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La vincitrice Marianna Balducci: “Ecco la mia scuola del desiderio”


sommario

editoriale di Maria Grazia Frisaldi Il numero di 6Donna che state per sfogliare potrà sembrarvi, a prima vista, autoreferenziale. Vi sbagliate. Il numero di Marzo non è un numero che parla della redazione del nostro free-magazine, della prima edizione del premio dedicato alle eroine di ogni giorno o dei progetti che intendiamo realizzare sul territorio, per la città. E’, invece, un numero che parla di voi lettori, della vostra sensibilità nell’individuare donne speciali, grattando via la patina della quotidianità che rende loro straordinariamente ordinarie, diversamente normali. Speciali, appunto. E’ un numero che racconta un’altra faccia di Foggia: una città insolitamente viva e vitale, nonostante troppo spesso ci appaia stanca e senza stimoli; una città generosa, concreta e operosa che ci fa mettere da parte, almeno solo per un attimo, le ansie e le preoccupazioni di tutti i giorni. Questo numero, nasce dall’entusiasmo per il successo riscosso dal “Premio 6Donna”, una pazza idea partorita da questa redazione, ma che è stata immediatamente compresa e condivisa dalla città. Ed è questo l’aspetto che ci inorgoglisce di più. Una serata-evento resa ancora più bella dalla rete di artisti che hanno sposato la causa: tante attrici, una musicista, una danzatrice ed un illustratore/vignettista che hanno donato i loro talenti e la loro arte, contribuendo a mettere su l’evento. Una serata resa possibile grazie alla Fondazione Apulia Felix, presieduta da Giuliano Volpe, che ci ha ospitato nell’auditorium ‘Santa Chiara’, e all’associazione “Il cortile e il pancotto” che ha patrocinato l’evento. Un ulteriore ringraziamento, va al nostro editore Franco Di Gemma, che ha scommesso insieme a noi su questa iniziativa. Tutti i nostri sforzi sono, infatti, orientati a confezionare il migliore prodotto possibile, secondo le nostre potenzialità e possibilità. Come ulteriore crescita di questo mensile ormai adolescente, 6Donna acquista 4 cm e diventa full color: un altro investimento finalizzato a rendere sempre più piacevole il nostro appuntamento mensile. Il numero di 6Donna che state per sfogliare potrà sembrarvi, a prima vista, autoreferenziale. Vi sbagliate. Il numero di Marzo che state per leggere è dedicato a voi, e parla di voi.

Buona lettura!

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Attualità 4

Pronto Soccorso, I numeri dell’emergenza

19 Ginecologa: Parto Cesareo: quando e perchè Chirurgo Pediatrico:

Focus Speciale Premio 6Donna

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L’elogio della (straordinaria) normalità La vincitrice Marianna Balducci: “Ecco la mia scuola del desiderio” Premi e menzioni speciali

Politica 8

Senza “50&50” Alla condizione dei “cavernicoli”

Moda 9

Nuove collezioni Cerimonia: come Madre Natura

Salute 12 Obesità infantile: Grasso non è bello

Ambienti 15 Tra benessere e armonia: cos’è il Feng Shui?

Incontri 16 Gegè Telesforo e i sogni ancorati alla ’zolla’

Rubriche 18 Medico Cav: Alimenti e farmaci, mix imperfetto Dentista: Salute orale in gravidanza

marzo - duemilaquindici

Stenosi ipertrofica del piloro

19 Cardiologa: Pervietà del forame ovale Esperta in nutrizione: L’alimentazione del bambino

22 Psicologi: Omosessualità: patologia o normalità Avvocato: Cos’è l’affitto “con riscatto”


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attualità

A febbraio visitati 5mila pazienti ed erogate 25mila prestazioni

A cura di Maria Grazia Frisaldi

Pronto Soccorso, i ‘numeri’ dell’emergenza Tra criticità, tempi d’attesa e sanità 2.0: in arrivo 6 medici e 12 infermieri Procacci: “Sembra una catena di montaggio, ma diamo risposte a tutti”

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badigli e preoccupazione nella sala d’attesa; l’occhio guarda più volte l’orologio, mentre aumenta l’apprensione e le telefonate si rincorrono. Chi è più esperto cerca di tranquillizzare i novizi: “Ci vuole tempo. Hai sentito? E’ appena arrivata un’ambulanza”. Ci si mette, quindi, l’anima in pace e si torna ad aspettare. In quel limbo di facce, sospiri pesanti e preoccupazione c’è un cartello che recita “Vietato l’ingresso”, ben chiaro sulla porta. Eppure c’è sempre il parente di turno che decide di sfidare la pazienza di medici e infermieri trasformando il (legittimo) diritto di conoscere le condizioni di salute di un congiunto, in un intralcio al lavoro altrui. Sulle prime, si crede furbo; quando poi viene fatto allontanare, si lamenta cercando sostegno nel pubblico presente. Come un film già visto, un copione che Dottor Procacci, da un mese, sul portale della Salute della Regione Puglia, sono consultabili gli accessi al pronto soccorso e i tempi di attesa stimati. E’ cambiato qualcosa? Per ora non abbiamo rilevato grossi cambiamenti. Credo che il sistema sia ottimo, ma ci vorrà del tempo affinché possa portare variazioni significative. Chi arriva in pronto soccorso, arriva perché ne ha bisogno: siamo il classico “faro nella notte” e non credo che i pazienti si facciano condizionare dai tempi d’attesa o dal numero delle presenze latenti. L’idea, però, è anche quella di disincentivare gli “accessi impropri”… Sì, certamente. Ma non è questo il nostro principale problema. Abbiamo calcolato che i codici bianchi e verdi gravano sul carico di lavoro non più del 67%. Una percentuale davvero irrisoria. A proposito di tempi d’attesa, quali sono? Perché fanno così paura? I tempi di attesa non sono così spaventosi: in media 40/50 minuti per i codici gialli. In questo momento (15.30 del 12 marzo, ndr) la media è 40 minuti. Nelle ultime otto ore 21 pazienti sono stati già visitati e ricoverati in pronto soccorso, mentre quelli trattati sono stati 60. Sono numeri che, proiettati sulla giornata-tipo ci portano a 180-200 soggetti visitati e trattati. Nel mese di febbraio i pazienti visitati sono stati circa 5000 (2003 codice verdi, 2446 codice giallo, 16 codice bianco e 271 pazienti in fin di vita - codice rosso) con tempi d’attesa variabili da 12 a 62 minuti, ad eccezione dei codice rosso che, ovviamente, non attendono nulla. In questi 28 giorni, sono state erogate 24.867 prestazioni, ovvero quasi 5 prestazioni per paziente (ventilazione, rianimazione, elettrocardiogramma, ecografie, raggi etc etc…). Di fronte a questi numeri, il pronto soccorso può sembrare una catena di montaggio: l’importante è dare una risposta

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si ripete. Chi è stato costretto, gioco o forza, a fare ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso non avrà fatto fatica a riconoscere una situazione di questo tipo. “Quando vieni qua sai quando entri e non sai quando esci”, spiega un uomo sulla soglia della porta. A differenza di altri è più sereno. O forse solo rassegnato: lascia intendere di essere esperto - suo malgrado - di queste situazioni, di esserci già passato altre volte. Al pronto soccorso di Foggia si lavora sempre ad alti giri. Come una catena di montaggio: in media sono oltre 200 i pazienti che ogni giorno vengono visitati, ma nei periodi più acuti (in pieno inverno ed in piena estate, nei giorni di festa o nelle “campagne influenzali”) il dato medio si gonfia fino a sfiorare punte di 350 pazienti al giorno. Non sembra aver fatto miracoli

a tutti. Tolti gli accessi impropri, qual è allora il principale problema? Il sistema sanitario si sta trasformando profondamente: ci sono razionalizzazioni sulla capacità di accogliere pazienti nelle strutture ospedaliere, con chiusure e pesanti tagli di posti letto. E’ chiaro che, parallelamente a questo, doveva esserci una crescita della medicina del territorio, che evitasse che i pazienti arrivassero in condizioni cliniche tali da doversi rivolgere in ospedale. Il territorio, però, non è cresciuto per niente, e il cittadino può bussare solo al pronto soccorso, che è rimasto l’unico presidio utile. Questa situazione ha certamente portato ad una più appropriata gestione dei ricoveri in ospedale, ma nelle situazioni di acuzie si crea un corto circuito: il territorio non è in grado di gestire i pazienti, che si rivolgono al pronto soccorso, che però non è in grado di allettare i pazienti in ospedale. Il pronto soccorso, così, resta ingolfato e si carica del peso assistenziale… Esatto. Dietro il sistema di emergenza che sta crescendo sempre più, la rete ospedaliera arranca ad accettare pazienti. In casi eccezionali, abbiamo allettato e trattato fino a 40 pazienti gravissimi, da seguire insieme a Il Primario Vito Procacci

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l’iniziativa (utilissima per chi è sempre connesso) lanciata sul portale Sanita.puglia.it che permette di essere aggiornati H24 sul numero di pazienti presenti in contemporanea in tutti i pronto soccorso del territorio, sui codici già presenti in loco e sui tempi di attesa. E’ la sanità 2.0 e - in teoria - dovrebbe contribuire da una parte ad oliare un meccanismo gravato da un numero importante di pazienti in entrata, dall’altro dovrebbe disincentivare gli “accessi impropri”, ovvero i codici bianchi e tutti quei casi che non presentano caratteristiche di emergenza/urgenza. Cosa c’è oltre la porta, in oltre 700 mq, pochi lo sanno. Un ospedale in miniatura, con 33 posti letto, una struttura sub-intensivistica con i casi gravissimi da trattare o stabilizzare, e tutte le piccole e grandi urgenze da gestire. Ne abbiamo parlato con il primario Vito Procacci.

tutte le urgenze del pronto soccorso. In che modo? Abbiamo potenziato le capacità assistenziali del dipartimento di emergenza e creato strutture di accoglienza alternative al classico ricovero ospedaliero che sono i posti letto tecnici di osservazione, quelli tecnici di medicina d’urgenza e quelli della medicina subintensiva, per un totale di 33 posti letto. In quest’ultima struttura vengono trattati pazienti gravissimi, sottoposti a meccanismi di stabilizzazione delle funzioni vitali. Senza queste strutture avremmo avuto un aumento incredibile della mortalità. Ricordo che 20 anni fa il pronto soccorso era poco meno della portineria dell’ospedale. Oggi la medicina d’urgenza, è il centro di tutto il sistema. Aumentano le responsabilità ma non le risorse umane. Già. Abbiamo dovuto raddoppiare il pronto soccorso

Pronto Soccorso, aree rosse e gialle

(da 350 a 700 mq) con gli stessi operatori. Adesso, per gli effetti di uscita del piano di rientro - perdoni il gioco di parole - stiamo cominciando ad operare una certa quota di assunzioni che dovrebbe portarci allo standard deliberato dalla Regione Puglia e normato dalla delibera 22/51 sul riordino del sistema urgenza/emergenza, grazie alla quale presto verrà incrementata la quota medici e infermieri. Ovvero? Per allinearci agli standard previsti verranno assunti, a Foggia, 6 medici d’urgenza, che passeranno dai 24 attuali a 30, e 12 infermieri (da 42 a 54). Questi i numeri minimi previsti per gestire la realtà assistenziale del pronto soccorso con tutti i posti letto. Sarebbe il minimo necessario… Sì, si può parlare solo di minimo necessario. A Foggia, in Puglia e ormai in tutt’Italia. Non possiamo permetterci il lusso di andare oltre… Nonostante gli sforzi, però, il pronto soccorso resta bersaglio di lamentele… Il cittadino percepisce in modo distorto la nostra realtà. Laddove una struttura sta fornendo risposte importanti, lui percepisce l’attesa e l’affollamento. Ma non è un problema legato ai numeri. Bisogna pensare in termini di risposte e non in termini di fastidi, di percezioni. E’ inutile sparare sulla croce rossa. E’ nostra cura impegnarci affinché le risposte vengano date nel modo più celere, dignitoso e rispettoso possibile. Sono infatti convinto che la sanità pubblica sia la forma più sacra che una democrazia possa avere al suo interno. E che non vada mai offesa. A volte ci possono essere momenti di tensione (la nostra è una professione ad alto rischio burn out) e spesso i pazienti arrivano già prevenuti. Secondo lei, i pazienti sono a cono-

scenza di tutte queste problematiche? Sì, certo che sì. Basta passare qualche ora nel pronto soccorso, per rendersi conto del traffico che c’è…

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Dalila Campanile Irma Mecca Mariangela Mariani Rubriche dott.ssa Tiziana Celeste dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Maria Nobili dott.ssa Alessandra Zanasi dott.ssa Valentina La Riccia Avv. Daniela Murano dott.ssa Dora Cocumazzi Arch Nicoletta Ingelido Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19 e-mail marketing@6donna.com Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia


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focus

Speciale Premio

Una serata-evento per celebrare l’impegno, con i talenti della nostra città

6Donna

A cura di Maria Grazia Frisaldi

L’elogio della (straordinaria) normalità Oltre 35 segnalazioni, altrettante storie di donne preziose ed esemplari

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Le attrici di ScenAperta (Foto Star)

Le attrici Rosa D’Onofrio e Mirna Colecchia (Foto Star)

Tonio Sereno (Foto Star)

Ada Santamaria (Foto Star)

Mariangela Conte (Foto Star)

Rosanna Lo Mele (Foto Star)

Umberto Romaniello (Foto Star)

Le attrici del CUT - Centro Universitario Teatrale (Foto Star)

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er noi c’era il pubblico delle grandi occasioni: i nostri lettori, giudici attenti e amorevoli, che da oltre 10 anni seguono il lavoro e le varie evoluzioni del free-press ‘6Donna’. Un pubblico che con la sua presenza massiccia (l’Auditorium ‘Santa Chiara’ era occupato in ogni ordine e grado, esaurendo anche i posti in piedi) ha dimostrato di aver sposato la causa del “Premio 6Donna”, pazza idea partorita lo scorso dicembre in redazione, per omaggiare le eroine di ogni giorno che rendono viva e vitale una città che troppo spesso appare stanca e senza stimoli. Nessuna crociera, tantomeno ricchi premi e cotillon: il nostro era un pretesto per affacciarsi in una dimensione diversa della città, mettere il naso in quella Foggia concreta, generosa ed operosa che schiva i riflettori e non fa nulla per mettersi in evidenza; era un pretesto per dire ‘grazie’ a tutte le donne che, ogni giorno, in silenzio, lavorano sodo e duro per contribuire al benessere di tutti. Senza chiedere nulla in cambio.

IL PREMIO 6DONNA - come lo ha splendidamente raccontato la collega Mariangela Mariani, che ha presentato la serata - è stato “coltivato come un matrimonio che si combina in fretta, perché non si vede l’ora di andare all’altare”. L’idea ha entusiasmato tutta la redazione, conquistando sin da subito l’editore. E lo stesso deve essere stato per i lettori che ci hanno inviato segnalazioni, raccontato storie, descritto supereroine del quotidiano. Tra tutte le candidate, a conquistare la redazione di 6Donna è stata la maestra Marianna Balducci (vedi pagina accanto), un mix inedito di entusiasmo, impegno e senso del dovere. Ma un Il pubblico presente (Foto Star) solo premio non ci poteva soddisfare. Per questo abbiamo istituito due menzioni speciali: “Piccola Donna”, consegnata a Sara Francavilla, 11 anni e una sensibilità rara e preziosa, e “Premio Produttività”, consegnato ad Anna Virgilio, barista impiegata presso il bar dell’Assori, a Foggia. A premiare Anna Virgilio è stata la direttrice marketing di 6Donna, Angela Dalicco, che ha ripercorso, in

breve, la vita del free-magazine edito dalla Publicentro, le difficoltà superate, la fiducia di lettori e inserzionisti conquistata a fatica e mai delusa. “Per noi – ha concluso – essere qui è il più grande successo”.

UNA VERA E PROPRIA FESTA

Rosa D’Onofrio ha dato corpo e sostanza ai versi di Cesare Pavese e Alda Merini e ha poi emozionato con la lettura della candidatura presentata per la piccola Sara. Un suggestivo viaggio in musica è stato quello offerto da Rosanna Lo Mele ed il suo particolare strumento musicale: una scultura percussiva per sonorità tutte da indagare e scoprire. A chiudere gli interventi artistici l’incontenibile verve comica dell’attrice Mirna Colecchia.

per celebrare l’impegno. Questa la nostra idea. E a renderla possibile sono stati alcuni artisti della città che hanno generosamente donato VINCITRICE IN PECTORE. la loro arte ed il loro talento per creare in tempi record una serata-evento. Gli artisti che hanno Daniela Marcone, chi non la conosce. Lei è accettato il nostro invito sono passati quasi tutti davvero una eroina di tutti giorni. Il suo cognome sulle pagine del nostro ricorda ogni giorno l’impegno giornale: come le attrici di nella lotta contro tutte le mafie; ScenAperta, che hanno il suo ‘esserci’ sempre e coproposto un estratto dello munque ne è la dimostrazione spettacolo ‘1522’: sono le tangibile. A suo nome sono cifre del numero antiviogiunte in redazione ben cinque lenza e antistalking attivato candidature: Foggia la ama e la dal ministero per le Pari stima. Purtroppo, il suo impegno in prima linea (è la coordiOpportunità, uno spettanatrice provinciale di ‘Libera’) la colo volutamente forte, M. Mariani e D. Marcone (Foto Star) rendeva incompatibile con i recome un pugno nello stoquisiti del premio, che ricercava solo donne che non avessero mai ricoperto cariche in associazioni, enti, cooperative. Lei, però, non ha fatto mancare la sua presenza. Il suo intervento è stato uno dei momenti più alti della serata: a cuore aperto, Daniela ha ripercorso la storia di suo padre Francesco, che un pomeriggio di 20 anni fa, si è fusa inevitabilmente con la sua. Ha raccontato del coraggio che nasce dal dolore, di una giovane ‘donna del futuro’ sbocciata sull’esempio di una ‘donna del La redazione di 6Donna (Foto Star) passato’, sua nonna. Daniela, lo scorso 8 marzo, ha premiato il maco, perché futuro attraverso la piccola Sara Francavilla. Inl’ e n t u s i a s m o sieme a loro, sul palco, anche l’illustratore e vidella festa non ci gnettista Umberto Romaniello, che ha creato - in faccia dimenti- esclusiva per 6Donna - una striscia del fumetto care le nostre Federica e le sue marachelle che è diventata il battaglie-capitali. premio, unico e speciale, per una piccola, grande Eleganza e fem- donna. La prima edizione del Premio 6Donna è minilità, nella stata archiviata. Un’idea nata solo qualche mese preziosa perfor- fa e realizzata in un batter di ciglia. Abbiamo mance della dan- corso il rischio di qualche sbavatura e abbiamo zatrice Ada Santamaria, che ci ha mostrato ‘ali e preferito l’imperfezione, in una caccia durata radici’ delle danze orientali, troppo spesso anco- forse troppo poco, eppure così fruttuosa. Lavorerate a falsi miti, frutto di una cultura mediata per- remo alla prossima edizione un intero anno e lopiù da cinema e letteratura. La parabola sarà nominata una giuria qualificata, nonostante involutiva/evolutiva del ruolo della donna nella ci riserveremo un ruolo di garanzia per la scrustoria, era invece il fulcro della performance delle polosa verifica delle candidature. Iniziate a racattrici del Cut Foggia, il Centro Universitario Tea- contarci altre storie, presentateci altre donne trale. La voce inconfondibile della performer straordinarie. Foggia ne ha bisogno.

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focus

Premio 6DONNA Eroina di ogni giorno

Maria Grazia Frisaldi, direttrice responsabile 6Donna, premia Marianna Balducci Il premio: prototipo di un gioiello raffigurante il logo di “6Donna” realizzato dall’artigiana orafa Santa Ricco

Speciale Premio

E’ amata dai suoi piccoli alunni tanto quanto è apprezzata dai loro genitori e nonni, come quelli che l’hanno segnalata alla redazione di 6Donna. Stimata dai colleghi per continuità, correttezza ed irreprensibilità sul lavoro, profonde tutto il suo impegno per instillare con dolce fermezza l’amore per lettura, e per creare solide basi sulle quale far germogliare, con ferma dolcezza, il senso critico ed i valori della legalità, dell’universalità e del vivere civile nella generazione di domani. Il suo impegno nel sociale è la trasposizione oltre le mura scolastiche di una professione vissuta come missione e concretizzatasi in progetti e attività a favore dei piccoli degenti del reparto di Neuropsichiatria Infantile degli Ospedali Riuniti di Foggia.

6Donna

Marianna Balducci, foggiana, mamma e insegnante ‘per vocazione’. A lei la prima edizione del Premio 6Donna

“Ecco la mia scuola del desiderio” “La scuola diventa banale quando ci accontentiamo. Dobbiamo osare”

All’indomani della premiazione, nella sua aula, tra i suoi bambini, Marianna Balducci - la maestra vincitrice della prima edizione del Premio 6Donna - appare decisamente più a suo agio. Ma non per questo meno emozionata. Negli occhi, infatti, brilla ancora la luce di una gioia inaspettata, di un riconoscimento inatteso per quanto svolto, ogni giorno, con passione e impegno tra le mura scolastiche. Non solo dietro la cattedra, tra i banchi, sporcandosi le mani di vernici e colori con i suoi alunni, appassionandosi ad ogni cosa come la prima volta, per appassionare tutta la classe. Non a caso, il suo primo pensiero è quello di condividere il premio ricevuto con i suoi alunni, tutti quelli che le sono passati nel cuore in quasi 40 anni di lavoro e che non ne sono più usciti; quelli diventati adulti e che, di tanto in tanto, tornano per un saluto, per ringraziarla di aver insegnato loro un metodo di studio e di impegno, di cui oggi raccolgono i frutti. Sono quegli stessi ex-alunni, ormai diventati uomini e donne, che alla notizia della morte dell’attore Robin William, il protagonista de L’attimo fuggente, hanno inviato decine e decine di messaggi alla loro maestra: “Il nostro professor Keating sei stata tu!”. Di ognuno conosce pregi e difetti, limiti da superare e potenzialità da valorizzare, ma in modo creativo, grazie a tutte le idee e le progettualità

che la sua mente partorisce ogni anno. “Non ho mai seguito lo stesso programma due volte”, spiega con un piglio di orgoglio. E poi giù a snocciolare tutte le attività ideate nel suo tempo libero e organizzate la sera, a casa, per poterle presentare l’indomani mattina alla sua classe: come il progetto ‘Ho un leggio nel cuore’, che è arrivato nel reparto di Neuropsichiatria infantile degli Ospedali Riuniti, oppure il ‘libro-giornale’ o il ‘Pata-Pa-tum, dentro i racconti’, solo per citare quelli che fanno bella mostra di sé sulle pareti dell’aula, trasformandola in un luogo piacevole, magico, divertente. Sposata, due figli adulti e 39 anni di servizio sulle spalle, la maestra Balducci ha l’energia di una ragazzina e ogni suo pensiero è rivolto a come migliorare l’offerta didattica. Nella sua carriera, iniziata appena ventenne, ha seguito gli esempi di due grandi maestri: Mario Lodi, fondatore del Movimento Cooperazione Educativa, e don Lorenzo Milani.

“Sono felice che la vostra attenzione sia ricaduta sul mondo della scuola, sulle persone che lavorano in un contesto sociale così ricco di implicazioni valoriali, di attese, di speranze”, spiega. “E’ un fatto molto importante in questo contesto storico, oltre ad essere una gioia inaspettata che è mi è piovuta addosso. Questo premio ha un grande valore per me: nella mia vita ho percorso una strada difficile, ma la passione immensa per il lavoro mi ha salvata da tutto e mi ha aiutata a superare tutto”. Colonna portante della scuola primaria San Giovanni Bosco di Foggia, dove insegna da circa 20 anni, la Balducci è diventata un simbolo: “Con questo premio mi sento di rappresentare tutto il mondo della scuola e tutte le donne che, pur con ruoli e modalità diverse, cercano di costruire la crescita emotiva e culturale di ogni bambino, di ogni giovane. E’ una sfida quotidiana che necessità di molta cura, di studio e ricerca continua, di coraggio e soprattutto di grande, grande passione”. La sua idea è quella di una

scuola del desiderio, in cui ogni bambino deve voler essere “il miglior sé stesso possibile”. Non demonizza le nuove forme di tecnologia (“ma vanno necessariamente mediate”, puntualizza), il suo percorso procede spedito con un piede al presente e lo sguardo al futuro. “Sono molto ambiziosa e penso sempre a come poter migliorare la didattica. Noi dobbiamo insegnare ai bambini ad avere idee, altrimenti chi lo fa? Oggi vanno tutti di corsa”. ‘Una miccia da accendere, non un secchio da riempire’, diceva qualcuno. “Non dobbiamo avere paura di proporre il difficile: la scuola diventa banale quando tendiamo a semplificare, quando cerchiamo scorciatoie. La mente deve diventare strategica. L’Europa non ci chiede di accontentarci, ci chiede menti abituate alla complessità, e noi abbiamo il dovere di osare”. Grande capacità di studio e convinzione, insieme all’entusiasmo dei primi giorni, sono i segreti che fanno di Marianna Balducci una super-maestra: “Sono aspetti che purtroppo non sono misurabili, non si acquisiscono con titoli o crediti”. E’ vocazione al lavoro. “Il valore che attribuisco a questo premio è la fiducia nel lavoro delle donne, che da oggi in poi saranno capaci ancora di sperare, credere e sfidare con determinazione i limiti, le difficoltà in ogni contesto lavorativo per creare la bellezza delle cose fatte bene”.

Menzione speciale “Premio Produttività”

Menzione speciale “Piccola Donna”

Daniela Marcone premia Sara Francavilla. Il premio: tavola realizzata da Umberto Romaniello

Ci sono tanti modi per essere “speciali”. Un’etichetta che il cuore grande e lo sguardo aperto sul mondo di una piccola donna attribuiscono “a chi sa donare il coraggio di mille guerrieri, anche quando coraggio non ne ha; a chi sa rivelare la felicità nascosta senza smettere mai di cercarla; a chi dona ciò che nessun altro può dare”, senza chiedere nulla in cambio. Per noi “speciale” è chi sa riconoscere, con grande sensibilità e spirito critico, l’unicità dell’altro e dimostrarlo con parole, gesti concreti e atti gratuiti. Per noi, oggi, ad essere speciale è una donna in miniatura che con la sua piccola età ha tanto da insegnare a tutti noi. E ci fa ben sperare per il futuro.

Angela Dalicco, direttrice marketing 6Donna, premia Anna Virgilio

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La sua “produttività” si può calcolare in sorrisi, parole di conforto, mani tese verso nuove consapevolezze e… caffè. Chi ha avanzato la sua candidatura la dipinge come “una persona umile che sa fare del suo lavoro una via per la santità”. Dal bancone del bar presso il quale è impiegata, tra un caffè e un cappuccino, riesce ad accogliere e coordinare con affetto materno e grande professionalità ragazzi diversamente abili che acquisiscono nuove consapevolezze e competenze nell’ottica di una reale inclusione sociale, mediante l'inserimento nel mondo del lavoro. Perché si possono fare grandi cose, anche stando un piccolissimo bar della città.

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politica

SENZA 50&50 | Al voto con una legge elettorale che non è femmina

A cura di Mariangela Mariani

Alle condizioni dei “cavernicoli” Poche chance per le candidate alle Regionali. Chi ha paura delle donne?

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laborato il lutto, le donne preparano la controffensiva. Sono ancora disgustate dallo spettacolo del 26 febbraio in via Capruzzi a Bari. Trentasette consiglieri votano sì ad una pregiudiziale e passa la paura. Il pacchetto di emendamenti alla legge elettorale regionale relativi alla doppia preferenza e al 50 e 50 nelle liste fa un’altra brutta fine: è considerato inammissibile in quanto materia già bocciata dal Consiglio regionale, nel lontano 2012. Impossibile stabilire il numero preciso dei franchi tiratori e soprattutto le facce. Il Governatore della Puglia Nichi Vendola l’ha definita una “retromarcia cavernicola” di un Consiglio composto al 95% da maschi. Succede il finimondo: l’indignazione è bipartisan, si analizza il movente, si cercano gli assassini, vengono scagliati anatemi. I consiglieri si sono garantiti l’impunità con il voto segreto e la minaccia di non ricandidare i colpevoli non fa né caldo né freddo. La sconfitta brucia ma le donne meditano di impu-

gnare la legge. La Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia, organo consultivo del Consiglio e della Giunta, ha inoltrato formale richiesta di accesso a tutti gli atti del Consiglio. Assolve ad una delle sue competenze: rilevare eventuali contrasti con i principi in materia di uguaglianza formale e sostanziale. Le giuriste esamineranno le carte per verificare se ci siano i margini per un ricorso. La Cpo, il comitato 50&50 e gli altri organismi di genere vogliono farsi giustizia. Ma in primavera si vota alle condizioni degli uomini. Il risultato,

ad essere ottimisti a fronte dei 50 posti disponibili a partire dalla prossima legislatura, potrebbe ricalcare lo schema del 2010. Solo tre donne sugli allora 70 componenti, sgomitando, riuscirono a varcare la soglia del palazzo di via Capruzzi. Cinque anni fa, nella civilissima Campania, la doppia preferenza di genere consentì a 14 donne di entrare nel Centro Direzionale. Senza 50&50 in Puglia in ogni lista, affinché sia valida, dovranno esserci comunque almeno tre donne. Le militanti non accettano il ruolo di comparse ma è vero pure che alcuni partiti minori faticano persino a trovarne. È soprattutto nel PD che le donne rivendicano

maggiore considerazione, e il partito rimedia con la capolistatura al femminile. Ma la Conferenza delle Democratiche di Capitanata non si lascia abbindolare e parla di pezza a colori. Otto seggi spetteranno alla provincia di Foggia. Le prime candidature al femminile sono già in piena campagna elettorale: in città sono apparsi da tempo i sei per tre di Micaela Di Donna, per ora senza simbolo ma candidata con Forza Italia, Patrizia Lusi è in cima alla lista del Partito Democratico, e il Movimento 5 Stelle ha scelto le sue donne on line attraverso le “Regionalie” indicando la foggiana Rosa Barone, e poi Grazia Manna, Mariateresa Bevilacqua e Sabrina Regina (vittima di un falso comunicato stampa in cui annunciava la sua rinuncia in favore di un altro attivista). Solo alla presentazione delle liste le loro candidature saranno ufficiali. E nei partiti maggiori c’è da sudarsela con un numero di voti da capogiro: le prime stime oscillano tra le ottomila e le diecimila preferenze.

COMMISSIONE REGIONALE PARI OPPORTUNITÀ

CONSIGLIERA DI PARITÀ DELLA PROVINCIA DI FOGGIA

“Non finisce qui”

“Le firme raccolte, patrimonio da non disperdere”

La questione di genere non si archivia alla voce “inammissibile”. Potrebbero mancare i cardini giuridici. La Commissione regionale Pari Opportunità presieduta dalla foggiana Rosa Cicolella non concederà sconti, e scorrerà alla moviola la seduta del Consiglio del 26 febbraio. La votazione, prima palese poi segreta, sarà sottoposta alla prova tv: saranno acquisiti anche i video insieme Rosa Cicolella alla documentazione cartacea. Potrebbe derivarne un ricorso amministrativo o alla Corte Costituzionale, formale o nel merito. Che tempi prevedete? Faremo una valutazione politica e decideremo se muoverci immediatamente o subito dopo le elezioni regionali. La nostra intenzione è quella di muoverci immediatamente proprio per creare i presupposti affinché con la nuova legislatura sia una delle prime leggi portate in Consiglio. Che tipo di Consiglio si prospetta senza la legge 50 e 50? Sicuramente qualora fosse stata approvata 20 giorni prima della chiusura della legislatura non avrebbe sanato quelli che sono i problemi atavici della politica, ossia i partiti che stentano a costruire le candidature femminili, però avrebbe rappresentato quella chiave importante, anche simbolica, che avrebbe comunicato alla società il cambiamento e la possibilità di una scelta da parte dei cittadini. Quante donne vi immaginate in Consiglio regionale? Per come appare ora lo scenario non è molto rosa. Se dovesse ipotizzare un numero? Forse quattro? Ci troviamo già di fronte ad una riduzione dei consiglieri. E ci sono poche donne forti, quantomeno mi riferisco al centrosinistra. Noi abbiamo Loredana Capone che è un’uscente, Rita Lemme, dopodiché le altre se la giocheranno, ma sappiamo bene quanto forti siano i consensi maschili sui territori. Non è finita. Assolutamente no. Anzi, noi tentiamo di non viverla come un fallimento, ma come una presa di coscienza della necessità di un intervento maggiore. Vorremo trasformarla in una straordinaria opportunità per comunicare alla società pugliese il bisogno di una rivoluzione culturale che deve essere costruita da tutti.

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Il suo ufficio aveva raccolto qualcosa come 4mila firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla parità di genere in Regione. Antonietta Colasanto, Consigliera di Parità della provincia di Foggia, figura istituzionale nominata direttamente dal ministero, è delusa, soprattutto in quanto cittadina, perché si tratta di una battaglia per l’uguaglianza, partita proprio al suo insediamento. “Ritengo che sia fondamentale la partecipazione delle donne nella vita pubblica. Il nostro non è un capriccio né tantomeno una moda ma è un’esigenza”. Non dimentica le difficoltà patite durante il suo passato politico - è stata assessore comunale, poi primo segretario provinciale donna di un partito - e si è lanciata a capofitto in questa crociata. “Lo sguardo femminile è diverso da quello maschile e anche quello che si produce nei luoghi della politica ha un valore diverso”. Non

getta la spugna nemmeno lei. “Senza dubbio, quello che bisogna fare è continuare anche con le azioni dimostrative, perché non è possibile che vengano prese in giro tutte queste donne, che poi sono una parte fondamentale dell’elettorato. Dobbiamo ricompattarci e riorganizzarci, non possiamo disperdere questo patrimonio, perché se c’è stata tanta gente che ha firmato vuol dire che c’è la volontà di avere una rappresentanza femminile. Poi secondo me gli uomini che fanno politica non hanno proprio colto l’essenza di quello che abbiamo fatto. L’hanno visto come una sorta di contrapposizione, ma non è così, assolutamente. Noi volevamo uno spazio e volevamo legittimarlo con una legge per fare in modo che ci fosse collaborazione tra i due sessi. Tutti gli organismi di parità non vanno altro che predicando la teoria dell’esaltazione della differenza. Noi abbiamo bisogno di una

società più giusta dove non ci siano squilibri, nel mondo della politica questi squilibri ci sono - anche alla Provincia c’è una sola consigliera donna-. Questa è una bat- Antonietta Colasanto taglia che avremmo dovuto combattere insieme agli uomini, e non per noi ma per quelli che verranno dopo. Sicuramente sarà eletta qualche donna, ma io spero che coloro che verranno elette siano in grado di sostenere quelle che resteranno fuori per una battaglia comune”.

CONFERENZA DONNE DEMOCRATICHE DI CAPITANATA

“La sfida è difficile ma bisogna esserci” Il ghigno del nemico numero uno, Ignazio Zullo, che ha proposto la pregiudiziale sull’inammissibilità della parità di genere le è rimasto impresso. Maria Elena Ritrovato, Portavoce della Conferenza delle Donne Democratiche di Capitanata, l’ormai famigerato 26 febbraio Maria Elena Ritrovato se n’è tornata a casa da Bari con quell’immagine e il pensiero che altri avessero fatto solo lo sforzo di nascondere la stessa soddisfazione. Ma non l’è andata giù nemmeno la prassi in tema di donne seguita nel suo partito, il PD, per la nomina della capolista: la chiamata dall’alto. Resta l’amarezza di una rivendi-

cazione che non è stata capita fino in fondo. “Nonostante tutto il clamore, ho a che fare ancora quotidianamente con donne che mi dicono di non essere d’accordo, evidentemente - sarà colpa nostra - non siamo riuscite a far comprendere neanche i meccanismi che volevamo fare approvare”. Dato incontrovertibile è che nel Comitato 50&50 ci siano più donne di centrosinistra che di centrodestra. “Questo è evidentissimo. Noi avevamo fatto questa richiesta e le donne di centrodestra l’avevano girata ai loro colleghi: il voto segreto, per favore, no. E invece è passato. Con la votazione palese il display era tutto verde”. Conta sempre su poche dita di una mano le prossime presenze al femminile. “È chiaro che le donne, ma anche gli uomini, tutti quelli

che non partono da posizioni di prestigio, di grande visibilità, di una lunga militanza, da ruoli dirigenziali importanti, siano consapevoli della difficoltà della sfida. Nonostante tutto bisogna esserci. C’è un’intera lista e anche se le possibilità sono poche bisogna rappresentare le istanze dei territori, oltre all’istanza rappresentata dalla rivendicazione di genere che dovrebbe essere insita in una candidatura femminile. Ci sono candidature forti di donne nel centrosinistra come nel centrodestra, gli stessi Cinquestelle hanno come candidato governatore una donna. Ma la battaglia sarà veramente aspra. C’è un problema gravissimo da considerare: ci saranno otto assessori già consiglieri e solo due esterni, che presumibilmente saranno donne. Io non so se ce la faremo a rispettare veramente la parità di genere nella giunta”.


moda

NUOVE COLLEZIONI CERIMONIA

A cura di Dalila Campanile

Tendenze 2015: tessuti impalpabili, spacchi, asimmetrie e colori pastello

Come Madre Natura L a primavera è sbocciata anche sulle nuove collezioni dedicate agli abiti da cerimonia. Dai tessuti alle fantasie e persino negli accessori: ecco nel dettaglio le tendenze 2015. LEGGERA COME UNA PIUMA E’ un trionfo di tessuti delicati e impalpabili la collezione firmata “Le Preziose Elegance”. Così si stempera la solennità dell’abito lungo, in voga anche nella bella stagione. Asimmetrie e spacchi strizzano l’occhio alla sensualità, accarezzata da tessuti diafani come lo chiffon o ricercati come l’organza e la seta. COLORATA COME UN FIORE

Colori pastello e inserti preziosi valorizzano la “joie de vivre” della natura al suo risveglio: rosa, fucsia, verde, blu, bianco. Quando la tinta unita non la fa da padrone, si inerpicano sull’abito fantasie floreali. Paillettes e cristalli ricordano i petali dei fiori con le gocce di rugiada: questi i mood della collezione “Antille Elegance”.

AFFASCINANTE COME L’AURORA Tubini, tailleur e completi spezzati: potrai far colpo sugli invitati con l’eleganza pratica degli abiti firmati “Chiara Bruni”. Dettagli in pizzo, tessuti iridescenti e colori pastello sfumati ricordano l’aurora nelle sue diverse gradazioni. Non mancano però i dettagli rock come gli inserti in pelle o le frange, ideali per le più giovani.

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OR S S E CC

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SCEGLILI NEL MOOD “NATURA”

Lascia a casa la stola: gli abiti di quest’anno sono già forniti di “mantello” o veli asimmetrici in cui avvolgerti. Brilleranno invece gli orecchini: sceglili vistosi con gemme nello stesso colore dell’abito. Anche i bracciali tornano protagonisti: indossane solo uno grande e rigido, preferibilmente di perle o di pietre dure a tema con il vestito. Sprigiona la tua femminilità con le scarpe: indossale nei modelli decolleté o sandali con cinturino o listino decor.

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Tui Na toccasana per corpo&mente S Al via la formazione: ecco l‘evoluzione della figura dell’estetista

Molto efficace, il Tui Na aiuta seriamente la nostra salute e il nostro equilibrio psicofisico, poiché si basa sui principi della Medicina Tradizionale Cinese e dunque su profonde conoscenze della bioenergetica. E’ di supporto alle varie terapie mediche e può accelerare il processo di guarigione dei traumi grazie all’influenza delle tecniche sul sistema linfatico e di micro circolazione sanguigna”.

Antica disciplina orientale portata a Foggia dalla Beauty School

i chiama Tui Na, si legge supporto delle terapie medico-chirurgiche. si tratta di un antico massaggio orientale simile all’agopuntura ma, a differenza di quest’ultima, eseguito senza aghi. Ancora poco conosciuto in Puglia, il Tui Na agisce non solo su muscoli e articolazioni, ma ad un livello più profondo, influenzando lo stato di benessere fisico ed emotivo del paziente. Ad importare questa disciplina a Foggia è la Beauty School, che organizza una serie di corsi di formazione su innovativi approcci estetico-psicosomatici che garantiscono l’evoluzione della figura dell’estetista. Tra questi, il percorso formativo sul trattamento Tui Na offerto da European Campus Beauty School, che si sviluppa in 3 week-end (uno per mese). Spiega l’estetologa Antonietta Mastrangelo direttrice della Beauty School:

Trattamento naturale, efficace per: • Rafforzare il sistema immunitario • Sciogliere le contratture • Alleviare tensione fisica e psichica

“Opportunità di formazione dedicata non solo a professionisti del settore estetico, ma anche a chi fa parte del settore sanitario (fisioterapisti, infermieri, ostetriche e figure analoghe) che abbiano voglia di avvicinarsi alla Medicina Tradizionale Cinese”

Primo incontro 21 e 22 marzo successivi 25 e 26 aprile, SONO APERTE LE ISCRIZIONI

Al termine del corso ogni operatore sarà in grado di agire su qualsiasi inestetismo o disfunzione, intervenendo sul riequilibrio fisico e psicologico del paziente, per un ritrovato benessere.

Elimina le tossine, preserva la giovinezza

TÈ VERDE

Dall’Oriente una preziosa bevanda A cura del dott. D’Alessandro

“L

’uso del tè è sovranamente raccomandato ai gentiluomini d’ingegno acuto; di costoro potrà così essere preservata la continuità delle idee distinte, e ciò grazie al di lui ineguagliato potere di eliminare oppure prevenire sonnolenze e ottusità, offuscamenti e nuvole del cervello e delle facoltà intellettuali”. Così parla Thomas Short, medico inglese vissuto nel XVIII sec. a proposito delle proprietà del tè verde. L’Inghilterra ebbe “il piacere” di importare il tè verde dall’Oriente a metà del 1600, dove invece viene usato da circa 4000 anni. Precisamente le zone di origine sono India e Cina dove

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ancora oggi cresce spontaneamente e dove sono noti i benefici sulla salute da millenni. I cinesi utilizzavano il tè per il suo potere di guarire il mal di testa, di eliminare le tossine e preservare la giovinezza. Oggi il tè, la cui pianta è la Camellia sinensis, viene abbondantemente coltivato anche in Brasile e Africa tropicale ed è conosciuto e bevuto in tutto il mondo. Gli studi attuali hanno dimostrato la presenza di numerosi principi attivi dotati di elevato potere antiossidante, appartenenti al gruppo delle catechine, che nel tè verde rappresentano circa il 20-40% del peso secco. Tra queste la più importante è l’EGCG che inibisce lo sviluppo delle cellule tumorali, riduce i livelli di

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colesterolo LDL (il “cattivo”) e di trigliceridi, esercitando così un’azione protettiva per le malattie cardiovascolari. Un’altra proprietà del tè è l’azione dimagrante grazie alla presenza di caffeina, teofillina e teobromina che esercitano una buona azione di mobilitazione dei grassi, inoltre attivano anche il metabolismo ed esercitano una discreta azione diuretica. Se il tè verde è prezioso lo è ancor di più il tè bianco. Nulla di particolarmente diverso, esso si ottiene semplicemente raccogliendo sempre dalla medesima pianta soltanto i germogli apicali, la parte più tenera e ricca di principi attivi antiossidanti. Entrambi, sia il tè verde che quello bianco, non subiscono fermentazioni

o altri processi, per cui si mantengono molto naturali nelle loro caratteristiche, a differenza del tè nero che viene fatto ossidare e quindi subisce una trasformazione per cui perde antiossidanti e acquisisce maggior caffeina.


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salute

L’allarme: un bambino su tre ha problemi di sovrappeso

Obesità infantile: grasso non è bello bello. L'importanza di un’alimentazione variegata e sana: non è mai troppo presto per uno stile di vita salutare A CURA DELLA DOTT.SSA CAPUANO

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i tempi dei nostri nonni si riteneva che un bambino grasso fosse indice di bellezza e salute. Un atteggiamento giustificato dai tempi vissuti da essi, guerra e dopoguerra, dove il cibo era scarso e certamente i bambini in carne erano una novità. Non vi è dubbio che, fino ad oggi, ci è stata inculcata questa immagine di bambino grasso, bello e sano. In effetti, se valutiamo l’aspetto estetico, un bambino rotondo ci ricorda un qualcosa di morbido, come un orsacchiotto o un peluche, da stringere e pizzicare. Peccato che questo tenero bambolotto un giorno dovrà crescere, per diventare un adulto pieno di problemi di salute, psicologici e alimentari. Forse è il caso di impedire che questo accada e preferire un bambino sano ad uno che somigli a Bibendum, l’omino della Michelin. Non a caso, l'ultimo rapporto del Ministero della Salute ha evidenziato, ancora una volta, che un bambino su tre ha problemi di obesità e sovrappeso. Un altro dato allarmante è rappresentato senz'altro dal fatto che le mamme di questi bambini obesi e in sovrappeso nel 38% dei casi non ritiene che il proprio figlio abbia problemi di peso. In effetti spesso i genitori pensano che il proprio bambino, seppur in sovrappeso e/o obeso, quando sarà grande dimagrirà, la crescita lo farà “alzare” e snellire. In realtà non fun-

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sogna ricordarsi che il bambino, a differenza dell'adulto, non ha alcuna motivazione psicologica che lo spinga ad affrontare sacrifici per perdere peso. Non si può, quindi, pensare che la dieta in questo caso risolva il problema, un bambino non si può mettere a dieta, un bambino va allevato trasmettendogli l'importanza di un’alimentazione varia, sana, e dell’adozione di stili di vita salutari in cui l’attività fisica abbia il giusto spazio. In questi ultimi anni si pensa, erroneamente, che l'educazione alimentare, visto il pullulare di progetti in questo senso, sia demandata solo alla scuola. Niente di più sbagliato. E' evidente che alla base delle abitudini e degli errori alimentari del bambino è la dieta familiare: non è possibile pertanto migliorare l'alimentazione infantile senza agire anche sulle famiglie. Per questo, insieme ad altre figure professionali, abbiamo deciso di strutturare una serie di incontri/corsi di educazione alimentare che avvicinino sia i genitori che i bambini a un'alimentazione più corretta e più consapevole. Bastano davvero pochi incontri per migliorare l'alimentazione e lo stile di vita dei nostri figli, per aiutarli a prevenire eventuali problemi con il cibo. Come genitori investiamo tanto nell'educazione, nella formazione dei nostri figli, ma chiediamoci se ha senso farlo se poi non gli garantiamo la possibilità di gestire e vivere al meglio il rapporto con il cibo e di conseguenza con il proprio stato di salute. Ricordiamoci che un bambino in sovrappeso o obeso è un bambino che ha, tra l'altro, anche difficoltà a relazionarsi con gli altri, è un bambino spesso deriso e non felice. Non giriamoci dall'altra parte, aiutiamo i nostri figli a crescere sani, forti e felici.

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ziona proprio così. Non si dimagrisce crescendo quando si è obesi, se non si corre ai ripari un bambino obeso diventerà un adolescente obeso e poi un adulto obeso. Come ci si deve comportare in questi casi? Innanzitutto bi-

Intolleranze: migliora la tua salute Diagnosi rapida, accurata e attendibile. Si parla d’intolleranze alimentari quando si ha una reazione avversa dell’organismo nei confronti di determinati cibi a livello metabolico.

Presso il laboratorio analisi Santa Rita è possibile effettuare test di intolleranze verso:

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Sintomi delle intolleranze alimentari: Apparato neurologico • Cefalea • Attacchi di panico • Sbalzi di umore

Apparato gastro enterico

La metodica

Reazione assente

Il test si basa sull’analisi della reazione dei leucociti messi a contatto con gli estratti alimentari nei confronti dei quali si vuole verificare l’intolleranza. Leoucita in fase di reazione Perdita della forma circolare;

• Asma • Tosse • Naso gocciolante • Lacrimazione

Retrazione media

Apparato cardio circolatorio

• Problemi digestivi • Diarrea e stipsi • Colite

Apparato muscolo scheletrico • Dolori alle articolazioni • Dolori muscolari

Apparato uro - genitale • Calo della libido • Cistiti

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Apparato repiratorio

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Reazione molto forte.


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Un’arte orientale che supporta l’architettura nella progettazione degli spazi

Tra benessere e armonia: cos’è il FENG SHUI? A

rmonia, equilibrio, ambiente, natura, energia: tutto questo è il Feng Shui. L’antica arte orientale del vivere in armonia con l’ambiente circostante è approdata ormai da tempo in occidente e si propone di supportare l’architettura tradizionale nella progettazione delle abitazioni, utilizzando una serie di criteri che consentono di riconoscere le energie positive e quelle negative. Ma come fare per trasformare o conferire armonia e benessere alle nostre abitazioni con il Feng Shui? Per noi accidentali l’approccio al Fengh Shui non è facile: bisogna confrontarsi con il pensiero orientale, nel quale le “energie” e la “forza vitale” hanno una funzione predominante, e il principio cardine su cui si basa è l’energia (QI) che circola nell’Universo e collega gli esseri animati e inanimati. I due termini - Feng e Shui - significano rispettivamente “Vento” e “Acqua”: questi due elementi della natura ci ricordano che tutto ciò che ci circonda è un flusso di energia in continuo, così gli ambienti vengono organizzati in modo tale che l’energia positiva possa circolare liberamente

Come imparare e gestire l’energia e trasformare la propria casa in 5 mosse

senza ostacoli. Da qui nasce il senso di benessere e armonia. I principi del Feng Shui tengono conto della presenza di campi magnetici ed energetici nella disposizione degli arredamenti e ogni scelta è volta alla creazione di ambienti accoglienti che sappiano promuovere il benessere di chi li abita. Ecco alcuni consigli utili per avvicinarsi a quest’arte di arredare.

L’ORDINE Prima di occuparsi di spostare il divano o lo specchio, è bene mettersi all’opera per liberarsi del superfluo. L’accumulo di oggetti inutilizzati o in disordine, secondo il Feng Shui, impedisce il fluire delle energie positive e può creare delle situazioni di stasi in grado di influire negativamente sul benessere della vita domestica.

ambienti NICOLETTA INGELIDO ARCHITETTO

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LUCI E COLORI Durante il giorno bisogna permettere di far entrare in casa più luce naturale possibile, lasciando tapparelle, tende e finestre aperte. Per quanto riguarda il colore in salotto il rosso o l’arancione facilitano la conversazione in famiglia o tra gli amici. Il blu e il verde nelle camere da letto favoriscono il relax e il sonno ristoratore, mentre il rosa stimola il romanticismo e la passione. Il giallo, in cucina, stimola l’appetito e dona energia fin dal momento della colazione. DIVANO E LETTO La disposizione dei mobili è uno dei principi chiave del Feng Shui. In salotto il divano deve essere posizionato in modo tale che si trovi rivolto verso la porta d’entrata. Deve inoltre essere collocato con lo schienale vicino alla parete, per dare un senso di protezione a chi vi si siederà. Il letto, per creare una situazione di maggiore relax e quiete, deve essere posizionato in modo che non si trovi direttamente di fronte alla porta. SPECCHI Gli specchi possono ostacolare o accelerare il fluire delle energie. Secondo il Feng Shui non dovrebbero

essere collocati specchi visibili in camera da letto. La presenza di uno specchio vicino al proprio letto potrebbe ostacolare il sonno. MATERIALI Per l’arredamento della casa il Feng Shui suggerisce la scelta di materiali il più possibile naturali, come legno, pietra e metallo. Favorire la presenza di piante e fiori freschi, oltre alla presenza dell’elemento “acqua” sottoforma di fontane da interni e acquari. I pavimenti e i serramenti in legno permettono di ottenere una continuità, almeno dal punto di vista visivo, tra gli ambienti naturali esterni e l’interno della casa.

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Il musicista ospite dell’UniFg per inaugurare Parole che fanno bene

GEGÈ TELESFORO

incontri di Maria Grazia Frisaldi

e i sogni ancorati alla ‘zolla’ Sul futuro dei giovani: “Il grano viene fuori da mille difficoltà” “La ragione dell’universo è il movimento”. E Gegè Telesforo ci crede fermamente, facendo di questa massima, la sua filosofia di vita. Andare e tornare, crescere e perfezionare; andare e tornare, come le maree, un continuo movimento ciclico che ad un certo punto lo riporta sempre a casa, a Foggia. Occasione di risacca, per il musicista foggiano Telesforo, questa volta, è l’invito rivolto dall’Università di Foggia, dove - nell’aula magna del Dipartimento di Studi Umanistici - ha inaugurato il ciclo di incontri Parole che fanno bene, la rassegna che l’UniFg, attraverso la professoressa Rossella Palmieri, ha organizzando in collaborazione con il proprio Consiglio degli Studenti: testimonianze, racconti e confessioni ad uso e consumo degli studenti (ma non solo), conversazioni calibrate per soddisfare la loro sete di conoscenza e di esperienze. “Sono felice di tornare nella mia città,

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in questa Università di cui leggo e apprendo cose negativo, ma come bagaglio di capacità esperienziali. molto interessanti”, ha spiegato il musicista, cantante, “Ai miei tempi la città era diversa, più chiusa e difficile. conduttore radio-televisivo, oltre che foggiano doc ap- L’avvento dell’Università ha contribuito a cambiare molto le cose, a rendere Foggia prezzatissimo in Italia e alpiù aperta alle novità, ai cambial’estero. menti. Ma non rinnego le mie ra“Sono anche felice di essere il primo ospite della dici: la mia foggianità mi ha rassegna, nella speranza di aiutato in tantissime situazioni”. portare fortuna a un proUn bagaglio di esperienze e una getto che mi pare coragtempra che, insieme al talento gioso e comunque in linea indiscusso, gli hanno permesso con quello che chiedono gli di farsi strada nel Nuovo Contistudenti al giorno d’oggi: un Maurizio Ricci, Gegè Telesforo, Rossella Palmieri nente e di fare della sua pasdialogo che possa aiutarli a crescere, se possibile a sione, il suo lavoro. Jazzista autentico, dotato di sognare”. Un faccia a faccia con i più giovani, sui loro grande versatilità e maestro di un linguaggio musicale sogni e le loro paure, un confronto su come è cambiata universalmente riconosciuto come lo ‘scat’, nella sua la città negli ultimi trent’anni, ma anche sulle radici, carriera Telesforo ha duettato, tra gli altri, con Dizzy sul valore della musica (e dell’arte in generale) per la Gillespie e Dee Dee Bridgewater. Il grande pubblico lo società, sul futuro. Artista a tutto tondo, Telesforo - il conobbe negli anni Ottanta, quando partecipò a fortu‘discepolo di Renzo Arbore’ - continua a collocare la nate trasmissioni con Renzo Arbore. Da allora, lui ha musica in cima alle sue passioni. “Sono e continuerò girato il mondo con la sua musica ed è il testimonial a sentirmi un musicista, mi è capitato di poter fare tv ideale di una rassegna che si rivolge agli universitari, e di fare radio, ma parlando sempre e solo di musica”, che insegna loro a credere nei propri mezzi e nei prospiega. Per Telesforo, Parole che fanno bene è stata pri sogni. “Siamo gli uomini della ‘zolla’, che sapl’occasione per una sorta di digressione antropologica piamo apprezzare e far fruttare: il nostro grano viene sul ‘foggiano’ e sul ‘foggianesimo’, inteso non in senso fuori da mille difficoltà”.


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in poche parole

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326 MEDICO CAV I cibi che possono inibire l’effetto dei medicinali

DI

ANNA LEPORE

Viaggiare Alimenti e farmaci, connubio imperfetto? Ecco alcuni “mix pericolosi” a cui prestare attenzione nel DNA S La voglia di viaggiare sta scritta in un gene. “Il DNA svela i veri viaggiatori e il loro innato bisogno di partire”, sostengono gli studiosi. Ci sono persone che non sentono il bisogno di fare i bagagli e lasciarsi alle spalle la propria casa. Non hanno voglia di viaggiare: sono soddisfatti della città in cui vivono, delle loro abitudini. Altri, invece, non riescono a stare fermi un attimo, sempre pronti a partire verso una nuova destinazione. Il bisogno di esplorare, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Evolution and Human Behaviour e riportata sul sito di Repubblica, dipenderebbe dal cosiddetto “gene del viaggio”: il recettore della dopamina D4 (DRD4 7r). Il “gene del viaggio” regolerebbe il livello di curiosità e ci renderebbe più o meno sensibili agli stimoli esterni. La sua funzione è collegata a quella della dopamina, che svolge un’azione fondamentale nel determinare gli equilibri dell’umore. L’entusiasmo e l’emozione che proviamo prima di intraprendere un viaggio o di avventurarci in mete sconosciute potrebbero essere solo una “magia” compiuta da questo gene. Non tutti, però, sentono il bisogno di viaggiare. Solo il 20% della popolazione ha alti livelli di DRD4 7r nel proprio corredo genetico. La maggior parte di questi viaggiatori “per natura” sono localizzati in zone del mondo in cui, storicamente, gli spostamenti sono sempre stati incoraggiati. Secondo lo studioso Chaunsheng Chen “è più facile che il gene si trovi in popoli che sono migrati e che hanno percorso notevoli distanze centinaia di anni fa”. Il sito Elite Daily, poi, riporta un altro studio, condotto da David Dobbs della National Geographic che supporterebbe queste teorie: secondo il ricercatore, “il DRD4 risulta in persone che sono più propense a prendere rischi, ad esplorare posti nuovi, a provare nuovi cibi, nuove relazioni, nuove avventure sessuali”. Comparando i geni delle popolazioni più sedentarie e quelle “migratorie”, Dobbs ha notato che i geni di questo tipo aumentavano in popolazioni i cui antenati avevano percorso lunghe distanze, partendo dalla lontana Irma Mecca Africa.

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pesso al Centro Anti Veleni arrivano telefonate con le quali ci viene richiesto, da chi abitualmente o sporadicamente assume farmaci, se gli alimenti possono interagire con i medicinali, ovvero aumentarne o diminuirne l’effetto o avere effetti collaterali. Semplici accorgimenti possono evitare di potenziare non solo gli effetti collaterali di farmaci e fitoterapici, ma anche impedire che errate combinazioni alimentari, danneggino direttamente le nostre mucose e creino spiacevoli effetti indesiderati. Proviamo a fare alcuni esempi. Spesso accusiamo il caffè, la cioccolata e gli alcolici come gli unici che possono interagire con alcuni farmaci ma non è così. Se assumiamo anticoagulanti, ad esempio, si sconsiglia l’assunzione di cibi quali spinaci, cavolfiori, patate, oli vegetali e tuorlo d’uovo, per l’alto contenuto di vitamina k, così pure di fitoterapici a base d’ortica e castagno. Un eccessivo uso di glutammato monosodico, presente nel comune dado da cucina, limita l’azione di vaso-dilatatori ed antiipertensivi, mentre durante le cure delle infezioni

DENTISTA

L

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326

a gravidanza è una fase estremamente delicata nella vita di una donna, perché il corpo della mamma va incontro ad una serie di cambiamenti fisiologici che potrebbero influenzare il suo stato di salute e quello del bambino. Se prevedete di avere un figlio, prima è opportuno recarsi dal dentista per una visita di controllo e per curare precocemente eventuali patologie odontostomatologiche, infatti è bene evitare di sottoporsi a trattamenti odontoiatrici almeno nel primo e nell’ultimo trimestre, fatta eccezione per terapie urgenti e semplici da eseguire con le dovute precauzioni. Per non rischiare gravi malformazioni fetali nel primo trimestre (periodo in cui avviene l’organogenesi) e anomalie di sviluppo, ritardo nella crescita o ridotto accrescimento nelle fasi successive della gestazione, devono essere assolutamente evitate sia l’esposizione a radiazioni necessarie per effettuare radiografie, sia la somministrazione di alcuni farmaci utili in odontoiatria. Attenzione agli anestetici contenenti vasocostrittori perché questi ultimi potrebbero causare contrazioni uterine e ridurre la perfusione ematica utero-placentare, soprattutto nelle gravidanze a rischio e in relazione alla dose sommini-

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urinarie è bene sapere che con alcuni dei farmaci è importante consumare cibi proteici ma evitare assolutamente latticini. Evitare anche gli agrumi, che ridurrebbero o annullerebbero l’efficacia del medicinale, mentre il succo di mirtillo, susine e prugne lo potenzierebbero. Per chi assume tetracicline è bene evitare latticini e tutti gli integratori a base di ferro e calcio. Se si fa uso di cortisone, invece, è bene evitare cibi ricchi di sodio e le bevande alcoliche poiché potrebbero irritare le mucose gastriche. L’aspirina non dovrebbe mai essere assunta con succhi di frutta, che altererebbero la sua azione o con bevande alcoliche. Con l’uso di broncodilatatori non si devono ingerire alimenti o bevande a base di caffeina in quanto sollecitano il sistema nervoso centrale; per quanto riguarda invece il periodo della terapia antibiotica bisogna ridurre cibi solidi, alimenti grassi, e favorire liquidi come minestre o passati di verdura per non sovraccaricare la funzionalità epatica e re-

nale. Molti antinfiammatori non steroidei devono essere assunti preferibilmente con cibi gastroprotettivi per non irritare lo stomaco. I liquidi accelerano il passaggio dei farmaci nello stomaco e quindi riducono l’intervallo di tempo fra l’assunzione del farmaco e la comparsa dei suoi effetti. Le bevande contenenti alcool sono sconsigliate in corso di molte terapie farmacologiche in quanto possono: potenziare l’effetto irritativo degli antinfiammatori; agire come stimolanti su alcuni enzimi del fegato, provocando una accelerazione della trasformazione dei farmaci; influenzare lo stato di veglia riducendo i riflessi se associati a tranquillanti o alcuni antistaminici, inibitori delle mao. La pillola anticoncezionale, invece, può aumentare l’effetto degli alcolici. Questi esempi servono solo a informare, a far prestare maggiore attenzione per evitare di cadere in spiacevoli conseguenze. I dubbi portano a fare domande, noi cerchiamo di dare la risposta.

DI VALENTINA

LA RICCIA

Future mamme, tutte dal dentista

Salute orale in gravidanza A quali terapie odontoiatriche ci si può sottoporre? strata. In attesa di dati certi, durante la gravidanza si sconsiglia la sedoanalgesia con protossido d’azoto. Inoltre la fluoroprofilassi in gravidanza non è consigliata perché non è supportata dalle attuali evidenze scientifiche. Durante il secondo trimestre è possibile programmare interventi conservativi, endodontici o estrazioni semplici purché la gestante non li viva con inquietudine, infatti lo stress può esporre la mamma al rischio di lipotimia soprattutto nell’ultima fase della gravidanza e può far aumentare i livelli di ossitocina e prostaglandine in circolo, inducendo parto

prematuro o aumentando il rischio di aborto. Possibilmente durante la gravidanza andrebbe evitata l’assunzione di farmaci, tuttavia se necessari si preferiscono tra gli antibiotici penicilline, macrolidi o cefalosporine (evitate assolutamente tetracicline, cloramfenicolo e metronidazolo) mentre tra gli antinfiammatori il paracetamolo è sicuro (l’aspirina invece ha effetto antiaggregante sul sangue e riduce le contrazioni uterine). È importante prestare molta attenzione alla salute della propria bocca durante i nove mesi, infatti a causa delle elevate concentrazioni ematiche di estrogeni cambiano le caratteristiche della saliva e la risposta delle gengive ai fattori locali come placca e tartaro, inoltre il vomito al-

tera il pH della bocca: così in gravidanza aumenta la cario-recettività individuale e si è maggiormente esposte al rischio di gengivite, quindi è necessario rafforzare l’igiene orale domiciliare e professionale. In tal modo si ridurrà la possibilità che si manifesti sulle gengive una neoformazione tipica della gravidanza chiamata epulide gravidica, una massa rossastra benigna ma molto fastidiosa che compare a seguito della risposta infiammatoria nei confronti della placca e tende a scomparire dopo il parto. Per questi motivi si raccomanda a tutte le mamme in gravidanza di programmare visite odontoiatriche di controllo trimestrali.

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DI TIZIANA

CELESTE

in poche parole

A letto presto...

Parto cesareo: quando e perché? Non è l’escamotage per evitare il dolore: i casi in cui va preferito a quello naturale

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on tutti sanno che l’Italia è uno dei paesi europei dove si praticano il maggior numero di tagli cesarei, in Puglia in particolare la percentuale di taglio cesareo è pari al 45,8%. Spesso le gravide pensano che partorire per via chirurgica sia un modo indolore e veloce per ovviare al travaglio del parto e all’espulsione del nascituro per via vaginale. Ciò non corrisponde a verità, perché il taglio cesareo è un intervento chirurgico a tutti gli effetti, con i rischi e le complicanze del caso. Ci sono 3 tipi di indicazioni per opzionare l’espletamento del parto tramite cesareo: patologie pregravidiche come malattie cardiache, distacco di retina, problemi respiratori, gravi difetti della colonna vertebrale, forma anomala della pelvi, pregresso TC; problemi che si realizzano durante la gravidanza, come diabete gestazionale (spesso correlato a bimbi con peso aumentato), ipertensione gestazionale che non risponde a terapia farmacologica, obesità materna, età materna avanzata, inseminazione artificiale, sproporzione cefalo-pelvica, gravidanza gemellare, distacco di placenta, placenta previa, cioè una posizione della placenta

che blocca in parte o del tutto il passaggio per via vaginale; problemi che si palesano durante il travaglio come sofferenza fetale, mancata dilatazione del collo uterino, mancata discesa del feto nel canale cervicale, prolasso del cordone ombelicale, rottura d’utero, presentazione podalica, o altre posizioni anomale del feto, infezioni da HIV, HSV, HPV. Come avviene un parto cesareo? La donna, a digiuno da almeno 6-8 ore, si porta in sala operatoria, dove si sottopone all’anestesia epidurale o spinale che addormenta solo la metà inferiore del corpo, consentendole di restare cosciente ed assistere al momento della nascita, a meno che non si tratti di un ce-

sareo d’urgenza che richiede l’anestesia totale. Poi viene posizionato il catetere vescicale e l’addome disinfettato con soluzione antisettica, ricoperta con teli sterili tranne sull’addome, dove il ginecologo procede all’incisione trasversale poco sopra i peli pubici. Al momento dell’estrazione del bambino si clampa il cordone ombelicale, mentre l’altro chirurgo gli aspira il muco da naso e bocca, e si taglia. Il neonato viene affidato al pediatra, il ginecologo estrae la placenta e richiude l’addome. Vantaggi: non c’è partecipazione attiva al parto, la paziente se sveglia può assistere alla nascita, vedere il bambino appena nato, la cicatrice nel tempo sparisce quasi del tutto, il perineo resta intatto, i muscoli vaginali non vengono stirati, il neonato ha un aspetto migliore rispetto a quelli nati per via vaginale, la cui testa viene compressa nel canale del parto e si presenta nei primi giorni allungata. Svantaggi: i tempi di degenza si allungano, il recupero è più lento, spesso residuano dolori alla schiena e non bisogna ignorare tutte le eventuali complicanze legate ad un intervento chirurgico. Solo il ginecologo può valutare e decidere quale sia l’opzione migliore, scevro da condizionamenti, considerando tutti i fattori e le variabili in gioco, nell’interesse di madre e figlio. In conclusione con l’avvicinarsi della nascita del bambino bisogna sempre ricordare che il parto migliore è quello più sicuro ed oltre il 30% delle donne oggi partorisce con un taglio cesareo.

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326 CHIRURGO PEDIATRICO Una causa chirurgica di vomito nei neonati

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MARIA NOBILI

La Stenosi ipertrofica del piloro L

a stenosi ipertrofica del piloro è una malattia gastrointestinale caratterizzata da un restringimento del piloro (tratto di passaggio tra stomaco e duodeno), conseguente a un aumento di volume delle fibre muscolari che lo compongono, per ipertrofia delle cellule che lo costituiscono. La malattia è più comune nel sesso maschile, in particolar modo nei maschi primogeniti, che risultano colpiti quattro volte più spesso degli altri, i fratelli (10% di rischio in più). Si presenta soprattutto tra la terza e la sesta settimana di vita, mentre non si presenta quasi mai, invece, dopo i tre mesi dalla nascita. Le cause precise della malattia non sono note, ma si ipotizza una genesi multifattoriale con una componente genetica. Uno studio clinico del 2012 ha ipotizzato che l’allattamento artificiale possa essere correlato a una maggiore incidenza della malattia. La somministrazione di eritromicina (antibiotico della classe dei macrolidi) al neonato, soprattutto nelle prime due settimane di vita, è correlata a un maggior rischio di sviluppo della malattia. Clinica: ri-

L’allattamento artificiale può essere correlato alla malattia sultando ridotto il lume del canale che connette lo stomaco al duodeno (restringimento del piloro), si osserva un’ostruzione allo svuotamento gastrico con conseguenti disidratazione, vomito continuo senza presenza di bile, alcalosi (squilibrio idroelettrolitico di potassio, sodio, calcio) e ipocloremia. Il neonato va incontro a vomito a getto dopo ogni pasto, risultando quindi affamato e dimostrando un rapido calo ponderale. Il bambino il più delle volte, si presenta con aspetto sofferente e vecchieggiante (cute pallida e molliccia). A volte, se il bambino è nato

di grosso peso (macrosomico) arriverà anche in ritardo all’osservazione del chirurgo. In alcuni casi il vomito, può indurre ad indagare su eventuale infezione delle vie urinarie o intolleranze al latte, ritardando la diagnosi e presentandosi anche con emissione di sangue digerito. Come si fa la diagnosi? Si puo evidenziare la peristalsi e puo essere palpato il piloro che si presenta come una formazione di forma ovalare (oliva pilorica) a livello dell’ipocondrio di destra o sulla linea mediana. Si posiziona un sondino naso-gastrico che darà

esito a latte cagliato. L’ecografia ha una sensibilità superiore al 95%. Le dimensioni del piloro nel neonato a termine sono spessore ≤ 3 mm, diametro ≤ 10 mm, lunghezza ≤ 18 mm. La diagnosi differenziale include altre cause di vomito non biliare come l’iperalimentazione, il reflusso gastroesofageo, le sepsi, l’intolleranza alle proteine del latte vaccino, l’intolleranza al lattosio. La terapia è chirurgica. Trattamento chirurgico: “piloromiotomia longitudinale extramucosa”. Questo intervento e eseguito generalmente con tecnica open mediante incisione trasversale a livello del quadrante superiore destro dell’addome o sopra ombelicale. Successivamente il piloro viene esteriorizzato e viene eseguita la piloromiotomia fino alla sottostante mucosa che si ernia nella soluzione di continuo consentendo cosi l’allargamento del canale pilorico e la ripresa del transito intestinale. La rialimentazione graduale per bocca viene ripresa poche ore dopo l’intervento ed il normale regime alimentare viene generalmente raggiunto in 4-5 giorni.

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Il sonno regolare e le ore giuste di sonno sono fondamentali per lo sviluppo equilibrato e sereno del bambino e contribuiscono a tenere alla larga i problemi di comportamento e di sovrappeso. E’ quanto emerge da alcuni studi recenti pubblicati sulla rivista Pediatrics e riportato sul sito nostrofiglio.it. Il primo studio, condotto su oltre 10 mila bimbi da Yvonne Kelly della University College di Londra, mostra che la prima infanzia è un periodo critico per lo sviluppo del cervello e che il sonno incide tantissimo sullo sviluppo stesso. “Abbiamo osservato gli orari in cui i bimbi andavano a letto a tre fasi dell’infanzia, cioè a 3, 5 e 7 anni” spiega Kelly, “e trovato che, a tutte queste età, andare a dormire ad orari irregolari risulta legato a difficoltà comportamentali”. “Vediamo anche che questi effetti sono reversibili - conclude Kelly - nel senso che bambini che passano da avere orari irregolari a orari regolari mostrano miglioramenti nel loro comportamento”. Secondo l’esperta i bambini di 1-2 mesi dovrebbero dormire dalle 10,5 alle 18 ore distribuite nelle 24 ore in modo irregolare (i periodi di sonno possono durare pochi minuti, come diverse ore); dai 3-11 mesi occorrono dalle 12 alle 14 ore al giorno; dai 6 mesi i bambini iniziano a dormire 9-12 ore a notte e di La frequenza dei sonnellini diurni diminuisce verso l’anno di età; dai 3-5 anni dalle 11 alle 13 ore al giorno. Dai 5 anni la maggior parte dei bambini non fa più il sonnellino pomeridiano e fino ai 12 anni dovrebbero dormire almeno 11 ore a notte. Inoltre, un ulteriore studio, di Chantelle Hart del Center for Obesity Research and Education (CORE) presso la Temple University, sempre pubblicato su Pediatrics, ha dimostrato in maniera diretta e concreta l’effetto del sonno sull’alimentazione, un’associazione già nota da tempo. Sono infatti molti gli studi che evidenziano che la carenza di sonno fa male alla linea, porta a mangiare di più e peggio, alimentando il desiderio di carboidrati e cibo Irma Mecca spazzatura.

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in poche parole

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326 CARDIOLOGA Problemi di cuore: quando l’atrio destro comunica col sinistro

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ALESSANDRA ZANASI

Bambini La pervietà del forame ovale bilingue Anomalia cardiaca, interessa il 25-30% della popolazione I

I bambini bilingue imparano più in fretta e sono più intelligenti. A rivelarlo è uno studio riportato sul portale di Huffingtonpost.it e il sito The Independent, secondo cui non solo conoscere due lingue senza doverle studiare a scuola è un bel vantaggio, ma i bambini bilingue sembrano avere una marcia in più. “Hanno una maggior capacità di elaborare le informazioni perché sono abituati ad affrontare delle sfide. Non solo devono imparare due lingue contemporaneamente, ma anche riuscire a distinguere tra le due senza mischiare le parole”, dice uno studio della National University di Singapore. I ricercatori del dipartimento di psicologia, in collaborazione con vari ospedali della città, hanno sottoposto 114 bambini di 6 mesi a un test chiamato ‘assuefazione visiva’. Ai piccoli venivano fatte vedere più volte delle fotografie di un peluche a forma di lupo e di orso. Scopo del test era misurare in quanto tempo i bambini si annoiano di fronte alla stessa immagine. E’ emerso che i figli di genitori bilingue hanno una maggior sete di nuove immagini. Essi infatti si annoiavano prima degli altri e mostravano un maggior interesse per la foto del peluche che non avevano ancora visto. I ricercatori hanno perciò ipotizzato un collegamento tra la velocità con il quale i bambini si annoiavano e lo sviluppo delle loro capacità cognitive e dunque un più alto quoziente intellettivo, il famoso QI. Questi effetti non sono legati al possesso di una lingua in particolare, ma sono stati evidenziati in tutte le coppie di lingue analizzate. Il Dottor Leher Singh, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Per gli adulti l’apprendimento di una seconda lingua può essere lungo e laborioso. Così a volte proiettiamo le nostre difficoltà anche sui bambini, immaginando uno stato di grande confusione se due lingue diverse si accavallano nelle loro testoline. Invece, i bambini sono in grado di affrontare le sfide poste dal dover imparare due lingue diverse. Non solo. Questo esercizio gli sarà utile quando diventeranno grandi”. Irma Mecca

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l Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviato con l’acronimo PFO, è un’anomalia cardiaca in cui l’atrio destro comunica con il sinistro a livello della fossa ovale. Statisticamente interessa all’incirca il 25-30% della popolazione adulta. Si tratta di un difetto del setto interatriale dovuto alla persistenza di un lembo tra il septum primum ed il septum secundum al momento della nascita. Questo difetto possiede il solo significato di poter rappresentare una via potenziale per un embolismo paradosso; solitamente non dà origine a shunt. Nella vita fetale il forame ovale è aperto, per permettere al sangue proveniente dalla vena ombelicale di passare nel circolo arterioso senza attraversare per il circolo polmonare, dato che i polmoni non sono ancora funzionanti. Alla nascita, nel momento in cui il circolo polmonare diventa pienamente funzionante, la pressione atriale sinistra diventa leggermente superiore a quella destra. Il destino del PFO è, quindi, quello di una chiusura per trombosi laminare nel 70% dei casi entro il primo anno di vita, mentre nel restante 30% si ha esclusivamente una chiusura funzionale do-

vuta al gradiente pressorio transatriale. Normalmente, entro il primo anno di vita, la chiusura diviene permanente. Il forame ovale viene definito pervio quando questa saldatura non avviene e la chiusura anatomica risulta imperfetta, o manca completamente. Nelle normali condizioni di vita, il PFO non comporta nessun problema. Se invece la pressione nell’atrio destro supera quella dell’atrio sinistro, ci può essere un passaggio (shunt) di sangue attraverso il PFO dall’atrio destro all’atrio sinistro. Se in questo sangue sono presenti bolle o emboli, può verificarsi un’embolia e conseguente ictus cerebrale. E’ di fondamentale importanza diagnosticare il PFO in pazienti giovani (di età inferiore ai 60 anni), colpiti da uno o più episodi di ischemia cerebrale transitoria o da ictus, la cui causa non sia stata determinata (“criptogenetica”) e si sospetti una embolia cerebrale, in subacquei colpiti da forme gravi di malattia da decompressione dopo immersioni e in pazienti con frequenti episodi di cefalea (emicrania con aura): la prevalenza di PFO è del

48% nei pazienti con emicrania ed aura, contro il 23% nei pazienti con altri tipi di cefalea. La diagnosi di PFO viene effettuata mediante Ecocardiografia Transtoracica (TTE) e Transesofagea (TEE) e Doppler Transcranico (TCD). Il TCD e il TEE sono test diagnostici complementari per la diagnosi di PFO, ma il TCD dovrebbe essere raccomandato come esame di prima scelta per lo screening, a causa della sua semplicità, la non invasività, il basso costo e l’elevata fattibilità. Nei casi in cui sia indicata la chiusura del PFO, attualmente all’intervento a cuore aperto, ormai riservato a rarissimi casi, viene preferita la chiusura transcatetere. La tecnica consiste nell’introduzione di un catetere dalla vena femorale, che arriva al cuore attraverso la vena cava inferiore, attraversa il forame ovale e posiziona un ombrellino tra atrio destro e sinistro. Ai primi ombrellini (detti “device”) con struttura metallica si stanno affiancando adesso nuovi device in materiale riassorbibile.

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326 ESPERTA IN NUTRIZIONE Allattamento e svezzamento: errori da evitare

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DORA COCUMAZZI

L’alimentazione del bambino N L’introduzione di alimenti diversi dal latte? Dal sesto mese in poi e mai prima del quarto

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ei primi sei mesi di vita l’allattamento al seno rappresenta la forma migliore di alimentazione per il bambino, il latte materno è il nutrimento di eccellenza per i neonati poiché fornisce tutti i nutrienti di cui necessitano e nelle giuste quantità. Il contenuto proteico del latte umano è adeguato alle esigenze di crescita del bambino, il suo profilo amminoacidico è ideale per la sintesi proteica e la tipologia dei suoi acidi grassi lo rende particolarmente adatto per il corretto sviluppo cerebrale. Il latte materno, inoltre, contiene numerose sostanze in grado di fornire protezione immunologica al neonato, alle quali si aggiungono elementi antiflogistici che riducono le reazioni infiammatorie soprattutto a livello intestinale. Ogni bambino, salvo controindicazioni, dovrebbe essere allattato esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita e l’allattamento dovrebbe essere continuato durante lo svezzamento e prolungato anche oltre i due anni. Nel caso in cui l’allattamento al seno non dovesse essere possibile, si può fare ricorso al latte adattato, evitando quello vaccino prima dei dodici mesi.

L’introduzione graduale di alimenti diversi dal latte è consigliata dal sesto mese e mai prima del compimento del quarto mese. Al sesto mese di vita il bambino avrà raggiunto un grado di sviluppo motorio, psichico e dell’apparato gastrointestinale tali da poter iniziare ad assumere cibi diversi dal latte, inoltre, l’introduzione di nuovi alimenti è importante poiché il latte da solo non è più in grado fornire il nutrimento adeguato. Durante lo svezzamento è comunque fondamentale che il 50% del fabbisogno nutrizionale sia coperto dal latte, preferibilmente materno. Per quanto riguarda l’introduzione di nuovi alimenti, attualmente si segue uno schema meno rigido rispetto al passato, infatti, come indicato anche dal comitato ESPGHAN (European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition), non ci sono prove scientifiche convincenti che l’eliminazione o l’introduzione tardiva di alimenti allergizzanti come le uova o il pesce riduca il rischio di sviluppare allergie sia nei bambini a rischio sia in quelli non a rischio. Per quanto riguarda il glutine, evitare l’introduzione precoce (prima dei 4 mesi) o tardiva (oltre i 7 mesi),

allattare il bambino nel periodo di introduzione del glutine e prolungare l’allattamento al seno, potrebbero aiutare a prevenire l’insorgenza della malattia celiaca nei bambini geneticamente predisposti. Le necessità energetiche, nel primo anno di vita, devono essere soddisfatte per circa il 50% delle calorie totali da lipidi, per circa il 10-12% da proteine e per circa il 40% da carboidrati. Anche in questo periodo così delicato della vita è utile seguire le indicazioni della dieta mediterranea, cercando di non esagerare con l’apporto proteico, soprattutto di origine animale, si consiglia, inoltre, di non aggiungere sale, zucchero o miele alle pietanze, di evitare le bevande zuccherate come i succhi di frutta, evitare latte o yogurt a basso contenuto di grassi, utilizzare preferibilmente olio di oliva per i condimenti e rimandare l’utilizzo del latte vaccino al compimento del primo anno.

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PSICOLOGI

La storia insegna che può fare più vittime un pregiudizio che una spada

Omosessualità: patologia o normalità? Cos’è? Da cosa dipende? Ecco il punto di vista scientifico sull’argomento

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iprendiamo a viaggiare insieme, soffermandoci sull’orientamento sessuale ed in particolare sull’omosessualità. Cos’è? Da cosa dipende? Qual è il nostro grado di accettazione rispetto ad un orientamento non eterosessuale? Se potessimo fermarci a raccogliere tutte le vostre risposte immaginiamo possano essere molteplici ed anche molto differenti tra di loro. Questo perché purtroppo il punto di vista scientifico sull’omosessualità è tuttora poco conosciuto e non ancora incarnato dalla società. Ve ne diamo un assaggio per mostrarvi il percorso compiuto dalla scienza in circa 200 anni ed a cosa si è giunti negli ultimi decenni. Le prime concezioni psichiatriche dell’omosessualità nascono nell’800. Partono da una visione patologica e vengono sperimentate cure per condurre le persone omosessuali all’eterosessualità: brumuro, ipnosi, massicce terapie farmacologiche, elettroshock. Immaginate con quali conseguenze devastanti per gli

sfortunati sottoposti. sociopatici di personalità. Nel 1968 viene edito se è possibile differenziare il loro funzionaGià in quel tempo, però, alcuni studiosi il DSM II e l’omosessualità viene ancora inse- mento psicologico. emergono con dei dubbi ed iniziano a soste- rita tra i disturbi mentali, ma sotto un’altra caI protocolli non sono distinguibili: non esinere che l’omosessualità sia una naturale va- tegoria, quella dei disturbi mentali non stono markers psicopatologici dell’omosessualità, dunque non può essere riante umana. Tra questi lo psichiatra considerata una patologia. Hirshfeld che sostiene che l’omosesAnche qui è necessaria un’altra riflessualità sia una tendenza congenita e sione: in base a cosa veniva definita una che non debba essere sottoposta a malattia? L’esperimento condotto dalla cura. Hooker era in realtà semplicissimo ed Con la nascita della psicoanalisi avrebbe potuto svolgersi molto tempo anche Freud si occupa di dare una prima, ma evidentemente la classificaspiegazione all’omosessualità e la conzione patologica dell’omosessualità era cepisce come un arresto dello sviluppo. stata fatta solo sulla base di un pregiudizio: In realtà, però, Freud mostra un attegsiamo tutti eterosessuali quindi chi non giamento ambirientra in questa norma è malato. E’ provalente: se da un prio vero che può fare più vittime un prelato la fa divengiudizio che una spada. tare una patoloL’omosessualità scompare finalmente gia, dall’altro Da sinistra Giovanni Papa, Tiziana Carella e Claudia Girardi (*) dal DSM. Dal 17 maggio 1990 per l’Orgaafferma che sia nizzazione Mondiale della Sanità, l’omosesuna variante della fun- psicotici. zione sessuale che non Questo cambiamento di categoria lascia sualità è “una naturale variante umana sulla deve essere curata. riflettere: come è possibile classificare una quale incidono fattori biologici, psicologici, soIn questo panorama patologia non essendo sicuri di quale patolo- ciali, culturali, storici ecc..”. A tutti i ragazzi e ragazze che stanno prennel 1952 viene pubbli- gia si tratti? cato il DSM I, ovvero il Nel 1974 assistiamo ad un primo cambia- dendo coscienza del loro orientamento omomanuale diagnostico e mento, grazie alle ricerche di Evelyn Hooker sessuale ed ai loro genitori abbiamo a cuore statistico dei disturbi che conduce un esperimento destinato ad en- dirgli che non devono sentirsi né sbagliati, né mentali, redatto ed trare nella storia della psicologia: sommini- malati, ma che possono considerare e vivere adottato a livello mon- stra una batteria di test a gruppi di persone il loro differente orientamento come un elediale. L’omosessualità compare tra i Disturbi omosessuali ed eterosessuali per esaminare mento naturale della loro identità. (*)Tiziana Carella, psicologa e psicoterapeuta; Giovanni Papa e Claudia Girardi psicologi e specializzandi in psicoterapia

AVVOCATO Il contratto “Rent to buy”: cos’è e come funziona

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326

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DANIELA MURANO

Le opportunità dell’affitto “con riscatto” Soluzione vantaggiosa per entrambe le parti: ecco tutti i motivi

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onostante il periodo non sia economicamente dei migliori l’esigenza di acquistare casa continua ad essere fortemente sentita. Non disponendosi tuttavia delle somme necessarie all’acquisto - vuoi per la diffusa precarietà lavorativa che per le difficoltà di risparmiare date da un costo della vita sempre più alto non resta che ricorrere al prestito concesso dalle banche dopo l’onerosa stipulazione di un contratto di mutuo. Accendere un mutuo però non risulta essere cosa semplice da fare: nella maggior parte dei casi i costi che si devono sopportare sono davvero elevati, per non parlare poi delle difficoltà insite nel procedimento stesso di accesso al credito. E’ allora utile sapere che oggi non bisogna più considerare il mutuo come unica soluzione praticabile: l’acquisto di un immobile può avvenire stipulando il nuovo contratto “rent to buy” ovvero “affitto con riscatto” previsto dal cosiddetto decreto “Sblocca Italia” n.

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133/2014. In cosa consiste questo nuovo contratto? E’ un contratto che prevede l’immediata concessione del godimento di un immobile, con diritto per il conduttore di acquistarlo entro un termine determinato imputando al corrispettivo del trasferimento la parte di canone indicata nel contratto. In altre parole il potenziale venditore e il potenziale acquirente possono pattuire che il potenziale acquirente ottenga immediatamente il diritto di abitare e di godere dell’immobile desiderato pagando al potenziale venditore un canone mensile per un determinato periodo di tempo che non può superare i dieci anni. Alla scadenza del termine pattuito

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rata come un acconto sul prezzo definitivo di vendita. Se infatti, alla scadenza del termine, non si ha più intenzione di acquistare l’immobile la somma che è stata considerata acconto sul prezzo di vendita dovrà es-

si può decidere di acquistare la proprietà dell’immobile corrispondendo al venditore una somma di denaro di molto inferiore al prezzo di acquisto. Questo perché una parte del canone versata negli anni precedenti rimane definitivamente acquisita dal potenziale venditore come corrispettivo del godimento dell’immobile, mentre un’altra parte è conside-

sere restituita. Così facendo entrambe le parti possono ottenere evidenti vantaggi: chi intende acquistare avrà il vantaggio di poter contare sull’immediata disponi-

bilità dell’abitazione sborsando una cifra non elevata nonché il vantaggio di poter alla fine diventare proprietario della stessa pur con un’esigua disponibilità economica; chi intende vendere avrà invece il vantaggio di approfittare dell’immediata disponibilità di una certa somma mensile senza aspettare di raggiungere il più difficile risultato di una compravendita mediante concessione di mutuo. Al potenziale acquirente è altresì concessa adeguata tutela da tutti i rischi che nel frattempo possono pregiudicare il sua acquisto, primo fra tutti il fallimento del potenziale venditore. Questo nuovo tipo di contratto può essere inoltre utilizzato anche per l’acquisto di fabbricati ad uso diverso da quello abitativo e di terreni. E’ dunque opportuno prendere in considerazione l’utilizzo di questo contratto anche e soprattutto perché le parti contraenti, sotto la guida e il consiglio del loro professionista di fiducia, dispongono della più ampia libertà di modellarlo nel modo che più risponde ai loro rispettivi interessi.

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A 25 km da Foggia , nella rigogliosa campagna Dauna della tradizionale cittadina di Cerignola, lontano dai frastuoni , sorge la tenuta Villa Demetra. Una struttura immersa in un meraviglioso parco di 30.000 mq, la magica scenografia naturale che renderà ogni cerimonia indimenticabile. Nel parco di Villa Demetra è possibile gustare aperitivi deliziosi e ottimi buffet, celebrare matrimoni con rito civile o con rito religioso ed anche è realizzare un ricevimento completamente all’esterno. Villa Demetra riesce a creare magiche atmosfere sospese nel tempo che prendono vita in due distinte sale dalla diversa personalità. La Sala Demetra, struttura in grado di garantire ampia comodità anche ai matrimoni più numerosi, grazie ad una ricettività capace di accogliere oltre 300 ospiti.

L’ampiezza della sala non pregiudica la sensazione di sentirsi in un luogo intimo e familiare. Una maestosa capriata in legno che sovrasta la grande sala contribuisce a determinare quella suggestione calda e ricercata, sottolineata dalla luce di preziosi lampadari che enfatizzano i toni dorati di quadri, mobili, specchi e candelieri i cui riflessi si sposano in un connubio perfetto con l’argenteria che adorna ogni tavola. La Sala Storica è arredata con toni pastello tendaggi dalle sfumature tenui e delicate, pavimentazioni in cotto spagnolo e maioliche dipinte a mano. Il gioco di colori dall’affascinante candore che fonde arredamenti e allestimenti, rende ancor più indimenticabile ogni ricevimento, avvolgendolo in una luce da sogno che farà sentire sia gli sposi che ogni ospite, coccolati nel massimo relax.

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