6Donna #8 120

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focus Vite doppie

Sexting e revenge porn, le ‘vendette’ del web

cucina Sapori d’autunno

Ottobre, gustosto e nostalgico

MODA Una stagione ricca di contrasti

polis Caos Ataf Nel 2017, fuori dalle secche

Per la foto in copertina si ringrazia

PLEASURE Via Matteotti, 58 - Foggia


editoriale di Maria Grazia Frisaldi Ottobre. Come ogni anno, da ormai tre anni a questa parte, in questo mese 6Donna sostiene, ospitandola sulle pagine del magazine, la campagna solidale ‘Stop al Femminicidio’ della fondazione ‘Doppia Difesa’ Onlus fondata da Michele Hunziker e dall’avvocatessa Giulia Bongiorno, che - attraverso uno staff di avvocati e psicologi - offre sostegno e tutela alle donne vittima di violenza ed è impegnata in una azione costante di sensibilizzazione per prevenire e combattere la violenza di genere. Il numero di 6Donna che state per sfogliare batte gli ultimi rintocchi della raccolta fondi Doppia Difesa tramite numero solidale: c’è tempo fino al 20 ottobre per inviare un sms, del valore di 2 euro, al numero 45519 da tutti i cellulari, ma si possono sostenere le attività della fondazione tutto l’anno, con donazioni tramite 5x1000 (tutte le indicazioni sul sito www.doppiadifesa.it). Il tema scelto quest’anno è quello del ‘divieto’: vietato accettare maltrattamenti, vietato accettare le piccole disparità quotidiane, vietatissimo accettare schiaffi, vietato farsi vietare di denunciare. Grazie al cortometraggio ‘L’amore che vorrei’, presentato a Venezia lo scorso 5 settembre, e allo spot della campagna solidale ‘Stop al femminicidio’, la fondazione Doppia Difesa ha voluto indicare in maniera lapidaria quello che le donne non devono accettare nel rapporto con i loro uomini: una serie di ‘no’ da dire con coraggio e fermezza, una serie di ‘no’ che possono salvare la vita. Particolare attenzione, inoltre, è posta sul tema dei maltrattamenti e della violenza psicologica subita dalle donne all’interno della coppia, perché è una forma di violenza ancora troppo sottovalutata. “E invece i lividi del cuore - sottolineano le fondatrici - fanno male persino più di quelli sul viso”.

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sommario 4 5 •

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Personaggio Maria Teresa Sassano, tutto il buono della Piccola Industria

al femminile Francesca Romana Cicolella, al Consiglio degli Studenti Unifg ‘Di pari passo’, il progetto delle donne per le donne

Focus La ‘doppia vita’ del clicca e condividi La privacy ai tempi di internet I rischi della rete, dove si ‘naviga’ a vista Le vittime del voyerismo 2.0

Polis Ataf, nel 2017 fuori dalle secche L’oppositore: il punto di Giuseppe Mainiero

Attualità

12 Foggia verso il Centro Studi Internazionale Dieta Mediterranea Moda

13 Una stagione ricca di contrasti 17

Rubriche Cucina

21 L’autunno? Nostalgico e gustoso

Ambienti

22 Spazio lettura, il proprio ‘nido’ in casa •

Una ‘officina delle idee’ per l’infanzia

Teatro

23 L’eredità di De Filippo riparte dal ‘Giordano’ •

Arte: Da Firenze a Troia, tracce di un Rinascimento possibile

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personaggio

Maria Teresa Sassano eletta alla guida del comitato regionale

di Maria Grazia Frisaldi

Tutto il buono della Piccola Industria La neo presidentessa: “Il coraggio non basta. Non c’è più tempo per gli sprovveduti”

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l suo nome ha messo d’accordo tutti. Il comitato regionale ‘Piccola Industria’, componente fondamentale di Confindustria, ha scelto di affidarsi alla guida sicura ed esperta di una donna, l’imprenditrice Maria Teresa Sassano (in foto), eletta all’unanimità dai presidenti e dai delegati dei comitati delle associazioni territoriali. Lei, imprenditrice 46enne, porta in dote anni di gavetta e olio di gomito, e tutta l’esperienza maturata nel sistema associativo confindustriale, avendo ricoperto già un mandato analogo in Capitanata. Di questa esperienza territoriale, assicura, esporterà il ‘metodo’ adeguandolo su scala regionale. Il suo obiettivo sarà quello di avvicinare le aziende al mondo associativo, per creare un dialogo proficuo ed efficace. Presidentessa Sassano, in tempi di ‘crisi del posto fisso’, in tanti si re-inventano imprenditori. Ma esiste una vera cultura imprenditoriale o si tratta, in gran parte, di ‘improvvisazione’? Molti sono diventati imprenditori per necessità. Ma accanto al coraggio e allo spirito di iniziativa è necessario mettere in preventivo la formazione continua. Non c’è più tempo per gli sprovveduti. C’è una sorta di selezione naturale in

questo campo, e i mercati e la concorrenza oggi sono spietati. La ‘materia prima’, ovvero volontà e talento, va ‘lavorata’ anche attraverso i contesti associativi, che aiutano i giovani imprenditori a migliorarsi grazie al confronto con altri colleghi a livello provinciale, regionale e nazionale. Ancora, bisogna avere la capacità di innovarsi continuamente, di stare al passo con i tempi. Altrimenti non si va da nessuna parte.

Bisogna avere la capacità di innovarsi continuamente, altrimenti non si va da nessuna parte A livello meramente numerico qual è la situazione della Piccola Industria di Capitanata rispetto alle altre province pugliesi? Quando parliamo di piccola impresa o di piccola industria facciamo riferimento a quelle aziende che vanno da 1 a 50 dipendenti. Queste realtà costituiscono l’80-90% di tutto il comparto in-

dustriale italiano di Confindustria. Un rapporto che si mantiene costante anche a Foggia e nelle altre province pugliesi, grazie ad attività artigianali, piccole industrie soprattutto agroalimentari e attività di servizio. In questo quadro, qual è il peso dell’imprenditoria femminile? In passato, le donne imprenditrici erano veramente poche. Si trattava per lo più di donne che ereditavano aziende di famiglia che però venivano gestite dai mariti. Adesso, invece, stanno aumentando le imprenditrici di prima generazione, che si misurano soprattutto con aziende di servizi. Secondo i dati Confindustria, la percentuale delle donne della Piccola Industria è nettamente inferiore a quella dei colleghi imprenditori, circa il 20%. Si dice sempre che la piccola e media impresa sia il ‘motore’ economico dell’Italia. Quanto a tal proposito le vostre istanze sono tenute in considerazione dai governi regionali e centrali? I tavoli di concertazione sono sempre aperti. Ci tengono in considerazione ma non come vorremmo. Stiamo lavorando sodo su questo versante, ma è necessario battersi ancora. Non è un caso che tra le mie linee programmatiche vi sia il

potenziamento dei rapporti istituzionali e di collaborazione con la Regione Puglia (Emiliano ci riceverà a breve) e con le Camere di Commercio. Da donna-imprenditrice, quali sono le difficoltà incontrate ad essere considerata leader autorevole e credibile in un settore largamente maschile? Non è assolutamente facile, soprattutto nel nostro territorio. Io non sono mai stata una femminista da proclami (sarebbe come fare la cosa inversa agli uomini), ma ho sempre ritenuto di dover fare il mio lavoro bene e con tenacia. E questo, forse, ha pagato. Oggi le donne riescono ad entrare nei contesti decisionali, ma il problema è restare. Bisogna essere spesso di rottura, perché se si è troppo accondiscendenti si passa per deboli; bisogna essere cordiali ma autorevoli. Nella mia esperienza posso testimoniare massimo rispetto da parte dei colleghi, ma in generale, nel mondo dell’imprenditoria, un sessismo di fondo c’è. Ed è duro a morire. Per questo, noi donne, dovremmo imparare a fare squadra. Quanto dell’esperienza maturata nel comitato Piccola industria di Capitanata porterà a livello regionale? Sicuramente il ‘metodo’ con il quale abbiamo lavorato nella Piccola Impresa di Foggia, ma adeguato ai contesti. Così come faccio nelle mie aziende (è Amministratore Unico di un’azienda attiva nel settore servizi e gestisce un’altra nel set-

Non sono una femminista da proclami, lavoro bene e con tenacia

Il gruppo di lavoro con Maria Teresa Sassano

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tore agroalimentare, ndr), seguo un metodo scientifico, basato su una fitta programmazione e obiettivi concreti da raggiungere. Ad esempio, nelle linee programmatiche è stata inserita la realizzazione di cinque progetti di settore (turismo, agroalimentare, energia, ambiente e start up innovative che saranno integrati con la costituizione di reti di impresa), che si concretizzeranno in opportunità di lavoro. Insomma, poche chiacchiere e più fatti.


La prima volta di una donna alla guida del Consiglio degli Studenti

al femminile

La presidentessa che vuole portare l’Unifg in città Francesca Romana Cicolella: “L’università è un’isola felice, ma deve imparare a uscire dai confini dei singoli Dipartimenti”

N

on è fuggita da Foggia, è rimasta, sebbene fosse partita con l’idea di finire la Triennale e scappare. E oggi può vantare un primato: prima donna alla presidenza del Consiglio degli Studenti Unifg. Francesca Romana Cicolella (in foto) ha fatto una bella gavetta da quando ha messo piede nell’università in via Arpi. A un mese dall’iscrizione è entrata nell’associazione studentesca Area Nuova. A novembre era già candidata. “In realtà, mi sono avvicinata ad Area Nuova perché mi avevano proposto di entrare a far parte del giornale dell’associazione - racconta la neopresidentessa - All’epoca, da aspirante giornalista accettai subito ed entrai in squadra. Dopo qualche mese, mi hanno chiesto di diventare caporedattore del giornale perché la squadra era già ben collaudata. Sono diventata rappresentante subito, dopo due mesi ero già in Consiglio e da lì è venuto tutto naturale. Dopo la laurea, non sono riuscita a staccarmi da Area Nuova, perché quando ci investi tanto e fai tanti progetti, quando ti piace quello che fai, diventa un modo di vivere l’università che è anche un modo

di approcciarsi alla vita completamente diverso e di fare esperienza. L’università è diventata casa mia”. Francesca Romana Cicolella, 25 anni, è ora iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna ed è anche rappresentante degli studenti nel Consiglio di Amministrazione dell’università. Raccoglie il testimone da Guido Di Toro e resterà in carica per i prossimi due anni. Per quanto l’università di Foggia sia giovane, fa un certo effetto pensare che in 17 anni di vita siano passati solo uomini alla guida dell’organo centrale della rappresentanza studentesca. Le donne, da buone militanti, erano nelle retrovie. “All’interno di Area Nuova le donne hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, a Lettere specialmente. A volte, però, forse la donna tende a costituire forza lavoro, quindi a non voler apparire. Dentro Area Nuova siamo sempre stati tutti uguali. Sono contenta, sinceramente, di essere la prima donna, perché, effettivamente, mi sono resa conto, adesso che ce l’ho, che è un ruolo che è sempre stato associato ad un uomo”. Al primo Senato Accademico utile

ha già portato le prime mozioni. “Abbiamo riproposto le borse di studio per merito: due studenti più meritevoli di tutti i Dipartimenti avranno un esonero totale dalle tasse. È una proposta di cui andiamo abbastanza fieri, perché ovviamente l’università va incontro ai suoi studenti basandosi sul reddito, ma è giusto che venga premiato anche il merito. Abbiamo vinto il bando della legge n.390 per il finanziamento di attività autogestite dagli studenti: sono 15mila euro. Siamo

stati l’unica associazione studentesca a presentare un progetto, abbiamo ottenuto la maggior parte dei fondi e partiremo da subito con tutti i progetti che avevamo in cantiere, almeno due per ogni Dipartimento. Sono tutti corsi pratici, legati al mondo del lavoro che è quello che un po’ manca in questa università. Stiamo puntando molto a creare un contatto, perché l’università forma da un punto di vista teorico e la nostra lo fa anche bene, ma da un punto di vista pratico è carente. Ci

Il consiglio degli studenti

sono i recruitment day, ma per un ragazzo un corso organizzato da coetanei in cui poter incontrare un professionista è un’altra cosa. Stiamo scrivendo un altro progetto che presenteremo all’Adisu Puglia (Agenzia regionale per il Diritto allo Studio Universitario, ndr) e stiamo cercando di fare una progettualità completamente basata sulla comunicazione. L’idea è quella di permettere agli studenti di imparare ad utilizzare il web e tutti i mezzi di comunicazione per trovare lavoro e per imparare a fare impresa, perché quello che conta oggi è saper fare start up. Stiamo cercando di colmare un po’ la lacuna che, in realtà, non è dell’Università di Foggia ma dell’università italiana”. Il progetto più ambizioso del programma di Francesca Romana Cicolella ruota intorno alla cultura: “L’università è un’isola felice che deve imparare a uscire fuori. È chiusa nei confini dei singoli Dipartimenti. Ed è una cosa che noi vogliamo superare: vorremmo che le attività culturali fossero una spinta per far avvicinare la città all’università e l’università alla città, in un proficuo e costruttivo dialogo”. Mariangela Mariani

monti dauni Agata De Marco racconta la sua iniziativa fatta da donne per donne ‘Di Pari Passo’, il progetto che fa comunità Sui Monti Dauni, alfabetizzazione e supporto legale alle donne migranti “Il nome spiega tutto: ho deciso di chiamare il mio progetto ‘Di Pari Passo’ perché sono convinta che non può esserci al mondo chi cammina avanti e chi rimane indietro, ma persone tutte allo stesso punto di partenza, che camminano di pari passo, appunto”. In questi termini Agata De Marco, mediatrice interculturale e coordinatrice del suddetto progetto, definisce la sua iniziativa fatta da donne per donne. Duplice l’obiettivo: offrire alfabetizzazione e supporto legale alle donne di nazionalità straniera presenti nei tre centri dei Monti Dauni, ovvero Carlantino, San Marco La Catola e Celenza Valfortore. Il progetto ‘Di Pari Passo’, conclusosi a luglio ed in attesa di ripartire, è frutto di un’idea di Agata: da sempre impegnata nel sociale, quattro anni fa ha accettato la scommessa di occuparsi di minori provenienti dall’Africa, accolti presso l’associazione ‘Mondo Nuovo’ di Lucera e affidati per l’istruzione e l’animazione all’associazione ‘Araba Fenice’ di Carlantino, di cui fa parte. Quest’avventura non ha fatto altro che accrescere in lei il desiderio di specializzarsi in questo campo; la sua forte motivazione, quindi, l’ha spinta ad iscriversi ad un corso di mediazione interculturale, tenutosi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Foggia: “Mi sentivo un po’ a disagio - afferma la De Marco - in un ambiente così nuovo per me, ma la voglia di farcela era

più forte e così, una volta presa la qualifica, ho presentato il mio progetto alla mia docente di corso, la Consigliera di Parità della Provincia di Foggia, Antonietta Colasanto, che mi ha spalancato le porte della sua esperienza e, mettendomi una mano sulla spalla, mi ha detto che ce l’avrei fatta”. E così è stato: Agata ce l’ha fatta. Il suo progetto ha convinto La squadra di lavoro immediatamente tutti ed ha ottenuto anche un piccolissimo finanziamento che le ha dato il giusto coraggio per partire. Da qui ha avuto inizio la fase di presentazione dell’iniziativa ai sindaci dei Comuni dei Monti Dauni, che di buon grado hanno accettato la proposta, offrendo la propria disponibilità per far divenire questo sogno realtà. All’istante sono stati avviati i corsi di alfabetizzazione rivolti in primis alle donne romene, polacche ed albanesi, numerosissime nei piccoli borghi dauni, quasi tutte impegnate nell’attività di badanti a signori anziani. Una volta a settimana, in ogni centro, Agata teneva

lezioni di tre ore su programmi studiati appositamente per loro, che vanno dalla conoscenza dell’alfabeto, a quella dei suoni più difficili, passando per un’infarinatura di grammatica e lessico italiano, dal momento che queste donne parlano soprattutto il dialetto del paese ospitante. Ma ‘Di Pari Passo’ non sta solo per alfabetizzazione: quotidianamente presso il palazzo del Comune funziona lo sportello di ascolto, dove opera anche un’assistente sociale; della consulenza legale, del rinnovo dei permessi di soggiorno, di ricongiungimenti familiari, si occupa un avvocato; grande attenzione è stata riservata anche alla religione, al folklore ed alle tradizioni, come dimostra la messa ortodossa, organizzata per gente che da anni non pratica la propria fede. “Ormai, più che alunne, queste donne sono diventate mie amiche: mi chiedono consigli personali, cercano la mia approvazione e desiderano che io sia loro vicina sia nei momenti difficili, che nei successi - conclude De Marco - un bel traguardo per me, per tutte le donne che ci credono, che si accorciano le maniche ogni giorno e non si piangono addosso. Perché noi siamo donne e siamo nate per combattere: per tutti, ma soprattutto per noi stesse”. Leonarda Girardi ottobre - duemilasedici

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focus Scandali del web, neanche la morte può arrestare l’emorragia di pixel

La ‘doppia vita’ del clicca e condividi Foggia, con gli scandali ancora caldi, fa eccezione: a diventare virale è una proposta di nozze allo ‘Zaccheria’

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suicidi non si raccontano. La deontologia impone cautela e rispettoso silenzio, a meno che il dovere di cronaca non prevalga. Nel caso di Tiziana, è il minore dei mali. Il suo gesto estremo, checché se ne dica, si spiega digitando il suo nome e cognome in un motore di ricerca. Neanche la morte arresta l’emorragia di pixel. I freeze-frame, i fermo immagine, detto con un termine che rende l’idea di quanto si resti di ghiaccio, sono disseminati ovunque. La cronaca è tristemente nota: i video hot che lei, consenziente, aveva fatto partire dal suo cellulare sono finiti su siti porno, hanno cominciato a girare vorticosamente tra i contatti Whatsapp. Quel gioco perverso le è sfuggito di mano e denunciare da viva non è servito a cancellare un peccato di ingenuità. A 31 anni non si può morire per un video. Sei video

per la precisione, secondo la deposizione. “Un angelo dolce, bellissimo e fragile è volato in cielo” in epigrafe sul suo manifesto funebre. Nelle chiacchiere da bar spuntano i moralisti, sui social network i leoni da tastiera non lo farebbero mai, pena perdere click e consensi, meglio un cordoglio. Che poi se mettessero tutti gli smartphone sul tavolo finirebbe male. Quella perversione di riprendersi è più comune di quanto si possa immaginare e, in un mondo sempre più social, i contenuti hard rischiano di arrivare nelle mani sbagliate. Sarebbe rimasta una bega giudiziaria privata, se solo quelle immagini non fossero diventate virali diffondendosi in maniera impressionate e rapida nella Rete. Senza contare che video e frame scaricati

L’AVVOCATO

restano in memoria, quella che non si potrebbe perseguire neanche sguinzagliando tutta la polizia postale del mondo. Tiziana, trattata alla stregua di una pornostar sul web, voleva avere il diritto di lasciarsi tutto alle spalle. I media hanno fatto da cassa di risonanza: il video spopolava e lo hanno raccontato come un fenomeno, salvo poi fare mea culpa all’indomani del suicidio. Fare ammenda non significa necessariamente aver imparato la lezione. Una settimana dopo, è finita nello stesso tritacarne la conduttrice Sky Diletta Leotta. Le sue foto sexy sono state notificate in maniera altrettanto virale sugli smartphone. Il suo telefono è stato hackerato, le immagini senza veli hanno girato vorticosamente, in pasto a tutti. E davanti allo scandalo, non sono mancati i sitarelli che hanno malignato di come

volesse marciarci e fare carriera. Virale è il più azzeccato degli aggettivi, considerata la radice. Foggia, con gli scandali ancora caldi, fa eccezione. A girare vorticosamente sul web è, piuttosto, una proposta di matrimonio, davanti ai cancelli dello stadio. In poche ore raggiunge - quasi inspiegabilmente - migliaia di condivisioni, e visualizzazioni pari al doppio della popolazione foggiana. A innescare la

Denunce e sentenze non sono bastate a riconoscerle il diritto all’oblio

La privacy ai tempi di internet Il diritto alla riservatezza è una illusione? Il caso di Tiziana Cantone Una donna. Un video. Internet. Tiziana Cantone è solo l’ultima vittima di quella rete infernale che può essere internet. Denunce e sentenze non sono bastate per riconoscerle quel diritto all’oblio tanto agognato. Tiziana ha pagato con la vita la sua libertà sessuale, una vita che non era più tale, che non le apparteneva più, per la vergogna, gli insulti, la solitudine, la depressione. La Procura di Napoli indaga per istigazione al suicidio e gli indagati sono tutti quelli che col loro giudizio hanno ucciso Tiziana. L’ordinamento italiano riconosce ad ogni soggetto il diritto esclusivo sulla propria immagine, ne riconosce la dignità personale quale diritto inviolabile. È vero, Tiziana ha accettato il rischio che la sua dignità venisse lesa, ma non è certo questo un buon motivo per puntarle il dito contro: ha sempre precisato, in ogni sua dichiarazione di aver girato e diffuso quei

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miccia, forse, solo il desiderio di tenerezza e di normalità, quando i valori sono in crisi nera. Pochi giorni dopo, il video è stato rimosso, quasi fosse stata violata un’intimità che si presumeva fosse ad appannaggio dei soli amici stretti. Nell’estremo tentativo di riprendersi un pezzo di vita privata che, per quanto faccia bene al cuore, appartiene solo a due persone e a qualche affetto in più. Mariangela Mariani

video “volontariamente e in piena coscienza” senza, però, darne il consenso alla diffusione da parte degli altri. Questa è la libertà. Questa è la privacy. Il diritto alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata, quella riservatezza che Tiziana non aveva più. Ciascuno di noi ha la facoltà di impedire che la propria sfera personale venga divulgata senza consenso, senza autorizzazione. Ma vi è di più. Ciascuno di noi ha diritto a che nessuno si intrometta nella propria sfera privata. Ma quale valore ha ad oggi il concetto di privacy, di riservatezza?

“Qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata od identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale”: ecco Tiziana Cantone era identificabile, era stata identificata ed è rimasta intrappolata in una rete mortale. Garantire la privacy è un problema prepotente in internet, dove la diffusione dei dati è facile, veloce e alla portata di chiunque. Internet, per le sue particolari caratteristiche, pone serie difficoltà di controllo da parte degli utenti. Un’arma per difendersi dovrebbe essere quel “famoso” diritto all’oblio che è quel diritto ad essere dimenticato dalla rete in relazione a dati pregiudizievoli, quel diritto a vedere cancellati completamente i propri dati personali dai motori di ricerca e dai social network. Quel diritto che a Tiziana è stato in parte negato. Il problema della sicurezza in rete è diventato molto serio, alla luce dell’assiduo utilizzo dei blog e dei social network. È un rischio che si accetta nel momento stesso in cui ci si mette

VALENTINA DINISI AVVOCATO PENALISTA

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dinanzi ad un computer connesso alla rete. L’unica difesa a disposizione per la tutela della privacy consiste nell’utilizzare il buon senso. Il Garante della privacy raccomanda di prendere visione delle conseguenze connesse alla pubblicazione e alla condivisione in rete della propria vita. Qualunque dato messo su internet ci resta e le conseguenze relative ai contenuti pubblicati senza usare il buon senso e senza controllo, sono ancor più dannose per gli utenti più “deboli”. Si può restare vittime del web anche quando vengono posti in essere atti persecutori, il noto cyberstalking, quando il molestatore/stalker, attraverso l’uso di internet si impossessa di dati sensibili fino ad individuare facilmente i luoghi frequentati dalla sua vittima, venendo a conoscenza di ogni movimento, perpetrando così la sua condotta criminosa. Ed ancora. Restare vittime della diffusione senza controllo di video dal contenuto più intimo, così come è successo a Tiziana, che è stata inghiottita dal mondo crudele, spesso malato che può essere internet.


focus

‘Rubare’ video, foto e dati è più facile di quanto si pensi: gli errori più comuni

I rischi della rete, qui si ‘naviga’ a vista U

na vetrina sul mondo in cui mostrare sé stessi e il proprio saper essere e saper fare. Una realtà liquida densa di opportunità a portata di click, ma piena di insidie, in cui perdere il controllo della propria vita è un rischio sempre in agguato. Sono le due facce della medaglia del web: potentissimo strumento alla portata di tutti, ma da ‘maneggiare con cura’. Anche la cronaca sta cambiando il suo volto, e sempre più episodi nascono proprio da un uso improprio dello ‘strumento rete’ che presta il suo fianco virtuale a fenomeni tutti reali: dalle truffe al bullismo, passando per lo stalking 2.0. Ma è davvero possibile ‘proteggere’ la propria vita in rete difendendone dati e documenti? Ne abbiamo parlato con Andrea Stroppa (in foto), della ‘Know K’, realtà professionale costituita da informatici e specialisti di Information and Communication Technology provenienti da grosse realtà internazionali con tre sedi operative a Foggia, Milano e Roma. In materia di protezione della privacy, quali sono gli errori più comuni che si possono commettere (anche involontariamente) in rete? Ormai lo sappiamo: Internet è un mondo “parallelo”, uno strumento, a mio parere, fantastico e con grande fascino perché fonte di informazioni, di relazioni sociali, di crescita culturale; vi si possono trovare occasioni per acquisti, per viaggi ma anche - come nella vita reale - criminali e persone pronte ad ingannare la

L’orientamento alla condivisione tipico dei social ha complicato le cose Andrea Stroppa di Know K: “Non affidate al web la vostra vita privata”

gente che, in buona fede o per poca conoscenza dello strumento, commette errori tipo aprire mail provenienti da enti che mai ti invierebbero qualcosa in for-

“La rete non sostituisce ma prolunga la nostra presenza sociale e le possibilità di relazione”

DERIVE

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e memorie degli smartphone, le cronologie e gli archivi dei computer sempre più spesso nascondono segreti ‘piccanti’: foto intime, brevi video compromettenti e intere conversazioni ad alto contenuto erotico. Piccole trasgressioni e leggerezze pensate per uno scambio di natura privata ma che, sempre più spesso, vengono condivise nella pubblica piazza virtuale, fagocitate da un meccanismo inarrestabile di condivisioni multiple e su dispositivi molteplici. Per chi cade nel tranello della rete, la gogna mediatica è servita. E in questi casi poco importa il pubblico di riferimento: che sia di dimensione locale o globale, la reputazione social e sociale sarà gravemente compromessa, al punto tale che molte vittime del cyber-bullismo, sexting e revenge porn (per lo più giovani e donne) hanno confessato di aver pensato o tentato il suicidio (il rapporto è circa 1/10). Ecco di cosa si tratta.

mato elettronico oppure la disabilitazione dei software presenti nei sistemi operativi. Oppure non avere un software antivirus sempre aggiornato, cedere ad acquisti senza aver verificato se il sito o la società che gestisce la vendita è affi-

alla collaborazione, e il conseguente abbassamento delle barriere conoscitive relative ad un utilizzo attivo della rete, probabilmente, hanno contribuito a rendere meno sicuro il web. Quanto, in rete, siamo davvero padroni dei nostri documenti? Credo che non sia una questione di rete o non rete, ma di sicurezza o non sicurezza, cioè di come noi gestiamo i nostri dati. Informazioni personali e dati

mouse, software e altre tecniche sempre più sofisticate per iniziare la ricerca, o meglio la pesca (tecnicamente ‘phishing’). ‘Rubare’ un documento è roba da hacker o è più facile di quanto si possa pensare? La possibilità che i nostri documenti, video o foto possano essere ‘rubati’ da altri (hacker e non) è possibile. La sicurezza totale non c’è mai, ma seguendo

Il team di Know K.

sensibili, utili ai truffatori, sono facili da trovare… anche frugando tra la spazzatura di casa eppure non siamo in rete. La rete non sostituisce, ma prolunga la nostra presenza sociale e le possibilità di relazione, perché la società si trasferisce progressivamente su Internet dove siamo ogni giorno sempre più socialmente attivi. E il truffatore che fa? Si adegua. Quindi ora, oltre ad infilare le mani nella spazzatura, ci si arma di

utili precauzioni possiamo ridurre il rischio che questo possa accadere. Tra questi: utilizzare chiavi di sicurezza difficili da riprodurre e non divulgarle, conservare hard disk in luoghi sicuri, non far utilizzare i nostri sistemi a persone che non conosciamo e avere sempre sistemi di protezione aggiornati. Il suggerimento, anche se può sembrare banale, che mi sento di dare è di non affidare al web la propria vita privata.

Dal sexting alla revenge porn: le insidie dell’intimità social

Le vittime del voyeurismo 2.0 Per chi cade nel tranello, la gogna mediatica è servita propri tramite pc, messaggi privati e chat di Whatsapp. Il pericolo di tale pratica è nel rischio condivisione/dispersione dei documenti ad opera di soggetti terzi. Una tendenza pericolosissima che si sta diffondendo a macchia d’olio tra giovani e giovanissimi che diventano tutti, automaticamente, ricattabili. Secondo una recente indagine di Skuola.net con l’Università di Firenze, in occasione dell’ultimo ‘Safer Internet

Il 22% degli intervistati ha condiviso una propria foto intima per ‘fare colpo’

SEXTING | E’ la tendenza a condividere, volontariamente e coscientemente, immagini hot e video intimi

dabile o meno, oppure essere attivi senza cautela sui social network. Oggi disponiamo tutti di più dispositivi (smartphone, tablet e pc) sempre connessi e in grado di dialogare tra loro: questo intrico di dispositivi può facilitare la dispersione o il furto di documenti? Assolutamente sì. Ma con appropriati strumenti tecnologici e con opportune attenzioni possiamo utilizzare tutto quello che la tecnologia, di positivo, ci restituisce senza rischiare la dispersione o il furto dei nostri dati. In particolare, le precauzioni di tipo tecnico possono proteggere le informazioni durante il loro transito attraverso i dispositivi, o anche quando restano inutilizzate su un disco. Nel momento in cui esse raggiungono l’utilizzatore, la loro protezione dipende esclusivamente da quest’ultimo, e nessuno strumento tecnologico può sostituirsi al suo senso di responsabilità e al rispetto delle norme vigenti e della persona. Quanto l’avvento dei social network ha contribuito a rendere meno sicuro il web? Il web rappresenta un fenomeno in continua evoluzione, la cui complessità rende difficilmente analizzabili le molteplici variabili che hanno contribuito a definirlo; tuttavia, l’avvento dei social network ha rivestito un ruolo fondamentale. L’orientamento alla condivisione e

Day’, il 13% dei ‘teen’ (i ragazzi tra i 13 e i 19 anni) ha confessato di aver condiviso almeno una volta le proprie foto hot su internet o tramite messaggio privato. Le motivazioni di tale gesto sono diverse:

secondo l’indagine ‘Una vita da social’, il 22% degli intervistati ha condiviso una propria foto intima per ‘fare colpo’ su qualcuno, il 23% come diversivo, l’8% per ricevere qualcosa in cambio. VOYEURISMO 2.0 |Non si tratta più, quindi, di un ‘gioco erotico’ tra consumati amanti e circoscritta ad una relazione, seppure clandestina. E più si abbassa la soglia di età di chi pratica sexting, più aumentano i pericoli. Ad aggiungere il ‘carico da 90’ ad una si-

tuazione già di per sé rischiosa, infatti, si aggiunge il fardello dell’incoscienza e delle leggerezza, che porta a condivisioni ‘meccaniche’, sostenuta da una sorta di voyeurismo 2.0: si clicca per il gusto di ‘guardare’, ‘spiare’, ‘curiosare’. E si condivide per sentirsi parte di un gruppo. Accollandosi tutte le responsabilità del caso: essere consenzienti alla condivisione one-to-one di un documento non significa esserlo automaticamente anche alla diffusione generalizzata. Impossibile interrompere la cascata di ‘condividi’.

tuale dopo la chiusura di una relazione ad opera di un ex amante divenuto stalker virtuale o dopo un tradimento. O più semplicemente per un dispetto. Così tutte quelle foto e quei video intimi realizzati in un momento di passione, in un attimo finiscono sul web. E sulle piattaforme più impensabili. Spesso le vittime di ‘revenge porn’ scoprono l’accaduto dopo migliaia e migliaia di click e condivisioni. E a quel punto è quasi impossibile ricostruire a ritroso il percorso del documento incriminato, così come la relativa cancellazione. Tra chi ha condiviso materiale hard che lo vede come protagonista, almeno il 17% è stato vittima di questa ‘vendetta’, in grado di distruggere sotto più punti di vista (morale, sociale, familiare, professionale) la vita della persona colpita.

Il 17% è stato vittima di ‘revenge porn’

REVENGE PORN | E’ strettamente connesso al sexting, cyber-stalking e al cyber-bullismo (questi ultimi due fenomeni estensioni nella ‘rete delle reti’ dei reati già conosciuti). Si tratta della ‘vendetta’ messa in atto nella piazza vir-

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polis a cura di Mariangela Mariani

Ataf, nel 2017 fuori dalle secche U

n giorno sì e l’altro pure un autobus dell’Ataf si ferma, ma sa che dovrà continuare a correre. La sala rianimazione di via di Motta della Regina è sempre piena e i meccanici sono costretti a fare magie, con gli strumenti di diagnostica e i pezzi di ricambio che si ritrovano. Le recensioni del servizio sono implacabili: “circolari” sempre in ritardo, corse saltate, guasti frequenti. Gli studenti e gli anziani appiedati nei giorni di sciopero non dimenticano le disavventure e hanno ancora il dente avvelenato. I lavoratori, sull’orlo di una crisi di nervi, cercano di barcamenarsi come possono tra gli utenti inferociti e un’azienda che richiede sacrifici. Dopo aver sudato sette camice - letteralmente, perché nei mezzi d’estate si raggiungono temperature subsahariane - aspettano l’esito degli innumerevoli tavoli che, inesorabilmente, si trascinano fino alla fine dell’anno. L’Ataf cerca di raggranellare moneta sonante dalla sosta tariffata, da beni ceduti in locazione e dalla gestione del Terminal Intermodale. Con il presidente Raffaele Ferrantino, ricostruiamo il risiko e la tattica per tirare fuori l’azienda dalle secche della crisi. Qual è lo stato di salute dell’Ataf, a quanto ammontano i debiti oggi? I debiti sono quelli che abbiamo ereditato. Noi abbiamo chiuso il bilancio in attivo. Sono i debiti pregressi a toglierci la liquidità e sono pari a 11 milioni di euro. L’avevamo sempre prospettato che l’anno critico per l’Ataf sarebbe stato il 2016. Pagando tutti, e facendo fronte a una debitoria altissima, ci troviamo da-

Dopo l’annus horribilis rivedrà la luce ma non sarà il Paradiso vanti a una carenza di liquidità che frena anche eventuali investimenti che potrebbero portare nuove prospettive e nuova linfa all’azienda. Abbiamo iniziato a creare un nuovo piano di ristrutturazione del debito. E siamo a buon punto. Stiamo colloquiando con i grandi creditori: la BNL, l’Agenzia delle Entrate, Equitalia e Inps. Nel mese prossimo il quadro dovrebbe essere più chiaro, così da attuare il piano e avere più liquidità nel 2017, perché si allungheranno i tempi di pagamento delle rate. Qual è ora il rapporto con i sindacati?

viene a lavorare non possiamo darlo a prescindere. Non ci sarà nessun’altra decurtazione sugli stipendi? Non abbiamo mai tolto niente dagli stipendi, quelle somme sono solo congelate. Quando il piano industriale porterà a ristrutturare gli accordi di secondo livello, a gennaio, tutto ciò che abbiamo sospeso e che per il momento abbiamo tolto verrà restituito. Abbiamo fatto ciò che la legge prevede. Mentre prima c’erano erogazioni a pioggia da parte dello Stato, da anni non ci sono più. E si vede a livello nazionale, non solo

“Non abbiamo mai tolto niente dagli stipendi, quelle somme sono solo congelate” Si va avanti tra guerra e pace, come al solito. Hanno revocato lo sciopero del 21 ottobre, in modo da mettere nero su bianco le possibili azioni aziendali e quelle sindacali nel tavolo tecnico successivo. Voi cosa mettete sul piatto, qual è la vostra proposta? È sempre la stessa: noi non vogliamo togliere assolutamente nulla. Ora abbiamo congelato gli accordi di secondo livello. Sono sospesi e li manterremo, solo vogliamo fondarli sulla giornalizzazione: se il dipendente viene a lavorare ha diritto al premio di risultato, al premio di produzione, ma se non

L’OPPOSITORE

a Foggia, dalle condizioni in cui si trova il parco autobus e dalle officine in che stato sono. Mancando la linfa pubblica, il pubblico muore. Veniamo proprio al parco autobus: i mezzi sono disastrati. Sono disastrati. Ora il comune ci ha dato altri 300mila euro e stiamo procedendo all’acquisto di altri sette, otto mezzi e, con l’arrivo dei nuovi, i vecchi possono entrare in officina per essere riparati. Più o meno, quanti ce ne sono in riparazione ogni giorno? In officina la media ogni giorno è di 3 o 4 mezzi. Si fermano anche per un tu-

bicino rotto, ma siccome non abbiamo il mezzo sostitutivo quello è costretto a camminare. Non è un mistero che stiate cercando di fare cassa anche attraverso la sosta tariffata. Il balzello dei 25 euro per il pass residenti della prima auto ha generato malumori. In futuro non si tornerà indietro? A giorni verranno fatte le nuove strisce blu che ormai sono allo stato ‘gassoso’. Questi venticinque euro, li chiamano balzello, li definiscono mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ma sono semplicemente due euro al mese chiesti al residente. Servono a fare un censimento di tutte le vecchie tessere che sono state contraffatte, scannerizzate, e servono anche a ripristinare le strisce blu e toglierne altre che non servono. In riferimento alla comunicazione della modalità di rinnovo dei permessi di sosta per residenti, coloro che sono in possesso di un contrassegno ancora valido e non scaduto devono rinnovarlo o no? Nel manifesto naturalmente non si parla dei contrassegni non ancora scaduti ma dei titoli già scaduti, un titolo che è ancora in essere non va ripagato. È stato fatto perché c’è un nuovo simbolo anticontraffazione, perché vi assicuro che ce ne sono tantissimi in giro falsi. Gli abbonamenti annuali, trimestrali, mensili che ancora non scadono arriveranno alla loro naturale scadenza. A breve verrà affisso in città un manifesto in

Raffaele Ferrantino, Presidente Ataf

modo che si chiarisca ciò che era forse poco chiaro. I parcheggi spesso diventano un fardello. Nell’ottica del ripiano del debito, cedere il Ginnetto è stato un affare? A Unieuro abbiamo fittato esclusivamente la struttura del primo e del secondo piano, il parcheggio sottostante e soprastante la struttura sono sempre in uso ad Ataf. Anche quello verrà migliorato con le strisce blu e verranno disegnate senz’altro a spina di pesce, in modo da rendere più agevole l’uscita e l’entrata per gli utenti. Ci pagano diecimila euro al mese. Era una struttura fatiscente, abbandonata, che hanno dovuto rimodernare completamente. Hanno speso circa due milioni di euro per ristrutturarlo. Quando, secondo lei, l’Ataf tornerà a respirare? Nel 2017. Se va in porto il nuovo piano di ristrutturazione insieme alle nuove prospettive senz’altro vivrà tempi migliori ma non andrà nel Paradiso dell’Eden, per capirci. Con 11 milioni sul groppone sfido chiunque a dire che è tutto rose e fiori.

Il punto di Giuseppe Mainiero, consigliere comunale Fratelli d’Italia

“L’azienda era sull’orlo del baratro, Landella l’ha spinta” A ogni passo falso di Ataf e Comune (la pro- venga rinnovato ogni anno. Non si capisce la raprietà), sindacati e opposizioni sono pronti a tirare gione: se non cambio auto, quindi numero di targa, non cambio residenza, fuori gli scheletri nell’armadio, fino a se questo permesso è chiedere sistematicamente le teste del plastificato, perché ogni management. Giuseppe Mainiero, conanno lo dovrei camsigliere comunale di Fratelli d’Italia, biare? Semplicemente spina nel fianco della maggioranza, perché devo dare 25 stronca su tutta la linea la gestione euro all’anno. L’Ataf in dell’azienda del trasporto pubblico loquesti giorni sta districale. “L’Ataf è in uno stato di decozione buendo un volantino col finanziaria cronica, sancita non da Giuquale invita tutti i cittaseppe Mainiero ma dal collegio dei redini a rinnovare, pavisori”. Gli espedienti per far cassa sono gando il balzello. Se un solo pannicelli caldi, ne è convinto: Giuseppe Mainiero cittadino è in possesso “Servono per tirare a campare e basta”. Sulla sosta tariffata parte in quarta: il costo del di un permesso che scade nel 2017 non deve aspass per la prima auto per lui è inconcepibile. solutamente rinnovarlo, perché il rinnovo si fa alla “Landella ha messo le mani nelle tasche dei fog- scadenza”. A onor del vero, nella prima versione della cogiani, introducendo un diritto di segreteria pari a 25 euro per un permesso che ha un costo non su- municazione delle modalità di rinnovo dei perperiore a due o tre euro. Ed è vero che è una tassa messi di sosta per residenti, datata 11 ottobre, sul occulta perché prevede che questo permesso sito web si leggeva: “Si specifica che sono soggetti

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al rinnovo, in virtù delle previsioni della Delibera di Giunta Comunale n° 73 del 13/06/2016, anche coloro i quali sono in possesso di un permesso non ancora scaduto” (sul punto risponde il presidente Raffaele Ferrantino nell’intervista, ndr), tanto da ingenerare confusione. Finisce in un parapiglia anche il caso dei pass disabili. “È inaudito circoscrivere il beneficio della gratuità solo a quei disabili che necessitano di dispositivi tesi a modificare la macchina. E mi spiego: un non vedente viene accompagnato in una macchina normalissima. Ci sono tanti handicap che non necessitano di una modifica, chi ha diritto al tesserino europeo spesso può avere diritto all’accompagnamento che viene riconosciuto da una commissione medica, non dal Comune di Foggia”. Giuseppe Mainiero ha promosso una mozione finalizzata a ripristinare la gratuità introducendo un controllo da parte dei vigili urbani per punire l’utilizzo di quei pass senza il disabile a bordo. La sua ricerca delle responsabilità nella crisi

di Ataf è circoscritta all’Amministrazione Landella. “L’errore è stato non avere un piano industriale teso a fare dei servizi che potessero determinare un incremento delle entrate. Si è sbagliato a fare dei permessi sindacali che aggravavano la condizione finanziaria. Oltre alle assunzioni dei parcheggiatori trasformati in pulitori nell’Ataf, Landella ha introdotto i buoni pasto anche per coloro i quali non fanno più di tre ore al giorno e non fanno il turno a cavallo del pranzo: 180 mila euro all’anno. L’accordo sindacale che ha fatto Landella alla vigilia delle elezioni regionali prevedeva l’aumento dei tempi accessori per gli autisti che passavano da 20 a 28 minuti. In un anno questi autisti che fanno otto minuti in più di pausa ne valgono tre. Ossia, 150mila euro. Ha limitato la capacità di funzionamento dell’azienda con un piano della viabilità cervellotico che sta distruggendo la circolazione, riducendo i chilometri permessi e quindi il corrispettivo a parte della Regione: meno 400mila euro. Quest’azienda era sull’orlo del baratro, Landella l’ha spinta giù”.


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bellezza

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attualità

La proposta arriva dal Meeting organizzato da AMMI e Unesco

Foggia verso il Centro Studi Internazionale della Dieta Mediterranea F

Cerimonia inaugurale a Palazzo Dogana

Gran Galà Note in Tavola Teatro del Fuoco

oggia Centro Studi Internazionale della Dieta Mediterranea in gemellaggio con l’Associazione per la Dieta Mediterranea Ancel Keys Pioppi: è la proposta lanciata dal Primo Meeting “La tutela dei beni materiali - Promozione della Dieta Mediterranea”, ospitato nel capoluogo dauno il 14 e 15 ottobre scorsi. La candidatura della città e dell’intera Capitanata a livello nazionale è stata avanzata sin dalla cerimonia inaugurale e ha messo tutti d’accordo: enti, associazioni, istituzioni, mondo scientifico e produttori caldeggiano l’idea e sono pronti a sostenerla. Al termine della due giorni ha assunto una connotazione addirittura internazionale, combinata con il Centro di Pioppi. L’anno zero del Meeting ha incassato un incredibile successo in termini di partecipazione e spunti. A organizzarlo il Club Unesco di Foggia, presidente Floredana Arnò e l’AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani) Foggia, presieduta da Maria Teresa Vassalli, a proporlo il SIAN - Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’Asl di Foggia con il direttore Michele Panunzio, il dirigente medico Antonietta Antoniciello e la psicologa Enza Paola Cela nel comitato scientifico. È arrivato in città Mario Mancini, Professore Emerito dell’Università Federico II di Na-

poli, considerato la massima autorità a livello internazionale sulla dieta mediterranea, amico e collega di Ancel Keys, papà della dieta mediterranea. Si sono incontrate per la prima volta proprio a Foggia la presidente nazionale AMMI Elvira Oliviero Lippi e Maria Paola Azzario Chiesa, presidente nazionale della Federazione Italiana Centri e Club per L’Unesco: nasce un’amicizia e sulla scorta del laboratorio foggiano potrebbero instaurarsi anche future collaborazioni. Le organizzatrici hanno coinvolto tutta la cittadinanza, dalle imprese alle istituzioni, alle scuole. Particolarmente apprezzato dal numeroso pubblico il Gran Galà “Note in Tavola”, presentato da Nathalie Caldonazzo e Graziano Galatone con la partecipazione straordinaria di Micky De Finis. L’evento ha goduto del patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Foggia, Comune di Foggia, Asl Fg, Università di Foggia e Omceo - Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Tanti i partner che hanno scelto di sostenere l’iniziativa. Publicentro, società editrice del mensile 6Donna, ha garantito il proprio supporto e la propria esperienza tecnica e professionale curando la comunicazione del meeting e occupandosi della segreteria organizzativa.

Ha proprietà antiossidanti superiori a qualsiasi altro tè

IL TÈ MATCHA

La bevanda si prepara per sospensione e non per infuso: stupirà rilasciando un sapore inedito, più dolce e delicato

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l Matcha è la più straordinaria scoperta nel mondo del tè del XXI secolo. Circa 800 anni fa, il Matcha era utilizzato dai monaci buddisti zen come bevanda da meditazione. Oggi è considerata la varietà di tè più sana, pregiata e rara del Giappone e sempre più consumatori ‘scoprono’ questa squisita bevanda. Il Matcha è il tè più pregiato e appartiene alla varietà più antica del Giappone, la regina dei tè verdi. Il tè matcha, o tè verde giapponese, ha proprietà antiossidanti superiori rispetto a quelle di qualsiasi altro tè verde. Recenti studi hanno infatti dimostrato che le foglie di tè matcha conterrebbero molte volte il contenuto di antiossidanti del normale tè verde. Le foglie di tè Matcha crescono lentamente in piantagioni al riparo dal sole. Quattro settimane prima del raccolto, le piantagioni di Matcha sono coperte con reti scure. Questa speciale tecnica di ombreggiamento riduce del 90% la luce solare che giunge alla pianta. Nell’oscurità quasi totale, la pianta di tè compensa la mancanza di raggi solari con una produzione particolarmente intensa di clorofilla; la foglia diventa così ricca di aminoacidi e rilascia in seguito un sapore dolce e delicato. Chi beve Matcha gusta tutta la foglia macinata, pertanto assume una maggiore concentra-

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zione di antiossidanti, le catechine, vitamine e minerali presenti nel tè verde. Le catechine sono 100 volte più potenti della vitamina C e 25 volte più potenti della vitamina E. Questa polvere viene ottenuta dalle foglie, interamente presenti nella bevanda e nella polvere, della migliore qualità di Gyokuro sbriciolate in appositi frantoi. Si presenta in polvere molto fine e profumata di un intenso color verde smeraldo ed è particolarmente ricco di vitamine, sali minerali, clorofilla e carotene. La modalità di preparazione di tè matcha – per sospensione e non per infuso (la polvere, infatti, viene unita in una larga ciotola all’acqua) – gli conferisce una maggiore concentrazione di sostanze rispetto all’usuale infusione. In particolare, il tè matcha è ricco di vitamine B1, B2 e C, beta-carotene, sali minerali, polifenoli e caffeina, che favorisce uno stato di vigile attenzione. Al pari dei monaci buddisti che lo utilizzavano durante la meditazione, allora, un po’ di tè matcha vi farà rimanere belli svegli, ma attenzione se siete particolarmente sensibili alla caffeina! Viste le notevoli proprietà di questo prezioso tè può valere veramente la pena provare a berlo.

Da sinistra: A. Antoniciello, C. Di Miscio, M.T. Vassalli, F. Arnò, A. Dalicco

Da sinistra: prof. M. Mancini, prof. M. Panunzio e prof. A. Sevi

L’Ass. Cuochi Gargano e Capitanata con gli organizzatori


moda a cura di Angela Dalicco

Dalle intramontabili caldi pellicce all’eleganza sensuale delle trasparenze

UNA STAGIONE RICCA DI CONTRASTI DETTAGLI RICERCATI Gonna a

L’IMPERATIVO È ‘STUPISCI’; LA PAROLA D’ORDINE È ‘STILE’. FANTASIA E LIBERTÀ DI ESPRESSIONE ANDRANNO A BRACCETTO NEI PROSSIMI MESI, PRONTI A CREARE OUTFIT UNICI E DI CARATTERE.

ruota, tessuto prezioso e trasparenze per la donna alla ricerca di un outfit che la renda speciale. (Abito Francesca & Veronica Feleppa)

COPPIA DI BORSE

Super trendy, Kate Moss indossa un candido gilet di pelliccia

LA PELLICCIA Rigorosamente eco elegante, informale è la protagonista della moda per l’inverno. Anche il freddo è glam (Nina Ramirez)

La pochette è troppo piccola per contenere tutto il necessario e la shoulder bag piena di documenti d lavoro non è abbastanza chic per un aperitivo, una festa o una cena fuori casa? Non c’è problema: si indosseranno entrambe. La tendenza della double-bag è l’ideale per quante, per lavoro o altro, escono di casa al mattino e tornano la sera.

MONO-ORECCHINI

SEMPRE PIU’ SU

Coppie fuori dal convenzionale. Parliamo degli orecchini che presto saranno sui lobi di tutte ma spaiati, ovvero di stili e materiali diversi. Per questo inverno, dunque, focus sui bijoux che saranno stravaganti e originali nelle forme, nei materiali e nel modo d’uso.

Alti, altissimi, vertiginosi. Non parliamo di tacchi, ma dei gambali degli stivali. Per l’inverno ormai alle porte non possiamo fare a meno di sfoggiare i cuissard, gli stivali alti oltre il ginocchio e dalla doppia anima: rock e ribelle o sensuale e iper-femminile. Possono essere sfoggiati con abiti al ginocchio o minigonne con effetto “seconda pelle”.

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Dimmi come dormi e ti dirò che vita hai…

Piumone o trapunta? Un “gelido” dilemma C

on i primi freddi, ogni anno, torna puntale un gelido dilemma: trapunta o piumino? Non è una questione di poco conto: sia perché si tratta di un acquisto più o meno impegnativo dal punto di vista economico, sia perché parliamo dell’elemento tessile che, insieme a tende e cuscini, è in grado di imprimere il ‘carattere’ alla camera da letto. O di rivoluzionarne, in un solo gesto, totalmente l’aspetto. Come una ventata di novità.

A CIASCUNO IL SUO | Il punto di partenza per una scelta consapevole sono le definizioni, perché spesso si tende a fare confusione: eppure, piumino e trapunta sono due articoli differenti tra loro, che vanno gestiti in modo diverso. Sia la trapunta che il piumino possono essere ‘imbottiti’ in fibra sintetica o con materiali naturali, come la piuma d’oca, ma

Dalla microfibra al cotone, dal raso ai preziosi tessuti jacquard: scelte di stile che imprimono un ‘carattere’ alla stanza da letto il secondo - che si presenta ‘nudo’, ovvero senza fodero decorativo - necessita di un sacco copripiumino che, con i suoi colori e fantasie, andrà ad arredare la stanza. Per la funzione prettamente estetica, esistono copripiumini per tutti i gusti: dal più classico al più moderno, di colorazioni basic o più estrosi. Per la sua funzione reale, invece, quello che non va sottovalutato è il grado di calore, dovuto dal rapporto tra imbottitura e superfice: dovrà essere scelto in base alla temperatura della stanza da letto, alle abitudini e alla sensazioni personali (ovvero se si è più o meno ‘freddolosi’. PER TUTTI I GUSTI | Dalla microfibra economica e morbida, al cotone semplice e intramontabile, passando per il raso, raffinato ed elegante, ai più preziosi tessuti jacquard che arredano con carattere. La scelta offerta dal mondo della trapunta è davvero vastissima, per soddisfare tutti i gusti e tutte le tasche. Per

donare un aspetto particolarmente elegante e chic all’intera stanza, di grande impatto sono le trapunte in raso sui toni naturali del panna, del rosa cipria o del grigio perla. Applicazioni in pizzo e dettagli di perle e cristalli swarovski rappresentano il ‘piglio’ di tendenza sul quale hanno puntato numerosi marchi del settore. Se invece si decide di intraprendere la strada della praticità, vuol dire che avete preferito il piumino alla trapunta: allora spazio ai colori e alle fantasie sui sacchi copripiumino: la possibilità di cambiarli con semplicità e con una spesa contenuta permette di ‘osare’ anche con fan-

tasie più audaci e colori decisi. BON-TON DEL LETTO | Un uso corretto della trapunta, prevede che sia sempre abbinata una coppia di lenzuola, soprattutto per ragioni igieniche. Questo, se da un lato comporta uno sforzo quotidiano maggiore nel rifare il letto, dall’altro viene compensato dall’aspetto complessivamente più ordinato che ha un letto vestito con la trapunta, per la maggiore rigidità che la stessa conferisce all’intero confezionamento. Il vantaggio più apprezzato dell’utilizzo del copripiumino, invece, si rileva tutti i giorni, ed è la facilità con cui si rifà il letto: un solo e semplice gesto da compiere, tirando il copripiumino fino ai guanciali e il gioco è fatto. Ovviamente, ‘inglobando’ le lenzuola, il sacco copripiumino va cambiato e lavato con maggiore frequenza. Una necessità che strizza l’occhio alla voglia di cambiare: utilizzando il piumino, infatti, basterà sostituire il fodero esterno per dare un nuovo aspetto alla stanza, a seconda dell’umore o dello stile che vorrete imprimere di volta in volta alla camera da letto. Peccato non approfittarne!

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AVVOCATO

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ELDA PANNIELLO

Originaria, sopravvenuta o concreta: riconoscerla e difendersi

Le ‘tre facce’ dell’usura

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na delle tematiche che ad oggi sono al centro del contenzioso tra le banche e i clienti è quella relativa al fenomeno usurario. La legge n.108 del 7 marzo 1996 è stata varata allo scopo di contrastare la diffusione dilagante di tale pratica illecita. In particolare, l’art. 1 del citato provvedimento ha prescritto che la legge stabilisce un limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari. La concreta fissazione in termini numerici di questo limite viene affidata, secondo le disposizioni dell’art. 2, al Ministero del Tesoro. In pratica, il Ministero del Tesoro, con regolare cadenza trimestrale, sentiti la Banca d’Italia e l’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC) rende pubblico un “tasso-soglia” diversificato per ogni tipologia di finanziamento. Detto tasso costituisce il tetto massimo che i creditori non possono valicare nella pattuizione dei tassi nell’ambito dei rapporti di finanziamento instaurati con i

La legge stabilisce un limite oltre il quale gli interessi sono usurari: un "tasso-soglia" diversificato per ogni tipologia di finanziamento propri clienti. Nel corso degli anni la giurisprudenza ha individuato tre forme di usura che possono riscontrarsi in un rapporto tra banca e cliente: l’usura originaria (o contrattuale), l’usura sopravvenuta e l’usura concreta (o soggettiva). L’usura originaria si verifica quando il tasso pattuito per il pagamento degli interessi corrispettivi o di quelli moratori supera il tasso soglia fissato per quella determinata operazione di finanziamento. Una volta riscontrata tale circostanza, la

conseguenza immediatamente derivante è l’applicazione dell’art. 1815 comma 2 c.c. per cui

“Se sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non

sono dovuti interessi”. Il cliente potrà pertanto agire contro la banca per la restituzione degli interessi pagati e per la riconversione del rapporto interessato da oneroso a gratuito. L’usura sopravvenuta, la cui configurabilità è ad oggi estremamente controversa, si verifica, secondo l’impostazione giurisprudenziale che la ritiene rilevante, quando il tasso, sebbene pattuito sotto la soglia anti-usura, oltrepassa detta soglia solo nelle more del rapporto, in ragione della sua varia-

zione concordata o decisa in via unilaterale dal creditore. Dibattute sono anche le conseguenze che si ricollegano alla verifica di tale forma di usura. Secondo una prima impostazione giurisprudenziale l’usura sopravvenuta andrebbe sanzionata con l’applicazione dell’art. 1815 comma 2 c.c. alla stregua dell’usura originaria. Per altra visione giurisprudenziale, il tasso usurario andrebbe ricondotto sotto la soglia e al cliente andrebbero restituiti solo gli interessi pagati in eccesso. L’usura concreta, fotografata dall’art. 644 comma 3 c.p., si verifica infine quando gli interessi, benché inferiori al limite legale, risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità, se colui che li ha dati o promessi si trova in condizioni di difficoltà economica o finanziaria.

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in poche parole

Chirurgia robotica

PODOLOGA

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GRAZIANA MUTI

La sede elettiva per la manifestazione della malattia

S.O.S Piede Reumatico Importante preservare le strutture articolari e muscolari del piede: se si interviene per tempo, è possibile limitare i danni degenerativi

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Prosegue il miglioramento della qualità chirurgica agli Ospedali Riuniti di Foggia con l’utilizzo della chirurgia robotica. Dopo essere entrata nella pratica clinica quotidiana della Struttura Complessa di Urologia Universitaria, la chirurgia robotica viene applicata per la prima volta a Foggia anche per il trattamento del carcinoma del colon retto. Negli ultimi giorni, presso la Struttura Complessa di Chirurgia Generale Universitaria, un importante intervento di resezione del colon mediante approccio robotico è stato eseguito dall’equipe guidata dai professori Vincenzo Neri ed Antonio Ambrosi. La robotica rappresenta l’ultima frontiera nel campo dell’innovazione tecnologica in chirurgia in quanto permette di eseguire gli interventi avvalendosi di bracci robotici inseriti nel campo operatorio, collegati ad una consolle alla quale è seduto l’operatore che esegue la procedura. I principali vantaggi di tale tecnologia sono rappresentati dalla grande precisione chirurgica, dalla perfetta visione intraoperatoria e dalla ridotta invasività rispetto alla chirurgia tradizionale. Il carcinoma del colon-retto rappresenta, al giorno d’oggi, una patologia neoplastica in incremento. La chirurgia tradizionale nel trattamento del cancro del colon-retto sta lasciando il campo a nuove metodologie di approccio meno invasivo. La procedura laparoscopica codificata per il trattamento chirurgico di tali patologie può essere consentita in modo tecnologicamente più opportuno mediante l’utilizzo del robot “Da Vinci”, con enormi vantaggi per il paziente per quanto riguarda il dolore post operatorio, la ripresa funzionale ed il periodo di degenza. L’intervento di resezione colica eseguito è stato effettuato in tempi assai limitati, grazie alla visione tridimensionale del campo operatorio, alla facilità e adattabilità ai movimenti degli strumenti robotici, che hanno determinato una dissezione rapida ed un limitato stress chirurgico. La paziente operata ha presentato un decorso post operatorio con precoce ripresa delle attività fisiologiche ed è stata dimessa dopo pochi giorni.

DI

i racchiudono sotto il nome di malattie reumatiche tutte quelle condizioni patologiche che ledono il tessuto connettivo e l’apparato locomotore. Il piede è una sede elettiva per la manifestazione di queste malattie. Il primo ruolo del podologo nel piede reumatico è sicuramente quello di individuare la sospetta condizione patologica e inviare subito il paziente dallo specialista per un approfondimento diagnostico così da poter tracciare insieme il più corretto intervento terapeutico. Una volta diagnosticata la patologia, gli obiettivi del podologo sono prevenire (e comunque ritardare) le deformità ossee, curare e preservare l’integrità della cute e ristabilire (o comunque mantenere) la funzione del piede, sia muscolare che articolare. Il tutto per ridurre la sintomatologia dolorosa.

OSTETRICA

In corso di artrite reumatoide, ad esempio, la componente sensitiva della cute del piede è coinvolta sia nella formazione di callosità che nell’infiammazione della cute e sottocute. I continui stimoli meccanici sollecitano i terminali nervosi che vanno incontro ad un’iperattivazione. Da qui parte una serie di reazioni che stimola il processo infiammatorio che, da una parte accelera la velocità di riproduzione di cheratinociti (e quindi la formazione di callosità) e dall’altra può causare l’erosione di strutture sinoviali e cartilagini articolari. Il podologo può agire in vari modi. Oltre alla rimozione della callosità, deve cercare di ridurre gli stimoli meccanici a livello del distretto interessato. Può fare questo tramite la realizzazione di ortesi in silicone e inoltre prescrivere una terapia topica antinfiammatoria per neutralizzare lo stato di iper-reattività cutanea

(che però potrebbe continuare a essere in uno stato parafisiologico). Dicevamo che è importante preservare la funzione delle strutture articolari e muscolari del piede. Se la malattia è presa precocemente, è addirittura possibile limitare i danni degenerativi, le deformità, l’insufficienza muscolare e capsulo-legamentosa, tipici segni di molte patologie reumatiche. Un’articolazione che lavora rispettando i suoi assi fisiologici, è un’articolazione che tende meno ad usura. A maggior ragione, in corso di reumatismi è importante usare, già delle prime fasi della malattia, tutori, ortesi e scarpe che limitino i movimenti sbagliati, ripristinino la naturale morfologia articolare e che correggano l’anomala posizione delle strutture sottoutanee. Indispensabili plantari che diano stabilità, propulsione e di-

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stribuzione equa dei carichi, poiché riducono le forze compressive sulla cute, evitando così formazione di callosità o altre lesioni e inoltre permettono che le strutture sottocutanee lavorino nella maniera più fisiologica possibile. Il tutto ovviamente deve essere associato a terapie mediche, farmacologiche, massoterapiche. Quando il danno è già instaurato, è comunque necessario proteggere le articolazioni usano scarpe adatte, ortesi e tutori e continuare con la fisiokinesiterapia e con i farmaci. Ancora una volta è indispensabile una strettissima collaborazione tra le varie figure sanitarie. Il compito finale del podologo è quello di garantire anche al piede reumatico un appoggio meno doloroso possibile, mantenere una buona propulsione e un buon controllo delle forze squilibranti.

DI VANESSA

ANNA MAGISTRO

Non c’è un modo ‘ideale’ per partorire, uguale per tutte le donne

Gravidanza: come mi preparo? L’importanza di imparare ad ‘ascoltare’ il proprio corpo Una ‘terapia’ contro ansie e timori delle future mamme

“L

e mamme sanno già tutto, ma non lo sanno. Noi dobbiamo convincerle che loro sanno partorire e i loro neonati nascere”. Nulla è più vero delle parole di Braibanti. Quindi se sappiamo già tutto, perché “ci sentiamo di non sapere?”. La risposta è intorno a noi, siamo circondati da immagini, notizie e pubblicità fuorvianti e che tendono (volontariamente) a farci sentire impreparate ed inadeguate all’evento parto, ma anche gravidanza, travaglio, allattamento... e chi più ne ha, più ne metta. Non c’è un modo ideale per partorire, uguale per tutte le donne, non lo si può insegnare. Ognuna deve trovare dentro di sé il modo più giusto, questa è la verità, ed è proprio questo il tema cardine del corso di accompagnamento alla nascita, il cui scopo è proprio quello ottenere gli strumenti giusti per sperimentare e riscoprire un istinto quasi zittito e nascosto dentro ogni donna.

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Chiunque può partecipare al corso di accompagnamento alla nascita (più comunemente conosciuto come Corso pre-parto), anzi tutte dovrebbero, anche le donne alla seconda (o oltre) gravidanza. Il percorso di accompagnamento va oltre il semplice “vado a sentire cosa mi dice l’ostetrica”, ma è un cammino di consapevolezza e conoscenza, di scelte personali e discussioni stimolanti. La condivisione, poi, non è da poco. Il gruppo diventa una seconda famiglia, il confronto la “terapia” contro le ansie e i timori che molte volte non riusciamo neanche ad esternare. Fondamentale è, inoltre, la figura del papà che nel percorso viene coinvolto sin da subito facendo riscoprire un ruolo tutto maschile da qualche tempo messo da parte. Partecipare a un percorso in gravidanza significa anche concentrarsi sul proprio corpo attraverso esercizi mirati all’ascolto, al respiro e alla bonificazione di tutte quelle strutture

muscolari che poi saranno attori protagonisti del parto stesso. Il percorso con l’ostetrica non è mai banale, ma sempre personalizzato e cucito addosso ad un gruppo che anche noi professioniste impariamo a conoscere incontro dopo incontro. Quando una donna mi chiede, ed è un mio grande privilegio, di seguirla in gravidanza attraverso i vari percorsi, anche io faccio un pezzetto di strada con lei e con la nuova futura famiglia. È una crescita, quindi, per tutti mamme e professionista. Ma quindi, domanda ricorrente, il percorso mi “insegnerà a partorire”? Assolutamente no, anzi, si imparerà a conoscersi e a conoscere facendo accrescere dentro di sé la consapevolezza che la nascita è un evento fisiologico che non può essere rinchiuso in una gabbia fatta di regole e luoghi comuni. I vantaggi del frequentare un Corso di accompagnamento alla nascita sono stati dimostrati, inoltre, da numerose recenti pubblicazioni: è

minore il rischio di ricorrere a un , si ricorre meno all’uso di analgesici farmacologici, preferendo altre strategie (movimento, massaggi, sostegno emotivo, uso della voce, rilassamento, acquaticità), si allatta al seno più precocemente, in modo esclusivo e più a lungo. Ancora, è minore il rischio di disagi emotivi dopo la nascita e si ricevono maggiori informazioni sulla contraccezione nel dopo-parto. Non bisogna però dimostrare una cosa importante che il bambino sa nascere e la donna sa partorire; chi mi conosce me lo avrà sentito dire mille volte, ma a me piace ricordarlo! ERRATA CORRIGE: Nel numero di Settembre di 6Donna è stato erroneamente attribuito alla rubrichista Selenia Accettulli la rubrica ostetrica di Vanessa Magistro, e quindi l’articolo da lei preparato. Ci scusiamo dell’errore con la diretta interessata e con i lettori.

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PEDIATRA

DI

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in poche parole

MONICA MANCINI

Piodermiti, un insieme di infezioni batteriche della pelle

Non una semplice bolla…. Focus su impetigine, follicolite e ‘Malattia di Rittel’: riconoscere le patologie causate da Stafilococco

L

e piodermiti sono un insieme di infezioni batteriche della pelle molto comuni determinate da microrganismi quali Staphylococcus aureus e Streptococcus pyogenes. L’impetigine costituisce la forma più frequente di infezione cutanea in età pediatrica. È una malattia contagiosa, soprattutto nei bambini più piccoli. Essa inizia sulla cute scoperta con bolle sierose prima limpide, poi il contenuto diventa torbido con rapida evoluzione verso abrasioni e croste giallastre che si diffondono in altre sedi per autoinoculazione (ovvero i bambini toccandosi altre zone della cute diffondono l’infezione). Le sedi più frequentemente coinvolte sono le regioni periorifiziali (ossia intorno alla bocca, al naso e agli occhi), ma qualsiasi

altra sede può essere interessata. E’ frequente nei bambini con dermatite atopica, come facilmente ipotizzabile per via del deficit di barriera cutanea che questi soggetti presentano. In alcuni casi possono riscontrarsi in-

grossamento dei lindonodi limitrofi, ma non febbre. La terapia nelle forme localizzate consiste nell’utilizzo di antibiotici topici dopo accurata

PSICOLOGA

detersione e d i s i n fe zione della

cute. Nelle forme più diffuse è indispensabile l’antibioticoterapia sistemica. In entrambi i casi la terapia va effettuata per almeno 78 giorni anche se la malattia migliora visibilmente. Questa malattia può essere confusa con un’infezione erpetica per via della

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sede periorifiziale e impropriamente trattata con un antivirale topico, per cui è indispensabile il consulto del medico e nel caso specifico del pediatra curante. Le follicoliti, invece, sono infezioni, dovute per lo più allo sfafilococco aureo, che si riscontrano a livello cutaneo, ma in corrispondenza dell’apparato pilosebaceo. In questo caso si ritrova un nodulo rosso e dolente con ingrossamento del linfonodo limitrofo e qualche volta febbre. Un piccolo accenno va alla SSSS (Staphylococcal Scaldede Skin Syndrome) o Malattia di Rittel, forma rara che si manifesta acutamente con febbre, eritema e bolle che si estendono rapidamente in maniera confluente su tutta la cute, con distacco per lisi dell’epitelio cutaneo. È una malattia grave determinata dall’esotossina dello Stafilococco aureo, che va trattata in ospedale con immediato isolamento e antibiotici per via parenterale.

DI INES PANESSA

Molte ragioni socio-culturali oggi ritardano questa fase

Lo ‘svincolo’ dalla famiglia di origine Il momento di separazione rappresenta un cambiamento L non solo per il figlio, ma anche per la coppia dei genitori o svincolo è quella fase di passaggio dalla famiglia al mondo esterno. Attualmente, questo ‘sano passaggio’ è stato condizionato dai tempi di un'adolescenza prolungata (fino a 19- 20 anni) ed alla costituzione di una fase chiamata del giovane-adulto che si può protrarre sino ai 35 anni, nei casi di disoccupazione ancor più. (Scabini, Cigoli 2000). Per cui, uno dei passi più complessi da compiere nel corso della propria vita è proprio quello relativo all'autonomia, al transito da una zona di confort, quella familiare, al mondo esterno. Vi sono molteplici ragioni socio-culturali che oggi ritardano questa fase, ma da un punto di vista prettamente psicologico ciò che conta non è tanto quello che avviene a livello esterno (dinamiche politiche, culturali, economiche), quanto a livello interno. La fase di svincolo quindi è ritardata comunque rispetto ad epoche precedenti per motivi sociali difficoltà nell’inserimento lavorativo, precarietà, costo della vita elevato, incertezze, ecc. e anche per motivi familiari, soprattutto in presenza di famiglie molto accoglienti che provvedono al sostegno economico, dove la libertà è notevole, sono presenti ampi margini di negoziazione, clima supportivo. Lo svincolo comporta il completamento del processo di individuazione, che inizia durante la fase adolescenziale, con il progressivo spostamento degli investimenti affettivi dalla famiglia verso l’esterno e la crescente differenziazione del figlio\a con la costruzione di un proprio progetto di vita. Il momento di separazione - assolutamente sano - rappresenta un cambiamento non solo per il figlio,

ma anche per la coppia di genitori\coniugi. Come dicono Scabini e Cigoli (2000), “ogni transizione è segnata, in misura diversa, da due grandi temi affettivi: il dolore della perdita di ciò che si lascia (il vecchio) e la speranza- fiducia di ciò che si acquista”. Fondamentale è l’atteggiamento dei genitori che influenzano il buon esito o meno del processo di separazione - individuazione che trova il suo culmine nello svincolo. “L’atteggiamento più adeguato è assunto da quei genitori che esprimono la tristezza per il distacco del figlio unita però alla convinzione di essere in grado di superare l’inevitabile vuoto che essa comporta” (Scabini, Cigoli 2000), in questo momento la coppia come tale deve prepararsi all’uscita dei figli cercando di reinvestire su di essa. Il rapporto di coppia torna ad essere centrato sulla coppia coniugale

e può godere di maggiori spazi e tempi per sé. In alcuni casi, quelli più problematici, può accadere che la famiglia si blocchi nei suoi compiti di sviluppo, che le dinamiche ostacolino la progressiva individuazione e autonomia dei figli. Una difficoltà che segnala quella da parte dei componenti della famiglia di separarsi. Il ruolo del figlio, in questi casi, è quello di mantenere unita la famiglia attraverso il sintomo, rispondendo in questo modo alle inconsapevoli richieste dei genitori incapaci di separarsi da lui, a loro volta probabilmente non ben individuati. E’ proprio in questa fase di passaggio che si celano i rischi maggiori di psicopatologia e di sviluppo di sintomi, o nelle fasi successive a questa, laddove questo compito evolutivo non sia stato assolto in maniera adeguata. E’ in questo caso appunto che il giovane può non arrivare a svincolarsi manifestando una sintomatologia psichica non lieve o, in altri casi, incontrare difficoltà nei contesti esterni alla famiglia (sociale, lavorativo affettivo relazionale sentimentale) esprimendo sintomi di natura nevrotica o ancora, andarsene di casa svincolandosi a livello pratico ma non emotivo, restando affettivamente dipendente dai genitori. Un lavoro terapeutico può aiutare a lasciare i vecchi ‘ormeggi’ per poter essere pronti a ‘salpare’ verso nuovi lidi.

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In farmacia

Lo psicologo è in farmacia. A partire dal mese di ottobre e fino al 31 dicembre, nelle farmacie in provincia di Foggia si potrà usufruire della consulenza gratuita di uno psicologo. L’iniziativa è organizzata dall’Ordine degli psicologi e da quello dei farmacisti della provincia di Foggia, nell’ambito del protocollo di intesa ‘Rete di sportelli per il cittadino – Psicologo in Farmacia’, e si avvia parallelamente al ‘Mese del benessere 2016’. L’obiettivo è facilitare l’accesso alla consulenza psicologica, istituendo una sorta di ‘presidio’ in farmacia, ormai divenuta tra i luoghi ‘strategici’, in una logica di integrazione e valorizzazione delle diverse specificità professionali. Con gli psicologi che escono dallo studio e vanno verso l’utente, per accoglierlo in un contesto meno freddo e più familiare. L’accesso ai servizi di sostegno psicologico è un’opportunità della quale poche persone usufruiscono per diverse ragioni: queste vanno dalla difficoltà nel sostenere i costi, fino alla scarsa conoscenza o al pregiudizio legato alla forma di aiuto psicologico. Di qui l’idea di offrire ai cittadini l’opportunità di accedere ad un servizio gratuito, di facile fruizione e di elevata qualità. Gli psicologi potranno effettuare attività di consulenza psicologica, in tutte le farmacie della provincia di Foggia che vorranno aderire al progetto, che diventeranno così nuovi presidi sul territorio per la salute e la prevenzione e veri e propri Punti Salute polifunzionali. Quello che verrà offerto nelle farmacie, sarà quindi un servizio di counseling e sostegno, oltre a momenti di ascolto e orientamento, con la finalità di dare alle persone una prima ‘chiave di lettura’ del loro disagio e orientarle verso un corretto percorso diagnostico-terapeutico. L’accesso al servizio del progetto ‘Lo psicologo in farmacia’ è totalmente gratuito. La privacy viene sempre garantita: le consulenze saranno offerte in un ambiente riservato che crea le migliori condizioni per il colloquio e che mette l’utente a proprio agio. Info su www.psicologipuglia.it

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GINECOLOGA

DI TIZIANA

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CELESTE

Possono tutelare la salute di mamma e bambino

Via libera alle vaccinazioni in gravidanza Alla luce di nuove certezze scientifiche, non rappresentano un ‘pericolo’, ma costituiscono uno strumento efficace per proteggersi da malattie serie

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accinarsi durante la gravidanza si può, anzi è consigliabile ed in alcuni casi è assolutamente necessario. I rischi sono minimi e così facendo si protegge la mamma difendendo anche la salute del bambino che sta per nascere. È una posizione, quella degli esperti di WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, che ribalta una volta per tutte i luoghi comuni su gravidanza e vaccinazioni. In passato era considerato impossibile, ma la ricerca oggi consiglia la vaccinazione alla mamma per proteggere il bambino, per questo è bene informarsi e approfittare anche dei nuovi vaccini che si stanno sviluppando, sempre più efficaci e sicuri. Evidenze scientifiche hanno dimostrato che un’efficace trasmissione di anticorpi materni al bambino avvenga soprattutto

DENTISTA

dopo la 32° settimana di gestazione. Le vaccinazioni in gravidanza, dunque, riducono il rischio di infezioni nel bambino nei primi mesi di vita e durante la sua infanzia. Se infatti durante la gravidanza sono controindi-

cati i vaccini vivi attenuati come quello contro il morbillo e la rosolia, possono essere invece somministrati in sicurezza e vanno raccomandati i vaccini cosiddetti

inattivi, uccisi o costituiti da tossoidi, polisaccaridi ed a base di proteine. Sono in sviluppo, per esempio, nuovi vaccini contro l’RSV da somministrare nella donna in gravidanza per proteggere dalla bronchiolite i lattanti con meno di 6 mesi. La sicurezza dei vaccini è elevata e documentata dalla costante attività di sorveglianza dei possibili eventi avversi e dagli studi di sicurezza che vengono effettuati sia prima dell’autorizzazione sia dopo l’immissione in commercio. Un altro vaccino in via di sviluppo è quello contro lo Streptococco di gruppo B (GBS), causa principale di meningiti e sepsi neonatali: gli studi hanno dimostrato che i bambini di donne che hanno ricevuto in gravidanza una o due dosi di vaccino sperimentale sono risultati meno soggetti al rischio di infezioni da GBS. In gravidanza sono poi suggeriti altri vaccini. Uno è quello contro difterite, tetano e pertosse (dTap), la cui somministrazione dovrebbe avvenire tra la 27° e la 36° settimana di gestazione. La vaccinazione antipneumococcica, possibilmente, dovrebbe essere somministrata prima di una gravidanza. Tuttavia, evidenze

scientifiche hanno dimostrato che la somministrazione dei vaccini pneumococcici durante il secondo o terzo trimestre è sicura. Le complicanze causate da Streptococcus pneumoniae, molto diffuse tra i lattanti e durante la prima infanzia, sono l’otite media acuta, le rinosinusiti, le polmoniti, le meningiti e le sepsi. Per quanto riguarda il vaccino contro l’influenza, secondo l’attuale posizione dell’OMS, tutte le donne in gravidanza dovrebbero essere vaccinate durante la stagione influenzale, a partire quindi dalla metà di ottobre fino alla fine di dicembre, soprattutto le donne a rischio, ossia quelle gravide che soffrono di asma bronchiale e di broncopneumopatie croniche. Il vaccino antiinfluenzale è costituito da virus uccisi o da loro subunità e può essere somministrato in qualsiasi trimestre di gravidanza L’influenza stagionale può comportare complicazioni respiratorie gravi che possono condurre al ricovero in ospedale e anche al decesso delle donne incinte, soprattutto durante il secondo e terzo trimestre della gravidanza e il primo mese dopo il parto. Non ci sono evidenze che associno il suo uso in gravidanza ad un aumento del rischio di reazioni avverse e, per contro, aumenta il rischio di complicanze in caso di influenza contratta in gravidanza.

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DI VALENTINA

LA RICCIA

E’ frequente e colpisce uomini e donne di tutte le età

Quando l’herpes ‘sceglie’ il cavo orale La prima infezione nel 99% dei casi non mostra sintomi 80 persone su 100 sono portatori asintomatici del virus

C

hi non ha mai fatto esperienza di herpes virus? Sono pochissime le persone che possono dire di non aver mai sofferto il bruciore e le vescicole dell’infezione erpetica: infatti essa è una delle più frequenti tra gli uomini e le donne di tutte le età. Una delle forme con cui si può manifestare l’infezione erpetica è quella del cavo orale (stomatomucosite) causata da uno dei tipi di herpesvirus: l’herpes simplex virus di tipo 1 (HSV 1). I bambini sin dalla più tenera età vengono in contatto con tale virus. La prima infezione nel 99% dei casi è asintomatica. Le manifestazioni primarie, seppur meno frequenti, vanno dalla stomatite fino all’encefalite ed alla meningite, infatti il virus ha proprietà di neuroinvasività (cioè ha la capacità di invadere il cervello) e di neurotossicità (cioè la

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capacità di moltiplicarsi e di distruggere il cervello). Il contagio, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene per contatto diretto con pazienti che presentano lesioni erosive o che eliminano il virus nei secreti, ma è possibile anche il co n ta g i o per via aerea, tramite acque contaminate od oggetti infetti. Si pensi che 80 persone ogni 100 sono portatori asintomatici di tale virus. Una volta avvenuto il contatto tra ospite e virus, quest’ultimo resta latente nei gangli delle radici nervose,

ottobre - duemilasedici

pronto a scatenare le manifestazioni cliniche dell’infezione in

conseguenza di febbre, traumi, stress, esposizione ai raggi UV,

carenza di ferro, ciclo mestruale nelle donne, interventi chirurgici o stati di immunodepressione (fattori scatenanti). Dopo un’incubazione di circa quattro giorni, si verifica la manifestazione secondaria dell’infezione con le classiche vescicole dolorose che poi diventano croste su labbra e mucosa orale. Nei soggetti immunodepressi la sintomatologia è più accentuata e le lesioni sono più diffuse e a lenta guarigione. L’infezione erpetica si caratterizza per la costanza del sito in cui si manifesta e questo accade perché sono coinvolti elusivamente i neuroni che

innervano l’area epiteliale periferica che coincide con la “porta d’ingresso” del virus. La diagnosi è clinica ma può essere confermata dal test citologico. Nei pazienti che sono portatori di herpesvirus di tipo 1 l’infezione, scatenatasi a seguito dell’esposizione ad uno dei fattori elencati prima, è in generale localizzata alle labbra. Può essere preceduta da dolore, bruciore, prurito, formicolio che di solito durano meno di 6 ore; dopodiché compaiono delle vescicole che poi si trasformeranno in croste. Le lesioni guariscono completamente entro 10 giorni. La frequenza delle ricadute è variabile da un soggetto all’altro ma nel 55% dei casi si verifica una recidiva ogni 12 mesi. La terapia delle forme di stomatite erpetica secondaria si basa su pomate antivirali a base di Aciclovir da applicare ogni quattro ore durante i primi cinque giorni sin da quando compare il senso di tensione e prurito, per terminare nel momento in cui si formano le croste.


Una stagione che è un quadro di Caravaggio al completo, in cui perdersi ogni anno

cucina

L’autunno? Nostalgico e gustoso Ci sono due scuole di pensiero sull’autunno. C’è chi la considera la stagione delle piogge, dei primi freddi, dell’addio alle lunghe giornate piene di luce e sole; e poi ci sono persone che non vedono l’ora che arrivi il giorno che scandisce astronomicamente l’equinozio d’autunno. Ma come si fa a preferire le piogge autunnali alla bella e calda stagione? Diciamo che l’autunno ci sa fare, e sa regalare colori e emozioni nostalgiche e piacevoli. Uno dei punti di forza di questa stagione sta proprio nella ricchezza dei suoi profumi e sapori: dal melograno alla zucca, dalle castagne all’uva e via a non finire. Un quadro di Caravaggio al completo, in cui perdersi ogni anno: perché forse il bello di ogni stagione sta nel durare il giusto prima di provocare noia. Ottobre è il primo vero mese autunnale, è il mese della vendemmia, del mosto che diventa vino e delle zucche che da un po’ di tempo a questa parte non sono più ortaggi, ma strumenti di decoro per la festa di Halloween, è il mese delle zuppe e delle tisane allo zenzero per combattere i primi raffreddori. Si può dire che l’autunno sia il mese

VALENTINA PIETROCOLA ‘LA CUCINA

DI

DEL FUORISEDE’

Ottobre, un mese che sa evocare con il palato, gli occhi e l’olfatto Profumi intensi e colori e forti che irrompono nel grigiore del cielo delle riflessioni, che si maturano soffiando sulle pietanze nell’attesa che si raffreddino, mentre la pioggia battente fa sentire al caldo nella nostra casa. Sì perché nonostante sancisca il preludio di ciò che sarà l’inverno e quindi

dei mesi più freddi, l’autunno è invece uno dei mesi più caldi che ci sia: scalda con i suoi paesaggi che dalle tinte rosso aranciate cambiano i profili delle città, scalda con i suoi gusti decisi, con i rossi accessi dei melograni e con gli inebrianti

profumi del mosto. Tornano i funghi, i legumi e i crostini di pane che affogano nelle vellutate. Si dice che l’estate sia uno stato d’animo e non una stagione, in realtà l’autunno con le sue mille sfumature de-

RICETTA

Casereccia con funghi cardarelli e salsiccia INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • 300 gr. di pasta (casereccia o penne rigate) • 1 kg. di funghi Cardarelli • 2 spicchi di aglio • Olio di oliva q.b • ½ porro piccolo • 500 gr. di salsiccia fresca sgranata senza pelle • Parmigiano grattugiato • Prezzemolo e peperoncino

Pulire bene i funghi e ridurli a listarelle, in una padella capiente dorare due spicchi di aglio aggiungere i funghi e portarli a cottura a fuoco lento, infine eliminare l’aglio. Mettere in una ciotola i funghi, nella stessa padella far imbiondire con poco olio il porro, tagliato a rotelle sottili, aggiungere la salsiccia sgranata e cuocere a fuoco medio, sfumando più volte con vino bianco, a fine cottura unire i funghi e saltare insieme. Cuocere la pasta al dente e saltare il tutto con il grana grattugiato. Prezzemolo tritato o peperoncino sono facoltativi. In collaborazione con: Ristorante Casa Nik

termina fortemente l’andamento di una persona, condiziona l’umore, rallegra e rattrista nello stesso tempo. Ci si perde in nostalgici momenti di infanzia, tornando indietro nel tempo a quei piovosi pomeriggi di studio, mentre la mamma sta preparando il vincotto per il grano dei morti. L’autunno evoca con il palato, con gli occhi, con l’olfatto. Profumi intensi e precisi, colori dominanti e forti che irrompono nel grigiore del cielo. Perché per combattere un rientro a casa dopo una fredda serata a lavoro, con la nebbia e la fastidiossissima pioggerellina basta bersi una spremuta di melograno; frullare una zucca fatta bollire con qualche patata; assaporare i primi funghi in uno squisito risotto con una grattatina di tartufo nero; preparare con il cacao amaro, un pizzico di peperoncino e un po’ di latte una gustosa cioccolata viennese. Oppure trovare rifugio, gusto e tepore nell’ambiente intimo e accogliente del proprio ristorante del cuore.

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ambienti

Ogni appartamento può riservare un luogo in cui concedersi intimità e astrazione

Spazio lettura, il proprio ‘nido’ in casa N

ella nostra quotidianità - sempre più veloce e piena di attività lavorative ed attrazioni extra-lavorative che ci portano a vivere sempre più tempo fuori casa - molto spesso si identifica il ‘nido domestico’ come ad una cucina, una camera da letto e uno spazio per la convivialità. La velocità supersonica alla quale si vive lascia poco nel tempo da dedicare a noi stessi e a momenti di benessere e di relax. Piano piano, però, si sta riconquistando questa esigenza, come dimostra la sempre più frequentemente progettazione di bagni intesi come piccole SPA, per esempio. Però c’è anche un altro spazio da riscoprire e valorizzare, ed è lo spazio destinato alla lettura. Un luogo pensato e realizzato in modo speciale, in cui rifugiarsi per potersi concedere del tempo di astrazione ed intimità. Le modalità di progettazione dipendono principalmente da quanto spazio si può fisicamente destinare alla lettura. Nelle abitazioni in cui si dispone di spazio sufficiente per realizzare un intero ambiente dedicato, come uno studio o una sala di lettura, è consigliato allestire le pareti più distanti dalla parete finestrata con librerie ampie e mensole, mentre si sceglie la zona meglio illuminata dalla luce naturale per disporre la

Da non dimenticare la camera dei bambini: per piccole letture fantasiose in tutto comfort

seduta per la lettura. Si può optare per un tavolo con una sedia dalla seduta regolabile e morbida, o magari scegliere un tavolino basso, con un divanetto o una chaise-longue. Nelle case in cui gli spazi sono più contenuti, lo spazio lettura può essere ricavata nella zona giorno, integrandolo

nella sala. In realtà è la modalità scelta più frequentemente ma anche la più consigliata poiché la sala è sempre dotata di una buona illuminazione naturale ed è il vano più ampio della casa. Una volta scelto un angolo raccolto ma sufficientemente spazioso, potremmo disporre librerie come piccole torri, di altezze diverse, o qualche scatola impilata per moltiplicare le superfici su cui riporre i libri, ed elementi come mensole e scaffali per attrezzare la parete e ospitare i nostri volumi. In questo caso, fanno al caso nostro pouf e divani di piccole dimensioni, disposti su tappeti, cuscini a terra e piccoli elementi bassi, collocati vicino a una lampada a piantana o a numerosi corpi luminosi, anch’essi bassi e piccoli, dalla calda luce e soft. Il terzo modo per creare uno spazio lettura è quello di utilizzare elementi di filtro a giorno passanti, come scaffalature bifacciali che hanno il principale scopo di separare e differenziare le funzioni delle parti in cui dividono il vano,

pur mantenendo lo spazio fluido, e a contempo potrebbero raccogliere i libri e fare da ‘spalla’ a delle sedute strategiche, un divano e qualche poltrona con poggiapiedi per concedersi il proprio libro preferito. Anche le pareti a ponte sono un intervento indicato in quanto doppiamente funzionale: difatti, seppur ideato per rispondere all’esigenza di dividere ambienti, risulta un ottimo modo per ospitare i libri della casa in uno spessore minimo e renderli finanche oggetto d’arredo. Una nota va fatta per lo spazio dei più piccoli. Infatti, anche nelle camere dei nostri bambini è possibile (oltre che altamente consigliato) realizzare uno spazio misterioso e intimo in cui il piccolo possa raccogliersi in letture fantasiose in tutto comfort! Largo, quindi, a tende e capannine, tappeti a terra e cuscini, sgabelli e pupazzi di pezza e peluche, illuminati dalla luce colorata di piccole lampade e libri impilati sulle scatole dei lego. In questo modo, la lettura sarà un divertimento, un piacere,

A Foggia più di 200 professionisti e la garante nazionale Filomena Albano

Una ‘officina delle idee’per l’infanzia Le testimonianze di Oscar Camps, Ilaria Maggi e Kristina Pardalos Una ‘officina delle idee’ per una infanzia sana e giusta. Sessanta delegati dalle Camere Minorili di tutta Italia, 100 avvocati iscritti al Convegno Nazionale, complessivamente più di 200 persone tra ospiti internazionali, relatori e professionisti di diverse discipline sono arrivate a Foggia per discutere, con un approccio scientifico e multidisciplinare, delle questioni attinenti “I figli nelle nuove famiglie: il diritto e i cambiamenti sociali e culturali”. Un evento di portata nazionale, che

Ilaria Maggi (La Via dei Colori Onlus) e Kristina Pardalos (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) – al Congresso e al Convegno cui ha partecipato Filomena Albano, garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. I numeri, tuttavia, spiegano solo in parte il successo delle tre giornate nazionali organizzate dall’Unione Nazionale Camere Minorili e dalla Camera Minorile di Capitanata. “Vogliamo ringraziare tutti, di cuore”, spiegano Maria Emilia De Martinis, presidente della Camera Minorile di Capitanata, e Massimiliano Arena, direttore di Dirittominorile.it. “Per il livello dei contributi, per la qualità e la passione della partecipazione di relatori e ospiti. Grazie per tre giornate intense, proficue, significative, per la capacità di esprimere un diLe donne dell’evento Camera Minorile di Capitanata battito che è già dentro le dinamiha trovato spazio sugli schermi e sulle che del cambiamento e contribuisce a pagine di 40 testate giornalistiche locali, muoverne di nuove”. Un ringraziamento regionali e nazionali che hanno dato ri- rivolto agli avvocati, ai magistrati, ai prosalto al Premio Internazionale di Diritto fessionisti delle altre discipline che conMinorile - con i riconoscimenti assegnati corrono con anima e rigore a fare del a Oscar Camps (Proactiva Open Arms), diritto uno strumento realmente al ser-

vizio della crescita e problematiche attinenti al del benessere di figli diritto civile e al diritto pee nuove famiglie. nale. La tre giorni è stata “Le tre giornate del Premio di Diritto aperta dalla partecipata e Minorile, del Convecommovente cerimonia gno e del Congresso del Premio Internazionale Nazionale deldi Diritto Minorile. l’Unione Camere MiParticolarmente tocnorili hanno avuto cante la testimonianza di anche il pregio di Ilaria Maggi, presidente mostrate il volto mi- Il premio a Kristina Pardalos dell’associazione La Via dei gliore di Foggia, di Colori, che si occupa in far conoscere il suo splendido teatro, il prima persona di assistere le famiglie centro storico, la nostra buona cucina, che hanno sperimentato drammaticatutti aspetti che sono stati molto apprez- mente il fenomeno dei maltrattamenti ai zati, siamo orgogliosi di come la città sia bambini perpetrati all’interno di strutriuscita ad accogliere questo grande ture pubbliche, scuole e asili. Di grande impatto emotivo la storia di Oscar Camps, anima e cuore di Proactiva Open Arms, l’organizzazione che si occupa di salvare i migranti che arrivano dal mare e che, in un anno e mezzo, ha salvato la vita di migliaia di bambini, donne e uomini. Di eccezionale rilievo, inoltre, evento”, spiega Maria Emilia De Marti- il premio a Kristina Pardalos, magistrato nis. Il tema al centro delle giornate di della Corte Europea dei Diritti delstudio e di confronto è stato sviluppato l’Uomo. “E’ stata una tre giorni di rilievo affrontando tutti gli aspetti del diritto in- nazionale ed è significativo che Foggia ternazionale, le implicazioni psicologi- l’abbia ospitata per la prima volta e con che e sociali dei cambiamenti in atto, le grandi consensi”.

“Un dibattito che è già dentro le dinamiche del cambiamento e contribuisce a muoverne di nuove”

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DI SIMONETTA CAMPANELLA ARCHITETTO

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oltre che una buona abitudine da amare fin da piccoli e sempre a portata di mano.

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Mariangela Mariani Dalila Campanile Hanno collaborato Leonarda Girardi Francesca Di Gioia Valentina Pietrocola Rubriche dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa avv. avv. arch.

Graziana Muti Ines Panessa Vanessa Anna Magistro Monica Mancini Valentina La Riccia Tiziana Celeste Valentina Dinisi Elda Panniello Simonetta Campanella

Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (Vill. Artig.) Tel. 0881.72.81.15 - Fax 0881.72.81.13 E-mail marketing@6donna.com redazione@6donna.com Sito internet www.6donna.com Social facebook: 6Donna twitter: @6DonnaMagazine Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


teatro

In scena l’anteprima nazionale di ‘Questi Fantasmi’, capolavoro di Eduardo

L’eredità di De Filippo riparte dal ‘Giordano’ Dopo la scomparsa di Luca, la compagnia Elledieffe riparte da Foggia

L

a tradizione di De Filippo riparte dal Teatro Giordano. Dopo la prematura scomparsa di Luca, la compagnia EllediEffe, depositaria del patrimonio teatrale di Eduardo, non si disperde e porta in scena - a settant’anni dal suo debutto avvenuto nel 1946 al Teatro Eliseo di Roma - la commedia ‘Questi fantasmi’, per la regia di Marco Tullio Giordana. A raccogliere il testimone di Luca, è Gianfelice Imparato, nel ruolo del protagonista Pasquale Lojacono che fu di Eduardo prima e del figlio poi. Accanto a lui, l’attrice Carolina Rosi, moglie di Luca, che oggi tiene le redini della compagnia. L’anteprima nazionale dello spettacolo è andata in scena, gli scorsi 15 e 16 ottobre, al Teatro Giordano di Foggia, che diventa dunque un importante crocevia nella storia di una delle più importanti compagnie teatrali italiane. Lo spettacolo ha aperto, fuori abbonamento, la sta-

Il cast di “Questi fantasmi” sul palco del Giordano

gione di prosa allestita dal Comune di Foggia, a quattro mani con il Teatro Pubblico Pugliese: un omaggio devoto al teatro di Eduardo, un teatro senza tempo e vero e proprio patrimonio culturale del Belpaese, indagato con lama tagliente tanto nella sua miseria quanto nella sua grandezza. La regia, asciutta e fedele all’originale, restituisce uno spettacolo che si muove nel perfetto equilibrio tra comico e tragico, proponendo uno dei temi centrali della drammaturgia eduardiana: quello della vita messa fra parentesi, sostituita da un’immagine, da un travestimento, da una maschera imposta agli uomini dalle circostanze. Una anteprima che, al di là della rappresentazione in sé, si carica di uno straordinario valore simbolico: si tratta del ‘giro di boa’, del nuovo corso di una delle più importanti compagnie teatrali italiane che riparte senza la sua bandiera. E che ha Maria Grazia Frisaldi deciso di farlo a Foggia.

Imparato, Tullio Giordana e Rosi

IL CARTELLONE Dopo il debutto di ‘Questi Fantasmi’, sarà la volta di Sebastiano Somma (16 e 17 novembre) con ‘Uno sguardo dal ponte’, di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico e la regia di Enrico Maria La Manna. Irrompono poi i baresi Fibre Parallele il 29 e 30 novembre, con ‘La beatitudine’. Quattro spettacoli a dicembre, con Massimo Ranieri nel suo ‘Teatro del Porto - versi prosa e musica di Raffaele Viviani’ (6 e 7 dicembre); a seguire, due concerti, fuori abbonamento, per il Giordano In Jazz: The Manhattan transfer (12 dicembre) e il giorno di Natale il Gospel di James Hall & Worship of Praise. Il 17 e 18 dicembre un poker d’assi con Fabrizio Bentivoglio, Michela Cescon, Isabella Ragonese, Sergio Rubini, ovvero ‘Provando…dobbiamo parlare’. Tre spettacoli a gennaio: il 5 e 6 Valter Malosti e Sabrina Impacciatore ne ‘La venere in pelliccia’, il 19 e 20 gennaio il teatro Franco Parenti e ‘Gli Innamorati’ di Carlo Goldoni, poi la grande danza con il Balletto Yacobson di San Pietroburgo che porterà in scena ‘Classic Ballet Gala’, il 31 gennaio ed il 1° febbraio. Ancora un fuori abbonamento: si tratta di ‘Moulin Rouge Live Mu-

Sui Monti Dauni, le storie di un vescovo fiorentino e di papa Medici

sical’, sabato 11 febbraio. Il 14 e 15 febbraio Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere ne ‘Il padre’, di Floria Zeller e ‘Vacanze Romane’ (21 e 22 febbraio) con Serena Autieri e Attilio Fontana. Il 4 e 5 marzo è la volta del genio di Shakespeare, con ‘Macbeth’, per la regia di Franco Branciaroli in scena con Valentina Violo. Il 16 e 17 marzo l’arte che avvicina adulti e bambini nell’incanto del gioco: ecco David Larible, ‘Il clown dei clown’, mentre il 28 e 29 ‘Edipo’, con Glauco Mauri e Roberto Sturno. Ad aprile (4 e 5) vedremo invece Laura Morante ne ‘La locandiera B&B’, con le regia di Roberto Andò. Il 21 (fuori abbonamento), 22 e 23 aprile, il ritorno di Vittorio Sgarbi con lo spettacolo sostenuto dal Comune di Foggia, ‘Giotto’, in prima rappresentazione assoluta al Teatro Giordano.

sguardi d’arte

Da Firenze a Troia, tracce di un Rinascimento possibile Sui prospetti del vecchio Episcopio, sono evidenti i segni della Rinascenza

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uando pensiamo alla storia della Daunia, sappiamo di poter leggere all’indietro segni eloquenti di civiltà passate, dai graffiti del Paleolitico, ai castra romani passando per l’elezione della città capoluogo a sede eletta dello stupor mundi, Federico II di Svevia, fino al sontuoso matrimonio dei Borbone o alla riedificazione in chiave post-barocca dei possedimenti del Capitanio. Un periodo di sicuro, vive un po’ all’ombra di questi grandi fatti della storia gloriosa che abbiamo tratteggiato, ed è il periodo che più caratterizza l’immagine dell’Italia per importanza artistica e vivacità economica e letteraria, agli occhi del mondo: il Rinascimento. Non è facile ricostruire una pagina del Rinascimento in Capitanata, ma l’impresa si compie grazie alle connessioni che si stabiliscono tra un vescovo di Troia e la casata più importante di quegli anni di “rinascita”: i Medici. E a pochi giorni dalla messa in onda della serie televisiva che riguarda proprio la saga della famiglia di banchieri fiorentini, vogliamo ricordare i legami che uno dei perso-

naggi più illustri della famiglia Medici Pur non avendo note sulla sua preebbe proprio con Giannozzo Pandolfini senza in Capitanata, non si possono di insediatosi il 10 marzo del 1484 a certo escludere dei suoi interventi Troia ed elevato ad nelle “idee architettoniche” poste episcopus da un nel vecchio episcopio di Troia; qui una serie di finestre (tra le quali altro personaggio una con una epigrafe dedicata al noto al rinasciPanfoldini Eps.), propone una ritmento italiano, mica e delle geometrie “note” papa Sisto IV della all’urbinate e messe in uso proRovere commitprio nei prospetti pensati per il tente della omoPandolfini in via di San Gallo dove nima Cappella figurano, Sistina. Pandolfini Cappella Pandolfini al di sotto fu figura di grande del corniprestigio, tanto da essere insignito cione, i del quarto franco per i meriti acquisiti al seguito di Ferrante d’Aragona nomi di e tanto da ricevere per la Cattedra Giannozzo vescovile di Troia, importanti regalie “TROIANpersino da papa Leone X Medici. Ed V U S ” , è proprio a Firenze che il Pontefice Leone X e destina al vescovo di Troia un comClemente plesso religioso con degli orti che VII Medici. dopo un accurata ristrutturazione in L’ i p o chiave rinascimetale, diventerà Pa- La finestra dell’Episcopio tesi nasce lazzo Pandolfini. dalla conIl progetto di restyling sarà affi- sapevolezza che Giannozzo ebbe per dato addirittura a Raffaello che pro- Troia una affezione particolare alla duce di sua mano una serie di disegni. quale dette seguito per via di lignaggio

fino al 1560, passando il titolo al nipote Fernando. In questi 80 anni di cura delle anime, i Pandolfini ebbero per Troia un tal riguardo, da non intendere solo la sede episcopale come un mero attributo onorifico: si prodigarono infatti per dotare la città di privilegi anche di natura politica come dimostrano una serie di carte conservate sia nell’Archivio diocesano che in quello del Capitolo. Baste infine visitare il Museo del Tesoro della Cattedrale di Troia, e dare un’occhiata oltre ai celebri exultet, alle restanti collezioni per scoprire vere perle del Rinascimento italiano come un calice ed un reliquiario a tempietto, attribuiti a Benvenuto Cellini, con incisi i gigli fiorentini e lo stemma dei Pandolfini, oltre che il piviale che Leone X regalò a Giannozzo proprio per le funzioni solenni da celebrarsi nella splendida Cattedrale romanica. Senza trascurare una piccola tavoletta con un Cristo Redentore che qui è rappresentato come un “uomo nuovo”, con l’aspetto da Divo Augusto, nelle forme che ci consegna Piero della Francesca (per primo) nella Re-

Episcopio di Troia

surrezione di Sansepolcro. L’opera lignea - attribuita in passato al Perugino -, passa per essere di mano della Cerchia di Raffaello, con una firma che rimanda in modo inequivocabile alla Roma tra fine XV e inizio XVI sec.: un fregio con le grottesche dipinte a punta di pennello in oro su fondo blu lapislazzulo. Basterebbe solo quest’ultimo cenno per guardare a Firenze e alla più bella stagione conosciuta dell’arte italiana, come fossero anche fatti di casa nostra. Francesca Di Gioia

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