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focus Sanità in rosa

A Foggia Breast Unit e Pma

Spettacolo ‘Giordano’ fa brand A teatro tra jazz e prosa

Ambienti A tutto tessile

Restyling a impatto zero

MODA: Scuba & tessuti tecnici Il nuovo cult dell’autunno

Per la foto in copertina si ringrazia

Nik Boutique

Foggia, Via S. Altamura 27


editoriale

sommario

di Maria Grazia Frisaldi Questo editoriale è dedicato alla collega Anna Castigliego, ottima penna di Manfredonia, una giornalista corretta e indipendente, e per questo stimata da tutti. A pensarci bene, tutto il numero di ottobre di 6Donna, per i temi trattati, è dedicato a lei, che con il suo Manfredonia.net ha segnato la storia dell’informazione nella sua città. A dicembre Anna avrebbe compiuto 40 anni, ma lo scorso 6 ottobre si è spenta dopo aver lottato duramente contro un carcinoma al seno sinistro, prima sconfitto e poi metastatizzato. E’ stata lei stessa a raccontare - con lo stesso garbo con cui trattava la cronaca sipontina - della sua malattia (il suo ultimo racconto, sul suo profilo Facebook, è un bellissimo inno alla vita!), per condividere la storia e infondere forza e speranza a chi sta ancora lottando. Allora questo numero del nostro free magazine - peraltro nel mese della campagna ‘Nastro Rosa’ della Lilt – è dedicato a lei e alla lotta al tumore al seno, il big killer delle donne, che sta registrando un pericoloso incremento di incidenza, dovuto all’allungamento dell’età media della popolazione femminile e all’aumento dei fattori di rischio. Rimaniamo ancora sul tema della prevenzione della malattia oncologica mammaria e sul modo più efficiente per affrontarla: nel nostro Focus, tutto incentrato sul ‘lato rosa’ della sanità, parleremo della Breast Unit, finalmente ai nastri di partenza negli Ospedali Riuniti di Foggia. Si tratta di un percorso complesso, multidisciplinare e multidimensionale, che va dalla diagnosi alla ricostruzione della mammella, in caso infausto. Ancora, spazio alla Politica: questa volta siamo andati in via Capruzzi per affrontare con l’Assessore regionale al Bilancio - il foggiano Raffaele Piemontese tutti i nodi cruciali per lo sviluppo della terra di Capitanata. Dal cuore della redazione, inoltre, facciamo ripartire anche la macchina organizzativa del Premio6Donna: siamo nuovamente a caccia di ‘eroine di tutti i giorno’, attendiamo le vostre storie. Tutto questo insieme alle Rubriche degli Esperti, agli approfondimenti in materia di Moda, Salute e Bellezza. Insomma, abbiamo cercato di confezionare per voi un numero ricco di spunti di riflessione, per leggere insieme la città e i suoi cambiamenti. Buona lettura!

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Personaggio 4

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Michela Muserra La ricerca della felicità

Salute 21

Speciale ‘Premio 6Donna‘ 5

Torna la festa dell’impegno Cerchiamo nuove ‘eroine di ogni giorno’

Focus 6 7 •

Il lato ‘rosa’ della sanità Tra le novità: Pma e unità di senologia Breast Unit, insieme contro il cancro L’eredità senza legge: il gene mutato BRCA

Politica 8 •

Il Bilancio dei foggiani A colloquio con Raffaele Piemontese Dentro il Palazzo: il bar dello Sport

Benessere 10

Funghi miracolosi Rafforziamo le difese immunitarie

Bellezza 11

Labbra in primo piano Per uno ‘smack’ a prova di selfie

Moda 12

Pazze per lo scuba Il tessuto tecnico diventa un cult

Cucina & dintorni 15

L’ingrediente per la cena perfetta

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Rubriche

Campagna Nastro Rosa Prevenzione è vita

Spettacolo 22 Dal Teatro al jazz: ‘Giordano’ fa brand •

La scommessa di Anna Paola Giuliani Si va in scena! Tutti gli spettacoli


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personaggio La ricerca della felicità di Michela Muserra In libreria con “If you are happy”

di Mariangela Mariani

Da Foggia a New York in viaggio con uno stick-man a tenerezza in formato tascabile è uno stickman con la faccia paffuta e un cuore appiccicato al petto, certe volte da rattoppare. Mikimu è tenera quanto il suo omino stilizzato, minuta e vagamente stile kawaii (i manga della dolcezza) come i fumetti della sua vita precedente, prima di New York. Lo pseudonimo è la combinazione dell’abbreviazione del suo nome, Michela, e delle prime lettere del suo cognome, Muserra. Si firmava così quando ha iniziato ad esporre, e da allora alcuni amici usano ancora quel nickname. Se cambi l’ordine dei fattori, è sempre lei. Classe 1975, nei suoi disegni deve essere racchiuso l’elisir di eterna giovinezza. Da dodici anni vive a Brooklyn, che non è un toponimo virtuale da social network. Ci è arrivata per caso e per curiosità. “Non per fuggire, come in

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molti credono. Volevo solo esplorare qualcosa di diverso - racconta -. New York non è di certo una città facile, per certi versi direi che mi ha rafforzato. Il legame con Foggia, invece, mi aiuta a tenere vivo un aspetto più umano che conservo sempre e soprattutto nelle relazioni personali”. Insegna disegno e pittura in una scuola per bambini e lavora come graphic designer freelance. Il suo sogno americano è fatto di pittura e illustrazione, la sua vera passione. I cartoni animati sono rimasti a Foggia, insieme alle pareti di un locale con i suoi disegni. Le tavole di Michela Muserra rispecchiano i suoi sentimenti. “Il mio modo di esprimermi è abbastanza diretto, a volte troppo, forse. Questo significa che quello che disegno rappresenta quasi sempre i miei stati d’animo, senza maschere. Descrivo anche gli attimi più cupi. Non dipingo per piacere agli altri, ma per comunicare. Questo, credo, si riflette anche nella mia persona”. L’intuizione di quel “little man” era uno dei suoi esperimenti: la Rete lo ha subito adottato, costruendo un mondo intorno a lui come in un contest. Lei, intanto, mescolava appunti

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e vignette, in poche pagine che sfogli e risfogli sorridendo. If you are happy and you know it clap your hands (Caracò Editore, 2015), in italiano il motivetto Se sei felice e tu lo sai batti le mani, è il suo primo progetto editoriale, concepito in inglese con la traduzione in italiano, tanto da rappresentare un valido strumento didattico per imparare le lingue. È un libro sulla felicità adatto per adulti e bambini. Dopo la pubblicazione è nato anche il progetto artistico “Build your world around” che colleziona impressioni e immagini dello stick-man circondato di creatività e immerso nel mondo scelto dai lettori. A settembre è tornata a casa per presentarlo e poi ripartire per l’America. E nel frattempo lui, il suo omino col cuore sulla maglietta, girava per festival e librerie. “Il libro è nato in maniera molto spontanea, senza un progetto pianificato a monte - racconta l’artista - È stato un processo scorrevole, quasi come un bisogno primario di mettere su carta alcuni pensieri. Lo stick-man è nato stick-man perché, per parlare di un concetto cosi complesso come quello della felicita, volevo ridurre al massimo le ‘distrazioni descrittive’. Era come se la frase comparisse nella mia mente già accompa-

gnata dall’immagine”. Spiega così il processo creativo quando le chiedi se viene prima il disegno o l’aforisma, le parole: è stato simultaneo e non saprebbe descriverlo razionalmente. Non ha dubbi, invece, su quale sia l’immagine a lei più cara tra tutte le sue opere: “Mi ritengo fortunata ad essere una che non si attacca morbosamente al suo lavoro. Non soffro in maniera esagerata quando devo darlo via. Anzi, mi piace l’idea che trovi una nuova casa. Il contrario avviene invece raramente e con pochissimi lavori, in genere sono autoritratti, non consapevolmente nati come tali. L’ultimo che conservo gelosamente è un piccolo acrilico su legno che ritrae me e mio padre. È la riproduzione di una foto di moltissimi anni fa”. Ora si concentra su If you are happy, ma sulla sua bacheca compaiono già altri buffi personaggi: “Per adesso impiegherò tutte le mie forze per spingere il progetto. Ma non nascondo che sto iniziando a scarabocchiare nuove idee. Forse più colorate”. Prima regola, lo dice anche l’omino, “ascolta sempre il tuo cuore”. E quello di un’artista, emigrata da Foggia a New York, dove stia davvero di preciso non si sa: “In diversi posti ultimamente - risponde - in base a come si muovono i cuori delle persone che amo”.


Al via la seconda edizione dell’iniziativa che omaggia le ‘eroine di ogni giorno’

“Premio 6Donna”, torna la festa dell’impegno Il nostro appello per voi: presentateci altre donne straordinarie. Foggia ne ha bisogno

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Mettetevi a lavoro: cominciate a spremere le meningi, a passare in rassegna i nomi, i volti e le storie delle donne che rispondono al nostro identikit

on c’è bisogno di tanti giri parole, né di un pretesto per parlarne. Anzi, lo ammettiamo apertamente, senza temere di essere smentite o di essere tacciate di presunzione: la prima edizione del “Premio 6Donna” è stato un piccolo-grande successo, un punto d’orgoglio per il nostro free press di genere. La città ha sposato con 35 nomi diversi (tante sono state le candidature ricevute) la nostra pazza idea omaggiare la normalità, quando sa essere straordinaria per la collettività -, e noi crediamo così tanto al progetto da metterci nuovamente a lavoro per la seconda edizione di quello che vorremmo diventasse un appuntamento fisso per festeggiare le protagoniste della nostra città. Pur consapevoli di quanto sia difficile “bissare” un successo sperato ma inaspettato, andiamo avanti spinte solo dalla voglia di fare nuo-

vamente “capolino” in una dimensione diversa della città - quella che tante volte raccontiamo sulle pagine di questo giornale, ma lo spazio non ci sembra mai abbastanza - alla scoperta della Foggia concreta, generosa ed operosa che schiva i riflettori e non fa nulla per mettersi in

evidenza. Pur lavorando sodo. Allora cominciate a spremere le meningi, a passare in rassegna tutti i nomi, i volti e le storie delle donne che rispondono al nostro identikit e scrivete alla nostra redazione. I requisiti per la nostra eroina di ogni giorno sono sempre gli stessi: la redazione di 6Donna vuole premiare una perfetta sconosciuta, un’eroina dei nostri giorni che si distingue per le sue capacità, che fornisce alla comunità un contributo prezioso, che con altruismo si dedica al prossimo, ogni giorno, senza cercare vetrine, copertine o riconoscimenti di sorta. La nostra candidata ideale non deve ricoprire (o aver ricoperto in passato) alcun incarico dirigenziale o ruolo di prestigio. E deve essere foggiana, o comunque contribuire alla crescita della città di Foggia. Chiunque, un collega, il capo, un amico, un nostro

lettore, può inviare la candidatura di una donna speciale, con tutti i riferimenti utili per rintracciarla e la motivazione. Anche quest’anno, la nostra redazione vaglierà le proposte, verificherà di persona le indicazioni pervenute, intervistando chi è a stretto contatto con la candidata ed effettuando eventuali sopralluoghi. Il premio sarà assegnato, a Foggia, il prossimo 8

marzo - Giornata Internazionale della Donna - nell’ambito di una serata di riflessione, interventi e performance al femminile. Abbiamo avviato il ‘cantiere’, la redazione è tutta un fermento: stiamo delineando il tema che dominerà questa seconda edizione, così come le performance artistiche che arricchiranno la serata-evento e siamo alla ricerca della cornice ideale per ospitare la bellezza dell’impegno. Allora tutti a lavoro, presentateci altre donne straordinarie: Foggia ne ha bisogno.

LE NOSTRE PRIME EROINE Tra le candidature giunte per la prima edizione del “Premio 6Ddonna”, a conquistare la redazione del nostro freemagazine è stata la maestra Marianna Balducci, un mix inedito di entusiasmo, impegno e senso del dovere. Ma un solo premio non poteva soddisfare il comitato di redazione, letteralmente rapito dalle storie giunte in redazione, quelle di tante donne coraggiose, oneste e motivazioni dietro le candidature pervenute. Così altri due nomi si sono aggiunti nel palmares delle premiate, grazie a due menzioni speciali istituite: “Piccola Donna”, consegnata a Sara Francavilla, 11 anni e una sensibilità rara e preziosa, e “Premio Produttività”, consegnato ad Anna Virgilio, barista impiegata presso il bar dell’Assori, a Foggia.

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focus

Tra le novità: il centro per la procreazione assistita e l’unità di senologia

Il lato ‘rosa’ della sanità: “Inizia la rivoluzione” Il direttore generale OO.RR., Antonio Pedota, ha mosso la prima pedina: “E’ una catena, un intervento tira l’altro”. Progetti in cantiere e tagli del nastro i è insediato da pochi mesi, ma da allora il direttore generale degli Ospedali Riuniti, Antonio Pedota, ha ingranato la marcia e non si ferma più. Va dritto come un treno, in vista di tutti gli obiettivi a breve, medio e lungo termine fissati nel piano quinquennale previsto per il policlinico foggiano. “Qualcuno ha detto che ho ‘messo troppa carne’ a cuocere - sostiene - ma per migliorare, le cose si devono innanzitutto fare. Quindi partiamo”. Per lui è solo l’inizio di una ‘cascata’ di azioni finalizzate ad offrire ai pazienti più servizi e maggiore efficienza. Una rivoluzione pacifica e in gran parte ‘rosa’, perché guarda con particolare attenzione alla salute delle donne.

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disposta, come area d’attacco, l’Oncologia, poi il trasferimento delle Pneumologie che sono al D’Avanzo. “E’ una catena, un intervento tira l’altro”, puntualizza. “E’ iniziata una rivoluzione pacifica”. PROCREAZIONE ASSISTITA. Tra gli obiettivi centrati di questa rivoluzione c’è sicuramente l’accreditamento per la PMA che a Foggia sarà di terzo livello. “La PMA è il centro di Procreazione Medicalmente Assistita che, in base alle caratteristiche sia organizzative che gestionali, si distingue in tre livelli”, spiega il direttore sanitario, Laura Moffa. “A Foggia è di imminente attivazione una realtà di terzo

UMANIZZAZIONE DELLE CURE. “Siamo convinti che il momento della cura del paziente inizia quando lo stesso arriva in ospedale, prima ancora di iniziare le terapie. Avere ambienti confortevoli, idonei, dignitosi significa offrire al paziente una modalità di cura ulteriore”. In particolare, l’azienda sta mettendo in atto azioni relative all’umanizzazione delle cure, un segmento molto piccolo ma fondamentale in questo processo. “In varie strutture stiamo lavorando sulla ‘cartella clinica umanizzata’, in cui non vi è solo l’anamnesi redatta dal medico e basata sulla freddezza del mero dato clinico, ma sulla capacità di instaurare un rapporto che vada oltre la somministrazione della terapia e la diagnosi”. Aspetti, questi, che facilitano Laura Moffa e Antonio Pedota le cure, accorciano le degenze e velocizzano le dimissioni dei pazienti. livello, in grado di offrire risposte pubCon ricadute positive per questi ultimi, bliche alla Legge 40”. In cosa si diffecerto; ma anche per l’economia del- renziano i vari livelli? Dalle risposte l’azienda ospedaliera. offerte: il primo livello prevede la fecondazione assistita in utero, alla porPRIMI TAGLI DEL NASTRO. I risul- tata anche di altre realtà; il secondo tati non tardano ad arrivare e i ‘Riuniti’ livello contempla la fecondazione in hanno da poco inaugurato i nuovi re- vitro, quindi in provetta; il terzo livello, parti di Gastroenterologia e Nefrolo- invece, prevede anche l’estrazione dei gia. I lavori sono stati realizzati in tre gameti. “Una struttura ormai in fase mesi: la Gastroenterologia è passata di completamento: stiamo aspettando da 18 a 25 posti letto, guadagnando a solo la determina finale”. conti fatti quattro stanze; la Nefrologia FUTURI GENITORI IN LISTA. Insale a 20 posti letto, di cui due per i day hospital. Il primo reparto presentava tanto, in lista d’attesa ci sono già 250 condizioni inadeguate, a cominciare coppie desiderose di diventare genidalle stanze piccole e dai bagni pre- tori: vengono da tutta la provincia di cari, in più è stato effettuato l’adegua- Foggia, ma anche dalle regioni limimento dell’impianto per quanto trofe. Per loro, le buone notizie non riguarda i gas medicali. Il secondo re- sono finite: “il 1° aprile di quest’anno parto, invece, è stato ricostituito con - puntualizza la dottoressa Moffa l’Atto aziendale ed è ubicato nei pressi sono stati rivisti i criteri dei Lea (Livelli di Urologia. Anche quest’ultimo sarà Essenziali di Assistenza) ministeriali presto trasformato: “Siamo stati au- che adesso inquadrano anche la Pma. torizzati ai trapianti di rene e speriamo Aspettiamo che le regioni, federalidi realizzare il primo nei prossimi smo permettendo, recepiscano i nuovi mesi, entro fine anno”, ha annunciato orientamenti e speriamo di poter ofPedota. “Per quanto riguarda Urologia frire risposte in modo gratuito o con attendiamo il nulla osta regionale per una minima compartecipazione ecoadeguare la dotazione infermieristica nomica”. Diversamente, con il blocco con altre 12 unità”. Inoltre, è già pre- delle prestazioni, anche per il terzo li-

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vello si prevede una compartecipazione di poco superiore ai 1000 euro; una cifra che - se confrontata con realtà nel privato - può apparire irrisoria. I tempi di attivazione, assicura, sono strettissimi. “Determina permettendo, si potrà partire già da novembre”. BREAST UNIT, CI SIAMO. E’ in cima alla lunga lista di Pedota&Moffa. Un percorso (il dettaglio nella pagina accanto) che possa accompagnare per mano le donne nella sfida alla patologia oncologia mammaria. Dalla diagnosi alla ricostruzione della mammella, in caso infausto. “Siamo consapevoli che questo potrà determinare un aggravamento delle prestazione di base”, spiega Pedota. “Le mammografie non patologiche - per intenderci, la prevenzione e gli screening di controllo sono di competenza del territorio. In ospedale si ottempera al secondo livello (sospetti patologici) ma noi, seppure in affanno, cerchiamo di rispondere a tutte le esigenze”. Consapevole del rischio cui va incontro, Pedota mette le mani avanti: “L’idea della Breast Unit è un impegno difficile, soprattutto per le mammografie di base. Questo però non deve inceppare un percorso nato per curare le complessità. E la patologia oncologica mammaria è una complessità che deve ricevere trattamento pieno e completo, con l’approccio integrato di tutte le risorse, tecniche e umane, già a nostra disposizione”. TEMPI D’ATTESA. I tempi sono lunghi, è vero. Ma non quando si rappresenta un’urgenza. Sulle liste d’attesa è Laura Moffa a fare la “prova del nove” mettendo a segno un vero e proprio blitz ai danni dell’ignara centralinista del centro prenotazioni. “Il 25 settembre ho telefonato, senza qualificarmi, per prenotare una mammografia: come prima data utile mi è stato detto solo l’anno, il 2018. A quel punto ho fornito ulteriori dettagli sullo stato di salute della mia paziente immaginaria e la prenotazione è stata portata al 1° di ottobre 2015, perché si

profilava il carattere dell’urgenza”, racconta. “Con la Brest Unit dobbiamo fare ancora di più: inserire visite senologiche prima ancora della mammografia, tessere un filo diretto tra i nostri specialisti e i pazienti, sfruttando una linea telefonica dedicata e una casella di posta alla quale risponde sempre un chirurgo specializzato per informare, tranquillizzare, rendere consapevoli dell’intero percorso da affrontare”. PLESSO MATERNITÀ. E’ partita, inoltre, la gara per il consolidamento e la rifunzionalizzazione del plesso maternità che, ad oggi, registra criticità importanti “e che non dobbiamo nascondere come la polvere sotto il tappeto”, stigmatizza il direttore generale. Una realtà che conta oltre 2700 parti all’anno non può avere ancora camere con bagni in comune, per parlare di problematiche spicciole che influiscono pesantemente sulla qualità della degenza. “La gara è stata avviata: vedremo le offerte che arriveranno e i tempi di attuazione. Mi auguro che prima che io vada via (il suo incarico è quinquennale, ndr) sia riuscito a migliorare le condizioni alberghiere del reparto, migliorare sale parto e offrire tutte quelle cose che possano dare serenità alle partorienti. Insomma, offrire accoglienza e una qualità delle cure, in termini alberghieri, migliore”. LA CARTA DEI SERVIZI. E’ in fase embrionale, invece, la Carta dei Servizi degli Ospedali Riuniti. “C’è un bel gruppo a lavoro sul progetto - spiega Laura Moffa - per creare questo documento in formato elettronico (quindi con costi minimi) da distribuire agli utenti che arrivano al Centro unico prenotazioni, ai ricoverati, ai medici di famiglia e ai pediatri (ovvero coloro che orientano la domanda)”. Si tratta di un documento di semplice consultazione per illustrare le offerte assistenziali non sempre note. “Molti medici di base non conoscono la complessità delle offerte assistenziali. E il nostro obiettivo è creare, attraverso loro, pazienti consapevoli, ovvero passare dal consenso informato all’assenso partecipato: un gap che si può colmare solo con la consapevolezza del paziente, in quanto cittadino”. GHIGLIOTTINA DI EMILIANO. Alla provocazione del Governatore della Puglia, Michele Emiliano (secondo il quale andrebbero chiusi 13/14 ospedali in tutta la regione), Pedota risponde con la sua esperienza passata. “In Basilicata sono stato direttore amministrativo di una azienda con 4 ospedali per 60mila abitanti. Ne abbiamo mantenuto uno solo, per acuti, il più importante, e abbiamo riconver-

tito tutti gli altri. In uno di questi, è stato attivato, ad esempio, un centro per i Disturbi del comportamento alimentare, il cui 60% dell’utenza era extraregionale, producendo risposte a problematiche importanti, ma anche utili per l’azienda. Questo è successo in Basilicata, ma tutto il mondo è regione. Spesso si difende un ospedale dove poi non ci si va a curare”. Insomma, il punto non è tanto chiudere quanto riconvertire e offrire altre vie. Intelligenti pauca. Maria Grazia Frisaldi

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Mariangela Mariani Dalila Campanile Irma Mecca Rubriche dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott. Avv.

Vittoria Salice Tiziana Celeste Valentina La Riccia Graziana Muti Maria Nobili Tiziana Carella Claudia Girardi Giovanni Papa Daniela Murano

Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (Vill. Artig.) Tel. 0881.72.81.15 - Fax 0881.72.81.13 E-mail marketing@6donna.com Sito internet www.6donna.com Social facebook: 6Donna twitter: @6DonnaMagazine Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


focus Breast Unit, insieme contro il cancro A Foggia attivo da ottobre il percorso assistenziale obbligatorio dal 2016

In rete 25 professionisti che, rispetto al passato, lavorano in equipe a davano per spacciata, il chirurgo Francesco Cianci ha sfidato il cancro, e già allora a Foggia dopo la mastectomia si eseguiva la ricostruzione. Dopo vent’anni quella donna è tornata a salutarlo. Da decenni gli Ospedali Riuniti fanno quello che oggi è inquadrato nel percorso assistenziale della Breast Unit (tradotto, Unità di Senologia), secondo le linee guida ministeriali e le direttive europee. Solo che prima si lavorava per compartimenti stagni e mancava una rete, ora si agisce in equipe. Strutture preesistenti - come Chirurgia, Radiologia, Oncologia, Radioterapia - collaborano tra loro seguendo un preciso protocollo rappresentato dal percorso diagnostico terapeutico. A coordinare la Breast Unit è proprio Francesco Cianci. Ci sono 25 specialisti. Requisito indispensabile è il trattamento di almeno 150 casi l’anno di carcinoma, 50 per ogni chirurgo. L’unità interdisciplinare specialistica coinvolge attivamente anche i medici di base, il comitato di Foggia dell’Andos, Associazione nazionale donne operate al seno, e la sezione provinciale della Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. Il modello di presa in carico della paziente prevede una valutazione multidisciplinare e multidimensionale che l’azienda ospedaliera effettua anche con la collaborazione delle

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associazioni di volontariato e dei medici di famiglia. Il percorso inizia componendo un numero verde: c’è un telefono dedicato per prenotare, che l’azienda intende pubblicizzare in maniera capillare. I chirurghi del Centro di Senologia concorderanno con la donna la strategia più adeguata prima ancora dell’esame radiologico. I radiologi scarseggiano, la direzione non ne fa certo mistero e sta lavorando per implementare la diagnostica, verificando i margini di manovra per un complessivo potenziamento della dotazione organica. Le valutazioni si fanno in gruppo e gli specialisti delle diverse discipline studiano insieme le migliori soluzioni. “In questa azienda

ci sono chirurghi di altissimo livello - spiega Francesco Cianci - Possono assicurare la rimozione del nodulo, di parte della mammella o della mammella stessa, tenendo conto che quando eseguiamo una mastectomia proponiamo sempre la ricostruzione e le pazienti devono sapere che si può avviare un programma di ricostruzione gratuito”. Gli Ospedali Riuniti possono vantare un laboratorio di biologia molecolare all’avanguardia che analizza il polimorfismo cellulare dei tumori riuscendo a capire quando una cellula è sensibile alla radioterapia o alla chemioterapia, e sta perfezionando lo studio del linfonodo sentinella. Nell’equipe c’è uno psicon-

cologo, che interviene fin dal trauma della scoperta del tumore. Nella fase della riabilitazione, la paziente può avvalersi anche dalla fisiokinesiterapia. La logistica è un altro tasto dolente: insieme all’area tecnica, i vertici dell’azienda ospedaliera stanno cercando di reperire locali per offrire spazi migliori di accoglienza - sei posti letto sono pochi - con la previsione di ambienti demedicalizzati, dove le pazienti e le donne delle associazioni possano incontrarsi per confidarsi anche solo sul tipo di reggiseno da usare dopo la mastectomia. I primi incontri con Lilt, Andos, e medici di base sono stati focalizzati soprattutto sulla comunicazione per divulgare le attività della Breast Unit. La scadenza per attivarla era fissata al 2016 e a Foggia è stata formalizzata prima del gong. “Siamo partiti nonostante le criticità esistenti, logistiche e strutturali, forse anche relazionali ammette il direttore sanitari Moffa - però si cresce nel momento in cui c’è la volontà di superarle”. Mariangela Mariani

TUMORI FEMMINILI Molto partecipato l’incontro dall’alto valore scientifico dell’Andos di Foggia

L’eredità senza legge: il gene mutato BRCA e donne mutate spiegano la sequenza di lettere che sta per BReast Cancer, cancro al seno, con la semplicità di chi ci convive, di chi ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi ereditare una predisposizione al tumore in un Paese senza linee guida nazionali. La loro testimonianza, coraggiosa e intensa, chiarisce le implicazioni della mutazione genetica BRCA1 e BRCA2, al centro dell’incontro “Di madre in figlia...” promosso dal Comitato di Foggia dell’Andos Onlus, Associazione Nazionale Donne Operate al Seno. Posti occupati e pubblico anche in piedi, per ore, nell’Auditorium Santa Chiara, tutti interessati ad ascoltare le relazioni di esperti arrivati da tutta Italia e le storie delle donne che hanno affrontato un percorso accidentato, soprattutto per colpa della scarsa sensibilità e informazione e delle politiche sanitarie carenti. “Benvenuti nella bella Foggia”, ha detto in apertura Roberto Murgo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Senologica dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e presidente nazionale dell’Anisc (Associazione Nazionale Chirurghi Senologi), che insieme alla presidente

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dell’Andos, Elisabetta Valleri, ha lavorato all’organizzazione dell’evento, e ha apprezzato la partecipazione di tanta gente. Da Modena, la psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Razzaboni ha portato il modello Emilia-Romagna, suggerendo validi spunti alla Regione Puglia soprattutto per la fase di screening e dei test genetici. Inutile dire quanto siano avanti. Da Pavia Alberta Ferrari, chirurgo senologo del Policlinico San Matteo, mostra le tecniche di mastectomia preventiva utilizzate in Lombardia. Ha incoraggiato le donne con gene mutato a incontrarsi e ha messo le loro storie in un video, quello dell’associazione Abrcadabra fondata da Ornella Campanella di Palermo, arrivata in città insieme a un gruppo di socie (su tutto il territorio nazionale ne riunisce più di trecento). Le donne con mutazione genetica BRCA1 e BRCA2 pretendono risposte, alzano la voce contro i medici di famiglia che non si informano - lo farà con parole forti anche Roberto Murgo chiedono un protocollo assistito. Si ricorre ai test genetici soprattutto a scopo diagnostico, servono maglie più larghe per scoprirlo prima. A rappresentare l’Ordine dei Medici c’è Lia Cavallaro, che evidenzia l’esigenza

dell’obbligatorietà dell’aggiornamento. A raccontare la realtà pugliese, guardandolo dagli Ospedali Riuniti, è stato il chirurgo Marcello Di Millo. Le percentuali arrivano da una foggiana, Iole Natalicchio, dirigente biologo del laboratorio di Oncologia Molecolare e Farmacogenomica degli Ospedali Riuniti di Foggia. Qui si effettuano i test genetici e lei chiarisce quando ricorrere a questo tipo di analisi. In presenza del gene mutato BRCA1 le probabilità di sviluppare un tumore al seno oscillano tra il 45 e il 60 percento, quello ovarico tra il 20 e il 40 percento. Incidenza più bassa nel caso del gene BRCA2, con una probabilità di carcinoma alla mammella tra il 25 e il 40% e un rischio inferiore per

quello ovarico. “Di madre in figlia” non basta, anche i maschi si ammalano, ma pur in presenza del gene mutato hanno una minore probabilità di sviluppare un tumore. Il più aggressivo dei geni mutati è il primo, con rischi elevati anche sotto i 35 anni. Non esiste alcun “effetto Jolie”: teorizzare un boom delle mastectomie preventive dopo il coming out dell’attrice non offende soltanto le donne portatrici del gene mutato BRCA+ ma scredita anche i medici. Lo ha chiarito anche la senologa Alberta Ferrari: nessun medico vorrebbe asportare una parte sana, ma le donne devono avere la propria scelta. L’unica conseguenza è stata una presa di coscienza, la consapevo-

lezza che ti offre l’opportunità di una scelta. Da esperti, specialisti e donne con mutazione genetica BRCA lo stesso accorato richiamo ai media affinché abbandonino i toni sensazionalistici e non generino disinformazione ma piuttosto contribuiscano a fare chiarezza. Per la parte politica, a recepire le istanze delle associazioni e del suo stesso mondo medico-scientifico c’era il vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Puglia, Luigi Manca, che sta lavorando anche in Consiglio regionale alla completa ed effettiva attuazione delle Breast Unit. Si è impegnato a convocare in audizione le realtà che si occupano della mutazione BRCA1 e BRCA2 e ha preso atto della mancanza di una codificazione del test genetico e del vuoto normativo. Tanti gli interventi dal pubblico desideroso di saperne di più. L’evento è stato patrocinato da Regione Puglia, Comune di Foggia, Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Foggia, Fondazione Apulia Felix onlus, ANISC e Associazione Senonetwork Italia Onlus. Insieme all’agenzia Allianz di Francesco Schiavone, l’agenzia Publicentro e il free magazine 6Donna hanno scelto di essere partner dell’iniziativa. m.m.

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politica a cura di Mariangela Mariani

Il Bilancio dei foggiani A colloquio con l’assessore Raffaele Piemontese: fondi comunitari, Gino Lisa, strade e giovani finito il tempo degli “scippi”, della Regione matrigna, del foggianesimo e dei piagnistei. Così dicono da Bari. “La Regione Puglia è amica della provincia di Foggia”. Emiliano viene in pace. A giudicare dalle premesse, non sembra solo un lavaggio del cervello. Presto per dirlo, certo che se questa volta Foggia dovesse fallire dovrebbe mangiarsi i gomiti e battersi il petto. Occupa due avamposti strategici, l’assessorato al Bilancio che detiene già da due anni e quello all’Agricoltura, gestisce il portafoglio e la programmazione del settore trainante per lo sviluppo economico. E non ci sono mica due interlocutori improvvisati, ma politici scafati, a dispetto della giovane età. Leonardo Di Gioia entrato in Giunta sotto la presidenza di Vendola è stato richiamato da Michele Emiliano dopo il due di picche dei Cinquestelle, ma era un predestinato. Da lui, Raffaele Piemontese eredita la delega al Bilancio. Ineccepibile la scalata del segretario provinciale uscente del Partito Democratico, enfant prodige del centrosinistra foggiano al tempo dei Ds, cresciuto a pane e politica, ma avvocato di professione. Ha alle spalle una bella gavetta a soli 34 anni, oggi ricopre il suo ruolo istituzionale pancia a terra. È titolare anche delle deleghe allo Sport per tutti e alle Politiche giovanili e cittadinanza sociale.

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A precederla (dal 2013) era stato un altro foggiano, Leonardo Di Gioia. Ci sono dei vantaggi in una staffetta tra conterranei? Aldilà dei più che amichevoli rapporti personali, dal punto di vista politico e amministrativo non ci sono vantaggi particolari. La vera staffetta è tra cicli di programmazione: Leo si è trovato a chiudere il ciclo 2007-2013 largamente programmato prima che assumesse responsabilità nel governo regionale, io mi trovo ad aprire quello 2014-2020. E, a questo “nuovo inizio” che riguarda uno straordinario portafoglio comunitario, si aggiunge il fatto che le Regioni stanno affrontando in queste settimane una fase negoziale con il Governo nazionale molto impegnativa e che sarà decisiva. La Puglia avrà a disposizione fino al 31 dicembre 2018 un miliardo e 900 milioni di euro di fondi comunitari da spendere, pena la revoca. Finora la Capitanata ha visto sfumare una serie di finanziamenti. Cosa deve fare per non sprecare occasioni? Voglio dividere la risposta in due parti. Parto dal mio attuale ruolo di assessore, cioè responsabile di un pezzo fondamentale del sistema pubblico chiamato a gestire con efficienza questo nuovo ciclo di spesa: la principale missione che l’Amministrazione Emiliano si è data a tutti i livelli è rivoluzionare i nostri tempi di risposta. Questa rivoluzione che comincia anzitutto dalla stessa Regione è il presupposto per dire con nettezza che tutti sono chiamati a dare una prova di efficienza. Qualche giorno fa ho chiesto alla sezione foggiana di Confindustria se il nostro corpo produttivo è pronto rispetto per questa sfida di spendere circa 2 miliardi nei prossimi 3 anni,

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molti hanno lealmente detto di non esserlo sufficientemente. Dobbiamo puntare tutte le risorse sulla qualità e sull’efficienza della spesa, non possiamo sbagliare. E, come ripete spesso Michele Emiliano, dobbiamo tutti fare una mutazione psicologica: partire dal presupposto che ora la provincia di Foggia nella Regione Puglia può contare. Recentemente ha dichiarato che la Regione dovrà trovare il cofinanziamento del 25% per i lavori di allungamento della pista del Gino Lisa da parte privata. È escluso, dunque, che la somma tagliata in ragione delle norme in materia di aiuti di Stato possa essere coperta da Aeroporti di Puglia? La giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea è vastissima e inequivoca: tutti i soggetti che hanno una partecipazione pubblica, anche se hanno una forma da società per azioni, sono pubblici. E il 99,414 per cento delle azioni di Aeroporti di Puglia sono della Regione Puglia. Noi stiamo discutendo colpo su colpo con Bruxelles perché il tema degli aiuti di Stato sulle infrastrutture aeroportuali è materia di recente applicazione. Ma il problema c’è. La cosa che so è che la politica i problemi è chiamata a risolverli perciò ho posto alla comunità economica provinciale il tema della mobilitazione di risorse private: abbiamo oltre 60 mila imprese attive nei diversi settori, da noi ci sono un terzo delle strutture alberghiere di tutta la Puglia, secondo le indagini di Puglia Promozione San Giovanni Rotondo, Peschici e Vieste sono tra i quindici comuni pugliesi più attrattivi: questo universo che ha testimoniato interesse e spinto per un potenziamento dello scalo aeroportuale foggiano è in grado di investire 3 milioni e mezzo di euro? Se non ci riusciamo, difficile essere credibili quando affermiamo che quell’investimento è essenziale per l’economia provinciale. La formula con cui potrà esprimersi questa quota di cofinanziamento privato la vedremo con Bruxelles. Le strade che portano ai Monti Dauni e al Gargano: un disastro. C’è da riorganizzare tutta la rete di collegamenti e le risorse scarseggiano.

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Torno a quello che le dicevo poco fa a proposito del fare sistema. So quanto è complicato dirlo in questi giorni, dopo il devastante nubifragio che ha messo a nudo fragilità ormai storiche. Ma ho il dovere di dire la verità e sto dicendo ai sindaci dei Monti Dauni che non devono chiedere soldi per la strada di questo o quel Comune, perché la Regione elaborerà un piano per sistemarle tutte le strade dei Monti Dauni: non perché questo era uno degli impegni della mia campagna elettorale ma perché quella è l’area pugliese che sconta ancora i maggiori ritardi; è un territorio che sta investendo in turismo e cultura, settori che hanno bisogno di viabilità sicura ed efficiente; è lo spazio che sperimenterà la strategia nazionale Aree interne, che mira proprio a ridurre i fattori della marginalità. Ma non possiamo permetterci di competere su chi ha il campanile più alto di tutti. Questo è un imperativo categorico sulle azioni nazionali e regionali che riguarderanno la messa in sicurezza del territorio, cosa che si estende al Gargano interno e soprattutto costiero. La Regione, finora considerata “matrigna” dalla Capitanata, adesso ha una faccia amica. Da cosa se ne renderanno conto i foggiani? E lei quali impegni sente di poter assumere con Foggia? Guardi, i proclami sono esposti al banco di prova della realtà: sono consigliere regionale e assessore da tre mesi e, se lei facesse questa domanda a interlocutori non politici, le direbbero che è già cambiato tutto. Per cui l’impegno che mi sento di assumere con Foggia è quello di continuare ad avere questo ritmo di cura e attenzione. Io ho due ossessioni: riuscire a dare una risposta veloce a tutti, per problemi piccolissimi e grandi. Perché non c’è niente di peggio che non rispondere, anche un “no” è una risposta più leale e amichevole di un silenzio. L’altra mia ossessione è dare una mano a creare lavoro: troppe mie amiche e amici coetanei non ce l’hanno, troppi vanno via, e le ragazze e i ragazzi più giovani di me cominciano a dare per scontato che vivranno altrove. Ogni cosa che puntiamo a pensare e a fare deve avere questo come obiettivo principale.

DENTRO IL PALAZZO

IL BAR DELLO SPORT Il titolo della rubrica ha rischiato grosso. Le commissioni consiliari del Comune di Foggia stavano per chiudersi a riccio e più che dentro il palazzo, sarebbero rimasti tutti fuori. Sono ancora aperte al pubblico, ma i cittadini interessati devono chiedere il consenso alla partecipazione indicando la motivazione per cui si intende assistere ai lavori consiliari. Una volta autorizzato, il visitatore riceverà un badge. “Non consentirò mai che le commissioni diventino il bar dello sport”, aveva detto alla vigilia dell’approvazione del nuovo regolamento del Consiglio comunale il presidente Luigi Miranda. Negli uffici del palazzo dell’Accademia non si va a bighellonare. Il sistema di prefiltraggio è stato introdotto anche per motivi di sicurezza. Mai sia qualcuno dovesse essere respinto per un disguido. Raggiunta la maggiore età, il vecchio regolamento è finito in cantina (presto ci andrà anche lo Statuto comunale). Il nuovo si compone di 42 articoli, al passo coi tempi e adeguato alla normativa vigente. Dalla prossima consiliatura la carica di vicepresidente del Consiglio sarà elettiva, e non spetterà di diritto al consigliere più anziano (che non significa più vecchio ma quello più votato). È stata inserita pure la previsione delle commissioni di Inchiesta e di Garanzia e controllo.

Di tagliare le spese non se ne parla: l’emendamento proposto da Giuseppe Mainiero, consigliere di Fratelli d’Italia, che prevedeva due sedute pomeridiane delle commissioni il martedì e il giovedì dalle 15 alle 17 piuttosto che di mattina, è stato respinto. Risparmio stimato: 700mila euro circa, oggi versati ai datori di lavoro dei consiglieri. Nel palazzo di fronte, c’è un caldo da terremoto, ma al massimo si prevede qualche lieve scossa. L’Antiracket marca stretto Franco Landella che risponde per le rime e rispedisce accuse al mittente, anche quando si tratta di un simbolo della lotta al pizzo e alla mafia come Tano Grasso. Alle voci su presunti avvisi di garanzia smentiti dal sindaco in persona, replica minacciando querele. Solo chiacchiere da bar.


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bellezza Consigli per uno “smack” a prova di selfie

LABBRA

in primo piano

Dal make-up corretto al “ritocchino” estetico: tutto per una bocca da condividere sui social l segreto del selfie perfetto? Le labbra. Kim Kardashian e Chiara Ferragni ne sanno qualcosa: pare che i loro milioni di seguaci digitali siano stati conquistati anche grazie a bocche ammiccanti presenti nelle loro fotografie. Anche i make up artist accendono nuovamente i riflettori sulle labbra, tingendole addirittura con nuance vampiresche. Leggi qui i consigli per avere una bocca da selfie.

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LE REGOLE BASE | Inumidisci un vecchio spazzolino con un velo di crema idratante per eseguire una leggera esfoliazione, le tue labbra sembreranno subito più uniformi e carnose. Non dimenticare le applicazioni quotidiane di burrocacao per labbra da baciare. EFFETTO OTTICO | La matita per le labbra è ancora una valida alleata per chi desidera labbra piene. Sceglila di un tono più scuro del rossetto. Prima di usarla, passa il fondotinta sul bordo naturale per occultarlo; fissa il nuovo disegno con un colpo di cipria: durerà di più. Dopo il rossetto, applica al centro un lucidalabbra trasparente. LA GINNASTICA LABIALE| L’età che avanza o le cattive abitudini possono tramutarsi in anestetiche rughe di

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espressione che interessano proprio le labbra. Per scongiurarle prova questa ginnastica: pronuncia, in alternanza, delle “O” e delle “A” prolungate, avendo cura di fare dei movimenti ampi e lenti della bocca. IL RITOCCHINO | Il lipofilling è un intervento di medicina estetica ideato per conferire volume attraverso il riposizionamento di grasso autologo, prelevato da una parte del corpo “donatrice”. Il grasso corporeo viene inserito come se si trattasse di un comune filler ma a differenza di quest’ultimo, non presenta rischi di rigetto. Il trattamento è l’ideale per chi desidera labbra più turgide ma al tempo stesso un aspetto naturale. PURPLE RAIN | E’ il momento di gloria dei rossetti opachi: il finish si presenta vellutato e il colore intenso e duraturo. Le nuove formule garantiscono anche la giusta idratazione. Il colore di tendenza? Il viola in tutte le sue sfumature.

Dalila Campanile

Il tuo rossetto ti dice chi sei Vuoi saperne di più sulla tua personalità? Apri il tuo lipstick e osservane la forma della punta: secondo la “psicologia del rossetto” questa sarebbe rivelatrice del carattere della donna che lo usa. (Fonte Pupa.it) Punta arrotondata | Svela una donna determinata e concreta. Nella quotidianità asseconda la sua indole indulgente verso il prossimo, forse dovrebbe riscoprire un po’ di sano egoismo. Punta spigolosa | La donna che imprime questa punta al suo rossetto è una compagna di cui si può difficilmente fare a meno. Nella quotidianità è perfezionista e selettiva, potrebbe peccare di impulsività. Punta piatta | E’ la punta che rivela una donna accurata e sensibile, che sa sfoderare una sensualità inaspettata; in alcune circostanze potrebbe essere schiava delle apparenze.


benessere Per le difese immunitarie

Funghi ‘miracolosi’

I segreti delle specie Shiitake, Reishi o Cordyceps A CURA DEL DOTT. LEONARDO CAPUTO vere le difese immunitarie basse significa essere esposti più facilmente alle infezioni e alle malattie. Le difese immunitarie, infatti, ci proteggono dagli attacchi degli agenti patogeni esterni salvaguardando il nostro organismo dall’attacco di virus e batteri. Ecco perché è fondamentale non abbassare la guardia. Diversi i motivi che possono portare ad un abbassamento delle difese immunitarie: ad esempio, i cambiamenti di temperatura, lo stress, le cattive abitudini alimentari e anche l’uso eccessivo o scorretto dei farmaci quali ad esempio gli antibiotici.

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Ne derivano stanchezza sia fisica che

mentale, manifestazioni sintomatiche caratteristiche degli stati influenzali e in alcuni casi anche perdita di capelli. Vediamo di seguito alcuni rimedi naturali per rafforzare le difese immunitarie, in particolare i cosiddetti “funghi miracolosi”. In Asia, le persone hanno utilizzato i funghi nella loro vita quotidiana per migliaia di anni. È ovvio che se questi non avessero dimostrato la loro efficacia, questa consuetudine si sarebbe persa. Nei funghi Shiitake, per esempio, i suoi componenti agiscono riequilibrando e rafforzando l’attività del sistema immunitario. In particolare, dallo shiitake è stato isolato il lentinano, un betaglucano (carboidrato ad alto peso molecolare, costituito dall’aggregazione di zuccheri semplici), in grado di sollecitare i macrofagi, i linfociti T e le cellule Natural Killer, ovvero quei tipi di globuli bianchi deputati a riconoscere e distruggere elementi potenzialmente dannosi per l’organismo.

Funghi Shiitake

Stesso discorso vale per il fungo Reishi o Ganoderma Lucidum il quale può sia potenziare il meccanismo di difesa del corpo ma allo stesso tempo ridurre l’esagerata risposta

immunitaria nel caso di iperattività del sistema immunitario. Il Cordyceps Sinensis invece è un fungo raro e prezioso che cresce spontaneo nella parte centrale e orientale dell’Hymalaya anche esso caratterizzato dalle molteplici proprietà utili nei periodi di maggiore stress e affaticamento, quando necessitiamo di più resistenza e concentrazione Cordyceps Sinensis o di un efficace

ausilio dalle difese immunitarie. A tal proposito proponiamo il tisano complex ‘IMMUNO’ della Balestra e Mech caratterizzato da una efficace sinergia a base di Reishi (o Ganoderma Lucidum) Goji, Rheishi, Shitake, Cordyceps sinesias, Zinco e Vitamina C. Utile in caso di abbassamento delle difese immunitarie, coadiuvante nel trattamento di patologie croniche o ricorrenti, nella prevenzione di sindromi influenzali.

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Dalle mute da sub alle passerelle: così si indossa il tessuto neoprene

moda a cura di Dalila Campanile

l tessuto scuba è sicuramente un cult delle nuove collezioni autunno/inverno. Nato originariamente come materiale destinato alle tute da immersione, il neoprene è stato sdoganato sulle passerelle dagli stilisti che ne hanno fiutato le potenzialità. E’ caldo e impermeabile ma anche soffice e al tempo stesso rigido. Concretamente, si tratta di una gomma sintetica dall’allure futuristico utilizzata per l’abbigliamento ma anche per gli accessori.

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T-shirt mania | Piaceranno a mamma e figlia le magliette firmate Victoria&Stella, il nuovo marchio made in Italy che si è fatto notare per le sue collezione ironiche, tra cui quella dedicata al famoso cartone “My Little Pony”. Si portano persino sulle gonne, a ruota, in neoprene per le più giovani oppure sulla longuette per le più mature.

LO STILE IN PROVETTA | Chi desidera fare pendant con il tessuto scuba potrà avvalersi anche di altri dettagli modaioli realizzati in laboratorio: stiamo parlando delle pellicce sintetiche da indossare o semplicemente da sfoggiare come inserto in capi d’abbigliamento tricot oppure dalle giacche similpelle colorate arricchite da dettagli rock e grintosi.

Tutte le declinazioni delle gomma sintetica dall’allure futuristico

Pazze per lo “SCUBA”, il cult dell’AUTUNNO

IL CAPOSPALLA RIVISITATO | Persino un capo intramontabile come lo spolverino è stato reinterpretato in chiave moderna con il tessuto scuba: Le Filles Des Fluers propone il modello Caban in tinta unita con bottoni magnetici a forma di stella dorata, in vero stile army, oppure con bucoliche farfalle per chi ha dei gusti più bon ton.

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Gli accessori | Diversi brand hanno lanciato un’intera collezione di accessori realizzata in neoprene: portafogli, portamonete e borse conquistano donne dinamiche che non hanno paura di osare. Ancora molto in voga le shopping bag proposte in diverse colorazioni autunnali ma personalizzate con dettagli diversi come le profilature in oro e borchie oppure con stampe pop art o ciondolo con peluche Trudi.


ambienti

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Appuntamento con la Daunia - Expo A/R

I Monti Dauni fulcro del futuro Il Nero di Troia porterà la Daunia nel mondo l ventesimo “Appuntamento con la Daunia”, dedicato al percorso ideale di “EXPO A/R”, è la tappa di un cambiamento epocale. Venti anni fa, in pochi immaginavano che temi come la nutrizione, il ritorno alla terra e la cultura del cibo si sarebbero imposti in tutto il pianeta. Non è un caso, dunque, che in un fine settimana d’ottobre, a Orsara di Puglia, siano arrivati giornalisti, intellettuali, artisti, donne e uomini d’arte e di passione da tutta Italia, perfino dalla Corea, per comprendere in che modo condividere idee e progetti che continuino a coltivare il futuro, oggi. Coltivarlo davvero, a partire da luoghi semplici e straordinari come l’orto di Villa Jamele, la Cantina del Paradiso, posti che in questi 20 anni hanno saputo diventare “centro” quando erano “periferia”. Un concetto, quest’ultimo, espresso proprio dalla coreana Gina Park, chef-giornalista-scrittice, donna ‘dal multiforme ingegno’, che è andata a Orsara per andare a vedere dove è iniziato il progetto di Peppe Zullo, il cuoco-contadino che ha conosciuto all’Expo di Milano. Secondo il paesologo Franco Arminio, ciò che è stato realizzato a Orsara di Puglia e gli elementi culturali peculiari, ancora intatti, che rendono unici i borghi dei Monti Dauni, devono essere il

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motore della strategia nazionale ed europea sullo sviluppo delle aree interne. “Qui c’è già il Liceo della Terra – ha spiegato - un luogo in cui imparare a disegnare il nuovo umanesimo delle montagne”. Tante le personalità che si sono alternate nella due giorni. La prima giornata è andata in scena a Villa Jamele, la tenuta più grande di Zullo, la seconda è stata ospitata nella Cantina del Paradiso, la cattedrale del vino premiata alla Biennale di Venezia. Il tema al centro della giornata di chiusura è stato “Il Nero di Troia, il vino che racconta la Puglia al mondo”. Il Nero di Troia, e con esso il patrimonio vitivinicolo di maggior pregio della Capitanata, approderanno presto in tv e al cinema con un progetto di respiro internazionale. L’obiettivo è fare ciò che è stato fatto col Chianti: lanciare un brand capace di rendere internazionali le produzioni agroalimentari e l’offerta culturale di un’intera provincia, quella che mette insieme mari, monti e pianure, in una parola la Daunia.

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Sappiamo goderci ancora una sera al ristorante?

cucina&dintorni

L’ingrediente per la cena perfetta? La calma… Lo chef Leonardo Pillo: “Il cibo è uno dei piaceri della vita. Chi può permetterselo, lo gusti fino in fondo. Senza fretta” hiamatelo pure ‘Effetto Masterchef’, per il quale tutti sono chiamati a sentirsi grandi chef; chiamatelo pure ‘Effetto Tripadvisor’ per il quale tutti si sentono critici gastronomici e gourmet, pur fatta salva la libertà di opinione. Fatto sta che, oggi come oggi, nessuno sembra essere più in grado di godersi una buona cena, in compagnia di amici e parenti. Riservando a questo momento il tempo, la calma e l’attenzione richiesta, s’intende. Lo sguardo è sempre puntato sulle lancette dell’orologio,

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l’aggiornamento della casella di posta elettronica sul cellulare o della propria pagina Facebook è diventato ormai un gesto compulsivo che ci distrae da tutto: quello che ci circonda, la compagnia che abbiamo dinanzi, il piatto che ci viene proposto. La mentalità del “real time” ha travolto e condizionato tutto, peggio di un fiume in piena. “Le persone corrono troppo, vanno sempre di fretta. Anche quando po-

trebbero godersi, in serenità e relax, una bella serata in compagnia”, spiega lo chef Leonardo Pillo, del ristorante “Da Leonardo in centro”, a Foggia. La sua cucina, a vista sulla sala ristorante, dietro l’apposito bancone, infatti, appare come un osservatorio privilegiato per notare vizi e virtù di una generazione che sembra aver perso il piacere dello stare insieme a tavola. “Sempre più spesso, lo stress e il tran-tran della quotidianità non resta fuori la porta del ristorante (come invece dovrebbe essere) e travolge tutto: clienti, caLo chef Leonardo Pillo merieri e cucina”. E, sempre più spesso, gli avventori sembrano essere por- zione. “Mi rendo conto che molto spestati a sacrificare sull’altare della fretta so i clienti non hanno idea dei tempi l’arte della cucina. “Perché per avere tecnici di un ristorante, della preparazione simultanea di un buon piatto bisogna rispettare la materia “Nessuno sembra più pietanze e della gestione di numerose prima. E ogni ingrediente ha i suoi tempi essere più in grado ordinazioni, magari di preparazione e cot- di godersi una buona da allineare tra cucina e pizzeria. È come un tura. Diversamente andrebbero sprecati”, cena in compagnia piccolo rompicapo, un puntualizza chef Pillo. di amici e parenti.” meccanismo abbastanza complesso Lo sa bene il titolare del ristorante di Corso Garibaldi, che che, evidentemente, non viene preso ha fatto della ricerca di materie prime in considerazione da chi pretende di di qualità la sua personale ricetta anti- vedersi servire in 5 minuti un filetto crisi. Insomma, la regola del ‘tutto e ben cotto. Ovvero una cosa impossisubito’ non vale nella (buona) ristora- bile”.

Ma basta dotarsi di un minimo di pazienza (“se si richiedono pietanze a preparazione più lunga o se la sala è già piena, non si può pretendere di essere serviti all’istante!”, puntualizza) per godersi la ricompensa: “ovvero una serata tranquilla e distesa, tra buona cucina e buona compagnia. Dopotutto il cibo è uno dei pochi piaceri della vita. Chi può permetterselo, che se lo gusti fino in fondo. Senza fretta”. Cosa diversa, invece, è per la recensione compulsiva su Tripadvisor, portale che, tendenzialmente, o si odia o si ama. “Personalmente non lo seguo molto – spiega ancora Pillo – ma sono fermamente convinto che eventuali rimostranze vadano fatte, al momento, al personale di sala o alla cucina. Se un piatto non soddisfa le aspettative del cliente lo si fa notare allo chef, che magari lo ripropone correggendone il tiro; se i tempi di attesa sembrano troppo dilatati, lo si fa notare al personale di sala che la prossima volta saprà fare meglio. Così si instaura un buon rapporto tra clienti e ristorante, che punta sempre al meglio. Non con una recensione anonima e non referenziata postata, magari in tempo reale, su internet”.

C.so Garibaldi / P.zza Siniscalco Ceci (Fianco Municipio) - Foggia (FG) Tel. 0881.021575 - Cell. 340.1922435 www.leonardoincentro.it info@leonardoincentro facebook.com/leonardoincentro

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salute

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DI GRAZIANA MUTI PODOLOGA Si tratta di un doloroso eccesso di strato corneo

Callosità, come riconoscerle? Un processo “fisiologico” che può diventare patologico uroni, calli, occhi di pernice, inspessimenti: per ognuna di queste denominazioni c’è sempre la stessa caratteristica. Ovvero, un eccesso di strato corneo, il più esterno dell’epidermide. A ogni passo il nostro piede deve sopportare una pressione tre volte superiore al peso del nostro corpo e al giorno facciamo in media 10000 passi. Un minimo scompenso può portare alla formazione di una callosità; ma perché si formano? Qual è la loro funzione? In linea teorica, la callosità è una protezione che la nostra pelle mette in atto in condizione di eccessivo stress. La callosità parte come un processo fisiologico, ma quando lo strato corneo diventa eccessivamente ipertrofico, inizia a diventare doloroso e, quindi, patologico. Analizziamo nel dettaglio le callosità più comuni. L’occhio di pernice (heloma molle): è localizzato esclusivamente in zona interdigitale. La sua posizione fa sì che si maceri e diventa così biancastro, mentre la sua parte più interna apparirà scura, assumendo le sembianze di un occhio. L’introflessione a cuneo o tiloma: può succedere che le callosità, anziché crescere verso l’esterno, si infittiscano verso l’interno in punti di massima pressione, provocando una dolorosa, dura e puntiforme callosità. Ipercheratosi a placca: si trova sotto le teste metatarsali. La cute appare ispessita e piuttosto dolente. Calli miliari: piccole callosità idiopatiche che sorgono in punti dove in realtà non ci sono carichi pressori. Queste sono le forme in cui si presenta la cal-

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losità più comunemente. Non sono le uniche. Ad ogni modo è importante non sottovalutarle ma studiarle attentamente, perché molto spesso indicano vizi o scorretti atteggiamenti posturali. Infatti, un piede con problemi anatomici o funzionali tenderà a sovraccaricare alcune zone del piede e a non farne lavorare altre. Addirittura, una callosità può diventare così dolorosa da costringerci a scegliere una posizione antalgica, creando così un adattamento posturale che può dare problemi sia all’arto controlaterale che a caviglia, ginocchio e così via. Rimuovere i calli con attrezzi sbagliati o effettuare un taglio scorretto viene considerato un trauma dalla nostra cute. È per questo motivo che i calli si espandono o ricrescono nel giro di pochi giorni dopo vari trattamenti effettuati da personale non qualificato. Cosa fare quindi? Prima di tutto no al fai-da-te. È consigliabile recarsi a visita da un podologo (oggi il podologo è un professionista in possesso di laurea universitaria abilitante). Il podologo è l’unica figura che può utilizzare oggetti taglienti per curare il piede. Egli infatti, osservando la callosità, è in grado di capirne la causa. A quel punto la tratterà con strumentario sottoposto a rigide procedure di sterilizzazione. In seguito, dove possibile, si possono mettere in atto delle procedure che tendono a risolvere il problema alla radice: ad esempio, se il problema è il conflitto tra le dita, si può creare un ortesi in silicone. Se invece è di natura biomeccanica o posturale, si può procedere con la realizzazione di un plantare.

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in poche parole

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115 CHIRURGO PEDIATRICO È spesso un evento accidentale, da non sottovalutare

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MARIA NOBILI

Spicchi Ingestione di corpi estranei in età pediatrica di salute Si verifica soprattutto nella fascia tra 6 mesi e 6 anni ’ingestione di corpi estranei da parte di bambini si verifica soprattutto nella fascia di età compresa tra 6 mesi e 6 anni , con picco di incidenza tra 1 e 2 anni, predominanza nel sesso maschile. È spesso un evento del tutto accidentale e legato alla naturale tendenza del bambino all’esplorazione orale dell’oggetto. In altri casi si verifica in pazienti affetti da disturbi neuropsichiatrici o per malattie organiche e funzionali. Nei ragazzi e negli adulti collaboranti, l’ingestione del CE (Corpo Estraneo) viene percepita con esattezza nel momento in cui avviene e viene riferita con precisione la natura del CE. Nei bambini e negli adulti con deficit cognitivi l’ingestione del CE può rimanere misconosciuta anche per molti giorni. Nell’80% dei casi il CE viene eliminato spontaneamente, nel 10-20% dei casi è necessaria la rimozione endoscopica, nell’1-2% dei casi vi sono condizioni eccezionali, in cui si rende necessario un approccio chirurgico. E’ il caso in cui si tratti di un CE la cui la rimozione endoscopica abbia un elevato margine di rischio/insuccesso, oppure il caso in cui ci sia una patologia di base che possa interferire con l’elimi-

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E’ una pianta coltivata da tempo antichissimo. Documenti storici e credenze popolari (come la presunta capacità di tenere lontano i vampiri) sono una testimonianza del potere dell’aglio. Oggi viene coltivato ormai in tutti i continenti ed è principalmente noto per l’uso culinario. L’aglio è un ingrediente fondamentale, non solo per uno spaghetto ad aglio, olio e peperoncino, ma anche per tante ricette della cucina italiana. Antibatterico, antiparassitario, antitumorale sono solo alcune delle proprietà dell’aglio, anche se una delle sue principali controindicazioni è quella dell’alitosi. L’aglio è ricco di zolfo il quale una volta entrato nel processo digestivo, scatena un odore decisamente pungente che il nostro organismo emana sia attraverso l’alito che, se assunto in massicce quantità, attraverso il sudore. Sul sito di Viversano.net alcune delle grandi proprietà di questo alimento: è ricco di potassio, vitamine del gruppo B, acido folico e minerali come ferro e zolfo. Si tratta di un alimento indicato nelle diete ipocaloriche perché ha la capacità di sciogliere le cellule adipose ed accelerare il metabolismo. Antibatterico perché ricco di vitamina C e zolfo, l’aglio viene considerato un vero e proprio antibiotico naturale; antiparassitario in quanto combatte i parassiti più comuni, specificatamente i vermi che colpiscono l’intestino dei più piccoli. Inoltre è antiossidante, contiene solfuri e selenio che sono in grado di combattere i radicali liberi. L’aglio è amico del fegato sul quale agisce attraverso un’azione purificante ed è quindi perfetto sia per disintossicare il fegato che per prevenire malattie epatiche. Aiuta la circolazione sanguigna fungendo da ipotensivo, cioè aiuta ad abbassare la pressione arteriosa, e ha un effetto vasodilatatore, quindi allontana la probabilità che si formino trombi. Assumere aglio senza compromettere l’alito è possibile: basterebbe mangiare una mela a fine pasto o bere una limonata o tè verde, oppure assumere tutti i cibi ricchi di polifenoli che aiutano a combattere il respiro da aglio. Irma Mecca

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nazione spontanea dell’oggetto, o ancora casi complicati da occlusione o perforazione intestinale o fenomeni emorragici (in queste ultime evenienze l’intervento va effettuato con carattere di indifferibilità). Nell’approcciarsi all’ingestione di CE bisogna considerare sempre la tipologia dell’oggetto ingerito tenendo

conto delle dimensioni: CE di dimensioni inferiori ai 2 cm possono superare facilmente lo stomaco ed essere espulsi dall’ano; CE di dimensioni maggiori possono invece incontrare restringimenti anatomici fisiologici e arrestarsi nel loro percorso (più frequentemente sfintere esofageo superiore, terzo medio

dell’esofago, sfintere esofageo inferiore, piloro); raramente la valvola ileocecale (appendice) e anche ginocchio inferiore del duodeno). La sede di impatto e di stazionamento e la natura del CE rappresentano un elemento condizionante nel timing dell’intervento. Sono considerati grandi, oggetti di dimensioni superiori a 2 cm in un bambino di età inferiore ad un anno e oggetti maggiori di 3 cm nei bambini più grandi. La natura del CE ingerito in base alla quale distinguiamo: alimenti bolo carneo, grossi semi, ossi, cartilagini, lische di pesce. Gli oggetti devono poi essere distinti in “innocui” cioè smussi (monete, perline o simili) oppure “vulneranti” appuntiti, potenzialmente contundenti, taglienti (spille, mollette, ganci, bastoncini, giocattoli vari, o tossici come disk battery, oggetti contenenti piombo, contenitori di sostanze stupefacenti, bezoari, tricobezoari (capelli), fitobezoari (fibre vegetali), magneti: in genere non pericolosi sia per forma che per dimensioni ma, se assunti in numero superiore ad uno ed in tempi diversi, possono aderire tra loro attraverso le pareti intestinali con grave rischio di perforazione di uno o più visceri.

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115 PEDAGOGISTA Il cocktail ormonale che trasforma un uomo in padre

Cosa fare se un bimbo ingerisce un CE? Radiografia dell’addome, consulenza medica e valutazione dell’oggetto ingerito, se è nello stomaco, ed è innocuo non riveste carattere d’urgenza, eseguire una dieta appropriata (pane, patate e molta acqua) e controllo radiologico a distanza per valutare la progressione del CE. Se la sede è rimasta la stessa per più di 48 ore, si procede alla rimozione endoscopica. È sempre meglio procedere all’estrazione endoscopica dove sia anche disponibile una chirurgia pediatrica che permetta di far fronte chirurgicamente a situazioni gravi ed inattese. In un’ottica di ottimale gestione del paziente pediatrico, la procedura va eseguita in anestesia in una sala endoscopica attrezzata o, meglio, in sala operatoria. Vengono utilizzati videoendoscopi di calibro standard in quanto il canale operatore deve essere di dimensioni adatte a permettere il passaggio degli accessori disponibili. La rimozione dei corpi estranei è una procedura relativamente frequente in età pediatrica, indicata in circa il 20% dei casi ed in genere scevra da complicazioni, la cui prevenzione è però della massima importanza.

DI VITTORIA SALICE

La simbiosi tra bambino e neo-genitori Un cambiamento della personalità avviene anche nel papà… a relazione madre–bambino in gravidanza, è definita simbiotica, in quanto vivono in un continuo interscambio, uno stato di dualità, essi sono con-fusi cioè fusi l’uno nell’altro. Ella porta con sé il proprio bambino per nove mesi e si delinea come periodo molto particolare. Bowlby parla di bonding prenatale: esso è il processo di formazione del legame tra i genitori e il loro bambino. Esso inizia a formarsi già prima della nascita, quando la mamma percepisce il bambino nel ventre, e viceversa, il bambino percepisce la sua mamma e il suo papà, sente le loro voci e il contatto delle loro mani sulla pancia. Un cambiamento della personalità avviene anche nel papà, che influenza i neurotrasmettitori e inibisce l’attività di secrezione delle gonadotropine. Aumentano, poi, i livelli di endorfine che esprimono il piacere dell’appagamento. L’ossitocina aumenta e il testosterone diminuisce, rendendo il futuro padre più sensibile, più amorevole, aumenta la prolattina che induce istinti di nidificazione, comportamenti materni legati all’accudimento. L’estradiolo au-

L

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menta provocando una forma di regressione intrauterina ricreando lo stesso clima ormonale che ha vissuto nel grembo materno e favorendo la sua comunicazione col bimbo prenatale. Un cocktail ormonale che fa

sì, in pratica, che quest’uomo diventi padre conducendolo alla creazione del nido e alla protezione della discendenza; mettendolo in condizione di utilizzare veramente l’ascolto atti-

vo del proprio bambino perché si sono create in lui condizioni molto vicine alla sua stessa vita prenatale. Comunque, il “gioco” degli ormoni predispone mamme e papà all’accoglienza, a creare un ambiente sereno. Il più adatto possibile al nascituro. Gli studi sul bonding ci permettono di sapere che: gli scambi ormonali fra bambino e madre sono molto intensi e che il bambino contribuirà alla propria nascita sviluppando sostanze che produrranno la dilatazione dell’utero materno. Il feto già a 14 settimane o 3 mesi e mezzo, si muove nel ventre materno mostrando un repertorio simile a quello che userà dopo la nascita. Nel periodo della gravidanza, emergono molti dei vissuti inconsci, relativi all’infanzia della madre stessa e “decantano”, problemi rimasti per lungo tempo sotto la cenere. La gravidanza, infatti produce nel corpo ed evoca in fantasia la storia individuale di fusione e separazione, base precoce della prima acquisizione dell’identità personale.

Essa si configura quindi, come una possibilità propria della donna di rifare con la gestazione, nel corpo e con il corpo, la fusione originaria da cui la sua stessa vita ha preso le mosse di ripetere cioè la propria relazione primaria con la madre. Se la gestazione è un periodo determinante per la madre, lo è anche per il piccolo, i nove mesi di vita intrauterina, sono un importante premessa a quella che inizierà dopo la nascita. Il bambino in utero fa le sue proposte e la donna deve cercare di codificarle. Molte forme elementari d’apprendimento sono già evidenti durante questo periodo. Prima della nascita il bambino sente la voce e il battito cardiaco della madre, la voce del padre, la musica proveniente dall’esterno, percepisce la luce. Egli reagisce ad ogni input proveniente dal mondo esterno, un bimbo se si ascolta della musica di suo gradimento, si tranquillizza; se percepisce una luce troppo forte, porta le mani agli occhi e cambia posizione, se la mamma ingerisce sostanze dolci, il bambino deglutisce una quantità maggiore di liquido amniotico perché più gradevole, viceversa se ingerisce sostanze amare.

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Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115 GINECOLOGA Arriva prima dei 40 anni ed è spesso familiare

DI TIZIANA

CELESTE

in poche parole

Menopausa precoce, incubo delle donne Primo segnale di allarme sono le irregolarità del ciclo l giorno d’oggi all’allungamento della vita media corrisponde un ritardo nel crearsi una famiglia. Moltissime donne temono l’arrivo di una menopausa precoce come una spada di Damocle. La menopausa compare in media tra i 45 e 55 anni, quando l’età fertile cessa prima dei 40 anni si parla di menopausa precoce, prematura se compare tra 40 e 45 anni. La menopausa precoce può comparire spontaneamente nell’1% delle italiane oppure essere conseguenza di cure mediche nel 4-5% dei casi. In un terzo dei casi la menopausa precoce spontanea è familiare, pertanto è importante conoscere l’età in cui è insorta la menopausa nella mamma, nonna e nelle sorelle. A volte è riconducibile a cause autoimmuni, quando cioè l’organismo costruisce anticorpi che attaccano l’ovaio: bisogna porre particolare attenzione a donne che hanno già avuto tiroiditi, celiachia, artrite reumatoide, perché quando il sistema immunitario ha cominciato a “sbagliare bersaglio” tende a ripetere l’errore con più facilità. Inoltre , può associarsi a insufficienza

A

renale, lupus eritematoso, diabete. Il primo segnale di allarme sono le irregolarità del ciclo: il flusso è estremamente variabile, si allunga, si accorcia, si protrae come un’emorragia, salta per un mese. Altre volte compaiono disturbi del sonno, tachicardia notturna, peggioramento della sindrome premestruale, chili in eccesso, cute disidratata, perdita dei capelli, calo della libido, secchezza vaginale, oltre a dolori articolari intensi nel 25% delle donne. La fluttuazione incontrollata dei livelli diestrogeni, che sregola l’ipotalamo, la “centralina” del cervello preposta al controllo dei bioritmi (sonno, appetito, ritmo cardiaco, umore...) è all’origine di questo problema. In caso di sintomi sospetti è dirimente eseguire un esame del sangue specifico: il dosaggio plasmatico dell’ormone FSH (ormone follicolo stimolante), secreto dall’ipofisi. Livelli

superiori a 30 mUI/ml (milliUnità Internazionali per millilitro), in un prelievo nella terza giornata del ciclo, indicano che la riserva di follicoli ovarici è limitata ed è già iniziato il processo di menopausa precoce. Livelli tra 10 e 30 mUI/ml indicano che l’ovaio comincia a rispondere agli stimoli ormonali con più difficoltà. In questi casi va discussa con la donna l’opportunità di cercare una gravidanza con la fecondazione assistita. Oppure di salvare gli ovociti residui congelandoli (crioconservazione), così da poterli utilizzare quando la gravidanza sarà desiderata. La diagnosi di menopausa precoce è certa se in due dosaggi consecutivi, effettuati a distanza di un mese, l’FSH è superiore a 40 mUI/ml. Altri esami utili sono il dosaggio degli estrogeni (17beta estradiolo), dell’inibina B e dell’ormone antimulleriano, essenziale per accertare la riserva ovarica. L’ecografia, in-

fine, consente di verificare il volume e l’aspetto delle ovaie. La menopausa precoce ha un rapido impatto sul benessere della donna: all’aggravamento dei disturbi che l’avevano preannunciata (o all’improvvisa comparsa, se conseguenza di un intervento chirurgico o terapie), si aggiungono le vampate, che non provocano solo disagio, ma sono anche la spia di una vulnerabilità di tutto il cervello alla carenza ormonale. La perdita di estrogeni e androgeni contribuisce all’invecchiamento cerebrale anticipato e alla neuroinfiammazione, componente importante della depressione. Inoltre, se la menopausa precoce è trascurata, è documentato un peggioramento di Alzheimer e morbo di Parkinson. Ecco perché, insieme a un corretto stile di vita che preveda movimento fisico e attenzione alla dieta, è fondamentale una terapia ormonale sostitutiva personalizzata (TOS). Secondo gli studi scientifici, in caso di menopausa precoce la TOS è essenziale almeno fino a 51 anni, purché non ci siano controindicazioni (cancro al seno o all’utero, trombosi, epatiti).

DA SINISTRA GIOVANNI PAPA, TIZIANA CARELLA E CLAUDIA GIRARDI (*)

Nelle nubi della disinformazione, coinvolta anche l’OMS

Nella trappola del “Gender”: cosa c’è di vero Da non confondere con studi di genere nati per valorizzare le differenze e sostenere che “sesso” e “genere” sono due concetti distinti e separati eoria del Gender. Molti di voi ne avranno sentito parlare in questi ultimi mesi. “Attenzione ai vostri bambini”, “Masturbazione e travestimenti nelle scuole”, “Non esisteranno più differenze tra maschi e femmine”: questi alcuni tra i tanti allarmanti slogan che dilagano. Facciamo, invece, un po’ di chiarezza su questa campagna di disinformazione sulla questione gender. Cominciamo col dire che la Teoria del Gender non esiste. Ciò che esiste, invece, sono gli studi di genere nati per valorizzare le differenze tra le persone. Essi sostengono che “sesso” e “genere” sono due concetti distinti. Con il primo intendiamo il sesso biologico (maschio/femmina); con il secondo, invece, ci si riferisce alle differenze socialmente costruite tra uomini e donne, le quali, quindi, non dipendono affatto dalle differenze fisiche tra maschi e femmine. Va da sé che il tentativo di creare un’ideologia del gender stravolge il senso di questi studi che non mirano affatto

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ad annullare le differenze tra i sessi, ma a valorizzarne le infinite possibilità di espressione. Si pensi a tutte le donne che svolgono mestieri tipicamente “maschili” o a uomini amanti della cucina. All’interno di questa campagna di disinformazione, inoltre, è stata coinvolta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità in qualità di promotrice di corsi di educazione sessuale nelle scuole volti a insegnare le pratiche sessuali a bambini molto piccoli. Quel che c’è di vero, invece, è che l’OMS ha ritenuto opportuno inserire nei programmi scolastici un’educazione adeguata ad ogni fascia d’età che veicoli informazioni corrette

sulla sessualità nel ciclo di vita. Quindi, ai bambini molto piccoli non si insegnerà la pratica della masturbazione, come si vuol far credere, m a l’obiettivo educativo sarà la conoscenza dei segnali del p ro p r i o corpo e delle emozioni ad essi associati, insegnando loro a riconoscere possibili indicatori di malessere fisico e psicologico e a tutelarsi rispetto agli abusi. La letteratura scientifica sostiene come molto spesso i bambini abusati non sappiano distinguere l’affetto da attenzioni inadeguate e moleste, rimanendone vittime. È stato anche detto che esistano “corsi gender” che intendono rendere

i ragazzi omosessuali, spingerli a cambiare sesso e che sostengano che l’omosessualità sia una scelta. In realtà, esistono corsi di educazione sessuale e affettiva che mirano a far conoscere la complessità dell’identità sessuale (formata da identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale), a chiarire che l’omosessualità non è una patologia e tantomeno qualcosa che si può scegliere ma una naturale variante del comportamento umano, a spiegare che l’identità psicologica può non coincidere con il sesso biologico. Dunque, tali progetti intendono ridurre le discriminazioni legate a differenti orientamenti sessuali e identità di genere, prevenendo forme di bullismo, a favore della diffusione di una cultura del rispetto dell’altro e delle differenze individuali. Le ricadute positive ad ampio raggio di questi progetti sono la diminuzione di casi di discriminazione, a beneficio del benessere psicologico delle persone omosessuali, transessuali e delle loro famiglie.

(*)Tiziana Carella, Giovanni Papa e Claudia Girardi, psicologi e psicoterapeuti

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Info-line vaccini

Dubbi o perplessità in merito ai vaccini? E’ finalmente disponibile un call center nazionale dedicato con esperti in grado di rispondere a ogni dubbio e fornire informazioni utili con riferimento alle specificità di bambini che gli adulti e i malati cronici. Il Numero Verde Vaccini e Vaccinazioni mira a informare i cittadini sull’importanza delle vaccinazioni e sui rischi connessi alle malattie infettive prevenibili con vaccino. A promuoverlo, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del ministero della Salute e l’Università degli Studi di Foggia a cui fa capo il progetto, coordinato dalla prof.ssa Rosa Prato, docente di Igiene Generale e Applicata e Delegato del Rettore all’Alta Formazione. La docente dell’Ateneo foggiano è coaudiuvata nelle varie attività del progetto dai Ricercatori Unifg Francesca Fortunato e Domenico Martinelli. Il numero verde 800 56 18 56 è attivo ogni lunedì dalle 10.00 alle 18.00, con specialisti di grande competenza per fornire consulenza al pubblico su un tema sempre al centro dell’attenzione per le tante informazioni, non sempre veritiere, che circolano sul web. “Il servizio di call center – racconta la prof.ssa Rosa Prato - rientra nelle strategie di prevenzione volte a migliorare la fiducia nelle vaccinazioni, grazie a una comunicazione efficace e scientificamente corretta, l’unica in grado di poter sostenere scelte consapevoli, sfatando falsi miti e dubbi su efficacia, sicurezza e importanza dei vaccini. La prima giornata di funzionamento del numero verde ha visto un totale di 157 conversazioni, con una durata media della consulenza di 5 minuti”, prosegue la docente. Un successo anche dal punto di vista della distribuzione geografica: le chiamate sono arrivate da tutta Italia, senza aggregazioni particolari. Inoltre, in soli due giorni, la segreteria telefonica del call center ha registrato oltre 500 chiamate fuori dall’orario di servizio, evidente segnale dell’interesse che l’iniziativa sta suscitando nel pubblico. Per ulteriori info: www.unifg.it

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Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115 AVVOCATO Il regolamento condominiale non può vietarne la presenza

DI

DANIELA MURANO

Animali in casa. E il condominio? I “quattro zampe” non devono ledere il diritto alla quiete altrui Diversamente, sono previste sanzioni anche di tipo penale empre più numerosi sono coloro che decidono di tenere in casa un animale da compagnia, e ciò senza altro motivo che quello per il quale il loro affetto risulta fondamentale nella vita di ciascuno, a prescindere dal fatto che si è uomini o donne, giovani o maturi, pensionati o lavoratori. Quando però la propria abitazione è posta in un condominio si pone il problema di contemperare le opposte esigenze che vedono, da una parte, il diritto degli amanti degli animali a poter convivere liberamente con gli stessi e, dall’altra, quello opposto di coloro che soffrono la loro presenza in maniera più o meno intensa. Tale problema ha interessato il legislatore, portandolo ad emanare nuove leggi che disciplinassero tale contemperamento, e più ancora ha interessato i giudici che quelle leggi sono andati ad applicare. Quali sono le novità più rilevanti? Innanzitutto occorre evidenziare che vi è una regola generale, contenuta nell’art. 1138 del codice civile che disciplina il regolamento di condominio, per la quale

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le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici. Questa disposizione, introdotta dalla L. n. 220/2012 ed in vigore dal 18 giugno del 2013, ha riconosciuto il diritto individuale di quanti, pur abitando in condominio, vogliano dedicarsi temporaneamente o permanentemente ad accudire tali animali, che non sono da considerare come cose inanimate ma come esseri viventi e senzienti. Pur essendo previsto a livello normativo, il diritto all’animale domestico non è assoluto ed intangibile. Prendendo ad esempio in considerazione

quale animale domestico un cane, presente in una famiglia foggiana su quattro secondo le più recenti statistiche, occorre sottolineare come il proprietario non può lasciarlo libero, di qualsiasi taglia esso sia, di circolare nelle aree comuni senza guinzaglio ovvero senza museruola laddove l’indole o l’aspetto del cane lo richiedano. Il proprietario deve avere poi cura che le aree comuni, nonché quelle di accesso alle stesse risultino sempre pulite, provvedendo a raccogliere gli eventuali escrementi dell’animale. Infine il proprietario deve educare il cane ad abitudini che non ledano il diritto alla quiete degli altri condomini: se l’abbaio è insito

nella natura stessa dell’animale occorre evitare che esso avvenga continuativamente nelle ore notturne oppure, così come il gioco è momento di piacere per il cane, è bene impedire che lo stesso corra e salti nell’ambiente domestico provocando rumori molesti tali da superare una normale tollerabilità degli stessi. Vi sono sanzioni per chi abusa del diritto all’animale domestico? Ebbene in caso di rumori continui ovvero odori sgradevoli imputabili ad una cattiva condotta del proprietario che turbino il regolare stile di vita di anche uno solo dei condomini, questi può rivolgersi al giudice per chiedere l’allontanamento dell’animale. Se poi quest’ultimo dovesse arrecare un vero e proprio danno a cose, persone o altri animali è bene ricordare che il proprietario è sempre responsabile ed è perciò tenuto al relativo risarcimento ai sensi dell’art. 2052 del codice civile. E non è tutto: sono previste anche sanzioni di carattere penale. In parti-

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115 DENTISTA Si manifesta spesso nella fascia di età che va dai 20 ai 50 anni

colare laddove gli odori o i rumori risultino potenzialmente idonei ad arrecare disturbo ad un numero indeterminato di persone a carico del proprietario si potrebbe configurare il reati di “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” ai sensi dell’art. 659 del codice penale, punito con l’arresto fino a tre mesi o con un’ammenda fino ad euro 309, nonché il reato di “Omessa custodia e mal governo di animali” ai sensi dell’art. 672 del codice penale punito con una sanzione pecuniaria da euro 25 a euro 258.

DI VALENTINA

LA RICCIA

Lesioni e bruciore: S.O.S. stomatite aftosa Individuati i fattori associati alla comparsa dei sintomi. Ecco le “buone pratiche” da seguire per ridurre i fastidi i è mai capitato di avvertire la sensazione di bruciore alla bocca, che vi rendeva difficile parlare o mangiare? Se la risposta è sì, probabilmente avrete sofferto anche voi di stomatite aftosa. L’afta è infatti la più frequente lesione non traumatica che si manifesta in bocca e che colpisce una fetta piuttosto ampia di popolazione. Si tratta di una piccola ulcera di forma tondeggiante ricoperta da una patina fibrinosa gialla e contornata da un alone rosso. Solitamente queste ulcere si manifestano in numero esiguo, non sono più grandi di mezzo centimetro e si localizzano sulla mucosa che riveste internamente le labbra o le guance, sulla lingua, sul palato molle o sul pavimento della bocca. La comparsa dell’afta può essere preceduta da una sensazione di tensione o bruciore nella zona interessata, che persiste per uno o due giorni.

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Le afte possono ripresentarsi ciclicamente. Di aftosi soffrono soprattutto persone nella fascia di età che va dai 20 ai 50 anni, anche se non possono dirsi immuni i bambini o le persone più mature. Non si tratta di una malattia invalidante o contagiosa ma piuttosto di una condizione fastidiosa perché causa bruciore soprattutto quando si mangia, rendendo difficoltoso alimentarsi. Sebbene non sia stata determinata una causa certa delle afte, sono stati individuati alcuni fattori che sono plausibilmente associati alla loro comparsa: sicuramente si manifestano a causa di un calo delle difese immunitarie, probabilmente sono scatenate da stress, deficit di vitamina B12, vitamina B9 (acido folico) e ferro, per cui si consiglia di non far mai mancare dalla propria tavola frutta, verdura, legumi e alimenti contenenti fermenti lattici, alleati

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della nostra salute non solo orale ma generale. Inoltre i traumatismi legati ad esempio allo spazzolamento scorretto oppure alla terapia ortodontica, le allergie alimentari o gli squilibri ormonali possono essere coinvolti nell’eziopatogenesi delle ulcere orali. Nella stragrande maggioranza dei casi l’aftosi tende a guarire in 7-10 giorni senza lasciare cicatrici. Tuttavia in casi particolari, come ad esempio nei pazienti HIV-positivi o celiaci, si può manifestare un quadro più severo di stomatite aftosa con ulcere più estese, numerose, profonde, dolorose e con possibili sequele cicatriziali. Durante la fase acuta si raccomanda di evitare le sostanze

alcoliche, acide o piccanti, che possono aggravare il quadro clinico e sintomatologico, preferendo cibi freddi e morbidi. Si suggerisce inoltre di osservare una dieta ipoallergenica per 15 giorni che prevede the (senza limone), riso, carne bianca ed insalata. Si consiglia di applicare localmente una pomata alla Xylocaina su prescrizione medica che annullerà la sensazione dolorosa. La terapia consiste essenzialmente di sciacqui con acqua e bicarbonato o con del colluttorio a base di clorexidina per tamponare l’acidità ed evitare che si instauri un’infezione batterica. Sono inoltre utili gel a base di acido ialuronico che, se applicati localmente, hanno la funzione di alleviare il fastidio creando una pellicola al disopra dell’ulcera, favorendo una guarigione più rapida. Il gel di aloe vera può essere utile perché, allo stesso modo, crea un velo protettivo che aiuta la cicatrizzazione. È inoltre importante scegliere prodotti per l’igiene orale delicati come uno spazzolino morbido e dentifrici privi di sodio lauril solfato (tensioattivo piuttosto aggressivo). Nei casi più severi e recidivanti di aftosi si prescrivono farmaci corticosteroidei topici da impiegare per brevi periodi.

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salute

Nastro Rosa: il tumore al seno resta il big killer per le donne

Prevenzione è vita Al sud, l’incidenza del tumore al seno è meno elevata ma la mortalità resta alta. L’unica arma: il tempo a ventidue anni impegnati nella prevenzione del tumore del seno. Stiamo parlando della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e della longeva campagna “Nastro Rosa”. La cantante Anna Tatangelo è la testimonial italiana dell’edizione 2015: promossa in oltre 70 nazioni, la campagna Nastro Rosa ha come obiettivo quello di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza da definire vitale -della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, informando il pubblico femminile anche sulle abitudini di vita correttamente sani da adottare e sui controlli diagnostici da effettuare. Il tumore al seno resta il big killer per il genere femminile registrando un incremento dovuto all’allungamento dell’età media della popolazione femminile e all’aumento dei fattori di rischio. Sta cambiando anche l’età in cui la malattia si manifesta: il 30% circa prima dei 50 anni, fuori quindi dall’età prevista dai programmi di screening mammografico. Un ulteriore motivo per sensibilizzare tutte le donne alla cultura della

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prevenzione come metodo di vita e renderle sempre più protagoniste della tutela della propria salute. Durante tutto il mese di ottobre i circa 400 Punti Prevenzione delle 106 Sezioni Provinciali LILT, sono stati (e restano a disposizione per gli ultimi giorni) a disposizione per visite senologiche e controlli diagnostici clinico-strumentali. Al sud l’incidenza del tumore al seno è meno elevata che al nord, ma la mortalità è maggiore. “ Abbiamo la fortuna di ammalarci meno, però moriamo di più”, puntualizza in una nota la presidente Lilt Foggia Valeria de Trino Galante. Perché? “Perché il diritto alla salute ci viene negato. Per noi donne di Foggia non esiste la possibilità di screening attivi, non esiste la possibilità di una mammografia nelle istituzioni pubbliche. Non si può dire che le donne non siano sensibilizzate alla prevenzione se teniamo conto che già alla fine di settembre, prima ancora che iniziasse la campagna Nastro Rosa, la Lilt di Foggia aveva ricevuto più di 200 richieste di visite con ecografia”. Angela Dalicco

MONUMENTI ILLUMINATI DI ROSA Nel mese di ottobre l’Italia e il resto del mondo si tingono di Rosa, colore simbolo della lotta contro il tumore al seno. Location famosissime e prestigiose nel mondo sono già state illuminate di rosa in questi anni: l’Empire State Building (New York, USA), le Cascate del Niagara (Ontario, Canada), Opera House (Sidney, Australia), la Torre 101 (Taipei, Taiwan), il Ponte di Nan Pu (Shangai, Cina), la Torre di Tokyo (Tokyo, Giappone), l’Arena di Amsterdam (Amsterdam, Olanda), il Campidoglio (Roma) e il Quadrilatero della Moda (Milano). Negli anni passati anche Foggia aveva un suo monumento illuminato di rosa. “Per ottobre 2015 - spiega ancora De Trino Galante - grazie alla sensibilità del sindaco, dell’assessore alla Cultura e all’assessore all’Ambiente, abbiamo ottenuto un aiuto tecnico per illuminare il Pronao della Villa Comunale, la Fontana e piazza Cavour con la con “gelatina rosa” da noi fornita e la possibilità di apporre sempre sul Pronao della villa Comunale lo striscione ‘Prevenire è vivere’”.

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spettacolo La ‘scommessa’ di Anna Paola Giuliani in vetrina al “Medimex”

Dal teatro al jazz: ‘Giordano’ fa brand a prima stagione, per il ‘rinato’ Teatro Giordano, è andata. E, al netto delle critiche - alcune condivisibili, qualcuna fisiologica, altre strumentali - il cartellone teatrale della ‘casa della cultura’ di Foggia, con il Teatro Pubblico Pugliese, ha totalizzato 11000 presenze. E sulla scorta di questi numeri a tre zeri, l’assessore alla Cultura Anna Paola Giuliani racconta di un anno entusiasmante anzi di più: galvanizzante, lo definisce - mentre si appresta a presentare alla città gli appuntamenti teatrali che animeranno il gigante buono di piazza Cesare Battisti. Assessore Giuliani, lei è salda al timone dell’Assessorato alla Cultura. Tra i pochi assessori della ‘prima ora’ dell’Amministrazione Landella, che ha retto ai venti - a volte impetuosi - di rimpasti e giri di valzer in Giunta. A quanto pare, il Teatro Giordano è in buone mani… Mi auguro proprio di sì. Credo che il Teatro sia in buone mani, ma non sono solo le mie. Sono quelle della “famiglia allargata” dell’Ufficio Cultura e dello staff del ‘Giordano’. I meriti sono condivisi. La riapertura del ‘Giordano’ è stata un’opportunità importante, certo. Ma anche una grande responsabilità. Un’arma a doppio taglio: poteva trasformarsi in un grandissimo successo o in un suicidio. Per nostra fortuna si è rivelata la prima delle opzioni: una serata magica, con il Maestro Riccardo Muti; da lì in poi un susseguirsi di iniziative ed eventi, una prima stagione con oltre 11000 presenze (dato record) e siamo pronti a ricominciare con la prosa (vedi box a lato). Si riparte con un ricco cartellone di prosa e musica. Ci sarà spazio anche per la lirica? Forse. E’ un’idea alla quale stiamo lavorando già da tempo. Non potrà esserci una vera e propria

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stagione di lirica - è troppo difficile di questi tempi ma pensiamo ad alcuni appuntamenti che possano portare nuovamente la lirica a teatro, a Fo g g i a . Aspettatevi sorprese. Con il suo videomessaggio, Michele Placido ha sfatato ogni dubbio. Riconfermato quindi il direttore artistico per la prosa… Sicuramente. Le voci di un addio a Foggia da parte di Placido erano del tutto infondate. La verità è che c’era un contratto che è scaduto a giugno. Lo stesso Placido ha poi più volte manifestato la volontà di proseguire in questa attività che - lo voglio sottolineare - offre alla città a titolo gratuito. E così è stato. Sin dalla sua rinascita, la volontà dichiarata è stata quella di fare del ‘Giordano’ una “casa della cultura” aperta a tutti. Non solo cornice per grandi eventi. Certamente. Un luogo della città, per la città: non solo per gli eventi dell’Assessorato alla Cultura. E devo dire che le risposte non sono mancate: abbiamo dato a tanta gente possibilità di esibirsi su questo palco, una vetrina importante

Si va in scena! Gli spettacoli Quattordici gli spettacoli in programma, 13 di prosa e il balletto “Sheherazade e le mille e una notte”, con protagonista Carla Fracci (il 12 e 13 marzo). Ad aprire la stagione sarà Emilio Solfrizzi, con “Sarto per Signora” (9 e 10 novembre). Dieci giorni dopo sarà la volta de “L’abito nuovo” della compagnia La luna nel letto. A seguire, Stefano Accorsi sarà protagonista del “Decamerone” (2 e 3 dicembre) e Alessandro Preziosi dirigerà se stesso nel “Don Giovanni” (17 e 18). Luigi De Filippo porterà in scena “Miseria e Nobiltà” (16 e 17 gennaio), mentre Alessandro Gassmann dirigerà “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (30 e 31). Il 6 e 7 febbraio, Carlo Cecchi interpreterà Shakespeare ne “La dodicesima per realtà del territorio e associazioni. Per chi ci ha creduto. A tal proposito, abbiamo sottoscritto convenzioni con le realtà de “Gli Amici della Musica”, “Daunia Classica” e una terza realtà presieduta dal Maestro Fiore. C’è grande apertura al confronto e alla collaborazione. Occasioni per liaison artistiche che possano far vivere la struttura tutto l’anno. Ovviamente. I numeri ci dicono che in sette mesi, dal 10 dicembre (serata inaugurale) a giugno, abbiamo avuto 200 date piene. Basta come dato? Tra i figli più belli di questo anno, vi è la rassegna “Giordano in Jazz”. Il nome del Maestro fa brand? Sì, Giordano torna a casa. Possiamo dirlo? Ora il nome di Giordano diventa un brand importante,

notte” mentre il trio Ferilli-MicheliQuartullo presenterà “Signori… le paté de la maison” il 17 e 18 febbraio. Ancora Napoli con la comicità di Vincenzo Salemme (“Sogni e bisogni, incubi e risvegli”, 1 e 2 marzo), poi Silvio Orlando (“La scuola”, 19 e 20 marzo) e Boni-Prayer (“I duellanti”, 5 e 6 aprile). Umberto Orsini chiuderà il 13 e 14 aprile con “Il Prezzo” di Massimo Popolizio. Spazio all’arte il 26 e 27 febbraio con Vittorio Sgarbi ed il suo ritratto di Caravaggio. Fuori abbonamento, entrambi della rassegna “Giordano in Jazz”, gli Incognito - storico gruppo britannico, tra i primi interpreti dell’Acid Jazz - il 5 dicembre, e il Gospel di Pastor Patrick George il giorno di Natale.

che ci porta per la prima volta al “Medimex” (il Salone dell’innovazione musicale in calendario a Bari, Fiera del Levante, ndr). “Giordano in Jazz”, quindi, lancia e raddoppia? Sì, con una sessione invernale importante. L’idea è stata quella di associare alla figura del Maestro un festival jazz. E, in materia, Foggia ha tradizioni importanti (basti dire che il Foggia Jazz è più antico del blasonato Umbria Jazz). Abbiamo riannodato due fili spezzati nel tempo: quello con il nostro Festival jazz e quello con il nostro intelletto più grande. E non saranno solo concerti, ma un percorso più ampio, nel corso del quale conoscere luoghi della città non così scontati. Con Medimex, poi, posizioneremo Foggia e il ‘Teatro Giordano’ sulla scena cultura nazionale ed internazionale. Credo stiamo facendo le mosse giuste.

Olimpiadi 50 & PIU’: pieno di medaglie per i soci di Foggia Gli atleti medagliati Over50, premiati dal campione olimpico Yuri Chechi Oro, argento e bronzo: il gruppo soci 50 & PIÙ di Foggia fa il pieno di medaglie alla ventiduesima edizione delle Olimpiadi 50 & PIÙ. La manifestazione, quest’anno, si è svolta a Marina di Pisticci, nella splendida cornice del villaggio hotel T BLU. Ad aprire ufficialmente i giochi, con l’accensione del braciere, il grande campione Francesco Moser, ricevuto da una standing ovation dagli atleti e dal pubblico. “Continuate in questa vostra passione per lo sport, ma non trascurate l’alimentazione, che è fondamentale per stare in forma e in salute. Fate come me, affidatevi alla nostra buona e sana Dieta Mediterranea” ha esortato Moser. Gli atleti, tutti over 50, in rappresentanza di 40 province, da Belluno a Reggio Ca-

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labria hanno partecipato ad un massimo di quattro gare, delle dieci discipline previste. Il gruppo soci 50 & PIÙ di Foggia si è fatto veramente onore, portando a casa un importante “bottino” di medaglie. Nel tennis, medaglia d’oro a Michele Marmorino, mentre un’altra medaglia d’oro brilla sul petto di Pasquale Vitullo per il nuoto stile rana. Due medaglie d’argento

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sono state conquistate rispettivamente da Antonio Monachese (tennis) e Michele Marmorino (freccette). Infine, medaglia di bronzo nuoto stile libero per Pasquale Vitullo. La città vincitrice assoluta è stata Lecce, seguita da Venezia e Lodi. A premiare i vincitori a chiusura delle Olimpiadi 50 & PIU’ insieme al Presidente Nazionale Renato Borghi, il grande campione Olimpico Juri Chechi.

Alle Olimpiadi anche altri trofei messi in palio per gli atleti più longevi e per chi ha ottenuto la miglior media punti in rapporto al numero partecipanti alle gare. Parallelamente si è svolta anche la VI edizione del Torneo di Burraco organizzato in collaborazione con ASC Ente di Promozione Sportiva riconosciuta dal Coni, con il quale 50 & PIÙ ha stipulato un accordo per promuovere l’attività sportiva continuativa tra gli over 50. Si è tenuta, infine, la I edizione del Trofeo Gara di Ballo 50 & PIU’. Grande soddisfazione per il risultato conseguito da parte della dirigenza 50 & PIÙ Foggia, della presidente Adriana de Cosmo, del direttivo e del segretario Floredana Arnò.


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