6Donna #9 121

Page 1

Foto: Toni La Gatta - Trucco: Istituto Luna - Hair Style: Samantha C

Speciale o n r e v n i ’ Sposa d

Per la foto in copertina si ringrazia

Atelier Sposa Rafyva

Via E. Perrone, 14 - Foggia


editoriale di Maria Grazia Frisaldi

Gutta cavat lapidem. La goccia scava la pietra. Per questo, in materia di educazione alla parità di genere e di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, è necessario perseverare. Come la goccia laboriosa. E’ necessario mettere in campo azioni incisive e continue. Non abbassare mai la guardia. E’ quello che, nel nostro piccolo, continuiamo a fare da ormai 12 anni, attraverso le pagine del nostro magazine. Tra pochi giorni, il 25 novembre, in tutt’Italia si svolgeranno le iniziative della Giornata Mondiale del contrasto alla violenza di genere e, tra le tante iniziative ancora in cantiere o già in programma, vorrei segnalarvi la prima edizione del Festival del cinema di genere “Vogliamo anche le rose”, promosso dalla Consigliera di Parità della Provincia di Foggia con Cinemafelix, rassegna che vede 6Donna tra gli sponsor. E’ una iniziativa (ne parleremo più diffusamente) che utilizza il cinema come strumento pedagogico, per parlare alle donne, agli uomini e alle giovani generazioni insieme, con un linguaggio unico e universale quello cinematografico, appunto. Perché dinanzi ad un fenomeno di tale portata, nessuna strada deve rimanere intentata e nessun linguaggio tralasciato. Sempre in materia di contrasto alla violenza sulle donne, ho trovato particolarmente significativo il cortometraggio ‘Parole d’Amore’ (lo si reperisce facilmente su YouTube), ideato da Pietro Baroni e prodotto da LUZ. Si tratta di un breve video, di circa due minuti, che rimbalza da alcune settimane sui social-network dove ha trovato ampia condivisione ed eco, e che offre più spunti di riflessione. Il video è una raccolta di frasi e luoghi comuni che ogni donna ha sentito pronunciare o ha pronunciato (sì, perché l’educazione alla parità di genere deve vedere come soggetto-attivo anche le donne). Tutte situazioni reali, dalle quali sessismo e discriminazione emergono in una disarmante banalità e accettazione e in una pericolosità che non riusciamo più a combattere. ‘Parole d’amore’ innesca un circolo virtuoso: le parole formano i pensieri; i pensieri fanno l’uomo e donna. Che, si spera, non dovranno più vergognarsi delle proprie azioni. Gutta cavat lapidem.

2

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Mariangela Mariani Dalila Campanile Hanno collaborato Leonarda Girardi Francesca Di Gioia Ilaria Di Lascia Rubriche dott.ssa dott.ssa dott.ssa dott.ssa avv. avv.

Maria Nobili Debora Penna Giusy Insalata Nella Santoro Valentina Dinisi Daniela Murano

Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (Vill. Artig.) Tel. 0881.72.81.15 - Fax 0881.72.81.13 E-mail marketing@6donna.com redazione@6donna.com

Personaggio 4 Simonetta Bonomi, sovrintendente Foggia-Bat

Sito internet www.6donna.com Social facebook: 6Donna twitter: @6DonnaMagazine

Impaginazione e stampa Publicentro Graphic

Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

Speciale ‘La Sposa d’inverno’ 9-14 L’irresistibile fascino del Winter Wedding

Attualità 5 Terziario Donna,

17 Rubriche

quando ”fare arte”è un’impresa

Focus 6 La Capitanata dal pollice verde illegale •

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.

novembre - duemilasedici

sommario

7 •

Scenari legislativi dalla legalizzazione all’uso terapeutico Radicali in trincea: ”Perchè la nostra battaglia” Vox Populi: i dubbi e le paure in strada

Polis 8 Il Centro Antiviolenza •

perde 40mila euro Referendum costituzionale: Sì e No al femminile

Al femminile 20 Aqv e l’immenso femminile •

Nasce il Parcogiochi inclusivo

Foggia notes 22 L’uomo che spezzò il filo del racket •

‘Vogliamo anche le rose’, il cinema al femminile

Sguardi d’arte 23 Storie di numeri e misteri


novembre - duemilasedici

3


personaggio di Maria Grazia Frisaldi

Sovrintendente ai Beni archeologici e paesaggistici di Foggia e Bat

La ‘sfida’ di Simonetta Bonomi L’obiettivo: tutelare il patrimonio culturale del nord della Puglia imonetta Bonomi si rimbocca le maniche. Sulle sue spalle, vi è il fardello di responsabilità e incognite che accompagnano ogni nuova ‘sfida’. Ma quelle della sovrintendente ai Beni archeologici e paesaggistici per le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani sono ampie e forti, temprate da esperienze maturate in lungo e in largo la Penisola. Lei, veneta di origine e con un recente passato al capezzale dei Bronzi di Riace, è alla guida della neonata Sovrintendenza istituita nel capoluogo dauno, e che non esita a definire “una conquista per il territorio”. Il compito di questa realtà sarà tutelare e valorizzare l’enorme patrimonio culturale del nord della Puglia. Il lavoro è tanto e complesso: al momento si paga anche lo scotto della mancanza di una sede adeguata e della forza lavoro troppo esigua. La criticità maggiore è rappresentata dall’assenza del piano di gestione del patrimonio culturale, mentre il paesaggio sembra più tutelato, grazie al Piano paesaggistico regionale e alla Carta dei beni culturali. Dottoressa Bonomi, ha avuto modo di analizzare il territorio? E’ un territorio pieno di luoghi importantissimi, sotto vari punti di vista: dall’archeologia alle belle arti, al paesaggio. Per quanto riguarda il versante archeologico, la civiltà dauna ha lasciato tracce e siti molto importanti, mentre abbiamo centri medievali che presentano tutti i problemi legati alla tutela dei monumenti, pubblici e privati. L’aspetto paesaggistico è quello più tormentato, perché abbiamo da una parte un luogo molto ventoso e battuto dai progetti di pale eoliche che costituiscono un problema; poi vi è il Promontorio del Gargano che è sì tutelato, ma presenta una intensa attività turistica. Tutto questo, per noi, significa molto lavoro. Ma è una terra di grandissimo fascino ed io mi ci trovo molto bene. In questi anni, una ‘sentinella’ sul territorio c’è stata: mi riferisco a Giuliano Volpe, attuale

S

4

presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali… Indubbiamente questa sovrintendenza è una sua creatura. Lui ha spinto molto affinché Foggia

La presentazione della sovrintendenza FG - BAT

non venisse più trascurata e le venisse riconosciuta l’importanza che ha. Con lui ho ottimi rapporti di collaborazione. Se la nascita della Sovrintendenza è una conquista per il territorio, quest’ultimo ha subìto una sorta di ‘scippo’: la bocciatura del corso di laurea in Archeologia UniFg. Parliamo di un’oc-

novembre - duemilasedici

casione mancata? Difficile dirlo. Di certo era un corso che aveva avuto una dimostrazione di interesse esigua, motivo per il quale è stato cassato. E’ un’opportunità persa nel senso che si potevano attivare molte progettualità ad esso connesse e aprire nuovi scenari per il territorio. Ma sono convinta che anche con quello che abbiamo possiamo fare molto insieme. Tra le criticità che dovrà affrontare il suo ufficio, vi è la delicata questione relativa agli espropri nelle aree archeologiche, come quella di Ordona. Come intendete procedere? Per l’esproprio di Ordona siamo in attesa di concludere l’ultimo atto di una lunga vicenda che ha impegnato la sovrintendenza Archeologia della Puglia. Sono stati già espropriati vari ettari, ora manca l’ultima parte che è quella oggetto di scavo e che ha i resti monumentali. Il Ministero ci ha fornito i fondi per l’esproprio e le procedure sono in corso. C’è stata una opposizione da parte della proprietà che - in attesa delle determinazioni della magistratura - ha rallentato il processo. Io spero che si riesca presto ad entrare in

possesso di quest’ultima parte, poi sarà necessario trovare adeguati finanziamenti per creare un parco archeologico laddove abbiamo un’area archeologica che non è attrezzata per la fruizione. C’è una ferita, grande, nel territorio foggiano. Mi riferisco alla Tomba della Medusa… Sì, i lavori adesso sono cominciati grazie ad un finanziamento concordato tra il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Puglia. Il lavoro è stato progettato dal segretariato regionale Mibact per la Puglia, ed è stato avviato il cantiere seguito non da noi, ma da un altro ufficio del nostro Ministero. Ci auguriamo con questo intervento di risolvere una situazione molto degradata: il problema di Arpi è notevole, perché è nel mezzo della campagna e a ridosso dell’autostrada, con tutte le problematiche connesse in termini di raggiungibilità. Le trattative con Autostrade per l’Italia per ottenere un’area di sosta o un collegamento pedonale con il sito archeologico sono molto difficili e, a quanto mi è dato sapere, non hanno ancora preso una piega positiva. Ha avuto modo di stilare una lista di priorità? C’è un luogo che ha già particolarmente a cuore? Non è semplice: precedenza ad Arpi, che è il sito archeologico nel comune in cui si trova la sovrintendenza e che ha parecchie problematiche. Su Ascoli Satriano sta partendo un lavoro condotto sempre dal Segretariato sulla ‘Collina del serpente’ e sulla Villa di Faragola e poi, naturalmente, c’è Ordona, che rappresenta la sfida più grande.


Parte da Foggia il format itinerante per una sfida di rigenerazione della città

attualità

Terziario Donna, quando ”fare arte” è un’impresa nire le capacità manageriali delle donne alla loro creatività artistica. E fare impresa, con ricadute positive per l’intero territorio. E’ il progetto ‘L’impresa delle donne di fare arte’ ideato dal Gruppo Terziario Donna di Foggia, una vera e propria ‘sfida’ presentata e premiata, a Palermo, nel corso della prima edizione del Terziario Donna Lab 2016, la conferenza di sistema progettata da Confcommercio – Imprese per l’Italia. Il progetto del gruppo foggiano sarà presentato alla città nelle prossime settimane. Quella siciliana è stata l’occasione per fare il punto sulle

U

Lucia La Torre: “La cultura salverà il mondo, iniziando dall’economia” d’impresa, affrontando temi che interessano le attività produttive, le imprese e le professioni del terziario; tutti settori che vedono - oggi più che mai - le donne protagoniste del cambiamento”. “Le nostre zone sono un po’ ‘difficili’, è vero. Ma le potenzialità delle donne di fare impresa sono enormi. In tutti i campi. Soprattutto esse sono in grado di intercettare il vero cambiamento, nonostante la fragilità del settore dovuta ad una situazione che non

agevola le imprese in generale (in termini di accesso al credito e altri problemi) e quelle femminili in particolare. Trovare la ricetta per crescere è l’obiettivo di Terziario Donna Lab: dobbiamo dare spunti nuovi di rigenerazione delle città, che saranno poi gli stessi del commercio e di tutti

lizza La Torre. “Tutto questo verrà realizzato anche in collaborazione con alcuni istituti scolastici della città (come il ‘Pacinotti’, con le studentesse del corso di Moda). Previsti anche reading letterari e laboratori per bambini: creeremo un evento in grado di celebrare e mettere in risalto l’arte delle

Le potenzialità delle donne sono enormi: esse intercettano il vero cambiamento diverse esperienze territoriali in materia di economia di genere e per rilanciare i temi dell’innovazione d’impresa declinata al femminile: “E’ la dimostrazione di come le donne che fanno impresa con determinazione, coraggio e abnegazione possono dare un contributo importante alla crescita del territorio”, spiega Lucia La Torre, presidente del gruppo di Foggia. “Il Lab di Palermo è stata una esperienza interessantissima, nata per discutere di economia e studiare i nuovi modelli

La famiglia di Terziario Donna Lab

Terziario Donna Fg premiato a Palermo

gli altri settori delle città”. In cosa consiste il progetto ‘L’impresa delle donne di fare arte’ è presto detto: “Si tratta di un’intera giornata dedicata all’arte declinata al femminile, per apprezzare le molteplici sfaccettature della creatività delle donne, in ogni forma di espressione (musica, danza, recitazione, cabaret)”, puntua-

donne”. Un evento che si concluderà con uno spettacolo a tema al Teatro Giordano e che, precisa ancora La Torre, diventerà un format itinerante. “Portiamo la nostra visione di fare impresa nell’arte. Sono convinta - conclude La Torre - che la cultura salverà il mondo, iniziando dall’economia”. M.g.f.

Terziario Donna Lab rappresenta un momento significativo della vita associativa, dove Lab sta per laboratorio partecipato ed esperienziale, incubatore di idee innovative. Un’occasione di approfondimento ma anche di riflessione sui temi che interessano le attività, le imprese, le professioni del nostro mondo che quotidianamente si confrontano con l’economia reale. L’evento riunisce le competenze del sistema ConfCommercio, del mondo accademico e professionisti dell’economia e dell’imprenditoria italiana intorno ad alcuni temi strategici per il gruppo Terziario Donna. La prima edizione si è focalizzata sulle nuove leve di sviluppo e consumo, con l’obiettivo di sviluppare maggiore conoscenza sulle recenti tendenze del mercato e sui cambiamenti in atto non solo nell’economia ma anche nella società. Durante i lavori è stato presentato anche il progetto nazionale Women Run the show che ha permesso a donne vittime di violenza di recuperare la propria dignità attraverso il lavoro.

Una polizza di tutela legale ‘tagliata’ sulle esigenze dell’universo femminile

‘Tutela donna’: uno strumento utile per la difesa dei diritti della Donna Una reale garanzia di assistenza legale, in sede civile penale amministrativa, per casi ed eventi che possono verificarsi nella vita privata, professionale ed extra professionale di ogni Donna. bbiamo incontrato Luca Affatato, Agente di assicurazione plurimandatario, impegnato nella proposizione di una specifica copertura assicurativa dedicata alle Donne per capire, con lui, di che si tratta.

A

“Perché l’idea di una polizza di tutela legale rivolta all’universo Donna”? TUTELA DONNA nasce, nell'attuale realtà sociale, dalla consapevolezza della centralità del soggetto Donna le cui molteplici funzioni ed attività si esplicano sia in ambito privato e familiare che lavorativo e sociale. TUTELA DONNA, per consentire ad ogni Donna l'esercizio dei propri diritti, esposti ai molteplici problemi del vivere quotidiano, e l'accesso agli strumenti di difesa e protezione legale. "Quali sono i fattori di rischio attualmente prevalenti nella vita delle Donne?"

Le Donne, purtroppo sempre più spesso oggi, sono vittime di episodi di violenza, abusi, stalking, anche tramite i social network. Le Donne sono inoltre, in alcuni luoghi di lavoro, ancora oggetto di discriminazione: maternità, gestione e cura dei figli, troppo spesso diventano per i datori di lavoro motivo e pretesto per mancate assunzioni, licenziamenti o mobbing. "Cosa garantisce, quali rischi copre TUTELA DONNA?" TUTELA DONNA è la Polizza di Tutela Legale creata da "UCA Assicurazione" per le Donne, che offre una reale garanzia di assistenza legale, in sede civile penale amministrativa, per casi ed eventi che possono verificarsi nella vita privata, professionale ed extra professionale di ogni Donna. Questa polizza fornisce un supporto econo-

Allianz Spa Elba Assicurazioni Spa UCA Ass.ne spese legali e peritali Spa Zurich Insurance plc

mico a copertura appunto delle eventuali spese peritali e legali e sostiene le Donne, nelle già complesse e dolorose vicende di separazione e divorzio ad esempio, consentendo il ricorso all'assistenza legale in materia di affidamento dei figli minori, di assegni alimentari e di mantenimento, nel caso di mancato rispetto degli accordi o dei provvedimenti del giudice, di revisione delle condizioni di separazione o divorzio quando, con il passare del tempo, situazioni e condizioni possono essere cambiate. È evidente l'utilità di questa Polizza che agevola le Donne nell'accesso ai mezzi di tutela ed agli strumenti effettivi di protezione per l'esercizio dei diritti propri e dei figli minori, anche nei casi in cui non disponessero delle risorse economiche per farlo. “E' un prodotto accessibile per il bilancio di una Donna”? Foggia, Corso Cairoli 37 tel. 0881.727322 fax 708355 sito internet www.affatato.it e-mail info@pec.affatato.it Iscritto al RUI Ivass n. A000129813

Sì. UCA - Storica Compagnia di assicurazioni italiana indipendente e specializzata nel ramo tutela legale - ha pensato alle problematiche ed esigenze della Donna, coniugando numerose garanzie e strumenti di tutela con un ottimo rapporto prezzo/prestazioni e rendendo disponibile una polizza davvero a misura di Donna. “E per saperne di più”? E’ sufficiente contattarci, io e le Donne che operano con me in Agenzia saremo lieti di illustrarne caratteristiche, funzionamento e potenziale utilità.

Luca Affatato e le sue collaboratrici

novembre - duemilasedici

5


focus

L’altro volto dell’agricoltura: nel Foggiano proliferano piantagioni di cannabis indica o sativa

di Maria Grazia Frisaldi

L’altra Capitanata dal pollice verde illegale La malavita punta al banco, ovvero all’intera filiera dello stupefacente Business con profitti da capogiro: si parla di un giro di affari a sei zeri ’agricoltura sembra essersi convertita. Aperta a nuovi scenari, nuove colture e fonti di business alternativi. Illegali però. Colpa della crisi, dicono i maligni. Fatto sta che da alcuni mesi il Tavoliere si è rivelato una terra ‘stupefacente’ svelando di volta in volta intere distese di marijuana, immense piantagioni per giri d’affari da capogiro. Per settimane e mesi, infatti, a partire dalla fine dell’estate, si sono susseguite notizie relative a piantagioni di cannabis indica o sativa scoperte lungo l’argine dell’Ofanto, nascoste dalla fitta boscaglia in agro di Cerignola, o sul Gargano, in terreni impervi e lontani da sguardi indiscreti. Anche il basso Tavoliere non è rimasto indifferente rispetto a questa deriva agricola mettendo a disposizione della malavita, in agro di Ordona, oltre 6 ettari di terreno, una delle piantagioni più estese mai sequestrate in Italia. I numeri sono talmente grandi da sembrare sproporzionati per le ‘piazze’ locali.

L

Da luglio ad oggi sono state scoperte e sequestrate 20 piantagioni, interi fondi agricoli votati alla marijuana, che cresceva rigogliosa all’ombra di vigneti o uliveti: la malavita alza il tiro e punta al banco, ovvero all’intera filiera dello stupefacente, dalla produzione alla vendita, passando per essiccazione e confezionamento. Nella Valle dell’Ofanto, ad esempio, sono state sequestrate due maxi-piantagioni per 10 quintali di foglie, nel complesso. Nel primo caso, dagli arbusti estirpati sarebbe stato possibile ricavare 70.000 dosi per un va-

lore commerciale oscillante tra i 300 e i 350 mila euro, mentre nel secondo caso, dalle 1600 piante di cannabis indica sequestrate - data la concentrazione di principio attivo

- le tabelle ministeriali indicano il ricavo potenziale di 3 milioni di dosi medie singole, per un profitto a sei zeri. Sempre nel cerignolano, a settembre, scoperte e distrutte cinque

L’AVVOCATO

tonnellate in foglie di cannabis sativa che avrebbero originato 500mila dosi medie di marijuana da immettere sul mercato dello spaccio foggiano per un guadagno da 1 milione e mezzo di euro. Ad Ordona, invece, come caso eclatante, ci sono voluti tre giorni di lavoro per estirpare e distruggere gli oltre 180mila arbusti di cannabis indica scoperti nei pressi di una cava dismessa. Gli accertamenti dei tecnici del LASS - Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti dei carabinieri hanno permesso di stabilire che da quanto sequestrato sarebbe stato possibile ricavare 356 kg di principio attivo puro, da cui ottenere circa 14 milioni di dosi medie singole, per un valore

commerciale stimato di decine di milioni di euro. Anche il Gargano non è immune a tutto ciò e oltre a qualche sparuta piantagione, a fine ottobre è stato scoperto e smantellato un vero e proprio laboratorio per la lavorazione dello stupefacente, in agro di San Nicandro Garganico. Il rovescio della medaglia di questo ‘proliferare’ di marijuana lo si percepisce in strada, dove reperire la sostanza, almeno a Foggia, è un gioco da ragazzi. Ci sono piazze storiche e ormai consolidate (piazzale Italia, piazza Puglia e piazza Padre Pio solo per rimanere in centro) “Reperire Marijuana a Foggia è molto facile. È evidente che chi gestisce il traffico di questi stupefacenti abbia una rete capillare di spacciatori che riesce ad arrivare a tutti e dappertutto”, ci spiega Pietro (nome di fantasia), foggiano di età poco inferiore ai trent’anni e consumatore abituale di ‘maria’. “Ci si può rifornire nelle tradizionali ‘piazze’ dello spaccio oppure direttamente in alcuni locali della città e nelle case degli spacciatori”. E la cronaca degli ultimi mesi ne ha raccontati di

Scenari legislativi, dalla legalizzazione all’uso terapeutico

Cosa dice la Legge? n materia di coltivazione e consumo di marijuana, lo scenario legislativo in Italia sta subendo un progressivo cambiamento in senso “favorevole” all’uso, purché sussistano determinati presupposti e condizioni. Attenzione, però. L’attuale assetto normativo prevede ancora che la coltivazione di piante di marijuana sia una condotta penalmente rilevante, ma c’è stata una sorta di apertura da parte dei giudici, anche della Corte di Cassazione, nel senso di ritenere che coltivare una quantità minima di marijuana per uso personale può non costituire reato. Ma come si fa a determinare il limite oltre il quale si commette il reato? Bisogna fare una valutazione circa l’esistenza di una “offensività concreta” della condotta, e cioè, sulla base di questo principio disciplinato dall’art. 25 della Costituzione italiana, spetta al giudice di volta in volta verificare se la condotta contestata (la coltivazione di cannabis) sia idonea o meno a “mettere a repentaglio il bene giuridico protetto”, ossia la salute pub-

I

6

blica. La punibilità per la coltivazione di questo genere di piante va esclusa allorché il giudice ne accerti l’inoffensività in concreto, cioè se la sostanza ricavabile non è idonea a produrre un effetto stupefacente in concreto rilevabile, né può comportare il pericolo della sua diffusione. Se la minima quantità di piantine può essere un elemento per non incorrere nella responsabilità penale, non è certamente l’unico: bisogna vedere anche la percentuale di principio attivo contenuto nella pianta, ma c’è chi, tra i giudici, ha ritenuto di dover guardare “la conformità delle piante al tipo botanico previsto” e la loro attitudine (anche per modalità e cura di coltivazione) a produrre la sostanza stupefacente utilizzabile per il consumo. In ogni caso la coltivazione di piantine di marijuana rimane comunque un illecito

novembre - duemilasedici

amministrativo, così come la cessione della sostanza integra il reato di spaccio. Anche alla luce di queste inversioni di rotta, benché incerte, un gruppo di parlamentari ha cominciato a darsi da fare, seppur in minima parte, nel voler portare avanti una proposta di legge che preveda la possibilità di detenere e trasportare piccole quantità di cannabis, di coltivarla e di acquistarla in negozi autorizzati. Ma quali vantaggi si potrebbero avere? I sostenitori della legalizzazione evidenziano come certamente la nuova legislazione in materia permetterebbe di destinare quelle risorse che al momento vengono impiegate nella lotta alle droghe leggere, nel combattere crimini più gravi. Inoltre con la legalizzazione si potrebbero aumentare le entrate

episodi di pusher agli arresti domiciliari sorpresi dalle forze di polizia in piena attività, ma comodamente a casa. A giustificare il largo utilizzo di marijuana, anche tra giovani e giovanissimi, vi è sicuramente il suo costo abbordabile. “Una dose ha un costo medio di 5 euro - riferisce ancora la nostra fonte - ma dipende dalla qualità: per quella ‘buona’ bisogna essere disposti a spendere un po’ di più”. La rete di pusher e spacciatori è talmente ampia e stratificata che diluisce i rapporti diretti con chi amministra l’attività di spaccio in modo intensivo: essi non sono gangli della criminalità organizzata, ma semplici pedine nelle mani di chi gestisce il business su larga scala. Sui ‘perché’ si faccia ricorso all’uso di stupefacenti è impossibile generalizzare. Ognuno ha i suoi motivi e sono tra i più disparati. “Io confessa Pietro - faccio uso di marijuana da circa sette anni, ma negli ultimi tre ne faccio un uso considerevole: lo faccio perché aiuta a rilassarmi ed in alcune fasi - con la dovuta attenzione ed un dosaggio adeguato - riesce a canalizzare la mia creatività. Inoltre, molto spesso risolve le mie emicranie evitandomi di fare ricorso a medicinali”. Sul punto, però, una parte della scienza è di tutt’altro avviso.

DI

VALENTINA DINISI AVVOCATO PENALISTA

dello Stato grazie alle tasse sulla produzione e sul consumo di droghe leggere. Un altro importante beneficio della legalizzazione sarebbe la sottrazione di un’imponente fonte di entrate per la criminalità organizzata. Non si dimentichi che l’uso della cannabis ha anche un risvolto positivo se utilizzato nell’ambito del trattamento del dolore per i malati oncologici e per molte altre malattie, soprattutto del sistema nervoso (esistono già farmaci contenenti il principio attivo tipico della marijuana). Ed è proprio in Puglia che è già partito l’uso terapeutico della canapa medicinale dove i pazienti in cura sono quasi 300, con non poche difficoltà, che vanno dal costoso reperimento della sostanza fino a quelle anche economiche per la sua preparazione. E, dunque, tra contraddizioni ed incertezze, non si può far altro che attendere l’esito di una lotta alla legalizzazione, che senza dubbi potrà avere effetti benefici sotto numerosi punti di vista.


Il punto con Norberto Guerriero, segretario dell’associazione “Maria Teresa di Lascia”

focus

Radicali in trincea: “Perchè la nostra battaglia” orberto Guerriero lo giura: non ha mai fatto uso si sostanze stupefacenti. Ciò nonostante, a Foggia è uno dei volti della battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere. E in modo del tutto disinteressato.“Perché solo dedicando la nostra azione politica agli ultimi, guardando ai luoghi che nessuno vuole guardare e ai diritti negati che possiamo garantire le nostre libertà e i diritti degli altri”, spiega in veste di segretario dell’associazione radicale “Maria Teresa di Lascia”, tracciando un bilancio dell’attività svolta in città nelle ultime settimane. Sul dilemma ‘legalizzazione sì, legalizzazione no’, l’Italia si è espressa: sabato 11 novembre, sono stati consegnati in Parlamento una serie di scatoloni con le oltre 60mila firme raccolte in calce alla proposta di legge dei radicali, per legalizzare la cannabis. Una richiesta che vuole dare ulteriore slancio alla proposta di legge presentata dall’intergruppo cannabis legale che, dopo l’approdo nell’aula di Montecitorio, è stata rispedita in commissione dove rischia di finire in un cassetto. Norberto Guerriero, qual è stato il bilancio della vostra raccolta firme? Nelle due-giorni dei ‘Legalizziamo Days’ di settembre e ottobre - due focus importanti, nei quali abbiamo attivato una mobilitazione nazionale per dare spinta alla campagna - abbiamo raccolto 540 firme, ma sono 2300 le adesioni - numero più, numero meno - su Foggia. E’ un dato importante, data l’esiguità di informazione al riguardo. Nel complesso, però,

N

L’obiettivo: sdoganare l’uso della cannabis ad uso medico, e ‘spezzare’ il circuito illegale ovunque presente in Italia sono state raccolte 67mila adesioni in tutt’Italia, ovvero ben oltre le 50mila previste dalla legge, a sostegno della nostra proposta. E’ possibile fare un ‘identikit’ del sottoscrittore-tipo? In realtà è più facile tratteggiare il profilo del non-sottoscrittore. Abbiamo raccolto un elenco di frasi, giustificazioni e falsi miti sciorinati per non firmare. A sostenere la nostra proposta di legge

sono soprattutto i giovani (i neodiplomati e gli universitari), che al riguardo sono molto informati e formati. Inoltre, abbiamo avuto il sostegno consapevole della generazione Over50, che ha vissuto le battaglie anti-proibizioniste fatte da Pannella negli anni ‘70. E’ stato triste notare come la fascia d’età tra i 26 e i 36 anni, per intenderci la generazione Anni 80, manifesti indifferenza e scarsa propensione a informarsi. Paradossalmente, quella che

VOX POPULI

è la generazione più formata ed emancipata, con lauree e master, è quella più disinteressata. Una sorta di analfabetismo di ritorno. Per i sottoscrittori, che peso hanno le possibilità della cannabis terapeutica? E’ il motore di tutto. La proposta di legge parte proprio da lì. La nostra battaglia nasce dall’impegno dell’associazione radicale ‘Maria Teresa di Lascia’, portata avanti con Andrea Trisciuoglio, un malato di sclerosi multipla foggiano. Insieme, dal 2012 ad oggi abbiamo ‘spinto’ affinché fosse garantito l’accesso ai cannabinoidi e la Regione Puglia è stata la prima a legiferare in materia. L’azione condotta da Radicali di tutt’Italia ha rotto il muro dell’ignoranza sull’uso della cannabis medica. Quello che evidenziamo è che il semplice uso terapeutico non è un diritto garantito. In che senso? Abbiamo seguito, ad esempio, la storia di un detenuto foggiano, un ragazzo malato con regolare prescrizione medica, che non avendo disponibilità economica per acquistare la cannabis medica ha deciso di auto-coltivarla per non rivolgersi al mercato nero, che garantisce un prezzo migliore. Il paradosso della legge italiana è che se coltivi una pianta di marijuana

anche se per uso medico, sei considerato alla stregua di uno spacciatore e incorri in una sanzione penale. Se invece, acquisti la stessa sostanza da uno spacciatore in modica quantità vieni considerato un assuntore e incorri in una sanzione amministrativa. Ecco perché siamo per la legalizzazione: se non viene rivisto il piano penale e legislativo neanche l’uso medico verrà realmente garantito. Si è fatto un’idea sul proliferare di piantagioni di ‘maria’ nel Tavoliere? Secondo me, ma opinione strettamente personale e non espressione dell’associazione che rappresento, oggi c’è una stampa molto proibizionista: nel momento in cui è partita la proposta di legge, incredibilmente sono aumentate le notizie sui sequestri di piantagioni di cannabis. Anche in materia di controlli, c’è sempre stata una sproporzione verso la cannabis rispetto a droghe più complesse. La criminalità trova maggiore interesse nel lucrare sulla cannabis che ha un uso di massa (sono diversi milioni gli utenti che ne fanno uso) e quando manca un circuito legale a guadagnarci è sempre la malavita. Torniamo alla proposta di legge. A

che punto siamo? Con 67mila firme raccolte abbiamo raggiunto il dato numerico. Il testo verrà depositato in Parlamento e incardinato all’interno delle commissioni sperando che non resti bloccata in Parlamento, dove giace già la proposta dell’intergruppo avanzata dall’onorevole Roberto Giachetti, storico radicale, e Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri del Governo; in tal caso ci opporremo attraverso gli strumenti democratici. Come ripeteva il leader dei radicali, Marco Pannella, “Il tempo dei diritti non può seguire il tempo della politica”. Cosa cambierà una volta eventualmente approvata la proposta? Ci sarà la piena legalizzazione e, quindi, la rottura di quello che è il circuito di illeg a l i t à presente in Italia, in materia di cannabis. Poi ci sarà un’armonizzazione per l’accesso alla cannabis ad uso medico e auspicheremmo anche la possibilità di poter coltivare fino a 5 piante di cannabis liberamente. Pensiamo si realizzerà l’affermazione di un diritto e la restituzione di una libertà proibita negli ultimi 30 anni in modo fallimentare.

Tra favorevoli e contrari: cosa pensano i foggiani?

Dubbi, remore e paure serpeggiano in strada Tra sostenitori convinti del ‘sì’ e ‘no’ e lo stallo della zona grigia dei ‘forse’ Le chiamano ‘droghe leggere’. Ma per molti è semplicemente droga. E la sola definizione spaventa. Atterrisce. E alza il muro del fortino dei ‘no’, ovvero i contrari alla legalizzazione della marijuana. Tralasciando gli ovvi schieramenti politici tra favorevoli e contrari - sinistra progressista da una parte e destra conservatrice dall’altra, per una brutale semplificazione - convinzioni e dubbi, così come remore e paure, serpeggiano in strada. “A preoccupare è il fatto che non parliamo più di droga leggera”, spiega Luisa, 31 anni, laureata in Scienze Giuridiche. “La ‘maria’ che si trova in giro, per quanto mi è dato sapere, ha una concentrazione di principio attivo sempre maggiore. Dunque, a lume di naso, sempre più dannosa. Se pensiamo che è lo stupefacente più abusato tra giovani e giovanissimi non c’è altro da dire per motivare il mio no, secco”. Diversa la posizione di Letizia, 40 anni e mamma dalle ampie vedute. “Come per le case chiuse, sono favorevole alla legalizzazione”, ta-

glia corto. “Credo sia l’unico modo per contrastare il contrabbando e ‘controllare’ in un certo senso il fenomeno”. “E’ una conquista di civiltà e di legalità - spiega invece Antonella, 59 anni, mamma e nonna - significa arginare lo spaccio e tutti i fenomeni illegali ad esso correlati, e sarà la reale svolta per oliare i meccanismi an-

cora farraginosi dell’accesso alla cannabis terapeutica, speranza per molti malati”. Nella zona grigia tra favorevoli e contrari si posizionano i tiepidi: “Credo che la cannabis terapeutica debba essere sdoganata e non debba essere vietata a chiunque ne abbia bisogno. Possibile che per rendere questo passaggio davvero reale si debba addirittura arrivare a legalizzarla per tutti?”, si chiede Stefania, 33enne foggiana e che, fuor di microfono, ammette candidamente che “qualche tiro e qualche boccata” in passato lo ha fatto anche lei. Non ha ancora trovato ancora una sua collocazione precisa nel dibattito, ma a sentimento

si sente più vicino ai ‘No’, invece, Luca, 36enne foggiano, libero professionista: “Sono un utente medio con scarse conoscenze dei pro e dei contro. Non ho un’etica particolarmente improntata alle regolamentazioni e alle restrizioni… tuttavia, semplicemente sento che è sbagliato. Ma saprò adattarmi a qualunque delle ipotesi, in ogni caso. Di fatto non mi cambierà la vita. Almeno non a me”. Si schiera senza mezze misure, né mezzi termini, dalla parte del ‘no’, Antonietta, 35 anni e una laurea in Economia in tasca. “Smettiamo di combattere il contrabbando legalizzandolo? Ridicolo. Di questo stiamo parlando: di aprire le porte all’illegalità. Lo Stato deve tutelare la salute dei cittadini, non rendere legale l’uso di droghe. E’ il messaggio sociale che passa che è sbagliato: se è legale allora che male c’è? Dovremmo smetterla di soccombere alla logica del ‘tutto è permesso’ e conservare un minimo di sani principi e di amor proprio. Questo sì - conclude - che non ha mai ucciso nessuno”.

novembre - duemilasedici

7


polis

Sfumato il finanziamento per il programma “Il diritto di non essere maltrattate”

a cura di Mariangela Mariani

Il Centro Antiviolenza perde 40mila euro L’Ambito Territoriale di Foggia escluso dalla Regione l diritto di non essere maltrattate” a Foggia sta a zero. Il programma antiviolenza è stato scartato dalla Regione. Sedici Ambiti Territoriali in tutta la Puglia hanno presentato le domande per il finanziamento, solo due non sono stati ammessi. Lucera, Cerignola, Troia e San Severo hanno chiesto e ottenuto 40mila euro, San Marco in Lamis, per essere precisi, ha richiesto 39.912 euro e tanto è stato concesso. I punteggi assegnati ai programmi antiviolenza arrivati dalla Capitanata vanno dai 76 punti di Lucera ai 55 di San Severo, considerato il minimo per accedere al finanziamento (la prima in graduatoria è Barletta con 90 punti, ma il finanziamento massimo resta di 40mila euro). Foggia ha conseguito un punteggio inferiore a 55, appena 48 punti, l’altro programma non ammesso arrivava da Fasano ed è stato considerato inammissibile dalla Commissione. Gli elenchi sono stati approvati dal dirigente della Sezione Promozione della Salute e Benessere e pubblicati a fine ottobre.

“I

La Regione ha notificato all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Foggia soltanto la non ammissione al finanziamento richiesto ma nel provvedimento non sono state comunicate le motivazioni della valutazione e della conseguente mancata assegnazione. Tanto che l’assessore Erminia Roberto voleva recarsi a Bari per capire quali fossero le ragioni dell’esclusione. I programmi dovevano essere presentati da parte dei Centri Antiviolenza agli Ambiti territoriali non beneficiari del finanziamento assegnato a novembre dell’anno scorso (il Comune di Foggia non aveva proprio presentato domanda) e questi ultimi lo candidavano al finanziamento regionale. A maggio era stato pubblicato il secondo Avviso Pubblico finalizzato a “sostenere le attività dei centri antiviolenza ed implementare su tutto il territorio regionale la rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, finalizzata all’accoglienza, al sostegno e all’accompagnamento delle donne vittime di violenza, sole o con minori, con l’obiettivo di suppor-

tarle durante tutto il percorso di fuoriuscita dalla violenza medesima”. Tra i criteri di attribuzione del punteggio e ai fini della valutazione, venivano considerati la dimensione del cofinanziamento del programma da parte dell’ambito territoriale, le professionalità coinvolte, il livello di formazione specifica delle operatrici, i temi della prevenzione e contrasto alla violenza di genere quali finalità esclusive o prioritarie indicati nello statuto, avere garantito al personale operante l’accesso a corsi di formazione specifici o di aggiornamento nell’ultimo triennio. Sarebbero state riscontrate una serie di criticità nell’istanza presentata dall’Ambito Territoriale di Foggia: un punteggio così basso potrebbe dipendere dalla mancata costruzione di una rete di partenariato, con l’indicazione chiara e concreta del ruolo attribuito a ciascun partner e l’indicazione effettiva e concreta delle strategie adottate per implementare e consolidare nel tempo la rete antiviolenza (così come richiesto dall’Avviso Pubblico), dalla mancata presa in carico del progetto da parte del Comune e da

Il Centro Antiviolenza in via Matteotti, a Foggia

possibili lacune nell’indicazione del percorso formativo delle figure professionali coinvolte. Sin dalla fase operativa, i soggetti beneficiari devono dimostrare di avere effettivamente i requisiti dichiarati, dunque chiusa l’istruttoria il finanziamento non viene liquidato a occhi chiusi. Il Centro Antiviolenza di Foggia, operativo nell’ex palestra Gil del Comune in via Matteotti, è gestito ora dal Consorzio “Terzo Settore” Società di Servizi Sociali – Società Cooperativa

Sociale con sede a Volla (Na) che si è aggiudicato il servizio e ha incaricato per lo svolgimento delle attività una sua associata, la Società Cooperativa Sociale “Rebus” di Foggia. L’affidamento è avvenuto mesi fa, alla scadenza della convenzione con l’Associazione “Donne Insieme”. Il Centro, almeno per il momento, dovrà fare a meno dei 40mila euro. I programmi antiviolenza restano però integrativi e non sostitutivi rispetto ai servizi e agli interventi programmati nei piani sociali di zona.

AL VOTO Referendum costituzionale: ‘sì’ e ‘no’ al femminile ’ultimo referendum costituzionale risale a dieci anni fa. Quello del 4 dicembre (si vota dalle 7 alle 23) è il terzo della storia repubblicana. Gli elettori decideranno se confermare o meno il testo della legge costituzionale già approvata dal Parlamento, in seconda convocazione e a maggioranza assoluta ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera, contenente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”. Il testo della riforma si compone di 41 articoli. È una consultazione senza quorum: a differenza del referendum abrogativo, si procede al conteggio dei voti che abbia o meno partecipato la maggioranza degli aventi diritto. Perché sì e perché no lo spiegano due donne: Maria Elena Ritrovato nella direzione regionale del PD (partito sempre agitato dal flusso delle correnti) e Rosa Barone del Movimento Cinque Stelle (che per definizione studia).

L

NO

Rosa Barone

(consigliera regionale M5S)

“È una riforma che allontana i cittadini dalla politica, risulta andare in una direzione assolutamente antidemocratica, allungherà le distanze dalle decisioni, non avremo più possibilità di difendere i nostri territori, le nostre regioni, il nostro ambiente, e quindi verranno meno anche i diritti civili, a tutti gli effetti. Nel merito va detto no, non perché ci sia di mezzo Renzi - sebbene lui l’abbia scritta e debba prendersi chiaramente le sue responsabilità - ma proprio perché scritta male, incomprensibile, antidemocratica, e che allontana i cittadini dalla partecipazione e dal controllo della politica, dando vita ad un Esecutivo fortissimo che potrà avere diritto di vita o di morte sui territori. I costi della politica tagliati sono relativi: per la ragioneria dello Stato parliamo di 57 milioni circa, quindi meno di un caffè all’anno, 88 centesimi a cittadino. Rispetto al venire meno della possibilità di scegliersi i propri senatori e, nel caso in cui

8

passasse l’Italicum, al 70% dei deputati nominati dai partiti per il meccanismo del capolista bloccato, riteniamo che il prezzo della democrazia sia più alto di un caffè all’anno. È paradossale che si utilizzi questo metodo quando per non votare insieme alle Amministrative anche il referendum anti-trivelle abbiamo speso per un solo giorno 300 milioni. In più, qualche giorno fa, in Parlamento è stata rimandata in Commissione la nostra proposta di legge che riduceva lo stipendio dei parlamentari alla stregua di quello che prendiamo noi: in quella maniera avremmo risparmiato senza modificare la Costituzione 81 milioni di euro. Se i politici volessero effettivamente il risparmio ci sarebbero sistemi più democratici, non modificando la Costituzione in un senso assolutamente oligarchico, antidemocratico e riducendo la partecipazione dei cittadini. Non ci stiamo a questo metodo”.

novembre - duemilasedici

SI

Maria Elena Ritrovato (Direzione regionale Pd)

“Il testo del quesito referendario è chiaro e vuole rispondere alle esigenze di un Paese che non cresce e che non aggancia la ripresa, anche a causa di una struttura istituzionale incompatibile con i nostri tempi. Il Governo Renzi non ha raccolto gli elementi più condivisi delle proposte degli ultimi trenta anni. Nulla di bizzarro, nulla di improvvisato. Trovo molto sbagliato l’allarmismo che il variegato fronte del No - che va da Forza Nuova a M5S a pezzi del Pd - sta diffondendo tra la gente. La riduzione dei costi della politica, ad esempio, è uno degli aspetti più semplici, che avrebbe dovuto trovare l’approvazione di chi, di questo argomento, ha fatto una bandiera. Grazie ad essa, invece, non solo verrà ridotto il numero dei parlamentari - i senatori elettivi passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità – ma le province saranno definitivamente eliminate dalla Costituzione. Ancora, verrà abolito il CNEL e, novità di non poco conto, i consiglieri regionali non potranno percepire

un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico. La riforma, ancora, servirà a rendere più efficace la partecipazione dei cittadini, ad aumentare la rappresentanza degli Enti Locali in Parlamento e in Europa e a chiarire le competenze di Stato e Regioni. In Capitanata, con i Comitati “Basta un Sì. Per l’Italia e per L’Europa”, stiamo cercando di spiegare le ragioni e l’importanza della riforma. Non si può pretendere, comunque, che il Paese diventi un’estesa facoltà di legge. Per questo, chiudo citando i 250 professori di diritto pubblico che hanno sottoscritto il Manifesto per la Riforma: A quanti, come noi, sono affezionati alla Carta del 1948, esprimiamo la convinzione che – intervenendo solo sulla parte organizzativa della Costituzione e rispettando ogni virgola – la riforma potrà perseguire meglio quei principi che sono patrimonio di tutti gli italiani.”


Dalle atmosfere ai colori, passando per il gusto: tutti pazzi per il winter marriage

Speciale La sposa d’inverno

L’irresistibile fascino delle nozze invernali e fino a qualche anno fa sposarsi d’inverno era considerata una scelta di ripiego, adesso la stagione fredda sta vivendo un momento d’oro per i numerosi vantaggi che comporta: primo fra tutti la maggiore scelta di date e sale disponibili che permettono agli sposi di vivere con meno ansia e fretta il momento fatidico della progettazione delle nozze. Sancire il lieto fine della propria storia d’amore nella stagione fredda poi non significa doversi limitare nello stile: le nuove tendenze sono di tutt’altro avviso. Atmosfere da sogno | Le amanti dei matrimoni shabby chic potranno sfiziarsi con la scelta di masserie e casali immersi nella vegetazione tipica, che per le più fortunate potrà anche essere ‘spruzzata’ da qualche fiocco di neve. Si possono sfruttare ambienti rustici interni come le antiche cantine o vecchie stalle per i momenti diversi del banchetto o addirittura per la cerimonia civile. Le dimore storiche come i castelli o gli alberghi di lusso vecchio stile, invece, conquisteranno le amanti dei matrimoni vintage: non dovrà mancare una sala ampia illuminata da un grande camino. Le più moderne invece potranno vivere le proprie nozze a contatto con la natura sfruttando i moderni giardini d’inverno che con le ampie vetrate permettono ai commensali di vagare con lo sguardo

S

Giurarsi amore eterno nella stagione fredda senza rinunciare allo stile durante il lungo banchetto di nozze. Sfumature di stagione | Sposarsi in inverno non significa avere una scelta limitata sui colori del proprio matrimonio. Le tonalità classiche sembrano banali se paragonate alle sfumature top dell’inverno 2017 sancite da Pantone, l’autorità statunitense indiscussa in materia di catalogazione dei colori. La nuance di tendenza sarà Bodacius che racchiude in sé l’essenza del porpora arricchita da sfumature rosate, ideale per matrimoni chic. Non mancano anche colorazioni adatte ai matrimoni rustici come Warm Taupe e Sharkskin, rispettivamente derivanti dal marrone e dal grigio. Spettacolari anche le sfumature del più algido azzurro come Airy Blue, molto tenue, e Riverside, più intenso. Il segreto? Sfumature polverose che, anche se insolite, hanno il vantaggio di rendere il matrimonio in linea con la stagione nonché

di accontentare una sposa che ha il coraggio di osare. Il gusto dell’inverno | Anche gli chef dettano legge in fatto di tendenza nuziale, proponendo peccati di gola alternativi che non fanno rimpiangere le delizie dell’estate. Accogliere gli ospiti con un cartoccio fumante di caldarroste sarà sicuramente un modo per farsi ricordare. Un menù elaborato e di stagione si gusta meglio senza la calura che toglie appetito. Il candy bar non sortisce più alcun effetto sorpresa: meglio sostituirlo con una degustazione di frutta secca, frutta candita e preziosi marron glacè. Anche l’angolo della cioccolata calda o dei the aromatizzati sta prendendo piede. Infine la torta e il buffet di dolci possono omaggiare l’inverno tramite decorazioni e sculture di zucchero caramellato, cavalcando la nuova tendenza che fonde cucina e design. Dalila Campanile

E’ BOOM DI NOZZE CIVILI Sempre meno sposi arrivano all’altare. Negli ultimi anni sono decisamente raddoppiate le nozze civili meno pompose rispetto a quelle tradizionali in chiesa. Tra le motivazioni che portano le coppie a fare questa scelta figurano l’aspetto economico, seguito dalla disaffezione nei confronti della fede e dal disincanto nei confronti dell’amore eterno, alla base della promessa matrimoniale benedetta dal sacerdote. Le nozze civili tuttavia sembrano essere anche le meno stabili rispetto a quelle celebrate in chiesa: durerebbero in media solo sedici anni. I più a rischio, a prescindere dal tipo di nozze scelte, gli aspiranti coniugi moderni. (Fonte Censis).

novembre - duemilasedici

9


Speciale La sposa d’inverno

10

novembre - duemilasedici


Speciale La sposa d’inverno

novembre - duemilasedici

11


Speciale La sposa d’inverno

tessy

12

novembre - duemilasedici


novembre - duemilasedici

13


Speciale La sposa d’inverno

14

novembre - duemilasedici


Un rimedio conosciuto da oltre 4000 anni

Il fungo dell’immortalità Reishi, antinfiammatorio e immunostimolante a cura del dott. Gianluca D’Alessandro a medicina tradizionale cinese considera il Reishi uno dei rimedi di livello più alto dal punto di vista curativo, sia per il corpo che per la mente. Nel più antico erbario della Cina, il Shen Nung Pen T’sao Ching, questo fungo è considerato il caposaldo della Medicina stessa: “Se vuoi stare bene o rinforzare il tuo organismo, se vuoi vivere a lungo senza invecchiare mai, usa questo medicamento!” Il ganoderma viene considerato come più importante anche del ginseng, un fungo dalle potenti qualità medicinali e privo di effetti nocivi. Il primo utilizzo documentato del Reishi risale a oltre 4.000 anni fa e da sempre nella cultura cinese e giapponese viene associato con la regalità, la salute, il potere sessuale e la longevità. Per millenni è stato acclamato come “erba divina”, “erba della potenza spirituale”, “fungo miracoloso”, “fungo dell’immortalità” o “elisir di lunga vita” ed è stato venerato come erba celestiale dalle proprietà eccezionali. Il Reishi, è un fungo parassita tipico degli alberi di quercia e castagno, dove si lega alla corteccia. Dalla consistenza dura e legnosa, il fungo non risulta essere immediatamente commesti-

L

bile: agli scopi di cura, infatti, si utilizza una polvere essiccata. La coltivazione avviene soprattutto in Cina e in Giappone. Il composto manifesterebbe un’alta attività antinfiammatoria, nonché un preliminare effetto antitumorale ancora in corso di studio e approfondimento scientifico, grazie agli acidi ganodermici che inducono l’apoptosi, cioè la morte delle cellule danneggiate. Queste caratteristiche terapeutiche sarebbero dovute principalmente ai polisaccaridi contenuti, utili per stimolare il sistema immunitario, ma anche dai peptidi Lz-8, indicati per regolare la pressione sanguigna, sia nel caso di pressione bassa che alta, e ridurre il colesterolo. Ricco di germanio organico, dalle peculiarità antivirali e antinfiammatorie, il Ganoderma lucidum sembra contrastare anche la liberazione di istamina, grazie alla presenza di triterpeni, quindi può essere utile in caso di reazioni allergiche. Il Reishi veniva usato anche dai preti taoisti, come racconta un poeta cinese: “Prendono dosi di germi d’oro e di giada e mangiano il frutto migliore del purpureo fungo… Cibandosi di ciò che è germinale, i loro corpi diventano lievi, ed essi sono capaci di trascendenza spirituale.” novembre - duemilasedici

15


Così Parco San Felice torna a sorridere

Nasce ‘ParcoCittà’ Verso il recupero di un bene pubblico

ccoglienza, partecipazione spontanea, visione di comunità per una crescita comune. Questi gli ingredienti della giornata inaugurale del Centro Polivalente “Parcocittà”, al Parco San Felice, che comprende la parte dell’anfiteatro ristrutturata e recuperata grazie al progetto messo su dall’Associazione Temporanea di Scopo composta da un pool di realtà facenti parte del privato sociale cittadino “Energiovane” come capofila, associazione di volontariato “L’Aquilone”, cooperativa sociale Monti Dauni Multiservice - Fondazione Apulia Felix Onlus, con il sostegno della Fondazione Banca del Monte di Foggia e il Comune. Una giornata che ha vissuto di vari momenti, tutti con lo scopo di restituire alla piena fruizione comune una parte importante del polmone verde più grande della città di Foggia. Tante le autorità intervenute per testimoniare la necessità della presenza delle istituzioni per il recupero di un bene pubblico. “Amo il parco la mattina, quando vedo le persone correre e fare esercizi fisici, lo amo la sera quando vedo i giovani, e la domenica quando ci sono le

A

16

famiglie - ha esordito Paolo delli Carri, presidente dell’associazione Energiovane - di fronte a tutte le aspettative dei cittadini ci sentiamo emozionati ma convinti di restituire alla città un bene pubblico. La recinzione che voi vedete non è esclusiva ma deve includere. È un bene che sarà fruito da tutti, e per questo dobbiamo collaborare”. Concetto ribadito anche dal sindaco Franco Landella: “È un luogo restituito alla città, ma siamo chiamati tutti a custodirlo - ha spiegato -. Sono sempre più presenti in città segnali di vandalismo, queste sono le cattive pratiche che dobbiamo abbattere. Dobbiamo essere noi i custodi del nostro patrimonio. Altrimenti diventa troppo facile criticare. La responsabilità è di ognuno di noi”. Ha insistito sul concetto di legalità, invece, il Prefetto Maria Tirone, secondo cui “il recupero di questo patrimonio ambientale nasce da una volontà forte del territorio, e dalle sue forze sane. Ma ci deve essere una salto di qualità culturale, perché Foggia ha tutto per essere una città sana”.

novembre - duemilasedici


CHIRURGO PEDIATRICO

DI

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115

MARIA NOBILI

Tra i 3 e i 10 anni, 1 bambino su 10 presenta una fimosi

Fimosi in età pediatrica: come intervenire? l pene è costituito da un corpo chiamato asta, da una testa chiamata glande ricoperta da uno strato di mucosa e pelle scorrevole detto prepuzio. Si parla di fimosi quando l’apice del prepuzio sia tanto ristretto da impedire lo scorrimento del glande o da determinare una strozzatura al di sotto di esso una volta scoperto, conferendo al pene una forma a clessidra. Diagnosticare precocemente e correggere una fimosi significa evitare al bambino infezioni delle vie urinarie ricorrenti ed episodi infiammatori più o meno frequenti a livello locale, oltre che prevenire disturbi in età adolescenziale o adulta come: eiaculazione precoce, dolore all`erezione, lesioni locali durante i rapporti. Tra i 3 e i 10 anni, 1 bambino su 10 presenta una fimosi. Nei primi anni di vita la fimosi è quasi da ritenersi fisiologica, perché è normale che la pelle sia più stretta e lo scorrimento più difficoltoso; col passare dei mesi, un po’ per volta la pelle si scolla e dai 3 anni in poi il prepuzio deve poter scorrere facilmente fino a scoprire il glande (la parte superiore del pene).Quando una mamma si accorge che il prepuzio non scorre cosa deve fare? All’inizio assolutamente nulla. E` bene evitate le mano-

I

La diagnosi precoce evita al bambino infezioni ricorrenti delle vie urinarie e disturbi in età adulta come eiaculazione precoce e dolore all’erezione vre di scollamento nei bambini piccoli che potrebbero essere dolorose e causare persino minuscole ferite che, cicatrizzandosi, chiuderebbero ancora di più il prepuzio. Nel neonato è normale che il prepuzio sia chiuso e non riesca ad essere retratto. Solo il 4% dei neonati ha un prepuzio completamente retraibile. Nel 50% dei neonati il prepuzio è talmente chiuso da non lasciar vedere nemmeno il meato dell’uretra. Per i 6 mesi di età il 20% dei bambini ha un prepuzio totalmente retraibile. Fimosi fisiologica: è presente in quasi tutti i neonati ed in molti bambini al di sotto dei 2 anni di età. E’ una condizione fisiologica, ossia normale; non richiede alcun trattamento. Fimosi patologica: è presente un anello fibroso/cicatriziale, biancastro del prepuzio, che rende difficoltoso o addirittura impossibile retrarre la pelle. Nelle forme più marcate il prepuzio è così stretto da non permettere di vedere

il meato uretrale: quando il bambino urina, la pipì dapprima si raccoglie al di sotto del prepuzio, formando una specie di palloncino, e poi esce all’esterno. Può

essere congenita o acquisita a causa di traumi o di una malattia infiammatoria. Fimosi acquisita post-traumatica: il prepuzio si è stretto in seguito a manovre di retrazione del prepuzio eseguite in modo eccessivo, forzato. Fimosi secondaria a balanite xero-

tica obliterans (BXO) che è una dermatite del prepuzio (ossia un’infiammazione della pelle) che determina la formazione di piccole placche biancastre atrofiche, anelastiche che col tempo si allargano coinvolgendo tutto il prepuzio rendendolo stretto. A volte le placche possono coinvolgere anche il meato dell’uretra rendendolo stretto (stenotico). Può essere completamente asintomatica oppure dare uno dei seguenti problemi: balanopostite (non è possibile retrarre il prepuzio e pulire internamente, pertanto l’urina ristagna ed infiamma la parte) o parafimosi (il prepuzio si blocca al di sotto del glande e non si riesce più a richiuderlo. Col passare delle ore il prepuzio diventa sempre più gonfio e rosso, è sempre più difficile riuscire a richiuderlo e si strozza il pene. Si tratta di una complicanza grave, che se trascurata può portare alla necrosi del glande) In presenza di una fimosi patologica

è necessaria una visita chirurgico pediatrica. Esistono varie opzioni di trattamento e l’intervento di circoncisione non deve mai essere proposto senza prima considerare trattamenti conservativi o prepuzioplastica. Il trattamento conservativo prevede l’applicazione quotidiana di creme cortisoniche per 2 mesi e consente di risolvere la fimosi nel 90% dei bambini. L’utilizzo di tali creme va associato a costanti esercizi di “ginnastica” prepuziale. Tale esercizio va eseguito in occasione dell’igiene intima e, quando correttamente eseguito, consente di risolvere la fimosi nel 90% dei bambini. Il trattamento chirurgico, invece, consiste nell’intervento di plastica del prepuzio: prevede l’incisione col bisturi dell’anello fibrotico con allargamento dello stesso conservando il prepuzio. Si effettua in anestesia generale, dura circa 20 minuti. A qualche ora dall`intervento il bambino è in buone condizioni e può essere dimesso. La convalescenza è rapida, i punti di sutura sono riassorbibili e non necessitano di rimozione.

novembre - duemilasedici

17


in poche parole

Torna la Pet Therapy

Ripartono le attività di Pet Therapy rivolte al recupero fisico e psicologico di bambini e adolescenti seguiti dai Centri di Neuropsichiatria infantile della Asl di Foggia. Si ricomincia a San Severo e Cerignola: il Progetto Sperimentale di Riabilitazione attraverso la Pet-Therapy è stato rinnovato già per l’anno in corso. La proroga è stata fortemente voluta dalla direzione generale della Asl di Capitanata, impegnata, negli ultimi mesi, nel predisporre procedure utili a mettere in sicurezza i piccoli utenti e a passare dall’iniziale fase ludico-riabilitativa ad una anche clinica. Finalizzata alla promozione del benessere, dell’integrazione scolastica e familiare e dell’inclusione sociale, la sperimentazione propone un modello assistenzialeterapeutico “globale”. Con l’ausilio di animali domestici, in pratica, da un lato si punta al recupero dei deficit individuali, dall’altro si interviene a sostegno di coloro che affiancano i piccoli pazienti nel loro percorso di crescita. La famiglia innanzitutto, con attività di ascolto e orientamento. E la scuola. Il progetto prevede, infatti, anche un affiancamento alle insegnanti di sostegno. Con queste, gli operatori condividono obiettivi educativi utili a favorire l’apprendimento, ma anche un comportamento adeguato al contesto e all’integrazione con il resto della classe. L’interazione con gli animali come metodo, sorprendentemente efficace, per favorire la cura, il benessere e la riabilitazione delle persone disabili è una tesi accolta e consolidata da tempo. Le stesse sperimentazioni già effettuate dalla Asl Foggia hanno registrato risultati importanti in ambito riabilitativo, in particolare in merito all’acquisizione di abilità e competenze da parte di un’utenza appartenente a categorie fragili, rivelandosi terapia d’elezione nei disturbi di tipo autistico. A seguire i 50 utenti coinvolti nel progetto, due equipe multidisciplinari composte da un coordinatore, uno psicologo, un veterinario, due fisioterapisti, due conduttori. L’accesso al servizio prevede una valutazione iniziale di un neuropsichiatra infantile che avrà il compito, inoltre, di valutare i risultati della terapia sui pazienti a conclusione della fase di sperimentazione.

18

EDUCATRICE FINANZIARIA

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115

DI

GIUSY INSALATA

Educazione finanziaria per essere preparati a fare sempre la scelta giusta

ABC della finanza, le buone prassi Chi ne sa di più, pianifica di più. E chi resta indietro, rischia li americani si sono molto scandalizzati quando hanno scoperto di essere arrivati solo al 14° posto nella speciale classifica sull’educazione finanziaria curata da Standard & Poor’s assieme alla Banca Mondiale, all’Istituto Gallup e alla George Washington University. E noi cosa dovremmo dire, con l’Italia che arranca al 63° posto della classifica dietro a nazioni come Senegal, Zambia e Madagascar? Incredibile ma vero: uno dei Paesi più ricchi e sviluppati dell’occidente è stato battuto dall’Africa in fatto di nozioni di base di finanza. Come si è determinato questo paradosso? La risposta è semplice e, al contempo, complessa. La semplicità risiede nel fatto che come qualsiasi altro processo educativo anche quello finanziario non è mai né statico né irreversibile. E l’esatta conferma di questa evidenza è l’estrema volatilità che investe i mercati finanziari dopo la crisi in corso dal 2008. Un’indagine più approfondita ci spinge però a constatare come non siano tempi facili per i risparmiatori. Il clima di persi-

G

AVVOCATO

stente incertezza e precarietà lavorativa, l’eccessivo affidamento ad un Welfare sempre più debole, la complessità delle leggi e dei prospetti informativi, pure concepiti come elementi di tutela, fa sì che i risparmiatori si sentano poco preparati a gestire ogni scelta economica con la necess a r i a co n s a p evo le z z a sulle caratteristiche degli strumenti finanziari, sui rischi effettivi che si stanno correndo e sul modo migliore per proteggersi. E questa loro debolezza li porta scegliere gli strumenti finanziari (conto corrente, bancomat e carte di credito, mutuo, prestito personale, RC auto, RC capofamiglia, polizza Vita e infortuni, polizza malattia, risparmio/investimento) in modo non oculato né tempestivo. Ma perché è un problema essere poco ferrati in educazione finanziaria? Lo è, perché l’ignoranza ha un

prezzo, a volte non indifferente: ci si indebita di più e si risparmia meno. Come difendersi, allora? Uno strumento molto utile per identificare le esigenze e l’ordine di priorità in cui soddisfarle è la piramide della

pianificazione finanziaria-assicurativa. Alla base c’è la tutela di persone e cose che ci appartengono rispetto a shock economici inattesi, come quelli causati da eventi non prevedibili: divenire invalido, morire troppo presto, far fronte ad una richiesta di risarcimento per danni involontariamente causati a terzi … Attivi gestori di rischi che possano

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115

compromettere la sicurezza della famiglia, dunque, ma anche attenti pianificatori dei propri risparmi: gestendo al meglio i flussi di cassa per le necessità quotidiane, mantenendo una riserva di liquidità per affrontare spese impreviste, pianificando con anticipo il proprio pensionamento al fine di mantenere inalterato il proprio tenore di vita nel tempo e garantirsi un futuro sereno. Solo una volta risolte tali necessità primarie, è ragionevole dedicarsi alla crescita del proprio patrimonio, massimizzando in maniera equilibrata il rendimento dei propri risparmi e svincolandone una parte per rischiare di più. Lo so… molti dei lettori conoscono la piramide… capovolta! Per ripristinare gli equilibri sono necessarie decisioni consapevoli ed intelligenti. Perché se il cambiamento è inevitabile, la crescita personale è una scelta da non rimandare!

DI

DANIELA MURANO

Le differenze tra comunione legale e separazione dei beni

Matrimonio, quale regime patrimoniale? I coniugi possono decidere di modificare tale scelta stipulando delle apposite convenzioni matrimoniali er tutte le coppie che sono in procinto di contrarre matrimonio o di stipulare un’unione civile si pone il delicato problema di scegliere il regime patrimoniale della famiglia ossia il complesso delle regole che disciplinano la titolarità e l’amministrazione dei beni dei coniugi. A partire dal 20 settembre 1975, data di entrata in vigore della prima importante legge di riforma del diritto di famiglia, se i coniugi nulla stabiliscono all’atto del matrimonio o successivamente sono considerati per legge in comunione legale dei beni; viceversa gli stessi coniugi possono decidere di adottare il regime di separazione dei beni. Quali sono dunque le differenze tra la comunione legale e la separazione dei beni e perché i coniugi potrebbero preferire la prima alla seconda o viceversa? La comunione legale è stata prevista dal nostro legislatore nel codice civile quale regime patrimoniale legale della famiglia per tutelare l’uguaglianza giuridica e morale dei coniugi ovvero quando solo il marito percepi-

P

novembre - duemilasedici

sce reddito da lavoro mentre la moglie svolge attività di casalinga. Se si preferisce scegliere la comunione legale entrambi i coniugi saranno titolari di tutti i beni acquistati insieme o separatamente durante il matrimonio. Ciò vuol dire che anche se un acquisto è effettuato da uno solo dei coniugi l’altro diventa contitolare del bene acquistato. Lo svantaggio in questo caso è che la comunione legale è una comunione senza quote quindi fino allo scioglimento della stessa nessuno dei coniugi può vendere o disporre del bene senza il consenso dell’altro coniuge. Tra l’altro la comunione legale si scioglie in caso di morte del coniuge, di separazione personale ovvero di fallimento di uno o di entrambi i coniugi. Occorre tuttavia ricordare che non tutti i beni acquistati dai coniugi durante il matrimonio cadono in comunione legale: sono esclusi i beni pervenuti a ciascuno dei coniugi per successione o donazione, i beni di uso strettamente personale nonché i beni che servono all’esercizio della professione del sin-

golo coniuge. Non cadono in comunione legale nemmeno i beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno nonché la pensione di invalidità o da infortunio né i beni acquistati con il prezzo del trasferimento dei beni personali suddetti o con il loro scambio. In tal ultimo caso però il coniuge deve essere informato ed intervenire all’atto di acquisto. Per tutti quanti i beni che non cadono in comunione legale il coniuge acquirente conserva la titolarità esclusiva così come pure per tutti i beni acquistati precedentemente al matrimonio. Se invece i coniugi vogliono essere ciascuno l’unico proprietario dei beni acquistati personalmente anche durante il matrimonio essi devono sce-

gliere il regime di separazione dei beni. In tal caso gli stessi possono disporre dei beni in questioni a prescindere dal consenso del coniuge ad anzi, senza nemmeno informarlo dell’intenzione di vendere, donare o addirittura ipotecare il proprio immobile. Nella scelta fra l’uno e l’altro regime è altresì da considerare che entrambi operano rispetto a tutti i beni ad essi assoggettati: in altre parole i coniugi non possono decidere di far cadere in comunione legale soltanto determinati beni ed adottare il regime di separazione per gli altri. I coniugi possono però decidere di modificare in ogni tempo la scelta sul regime patrimoniale della famiglia stipulando apposite convenzioni matrimoniali qualora ritengano che il regime adottato non sia più compatibile con i propri interessi.

rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche


REUMATOLOGA

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115

DI

NELLA SANTORO

Quando l’osso è “fragile” può fratturarsi anche in assenza di traumi o cadute

L’Osteoporosi, una malattia silente ’Osteoporosi (OP) è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da riduzione della massa ossea e da alterazione della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente incremento della sua fragilità e della suscettibilità al rischio di fratture. In altre parole, l’osso osteoporotico è “fragile” e può fratturarsi anche in assenza di traumi o cadute. Fra tutte le malattie dell’osso, l’OP è quella più frequente e può colpire sia le donne che gli uomini, con una predilezione per le prime nel periodo post-menopausale. L’OP è asintomatica, ossia non causa dolori. La comparsa di dolore è associata alla presenza di una frattura, che in molti casi può essere il primo sintomo della malattia. Infatti si può avere l’OP da molti anni ma non saperlo. Segni indiretti di OP possono essere la progressiva riduzione dell’altezza, l’ipercifosi dorsale (dorso curvo) e l’iperlordosi lombare. Quando compare una frattura, que-

L

Una volta diagnosticata, può essere trattata con farmaci, ma anche integratori alimentari e chirurgia delle fratture sta di solito si accompagna a vivo dolore ed impotenza funzionale. Le fratture osteoporotiche interessano principalmente il polso, il femore e la colonna vertebrale nei tratti dorsale e lombare. L’OP si distingue in forme primitive e forme secondarie. Le forme primitive comprendono l’OP postmenopausale e l’OP senile; le forme secondarie si accompagnano a condizioni morbose quali le malattie reumatiche, ematologiche, tiroidee, oncologiche, intestinali, renali o all’uso di farmaci, alcol e fumo. Sulla base di questa classificazione si possono anche distinguere dei fattori di rischio per l’OP, distinti in modificabili e non modificabili. I fattori di rischio non modificabili sono l’età

PSICOLOGA

avanzata, il sesso femminile, la familiarità, il menarca tardivo e la menopausa precoce; quelli modificabili sono la dieta, le carenze alimentari (soprattutto deficit di calcio e di vitamina D), l’inattività fisica, l’abuso di alcol e di caffè, il tabagismo e le malattie suddette. La diagnosi dell’OP comprende diverse fasi, tra cui l’anamnesi e l’esame clinico, per individuare i fattori di rischio e le aree corporee dolenti nei siti di frattura; gli esami di laboratorio, per valutare il metabolismo fosfo-calcico ed eventuali deficit dietetici; gli esami strumentali, tra cui la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), con metodica DEXA (Densitometria ossea a raggi x a doppia energia) che è l’esame principe per definire la densità ossea e fare diagnosi di OP. La MOC-DEXA è consigliata alle donne e agli uomini di età superiore ai 65 anni e deve essere eseguita prima di questa età in

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.728115

presenza di condizioni predisponenti. Una volta diagnosticata, l’OP può essere trattata con farmaci, integratori alimentari e chirurgia delle fratture. La terapia farmacologica dell’OP dura diversi anni e richiede controlli medici periodici per valutarne l’efficacia clinica e gli eventuali effetti collaterali. È opportuno affiancare alle terapie farmacologiche un corretto stile di vita, inteso come praticare una moderata attività fisica, mantenere un peso corporeo ideale, assumere alimenti contenenti calcio e vitamina D (latte e derivati, verdura) e limitare (o eliminare) il consumo di alcol, fumo, caffè e farmaci osteopenizzanti. La diagnosi e la cura dell’OP sono quindi importanti per preservare il “patrimonio osseo” e per prevenire l’instaurarsi delle fratture osteoporotiche, che ancora oggi sono troppo spesso causa di morte soprattutto negli anziani.

DI

DEBORA PENNA

Un problema multifattoriale e legato alla sfera emotiva

La balbuzie nei bambini Necessario un intervento integrato, a livello logopedico e psicologico a balbuzie è un disturbo da collocare nella prima infanzia. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di “un disordine nel ritmo della parola, nel quale il soggetto sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo, a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà”. E’ una difficoltà che rende timidi, paurosi di sbagliare, tendenti a evitare situazioni sociali, con conseguente peggioramento della qualità della vita. La balbuzie non è ereditaria, si tratta di un problema multifattoriale e legato, in modo principale, alla sfera emotiva. I dati emersi in letteratura, mostrano che sia più corretto parlare di predisposizione. Si riscontra spesso che un figlio balbetti se a balbettare è uno dei genitori: ciò non prova necessariamente che la balbuzie abbia un’origine genetica. Inoltre, il genitore balbuziente rappresenta un esempio anche a livello comportamentale: tra le sue caratteristiche mostra modi di agire ansiosi che, in qualche modo, verranno assimilati dal figlio. Tre specifiche situazioni possono spiegare le cause psicologiche della balbuzie: aspettative eccessive da parte dei genitori nei confronti del bambino, alimentate da domande insistenti e pretese di perfezionismo con molta enfasi all’errore; situazioni di ansia, stanchezza e confusione, che alterano l’equilibrio

L

emotivo del piccolo; il desiderio del bambino stesso di fare bella figura prima di avere le capacità espressive. Nei primi anni di vita, i bambini inciampano frequentemente sulle parole ma se il bambino, di fronte alle sue normali disfluenze, viene punito, inizierà a provare ansia. Di conseguenza, l’ansia, dovuta alla paura di disapprovazione, si associa al momento di comunicare verbalmente. La paura

di balbettare porta a una costante attenzione “sul come si deve dire”, piuttosto che “del cosa dire”. Il bambino che prende consapevolezza di questa difficoltà e dell’importanza della parola nei rapporti sociali, può sviluppare stati d’ansia e insicurezza, manifestando, di conseguenza, l’incertezza nell’esprimersi. Si innesca così il circolo vizioso dell’eccesso di controllo. Un disturbo multifattoriale necessita di un intervento integrato: a livello logopedico deve ri-

durre il numero delle disfluenze emesse attraverso delle tecniche specifiche e, a livello psicologico, è necessario aiutare la persona ad affrontare le situazioni temute, anziché continuare a evitarle, attraverso metodi di intervento che influiscono sulle capacità cognitive, emotive e comportamentali. La terapia della balbuzie, quando si tratta di bambini, è diversificata in base all’età: può essere diretta solo al bambino, solo alla famiglia o a entrambi. I genitori che hanno figli balbuzienti possono seguire alcune regole: non anticipare il loro pensiero, terminando le parole o le frasi che stanno pronunciando; lasciare tutto il tempo di cui hanno bisogno per esprimersi e non mettergli fretta mentre parlano; cercare di parlare usando un tono di voce calmo e lento; fare una domanda alla volta e attendere la risposta prima di fargliene un’altra; non dire mentre balbetta frasi del tipo “fai un bel respiro”, “pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “parla bene”, “smettila di balbettare”; rispettare i turni comunicativi. Durante l’intervento, è importante tenere presente che, per un grande cambiamento, è necessario fare piccoli passi e armarsi di grande pazienza. Soprattutto è fondamentale sentirsi accettati e rispettati per quello che si è, indipendentemente dalla balbuzie: questo aumenterà la fiducia in sé stessi e l’autoaccettazione.

rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

in poche parole

Studenti cercano casa

E’ stata sottoscritta la convenzione tra Confedilizia e Apulia Student Service, autrice e promotrice del servizio ‘Cerco Alloggio’, vincitore del bando ‘Principi Attivi 2012’ finanziato dalla Regione Puglia, volto a regolarizzare il mercato degli affitti di appartamenti a studenti universitari. “La collaborazione - spiega Alessandra Granata del coordinamento legale di Confedilizia - prevede la realizzazione congiunta di iniziative e attività finalizzate all’erogazione di servizi integrativi e innovativi di informazione, assistenza e consulenza legale ai proprietari di immobili che aderiscono al servizio o sono soci dell’Associazione di Categoria”. “Per contrastare il dilagante fenomeno del mercato nero nella locazione di alloggi a studenti universitari e promuovere, di contro, il radicarsi di una cultura della legalità tra i proprietari degli immobili e i conduttori – afferma Carlo Monticelli, presidente di Apulia Student Service - l’A.Di.S.U. Puglia ha formalizzato con la cooperativa l’incarico per la realizzazione del progetto ‘Cerco Alloggio Puglia’”. Si tratta di una bacheca digitale di incontro tra domanda e offerta di case di qualità e con Confedilizia intende erogare servizi di assistenza e di consulenza ai proprietari di immobili che vogliano stipulare il contratto a canone concordato secondo quanto previsto dall’Accordo Territoriale. Il presidente di Confedilizia, Franco Granata, ritiene indispensabile questa collaborazione per promuovere la cultura della legalità, incoraggiando e stimolando il mercato degli affitti regolari attraverso la diffusione dell’uso del contratto a canone concordato e delle informazioni relative alle tipologie contrattuali previste per legge, le agevolazioni fiscali recentemente introdotte e la corretta procedura per registrare un contratto di locazione. La convenzione si fonda sulla semplificazione delle procedure di compilazione di un contratto di affitto: dal contratto a canone calmierato al calcolo del tetto massimo del canone stabilito dall’accordo territoriale per la stipula di contratti di locazione agevolati del Comune di Foggia. Info su: www.cercoalloggio.com.

novembre - duemilasedici

19


al femminile

L’incontro è stato moderato dal direttore di ‘6Donna, Maria Grazia Frisaldi

L’Aqv e l’immenso femminile: a che punto siamo?

Relatrice di punta, la prorettore UniFg Milena Sinigaglia: “Bisogna avere coraggio e saper sfidare sé stesse” ’associazione Qualità della Vita di dalla rivendicazione di ruoli e diritti, ma Foggia riparte dalle donne, e si è soprattutto di occasioni e opportunità. riproposta di indagare “l’immenso Ad aprire la serata è stato l’avvocato femminile” nelle sue molteplici sfuma- Luigi Miranda, presidente dell’Aqv che ture, stimolando sull’argomento un si è soffermato sul ruolo chiave delle confronto critico e un diadonne - “che, non possiamo logo proficuo. Per farlo, ha negarlo, hanno una marcia in messo in rete le esperienze più”, ha ammesso - nel dell’associazionismo, delmondo della politica e nei luol’informazione, dell’univerghi decisionali dell’Italia e sità e della scuola. Un dell’Europa. mondo di ingegni e talenti, La serata è stata modequello delle donne, particorata da Maria Grazia Frisaldi, larmente caro all’associadirettore responsabile del zione foggiana che, proprio mensile foggiano “6Donna”, da questo tema, ha deciso di unico free-press di genere far partire il suo nuovo anno della Puglia, che si è soffersociale. mata sull’importanza dell’inLuigi Miranda La serata, partendo formazione di genere, “che dalla presentazione del vonon vuol dire applicare un filtro lume “Sette Note di Vita” di Basilio rosa alla realtà, distorcendola. Ma siPaolo Colucci (Edizioni del Rosone), si gnifica togliere i paraocchi ad una soè interrogata sul valore, sull’impor- cietà a senso unico e accettare che tanza e sul ruolo ricoperto negli ultimi esiste un altro punto di vista - quello decenni dalle donne, nel costruire - delle donne - che non è certamente mattone dopo mattone - l’odierna so- esclusivo ma che è necessario per una cietà. Un percorso tutto in salita, partito visione delle cose che sia realmente

L

ispetto per le esigenze di tutti e sensibilizzazione alle problematiche: questi gli obiettivi del primo parco giochi inclusivo della provincia di Foggia, costruito ad Apricena, alla cui realizzazione ha collaborato la giovane architetto apricenese, Tiziana Di Sipio. La sua sensibilità l’ha portata a riuscire in una magia: trasformare un vecchio parco giochi, abbandonato da vent’anni, in uno spazio nuovo, sicuro e fruibile da tutti i bambini, anche quelli con disabilità. “In origine il progetto prevedeva la costruzione di giochi appositi per i portatori di handicap; il consiglio che ho apportato – afferma la Di Sipio – è stato quello di progettare il parco in maniera non ghettizzante, costruendo giostrine che avessero le sembianze di quelle che siamo soliti vedere in tutte le

plurale”. Relatrice di punta della serata è stata Milena Sinigaglia, prorettore dell’Università di Foggia, prima donna a ricoprire questo importante incarico presso l’UnFg e una delle pochissime in tutt’Italia. La sua testimonianza, diretta e a cuore aperto, è stata la dimostrazione che quel “tetto di cristallo”, che spesso incombe sulla testa di tante professioniste impedendo loro di assumere ruoli di prestigio, si può infrangere con il talento e la determinazione: “Bisogna saper accettare le sfide, e soprattutto avere il coraggio di sfidare sé stesse”, ha chiosato Sinigaglia. La parola è quindi andata all’autore del romanzo, che ripercorre gli ultimi 40 anni del 1900. Parliamo di atmosfere figlie della dolce vita e di quel sogno italiano che ha dato la stura alla rivoluzione delle donne, di cui oggi tutti possono beneficiare. Medico di professione e scrittore per passione, Basilio Paolo Colucci intreccia storie e destini di donne e di uomini, come le sette note sul

pentagramma, dando vita a armonie più o m e n o piacevoli. Il tavolo dei relatori: da sinistra Orlando, Sinigaglia, Vitale, Colucci e Frisaldi Un viaggio lungo quattro decenni, in cui a muo- l’istituto “Pacinotti” di Foggia, che vere i fili della società sono stati i sogni hanno presentato, come esperte mandelle donne che si sono avvicendate, nequin otto eleganti abiti sartoriali, mogenerazione dopo generazione. La se- delli ideati e prodotti da loro. Creazioni rata è stata impreziosita dagli interventi sostenute dalla dirigente scolastica di Pierpaolo Orlando, direttore dell’Ac- dell’istituto, Maria Antonia Vitale e dalla cademia di dizione di Foggia che ha in- professoressa Paolina La Manna reterpretato dei passi del volume “Sette sponsabile del corso di Moda dell’istituto. “Il nostro Note di Vita” e compito - ha spiealcune pietre gato la preside Vimiliari di tale - è sostenere la Madre Teresa creatività delle nodi Calcutta e stre giovani studenAlda Merini. tesse e donne, A chiudere incanalarla verso gli la serata sono obiettivi e liberarla”. state le stuAngela Dalicco dentesse del- Gli abiti artigianali delle studentesse del Pacinotti

R

aree giochi di ogni paese, ma dotate dei più alti standard di sicurezza. È questo che rende unico e speciale il parco di Apricena”. Un progetto che ha avuto il pieno assenso dell’Amministrazione ed è andato subito in cantiere. “L’inaugurazione del parco è avvenuta un mese dopo il terremoto ad Amatrice, per questo - continua l’architetto - abbiamo pensato di dedicarlo a ‘Gli Angeli di Ama-

20

Lo ha immaginato una donna, l’architetto apricenese Tiziana Di Sipio

Giochi non ghettizzanti, nasce il parco inclusivo L’esperimento realizzato ad Apricena dall’Amministrazione comunale trice’, oltre che come commemorazione delle tante anime innocenti volate troppo presto in cielo, anche come monito a non abbassare la guardia sulla sicurezza, ricordando cosa è successo e cosa non si deve ripetere”. A questi lavori sono seguiti poi altri di riqualificazione della villa, di messa a norma di vecchi giochi e la realizzazione di uno spazio riservato alla coltivazione di erbe aromatiche, per educare i bambini ed i più grandi al piacere dell’olfatto e alle innumerevoli risorse che la natura può offrire. Numerosi sono i giochi presenti nel parco, circa venti: un’altalena con cestone e rete per appoggiare la schiena, giochi a molle e l’esilarante “Easy Adven-

novembre - duemilasedici

ture”, quasi un’architettura nel per modalità e velocità di attuazione parco, una vera e propria palestra a delle operazioni nell’ambito del cielo aperto. piano triennale di edilizia scolastica. Se quella di Tiziana Di Sipio per In pratica, il Governo sostiene che il parco giochi è stata una collabo- Apricena sia l’esempio da seguire, razione, un progetto che in Puglia, come procedura invece porta la sua firma corretta e ottimale nella esclusiva e le ha procutempistica e realizzazione rato i complimenti del dei lavori finanziati dal Governo Nazionale è la piano triennale. Quella di messa in sicurezza della Tiziana di Sipio è un’espeScuola media ‘Fioritti’ di rienza maturata nel corso Apricena, che ha vinto un degli anni, sin dal suo L’arch. Tiziana Di Sipio bando ministeriale del primo incarico di asses2015 per ristrutturare l’immobile: il sore esterno nell’amministrazione suo lavoro è stato segnalato a livello del 2013. In occasione del suo breve nazionale dai tecnici della “Task ma intenso mandato, la giovane arForce” della Presidenza del Consi- chitetto ha avuto la possibilità di far glio dei Ministri quale migliore partecipare il suo paese, leader esempio, in tutta la Regione Puglia, nella produzione di marmi in Puglia,

al “Medistone Expo 2013”, ossia una fiera di marmi tenutasi a Bari, in cui Apricena ha riportato il ruolo di protagonista. Non solo. Il marchio “MADREPIETRA” della pietra apricenese porta proprio la firma della giovane architetto che si è occupata anche della realizzazione dello stesso in grande scala da portare a Verona, al “Marmomacc”, la fiera più importante del settore. Sui suoi progetti futuri, Di Sipio conclude: “Intendo proseguire sulla mia strada, cercando di valorizzare la nostra terra, dandole un riconoscimento a livello nazionale, il tutto in un’ottica di progettazioni trasversali e rispettose delle esigenze di tutti”. Leonarda Girardi


novembre - duemilasedici

21


foggia notes

Due donne ricordano il ‘sacrificio’ di Giovanni Panunzio

L’uomo che spezzò il filo del racket i sono periodi dell’anno, mesi e giorni precisi, che restano impressi, nel bene o nel male, nella memoria. Per Foggia, è evidente, il mese di novembre sembra destinato a lasciare sul calendario collettivo avvenimenti che hanno modificato sensibilmente la storia della città. 6 novembre 1992, alle 22.40 l’imprenditore Giovanni Panunzio viene raggiunto da una scarica di colpi di pistola e rimane ucciso in un agguato mentre percorreva via Napoli, alla guida della sua Y10. Panunzio veniva ucciso dopo 3 anni di minacce e tentate estorsioni. Tentate, perché il 51enne ex muratore diventato un professionista affermato nel campo dell’edilizia, non si era mai piegato alla richiesta di consegnare 2 miliardi di lire al racket, anzi tentò di ribellarsi denunciando i suoi estorsori. Ma la Foggia in cui echeggiarono i colpi esplosi per uccidere il costruttore, era una Foggia diversa da quella odierna. Una Foggia silente, che per anni aveva preferito voltare la testa dall’altra parte. Quell’episodio segnò una tappa fondamentale per chi ancora oggi combatte e contrasta fenomeni di tale portata: con la condanna all’ergastolo dell’assassino di Giovanni Panunzio, la Corte riconosceva per la prima volta l’esistenza del reato di asso-

C

Sul palco del Giordano, per non dimenticare il 6 novembre 1992: dopo 24 anni torna a Foggia il testimone di giustizia, Mario Nero ciazione per delinquere di tipo mafioso. Il primo passo per combattere un male. Ecco perché il sacrificio di Panunzio, l’uomo che per primo spezzò il filo del racket, non è stato vano. Lo ribadiscono tutti i giorni con forza, attraverso l’associazione che porta il suo nome, i suoi famigliari e quanti hanno deciso di abbracciare la causa onorandone la memoria. E lo hanno fatto anche domenica 6 novembre con una cerimonia commemorativa a 24 anni dal suo assassinio. Sul palco del Teatro Giordano, si sono avvicendati tanti ospiti dal mondo della magistratura che hanno riportato testimonianze preziose di chi ogni giorno combatte la mafia e di chi c’era durante quel periodo delicato in cui le coscienze vennero brutalmente scosse. Sono intervenuti al dibattito il Procuratore aggiunto del Tribunale di Bari, Pasquale Drago, l’ex commissario di polizia

libro torna sulla vicenda dell’imprenditore foggiano delineandone un profilo umano, anche attraverso aneddoti di coloro i quali lo ebbero come padre, marito e nonno. Un omaggio che vuole essere un monito per la città, affinché non dimentichi questa pagina della sua storia, e uno strumento, per quanti non conoscono la vicenda dell’omicidio Panunzio, che sottolinei quanto l’intento pedagogico di un libro come questo sia fondamentale perché il libro della contribuisca a formare giornalista Miuna coscienza civica, a chela Magnipartire proprio dai più fico, “6 giovani. Ai momenti di rinovembre 1992, flessione si sono alterNelle due foto: i relatori della serata il coraggio di un nati momenti musicali a uomo”, edito da La Meridiana. Scritto cura del M° Luciano Fiore che ha diretto con la collaborazione di Giovanna Bel- il Coro Dauno U. Giordano, il soprano Riluna, nuora di Panunzio, e con la prefa- palta Bufo e il M° Fabrizio. I monologhi zione di Agostino de Paolis, allora capo teatrali scritti da Marcello Strinati e indella Squadra Mobile di Foggia e attuale terpretati da Stefano Corsi e Stefano primo dirigente della Polizia di Stato, il Tornese del Centro Universitario TeaEnnio Di Francesco, il procuratore generale della Corte d’Appello di Potenza Massimo Lucianetti, Dimitri Lioi, presidente dell’associazione Panunzio, Eguag l i a n z a , Legalità, Diritti. Ma la serata è stata soprattutto l’occasione per presentare

trale - Cut Foggia, hanno riportato in vita pensieri e parole di Giovanni Panunzio e Mario Nero, il testimone di giustizia, “l’uomo senza volto” che perse per sempre la sua libertà quel 6 novembre di 24 anni fa, quando decise di raccontare quello che aveva visto. Un uomo che, grazie all’impegno dell’associazione è riuscito a tornare dopo 24 anni a Foggia e ha potuto finalmente guardare in faccia la sua città per dire a gran voce che ancora tanto c’è da cambiare, soprattutto le coscienze di ognuno. “Perché non bastano proclami e manifestazioni – ha detto Mario Nero, con la voce rotta dall’emozione - se poi ognuno torna a curare il suo orticello. Bisogna avere il coraggio di alzare la testa e denunciare, non piegarsi a logiche fin troppo radicate”. Giovanni Panunzio, per dirla con le parole di Mario Nero, è stato un vero costruttore, ha posto le basi per una società migliore. E il palazzo della legalità sarebbe già terminato, se avessimo seguito il suo esempio. Ilaria Di Lascia

Al via, a Foggia, la prima edizione del Festival del Cinema di Genere. Tra gli sponsor, il mensile ‘6Donna’

‘Vogliamo anche le rose’, il cinema delle donne L’evento promosso dalla Consigliera di Parità della Provincia di Foggia con Cinemafelix l centro del cartellone, vi è una data emblematica: il 25 novembre, Giornata Mondiale del contrasto alla violenza di genere. E’ la data-simbolo che tiene insieme, e dà forza e sostanza, alla prima edizione del Festival del Cinema di Genere ‘Vogliamo anche le rose’ promosso dalla Consigliera di Parità della Provincia di Foggia, Antonietta Colasanto, in collaborazione con Cinemafelix. “Dopo anni di percorsi di sensibilizzazione effettuati in maniera tradizionale, quest’anno abbiamo pensato di avvicinarci alle donne, agli uomini ed alle giovani generazioni utilizzando lo strumento audiovisivo, capace di arrivare oltre alla loro mente, soprattutto al cuore”, spiega Antonietta Colasanto. “Ad ogni film seguirà il momento del dibattito con la partecipazione

A

di ospiti che discuteranno insieme al pubblico il contenuto del lavoro, per stimolare il dialogo che si spera abbia la caratteristica della confidenzialità”. “L’obiettivo è quello di utilizzare il cinema come potente strumento pedagogico”, spiega Tommaso Campagna, responsabile della programmazione cinematografica di Cinemafelix, “diretto a quelle categorie che hanno maggiore bisogno di una formazione al fine di modificare alcuni comportamenti che possono poi condurre ad episodi criminosi”. Non è un caso che l’organizzazione abbia rivolto un invito mirato alle Scuole di Area Vasta chiedendo ai dirigenti scolastici di sollecitare la partecipazione degli studenti delle scuole secondarie superiori alle proiezioni. A sostegno della prima edizione del Fe-

stival del Cinema di Genere, un nutrito stuolo di partner, tutte realtà impegnate sul versante della lotta alla vioAntonietta Colasanto lenza di genere: l’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, Fondazione Apulia Felix, Magna Capitana, Club Unesco Foggia, Fidapa Capitanata, Adecoc, Advisal, Consulta Pari Opportunità del Comune di Foggia, Confartigianato Impresa Donna, Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Foggia ed il mensile di genere 6Donna. Maria Grazia Frisaldi

IL PROGRAMMA Ad aprire il Festival del Cinema di Genere di Foggia è stata, lo scorso 8 e 9 novembre, la proiezione del film “Bellissime”, di Giovanna Gagliardo. La programmazione proseguirà con la visione, martedì 15, di “Riso amaro”, di Giuseppe De Santis, primo film di una certa notorietà internazionale in cui si mette in rilevo la condizione di sfruttamento lavorativo delle mondine nelle risaie del vercellese, mentre mercoledì 16 sarà la volta della pellicola che dà il nome all’intera rassegna: “Vogliamo anche le rose”, di Alina Marazzi. Martedì 29, “Mobbing - mi piace lavorare”, di Francesca Comencini per esaminare lo sfruttamento di genere nel lavoro

22

novembre - duemilasedici

impiegatizio e mercoledì 30, “Triangle”, uno degli ultimi lavori della regista Costanza Quatriglio, un film, di forte impatto emotivo e documentaristico. Come già evidenziato, tutto il calendario ruota attorno alla data del 25 novembre, Giornata Mondiale del contrasto alla violenza di genere, durante la quale è previsto un matinée per le scuole, con la proiezione del film “La vita possibile” di Ivano De Matteo. Tutti gli spettacoli si terranno nel corso del mese di novembre, nell’Auditorium di Santa Chiara, alle ore 20,30 con accesso libero e gratuito.


sguardi d’arte A Castel del Monte la ‘Matematica e Bellezza’ curata dal prof. Antonino Zichichi

Storie di numeri e di misteri che tutto sottendono Fibonacci, il Numero Aureo e i legami con Federico II al centro della mostra di Andria C’è ancora tempo per visitare la mostra “Matematica e Bellezza. Fibonacci e il Numero Aureo” ospitata nelle quattro sale del pian terreno del maniero di Castel del Monte diretto da Alfredo de Biase. Ad essere esposti sono capolavori di tutti i tempi, alcuni dei quali riprodotti in scala come la celebre “Scuola di Atene” dipinta da Raffaello per papa Giulio II nelle Stanze Vaticane a Roma, o il così detto “Uomo vitruviano” di Leonardo da Vinci, un disegno conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che riprende i canoni antropometrici enunciati da Vitruvio nel De architettura, oltre a opere di Giotto di Bondone, Botticelli, Giorgione e Michelangelo. Ad ispirare il tema dell’esposizione è la concordanza tra alcuni assunti della cosìddetta Sequenza o serie di Fibonacci costituita da una successione di numeri ciascuno dei quali è la somma dei due che lo precedono, con il rapporto aureo a cui tende il valore che si ricava frazionando il successivo e

il precedente termine della serie, questa sezione aurea sottende al progetto “illuminato” del castello federiciano di Andria, citato una sola volta nei documenti dell’impero, nel 1240 solo dieci anni prima che Federico II morisse a Castelfiorentino in agro di Torremaggiore. Le proporzioni armoniche della sequenza di Fibonacci sono messe in relazione quindi in mostra anche al numero aureo, quel numero “perfetto” che si ritrova nella dimensione naturale delle cose e che dispone in modo proporzionato gli elementi del Creato e dell’universo tutto. Ma De divina proportione è il titolo di un trattato redatto dal matematico rinascimentale Luca Pacioli, illustrato da sessanta disegni dallo stesso Leonardo e pubblicato nel 1509. In questo trattato Pacioli ricercò nella proporzione dei numeri, i principi ispiratori in architettura, arte e scienza, della Natura; questa “dimensione aurea” contiene in sé il germe dell’irrazionalità ma finisce per generare anche quello che si può considerare a tutti gli effetti un

sentimento di orcurva si dine. trova in naIl numero tura in una [“phi”] genera a conchiglia. sua volta una spiLe spirale logaritmica rali del che si dipana alNautilus l’interno del retsono cotangolo aureo struite formato dall’acsulla strutcostamento di tura della due rettangoli che spirale losi sdoppiano in garitmica e proporzione algela crescita brica, questa fu del molluscoperta da Resco e delnato Cartesio nel l’ampiezza 1638. Cinquanta degli strati anni dopo fu un della conaltro famoso machiglia ne tematico, Jackob lascia inalL’opera di Bruno Ceccobelli Bernoulli a scoterata la prire molte altre forma. sue proprietà, e a rimanerne talIn particolare è l’opera di Bruno mente affascinato che ne volle una Ceccobelli che sembra possa contescolpita sulla sua pietra tombale, nere al suo interno l’idea della spiaccompagnata dalla scritta latina rale che tutto avvolge e tutto genera; “Eadem mutata resurgo” (Sebbene il pittore che vive e lavora a Todi cambiata, rinasco identica). Questa sembra rielaborare in forme spiri-

tuali, alcune temtiche care alla pittura divisionista e simbolista. La mostra, curata dal professor Antonino Zichichi, ospita - oltre a quella di Ceccobelli -, opere di artisti contemporanei quali Alberto Biasi, Gragorio Botta, Giorgio de Chirico, Piero Guccione, Giacomo Manzù, Piero Pizzi Cannella e Oliviero Rainaldi. Inoltre nel percorso espositivo è presente anche una immagine del portale monumentale di Castel del Monte in breccia corallina del Gargano, che risulta inscritto nelle sue direttrici principali, in un pentagono che è scomponibile in triangoli che danno vita ad una figura al centro di un pentagono inverso. Il disegno, nella sua complessità, definisce quella che viene chiamata la Stella di Pitagora le cui diagonali rappresenterebbero gli stati della materia mentre al centro sembra si possa intraprendere due viaggi a partire da essa: uno verso l’infinitesimo e uno verso l’infinito. Un viaggio dunque fuori e dentro di sé. Francesca Di Gioia

novembre - duemilasedici

23


24

novembre - duemilasedici


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.