi capaci di stimolare, attra- “positivamente” temere che la città possa verso l’originalità e il rischio artistico, una godere di tutte le strutture presenti, per scemaggiore volontà di frequentare posti gliere per gusto, genere e accoglienza. Così come il nostro”. si darebbe uno “schiaffo” a chi non vuoSulla questione sicurezza, però, non le proteggere realtà culturali, le fondasi può prescindere… menta di una rinascita civile laddove la ne“La legalità è sicuramente un princi- cessità della stessa appare un’emergenza pio su cui fondare tutto il Paese, che su que- da risolvere al più presto. sto punto è sempre caduto e malamente. m.g.f.


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foggia notes

Dal 5 giugno, in libreria, il primo volume Fortemente voluta dall’assessore regionale Gentile

I “Diari di Umberto Giordano” Nuova legge contro il femminicidio Diciassette diari, due lettere inviate all’amico e collega Ruggero Leoncavallo, vari frammenti autografi, 22 fogli sparsi e appunti vari. È questo il tesoretto giordaniano che, nel 1996, l’amministrazione comunale dell’epoca acquisì al termine di una combattuta Un momento della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa asta telefonica con il battitore della celebre casa Christie’s di Londra, dal 5 giugno al costo di 20 euro e si propone con il progetto di (ri)scoprire e valorizzare un di portare alla conoscenza del grande pubbliGiordano “inedito” e “privato”, di riallaccia- co l’aspetto più umano e privato del Maestro. re i fili di un rapporto – quello tra il Maestro e “Pubblicare un diario è come guardare dal la sua città –ormai logoro e deteriorato. Al buco di una serratura le vite altrui. Ma la pubmaestro Carmen Battiante, direttrice d’or- blicazione di questi ‘quaderni giornalieri’ ha chestra e profonda conoscitrice ed estimatri- una valenza assai particolare”, ha spiegato il ce del compositore di Fedora e Andrea Ché- patron dell’iniziativa, Francesco Andretta. “In nier, è stato affidato il compito - importante ed questo modo intendiamo ricostruire quel rapimponente, per la mole di lavoro - di curare il porto che è mancato tra Giordano e la sua citprogetto editoriale promosso dalla Fondazio- tà (che per un periodo di tempo è stata anche ne Siniscalco Ceci, di una trilogia di volumi ‘rinnegata’ dal maestro) perché è mancata quella quotidianità, ricca di che riprende fedelmente i aneddoti, che rende una perdiari privati di Giordano (dal sona ‘propria’ di una città, par1926 al 1947), corredati da te della storia locale”. note critiche e inquadraDalla lettura “stratificata” mento storico-culturale. di quelle pagine sarà possibiA quasi diciassette anni le scoprire un Giordano scodi distanza da quell’acquisto nosciuto alle biografie uffilungimirante, la fondazione ciali, sedotto dal fascino del di via Arpi celebra finalmencinema, vessato dall’ipoconte la pubblicazione del primo dria e schiacciato dalle vicenvolume dei “Diari di Umberde di una famiglia molto to Giordano”. Il primo tomo chiacchierata. Insomma, l’uo– 478 pagine che raccolgono mo accanto al maestro. gli scritti degli anni1926Maria Grazia Frisaldi 1934 – sarà in distribuzione

Promossa da “Mamme Arcobaleno”

Attiva la “Banca del Bimbo” Una rete di auto-aiuto per famiglie indigenti, un presidio di solidarietà, una mano tesa a favore della genitorialità. E’ la “Banca del Bimbo”, uno spazio virtuale di sostegno reciproco che nasce per andare incontro alle esigenze di famiglie e giovani coppie indigenti che si ritrovano quotidianamente tra l’incudine dei bisogni e delle necessità correlate all’arrivo di un figlio ed il martello della crisi economica. Il progetto - promosso a Foggia dall’associazione “Mamme Arcobaleno”, che ha beneficiato del finanziamento del Centro Servizi per il Volontariato di Capitanata, nell’ambito del Bando Promozione 2013 - si propone come un punto di contatto tra famiglie alle prese con le medesime problematiche e necessità: dal bisogno di confronto e ascolto (che può interessare tanto le giovani madri quanto i giovani padri dinanzi alla rivoluzione che porta con sé un nuovo arrivato in famiglia), a necessità più concrete come sterilizzatori, passeggini, vestiti. Attiva dal 12 maggio, la Banca del Bimbo “intercetta” donatori di oggetti e strumenti per la puericultura che non vengono più utilizzati e li mette a disposizione delle famiglie bisognose che ne facciano richiesta. In questo modo è possibile crescere e svezzare bambini quasi a “costo zero”, riutilizzando materiali che ad altri non servono più. Ancora, questa iniziativa strizza l’occhio alla sostenibilità ambientale spezzando la catena

del business del “nuovo nato”, riciclando e riutilizzando strumenti e oggetti ancora validi e in buono stato.“L’iniziativa è stata accolta con grande interesse in città”, spiega Patrizia Palmieri, presidentessa di Mamme Arcobaleno. “In pochi giorni di attività abbiamo già portato a compimento numerosi scambi e questo ci riempie di orgoglio. La Banca del Bimbo, infatti, funziona come un’interfaccia virtuale: il nostro compito è mettere in contatto le famiglie (chi chiede e chi offre aiuto) che successivamente si incontreranno per effettuare lo scambio dei prodotti. In questo modo – continua - si scambino anche esperienze, si evitano sprechi inutili e si tesse una ‘rete’ fra genitori”. Le locandine e le brochure dell’iniziativa sono state già affisse e distribuite nelle parrocchie, nelle case-famiglia e nei consultori della città per arrivare direttamente ai destinatari del progetto. Per contattare la Banca del Bimbo: mammearcobaleno@libero.it. m.g.f.

Una base normativa solida, che contribuisca a supportare le strutture esistenti e potenziare l’offerta dei servizi attivati per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere. è l’idea alla base dell’iniziativa della Regione Puglia che presto promulgherà una nuova legge contro il femminicidio. La legge regionale, fortemente voluta dall’assessore al Welfare e alla sanità Elena Gentile con la collaborazione della consigliera regionale di parità, Serenella Molendini, farà in modo che l’azione della Regione Puglia diventi ancor più strutturata, integrata, vincolante. La legge3 prevede alcune tappe che partono dalla costituzione di un tavolo tecnico all’interno dell’osservatorio sulla salute di genere, che promuove un’azione di monitoraggio capillare4 del fenomeno, lo sviluppo di programmi di sensibilizzazione e formazione del personale sanitario e sociosanitario, il consolidamento della rete dei servizi e la formazione di tutti gli operatori del settore. Con le sue 127 donne morte ammazzate nel 2012 e 30 dall’inizio dell’anno (dato che rischia di aumentare nell’arco di tempo impiegato a leggere questo articolo), l’Italia è all’80 posto della classifica mondiale stilata dall’ultimo rapporto 2012 “Global Gender Gap” del World Economic Forum. “Un fenomeno atroce – ha dichiarato l’assessore Gentile – che ci impone di consolidare e potenziare le azioni e gli interventi messi in campo nell’ultimo quinquennio”. Agire è dunque la parola d’ordine per ogni istituzione, onde evitare azioni drammatiche che, ricordiamo, non sono solo quelle estreme del femminicidio. È la prevaricazione con la forza che va combattuta,

Elena Gentile, assessore regionale al Welfare

quella che porta all’omicidio, ma anche a violenze sessuali o ad azioni altrettanto insopportabili dal punto di vista umano come lo sfigurare il volto di una donna con dell’acido. Episodi del genere, che si sono ripetuti più volte nelle ultime settimane, hanno un grande valore simbolico. Colpire il volto che, per un essere umano è il luogo dove si attua il primo livello di comunicazione (non solo con la parola, ma innanzitutto con lo sguardo e le espressioni facciali), significa ferire quella persona nel profondo, inibirla, toglierle persino la possibilità di interagire con il mondo stesso. E questo è inaccettabile. Per una donna è un po’ come morire. Angela Dalicco

Accordo tra Comune e Confcommercio

Tolleranza zero sull’abusivismo I numeri sono quelli di una lotta impari. Oltre 15mila prodotti commerciali sequestrati ogni anno, abilmente contraffatti e immessi sul mercato. A snocciolare i dati di questa deriva emergenziale è il comandante della Polizia Municipale, Romeo Delle Noci, testimone – insieme all’assessore comunale alla Sicurezza, Franco Arcuri – dell’insolito matrimonio celebrato tra l’amministrazione comunale e la Confcommercio di La firma del protocollo d’intesa contro l’abusivismo Foggia. Un protocollo d’intesa, un nuovo giro di vite nel contrasto alla vendita avviare una specifica campagna di sensibidi prodotti contraffatti. “Non si tratta solo un lizzazione verso i commercianti e gli acquiatto formale – tiene subito a precisare il sin- renti, finalizzata a rendere partecipi i cittadidaco, Gianni Mongelli - ma di un’azione con- ni sia dei rischi per la salute, sia delle creta con i risultati che saranno verificati con conseguenze cui potrebbero andare inconun report mensile”, ovvero una relazione che, tro (non tutti, infatti, sanno che per l’acquisto puntualmente, fotograferà la situazione dei di prodotti contraffatti si rischia una sanzione reati di alterazione, contraffazione e imita- fino a 1.000 euro). In evidenza, quindi, vi è zione di prodotti e la relativa vendita abusiva “un problema di approccio culturale al fenonei vari settori commerciali. Poi precisa subi- meno”, che – complice la crisi economica – to, quasi a voler smorzare sul nascere ogni ti- sta assumendo dimensioni preoccupanti, lapo di polemica, che le verifiche non riguar- vorando ai fianchi delle normali attività comderanno solo gli ambulanti, ovvero gli abusivi merciali che ne subiscono la concorrenza tout court, ma anche le attività commerciali sleale. Insomma, dal comune di Foggia si prefisse. I cardini dell’accordo - sottoscritto da annuncia una stagione di “tolleranza zero”: Mongelli e dal presidente Confcommercio, questo protocollo d’intesa, infatti, segue a Damiano Gelsomino - mettono nero su bian- ruota quello di poche settimane fa sottoscritco gli impegni e le responsabilità delle parti: to con la Confederazione nazionale dell’Aril Comune (per il tramite della Polizia Muni- tigianato per contrastare l’abusivismo nel setcipale), si impegnerà ad intensificare l’azio- tore dei parrucchieri ed acconciatori. m.g.f. ne di contrasto, mentre la Confcommercio ad


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fashion

PURCHÈ SIANO FORTI, NUTRITI E LUMINOSI

Parola d’ordine: osare ‘Non v’è in natura nulla di più variabile dell’acconciatura di una signora’. Lo aveva già intuito nel 1700 il padre del giornalismo inglese, Joseph Addison, che i capelli sono molto importanti per ogni donna. Ed è per questo che con l’arrivo di una nuova stagione il desiderio di cambiare look inizia proprio dai capelli. I trend capelli per la primavera-estate 2013 vedono in prima linea le lunghezze medio/lunghe, enfatizzate e sottolineate dal vero protagonista della stagione: le frange/ciuffo, portate leggere all’altezza degli occhi con lievi scalature e un ciuffo che accarezza gli zigomi per un finish glamour. Tutto per enfatizzare al massimo lo sguardo. L’ispirazione viene dallo stile Bohemien, spensierato, creativo, con un tocco di couture: immerso negli Anni Settanta, riscopre il fascino di trecce o intrecci di ciocche unite da nodi, magari arricchite da lacci di cuoio, accessori-gioiello, fasce di ogni forma e colore, e gli attualissimi foulard. Le acconciature sono più disinvolte rispetto alla stagione scorsa. Da adesso in poi, infatti, opteremo per acconciature facili, più sciolte e

un po’ spettinate. Ovviamente stiamo parlando di capelli medio/lunghi la cui struttura sia curatissima.

Via libera quindi ad impacchi, maschere, oli dal forte potere nutriente a base di cheratina, hennè oppure olio d’oliva. E per il finish usate prodotti contenenti filtri di protezione solare, perché anche i capelli hanno bisogno di essere protetti, non solo dalle fonti di calore come piastra e phon, ma anche dal sole. I diktat, quindi, per i capelli lunghi sono: forti, nutriti e luminosi. Ma se il caldo diventa insopportabile e siete tra le molte che hanno il coraggio di ‘darci un taglio netto’,

allora il trend perfetto per voi va dal classico bob ‘corto’, che tra l’altro quest’anno viene dato come uno dei tagli super cool, la cui struttura elegante permette uno styling facilmente ricreabile. Oppure, per le più temerarie, c’è il taglio corto alla ‘maschietto’, più fresco e sbarazzino, che richiama il look sfoggiato da Anne Hathaway, alla recente notte degli Oscar. Perfetto per chi ha poco tempo per lo styling, risulta semplice e brioso se lasciato al naturale per il giorno, molto elegante e raffinato per la sera con un semplice tocco di gel o con un accessorio luminoso. Parliamo ora di colore. Perché tutte sappiamo che il taglio è solo il 50% dell’acconciatura di una donna, l’altra metà sta nel colore. Il must in fatto di nuance si racchiude nella parola ‘osare’ a patto, però, di scegliere la

tinta che preferiamo senza però strafare. Come in tutte le cose, la misura è la chiave dell’eleganza. Durante le sfilate si sono visti in passerella colori accesi, decisi, dai fucsia agli azzurri, ma non erano mai protagonisti: completavano il look, lasciando sempre trasparire il colore naturale alla base. Stiamo parlando quindi di ciocche, frange, ciuffi e punte colorate, mai di intere chiome. Lampi di luce che rendono anche il più semplice chignon nuovo e sbarazzino, senza però scadere nel volgare. Scegliete quindi il colore che più vi piace, che vi da allegria e renderete meno monotona la vostra capigliatura. Con l’accortezza però di usare poi sia per il lavaggio che per lo styling prodotti adatti per capelli colorati, in moda da proteggere la lucentezza e far durare m a g g i o rmente il colore. Una volta che vi sarete stufate non ci sarà nulla di più facile che riprendere il colore di base oppure

Lunghi o cortissimi, colorati o naturali, per la bella stagione tutto è concesso. A patto che il capello sia sano e curato darsi un bel taglio per ricreare un nuovo look. Anche se la bella stagione è appena cominciata, ecco con alcune chicche per l’autunno/inverno 2013, che riporterà in auge i must delle scorse stagioni. Come, ad esempio: i capelli extra-long, non necessariamente lisci ma comunque lunghissimi portati con la riga laterale; anni 40, capigliature corte o lunghe e fluenti caratterizzate da boccoli morbidi. Simona Donatelli


benessere

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Volto giovane senza chirurgia con gli esercizi di ginnastica facciale di Carole Maggio

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a Kate Winslet ad Emma Thompson fino a Gwyneth Paltrow e Amanda Seyfried: sono alcune delle attrici di Hollywood che si sono schierate contro la chirurgia estetica e i ritocchi al viso. Un’apologia della bellezza naturale? Non solo: le belle del cinema sono a conoscenza di un potenziale elisir di giovinezza senza silicone. Si tratta del metodo “Facercise”, nato a New York grazie all’intuizione di Carole Maggio, terapista qualificata ed esperta in bellezza. Ancora poco conosciuto in Italia, Facercise è il modo più naturale per rimodellare i lineamenti del viso senza effetti collaterali,controindicazioni e cicatrici, al contrario della chirurgia tradizionale. Approvato anche da medici e specialisti, il metodo consiste in esercizi per ginnastica facciale con cui si rinforza-

bellezza

Arriva da New York il nuovo segreto di bellezza delle star

Facercise, giovinezza al naturale no i muscoli del viso attraverso contrazioni isometriche, usando anche i pollici e le dita. Proprio come i muscoli del corpo allenati in palestra, anche il viso ha bisogno di essere allenato per contrastare i principali segni dell’invecchiamento. Il tempo che passa è il responsabile del classico aspetto scavato: vengono meno collagene ed elastina così la pelle appare meno distesa. Inoltre, l’esposizione ai raggi solari, l’inquinamento, le abitudini alimentari e lo stile di vita si ripercuotono inevitabilmente sull’aspetto del volto provocando solchi profondi come le rughe d’espressione. In seguito alla sua esperienza, Carole Maggio ha messo a punto quattordici esercizi volti a neutralizzare le caratteristiche più temute dalle donne come le rughe, l’assottigliamento delle labbra e l’espressione inasprita, le sopracciglia basse, le palpebre cascanti, le guance piatte, il doppio mento, la linea delle mascella cascante e il collo raggrinzito. E non solo: il metodo Facercise non sottovaluta il naso,

la cui punta tende ad allungarsi verso il basso con lo scorrere del tempo. Il segreto di una pelle tonica e turgida sta nell’utilizzare circa trenta muscoli facciali, le cui piccole dimensioni permettono di trionfare sul proprio destino genetico in breve tempo. Basta una sessione giornaliera di venti minuti per cinque giorni alla settimana: gli esercizi possono suddividersi nell’arco della giornata; una volta acquisito il metodo possono essere praticati anche durante altre attività come la guida, la lettura e così via. Il principio è il medesimo utilizzato per to-

GLI ESERCIZI Ecco alcuni esercizi facciali semplificati da provare a seconda delle proprio esigenze. Occhi a zampe di gallina: posizionate tre dita intorno all’angolo esterno dell’occhio. Tirate gentilmente verso le tempie. Chiudete e aprite gli occhi. Ripetere venti volte. Area tra le sopracciglia: posizionate le dita sulla protuberanza del naso tra gli occhi. Premete con le dita e mantenete la pressione. Muovete le sopracciglia su e giù. Ripetere venti volte.

nificare i muscoli del corpo: più un muscolo viene fatto lavorare e contrarre, maggiore sarà la sua crescita. Gli effetti sul viso sono turgore, distensione e una pelle luminosa. Queste sollecitazioni facciali infatti sono basate anche sulla stimolazione della circolazione sanguina: il sangue ossigena la pelle e l’ossigeno la rende luminosa e sana. Se praticato con costanza, i risultati possono essere visibili già dopo due settimane. Proprio come qualsiasi attività fisica, si può verificare l’efficacia dell’esercizio se si sentono i muscoli tirare nonché una sor-

ta di bruciore durante l’esecuzione. Non può mancare tuttavia il giusto atteggiamento mentale: è preferibile concentrarsi sull’attività e sulle vibrazioni dei muscoli in trazione. Un altro supporto è fornito dalla dieta: deve contenere il giusto apporto di proteine, alla base della crescita muscolare. I muscoli del viso ovviamente non posso raggiungere lo stesso sviluppo di un muscolo corporeo: l’unico effetto possibile sarà quello un aspetto ringiovanito e che, in base alle proprie esigenze, potrà sempre migliorare. (Fonte: www.facercise.com)

Guance: fate uscire in fuori le labbra e formate una forma rotonda, sempre allungando in avanti, poi sorridete il più ampiamente possibile. Tenete per un secondo e riprendete la forma rotonda. Ripetere dieci volte. Collo e mento: sporgete in fuori il labbro inferiore il più possibile, posizionate le dita sulle clavicole e puntate il mento il più possibile in alto; tirate poi gli angoli della bocca verso il basso. Tendete i muscoli del mento il più fermamente possibile spingendo il labbro infe-

riore in alto, e in fuori, come quando si fa il broncio. Tendere il più possibile finché il mento sbianca e si increspa. Spingere verso l’alto. Dalila Campanile


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moda

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Sensuale o grintosa, elegante o pratica per assecondare ogni tipo di stile

A ciascuna la sua... scarpa Design innovativo e ottima manifattura. Il segreto è nel made in Italy Chi l’ha detto che per essere alla moda bisogna rinunciare alla comodità? Le calzature in vendita da “Rabò” sono la risposta a tutte le esigenze. La nuova collezione femminile del negozio di via La Greca è un concentrato di tendenza e qualità al giusto prezzo. Le scarpe sono rigorosamente Made in Italy realizzate da artigiani specializzati, in grado di assicurare ottima manifattura e design innovativo. Così ogni donna non avrà difficoltà ad assecondare il proprio stile e scoprire qualcosa in più della propria personalità.

La grintosa La donna con una personalità forte ed estrosa sarà conquistata dagli stivali estivi corti alla caviglia con cinghia sul lato. Hanno la stessa grinta, ma la manifestano con un tocco più delicato le donne che scelgono i tronchetti con bordo traforato classico o floreale. Decise ma con spirito, quelle che preferiscono le sneakers classiche ma nei colori di tendenza come il verde, o le ballerine stampa di giornale. Risoluta e gotica la donna che calza slippers ricoperte di borchie, l’evoluzione delle babbucce sdoganate da Flavio Briatore. La sognatrice Chi sceglie la ballerina è una donna che vuole essere femminile e pratica in ogni momento della giornata.

Quelle della nuova collezione sono realizzate in pelle e con maxi fiocco centrale; disponibili nei colori pastello sono morbide e fresche, l’ideale per chi vuole essere graziosa senza rinunciare alla comodità. Hanno un aspetto più classico quelle con la punta in vernice e con tacco quadrato. Saranno calzate da donne che sognano solo in privato. Ai piedi di colei che sceglie zeppe con suola in sughero impreziosite da perle e listini a cavigliera, il lato sognatore si unisce con eleganza al comfort. La seduttrice Userà tacco a spillo e plateau a vista sotto la suola. Generalmente in un colore a contrasto, è il segreto per

reggersi su tacchi così acuminati. Ancora molto in voga anche la spuntatura da cui la seduttrice lascia trapelare dita con smalto impeccabile. Il modello Chanel è un altro grande alleato della seduzione per colei che può sfoggiare caviglie sottili. La donna più matura invece può scegliere di affascinare con il classico decolleté, adatto anche alle cerimonie. Infine, colei che conquista senza rinunciare alla stabilità, sceglierà sandali spuntati con listino alla caviglia nei colori più trendy (pelle verde acido o vernice arancio) fino alle zeppe che valorizzano lo scollo del piede con pietre e coralli.

FOGGIA • VIA LA GRECA, 7/9 • CELL. 388.1646011


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DI SIMONA CAMPANELLA ARCHITETTO

Per i vostri quesiti: 6donna@virgilio.it Tel. 0881.563395

ambiente

IL BENESSERE PSICOFISICO PASSA ATTRAVERSO

Cambio casa? Cambio pittura! Come liberare la fantasia, creando modernità in perfetto stile made in Italy Con l’arrivo della primavera esplode la voglia di cambiamenti. Al cambio di stagione si associa spesso una imbiancata alle pareti, assieme al desiderio di un nuovo colore per la camera della casa in cui la famiglia trascorre più tempo. La sensazione, infatti, è che sia proprio l’ambiente che ci accoglie a richiedere una trasformazione. E non parliamo solo di arredamento. Probabilmente non parliamo neppure solo di colori. La cromoterapia ci insegna che i colori di cui ci circondiamo hanno la capacità di incidere sul nostro stato d’animo, dunque sul nostro approccio con il mondo. Perciò la scelta di un colore può essere ben più significativa ed emozionale di quanto ci aspettiamo. Tuttavia, non conta solo il rapporto del fruitore con il colore: l’aspetto principale di cui tenere conto è la voca-

zione, la suggestione che vogliamo dare all’ambiente su cui operiamo. Anche la sensazione di vibrazione, di ombreggiatura, mista tattile-visiva, determinata dalla texture della finitura della pittura è, di conseguenza, da tenere in grande considerazione. È qui, infatti, la vera RIVOLUZIONE del colore nello spazio della casa: cioè il benessere psicofisico che passa attraverso l’armonia tra materia, colore e luce. Questa è la ricerca d’avanguardia dei marchi che si rivolgono al mondo delle ristrutturazioni edilizie e delle pitture decorative da interni. Tra questi, leader del segmento pitture e vernici per l’edilizia professionale è Colorificio San Marco, il gruppo che vanta 8 stabilimenti produttivi e ben 7 marchi, un laboratorio di ricerca sempre avanzato e grande qualità delle pitture a prezzi realmente competitivi. La “San Marco” permette di andare incontro alle esigenze di ristrutturazione di interni sia di ditte edili che di privati. I prodotti San Marco, infatti, offrono pitture di semplice utilizzo ma di


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casa

L’ARMONIA TRA MATERIA, COLORE E LUCE

IN COLLABORAZIONE CON COLORSYSTEM

fortissimo impatto decorativo. La linea di pitture “Emozioni decorative”, per esempio, offre una gamma incredibilmente ricca di soluzioni preziose per la casa: Emozioni Decorative è la linea di finiture decorative che libera la fantasia, crea modernità in perfetto stile made in Italy. La linea di prodotti “Dettagli d’Arte”, poi, con la sua vasta gamma cromatica di tonalità riproducibili e perfetti mix di effetti decorativi accattivanti e facili da realizzare (insieme ad altri che richiedono la cura e la maestria dell’artigiano), garantisce l’unicità e la personalizzazione di ogni singola realizzazione. Le pareti vivono, il colore vibra sotto la luce e al tatto si veste di tridimensionalità, di matericità, diventa perlato, spugnato, sabbiato o vellutato al tatto, o metallizzato e iridescente, prezioso come l’oro veneziano che sprigiona luce, come rame, al-

luminio e bronzo per vestire la casa di polvere di stelle. Le finiture decorative, se di migliore qualità, sono capaci di ricreare atmosfere di memoria o di innovativa tendenza e si presentano in una gamma vastissima di soluzioni e possibilità. E allora basta aggiungere un tocco di fantasia e attrezzature specifiche quali pennelli, spatole, tamponi e rulli, per realizzare concretamente il progetto di rinnovamento delle pareti della nostra casa. Una casa nuova e unica, in armonia con il nostro essere.

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Dall’ospedale a casa, è finalmente una realtà

La dialisi a domicilio

NEFROLOGA DI TERESA A. PRISCO Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com Tel. 0881.563326

Aiuta a risolvere problemi di salute senza l’ansia dell’ospedalizzazione Nel nostro Paese soffrono di malattie renali circa tredici milioni di persone, di cui cinque milioni con Malattia Renale al IV-V stadio K/DOQI (Kidney Disease Outcomes Quality Initiative) con una riduzione rilevante della funzione dei reni.I pazienti in dialisi in Italia sono oltre quarantacinque mila, contro i trentasette mila di dieci anni fa (+22%). La dialisi a domicilio potrebbe essere la soluzione del futuro, per garantire una vita quasi“normale” ai nefropatici, senza essere costretti ad estenuanti viaggi da e per un Ospedale, per essere sottoposti all’emodialisi periodica, in attesa di un trapianto di rene. I vantaggi della dialisi a domicilio sono diversi: permette di non affollare le dialisi ospedaliere, migliora la qualità della vita di chi si deve sottoporre a questa terapia, migliora la sua riabilitazione, ed è soprattutto più umanizzante, visto che tutto il processo avviene nelle mura domestiche. S’ipotizza, infatti, che la dialisi possa avvenire di sera, al termine della giornata lavorativa e senza disagi o viaggi per il malato. Così come sarà più facile, nei periodi di vacanza, sottoporsi al trattamento anche durante il soggiorno in albergo. Il vantaggio clinico è assoluto: i

pazienti trattati con questo metodo possono recuperare gran parte della loro quotidianità, utilizzando un minore quantitativo di farmaci rispetto a chi effettua l’emodialisi in ambiente ospedaliero, perché la dialisi è di 2/3 ore, secondo le necessità. A domicilio, inoltre, la dialisi potrebbe essere effettuata con una frequenza di 5 o 6 sedute la settimana, assicurando all’organismo una depurazione quasi continua. Dobbiamo precisare che questo sistema non è alternativo alla dialisi peritoneale domiciliare, ma all’emodialisi tri-settimanale ambulatoriale. La dialisi a domicilio non è un’idea nuova in termini di tempo: i primi tentativi furono realizzati alla

Una patologia complessa

fine degli anni Settanta ma poi abbandonati, soprattutto a causa dei costi e della grandezza delle apparecchiature mediche. Che rendevano difficilmente praticabile il loro utilizzo in un ambiente non ospedaliero. Oggi è stata progettato un rene artificiale grande quanto un piccolo televisore, che permette di effettuare l’emodialisi direttamente a casa. Questa macchina è stata pensata appunto per l’utilizzo domestico, l’idea di base è rivoluzionare l’emodialisi domiciliare. Il sistema include (come riportato dalla scheda tecnica e dichiarato da più medici) un dispositivo portatile compatto elettromeccanico contenente pompe, meccanismi di controllo, sensori di sicurezza e di acquisizione dati. La cartuccia incorpora un sistema di gestione fluido volumetrico con annesso dializzatore, e dializzato premiscelato per l’emodialisi in sacche sterili da cin-

que litri (20-25 litri per seduta, le sacche sono consegnate e ritirate dal fornitore; il rene artificiale è concesso in comodato d’uso) facile da utilizzare per i comandi ben visibili e semplificati posti sul frontale. Le connessioni idrauliche e la presa elettrica sono semplici e standard per minimizzare l’impatto sulla casa. È custodito in un trolley da viaggio facilmente trasportabile. L’apparecchio è semplice da utilizzare anche senza la presenza di personale specializzato( ci sarà un training di circa 2 mesi per imparare l’utilizzo). Non occorrono accessi vascolari particolari, se non una normale fistola, per facilitare l’accesso alla fistola si può utilizzare il sistema Botton-hole (puntura ad occhiello) che riduce i tempi di apprendimento del partner per la puntura dell’accesso vascolare e che è anche meno dolorosa, ciò permette anche un miglioramento della percezione del dolore da parte di chi è soggetto alla cura. L’ospedale a casa è sicuramente una prospettiva del futuro, perché vanta innumerevoli vantaggi, non per ultimo il risparmio economico, e aiuta chi ha problemi di salute a risolverli a casa senza l’ansia dell’ospedalizzazione.

NEUROPSICHIATRA INFANTILE DI ANNA NUNZIA POLITO

Facciamo luce sull’epilessia

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Solo i controlli clinici longitudinali e la risposta personale terapeutica possono svelare di quale forma si tratti La scorsa domenica 5 maggio è stata la Giornata Nazionale dell’Epilessia. In molte piazze italiane si sono organizzati incontri con esperti per cercare di dare qualche spiegazione e utili indicazioni su tale argomento. A Foggia l’incontro con gli esperti in Piazza Cesare Battisti è stato organizzato dal coordinatore regionale della Lega Italiana contro Epilessia prof. L. M. Specchio (Clinica delle Malattie del Sistema Nervoso, S.C. di Neurologia Universitaria di Foggia). Slogan della manifestazione è stato “Facciamo luce sull’epilessia”. Parlare, spiegare cosa è l’ epilessia è ancora problematico anche per noi esperti in quanto, pur essendo nel ventunesimo secolo, l’espressione epilessia è purtroppo “densa” di pregiudizi. La parola Epilessia deriva dal greco epilambànein: “prendere sopra”, “sorprendere”, “afferrare”; ma anche “essere colti di sorpresa”, “essere sopraffatti”. Il significato del termine si riferisce al modo improvviso in cui la malattia si manifesta e, insieme, al senso di prostrazione cui soggiace il soggetto che ne viene colpito. Tale patologia ha goduto di diversa considerazione nei secoli, tan-

to da essere considerata sacra ai tempi del padre della medicina, Ippocrate, per poi, con il sopraggiungere del Medioevo, diventare, per un curioso ribaltamento, “diabolica”, “demoniaca”. Ritorniamo ai nostri tempi: quando ricoveriamo qualcuno per un primo episodio critico spiego subito ai genitori che non possiamo parlare immediatamente di epilessia; solo qualora al bambino si ripresenti un altro episodio critico possiamo diagnosticare la patologia. A questo punto cerco di spiegare che quando qualcuno è affetto da epilessia, questo non significa nulla di definito! È come quando si va dal pediatra e si dice che il bambino ha la febbre. Il pediatra fa tante domande per poi capire e spiegare se è una febbre da raffreddore, da bronchite o da varicella e pertanto, dopo un’ attenta anamnesi familiare e personale, dopo un attento esame obiettivo, prescrive i dovuti e specifici esami per poi potere diagnosticare quale è l’agente patogeno e dare le cure specifiche che cambiano da caso a caso;

infatti la febbre da raffreddore non ha bisogno di farmaci ma verosimilmente dei metodi della nonna, le famose 3 L: latte, letto e lana, invece per una febbre da bronchite è necessaria la terapia con l’antibiotico, lo stesso dicasi per la varicella in cui potrebbe essere utile la prescrizione della terapia con antivirale. In tal maniera il pediatra può dare soprattutto le giuste risposte ai genitori: da cosa il loro figlio è affetto. Perché penso che quando un genitore ha le risposte adeguate, non dico che può soprassedere, ma, almeno potrebbe stare tranquillo ed essere meno carico di ansia. Sono queste risposte che i nostri

pazienti e nel mio caso soprattutto i genitori dei pazienti vogliono sapere. Quindi anche noi, come il pediatra, dopo una attenta anamnesi familiare, personale, dopo un esame obiettivo generale e neuropsichiatrico, prescriviamo degli esami strumentali per poter dire da quale forma di epilessia il nostro assistito è affetto; in quanto nella grande famiglia dell’epilessia ci sono delle forme secondarie a patologie sottostanti e non guaribili e forme che possono andare a guarigione e di conseguenza non pregiudicano il futuro del bambino. Comunque non sempre è tutto così facile, ma, solo i controlli clinici longitudinali e la risposta personale terapeutica possono svelarci di quale forma di epilessia si tratti e dare le legittime riposte che i genitori giustamente vogliono sapere. È opportuno, come dice il tormentone di questi giorni: “Devi stare molto calmo”. La calma aiuta non solo i genitori ma soprattutto i bambini, che crescono con le nostre parole, con i nostri sguardi, emozioni, ansie. E se posso dirlo aiuta anche noi medici cui sta a cuore il benessere dei nostri pazienti.

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in poche parole

Più dello zucchero Dalla stevia un dolcificante naturale a zero calorie, sino a trecento volte più dolce dello zucchero. La dolce notizia è apparsa sul portale della salute sul sito di Repubblica. I ricercatori del Dipartimento di Scienze agrarie, Alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Laboratorio UtagriInn del Centro di Ricerche Enea della Casaccia, stanno studiando la messa a punto di un metodo di estrazione, purificazione e formulazione degli steviol glicosidi a partire da foglie di steviarebaudiana bertoni. Si aprono così prospettive per migliorare la dieta di persone obese, diabetici o affette da malattie cardio-vascolari. La stevia è una pianta, proveniente dal Sud America, con un’elevata presenza di saccarosio; è un vero e proprio dolcificante naturale privo di calorie, con molte proprietà benefiche, che permette la sostituzione di dolcificanti chimici come l’aspartame. Da tempo se ne parla per inserirlo nelle diete, ma i ricercatori italiani sono sicuri di aver messo a punto per la prima volta una formulazione 300 volte più dolce dello zucchero. “L’obiettivo - spiega Luciana Angelini, ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee dell’ateneo pisano - è di ottenere un estratto per il settore alimentare, ma anche per quello farmaceutico, utilizzando tecnologie innovative in modo che possa essere impiegato anche per i prodotti biologici”. Gli estratti attualmente commercializzati sono infatti perlopiù di origine asiatica e non sempre rispondono a criteri di qualità in termini di efficacia e sicurezza. In un articolo in uscita sulla rivista internazionale Journal of the Science of Food and Agricolture è stato inoltre messo in evidenza come gli estratti di stevia prodotti secondo le procedure messe a punto dai ricercatori dell’Ateneo pisano siano caratterizzati non solo da un elevato contenuto di composti dolcificanti, ma anche da un elevato potere antiossidante. Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa è stato il primo ad introdurre in Italia lo studio della stevia negli anni ‘90. La pianta è infatti originaria della regione di Amambay, nel nord-est del Paraguay, e per secoli è stata utilizzata dalle tribù locali dei Guarani come dolcificante e negli infusi medicinali. “Gli estratti di stevia - ha commentato la professoressa Angelini - rappresentano un’eccellente possibilità per migliorare la dieta di soggetti affetti da varie patologie quali obesità, diabete mellito, malattie cardio-vascolari e carie dentale, e sono un’alternativa naturale ai dolcificanti artificiali come l’aspartame o la saccarina, i cui effetti sulla salute hanno recentemente sollevato molte preoccupazioni”. Irma Mecca


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in poche parole

Multiproprietà e vacanza a lungo termine

MOVIMENTO CONSUMATORI

Codice del turismo

DI ROSANGELA LORISO

Maschio o femmina? Decreto n. 79/2011: come cambia la tutela del “consumatore speciale”

Che i bambini possano nascere maschi o femmine già si sa da cosa dipende: la differenza è nei cromosomi sessuali, che presentano una doppia X nel caso delle femminucce e una X e una Y nel caso dei maschietti. E che a fare la differenza sia quindi l`uomo, che è l`unico a poter trasmettere la Y e quindi a poter determinare la nascita di un maschio, anche questo già è noto. E’ apparsa però sul portale della salute sul sito ilsole24ore.com, una recente ricerca dell`University of Newcastle, guidata da Corry Gellatly e pubblicata sulla rivista EvolutionaryBiology, sulla quale è emerso anche che alcuni uomini erediterebbero maggiormente di altri la tendenza a generare prole più in “azzurro” che in “rosa”, e viceversa. In particolare, dalla ricerca è emerso che un uomo con tanti fratelli è portato geneticamente ad avere figli maschi, mentre un uomo con molte sorelle ha più possibilità di avere figlie femmine. La ricerca ha coinvolto lo studio di 927 alberi genealogici, dal 1600 a oggi, contenente informazioni su 556.387 persone provenienti dal Nord America e Europa. “Lo studio degli alberi genealogici ha dimostrato che la possibilità di avere figli maschi o femmine è ereditaria. Ora sappiamo che gli uomini hanno maggiori probabilità di avere figli se hanno fratelli maschi, ed è più probabile che abbiano delle femmine se hanno più sorelle. Per le donne, però, questa stessa predizione non può essere fatta”, spiega Gellatly. Sono gli uomini a determinare il sesso di un bambino, spiega il ricercatore, a seconda che tramandino la loro X (che combinandosi con la X materna dà vita a una bimba) o la Y (che con la X trasmessa dalla mamma dà vita a un bimbo). Lo studio dell`University of Newcastle, però, suggerisce che un gene, il cui funzionamento è in parte ancora da scoprire, determina la predisposizione genetica di ogni uomo ad avere figli maschi o femmine. Gellatly ha dimostrato che ogni uomo può avere tre differenti combinazioni nel gene che controlla la trasmissione, da parte dell`uomo nei confronti della prole, del cromosoma sessuale X o di quello Y. Dalla ricerca è emerso che quindi alcuni uomini sono più portati ad avere figlie femmine, altri più portati ad avere figli maschi ed altri ancora, indifferentemente, potrebbero geneticamente dar vita a prole al maschile o al femminile. Fiocco rosa o azzurro? A fare la differenza, quindi, è sempre il papà. Adesso più di prima. Irma Mecca

Con la pubblicazione del decreto legislativo del 23 maggio 2011 n. 79 entra in vigore il Codice del Turismo e viene modificato il Codice del Consumo nella parte relativa ai contratti di multiproprietà ed ai contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine. In particolare l’intera disciplina dei servizi turistici passa dal Codice del Consumo al Codice del Turismo. Le ragioni di tale modifica sono da rinvenirsi nella ormai consolidata convinzione che il turista sia da considerarsi un “consumatore speciale” e, quindi, debba essere destinatario di una tutela autonoma rispetto a quella contenuta nel Codice del Consumo. Così facendo il nostro ordinamento si è adeguato a quanto dettato dalla direttiva 2008/122/CE sui contratti di multiproprietà, sui contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine e sui contratti di rivendita o scambio di proprietà. Ma vediamo più da vicino le importanti ed interessanti novità apportate dal decreto n. 79/2011. La nuova normativa regola le forme di contratto nate nel corso degli anni e prive di tutela legislativa, come il contratto di scambio di proprietà o di rivendita, e dà una definizione unitaria del contratto di multiproprietà. Inoltre, con riguardo al

contratto di multiproprietà la nuova disciplina regola anche i “contratti accessori” al contratto di multiproprietà, vale a dire quei contratti con cui il consumatore acquista servizi accessori collegati al contratto principale (solo per fare un esempio si pensi ai contratti relativi ai servizi di pulizia); Il decreto n. 79, inoltre, amplia la definizione di pacchetto turistico, includendo in esso anche le crociere, i viaggi su misura e i contratti di pacchetto turistico on line; codifica il principio della risarcibilità del danno da vacanza rovinata recependo consolidati orientamenti giurisprudenziali oltre che nazionali, anche europei. In Particolare con riguardo al risarcimento del danno la normativa individua ed esplicita chiaramente i presupposti minimi per la richiesta di risarcimento del danno da vacanza rovinata, facendo salva in ogni caso la discrezionalità inevitabile del giudice in materia. Per tutti questi contratti, poi, la normativa introduce un diritto di recesso esercitabile dal consumatore

entro 14 giorni dalla conclusione del contratto, anziché 10 giorni come in passato. Introduce modalità di esercizio del recesso alquanto semplificate mettendo a disposizione del consumatore un formulario allegato all’accordo da compilare e consegnare. Nel momento in cui il consumatore esercita il diritto di recesso riconosciutogli, ad esempio relativamente ad un contratto di multiproprietà, è bene chiarire che insieme ad esso si risolveranno, come conseguenza immediata e diretta, anche tutti i contratti accessori even-

Accesso alla pensione di vecchiaia

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tualmente stipulati. In mancanza di informazioni precontrattuali il diritto di recesso passa da 14 giorni a tre mesi. Infine, nell’ottica, ormai nota, di garantire una più incisiva tutela del turista - consumatore speciale - la su menzionata disciplina introduce l’obbligo di fornire al consumatore informazioni maggiori e più dettagliate. A tal uopo la normativa introduce formulari informativi per ciascuna tipologia contrattuale da mettere a disposizione del consumatore.

50&PIÙ ENASCO DI FLOREDANA ARNÒ

Personale viaggiante Il limite è fissato in 60 anni per gli uominie in 55 anni per le donne L’età pensionabile per il conseguimento della pensione di vecchiaia da parte dei lavoratori iscritti al soppresso Fondo di previdenza per il personale addetto ai pubblici servizi di trasporto con qualifica di “personale viaggiante”, è fissata in 60 anni per gli uomini e in 55 anni per le donne. Peraltro, ai sensi dell’art. 12, comma 12 quater, della legge n. 122/2010, questi requisiti di età debbono essere adeguati all’ incremento per la speranza di vita; tale adeguamento, tuttavia, non opera nei confronti dei lavoratori per i quali viene meno il titolo abilitante allo svolgimento della particolare attività lavorativa per il raggiungimento dei predetti limiti di età. IN PARTICOLARE: i lavoratori che perdono il titolo abilitante allo svolgimento della specifica attività lavorativa accedono alla pensione di vecchiaia in base al regime delle decorrenze di cui alla legge n. 247/2007 e cioè: • dal 1° luglio e dal 1° ottobre del medesimo anno se i requisiti risultano perfezionati rispettivamente entro il 1° o il 2° trimestre dell’anno; • dal 1° gennaio e dal 1° aprile dell’anno successivo se i requisiti risultano maturati rispettivamente entro il 3° o il 4° trimestre dell’anno. I lavoratori per i quali non viene meno il titolo abilitante allo svolgimento della specifica attività lavorativa per il raggiungimento dei limiti di età, accedono alla pensione di vecchiaia trascorsi 12 mesi dalla maturazione dei requisiti e con l’applicazione del meccanismo dell’incremento della “speranza di vita”. Con messaggio n. 6340 del 16 aprile scorso, l’Inps ha fornito gli opportuni chiarimenti in meri-

to alla perdita del titolo abilitante per il raggiungimento dei limiti di età da parte dei lavoratori di cui trattasi. L’Istituto ha precisato che il venir meno del titolo abilitante si verifica solo nell’ipotesi in cui, per una specifica attività lavorativa, è espressamente previsto, per legge, un limite massimo di età. Tale limite di età nei confronti di coloro che guidino veicoli a motore, fissato dal decreto legislativo n. 285/1992 (codice della strada) in 60 anni per la guida di autobus, autotreni, autocarri ecc. , è elevabile fino a 68 anni qualora il conducente, a seguito di visita medica specialistica, consegua un attestato di idoneità psicofisica. In sintesi il titolo abilitante viene meno solo se: • l’autista di autobus o il conducente di tram ha compiuto i 60 anni di età e non ha chiesto l’elevazione del limite di età; • l’autista di autobus o il conducente di tram, sot-

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toposto a visita al compimento dei 60 anni di età, non ha ottenuto tale elevazione. In tali situazioni l’accesso alla pensione anticipata di vecchiaia si consegue al raggiungimento del limite di età di 60 anni + la finestra di cui alla legge n°247/2007 e alla domanda di pensione dovrà essere allegata una dichiarazione di responsabilità in cui il lavoratore dichiara di non aver richiesto/non essere stato sottoposto ad accertamento sanitario per l’elevazione del limite di età, ovvero documentazione attestante l’esito negativo dei prescritti accertamenti medico-legali per l’elevazione del limite di età. L’Inps ha ulteriormente precisato che nel caso in cui la perdita del titolo abilitante avvenga successivamente al compimento del 60° anno di età, l’accesso al pensionamento avverrà con l’applicazione della “finestra” di 12 mesi e dell’incremento dell’aspettativa di vita. Il titolo abilitante, invece, non viene meno: • nell’ipotesi in cui l’autista di autobus o il conducente di tram al compimento di 60 anni ha ottenuto l’elevazione del limite di età (anche nel caso in cui la risoluzione del rapporto di lavoro intervenga prima della maturazione delle condizioni di seguito precisate); • tutti gli altri profili appartenenti alla qualifica di personale viaggiante (macchinista, capotreno, controllore, ecc.). In tali situazioni l’accesso al trattamento pensionistico si consegue a 60 anni + incremento per l’adeguamento alla speranza di vita + finestra di cui alla legge n° 122/2010.


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MEDICO CAV

Oli essenziali: che buon profumo, ma...

DI ANNA LEPORE

Attenzione alle sofisticazioni È bene controllare che non si tratti di sostanze sintetiche Che bello sentire quei profumi così piacevoli, vedere quei colori rilassanti nelle boccettine di tante forme e grandezza, ma queste sensazioni ci fanno sempre bene? Il Centro Antiveleni di Foggia ha affrontato vari casi di intossicazione da oli essenziali. Da ciò si può dedurre che potrebbero dare non solo l’effetto desiderato ma creare anche più di qualche problema. È chiaro, non ne stiamo sconsigliando l’uso, ma consigliamo semplicemente di conoscerne non solo i pregi ma anche i difetti. Per l’utilizzo tramite diffusore non ci sono né controindicazioni né effetti collaterali. Normalmente non ci sono problemi nem-

meno per un utilizzo sulla pelle o a contatto con la pelle, a patto che non si esageri con la quantità. Tuttavia, ci possono essere persone con allergia a qualche olio essenziale o ad un suo componente, cosa che potrebbe portare ad un’irritazione locale. Alcuni oli essenziali possono avere addirittura un’azione abortiva e le donne gravide per precauzione non dovrebbero usarli. L’assunzione degli oli essenziali per via orale può comportare qualche rischio, principalmente legato o a reazioni allergiche o alla tossicità degli stessi oli essenziali. Quindi, prima di assumere un olio essenziale per via orale bisogna metterne 1-2 gocce sulla pelle

per verificare che non ci siano reazioni allergiche. La tossicità degli oli essenziali dipende, come per ogni prodotto, dalla quantità assunta. Siccome sono molto concentrati, le quantità massime sono generalmente di poche gocce al dì. Se utilizzate l’aromaterapia assicuratevi di usare veramente oli essenziali puri. È più facile trovare essenze sintetiche che oli essenziali. Le essenze sintetiche

Cosa c’è da sapere Sintomi da avvelenamento e le principali osservazioni tossicologiche relative agli oli essenziali più comuni • Anice, Badiana e Finocchio (anetolo): a dosi elevate provoca torpori muscolari, diminuzione della frequenza respiratoria, analgesia con senso di euforia. • Assenzio (tujone): a dosi elevate può provocare danni a carico del sistema nervoso con la comparsa di tremore e insensibilità e potrebbe provocare aborto. • Bergamotto (bergaptene): può essere la causa di fenomeni di iperpigmentazione cutanea (melanosi). • Canfora: è un eccitante del S.N.C. Ad alte dosi può determinare convulsioni; • Cedro: a dosi elevate potrebbe risultare abortivo. • Garofano (eugenolo): a dosi elevate è caustico delle mucose. • Ginepro: controindicato in caso di infiammazioni renali o in testinali. • Guaiaco: a dosi elevate può provocare gastroenteriti e mestrua-

zioni abbondanti. • Menta (mentolo): a alte dosi è stupefacente. • Noce moscata: a alte dosi è stupefacente. • Prezzemolo (apiolo): a dosi elevate è tossico e abortivo perché molto attivo sulla musculatura uterina. • Ruta (metilnonilchetone): a dosi elevate può provocare avvelenamenti mortali e risultare abortivo; • Sabina: è vescicatorio e provoca vomito, coliche e diarrea. Può essere lesivo per i reni e abortivo. • Salvia (tujone): a dosi elevate provoca convulsioni. • Senape: a dosi elevate è caustica e può portare ad asfissia per soffocamento. • Tanaceto (tujone): a dosi elevate è convulsivante e abortivo. • Thuja (tujone): a dosi elevate può provocare spasmi clonici e convulsioni di tipo epilettico. Abortivo per il suo tropismo verso le fibre muscolari dell'utero.

La Corte Suprema lo ha sancito come diritto

Non nascere se non sano

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non hanno effetti curativi e possono risultare dannose. Purtroppo esiste una gran confusione in questo campo. Chi non è molto esperto rischia di acquistare un’essenza sintetica invece di un olio essenziale ed è abbastanza frequente trovare oli essenziali diluiti con essenze sintetiche. Perciò alla fine, a proteggerci dalle sofisticazioni resta solo il nostro naso e la fiducia nel fornitore. Esiste un gruppo di oli essenziali che, se somministrati ad alte dosi, da 10 a 20 ml, possono causare l’insorgenza di un avvelenamento acuto anche letale, con sintomi che interessano generalmente il sistema neuromuscolare (spasmi, convulsioni, ecc.) e alcuni dei più importanti organi interni (fegato, reni, polmoni ecc.). Diversi costituenti degli oli essenziali possiedono delle proprietà che impongono sempre un loro uso controllato nelle dosi: i fenoli sono più o meno caustici e possono alterare la funzionalità renale e provocare lesioni alle mucose del tubo digerente; alcuni chetoni si caratterizzano per uno spiccato neurotropismo e per una loro tendenza ad accumularsi nell’organismo, perché difficilmente eliminabili; i terpeni sono irritanti per la pelle e le mucose; alcuni esteri (anetolo) sono stupefacenti a dosi molto elevate.

AVVOCATO DI PALMA RUBANO Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com Tel. 0881.563326

È dovere del medico informare i futuri genitori delle malformazioni del feto L’ordinamento giuridico tutela il diritto a nascere, seppur malati. Non tutela a contrario il diritto a non nascere: del resto il diritto a non nascere non esiste visto che la capacità giuridica si acquista solamente al momento della nascita e i diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita, ma appunto esistenti dopo la nascita, sicché il cosiddetto diritto di “non nascere” non avrebbe alcun titolare appunto fino al momento della nascita, in costanza della quale proprio esso risulterebbe peraltro non esistere più. Ne deriva che un’eventuale richiesta di risarcimento del danno potrà essere avanzata dal nascituro (tramite la rappresentanza legale dei propri genitori) esclusivamente se le malformazioni sono state determinate dalla condotta colposa/dolosa (attiva od omissiva) del medico; viceversa, qualora non risulti provato tale nesso eziologico tra condotta del medico e verificazione delle patologie del nascituro, il minore non potrà dolersi del fatto di essere nato.

La questione è stata posta all’attenzione della Suprema Corte che ha ribadito il principio in base al quale non esiste nel nostro ordinamento un diritto a “non nascere” o un diritto a “non nascere se non sano”, in quanto l’esistenza di malformazioni o malattie del feto non comporta, sic et simpliciter, la possibilità per la gestante di interrompere la gravidanza. In altri termini non è ammissibile, alla luce dell’art. 6 lett. b) della legge n. 194 del 1978, un “aborto praticato perché il feto presenta delle malformazioni: infatti, la norma innanzi detta consente l’interruzione volontaria della gravidanza (dopo i

primi novanta giorni) solo se le malformazioni del nascituro determinino un grave pericolo per la salute psichica e fisica della donna. Della sussistenza di malformazioni del feto, di cui non sia stata tempestivamente informata, potrà, piuttosto, dolersene la madre, nella misura in cui sia stato leso il suo diritto di autodeterminarsi circa la scelta di interrompere la gravidanza, sempre che sussistano i presupposti dagli artt. 6 e 7 L. n. 194 del 1978, e sempre che tale lesione si sia in concreto verificata. Di per sé la richiesta di accertamenti diagnostici non costituisce prova dell’intenzione di abortire nel caso in cui emergano delle anomalie al feto, ben potendo essere diverse le ragioni “che possono spin-

gere la donna ad esigere gli accertamenti ed il medico a prescriverli. Ciò che deve, invece, ritenersi fondamentale è il rispetto del principio secondo cui chi è in attesa di un figlio ha diritto di essere informato dal medico circa le condizioni del feto. Sussiste, infatti, il diritto della futura madre ad essere informata circa le condizioni di salute del nascituro e della esistenza di malformazioni del feto, a prescindere dalla sua volontà o meno di abortire. Quindi il medico che viola il diritto dei genitori ad essere informati sarà inadempiente atteso che questi con il suo comportamento non offre la possibilità alla coppia di prepararsi psicologicamente, ove ne ricorrano i presupposti, all’arrivo di un figlio menomato, oltre che eventualmente darle al possibilità di scegliere se interrompere o meno la gravidanza. Tale inadempimento legittima la richiesta di risarcimento dei danni derivanti dalla nascita che in sè ricomprende il danno biologico ed il danno economico derivante dall’evento.

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in poche parole

Unghie al gel

“Le donne che usano con frequenza la ricostruzione con il gel dovrebbero valutare il rischio di cancro della pelle” è quanto sostiene Chris Adigun, autore di un recente studio dedicato all’impatto della ricostruzione delle unghie riproposto sul sito del Corriere della Sera. Il processo di ricostruzione delle unghie consiste nella limatura e lucidatura dell’unghia, che viene poi irruvidita con uno smerigliatore per spalmare il primo strato di gel, al quale ne segue uno colorato e uno ulteriore con funzione di fissatore. Tra uno strato e l’altro di gel le mani vengono inserite sotto una sorta di fornetto (che poi è una lampada UVA) per cuocere il gel, ma il procedimento è più rischioso di quanto si creda, almeno a quanto sostiene il recente studio della School of Medicine di New York, in cui l’autore non va per il sottile citando le controindicazioni e nomina addirittura il tumore alla pelle come possibile effetto collaterale. Sono i fornetti utilizzati per asciugare e cristallizzare il gel a essere messi dai medici sul banco degli imputati, rei di emettere raggi forti quanto quelli delle lampade solari, con l’aggravante di non essere nemmeno regolabili. Chris Adigun sostiene che questa abitudine allo smalto permanente non è sana e i prodotti chimici non ben identificati a base di acetone indeboliscono eccessivamente le unghie. Inoltre i fornetti fissatori sarebbero ad alto rischio per i tumori dermatologici, anche se ovviamente non si può ancora stabilire in che misura. L’uso di una crema protettiva ad ampio spettro potrebbe essere un utile strumento preventivo, ma in tutti i casi secondo Adigun sarebbe bene che il gentil sesso usasse in modo un po’ più parsimonioso la tecnica della manicure con gel. Non tutti i ricercatori però sono così intransigenti. Secondo l’opinione di Nicola Mozzillo, direttore Dipartimento Melanoma dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli, il fascio di raggi UVA utilizzato nella cristallizzazione del gel per le unghie è simile a quello impiegato anche nello sbiancamento dei denti e non è il caso di alimentare troppi allarmismi. “La notizia dovrebbe riguardare esclusivamente una piccola fetta di utenti - tranquillizza l’oncologo - considerato che nella normalità l’esposizione ai raggi ultravioletti non è così significativa da giustificare di per sé l’insorgere di una patologia tumorale”. E ancora una volta il buon senso si conferma un’ottima guida verso comportamenti salutari e corretti. Irma Mecca


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in poche parole

Dieta Dukan Una delle diete più in voga in questo momento è la famosa “dieta Dukan”, l’ennesima variante di dieta iperproteica proposta dal dottor Pierre Dukan. Questa dieta consta di varie fasi in cui è previsto il consumo quasi esclusivo di alimenti proteici di origine animale, con il divieto di assumere verdure, frutta, cereali e legumi. Questo tipo di alimentazione permette una rapida diminuzione del peso corporeo, con grande gratificazione da parte della persona che vede un risultato in breve tempo. Ma l’opinione dei nutrizionisti riportata sul sito benessereesalutedilei.it mette in guardia da possibili e seri rischi per la salute. Problemi ai reni, problemi digestivi, problemi cardiaci. La lista delle controindicazioni della dieta Dukan non si ferma qui, eppure nemmeno di fronte all’elenco dei pericoli per la salute associati al regime alimentare proposto dal dottor Pierre Dukan il dibattito fra i detrattori e i sostenitori riesce a trovare pace. Ma quali sono, di preciso, le controindicazioni che renderebbero la dieta Dukan pericolosa per la salute? L’apporto di 2,5 grammi di proteine per chilo al giorno viene considerato dalla maggior parte degli esperti come potenzialmente dannoso. Gli esperti, infatti, sostengono che il regime alimentare proposto da Dukan può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, in particolare ipertensione, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica. A queste si aggiunge l’aumento dell’incidenza di malattie al fegato, apnee notturne, osteoporosi, stanchezza e sbalzi d’umore, stitichezza e complicazioni renali. Scendendo nel dettaglio del problema, è il consumo eccessivo di proteine a causare la maggior parte dei problemi. “L’eccesso di proteine - spiega il prof. Alberto Battezzati, associato di fisiologia presso l’Università degli Studi di Milano, direttore del Centro Icans per lo studio della composizione corporea - mette a rischio la funzionalità renale ed epatica, soprattutto se il regime alimentare è seguito per lungo tempo, come accade per coloro che cercano un dimagrimento molto rapido oppure un aumento della massa muscolare. Si tratta comunque di effetti non duraturi. Per non ritornare alla situazione di partenza, o addirittura peggiore, non si può fare a meno di instaurare un corretto stile di vita composto da una dieta equilibrata e da una corretta attività fisica”. L’unico modo efficace per perdere peso, combattere l’obesità e mantenere il dimagrimento nel tempo, consigliano gli esperti, è di abituarsi a un regime alimentare equilibrato che preveda assunzioni di sane abitudini alimentari sostenibili per tutta la vita. Irma Mecca

PSICOLOGA

Le strategie di comunicazione efficace

DI INES PANESSA

Problemi di coppia

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L’arte del dialogo per migliorare se stessi e il mondo che ci circonda I nostri comportamenti comunicano dei messaggi a chi ci sta intorno, anche se noi non ce ne accorgiamo o non lo desideriamo. Qualsiasi comportamento è comunicazione. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e, in tal modo, comunicano anche loro. Lo studio della comunicazione non si limita agli aspetti verbali (alle parole), ma si allarga a comprendere gli oggetti di cui l’emittente è circondato (abbigliamento, arredamento della stanza, ecc.), l’ambiente, il modo di gesticolare, di guardare, di alzare o abbassare la voce e così via. Di fatto, la comunicazione non è mai ad una solo via, ogni comportamento produce un comportamento sugli interlocutori, per cui occorre trattare la comunicazione come un processo circolare che parte da un soggetto, giunge ad un altro e torna nuovamente al soggetto di partenza (feedback). Mai come in questo periodo storico, sembra impellente la necessità di discutere circa i numerosi problemi che una comunicazione errata può provocare in ambito familiare, lavorativo o di coppia.

Un primo passo per produrre una comunicazione fruttuosa e positiva è sapere cosa è bene evitare e cosa è bene imparare e comprendere. Il dialogo può essere fallimentare e gli elementi che lo rendono tale sono: • il puntualizzare, quando cioè un partner tende a puntualizzare condizioni, sensazioni, emozioni del rapporto di coppia indicando all’altro come dovrebbe essere la relazione; è probabile che in lui/lei nasca la voglia di trasgredire alle regole della relazione; • il recriminare, ovvero il protestare in maniera energica puntualizzando le colpe del partner; ciò tende a creare, nella persona che si sente accusata, una reazione emotiva di ribellione; • il rinfacciare, inteso come il vitti-

mismo da parte di uno dei partner; favorisce l’esasperazione dei conflitti senza modifiche nel comportamento dell’altro che anzi si indispone; • il predicare, ovvero criticare e giudicare il partner indicando ciò che è giusto e cosa non lo è a livello morale; la reazione dell’altro è quella di suscitare la voglia di trasgredire le regole morali impostegli; • il “biasimare”, ovvero il condannare affermando che l’altro avrebbe potuto fare di meglio. Tu t t e modalità che stabiliscono una comunicazione fallimentare, ridondante e che spesso, nonostante le buone intenzioni, provocano effetti indesiderati peggiori di quelli presenti prima dell’inizio della conversazione. Di contro, esistono quattro “ingredienti magici” che possono aiutare chiunque a instaurare una relazione proficua: Domandare piuttosto che affermare: domande strategicamente co-

LOGOPEDISTA

È un disturbo acquisito del linguaggio

Afasia e lesioni cerebrali

DI MARIA FRANCESCA DI MICHELE Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com Tel. 0881.563326

La riabilitazione parte dalla comprensione e prosegue con lettura e scrittura Per afasia si intende un disturbo “acquisito” del linguaggio conseguente a una lesione che interessa le aree specifiche del cervello che sono primariamente implicate nell’elaborazione delle varie capacità linguistiche. Le cause dell’afasia sono molteplici: disturbi vascolari (emorragie cerebrali, trombosi, ischemie , embolie); tumori cerebrali; traumi cranici; malattie infiammatorie e degenerative ecc. Tali eventi morbosi provocano più o meno estese in diverse zone, che a seconda della localizzazione, possono produrre oltre all’afasia, altre espressioni patologiche (per es. emiparesi). In base alle aree cerebrali colpite esistono diversi tipi di afasia, che possono essere però raggruppate principalmente in due categorie, in base alla fluenza dell’eloquio (cioè quantità di parole dette, lunghezza e complessità della frase, deficit dell’intonazione e/o dell’articolazione): Afasie non fluenti: afasia globale, afasia di Broca,

afasia transcorticale motoria; Afasie fluenti: afasia di Wernicke; afasia transcorticale sensoriale, afasia di conduzione, afasia anomica. Per esempio ciò che permette di distinguere un afasico di Broca da un afasico di Wernicke è la grande “fatica” che caratterizza il linguaggio del primo e l’estrema “fluidità” che caratterizza quello del secondo. Per una corretta diagnosi e riabilitazione è necessaria un’attenta valutazione, con test specifici, non solo dell’eloquio, ma anche di tutte le altre capacità linguistiche che possono essere o meno compromesse come: la ripetizione, la comprensione del linguaggio, la scrittura e la lettura. L’obiettivo che si propone la terapia logopedica dell’afasia consiste nel riportare quanto più è possibile il

struite che propongono al loro interno le alternative di risposta verso cui vogliamo guidare il nostro partner, così si arriverebbe ad una congiunzione di vedute; Chiedere verifica piuttosto che sentenziare: parafrasare due o più risposte ricevute è un modo per rafforzare ciò che si sta costruendo, rendendo più rapido il processo verso il cambiamento costruttivo della situazione problematica; Evocare piuttosto che spiegare: saper toccare le corde emotive del nostro interlocutore ancor prima che influenzare le sue capacità cognitive, poiché la capacità di evocare sensazioni ed emozioni intense è uno strumento persuasivo molto più potente di qualunque forma logica e razionale dell’argomentare; Agire piuttosto che pensare: per ottenere un cambiamento reale è indispensabile non solo capire ma essere in grado di agire diversamente. E’ utile riflettere su come nella nostra quotidianità siamo abituati a interagire con gli altri, su ciò che involontariamente sbagliamo e su cosa dovremmo migliorare. L’arte del dialogo non è solo una tecnica per comunicare efficacemente, ma è anche e soprattutto, una maniera per migliorare se stessi e il mondo che ci circonda.

paziente a comunicare intenzionalmente con gli altri. Il cervello di questi pazienti deve affrontare un nuovo e particolare processo di apprendimento. Inoltre la riabilitazione logopedica deve tener conto: del quadro clinico globale; del tipo e grado di compromissione dei versanti del linguaggio; dell’attività lavorativa precedente la malattia e del livello culturale; dell’ambiente familiare, che variano da paziente a paziente. Ovviamente nel caso in cui il tipo di afasia presenti un deficit della comprensione, sarà necessario cominciare la riabilitazione proprio da questo versante attraverso: -classificazioni di oggetti, foto, disegni, parole scritte; -seriazioni (es. dal più grande al più piccolo); -“scegliere il..” (es. più pesante, più feroce ecc);

-togliere il diverso da un gruppo (es. capra, leone, cane, casa: casa è la parola sbagliata perché non fa parte della categoria animali); - comprensione di comandi semplici e doppi; -associazioni di oggetti secondo uso e relazioni varie (es. uso forbici, cappello ecc.). Successivamente verranno riabilitate lettura e scrittura. Nel caso in cui l’afasia interessi principalmente il versante articolatorio del linguaggio, il compito del logopedista sarà quello di impostare una corretta coordinazione pneumo-fonica e successivamente migliorare la muscolatura coinvolta nella fonazione e nell’articolazione, attraverso esercizi bucco-linguo-facciali, per l’impostazione dei vari fonemi. Come nella maggior parte delle patologie neurologiche, è fondamentale che sia presente un lavoro d’equipe tra le varie figure sanitarie coinvolte e la collaborazione della famiglia. In questo articolo si è voluto dare una visione globale dell’afasia e della sua riabilitazione, ma la complessità dell’argomento richiederebbe ben più spazio e approfondimento, per maggiori informazioni è comunque preferibile rivolgersi allo specialista e al logopedista di fiducia.


in libreria

Appuntamento il 31 maggio, alla libreria Mondadori di via Oberdan

Cinzia Tani presenta “Mia per sempre” Una riflessione condivisa sul “femminicidio”, fenomeno in crescita Nel corso degli anni, ha sapusurarsi con quella “violenza di geto penetrare, con sensibilità e tatnere” che le conquiste sociali non to, fin dentro le pieghe dei più efsono riuscite a superare. Un lavoro ferati crimini commessi negli ultimi d’inchiesta che questa volta abdecenni e passarli sotto la lente braccia anche i crimini del vecchio d’ingrandimento di contingenze continente: separazione, gelosia sociali o “nevrosi” figlie dei tempi. patologica (e spesso ingiustificata), Cinzia Tani – giornalista, scrittrice mancato controllo dell’aggressivieconduttrice televisiva– è una che tà sono i “ceppi” principali nei quadi “nera” se ne intende. Nella sua li Cinzia Tani raggruppa i casi pasventennale carriera, infatti, ha persati in rassegna. Omicidi molto corso più voltei sentieri della crospesso istintivi, raptus improvvisi Cinzia Tani, scrittrice naca, raggruppando i “cold case” che trasformano anche oggetti di passati in rassegna in macro-aree d’interesse (i uso comune - un coltello da cucina o un martello delitti delle donne, delle coppie e dei giovani) piuttosto che un cavetto del pc o un accendino per restituirli, ogni volta, secondo un punto di vi- nell’arma di un delitto (im)perfetto. Purtroppo, sta diverso, ma sempre - giornalisticamente par- però, l’omicidio all’interno della coppia non è un lando - aderente ai fatti. fenomeno nuovo; al contrario si assiste ad una Come nel caso della sua ultima fatica lette- pericolosa escalation per numero di casi e per feraria, “Mia per sempre” edita da Mondadori per rocia: solo nel 2012, infatti, l’Italia ha contato 124 la collana “Ingrandimenti”. Un testo che affron- donne uccise dalla mano variamente armata di ex ta una delle più drammatiche “emergenze” del mariti, amanti e fidanzati.“Chiamare questi denostro tempo: il femminicidio, ovvero, gli “omicidi litti passionali o della gelosia, frutto di un eccesfigli del possesso”. Dopo un nutrito calendario di so di rabbia o di un momento di black-out - soappuntamenti in tutto lo Stivale, la “signora del- stiene l’autrice - significa solo cercare alibi per la cronaca”, Cinzia Tani presenterà il suo libro gli assassini. Invece, di solito l’uccisione della anche a Foggia, dove è attesa il prossimo 31 mag- donna avviene dopo un lungo periodo di minacgio, alle 18, nella sala conferenze della Libreria ce, intimidazioni, violenze psicologiche e fisiche, Mondadori di via Oberdan (la “Dante”).In 186 e la furia omicida si scatena quando, verificata la pagine, la scrittrice romana prova a scavare fino loro inutilità, l’uomo avverte il pericolo di essere alle radici del problema, nel tentativo di sfatare - abbandonato”. Per questo, un’ampia parte del con l’aiuto di criminologi, psicologi e magistrati volume è dedicata alla prevenzione, riflessione e - i tanti luoghi comuni con i quali si tende a ma- sensibilizzazione sul tema, rivolgendosi sopratscherare il fatto che le donne devono ancora mi- tutto ai più giovani. m.g.f.

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Itinerari archeologici: alla scoperta dei gioielli del Gargano

La Grotta degli Dei di Manaccora Dopo un tuffo nel mare cristallino, un altro nella preistoria. Così viveva l’uomo 4 mila anni fa Chi dice che il Gargano è mare, natura, non si inganna. Eppure, al di là dei paesaggi mozzafiato e dei caratteristici paesini caratteristici arroccati sulla roccia c’è di più. Esistono tracce di una storia antica di migliaia e migliaia di anni, per molto tempo trascurata, ancora oggi poco conosciuta, ma dall’immenso valore archeologico e culturale. Un esempio è la Grot-

ta degli Dei di Manaccora, o il Grottone, come si è solito chiamarla, situata nell’omonima baia di Peschici, vicino a baia Zaiana. La Grotta, che al visitatore appare come una bocca gigantesca nella roccia prospiciente il mare, è lunga un centinaio di metri. La sua storia ha avuto inizio nel XVIII sec. a.C., durante le prime fasi della media età del Bronzo, quando l’uomo preistorico avvertì la necessità di realizzare luoghi idonei al culto, come ipogei all’interno di cavità naturali. Dopo un periodo di disuso alcune cavità del Grottone furono utilizzate come luoghi di sepoltura: i corredi funebri, riccamente adorni, comprendevano gioielli in bronzo, ambra e pasta vitrea, vasellame in ceramica, spilloni, pugnali e spade in bronzo che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di un ricco ceto sociale di artigiani appartenenti, addirittura, ai grandi produttori di metalli di cultura micenea e centroeuropea approdati sulle coste garA pochi chilometri da Manaccora, 7 Km a ganiche nei secoli precedenti. nord di Vieste (litoranea verso Peschici), sorge All’interno della grotta sono stati trouna piccola oasi chiamata La Salata, preservati anche svariati dolii (vasi funerari) utivata dai volontari del WWF. Si tratta di un com- lizzati in riti e cerimonie funebri o come plesso sepolcrale, databile intorno al III – IV tombe per bambini appena nati. In tarda sec. d.C., considerato tra i più interessanti del- età del Bronzo (XI-X sec. a. C.) la grotta l’intero bacino mediterraneo. Una piacevole assunse carattere prevalentemente resipasseggiata indietro nel tempo in un luogo pro- denziale con la realizzazione di svariate babilmente già frequentato dall’uomo primi- capanne, nelle quali sono state trovate tetivo e poi usato come necropoli dai primi cri- stimonianze di metallurgia, di filatura e stiani della zona. Il tutto immerso in un vero e tessitura (matrici di fusione, fusaiole, pesi proprio orto botanico caratterizzato da mera- da telaio, rocchetti e utensili in osso per vigliosi fiori di cappero, piante aromatiche e cardare la lana), nonché oggetti riconda un laghetto generato dalla confluenza tra ducesti ad attività di lavorazione del latun torrente o sorgente proveniente dalla Fore- te (bollitoi forati per ottenere il caglio). sta Umbra e dall’acqua del mare (da qui il no- Nella zona sovrastante il Grottone, sul piame “La Salata”). noro di Punta Manaccora, sono stati rinIl sito è a ridosso del mare. A circa 500m venuti, inoltre, circa una sessantina di fondalla Salata in direzione Vieste è possibile vi- di di capanne, resti abitati riferibili a vasitare il santuario di S.Maria Nerino dove sorrie fasi dell’età del Bronzo. ge l’antica villa romana Nerinum. La storia attuale del Grottone degli Lungo la litoranea che conduce da Rodi Dei ha conosciuto momenti alterni caratGarganico a Peterizzati, spesso, schici, invece, si da degrado e abinnalza quasi a bandono. Dal picco sul mare 2010 la gestione una collina tufadel sito è stata afcea anticamente fidata all’associanota come zione di Promo“Monte Porcio” zione sociale (o Orcio, cioè seMIRA le cui socie, polcrale), oggi operanti nell’area Monte Pucci, seumanistica, storide di una necroco-archeologica e poli paleocristianaturalistica, sono na. La necropoli, risultati vincitori compresa nel di una delle initerritorio del comune di Vico del Gargano, si ziative del programma regionale “Bollenti compone di circa un migliaio di loculi organizspiriti”. Giuliana Cisternino, Luciana zati attorno ad almeno 26 ipogei, articolati in Stella Mariella Granatieri e Daniela Danuna serie di intrigate gallerie che sfociano in za e Sara Rotundi: donne intraprendenambienti più vasti, destinati al culto dei morti. ti, giovanissime e ricche dell’entusiasmo Fonti: www.italiaitinerari.it e www.spe- necessario per trasformare una passione leoclubsperone.it) in lavoro. “Dopo aver tenuto negli anni scorsi lezioni in aula a 2.500 studenti del-

LA SALATA E MONTE PUCCI

Il fascino del passato

le scuole primarie e secondarie – racconta Sara Rotundi, presidente MIRA - li abbiamo guidati all’interno del Grottone dove i piccoli archeologi in erba hanno potuto mettere in pratica quanto appreso in A sinistra: Sara Rotundi, classe, direttapresidente Associazione Mira. mente sul campo, Nelle altre foto: in laboratori dialcuni particolari dattici di pittura del Grottone di Manaccora rupestre, scavo archeologico, ceramica e tessitura preistorica tanti”. Il successo dell’esperimento ha spinto il comune di Peschici a rinnovare la convenzione con Mira. Da giugno il Grottone riaprirà a scolaresche e turisti che potranno visitarne l’interno dove è possibile seguire un percorso interno do-

tato di pannelli illustrativi e vedere le riproduzioni di una capanna, di uno scheletro umano, dei rituali della sepoltura, in pratica come viveva l’uomo 4.000 anni fa. a.r.

Orari e aperture GIUGNO-LUGLIO-SETTEMBRE sabato e domenica: ore 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì: su prenotazione AGOSTO mercoledì, venerdì e domenica: ore 16.00-19.00 lunedì, martedì, giovedì e sabato: su prenotazione LABORATORI DIDATTICI Ragazzi dai 7 ai 13 anni possono partecipare, su prenotazione nei giorni di apertura, a laboratori didattici di archeologia sperimentale.


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