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focus Fertility Day Ingerenza di Stato

salute Dieta Mediterranea A ottobre il Meeting 2016

moda Autunno da indossare Shopping di stagione


editoriale

sommario

di Maria Grazia Frisaldi La democrazia del web. L’insensatezza del web. La crudeltà del web. Un mostro che mastica e sputa nomi e storie, a volte vite intere. Come quella di Tiziana Cantone, 31enne di Casalnuovo di Napoli, che in un pomeriggio qualunque ha deciso di porre fine alla propria vita stringendosi un foulard alla gola perché vittima di un linciaggio virtuale, causato dalla diffusione in rete alcuni suoi filmini a luci rosse. Prima di questo gesto estremo, una lunga ‘gogna mediatica’: quello che si è scatenato dopo il primo ‘click’ in rete, dopo la diffusione e le prime condivisioni dei filmini amatoriali, è stata una ‘macelleria mediatica’ alla quale hanno contribuito anche alcuni siti d’informazione, che hanno linkato e rilanciato a loro volta il video dello scandalo. E generato l’ennesima ridda di insulti, ingiurie e giudizi di merito. Parole scagliate come pietre da perfetti sconosciuti con invadenza, ferocia e violenza, tutte caratteristiche sono proprie della nostra società, dentro e fuori gli schermi. Evidentemente Tiziana non ha retto a tutto ciò; eppure, è indubbio, lei ha lottato per ‘ripulire’ la sua immagine, ricorrendo al diritto all’oblio, trasferendosi in Toscana per rifarsi una vita, con un altro nome e un altro cognome. Ma ormai era impossibile fermare quella macchina trita-vite: dopo le condivisioni del video, sono spuntate dal nulla vignette, parodie, fotomontaggi, T-Shirt e gadget vari; c’è chi ha creato addirittura una hit, mixando la sua voce e le sue parole: “Stai facendo un video? Bravo”. Quando le ha pronunciate, non immaginava cosa sarebbe scaturito. Il caso di Tiziana Cantone, dunque, al di là del suo ‘peccato originale’, mostra da una parte la debolezza degli strumenti a tutela della persona (nulla può fermare la valanga delle condivisioni virali), dall’altra la disumana leggerezza con la quale si mette in piazza la propria vita e quella altrui. Si condivide a prescindere, con leggerezza e senza criterio, calpestando la vita degli altri. Incuranti di nomi, volti, persone, assecondando curiosità pruriginose e dando libero sfogo a frustrazioni e violenza repressa attraverso giudizi netti, invadenti, trancianti. C’è chi la chiama democrazia del web. Ma a volte è solo insensatezza e crudeltà.

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Personaggio La “medicina” della clown-terapia Il ‘naso rosso’ di Jole Figurella

Speciale Dieta Mediterranea A ottobre il Meeting Edizione 2016

Focus Fertility Day, Ingerenza di Stato Le ‘cartoline’ della discordia L’infertilità come un lutto: aspetti emotivi Un laboratorio tra scienza e sentimento Intervista a Silvia Valletta Se la comunicazione fa ‘cilecca’

Polis Foggia Smart City Come può cambiare la città

Al femminile

12 Donne nel segno della vittoria A Roma la Global Win Conference • Sui Monti Dauni una ‘fortezza’ per le donne

Moda

13 Autunno da indossare

Ambienti

14 Giardini, oasi verdi a tutto relax •

Sguardi d’arte a Roma

Infanzia

15 Foggia ‘Capitale’ dei diritti dei bambini? “Il piccolo non è un bambolotto”, il libro

17 Rubriche Cucina

22 Settembre, nostalgia d’estate La crostata ‘scacciapensieri’

Attualità

23 Un radiotracciante “sfida” i tumori

settembre - duemilasedici

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Mariangela Mariani Dalila Campanile Leonarda Girardi Francesca Di Gioia Valentina Pietrocola Rubriche dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Debora Penna dott.ssa Vittoria Salice dott.ssa Tiziana Celeste dott.ssa Valentina La Riccia dott.ssa Graziana Muti dott.ssa Selenia Accettulli

avv. arch.

Valentina Dinisi Simonetta Campanella

Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (Vill. Artig.) Tel. 0881.72.81.15 - Fax 0881.72.81.13 E-mail marketing@6donna.com redazione@6donna.com Sito internet www.6donna.com Social facebook: 6Donna twitter: @6DonnaMagazine Impaginazione e stampa Publicentro Graphic

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


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personaggio

La “medicina” del sorriso nei luoghi del sisma centro Italia

di Maria Grazia Frisaldi

Il ‘naso rosso’ di Jole Figurella inquant’anni compiuti da poco, di cui la metà spesi in ambito sanitario. Ogni giorno, la foggiana Jole Figurella indossa il camice e lavora nel settore dell’emergenza/urgenza nell’elisoccorso e nell’endoscopia digestiva; ogni giorno, la stessa Jole Figurella ‘calza’ un naso rosso e si trasforma in Gloria clown-dottore, applicando i principi della clown-terapia per far fiorire sorrisi lì dove c’è dolore e sofferenza. Due ambienti apparentemente diversi, eppure così simili: “Nell’emergenza bisogna essere rapidi: diagnosi veloci, procedure immediate. Così è anche nella clown-terapia: bisogna inquadrare subito il paziente e scegliere per lui l’approccio migliore”. Conquistata dalla terapia del sorriso (che condivide con il marito e il figlio di 19 anni), Figurella è la referente regionale dell’associazione ‘Il Cuore onlus’, attraverso la quale contribuisce a formare nuovi ‘nasi rossi’ in città, tra infermieri, medici, psicologi ed educatori. Qual è la percezione della clown-terapia tra i giovani medici e volontari? Inizialmente eravamo in dieci,

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La clown-terapia come una missione di gioia ora siamo settanta ‘clowns dottori’ nell’associazione ‘Il Cuore onlus’ a Foggia. Non è una moda o una tendenza, ma è il percepire una richiesta di aiuto; oggi la gente ha bisogno di positività, di

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speranza e chi meglio di un ‘clown’ può portare una missione di gioia? E’ nata così l’idea del clown dottore in ospedale (e ovunque ci sia sofferenza): una figura buffa che arriva con il suo camice colorato e il suo ‘naso rosso’, la maschera più piccola del mondo, che permette al volontario di esprimersi con libertà, mantenendo una certa distanza dal dolore che vede intorno a sé. Cosa significa essere ‘clown dottore’? Significa avere la capacità di amarsi, di amare la gente, di emozionarsi per una carezza donata. Ancora, significa scoprire la curiosità del bambino che è dentro di noi, quel bambino che non giudica, che ‘non teme di abbassarsi’, che oltre a far ridere sa anche restare in silenzio ad ascoltare.

La vostra missione è combattere con il sorriso dolore e sofferenza. Una ‘sfida’ importante è stata quella, recentissima, nei luoghi colpiti dal sisma del 24 agosto... E’ molto importante non farsi fuorviare dall’immagine che molti hanno del clown dottore, che non è il pagliaccio del circo, ma una figura professionale che non deve far ridere a tutti i costi. Una figura che deve esserci con il cuore, con l’ascolto attivo e l’energia positiva forte e comunicativa per rafforzare fiducia e speranza dopo un evento doloroso. La situazione creata dal sisma del centro Italia è stata una vera ‘sfida’: in questi contesti ci si trova ad operare al confine tra la vita e la morte, consapevoli che c’è un tempo per il dolore, un tempo per l’elaborazione di esso (in cui non c’è niente da ridere) ed un tempo per tornare alle emozioni positive.

Clown-terapia è emozionarsi per una carezza donata

Qual è stato il vostro contributo? Appresa la notizia del sisma ci siamo organizzati per una raccolta di giocattoli, libri di fiabe, caramelle, tutto ciò che poteva distrarre i bambini in una situazione di estremo disagio. Tutto materiale consegnato, con la collaborazione dell’associazione ‘Era’ di Foggia, alla tendopoli di Amatrice e al Palacordoni di Rieti. La maggiore presa di coscienza del nostro ruolo l’abbiamo testata al Policlinico Gemelli, dove erano ricoverate due sorelline, uniche superstiti di una intera famiglia colpita dal terremoto; ogni intervento terapeutico di clownterapia sembrava difficile, eppure con molta discrezione siamo riusciti a far sorridere le due piccole: un’esperienza che ci ha insegnato quanto sia necessaria, per essere utili in situazioni estreme, una grande preparazione ed un saldo equilibrio personale per esporsi a contattare persone in situazioni tragiche, in un’attività così complessa e apparentemente contraddittoria.


A Foggia il Meeting sulla Dieta Mediterranea Edizione 2016 Lo stile di vita patrimonio dell’umanità nella convention dal 14 al 16 ottobre ottobre Foggia ospiterà il “Meeting sulla Dieta Mediterranea Edizione 2016”. Lo stile di vita riconosciuto dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità sarà al centro di una convention in tre giornate, dal 14 al 16 ottobre. L’organizzazione dell’importante evento è curata dall’A.M.M.I. (Associazione Mogli Medici Italiani) Sezione di Foggia, guidata da Maria Teresa Vassalli, e dal Club per l’Unesco di Foggia, presieduto da Floredana Arnò. Arriveranno in città la Presidente nazionale A.M.M.I. Elvira Oliviero Lippi e la Presidente nazionale della Federazione Italiana Centri e Club per l’Unesco Maria Paola Azzario Chiesa. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura è da sempre molto sensibile al tema della sana alimentazione. “Il nostro Club segue da molti anni, anche nelle scuole, il progetto Madre Terra - racconta Floredana Arnò - anche l’assemblea nazionale di tutti i Club e Centri Unesco di due anni fa a Foggia ha dedicato un paio di giornate proprio alla nostra enogastronomia. Questo meeting più che una domanda, perdonate la presunzione, propone una candidatura seria: Foggia e la Capitanata e tutta la sua gastronomia come centro di eccellenza per lo studio della dieta mediterranea. Innegabilmente, questa terra, soddisfa i requisiti di gusto e salute. Tra l’altro avremo occasione di mostrare ai partecipanti la Sala Fedora con il pianoforte che il Floredana Arnò Club, grazie a una raccolta fondi di qualche anno fa, è riuscito a restaurare, riportandolo alla sua originaria bellezza, e poi visiteremo un altro prezioso scrigno della città: il

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Museo con le sue nuove sale multimediali”. L’avvio dei lavori è previsto a Palazzo Dogana e sarà seguito da un suggestivo tour nel Museo Civico cittadino e da una particolare ‘apericena’. “Abbiamo scelto location che consideriamo esclusive per mostrare agli ospiti che arriveranno da tutta Italia i gioielli della nostra città”, spiega Maria Teresa Vassalli nell’illustrare il programma. Sarà il cuoco contadino di Orsara Peppe Zullo, ormai una star e testimonial della cucina genuina, a preparare il menu che fa bene al cuore e alla salute in nome del suo binomio cibo-felicità. La giornata si concluderà al Teatro Giordano con lo spettacolo Note a tavola. Nel cast della serata Nathalie Caldonazzo e Graziano Galatone, Febo in Notre Dame de Paris. “Nell’isola pedonale e in piazza Cesare Battisti, per due giorni, saranno allestiti gli stand con i prodotti della terra a chilometro zero - continua Maria Teresa Vassalli - avvicineremo la gente agli elementi cardine della dieta mediterranea. Le evidenze scientifiche dimostrano che una dieta ricca di frutta, verdura e legumi previene l’insorgenza di

biamo scelto di lavorare al primo Meeting sulla Dieta Mediterranea”. Le sessioni scientifiche si concentreranno nella seconda giornata, il 15 ottobre, all’interno delle Cliniche Riunite “Villa Serena San Francesco”: sono previsti gli interventi, tra gli altri, di Alessandro Notaro e Maria Teresa Vassalli Maria La Gloria dell’Associazione Dieta Mediterranea di Pioppi, di Gabriele Riccardi Presidente del Corso di laurea magistrale in Nutrizione dell’Università Federico II di Napoli e dei docenti dell’Università di Foggia. Il comitato scientifico del convegno è composto da dirigenti ed esperti del Servizio Igiene Alimentare e Nutrizionale dell’Asl di Foggia: Michele Panunzio, direttore Sian Sud, il dirigente medico Antonietta Antoniciello e la psicologa Enza Paola Cela. Proprio il Sian ha elaborato il

Una dieta ricca di frutta, verdura e legumi previene l’insorgenza di malattie cardiovascolari, ipertensione e tumori. malattie cardiovascolari, ipertensione e tumori. La promozione di una corretta educazione e prevenzione sanitaria è una delle mission dell’A.M.M.I., motivo per cui ab-

Med-Food Anticancer Program, il programma di prevenzione nato a Foggia ed esportato a livello nazionale ed internazionale. Il meeting di ottobre è incentrato su uno dei pilastri dell’intervento di

educazione nutrizionale che insieme alla dieta mediterranea fonda su un’adeguata attività motoria, sugli ‘alicamenti’ e gli aspetti psicologici. Il modello previene i tumori e altre malattie, a cominciare da quelle cardiovascolari e cronico-degenerative e permette il controllo del diabete. “Partiamo dalla genesi spiega il dirigente medico Sian Antonietta Antonicello - da Pioppi, nel Cilento, la patria della dieta mediterranea dove ha vissuto e lavorato il caposcuola Ancel Keys. Il suo seguace Jeremiah Stamler, continua ad essere ospite dell’associazione presieduta da Alessandro Notaro, che sarà con noi. Ci concentreremo sull’importanza di alcuni alimenti - i cereali integrali, i legumi, la frutta e la verdura - e sull’opportunità di ridurre lo zucchero e consumare meno cibi a base di proteine di origine animale, preferendo quelle di origine vegetale. Abbiamo invitato anche il presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, Ermanno Calcatelli, che promuove a livello nazionale la settimana della dieta mediterranea che si celebra anche a Foggia. Vogliamo coinvolgere anche le istituzioni scolastiche: abbiamo un progetto, “La tavola mediterranea”, analogo a quello del Med-Food ma rivolto ai bambini, agli insegnanti e ai genitori della scuola primaria”. Nell’ultima giornata, il Meeting Dieta Mediterranea andrà in trasferta e accompagnerà i partecipanti in un tour nella provincia. Il free magazine 6Donna e il suo editore, l’agenzia Publicentro, sono media partner del Meeting.

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focus La clessidra la girano le donne: è tardi per politiche di conciliazione vita-lavoro

Fertility Day, ingerenza di Stato errorismo mediatico e 12 ore di follia. Tanto ci hanno messo le cartoline del ‘Fertility Day’ che hanno seminato panico e paura a tornare al mittente. Ma il web è implacabile: conserva tracce che nemmeno il diritto all’oblio cancella, specie se i replicanti le hanno manipolate. La donna con la clessidra in mano se l’è data a gambe. E a mente fredda, in quella manciata di ore frenetiche avresti voluto assistere alle telefonate di Beatrice Lorenzin ai creativi quando la campagna è implosa, nel momento stesso in cui la Rete ha azionato i detonatori. Deve aver passato un brutto quarto d’ora tutto lo staff. Il tempo di oscurare il sito internet e poi meglio fare il pesce in barile. Pure il Premier Renzi la rinnega. Abortita. “Purché se ne parli” rimane l’estremo appiglio quando ritrattare e accartocciare gli slogan non funziona.

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“La bellezza non ha età. La fertilità sì” è nella hit. Il tempo non ci appartiene, la sensibilità sì, e non puoi mai sapere cosa stia passando il tuo interlocutore, è una regola aurea. Quella clessidra sbattuta in faccia a chi la guarda, piuttosto, dovrebbe indicare quanto sia tardi per studiare e applicare serie politiche di conciliazione dei tempi vita-lavoro, perché le donne non hanno nemmeno il tempo di amare. E quanti granelli rimangano alla fine di una giornata spesa in un doppio o triplo lavoro precario per sbarcare il lunario e racimolare in tutto uno stipendio dignitoso. Per questo non c’è tempo. E che ne sa quel bambino mai nato che punta il dito contro il

scelta. “Il rinvio alla maternità porta al figlio unico. Se arriva.” è caustico come una sentenza. Le donne non se la meritano, specie se per arrivare dove sono hanno patito, se hanno vissuto il calvario di una malattia, o se è arrivato tardi, magari dopo tanti tentativi. “La fertilità è un bene comune” è formulata proprio male. Non è solo l’ingerenza dello Stato nella sfera intima a sollevare qualche perplessità, quanto i toni imperativi e colpevolizzanti. Non è una questione di stile, come in una critica di Oliviero Toscani. E anche lì potremmo obiettare che la campagna era fatta in casa, con foto prelevate al costo di un euro circa da una banca immagini. Il ministro della Salute se n’è vantata: la campagna è costata 28mila euro per 6 eventi, low cost. Che poi anche pensare di svalutare un lavoro intellettuale non è un granché. Il ministero della Salute ha solo confuso i piani della fertilità e della genitorialità. È sacrosanto promuovere la cultura della prevenzione dell’infertilità e informare sui fattori di rischio, diverso è affrontare il tema della maternità e paternità. Per quelli vale la pena ricordare che il Governo dovrebbe

prima accompagnare le coppie adottando misure strutturali, ma questo lo sa anche Renzi. I nidi aziendali scarseggiano, i baby pit stop nelle città italiane scarseggiano e una donna non può neanche appartarsi in uno spazio protetto per allattare il proprio bambino e cambiarlo su un fasciatoio, le discriminazioni sul luogo di lavoro aumentano proporzionalmente alle dimensioni del pancione, una volta diventati grandi non ci saranno spazi dove portare i figli a crescere, perché non tutti possono permettersi una ludoteca.

Il tempo non ci appartiene, la sensibilità sì

primogenito di quanti pari e dispari fanno i genitori dopo il primo, perché non è sempre vero che dove mangiano in tre lo fanno anche quattro, o semplicemente perché non ci sono le condizioni, o per

LA PSICOLOGA

L’INFERTILITÀ COME UN LUTTO: ASPETTI EMOTIVI

‘F-Day’ e l’assenza del bambino immaginato a natura della denatalità non si può attribuire alla procreazione in sé, ma a diversi aspetti che, evidentemente condizionano tutto lo sviluppo umano, sia dell’uomo che della donna. La fertilità è una condizione molto delicata soprattutto se, problemi sanitari a parte, non si prende in considerazione che ha un tempo biologico ben diverso da quello sociale. In Italia, gli slogan dei ‘Fertility Day’, muovono emozioni di rabbia e risentimento. Tante coppie, quando valutano di voler coscientemente dei figli arrivano ‘troppo tardi’ perché l’orologio biologico ha fatto il suo corso. Arrivano tardi non per ignoranza, ma per situazioni logistiche non favorevoli per le quali non si sarebbe potuto fare altrimenti. Ci sono da fare innumerevoli riflessioni sul Fertility Day, soprattutto sul motivo per cui si arriva sempre più tardi a fare dei figli o si decida di non diventare genitori, non perché la gente non sappia, ma semplicemente perché ha un milione di motivi personali

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per cui ha deciso di aspettare, anche correndo il rischio che i figli non arrivino. Il motivo per cui quest’ultimo caso ha suscitato maggior clamore è facilmente intuibile: il tema trattato ha sì importanti riflessi sociali, ma riguarda in primo luogo una dimensione sensibile, turbolenta e indiscutibilmente intima delle persone: una zona psicologica “incandescente” in cui si intrecciano sessualità, amore, futuro, identità, libertà, le relazioni tra i sessi, il desiderio, la realizzazione professionale ed economica. Tra i numerosi aspetti coinvolti nell’impatto psicologico che il Fertility Day può avere sulla popolazione vi è sicuramente quello dell’infertilità che riguarda entrambi i sessi con diverse sfaccettature, con numerosi risvolti psicosociali e sessuali, nei confronti dei quali una campagna a favore della natalità assume un impatto negativo a forte valenza stressogena. L’infertilità è l’assenza del bambino

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immaginato, un lutto difficile da elaborare: perché non c’è la perdita di qualcosa di reale, ma di un se proiettato nel futuro. Accettare la scoperta che un processo che si considera naturale non lo è affatto, è una scoperta quasi sempre inattesa e devastante. L’infertilità è un ‘nonevento’ critico nella vita evolutiva, con un impatto più marcato nella donna che è ‘normalmente’ creatrice, ma con una medesima conseguenza nell’uomo, che sente di disattendere al suo potere ‘fecondante’. L’adattamento riguarda anche il rapporto con il mondo. La coppia infertile deve confrontarsi con la società e questo può far nascere sentimenti di vergogna e di colpa.

Tantomeno la natalità si incoraggia puntando una pistola alla tempia. Il Fertility Day, però, non lo annullano nemmeno le polemiche. Data designata il 22 settembre. Nella mappa dei Comuni che partecipano al Fertility Day, promossa in collaborazione con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) alla data del 14 settembre compare una sola adesione in Puglia da Andreano, in provincia di Lecce, poi un deserto di segnaposto. Il Coordinamento Donne Salute Ambiente, una rete di organizzazioni, comitati e esponenti della comunità scientifica ha lanciato, in concomitanza con la campagna del ministero, il manifesto Guardiane della Terra La salute delle donne è il futuro del pianeta, con cui chiede alle istituzioni un cambio di passo nelle politiche a tutela della salute femminile, riproduttiva, neonatale e infantile. È pronta al contro-Fertility Day con un visual d’impatto, altroché. L’ironia sui social si spreca ed è destinata a non esaurirsi considerata la viralità del tema. Vince Lercio.it, il sito satirico, con il titolo: “Dopo il flop del Fertility Day, la Lorenzin ci riprova con la “Giornata Mondiale dell’Idraulico”. Meglio riMariangela Mariani derci su.

DI INES PANESSA

PSICOLOGA

La donna che lavora può temere l’accusa di aver puntato troppo sulla carriera. L’uomo, soprattutto in certi contesti socio-culturali, sente messa in discussione la sua virilità. L’esperienza clinica definisce l’infertilità come ‘un immenso stress cui la coppia deve adattarsi e in cui potrà o no riscegliersi oltre il ‘progetto figlio’ che, realizzato o fallito, avrà comunque ristrutturato il senso dello stare insieme. Non potere avere figli causa il sentimento di un vuoto enorme nella propria vita. L’infertilità può creare una delle peggiori crisi esistenziali individuali o di coppia, ed è spesso all’origine di depressione, ansia, sentimenti di vergogna e fallimento per non aver potuto realizzare appieno la propria identità sessuale. Per le donne, la sofferenza può essere lacerante. Per quanto il Piano Nazionale contenga un linguaggio facilmente travisabile continua affrontando il problema della denatalità su un piano differente. Un piano trattato forse in maniera troppo sociologica e poco psicologica.


focus

Una coppia italiana su 5 è infertile, ma sull’argomento regna la disinformazione

Un laboratorio tra scienza e sentimento Nel 2015, in Puglia, 3000 coppie hanno scelto la fecondazione assistita Silvia Valletta: “L’Italia ha posto tanti paletti, almeno non faccia la morale” l limite tra scienza e sentimento. Lì, su quella linea sottile, si muove la dottoressa Silvia Valletta, biologa embriologa foggiana. La vita di laboratorio, quando si lavora nel campo dell’infertilità, inevitabilmente si scontra con le speranze, i timori, i dolori e le delusioni di quanti sono costretti a ricorrere alla scienza per un figlio. Valletta, che è direttore di uno dei laboratori più importanti in Italia di fecondazione assistita e che da due anni opera nel centro ‘Fertygyn’ di Foggia (una costola del laboratorio romano), ha ben chiaro il polso della situazione in materia di fertilità o infertilità (a seconda che si voglia vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto) sia in Italia che in Puglia. E sa bene come le coppie che accompagnano nel cammino verso la genitorialità abbiano reagito dinanzi all’iniziativa del ‘Fertility Day’. Dott.ssa Valletta, questa campagna ha inevitabilmente riacceso i riflettori sulla questione infertilità nel nostro paese. Qual è la situazione in Puglia? In Puglia c’è una percentuale di infertilità molto alta, come nel resto del

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paese d’altro canto. E’ difficile dare percentuali, il tasso è in continuo aumento e la forchetta di donne e di coppie che si avvalgono del nostro servizio è sempre più ampia: in passato dai 33/35 ai 40+ anni, adesso partiamo dai 28 ai 40+. Ad oggi, una coppia italiana su 5 è infertile, 20 anni fa la percentuale era esattamente la metà. Nell’ultimo decennio, le coppie che hanno fatto ricorso ad un ciclo di fecondazione assistita sono aumentate del 50% e in Puglia, solo nel 2015, sono state circa 3000. Quali cause possono determinare questa situazione? Possono essere molteplici e dipende dalle fasce d’età. Per quanto riguarda le donne giovani possono sussistere problemi legati all’Endometriosi (una malattia causata da presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, ndr). Dai 35 anni in su, invece, il problema è legato all’avanzare dell’età e in questi

In Puglia, ricorso alla fecondazione assistita per 3000 coppie

n fronte compatto di donne si è creato, spontaneamente, contro la campagna di comunicazione del ‘Fertility Day’. A fare da collante, potentissimo, è la condivisione di messaggi - vere e proprie invettive o satira tagliente - da un social network all’altro. Lontano dagli schermi, però, la sostanza non cambia e un risultato il ‘Fertility Day’ lo ha già portato a casa: mettere d’accordo tante donne, infatti, non è cosa da tutti i giorni. Sull’argomento, nella redazione di 6Donna si sono confrontate tre donne diverse, con età, situazioni ed esperienze differenti. Ma tutte contrariate, addolorate o infastidite - ognuna a seconda del proprio vissuto - dalla discussa ‘pubblicità progresso’. Letizia ha 40 anni e mentre sul monitor scorrono le immagini della campagna di comunicazione, culla il suo bambino di due mesi. E’ il suo primo figlio, dopo una gravidanza non andata a buon fine. “Essere diventata mamma a 40 anni mi ha fatto capire che sarebbe stato meglio, più bello ed anche più

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Silvia Valletta, biologa embriologa

casi la percentuale di successo di una gravidanza non supera il 35%. Per quanto riguarda gli uomini, invece, le difficoltà non sono legate all’avanzare del tempo, ma a problemi del liquido seminale, che possono essere congeniti o causati da stili di vita errati. Nel piano voluto dal Ministero della Salute il messaggio che emerge, martellante, è quello legato al fattore tempo. Ma quali sono i tempi reali e concreti di quanti intraprendono questo percorso? E’ difficile stabilirlo. Purtroppo non

ci sono tempistiche standard e ogni coppia risponde in modo differente: c’è chi ottiene una gravidanza in 2/3 mesi, chi in 2/3 anni e poi ci sono tempistiche che, purtroppo, non terminano mai. Sul discorso tempo, io sono d’accordo: noi consigliamo, quando possibile, gravidanze entro i 35 anni di età. Ma il messaggio andava veicolato diversamente: in questa iniziativa manca del tutto la comprensione del dolore di chi, anche correndo, i figli non riesce ad averli. O di quanti evitano di avere bambini in età giovane perché avere un figlio costa. E lo dico da mamma. Credo che prima di lanciare questi messaggi il Ministero avrebbe dovuto pensarci due volte. Soprattutto adesso che siamo ad un passo dal Sì all’eterologa (finora negata), dopo aver obbligato tante coppie a fare viaggi della speranza, all’umiliazione e alle difficoltà economiche per la speranza di un figlio. In Puglia il tasso infertilità è alto. Ma qual è la percentuale di successo per una fecondazione medicalmente assistita? Il nostro tasso di riuscita è intorno

L’infertilità è un problema della coppia, 50 e 50

‘F-DAY’, COSA NE PENSANO LE DONNE?

Se la comunicazione fa cilecca giusto, fare questo figlio 10 anni fa o addirittura 20, come hanno fatto i nostri genitori”, spiega. “Io sono cresciuta con un padre giovane, un padre amico. Anche mia madre era giovane, ma di contro c’era che giovane è rimasta senza mai diventare mamma”. “Credo che sia tutto qui il discorso. Diventare giovani genitori è possibile, ma prima ancora di vivere in una epoca possibilista, è necessario che si abbia la volontà di essere genitore. Io non credo che il ministro Lorenzin non si renda conto che non ci sono le premesse per fare figli a 20 anni, senza lavoro, senza futuro, per noi prima ancora che per i nostri figli. Per il resto trovo che la campagna del Fertility Day sia sbagliata non nelle intenzioni ma nei modi. Sarebbe stato davvero molto diverso se sullo sfondo della clessidra

al posto di una giovane donna ci fosse stato il Parlamento con i suoi politici che tanto parlano per gli italiani ma poco fanno tarpandoci le ali”.

Per Lucia, 38 anni, quel ‘bombardamento’ di locandine tocca una ferita aperta. Libera professionista, non naviga dell’oro ma, da sola, riesce a togliersi pure qualche sfizio. C’era un

al 40% in donne fino ai 38 anni di età. Una percentuale che scema man mano che aumenta l’età dei pazienti. La campagna è stata massacrata soprattutto dalle donne. Si continua a trattare l’argomento come un ‘problema’ prettamente femminile… E’ uno dei difetti della campagna. E’ ormai assodato che l’infertilità è un problema della coppia, 50 e 50. In definitiva, qual è il suo punto di vista in merito al Fertility Day? Credo che l’idea non sia errata in sé, ma andava trattata in maniera diversa. Credo doveva essere più un giorno di informazione scientifica, senza giudizi di merito e senza puntare il dito contro nessuno. Molte persone sono ancora confuse su questi argomenti e sulle leggi che li regolamentano. L’approccio non deve essere spingere ad avere figli, ma spiegare cos’è l’infertilità e prospettare soluzioni. Al contrario, messaggi di questo tipo provocano solo rabbia: l’Italia ha posto tanti paletti sul percorso dell’infertilità almeno non faccia la morale. Maria Grazia Frisaldi

tempo in cui un figlio lo desiderava e tanto. Ma non è stata abbastanza fortunata da trovare il compagno giusto. Nel suo passato, una lunga relazione naufragata in malo modo, poi una serie di storielle nate in estate “ma che non sono arrivate a Natale”, ironizza. “Mi fanno male questi messaggi. So bene che il mio orologio biologico sta battendo i suoi ultimi rintocchi prima della mezzanotte, ma un figlio si fa in due. E dopo tutto questo tempo in cui ho dovuto ‘imparare a bastare a me stessa’ non credo arriverà la mia chance. E forse non la cerco nemmeno più: è brutto dirlo, ma mi sono abituata alla mia vita, senza vincoli né legami. Tutto sommato, mi piace e mi riempie. Devo sentirmi in colpa per questo? Questa campagna però, lo ammetto, ha scombussolato

le mie certezze. E ha acuito vecchi dolori. Mi chiedo solo a che pro?”. Storce il naso, e non poco, Vittoria, 31 anni. E’ la più giovane del gruppo e la bomba ‘F-Day’ è scoppiata pochi giorni dopo un aborto spontaneo, avvenuto alla fine dell’11^ settimana di gravidanza. La prima. “Trovo stupidamente ansiogeni, a tratti anche volgari, alcuni slogan (chi considera la propria fertilità un bene comune?). Se le contingenze economiche o sociali non permettono di mettere su famiglia, e questo momento si rinvia nel tempo, per me è un atto di responsabilità. Ma credo che questo dal Ministero lo sappiano bene. Inoltre credo sia un pugno nello stomaco, totalmente gratuito, per quanti non possono permettersi un figlio, per quanti non possono averlo pur desiderandolo, e per quanti stanno cercando di rimettere insieme i pezzi dopo una cocente delusione. Non tutto si può programmare: le circostanze, il caso, la vita spesso mettono i bastoni tra le ruote. Questa campagna pecca gravemente di opportunità e sensibilità”.

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polis

a cura di Mariangela Mariani

Come può cambiare la città, senza aspettare domani

Foggia Smart City Progetti di riqualificazione urbana del piano “Da periferia a periferia” uesta volta non servirà la DeLorean per vedere la città del futuro, al Governo piacendo. Con un sì potrebbe sbloccare progetti che prevedono tempi massimi di realizzazione di 18 mesi. Nel giro di un anno e mezzo Foggia diventerebbe più smart, espressione decisamente cool, forse un tantino abusata e riproposta ciclicamente. L’applicazione del concetto rende meglio l’idea. La prototipizzazione di un modello integrato di intervento per la riqualificazione urbana delle aree degradate del Ciccio D’Emilio programma “Da periferia a periferia” non è neppure troppo avveniristica quanto piuttosto improntata a criteri pratici. Gli interventi sono concepiti per fare massa critica e aggredire il degrado sociale e urbano, con una forza centripeta. La fetta più cospicua nella ripartizione finanziaria è destinata all’ambito ferrovia: il 39 percento della somma preventivata. Il Comune di Foggia, rispondendo al “bando pubblico nazionale per la predisposizione del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”, punta al banco: il finanziamento massimo è di 18 milioni, il pacchetto costa 28 milioni di euro. I privati mettono la differenza insieme all’A.R.C.A. Capitanata e al credito sportivo. Da mesi, l’assessore all’Urbanistica Francesco D’Emilio era al lavoro insieme all’Area Tecnica e al suo dirigente Paolo Affatato per proporre una candidatura convincente. “Abbiamo dato seguito a quella che era la programmazione strategica, all’input del sindaco Franco Landella - dice Ciccio D’Emilio confidando ora nello Stato - Speriamo che il Ministero dia retta a questa città perché nel degrado si annida la criminalità. Rivitalizzando quartieri marginalizzati avrà uno smacco. E non c’è ulteriore consumo di suolo”. Indipendentemente dall’esito della valutazione delle proposte, ci sono spese interamente coperte dai soggetti che hanno presentato una manifestazione d’interesse. Il mercato specializzato dei fiori all’ingresso del cimitero comunale, l’impianto sportivo al Candelaro-Croci nord con annesso parcheggio, il recupero e la gestione del Teatro Mediterraneo (cofinanziati dal Comune per 300mila euro), il Parco della cultura e dello sport e la riqualificazione del campo degli Ulivi hanno già una dotazione virtuale di oltre 3 milioni di euro. L’ex IACP finanzia la rifunzionalizzazione e l’adeguamento strutturale del centro sociale polivalente al Rione Preti e per oltre tre milioni la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica a sostegno del disagio abitativo. La piscina comunale di via Mazzei mai nata, oggi un gigantesco fossato dove sono cresciuti anche gli alberi, sarà realizzata accedendo al credito sportivo che consente l’attivazione di mutui agevolati. A fine novembre arriverà la sentenza da Roma. Nel dossier, al capitolo “Economia urbana” c’è la rifunzionalizzazione delle aree mercatali dei quartieri Candelaro e Cep nello spirito che anima anche il Piano Urbanistico Generale e il Documento di Rigenerazione Urbana. Per riempire le aree adiacenti al nuovo terminal bus di via Manfredi, l’amministrazione comunale ha pensato allo Slow Park, un’area mercatale dedicata ai piccoli eventi fieristici, alla vendita di prodotti a chilometro zero, alla promozione dei prodotti locali. Sarà aperto solo alle bici per favorire la mobilità sostenibile in un’area di scambio ferro-gomma. Il progetto agisce su un’area a forte criticità sociale. Il Comune sceglie di indirizzare la quota maggiore degli investimenti sulla “Qualità urbana”. Nella categoria, rientrano piscina e Teatro Mediterraneo che saranno restituiti alla città dopo una vita di abbandono. La tavola che ricostruisce virtualmente la struttura polifunzionale di quartiere che sostituisce il rudere dell’ex scuola Manzoni è sorprendente. Qui servono oltre tre milioni di euro e senza i fondi statali non se ne fa niente. Nell’ex circoscrizione Cep e all’ex Annona, per la prima volta, il Comune potrebbe dotarsi di alloggi temporanei: accanto ai locali della Protezione Civile ci saranno appartamenti per le emergenze, delle vere e proprie foresterie da usare in caso di bisogno. Cambia anche la mobilità: un sistema di rotatorie tra Piazza Cavour, Via Galliani e Corso Roma dovrebbe snellire il traffico e sarà incentivato l’uso delle biciclette con le piste ciclabili da via Obertj a viale Europa passando per il centro. Tramonta, invece, almeno per il momento, l’idea del teatro tenda all’interno del quartiere fieristico, insieme al mercato generale ortofrutticolo. Se pure la metà dei progetti andassero in porto, prima della scadenza del mandato, il sindaco Franco Landella farebbe pure in tempo a tagliare una serie di nastri. Fuori dal pacchetto ci sono altri cambia-menti in atto: il bando del Pug (il Piano Urbanistico Generale) è quasi pronto, il secondo casello deve essere soltanto scartato, il terminal bus già funziona e non resta che inaugurarlo e farlo andare a regime, il parco urbano archeologico del progetto Campi Diomedei è già stato recintato e a breve dovrebbero partire i lavori. Di questo passo, la prossima generazione, e non nipoti e pronipoti, vedrà un’altra città, senza aspettare il domani.

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Il Comune di Foggia punta al banco: 18milioni di euro

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PRENDERSI CURA DALLA PROPRIA IMMAGINE RIPARTENDO DA SÈ Professionisti di medicina estetica, bellezza e dimagrimento pronti ad elaborare percorsi personalizzati per il benessere

Piazza siniscalco Ceci, 2 - Foggia Tel. 0881.914016 Cell. 346.9736173 centrosurya@outlook.com centro surya

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l fine non sempre giustifica i mezzi. E il raggiungimento di un obiettivo non deve mettere mai in secondo piano il percorso - spesso anche psicologico e motivazionale che condurrà al risultato sperato. Soprattutto in materia di salute e benessere. Lo sa bene Filomena Santacroce, titolare del centro “Surya” in piazza Siniscalco Ceci, a Foggia, che da tempo si occupa di salute, benessere e bellezza con un approccio integrato e totalizzante. “Surya”, infatti, è un centro polisettoriale che opera nel settore della medicina estetica, del benessere e del dimagrimento, ma soprattutto è il luogo in cui imparare a prendersi cura di sé, superare i conflitti, trovare soluzioni personalizzate ed efficaci per combattere inestetismi e tornare a stare bene nel proprio corpo avvalendosi anche di professionisti: dermatologo, alimentarista, foniatra, ortopedico, chirurgo estetico e plastico, maxillo-facciale, fisioterapista, logopedista e osteopata.

stare la fiducia dei clienti, far capire loro che possono affidarsi a noi. Farlo è semplice: basta Filomena, il centro “Surya” ha sempre fatto dell’ascolto e della comprensione la sua bandiera. Ma i essere corretti e onesti, saper ascoltare e comprenclienti hanno consapevolezza di cosa una realtà di que- dere. Quando una persona ci confessa una difficoltà o un disagio, ci sta confidando qualcosa di insto tipo può offrire? timo e profondo, e bisogna avere rispetto Le clienti - che io considero persone a Qui ci prendiamo e comprensione, bisogna dare loro la me care, perché fanno parte della mia vita cura delle giusta motivazione e prospettare il trat- sì. Chi arriva al centro “Surya”, in un persone a 360°, tamento più efficace e adeguato. certo senso, chiede aiuto per qualcosa. E e oggi chi non Quali sono le principali problematiche ha bisogno di essere sostenuto: generalne ha bisogno? affrontate? mente chi chiede una nostra consulenza vive Noi trattiamo il dimagrimento, corpo e viso male il rapporto con sé stessa per vari motivi. Forse non ancora in modo cosciente e consapevole, e a 360° in modo medico-estetico. Ma la richiesta maggiore è quella di ricevere attenzioni, di ritagliarsi un sta a noi intuirlo. E’ importante dunque instaurare un rapporto di fi- momento che sia per sé stesse. Molti sentono di non essere in pace con il proprio corpo e la propria immaducia… Dare un buon servizio è un obbligo. Il nostro punto gine, con la quale hanno spesso un rapporto conflitdi forza non è fare bene il nostro lavoro, che deve es- tuale e cercano uno spazio per sentirsi accolti e riuscire sere un presupposto di base, ma è riuscire a conqui- a trovare la voglia e l’energia di cambiare.

CONSULENZE MEDICHE RADIOFREQUENZA FISIOTERAPIA ALIMENTAZIONE MASSAGGI MANUALI TRATTAMENTI ESTETICI OSTEOPATIA FITNESS

In questo senso la sua ‘figura’ non è più solo quella della consulente estetica, ma si apre ad altre sfaccettature… Io sono l’esempio vivente del ‘volere è potere’ grazie ad un dimagrimento di 40 kg, obiettivo raggiunto grazie alla forza di volontà. So bene che chi vive questo disagio combatte con lo spettro di sentirsi inadeguato nella vita tanto da non riuscire a mostrare se stesso pienamente. MA NON È COSÌ serve la giusta leva motivazionale e tendere una mano affidandosi a degli esperti. Ovviamente non c’è una ‘ricetta’ unica per tutti. Assolutamente no, ogni cliente ha una sua storia, esigenze specifiche. Per questo è importante fare una diagnosi corretta per individuare il trattamento migliore, che possa portare risultati definitivi. Un percorso definito grazie ad una rete di figure medico-estetiche in grado di assicurare assoluta competenza, sicurezza e capacità di diagnosi e valutazione dei singoli casi.

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al femminile

A Roma l’evento europeo sulla leadership femminile

GLOBAL WIN CONFERENCE Donne nel segno della vittoria

un’assenza di opportunità professionali per scalare i vertici e occupare posizioni senior (61%) e pensano che sia pertanto necessario introdurre quote di genere nei consigli di amministrazione (66%) e nella fase di entrata nel mercato del lavoro. Sempre più donne (+7%) considerano importanti nel business qualità tradizionalmente femminili come l’intelligenza emotiva e vorrebbero avere più tempo per sé (in crescita dal 17% al 31%).

Tra gli argomenti: conciliazione, pari opportunità e mentoring In 900 per la tre giorni sulle best practice aziendali ‘in rosa’ i scrive Women’s International Networking, si legge Win: l’evento europeo dedicato alla leadership femminile è nel segno della vittoria. Il ghota delle donne su leadership e networking si riunisce a Roma, nella Capitale, dal 28 al 30 settembre, per la conferenza globale annuale - la 19esima - che si preannuncia come la più grande d’Europa, con circa 900 partecipanti, per il 93% donne. L’incontro verrà ospitato dall’Ergife Palace Hotel e alla WIN Conference parteciperanno manager e top manager di aziende multinazionali, rappresentanti della politica, delle istituzioni, del mondo universitario e delle ONG che stanno contribuendo a cambiare il mondo lasciando più spazio alle donne, alle loro idee e creatività e che plasmano così il dibattito sulla ‘diversity’ - l’inclusione delle donne e delle minoranze nelle aziende - e sull’uguaglianza di genere. Durante la tre giorni, si alternano

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sessioni plenarie, tavole rotonde e workshop dove i partecipanti hanno la possibilità di avere un confronto diretto con gli speaker su best practice di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nuovi trend di mercato, come acquisire nuove capacità e qualità da leader, come rompere il ‘tetto di cristallo’. Il tema di quest’anno è ‘Leading the way, with beauty, connection and confidence’ perché WIN crede

fermamente nell’importanza di includere caratteristiche tradizionalmente femminili come l’empatia, la cooperazione, l’intuizione, negli ambienti di lavoro affinché le donne non debbano aderire necessariamente a un modello di successo al maschile. “Non bisogna cambiare le donne ma creare il giusto ambiente di lavoro in cui possano espri-

In Italia, le donne occupate o attive sono poche: il 54%

Una buona pratica italiana è rappresentata dalla legge sulle quote rosa nei CDA mere il proprio potenziale” spiega Kristin Engvig, imprenditrice, fondatrice e Ceo di WIN. “Se accogliamo la diversità di genere e le diversità più in generale, nuove idee e creatività arriveranno di conseguenza. Promuovo la diversità perché penso che possa portare prospettive più interessanti nella vita e nel lavoro. La diversità comunque è già una realtà”.

LA RICERCA WIN Una ricerca condotta da Win tra un migliaio di partecipanti alla Win Conference negli ultimi sei anni (2009 -2015) evidenzia che aumenta il numero delle donne che si sentono valorizzate in azienda (salgono al 70% dal 54%) ma molte ancora avvertono

IL CASO ITALIA I numeri della parità di genere fotografano una situazione in lento cambiamento. L’ultimo rapporto sul ‘Gender gap’ del World Economic Forum (WEF) calcola che nell’ultimo anno è cresciuta globalmente solo del 3%; l’Italia si colloca negli ultimi posti, al 111esimo su 145 paesi. Da noi le donne occupate o attive sono poche: il 54% contro il 74% degli uomini, guadagnano meno e in troppo poche riescono a rompere il ‘tetto di cristallo’. Una buona pratica italiana è rappresentata dalla legge sulle quote rosa nei CDA che ha innalzato il numero di donne che dal 10 al 27,4 % (dati Consob 2015), in linea con paesi come Francia, Finlandia e Svezia che hanno deciso anche loro di introdurre una legge.

E’ il Centro Antiviolenza di Lucera, punto di raccordo per 14 comuni del Subappennino

Sui Monti Dauni, una ‘fortezza’ per le donne isi smarriti, mani che tremano ed occhi impauriti: ogni giorno è questo che si trovano di fronte, e a questo cercano di porre rimedio. Sono gli angeli rosa del ‘Centro Antiviolenza sulle donne’ che da aprile ha aperto i propri battenti a Lucera, diventando punto di raccordo di tutto l’ambito del Subappennino dauno settentrionale. Quello di Lucera è solo l’ultimo dei centri antiviolenza in Puglia, coordinato dall’associazione ‘Osservatorio Giulia e Rossella’”. “Abbiamo cominciato ventidue anni fa – afferma la dott.ssa Laura Pasquino, coordinatrice dell’associazione – fondando i primi centri antiviolenza in Puglia, tra i quali Barletta, Canosa di Puglia e Manfredonia”. La collaborazione con la cittadina federiciana nasce da una convenzione con la Regione Puglia che, grazie a sostegni economici, ha permesso di istituire un nuovo centro antiviolenza per una zona tanto ampia, quanto sprovvista, quella dei Monti Dauni: quattordici, infatti, sono i comuni che rientrano nell’ambito territoriale, ossia Lucera, Volturino, Alberona, Motta Montecorvino, Biccari, Roseto Valfortore, Volturara Appula, San Marco La Catola, Celenza Valfortore, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Carlantino, Pietramontecorvino.

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Le iniziative per prevenire e contrastare ogni genere di sopruso Le prerogative: accoglienza, sostegno psicologico e consulenze

Il programma antiviolenza è rivolto a tutta la cittadinanza lucerina e a quella dei Monti Dauni Settentrionali. Le iniziative proposte nascono per prevenire e contrastare ogni genere di violenza, per fornire un valido sostegno alle vittime e per promuovere la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Tra le prerogative: ascolto telefonico e reperibilità h/24, accoglienza, sostegno psico-

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logico, orientamento, accompagnamento al lavoro e consulenza legale. “Ma non ci fermiamo qui – continua la Pasquino – siamo costantemente a lavoro per coinvolgere il maggior numero di persone possibile nel nostro progetto: la nostra nuova creatura è un corso di formazione che coinvolge i servizi sociali e le scuole in interventi volti ad alternare, come è nostra abitudine, contrasto e sensibilizzazione alla violenza sulle donne”. Con le dita incrociate e la luce dell’entusiasmo negli occhi Laura Pasquino racconta anche di un altro progetto in cantiere: incrementare la sensibilizzazione nelle scuole, attraverso un bando della Regione Puglia che prevede una maggiore e migliore articolazione delle azioni di prevenzione, potenziamento del numero di incontri,

appuntamenti in ciascuno dei quattordici comuni del distretto ed individuazione di interventi mirati. “Stiamo ricevendo ottimi riscontri nella popolazione, sia tra le donne, che si fidano sempre più di noi – conclude la dott.ssa Pasquino – sia tra i servizi sociali, le forze dell’ordine e le realtà locali, che ci stanno aiutando tanto nella creazione di una rete unica, che riduca i rischi per le donne che si rivolgono a noi”. E da aprile sono ben quindici le utenti giunte al presidio di via Aldo Moro da tutti i comuni del comprensorio. Preferiscono recarsi lì, non essere raggiunte dagli specialisti nel luogo da cui denunciano, forse perché nel Centro si sentono al sicuro, in una fortezza che le separa e difende dalle brutture che sono state costrette a subire. A volte sono solo donne che hanno bisogno di sfogarsi, di parlare, di cercare un aiuto psicologico o un consiglio legale; a volte sono donne che chiedono un sostegno materiale; altre ancora, donne che cercano di ricominciare. Leonarda Girardi


SPECIALE SHOPPING DI STAGIONE

Autunno da indossare

L’antidoto contro la fisiologica malinconia autunnale? Senza dubbio, lo shopping. Il piacere di frugare tra i nuovi arrivi in giro tra i negozi, lo sfizio da concedersi che “sa” di nuovo: tutte sensazioni che aiutano a ripartire con una marcia in più. Lo shopping compulsivo è in agguato però: meglio conoscere in anteprima le novità che vale davvero la pena acquistare.

moda a cura di Dalila Campanile

Giubbottini per tutti i gusti e accessori bicolore Nuovi usi per classici maglioni che conquistano

GIUBBOTTI CHE PASSIONE Il primo acquisto che sancisce davvero l’arrivo dell’autunno nel guardaroba è il giubbotto. Anche quest’anno il modello bomber si conferma il capo più dinamico. Per le nostalgiche viene riproposto un grande classico, la versione con impuntura matelassé. Grande ritorno anche per il chiodo, il giubbino di pelle che stupisce: anziché essere decorato con le scontate borchie, si accende di luce propria con spille ed inserti di paillettes, senza abbandonare la sua vera anima rock.

BICOLOR E’ la novità che piacerà alle eterne indecise: basta scervellarsi tra due colori, quest’anno si potranno avere entrambi su borse e scarpe, semplificando così gli abbinamenti e lasciando spazio all’originalità. Le stringate maschili vivono ancora una stagione di gloria ma la tomaia – che per le più modaiole sarà arricchita da grandi frange – presenterà una diversa sfumatura. Lo stesso vale per il tacco: quadrato andrà per la maggiore, in materiale diverso dal resto della calzatura si presterà a rendere più

SPORTY GIRL

evidente il gioco dei contrasti. Il vezzo da concedersi? La borsa a mano con la patta intercambiabile.

SOTTO IL VESTITO, IL PULL! Per l’autunno 2016 bisognerà dimenticarsi il titolo del celebre film di Vanzina perché sotto il vestito invece - ci sarà qualcosa di inaspettato: il pullover. Così gli abiti scivolati e sexy con le spalline sottili, indossati durante la stagione fredda solo per qualche occa-

sione, vengono sdoganati nella quotidianità. Nemmeno il freddo sarà più una scusante per non indossarli: con un leggero maglione (magari tono su tono) si può sfoggiare quella che si candida tra le proposte meno convenzionali delle passerelle autunno/inverno.

Per le sportive sarà un vero piacere, per le scettiche sarà una comoda scoperta: lo stile sporty-chic è tornato in passerella più elegante che mai, pronto a scaldare l’autunno con il comfort dei tessuti tecnici ma con l’allure di un abito da grande occasione. Dalle scarpe ginniche con la linguetta pomposa da indossare con un completo di tweed, alle romantiche felpe fiorate da indossare sulle gonne a tubo eleganti, fino al pantalone della tuta con coulisse: quest’anno passare dall’ufficio alla palestra sarà un gioco da ragazze.

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Una mini-guida per “disegnare” in libertà il proprio angolo fiorito

ambienti

Giardini, ‘oasi verdi’ a tutto relax Area barbecue, zona lounge o spazio giochi? Ad ognuno il suo spazio iamo tornati dalle ferie estive, con la casa sottosopra, stracolma di bagagli da riporre e le manutenzioni d’inizio stagione da effettuare. Ma la nostalgia del relax e del benessere delle vacanze si fa sentire. Che fare? Lasciamoci ispirare da qualche idea strategica dal pollice verde. L’elemento “verde” naturale, infatti, si colloca tra le risorse migliori da mettere in campo al fine di garantire il benessere psicofisico all’interno di qualunque ambiente. Largo, dunque, a piante fiorite dai grandi boccioli e a maestose kentia dal sapore tropicale. Se poi si ha la fortuna di avere a disposizione uno spazio esterno da adibire a oasi verde, possiamo pensare di progettarlo affinché il nostro non sia un semplice giardino ma un vero rifugio, ideato in modo esteticamente terapeutico e corretto nella scelta delle soluzioni,

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visti i numerosi gli aspetti di cui occorre tenere conto per la sua realizzazione. Per dare vita a un risultato ottimale, partiamo da considerazioni di tipo climatico: infatti, il clima e il microclima sono fattori che bisogna analizzare al fine di scegliere le specie vegetali che siano in grado di adattarsi meglio alla temperatura e alle precipitazioni, come anche all’esposizione e alla ventilazione del sito. A tal scopo occorre individuare i punti più ombreggiati e le zone più soleggiate del giardino, per posizionare in modo compatibile le piante che abbiamo scelto. Bisogna dotarsi, inoltre, di una mappa su cui evidenziare i punti di accesso della casa, le recinzioni vincolanti, eventuali pozzetti di scolo e soprattutto i punti idrici per

SGUARDI D’ARTE

collocare al meglio le prese d’acqua e costruire un impianto di irrigazione efficiente. All’interno di questo schema, meglio se rappresentato in scala, passeremo a “disegnare” in totale libertà e fantasia il nostro giardino. Se la dimensione è generosa, si può pensare di dividere lo spazio/giardino in varie zone ciascuna con funzione specifica, ad esempio zona giochi per i bimbi con attrezzature ludiche disposte su prato all’inglese(soluzione “anticaduta” per eccellenza), o ancora la zona barbecue, prevalentemente lastricata; poi zone lounge con sedute, cuscini, pouf e gazebo, e lanterne su tavolini con vasche fiorite e ulivi e altri alberi di misura contenuta ma di grande atmosfera. Non è detto, però, che si debba necessariamente avere a disposizione un’area così vasta per aver un bel giardino. L’importante è compiere

scelte proporzionate. Ad esempio, in uno spazio ristretto si potranno scegliere piante rampicanti, così da non rinunciare al verde senza sacrificare gli spazi ed esaltando la privacy. Si possono creare anche angoli con specie differenti, così da dare un’impressione di maggiore profondità scenica. In linea di massima, arbusti, alberi da frutto e cespugli, si prestano a piccole estensioni. A contrario, invece, salice, betulla o acero, ritenute specie dura-

Continua l’itinerario romano per il Giubileo della Misericordia

Meraviglie d’arte da scoprire tra basiliche e le Stanze di Raffaello

Le catene di San Pietro

secondo quanto riportato dagli Atti degli Apostoli, era stato imprigionato Pietro a Gerusalemme. L’imperatrice inviò le catene alla figlia, Licinia Eudossia, moglie dell’imperatore d’Occidente Valentiniano III, la quale le donò a papa Leone I, detto anche Leone Magno. La Chiesa era già

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in possesso delle catene utilizzate per la perfetti, ma, al suo ritorno, il papa aveva prigionia al Mamertino cosicché, quando spostato il suo interesse al rifacimento il pontefice accostò le due catene, que- della basilica petrina del Vaticano e, ste si fusero miracolosamente per dive- quindi, il progetto venne accantonato. Fu nirne una soltanto. A ricordo e solo dopo la morte di Giulio II, nel 1513, celebrazione del miracolo, nel 442 d.C. e l’elezione di Leone X, che il progetto fu edificata la basilica di San Pietro in vide una sua fase di posa ma allo stesso Vincoli, grazie alla munificenza dell’im- tempo l’idea originaria fu ridimensioperatrice Licinia Eudossia, per cui la nata e quando Michelangelo riprese il chiesa è conosciuta anche come Basi- lavoro alla tomba, completò solo il Mosè lica Eudossiana, e qui furono custodite e i Prigioni un gruppo di sei statue di file catene, tuttora visibili gure incatenate in varie pose come prigionieri, oggi sono nella Galleria sotto l’altare. Ma la chiesa è ormai ce- dell’Accademia a Firenze (i quattro nonlebre in tutto il mondo per essere custode di un altro celebre “segno” che celebra la storia di Roma, del cristianesimo e dell’arte tutta: il famosissimo “Mosè” di Michelangelo. In realtà nato per ornare uno dei nicchioni della Tomba di Giulio II, tomba che gli fu commissionata, nel 1505. Per la stessa, le fonti raccontano che lo scultore trascorse otto mesi a Carrara Panorama di Roma alla ricerca di blocchi di marmo

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ture e di valore estetico notevole, devono essere riservate a spazi grandi. Se non si vuole incorrere in problemi di questo tipo, infine, basta puntare sui “classici” da giardino, come la magnolia, l’ulivo e in generale le conifere, che tra l’altro presentano il vantaggio di non accrescersi in maniera eccessiva. Grande rilievo ha anche la scelta della pavimentazione: a disposizione soluzioni come rivestimenti in cotto, prato all’inglese, ciottolato, ghiaia o pietre, sabbione, scelti a seconda dei gusti e delle esigenze e del tipo di drenaggio che si vuole ottenere. E a proposito di drenaggio, anche i vasi delle nostre piante sono importanti e non vanno trascurati, poiché più è naturale il materiale e maggior resa e drenaggio esso avrà, a vantaggio della salute della nostra pianta e della durabilità del nostro giardino.

narrato negli Atti degli Apostoli e cioè della liberazione dell’apostolo Pietro. È nella Stanza così detta di Eliodoro, il secondo dei “cubicula” dipinti dal Sanzio per gli appartamenti voluti da papa Della Rovere, nuovi di zecca e dipinti da Raffaello e dai suoi allievi, sopraelevati in corrispondenza della residenza scelta da papa Alessandro VI Borgia il cui pontificato aveva preceduto quello del papa savonese e si era distinto in negativo per nepotismo e cupidigia. La citazione guida quindi il pennello finiti) ed al Museo del Louvre a Parigi (i di Raffaello che elabora un programma due quasi-finiti); quindi il Mausoleo di iconografico che prevede il susseguirsi Giulio II, nella versione oggi visibile, fu di tre momenti della Liberazione. Il Sancosì voluto dagli allievi del Maestro fio- zio pensa ad una pittura diacronica che parte dal ritrovamento degli armigeri rentino. dormienti e della cella ormai vuota, per dar seguito alla caduta delle catene ed infine all’angelo che guida Pietro in fuga dalla segrete. La straordinaria ambientazione pensata dal pittore urbinate, rende spettacolare la scena grazie ad La “Liberazione di San Pietro” di Raffaello, Stanza di Eliodoro una “illuminaLo stesso zione” che vivifica la buia notte romana Giulio II è con bagliori incandescenti di luce divina. però il mece- L’effetto strabiliante è dovuta anche alnate di un’al- l’uso della tecnica della dipintura a t r a biacca con la quale Raffaello esegue in importante rialzo le lumeggiature donando alla opera nella scena un’ineguagliata espressività e requale si dà galando altresì all’arte italiana (dopo il t e s t i m o - Sogno di Costantino di Piero della Frannianza del- cesca) il primo notturno della storia. Francesca Di Gioia l’ e p i s o d i o

San Pietro tra vincoli e catene “Vincula”. Sono le catene che sono servite ad imprigionare il primo Papa a dare il nome alla celebre basilica romana di San Pietro in Vincoli, catene che – secondo la tradizione – furono utilizzate per legare Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme e nel carcere Mamertino. Nel V secolo d.C. la moglie dell’imperatore d’Oriente Teodosio II, ebbe in dono dal Patriarca di Gerusalemme, Giovenale, le catene con le quali,

DI SIMONETTA CAMPANELLA ARCHITETTO


infanzia La città ospiterà il Congresso Nazionale delle Camere Minorili italiane

Foggia ‘Capitale’ dei diritti dei bambini moltissimo negli ultimi 30 anni, e ancora aria Emilia De Martinis, avvocatessa e presta cambiando. “Ciò che non cambia sidentessa della Camera Minorile di Capitanata, lo aveva anticipato a 6Donna, a mai, però, è l’assoluta necessità del gennaio, con grande orgoglio. bambino di avere nella propria faAdesso è tutto pronto: per tre miglia un punto di riferimento ricogiorni, dal 29 settembre al 1° ottonosciuto e legittimato anche dal bre, Foggia sarà la “Capitale” itamondo esterno, al di fuori delle liana dei diritti dei bambini. mura casalinghe, nella scuola Si tratta dell’incontro-chiave e in tutti gli ambiti della sosui diritti dell’infanzia durante il cietà. Molto semplicequale, ogni anno, vengono dimente - continua - se si scusse in assemblea le linee guide parte da quel dirittoper le associazioni, ma anche e necessità, ogni rigidità soprattutto proposte di legge o di una impostazione modifiche che la Camera Minorile Maria Emilia De Martinis ideologica della queporta nelle varie Commissioni. stione appare fuori La scelta della città ospitante avviene su candidatura, ma viene premiata la Camera che si è mostrata particolarmente attiva e vivace, e per Foggia ospitare l’evento è una medaglia al merito. L’Unione Nazionale Camere Minorili e la Camera Minorile di Capitanata, quindi, porteranno nel capoluogo i massimi esperti nazionali - avvocati, Un cuore di mamma irriverente vendica le giuristi, educatori, magistrati, rappresentanti delle donne che post parto finiscono direttamente nel forze dell’ordine - per approfondire tutte le implitritacarne ammazza pazienza di parenti e amici cazioni del tema “I figli nelle nuove famiglie, il diritto che dispensano consigli non richiesti e collezioe i cambiamenti sociali e culturali”. nano uscite fuori luogo. Germana Zappatore (in Tra i relatori d’eccellenza, spicca (tra gli altri) il foto), oggi mamma a tempo pieno, attrice per nome di Filomena Albano, garante nazionale per hobby, giornalista (passata anche per le pagine l’infanzia e l’adolescenza. del free magazine 6Donna), scrittrice e ora anche “Il tema scelto è di grande attualità”, spiega la aspirante blogger, si sfoga nelle 56 pagine del presidentessa CMC. “Ci sono minori che vivono silibro “Il piccolo non è un bambolotto. Lettura setuazioni di fatto non codificate e quindi senza tutela miseria per neomamme stressate e serissimo giuridica, e questa situazione non è più accettabile. galateo per parenti, amici e tuttologi” e fa giustizia E’ necessario affrontare questa lacuna non nei talk a tutte le vittime del complotto dei pellegrini che show ma in Parlamento e per questo è fondamensi presentano già dall’ospedale con il loro persotale analizzarne giuridicamente ogni aspetto e ogni nalissimo libretto delle istruzioni. soluzione, avendo come obiettivo l’esclusivo inteHa scritto a caldo il manuale ironico e il fattore resse dei nostri figli perché ogni bambino, ogni tempo lo ha caricato di ulteriore emotività. La soadolescente del mondo è un nostro figlio”. lidarietà femminile ha alimentato i feedback poLa conformazione delle famiglie è cambiata

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EDITORIA

luogo, anacronistica e discriminatoria non solo verso gli adulti ai quali sono negati determinati diritti, ma soprattutto nei riguardi dei bambini, la parte più debole”. Durante la tre giorni, giovedì 29 settembre, all’Auditorium Santa Chiara, alle 17 sarà conferito il premio per i 10 anni di Dirittominorile.it, il portale ideato e diretto dall’avvocato foggiano Massimiliano Arena dedicato all’universo dei diritti dei minori, con informazioni, servizi, approfondimenti, notizie sull’evoluzione di una materia complessa che integra aspetti legali, sociali, culturali, psicologici assolutamente centrali per il mondo dei bambini e delle famiglie. Venerdì 30 settembre, dalle 9, sarà il Teatro Giordano a ospitare il convegno nazionale su “I figli nelle nuove famiglie”.

Sabato 1° ottobre, infine, per la prima volta, Foggia sarà la sede del Congresso Nazionale delle Camere Minorili italiane: dalle 9, la Sala Fedora del Teatro Umberto Giordano accoglierà avvocati provenienti da ogni parte d’Italia. “E’ una tre giorni di rilievo nazionale ed è significativo che si svolga a Foggia per la prima volta”, conclude De Martinis. “La nostra città è sempre più sensibile e attenta a una questione che riguarda la vita di tutti, lo dimostra la partecipazione a una lunga serie di iniziative e progetti che in questi anni abbiamo intrapreso per discutere, informare, fare luce su opportunità e problemi che non possono essere affrontati con la lente ‘rimpicciolente’ degli steccati ideologici. I bambini meritano di più”. m.g.f.

Il manuale semiserio di Germana Zappatore è anche un blog

“Il piccolo non è un bambolotto” conquista le neomamme sitivi. Il volumetto è dedicato al suo piccolo principe, Marco, che ormai ha un anno di vita, e perché no, anche al suo personalissimo correttore di bozze, Matteo. “Il piccolo non è un bambolotto” è arrivato fino a Termoli, a settembre, dov’è stato presentato al convegno distrettuale FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari). Prima ancora, il manuale semiserio aveva fatto le sue prime apparizioni a metà luglio all’Oda Teatro, e poi a Candela, la città in cui ha vissuto per trent’anni. Germana Zappatore, da sempre incuriosita dalle innovazioni ed esperta di comunicazione, ha scelto il self-publishing: ha pubblicato il volume tascabile utilizzando la piat-

taforma ilmiolibro.it dov’è adesso disponibile. Ora i suggerimenti alle neomamme per gestire i rapporti coi vicini invadenti e il galateo della comunicazione post-partum compaiono sul web, nel blog “Non sono bambolotto” (www.nonsonobambolotto.wix.com/ilblog), uno spazio aperto anche alle curiosità e alle proposte dei visitatori. “Gli equivoci nascono dal modo scorretto di comunicare e di affrontare temi assai delicati come l’allattamento spiega Germana Zappatore - Bisognerebbe dedicare più attenzione a questi aspetti per evitare implicazioni psicologiche anche pericolose per la neomamma. Per questo motivo il ‘bambolotto’ non si fermerà qui, ma lo sentirete ancora parlare”. m.m.

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PSICOLOGA

DI

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DEBORA PENNA

L’asilo in Italia non è obbligatorio: la scelta ai genitori

Scuola materna, sì o no? I benefici di un’esperienza collettiva: saper stare con gli altri aiuta a sviluppare sicurezza, autocontrollo, condivisione a scuola materna in Italia non è obbligatoria e la decisione di mandarvi o meno il proprio figlio, e a quale età, spetta ai genitori. Molto dipende dalla situazione familiare, dal carattere del bambino e dalle scuole disponibili nella propria zona. Non c’è un ideale di scuola materna valido per ogni bambino; ognuno deve trovare quella che più si adatta alle proprie esigenze. La scuola materna si può frequentare dal momento in cui si compiono i 3 anni. Per il periodo precedente vi sono gli asili nido, aperti per i bambini dai 3 mesi ai 3 anni. Preparazione didattica a parte, la scuola materna insegna al bambino a stare insieme con gli altri, a sviluppare sicurezza, autocontrollo, a giocare condividendo gli oggetti e comprendendo le esigenze altrui, ad avere pazienza; lo indirizza verso la comprensione del tempo e dello spazio, l’organizzazione dei propri ritmi e la cooperazione in generale. Le opportunità di gioco che la

L

scuola materna offre sono un ottimo incentivo allo sviluppo generale del bambino dal punto di vista fisico, mentale e sociale; ne traggono vantaggio la creatività come la logica, la manualità come la coordinazione motoria e tutta una serie di capacità che i piccoli devono mettere a punto nel corso della prima infanzia. In questo senso, la scuola materna è molto utile ai bambini con problemi di vario tipo che, se ben seguiti in questi primi anni fondamentali, hanno meno probabilità di incappare in insuccessi futuri e possono superare i disturbi comportamentali che li porterebbero ad avere seri problemi in età adolescenziale. Il bambino che inizia la sua avventura nella scuola materna necessità di un periodo di inserimento più o meno lungo, durante il quale si abitua gradualmente alla nuova situazione e, quindi, non subi-

OSTETRICA

sce traumi. E’ consigliabile portarlo qualche volta in visita alla scuola prima del giorno fatidico, presentargli la maestra, fargli vedere la classe e l’attrezzatura, metterlo al corrente del fatto che a scuola ci sono altri bambini. Non è, invece, opportuno spingerlo a socializzare subito se non se

la sente o costringerlo a qualsiasi situazione che non desideri fare. La visita deve assolutamente essere un momento disteso e sereno. Durante la prima settimana il

bambino andrebbe lasciato per un tempo limitato, da aumentare di giorno in giorno, e la mamma, se le è possibile, dovrebbe fermarsi per aspettarlo o assentarsi per poco tempo. Una volta che il piccolo si sente sicuro di non essere abbandonato, è pronto per l’inserimento definitivo. Le più o meno serie difficoltà di inserimento, o la loro assenza, dipendono da carattere, maturità, sicurezza del bambino. I maschietti sono in genere più restii a questo passo e piangono di più. Non c’è, però, una regola generale: ci sono perfino bambini che si inseriscono subito perfettamente e non hanno mai problemi. Anche se il bambino va alla scuola materna, la

famiglia continua a esercitare un ruolo fondamentale nella sua educazione. E’ bene, quindi, interessarsi a ciò che fa a scuola e chiedergli quotidianamente di descrivere le sue esperienze, anche per cercare di mantenere la stessa linea educativa a casa. E’ probabile che in questo periodo la curiosità del bambino diventi veramente insaziabile. In linea generale i maschietti sono più attivi nei vari giochi e nell’assumersi compiti, mentre le bambine tendono a parlare molto fra loro e confrontarsi. Non è facile dire quale scuola sia adatta a un bambino o un altro; in generale, si tratta di un processo di adattamento reciproco, che insegna ad affrontare i cambiamenti e le difficoltà in modo positivo.

DI SELENIA

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ACCETTULLI

E’ un atto di educazione al gusto e al mangiar bene

Svezzamento: quando cominciare? L’OMS raccomanda di iniziare non prima del sesto mese di vita La famiglia può individuare il momento più opportuno per iniziare Lo svezzamento negli ultimi tempi è diventato un tema, passatemi il termine, “caldo”; sia per la maggiore attenzione che poniamo in generale sul mangiar bene e il mangiar sano, sia perché sull’argomento aleggia un’ombra oscura che sembra non avere alcuno spiraglio di luce. Il dubbio più grande è rivolto al momento di inizio dello svezzamento, quando cominciare? Ogni bimbo è diverso, questo è più che altro un motto, ma anche pura verità... facciamo quindi un po’ di luce sul tema. L’OMS raccomanda di cominciare con un’alimentazione complementare non prima del sesto mese di vita, per lasciare il tempo alla flora batterica di instaurarsi e stimolare la maturazione dei fattori di tolleranza intestinali, senza i quali il sistema immunitario reagirebbe in modo sconsiderato verso cibi innocui, scatenando allergie alimentari. L’intestino, inoltre, raggiunge una maturità sufficientemente adatta a digerire gli amidi

solo verso i sei mesi, a quest’età, infatti, comincia ad essere prodotto un enzima chiave: l’amilasi pancreatica. Un altro aspetto determinante è la permeabilità intestinale. Fino a sei mesi di

vita l’intestino di un neonato è simile a un “colabrodo” che consente a moltissime particelle di cibo di passare se venissero ingerite in quest’epoca, e quindi troppo presto, causando reazioni di sensibilizzazione e allergie alimentari. La famiglia, osservando attentamente lo sviluppo del proprio bambino, può individuare

il momento più opportuno per iniziare. La posizione seduta | Il primo suggerimento potrebbe essere quello di aspettare che il bambino riesca a stare seduto da solo, cosa che accade proprio tra il quinto e il sesto mese, per garantire la distensione dello stomaco durante la fase digestiva. Interesse verso il cibo in tavola | Questo è il segnale più lampante e osservato, ma è anche quello che più spesso può trarre in inganno in quanto, dal quarto mese in poi, il mondo per essere conosciuto adeguatamente deve passare per la bocca del bambino (fase orale). Il genitore dovrà quindi osservare bene: se dopo qualche giorno di pappa “spazzolata” il bambino cambia rotta e perde interesse verso il cibo, era pura curiosità e sperimentazione. La deglutizione | Nei primi mesi di vita la deglutizione del bambino è adatta a “spruzzare” il latte dal seno o dalla tettarella del biberon direttamente in gola, cosa diversa è con il cibo solido; pertanto, se lo svezzamento comincia in tempi non maturi, il rischio è che la pappa venga sputata fuori proprio a causa di

una ancora carente coordinazione dei muscoli della deglutizione. Accettazione del cucchiaino | Spesso viene sottovalutato l’impatto psicologico che può avere l’offrire un cibo nuovo, ad una temperatura diversa e con un sapore mai provato, imparare a conoscere il cucchiaino, per poi vederlo come un “oggetto amico”, aiuta nella fase di conoscenza delle nuove consistenze e dei nuovi sapori. Lasciare, inoltre, il bambino libero di scoprire e assaggiare attraverso le sue stesse manine può rendere molto più semplice questa fase, lasciandogli il potere della scoperta anche attraverso il tatto e l’olfatto, senza fretta né costrizioni. In fondo, per tutti noi, mangiare non è solo mangiare, ma è anche inebriarci di invitanti profumi, gustare lentamente, godere della compagnia degli altri commensali e sentirci liberi di avere delle preferenze in fatto di sapori. Perché per il bambino dovrebbe essere diverso? Non dimentichiamo che lo svezzamento è un atto di educazione: al gusto e al mangiar bene; un vero e proprio atto d’amore.

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in poche parole

Donare la vita

A soli 16 anni è riuscito a salvare nove vite. Nella Struttura di Anestesia e Rianimazione degli Ospedali Riuniti di Foggia, diretta dal prof. Michele Dambrosio, lo scorso venerdì 9 settembre è stato effettuato un prelievo multiorgano da un paziente di soli 16 anni, deceduto per trauma cranico. Durante l’intervento sono stati prelevati i due polmoni, il cuore, lo split del fegato (divisione dei due lobi del fegato), i due reni e le due cornee. I polmoni e il cuore sono stati prelevati e trapiantati dal team dell’Istituto Ismett di Palermo. Il lobo destro del fegato è stato prelevato e trapiantato dal team dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Il lobo sinistro del fegato è stato trapiantato agli Ospedali Riuniti di Bergamo. I due reni sono stati prelevati dal team della Struttura Complessa Universitaria di Urologia, diretta dal prof. Giuseppe Carrieri e trapiantati uno all’Ospedale Bambin Gesù di Roma e l’altro all’Azienda Ospedaliera di Genova. Le cornee sono state prelevate dal team della Struttura Complessa Universitaria di Oculistica, diretta dal Prof. Nicola Delle Noci e inviate alla Banca dei Tessuti di Mestre. Al termine della donazione, il direttore generale degli Ospedali Riuniti, Antonio Pedota, e il direttore sanitario Laura Moffa hanno incontrato i genitori del donatore per esprimere il loro cordoglio per l’immensa perdita e la loro gratitudine per un atto d’amore così importante e per la sensibilità dimostrata in un momento di grande dolore. La particolare complessità dell’operazione manifesta l’organizzazione interna dell’équipe aziendale, coordinata dal dott. Giuseppe Maestri e dalla dott.ssa Giovanna Faccilongo. E’ il terzo prelievo multiorgano effettuato al Riuniti di Foggia negli ultimi mesi: a gennaio, lo stesso intervento è stato effettuato su di un 80enne, deceduto per emorragia cerebrale. Gli sono stati prelevati fegato e reni. Il primo è stato trapiantato a Torino mentre i reni sono stati trasferiti a Bari ri-donando la speranza di vita a tre persone. Prima ancora, una 54enne deceduta per emorragia ha salvato 7 vite: le sono stati prelevati i polmoni, il fegato, i reni e le cornee. L’operazione è durata oltre 12 ore

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PODOLOGA

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DI

GRAZIANA MUTI

È una patologia ungueale molto frequente e fastidiosa

Onicocriptosi, in caso di ‘unghia incarnita’ Varie le cause scatenanti, intrinseche oppure fattori esterni I benefici dell’ortonixia, tecnica di rieducazione ungueale L’onicocriptosi, meglio conosciuta come “unghia incarnita”, è una patologia ungueale molto frequente e fastidiosa. Consiste nella penetrazione di una porzione di lamina all’interno dei solchi periungueali. È una condizione molto dolorosa in quanto i tessuti adiacenti si infiammano, la cute infatti appare tumefatta. Nei casi più gravi, può essere presente il granuloma. Ci sono varie cause scatenanti. Vediamo quelle intrinseche al piede. La prima va sicuramente cercata nella struttura dell’unghia. Infatti esistono tipi di unghie più predisposte ad incarnirsi: unghia a tegola provenzale (curvatura molto accentuata), unghia a vetrino d’orologio (lamina sottile e fragile), unghia a spirale (la lamina è praticamente piegata su sé stessa) e unghia a uncino (i lati dell’unghia crescono in maniera perpendicolare alla parte centrale della lamina). La forma delle dita, inoltre, gioca un ruolo fondamentale nella crescita

AVVOCATO

tratta di tagliare la porzione di lamina incarnita ed estrarla. Esistono protocolli per eseguire questo trattamento incruento che vanno seguiti scrupolosamente per evitare spiacevoli conseguenze. Nel giro di una settimana, la sintomatologia dolorosa, l’edema, il granuloma dovrebbero essere quasi completamente sparire. A questo punto è necessario mettere in pratica piccoli accorgimenti per evitare recidive. Ad esempio, se la causa è la calzatura, è sufficiente cambiarla e il problema è risolto. Se invece è il conflitto tra le dita, la cosa migliore sarebbe far realizzare dal proprio podologo un’ortesi su misura in silicone che tiene separate le dita, lasciando l’unghia libera di crescere in

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utomobilisti maleducati che parcheggiano in maniera incivile? A loro carico può configurarsi il reato di violenza privata. A tutti può capitare di trovare una automobile, parcheggiata in modo “selvaggio”, che impedisce di fatto il transito alla nostra autovettura che, per tale circostanza, rimane intrappolata nell’area di parcheggio. Non tutti sanno, però, che chi parcheggia la propria vettura dinanzi ad un fabbricato o un posteggio (pubblico o privato) in modo da bloccare il transito ad un’altra auto, impedendole l’accesso o l’uscita, rischia non soltanto il carroattrezzi ma, addirittura, il procedimento penale.

A

Costituisce reato lasciare il proprio mezzo parcheggiato in modo tale da impedire agli altri il passaggio, ossia l’uscita o l’entrata, a titolo esemplificativo, da/in un parcheggio pubblico, un cortile condominiale privato, un cancello, un box auto. Si tratta di mezzi di costrizione dell’altrui libertà contrari all’ordinamento e che, oltre ad integrare illeciti amministrativi per violazione

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ungueale: se il secondo dito, ad esempio, esercita un’eccessiva pressione sul dito, o viceversa (alluce valgo, piede quadro), l’unghia potrebbe più facilmente tagliare i tessuti. La situazione peggiora in quadri di eccessiva sudorazione. Anche vizi posturali possono incidere sulla struttura ungueale. L’onicocriptosi però, può essere causata anche da agenti esterni: un paio di scarpe inadatto, con una tomaia troppo poco capiente o troppo stretta comporta microtraumatismi ripetuti sulla lamina, che, a lungo andare, si altera e penetra sempre più nei solchi. Anche un taglio errato può portare l’unghia ad incarnirsi. Non sono trascurabili neanche i traumi diretti tra le cause dell’onicocriptosi. Cosa fare in caso di unghia incarnita? Il primo step è di individuarne la causa per tracciare le linee di un trattamento efficace. In seguito è indispensabile rimuovere il frammento incarnito. È una manovra semplice, non eccessivamente cruenta. Si

maniera retta. Quando però la causa è la struttura dell’unghia, non c’è altro rimedio che modificarla. È possibile grazie all’ortonixia. L’ortonixia è una tecnica di rieducazione ungueale che permette, grazie all’applicazione di guide in silicone, o di fili di acciaio o di acciaio in lega di titanio, o di bottoni e molle, di esercitare delle forze sulla lamina e di riportarla ad una forma fisiologica (è un po’ lo stesso concetto dell’ortodonzia). Il tasso di recidiva è molto basso perché le cellule della matrice che producono l’unghia prendono “memoria” del modo in cui l’unghia deve crescere. L’ultima soluzione è l’intervento chirurgico che consiste o nell’asportazione parziale della lamina con successiva fenolizzazione o rimozione chirurgica della matrice ungueale.

DI

VALENTINA DINISI

Può configurarsi il reato di violenza privata

S.O.S. parcheggi “selvaggi” Non si rischia solo il carroattrezzi ma il procedimento penale: si tratterebbe, infatti, di mezzi di costrizione dell’altrui libertà del codice della strada (si pensi al divieto di parcheggio, al passo carrabile, ecc.), possono far scattare un procedimento penale a carico del conducente, integrandosi il reato di violenza privata. Il delitto di violenza privata si configura, secondo l’art. 610 c.p., quando “chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa”. La fattispecie incriminatrice tutela in generale l’interesse dello Stato a garantire ad ogni individuo la libertà morale, ossia la facoltà di autodeterminarsi spontaneamente: ciascuno deve “essere libero” e deve sentirsi libero. Il bene giuridico protetto è dunque la “libertà psichica” della persona da qualsiasi comportamento violento e intimidatorio in grado di esercitare una coartazione, sia diretta che indiretta, sulla sua libertà di volere o di agire, in modo da costringerla a una certa azione, omissione o tolleranza.

Nello specifico caso dei “parcheggi selvaggi” rileva la condotta di colui che parcheggia la propria autovettura in modo tale da bloccare il passaggio impedendo alla parte lesa di muoversi. Il requisito della violenza, richiesto dalla norma, si identifica in qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente l’offeso della libertà di determinazione ed azione. Se da un lato è pacifico che costituisce il reato di violenza privata la condotta di chi effettua il parcheggio della propria autovettura in modo tale da impedire intenzionalmente a un’altra persona di uscire dal parcheg-

gio comune, accompagnato dal reiterato rifiuto alla richiesta della parte offesa di liberare l’accesso, dall’altro è ragionevole ritenere reato anche il caso di rifiuto di spostare l’auto. In tale seconda condotta la costrizione con violenza dell’altrui volontà è determinata dal mantenimento della vettura nella posizione irregolare. Il mancato rispetto dell’altrui diritto di godere liberamente degli spazi e dei beni comuni può dunque portare a conseguenze spiacevoli. E’ sufficiente la consapevolezza del parcheggio eseguito in modo da bloccare eventuali altri automobilisti, anche per mera incuria o per totale indifferenza alle norme stradali. Si tratta di un chiaro esempio di come il diritto penale non sia unicamente circoscritto entro i limiti della violenza grave e conclamata, ma giunga a ricomprendere anche comportamenti che sono il segno di “meri” gesti d’inciviltà.

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MEDICO CAV

DI

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in poche parole

ANNA LEPORE

Tanti dubbi che attanagliano le giovani mamme

Farmaci, uso o non uso… L’uso dei farmaci in gravidanza, nel post-partum e neonatologia Poche regole da seguire, al bando il fai-da-te e autoprescrizione icuramente per molte donne avere la fortuna di essere capaci di portare con sé per nove mesi un altro essere vivente, che dipende solo ed esclusivamente da noi, è un momento magico. Ma è consentito l’uso dei farmaci durante la gravidanza, il post-partum e la neonatologia? Sarà questo importante argomento l’oggetto del XII Convegno di Tossicologia del Centro Anti Veleni – CAV di Foggia, in programma il prossimo 13 ottobre. Sono tanti i dubbi che attanagliano la mente, su come poter essere in grado di proteggere al meglio la creatura che si porta in grembo: cosa si può o non si può fare qualora si verificasse la necessita di assumere farmaci o in caso di consumo e abuso di alcol, di fumo o altre sostanze? Forse stupirà sapere che fino al 1940 si pensava che l’utero fosse un ambiente protetto, una specie di scudo per il feto. Oggi invece si sa

S

PEDAGOGISTA

che quasi ogni farmaco o sostanza chimica somministrata alla madre è in grado di attraversare la placenta. Perciò si vuole ricordare che l’embrione che si sta sviluppando può essere influenzato dai farmaci o dalle sostanze che si assumono. L’effetto di un farmaco nella donna gravida è determinato non solo dal dosaggio, ma anche dall’epoca. Anche nel periodo che precede il parto i farmaci che passano attraverso la placenta devono es-

sere somministrati con cautela per evitare una tossicità nel neonato, il quale possiede una metabolismo epatico e renale ancora immaturo. Vogliamo anche portare a conoscenza che purtroppo c’è un cospicuo numero di donne gravide che fa uso di farmaci: è stato riscontrato che alcune li assumono con il consenso del medico, altre con un po’ di leggerezza e senza alcun consulto. Anche se il foglietto illustrativo riporta l’indicazione se utilizzare o meno il farmaco in gravidanza, molto spesso si è incapaci di valutare rischi e benefici effettivi di una terapia già in atto o da intraprendere. Inoltre, in questo delicato periodo, il corpo femminile è sottoposto a significanti cambiamenti fisiologici durante la fase di gestazione, i quali vanno proprio a modificare le proprietà farmacoci-

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netiche dei farmaci. E durante l’allattamento? L’utilizzo di farmaci durante l’allattamento è sempre stato uno dei motivi per interrompere l’allattamento al seno. Sicuramente la sospensione dell’allattamento è la soluzione più facile, ma non è giusta: questo conferma che vi è una scarsa conoscenza della problematica ‘farmaci ed allattamento’. Per questo, è importante sapere che durante la gravidanza e allattamento, in caso di effettiva necessità, si possono assumere farmaci sicuri ed efficaci. Basta osservare semplici regole: evitare di interrompere autonomamente l’assunzione di un farmaco; evitare il fai da te e l’autoprescrizione; i farmaci vanno prescritti solo dal medico; vanno evitati i farmaci da banco se non prescritti dal medico. Poche nozioni che saranno ampliate in maniera esaustiva durante il convegno. Ricordiamo sempre che il dubbio spesso fa errare e che chi domanda non sbaglia mai: il centro antiveleni è dalle parte delle donne e ad ogni quesito cercheremo di dare risposta.

DI VITTORIA SALICE

Quante ore dorme il bebè? E’ indicativo della sua indole

Ninna nanna e sonno nel bambino I ritmi nella diade madre-bambino: una veglia reciproca S I piccoli non hanno ‘consapevolezza’ dell’agente di cure onno-veglia. Per quanto riguarda il sonno, potrà spiazzare il constatare che il neonato, al di là di ogni credenza, non dorme molto, anzi, sembra quasi soffrire d’insonnia. Il bebè, cioè, ha dei disturbi del sonno, che spesso generano altrettanti disturbi del sonno di mamme e papà. Certamente il numero delle ore di sonno del bebè può dare una prima idea della sua indole: il bimbo insonne dorme profondamente dopo la poppata di latte e si risveglia poco dopo chiedendo attenzioni e compagnia. Il dormiglione, invece, sembra immune dalla morsa della fame ed accade spesso che lasci il seno o la tettarella per addormentarsi. I ritmi del sonno nella diade madre-bambino, una veglia reciproca: se la madre e il bambino sono in due stanze diverse, quando la madre è in fase REM (notoriamente il “tempo” del sogno è la fase del dormi-veglia perché ricordiamo tutto ciò che sogniamo), il bambino è in fase NON REM (di “sonno profondo” non ricordiamo ciò che sogniamo) e viceversa, il che fa pensare ad una specie di veglia reciproca. L’adulto comunque deve imparare a rispettare i ritmi del bambino e sincronizzarli con i suoi. Secondo la Mahler la nascita psicologica e quella biologica non coincidono, ma il primo è un processo le cui tappe fondamentali si svolgono nelle prime fasi di vita, ma poi prosegue: prima fase detta autismo normale. Nelle prime quattro-cinque settimane il bambino si carat-

terizza per la mancanza relativa di investimento di stimoli esterni. In questo periodo il bambino ha lunghi periodi di sonno, sonnolenza, semiveglia maggiori rispetto alla veglia attiva. Il bambino non ha consapevolezza dell’agente di cure, ma ciò che regola il suo ritmo sonno/veglia sono lo stimolo della fame e l’alternanza bisogno-soddisfazione. Il gioco per i bambini l’attività ludica è importante. Gli etologi ci insegnano che il gioco per i bambini ha importanti funzioni adattive: di puro esercizio di attività riflesse; di scoperta e di esplorazione del proprio corpo e del corpo altrui, di esplorazione del mondo degli oggetti

(suoni, colori, qualità delle superfici, etc.), di scambio comunicativo, di socializzazione, di apprendimento. In un bambino appena nato molte situazioni della vita quotidiana diventano gioco: cantargli le canzoncine, fargli ascoltare musica, presentargli oggetti colorati o sonori, fargli esplorare l’ambiente tenendolo in braccio, il bagnetto, il pasto… Più tardi, queste occasioni sono rappresentate dal permettergli di sporcarsi con la pappa o strappare carta colorata; ancora più tardi, fondamentali saranno i momenti di interazione con i genitori, l’esplorazione a carponi e il gioco del nascondarello.

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L’Amico M.A.R.I.O.

Si chiama M.A.R.I.O., è finalmente arrivato all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo ed è il robotassistente che si prenderà cura degli anziani con demenza senile. Imballato in un box di legno appositamente studiato, è stato consegnato all’Unità Sistemi Informativi Innovazione e Ricerca. M.A.R.I.O., acronimo di “Managing active and healthy aging with use of caring service robots - Sistema di gestione dell’invecchiamento attivo e in salute mediante l’uso di robot assistivo”, è un progetto di ricerca finanziato con 4 milioni di euro dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. Partito nel febbraio del 2015, coinvolge 10 enti europei tra cui anche l’Ospedale di San Giovanni Rotondo. Il robot, quando sarà completata la fase di sviluppo, assisterà gli anziani dal punto di vista mnemonico e sociale. Non fornirà assistenza fisica ma aiuterà gli anziani a non sentirsi soli: potrà telefonare, leggere le notizie, fungere da portiere, ricordare gli orari dei pasti o delle pillole. In una prima fase potrà interagire grazie ad un tablet posto sulla parte anteriore, successivamente si attiverà con la voce e risponderà persino ai comandi vocali. Il compito dell’IRCCS Casa Sollievo sarà quello di testare il funzionamento di 3 robot all’interno dell’Ospedale, precisamente nell’Unità di Geriatria e di fornire, ai partner tecnologici, indicazioni necessarie per implementare l’automa e renderlo in grado di comprendere lo stato di salute degli ammalati. Osservando l’anziano, il robot dovrà monitorare una serie di valori, tra cui: parametri vitali, disabilità funzionale, numero di farmaci, stato cognitivo, stato nutrizionale e rischio piaghe da decubito. Terminata la fase della formazione - per ora riservata ai tecnici, e lo sviluppo del software, da completare per alcuni aspetti - il passo successivo riguarderà la formazione di medici, infermieri e psicologi che dovranno utilizzarlo.

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GINECOLOGA

DI TIZIANA

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CELESTE

Ogni anno 50.000 coppie chiedono un consulto per infertilità

Sterilità femminile, il punto della situazione Ecco le cause più comuni e le terapie da seguire caso per caso ’infertilità è considerata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) una patologia. Per infertilità si intende l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. Il fenomeno dell’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie. Le cause dell’infertilità, sia femminile che maschile, sono numerose e di diversa natura. E’ significativo il ruolo di fattori sociali dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva, l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento. In molti casi, come per esempio nell’obesità o nelle infezioni, l’informazione e la prevenzione possono fare molto. In altri casi, come nell’endometriosi, sono essenziali la diagnosi precoce e cure adeguate e tempestive. Se l’infertilità rimane anche dopo un iter diagnostico e terapeutico esauriente, è possibile rivolgersi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Può sembrare strano, eppure il peso (sia l’obesità che l’eccessiva magrezza) può condizionare la fertilità. I dati epidemiologici confermano che l’obesità e l’eccessiva magrezza sono causa, entrambe,

L

del 6% dell’infertilità primaria, ovvero del 12% dell’infertilità totale. Fumare rende meno fertili. Le fumatrici hanno tassi di infertilità più alti, una fecondità (possibilità di concepire per ciclo) ridotta, e impiegano più tempo a concepire (in genere più di un anno).

Il fumo, infatti, è dannoso per le ovaie femminili, e la gravità del danno dipende da quante sigarette e da quanto tempo una donna fuma. Anche le flogosi (infiammazioni) dell’apparato genitale femminile costituiscono un grave problema per la riproduzione. Responsabili sono le infezioni causate da malattie a trasmissione sessuale come la Sifilide o la Gonorrea, e ancora più insidiosa,

DENTISTA

perché asintomatica e diffusissima, la Chlamydia (causata da un microorganismo). Queste infezioni, che si localizzano nella cervice uterina e nella vagina, rendono spesso dolorosi i rapporti sessuali, alterano l’equilibrio chimico della vagina e hanno un effetto tossico sugli spermatozoi. Anche altri germi possono causare danni ai genitali interni femminili. Ad esempio, tutte le manovre che interessano la cavità uterina (revisioni di cavità, aborti clandestini, dispositivi intrauterini -IUD-) possono essere la via per il verificarsi di una infezione addominale. Altra causa frequente per almeno il 25% dell’infertilità femminile è il deficit ormonale, carenza che può essere congenita, da stress o per cause ancora poco chiare come la cosiddetta sindrome dell’ovaio policistico. Le malformazioni uterine congenite sono responsabili di una modesta percentuale di infertilità (circa il 3%), conducendo ad aborti precoci e ripetuti. Una donna su cento percorre l’esperienza di un aborto spontaneo e in generale l’aborto è un evento che si verifica in almeno il 15% di tutte le gravidanze. Le cause più frequenti di aborto ricorrente sono anomalie cromosomiche, anormalità anatomiche dell’utero, fibromi, “debolezza” della cervice, squilibri ormonali, disturbi immunologici. Altre cause di infertilità femminile possono

essere l’endometriosi (presente nel 7% dei casi) e le anomalie cromosomiche. Per quanto riguarda il versante maschile, invece, le cause di infertilità sono in reale aumento. Lo stile di vita odierno unito a fattori ambientali possono giocare infatti un ruolo determinante. Cause come il varicocele, le infezioni o i deficit ormonali possono disturbare a lungo la formazione degli spermatozoi e portare danni notevoli. E’ importante consultare il ginecologo e, in caso di sospetto diagnostico, è bene sottoporsi ad una laparoscopia, che può diventare una terapia essa stessa, in quanto con un piccolo intervento endoscopico si possono asportare le formazioni endometriosiche senza intaccare gli organi. Questo intervento aumenta la fertilità e riduce il dolore, anche se non in modo definitivo perché la malattia può recidivare. L’intervento è meno efficace per la fertilità se lo stadio è più avanzato.

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DI VALENTINA

LA RICCIA

Le raccomandazioni che ogni genitore deve mettere in pratica

Denti decidui: quando spuntano? ruoli da mordicchiare: dateli al bambino dopo averli lasciati in frigorifero per un’ora e allevieranno il fastidio grazie all’effetto freddo ed alla loro consistenza. Due sono le raccomandazioni che ogni genitore deve assoluta-

lari e favorire le alterazioni dentali e scheletriche (palato stretto, denti sporgenti, morso aperto…) che potranno essere risolte solamente attraverso l’impiego di un

Curare l’igiene orale dei bebè prima dell’eruzione dei denti: Oggi, sette mamme su dieci dimenticano questa operazione L’essere umano, come quasi tutti i mammiferi, è difiodonte ossia ha due dentizioni. La prima (decidua o da latte o caduca) che lo accompagna per la prima parte della vita e la seconda ed ultima, dal momento della permuta in poi. In particolare il cucciolo d’uomo presenta una dentizione decidua a 20 denti, 10 superiori ed altrettanti inferiori: 8 incisivi, 4 canini e 8 molaretti in totale. Essi riproducono la forma dei denti definitivi. Rispetto alla dentizione permanente, quella caduca è mancante dei premolari. Di solito il timing eruttivo (ossia il processo di eruzione scandito per età) segue uno schema preciso: i primi dentini ad erompere a partire dai 6 mesi sono gli incisivi inferiori, poi i superiori; verso i 12 mesi spun-

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tano i primi molaretti inferiori, seguiti dai superiori, dai canini ed infine dai secondi molari. Solitamente i denti dell’arcata inferiore erompono prima rispetto a quelli dell’arcata antagonista. Tra i 2 e i 3 anni si completa la dentizione decidua. Se i dentini del vostro bambino non seguono alla lettera lo schema appena descritto non c’è da temere ma è opportuno in ogni caso richiedere entro i 3 anni di età una visita dal dentista. I denti da latte in eruzione possono provocare un aumento della salivazione e qualche doloretto, pertanto il bebè potrebbe diventare irrequieto, alla ricerca di coccole e sollievo ad esempio portando più spesso le dita alla bocca. In questi casi, rimedi molto utili sono i denta-

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mente mettere in pratica quando inizia l’eruzione dei dentini da latte. Innanzitutto abbandonare quanto prima il ciuccio: infatti continuare ad utilizzarlo può compromettere l’armonico sviluppo delle ossa mascel-

apparecchietto ortodontico; in secondo luogo, ma non meno importante, è fondamentale curare sin da subito l’igiene orale del bebè, ossia sin dalla nascita, ben prima che i dentini abbiano fatto capolino. È indicato passare delicatamente una garza imbevuta di soluzione fisiologica sulle arcate dopo ogni poppata; in alternativa esistono ditali in gomma appositi che possono essere utilizzati per detergere il cavo

orale del bambino dopo averlo alimentato. Sette mamme su dieci dimenticano questa operazione: ricordate che il batterio responsabile della carie (Streptococcus mutans), può contaminare la bocca anche prima dell’eruzione dei denti, infatti il cavo orale del bebè è sterile solo alla nascita. Anche la mamma deve curare la sua igiene ed accertarsi di avere una bocca sana perché la carie è una malattia trasmissibile attraverso la saliva: per questo non si deve mai mettere in bocca il cucchiaino o il ciuccio del bambino. Quando saranno spuntati i dentini, diventa d’obbligo utilizzare uno spazzolino da denti a setole molto morbide per detergere le superfici dentali. Niente dentifricio fino a tre anni. E se i dentini sono cariati? L’indicazione è di curarli subito, infatti trascurare una carie di un dente deciduo non è affatto la scelta migliore: ogni singolo dentino da latte fa da guida per l’eruzione del corrispondente dente permanente, a cui garantirà forza, lunga vita ed una posizione corretta se il bambino lo avrà conservato in salute fino alla sua caduta.


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cucina

Il dolce alla frutta per “colorare” il mese dei ‘condizionali’ e dei ‘futuri’

Settembre, nostalgia d’estate? Ecco la crostata ‘scacciapensieri’

DI

VALENTINA PIETROCOLA ‘LA CUCINA

DEL FUORISEDE’

LA RICETTA

Niente è più terapeutico di preparare qualcosa in cucina e condividerla Avete presente quei pomeriggi di fine estate, il cielo squarciato da fulmini e pioggia e la testa piena di pensieri e propositi per il nuovo anno? E sì, settembre è, secondo me, il mese che sancisce meglio di gennaio i propositi buoni per un nuovo inizio. Settembre è il mese dei dovrei, mi iscriverò, farò… il mese preferito dai condizionali e dai futuri, il mese delle ansie per il ritorno alla normalità dopo aver ‘gigioneggiato’ per tutta l’estate. Oggi dell’estate rimane solo un velo di abbronzatura e l’ultima hit che impazza in radio, ignara di avere le ore contate. Oggi è l’ultimo giorno di vacanza nella mia Foggia, prima di tornare a Roma, la città che mi ospita da tre anni. Dopo tre anni mi sento ancora ospite. Sono come gli alberi secolari: protendono lontano i nuovi rami, ma hanno radici ben piantate nel terreno. Forse è la pioggia a rabbuiarmi i pensieri, ho bisogno del mio scacciapensieri: impastare farina e uova, sbat-

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tere i problemi sul tavolo, sentire l’odore della vanillina e del limone spandersi nell’aria. Ho deciso di salutare l’estate con una crostata alla frutta, piena di colori e sapori, che in questo grigio dipanerà la matassa dei pensieri: domani riprenderò a lavorare e troverò un modo per accontentare cuore e testa. Niente è più terapeutico che preparare qualcosa in cucina e condividerla. Prima della mia partenza voglio organizzare una bella merenda per i miei: cucinare è un atto d’amore. E’ come fare un regalo a qualcuno ma farlo dall’inizio. E’ un regalo a cui si dà una forma, un sapore, uno stile, un tono. È più ci si applica, più amore si dà al piatto e alla

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ricetta, e più amore arriva a chi viene donato. Prendo tutta la frutta che ho: pere, fragole, uva, pesche. La lavo e la taglio con cura spremendoci sopra del limone. E ora la crema. Nessuna ricetta richiede più amore di una semplice crema pasticcera. Solo tuorli per una spumosa crema al limone. In una pentolina, sui tuorli, bisogna setacciare un po’ di farina e lo zucchero, amalgamando. Nel frattempo, il latte con una scorza di limone bolle sul fuoco. Lo aggiungo al composto. Metto il tutto sul fuoco, rimesto e ‘cullo’ la crema finché non sarà bella soda. Fatto: la crema ha diffuso la fragranza di limone in tutta la cucina. E ora finalmente potrò mettere le

mani in pasta, sporcarmi di farina, spezzettare il burro e versare la bustina di lievito. E come d’incanto torno al mio sesto compleanno: mia madre sta preparando una ciambella e voglio imitarla. Prendo la busta di lievito, credendo che sia chiusa e divento un pupazzo pieno di vaniglia, sui miei ricci, sul naso e sul vestito. È questa la magia della cucina: i sapori e gli odori fanno riaffiorare i ricordi più belli. Sorrido, mentre lavoro con forza la pasta frolla sul tavolo. È tutto pronto: cuocio la frolla che ho steso in una teglia in forno statico a 170 gradi per mezz’ora. Quando è fredda la farcisco con la crema al limone e poi vi adagio i pezzettini di frutta fresca. Che gioia per gli occhi! Un tripudio di colori che nessuna giornata triste e noiosa può sconfiggere: un arcobaleno dopo una tempesta. Il mio animo è più calmo adesso: come diceva Charles Shulz, “Non preoccuparti che il mondo possa finire oggi. In Australia è già domani”.

Ingredienti per la frolla 400 gr di farina 00 180gr di zucchero 1 tuorlo e 2uova medie Vanillina 1 cucchiaino di lievito 200gr di burro Ingredienti per la crema 50 gr di maizena 30 gr di farina 00 scorza di limone 6 tuorli 500 gr di latte 120 gr di zucchero Frutta mista per la decorazione


ATTUALITÀ

Gli Ospedali Riuni di Foggia primi in Puglia a dotarsi di tale metodica diagnostica

Un radiotracciante “sfida” i tumori Il primo paziente sarà sottoposto al ‘Gallio 68’ entro la fine dell’anno: permetterà di identificare anche tumori di piccole dimensioni (7-8 mm) n’arma in più contro i tumori neuroendocrini. E’ la freccia nell’arco (il primo in tutta la Puglia) degli Ospedali Riuniti di Foggia: è la Pet/Tac con radioisotopo Gallio 68. L’ospedale foggiano è il primo tra gli ospedali pugliesi a dotarsi di tale metodica diagnostica all’avanguardia. Il nuovo radiotracciante consente di individuare lesioni anche molto piccole e pertanto avrà un positivo impatto nella gestione dei tumori neuroendocrini, neoplasie rare che possono colpire vari organi: lo stomaco, l’intestino, il colon, il pancreas, il polmone. Una diagnosi precoce significa maggiore certezza di sopravvivenza. Grazie ai Fondi europei erogati dalla Regione Puglia con il progetto “Cluster in Bioimaging”, gli Ospedali Riuniti hanno firmato una convenzione con Itel, officina farmaceutica pugliese che fornisce radiotraccianti alle Medicine Nucleari della Puglia e di altre regioni limitrofe. Senza costi per l’Azienda ospedaliero - universitaria, la Itel

U

metterà a disposizione strumentazione, materiali e personale della propria divisione Itelpharma. L’accordo prevede anche la formazione del personale tecnico ospedaliero, finalizzata alla futura produzione del radiotracciante in totale autonomia e in conformità alla Farmacopea Europea e alle Norme di Buona Preparazione dei radiofarmaci per Medicina Nucleare. Il primo paziente potrà essere sottoposto ad esame con Gallio 68 entro la fine dell’anno. Soddisfatto il direttore generale degli Ospedali Riuniti, Antonio Pedota: “Il nostro ospedale è dotato di strutture e tecnologie idonee per avviare la produzione nel rispetto delle norme di buona preparazione definite a livello europeo e nazionale. Questo

“Questa convenzione rappresenta un modello virtuoso di collaborazione pubblico-privato, perché consente nuove sinergie tra chi opera nel settore della sanità e soprattutto permette lo scambio di conoscenza scientifica e la diffusione di competenze di alto profilo”. Angela Dalicco

accordo ci consente di mettere a sistema il nostro potenziale, e soprattutto di dare concretezza al diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, senza aumentare la spesa sanitaria”. L’impiego di questo tracciante radioattivo permetterà, come sottolinea, invece, il direttore della Struttura di Medicina Nucleare del nosocomio foggiano, “di identificare

tumori di piccole dimensioni (7-8 mm), e quindi permette di contrastare la malattia con maggiore tempestività ed efficacia aprendo anche spazi per terapie efficaci basate sull’impiego di altri radiofarmaci. Con questa iniziativa gli OO.RR. si allineano a standard e metodiche all’avanguardia, senza più la necessità per la Puglia di dover inviare i propri pazienti fuori regione”. “Siamo molto orgogliosi di poter mettere la nostra esperienza a servizio del territorio”, chiosa il presidente della ITEL, Leonardo Diaferia.

GALLIO 68, COS’E’? E’ un tracciante radioattivo il cui potere si dimezza dopo solo 68 minuti (ragione per la quale è fondamentale produrlo nello stesso luogo dove deve essere impiegato). Una volta iniettato attraverso una flebo, questo farmaco ha la capacità di legarsi a particolari strutture, chiamati ‘recettori per la somatostatina’ che si trovano sulla superficie del tumore. Da qui il radiofarmaco emette radiazioni, chiamate positroni. La macchina PET/CT registra queste radiazioni e le trasforma in immagini che localizzano la lesione.

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