6Donna #4 106

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Foto Dani Clemente - Make u Biagio e Anna Biccari Parrucchieri

foggia notes Femminicidio

“Mai più come Carmela”

focus Abusivismo

Stretta sul commercio

Speciale

FITNESS

Rimodelliamo il corpo come le star

cucina Libando

Viaggio nello street food Si ringrazia ASD Olimpic Studio WTA Coach Cosimo Laguardia


sommario

editoriale

Personaggio

di Maria Grazia Frisaldi

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erchiamo sempre, nei limiti del possibile, di non perdere di vista personaggi e protagonisti del nostro tempo e della nostra città, quelli che sono stati “materia viva” per le pagine di 6Donna. Per questo, vogliamo raccontarvi del nuovo capitolo di vita, una nuova esperienza lavorativa, di una donna che per una manciata di anni ha gestito l’ordine e la sicurezza cittadina: stiamo parlando di Maria Rosaria Maiorino (in foto), ex questore di Foggia, che taglia un ulteriore traguardo, un tappa importantissima nella sua carriera.

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Terry Abbattista, la patron del Film Festival Vieste

Foggia Notes 5

“Mai più come Carmela” Foggia sfila contro il femminicidio

Focus 6

Giro di vite su abusivismo commerciale

Frutta e verdura: la stretta della polizia

Il Comune annuncia: “Nuovi mercati”

Politica Foto: Forzearmate.com

Dopo l’esperienza dauna e una brevissima parentesi a capo della questura di Palermo, Maiorino entra nella storia come la prima donna a dirigere l’Ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano. In altre parole, la prima donna a “difendere” un papa fuori dai confini vaticani. Maria Rosaria Maiorino - 59 anni, trentacinque dei quali passati indossando la divisa della Polizia di Stato - ha sulle sue spalle la responsabilità della sicurezza del Santo Padre Mario Jose Bergoglio. Ai primati è abituata: è stata la prima donna ad entrare in una squadra mobile e poi la prima a dirigerne una, a Cagliari; ancora è stata la prima donna vicequestore vicario a Belluno e Bolzano e, da gennaio, è la prima donna a dirigere l’Ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano, attività che svolge in tandem con la Gendarmeria Vaticana. Davanti a questa sfilza di ‘primogeniture’ storce un po’ il naso. Ai giornalisti del giornale ‘L’Avvenire’ e del settimanale ‘Chi’ ha spiegato anche il motivo: “Gli incarichi non devono avere sesso. Essere maschio o femmina non fa differenza. Però, noi donne, in genere, abbiamo più capacità organizzativa, più determinazione e grande disponibilità al sacrificio”. Ed è così che iniziamo il numero di Aprile di 6Donna. Un numero in cui torniamo a parlare della lotta alla violenza sulle donne, ma anche del contrasto all’abusivismo commerciale e del rimpasto in Giunta al Comune di Foggia, tra sostenitori e detrattori. Buona lettura!

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Rimpasto in Giunta Il primo ‘giro di valzer’ di Landella

L’istruzione secondo Gabriella Grilli

Salute 11 Dimagrire... mangiando: l’elogio della lentezza

Fitness 12 Functional Training Il segreto di bellezza delle star •

La prova costume si vince a tavola

Cucina 15 ‘Libando 2015’ Foggia capitale dello street food

17 Rubriche Musica 23 International Jazz Day dell’Unesco Se la Callas incontra il jazz • FoggiaMusicaFestival Gli eventi fino al 22 maggio

aprile - duemilaquindici


aprile - duemilaquindici

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personaggio

Torna il cinema sul Gargano

A cura di Mariangela Mariani

Terry Abbattista, patron del Film Festival Vieste Il taglio del nastro della prima edizione del Film Festival Vieste

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erry Abbattista ha fatto tornare la voglia di cinema ai viestani. Nella sua vita, per una serie di coincidenze astrali, tutto portava alla settima arte. E, alla fine, ha assecondato il destino. È l’ideatrice e organizzatrice del Film Festival Vieste. Di omologhe non se ne trovano facilmente. Ha raccolto il testimone del Vieste Film Fest di Carlo Nobile, prematuramente scomparso. La stoffa da patron ce l’ha, e lo ha dimostrato con la prima edizione, completamente rinnovata, ma è dotata soprattutto di una incredibile caparbietà. E si sa, chi la dura la vince. “A fatica, ho convinto gli amministratori a riprendere la tradizione del Festival a lungo interrotta, ho insistito così tanto, ma ci sono riuscita”. Nessun viestano aveva raccolto quell’eredità, e ci ha pensato una foggiana che sognava di poter ripristinare il festival.

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Nata in Sardegna, genitori della provincia di Bari, vive a Foggia da tanti anni, e ha studiato lingue, inglese e tedesco. Vieste le ha dato tanto e le è molto grata, al punto da voler restituire il favore. Lì aveva aperto un’agenzia turistica. “Organizzavo anche eventi, convegni, spettacoli, o magari la serata particolare che mi chiedeva il gruppo di turisti. Le produzioni venivano indirizzate da me per location e qualsiasi tipo di servizio, e avevo già contatti diretti. Poi ho venduto l’agenzia, conservando il settore dello spettacolo, Sol’Eventi. Stranamente, e non perché lo decidessi io, la mia attività incrociava sempre il mondo del cinema. Nel 2012, per esempio, uno degli eventi che mi è stato proposto da alcuni amici di Roma è stato quello del “Tutto in 48 ore”, l’ho portato a Vieste ed è stata una bella tappa, ripresa da Rai 5 (antesignano del suo “Porte aperte alla fabbrica dei sogni”, ndr).

Dopodiché ho conosciuto tante persone che poi sono diventate mie amiche e che hanno a che fare col cinema. È stato quasi un passaggio obbligato. Anche se non vorrei occuparmi solo di cinema, e stavo lavorando anche su Foggia per portare altri eventi di teatro e danza. Gli artisti che ho avvicinato, anche di fama internazionale, quando ho parlato di Vieste sono rimasti molti entusiasti, la conoscono per la sua bellezza, persino chi non c’è mai stato. Anche la location ha il suo fascino”. Enrico Vanzina, che l’anno scorso ha ritirato il Premio dedicato alla memoria di Carlo Nobile, è rimasto colpito dall’anfiteatro della Marina Piccola, con lo schermo che si staglia contro il faro e punta San Francesco: bellissimo. Lo scorso anno la manifestazione è durata 11 giorni, l’edizione 2015 sarà più corta, dal 12 al 19 luglio. Terry Abbattista definisce il suo festival con due aggettivi: innovativo, perché rispetto agli altri ha un tema “La nuova commedia italiana” e per l’anteprima “Porte Aperte alla Fabbrica dei sogni”, che consente a tutti di partecipare alla realizzazione di cortissimi,

mini-colossal come li definisce lei, in un giorno dalla ripresa a montaggio e proiezione, e poi coraggioso. E forse lo dice più a sé stessa, che ha rincorso per due anni questo sogno. Al festival sono abbinati eventi collaterali, mostre e seminari di regia, casting e quest’anno anche fotografia. Si avvale delle migliori maestranze locali e avverte una forte responsabilità nei confronti del paese che ospita l’evento, indiscutibile attrattore turistico. E dire che a lei andare al cinema – ammette – non piace neanche tanto. Per un periodo dell’anno si trasferisce a Roma per seguire le anteprime, prendere contatti e definire il programma. Spera di goderselo quest’anno il suo festival, perché alla prima edizione è stata risucchiata in un vortice. “Sto sentendo che di tanti Festival importanti tipo quello di Roma, anche il Bifest, non si sa se ci saranno ulteriori edizioni, perché i fondi sono sempre meno, però proprio perché questi grossi festival richiedono anche grandi capitali, ho pensato che forse possono resistere di più i piccoli, che vengono realizzati con molto meno e magari hanno vita più lunga”. E ostinata com’è il Film Festival Vieste è per sempre.


foggia notes Foggia sfila contro il femminicidio: la fiaccolata silenziosa della rete Ri.Vi.Vi Fonte: trentinocorrierealpi.gelocal.it

“MAI PIÙ COME CARMELA” Ogni 2 giorni, in Italia, una donna viene assassinata dal marito o compagno Dal 2002 la Capitanata piange 15 vittime: i numeri che segnano l’emergenza

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armela è ormai un simbolo. O meglio, una “martire dell’amore materno”, come l’ha definita il padre, Matteo Morlino, insegnante e assessore alla Pubblica Istruzione nella passata Amministrazione comunale. Carmela è una delle ultime vittime di femminicidio, una delle donne che ogni due giorni viene uccisa in Italia per mano dell’ex marito, convivente o compagno. Un dato agghiacciante. Questa volta, la cronaca bussa prepotentemente alle porte della città: figlia di questa terra e dei suoi affetti, la 35enne Carmela Morlino è stata accoltellata sull’uscio della porta di casa, dinanzi ai figlioletti, il 12 marzo scorso a Pergine Valsugana, in provincia di Trento; 15 i fendenti inferti dall’ex marito Marco Quarta, arrestato dopo una fuga di pochi giorni. Nel suo nome e nella sua vicenda, per una sera, riecheggiano i nomi e le storie di altre 14 donne di Capitanata, tutte accomunate dal medesimo e miserando destino: sono state assassinate dai loro uomini, da chi prometteva loro amore ma ha giurato morte. Quattordici donne e altrettante vite spezzate di netto, improvvisamente, irragionevolmente. Le abbiamo contate dal 2002, anno di nascita di questo free-magazine, ad oggi. I loro nomi, messi uno dopo l’altro, fanno tremare le vene dei polsi. Li abbiamo ricordati, scanditi con doloroso rispetto, la sera dell’8 marzo scorso, durante la cerimonia del “Premio 6Donna”, iniziativa che il nostro magazine - che fa della lotta alla violenza sulle donne la sua principale battaglia - ha voluto idealmente dedicare loro. A questa lista che gronda sangue e La casistica delle donne ammazzate negli ultimi 13 anni in provincia di Foggia, letta tutta d’un fiato, è una successione di dolorosi flashback. Beata Maria Vergine. Scogliera, ex Enichem. Le immagini più nitide e più impressionanti arrivano dal passato. Correva l’anno 2002 quando Giovanna Traiano veniva uccisa in chiesa, a Foggia, con un colpo di pistola alla nuca. Un’esecuzione: a sparare l’ex marito. Era il 21 febbraio. Aspettava che il suo bambino uscisse dal catechismo. Aveva appena 24 anni. Era solo una ragazzina Giusy Potenza: il suo dramma ha sconvolto la Capitanata. A 15 anni è stata massacrata con una pietra a Manfredonia il 13 novembre 2004. Era finita in una relazione pericolosa con un uomo col suo stesso cognome, cugino del padre, condannato a 30 anni per l’omicidio. La madre non ha retto a quel dolore e un

grida giustizia, si aggiunge oggi il nome di Carmela, ma il timore è che l’elenco possa continuare a crescere, a segnare altri nomi e altri storie. I nu-

Matteo e Maria Teresa, genitori di Carmela

meri, purtroppo, non sono rassicuranti, le cifre sono quelle dell’emergenza: nel 2014 sono stati 728 i reati commessi in danno delle donne in Capitanata, 82 nella sola città di Foggia. Un numero preoccupante, e pensare che un anno prima erano ancora di più, 118. In questi numeri confluiscono episodi di stalking, di lesioni aggravate, tentati omicidi. Tutti avvenimenti chiusi tra le mura domestiche e troppo spesso nascosti anche ai familiari più stretti. “Ma si possono lavare in proprio i ‘pannicelli’, non le grandi sozzure che, talvolta, emergono in certe famiglie”, condanna l’ex assessore Morlino, testimone e vittima di quella che oggi è

una vera e propria emergenza sociale, cui bisogna porre rimedio eliminando le falle di un sistema di tutela che non protegge fino in fondo chi già si era rivolto ai servizi e attivato ogni risorsa disponibile. Ad un mese esatto dalla morte di Carmela, la città di Foggia ha voluto ricordare lei e tutte le vittime di femminicidio, con una fiaccolata silenziosa per le vie del centro. Erano in 500 - numero più, numero meno - gli uomini e le donne incolonnati dietro ad un eloquente striscione: “Mai più come Carmela”. Mai più: un monito, una speranza, una promessa. Alla testa del corteo, c’erano i suoi genitori, Matteo e Maria Teresa: volti segnati dal dolore e occhi che non hanno più lacrime; accanto a loro, il sindaco Franco Landella che ha assicurato tutto il suo impegno nel rendere il centro antiviolenza previsto nei locali della palestra Ex Gil di corso Matteotti un luogo di ascolto, sostegno e protezione reale e concreta. Ad organizzare la fiaccolata è stata la rete inter-associativa contro la violenza sulle donne, R.I.V.I.VI., di Foggia, che unisce sette associazioni del territorio - Donne in rete, Impegno donna, Via le mani dagli occhi, Donne insieme, Casa editrice Mammeonline, Ad un passo da te e Logos - e che ha coinvolto, nell’organizzazione della manifesta-

zione altre ventidue entità, con il patrocinio del Comune di Foggia e l’adesione della Consigliera di Parità. Dopo il corteo silenzioso - partito da piazza Umberto Giordano e proseguito per via Lanza, Corso Vittorio Emanuele e via Oberdan Carmela è stata ricordata in piazza Cesare Battisti: chi era, qual era la sua storia ed i suoi progetti, e non solo il delitto o il mostro che l’ha uccisa. A raccontare di questa giovane donna e mamma, è stato il papà Matteo, tra aneddoti di vita quotidiana e l’orgoglio per una “figlia modello”, realizzata negli studi e nel lavoro. Una donna moderna, il cui

destino è stato barbaramente stroncato da 15 coltellate sull’uscio di casa. “E’ stata una martire dell’amore materno - puntualizza il padre - il suo primo pensiero era per i suoi due figli, il suo ultimo pensiero è stato per i figli. Abbiamo saputo che solo dopo essersi assicurata che i bambini fossero in salvo presso una vicina di casa, Carmela è potuta spirare con l’animo in pace”. Maria Grazia Frisaldi

La lista degli orrori dal 2002 al 2015

Giovanna, Giusy e le altre anno dopo si è tolta la vita. Dopo di loro, nonostante l’orrore, altri dodici nomi archiviati alla parola femminicidio. Irina Bandurova è stata ridotta in fin di vita a colpi di piccozza, in un casolare di Torremaggiore. Il 23 dicembre del 2004 è morta in ospedale. Aveva 27 anni. È stata massacrata insieme al suo compagno da due connazionali. Uno dei due assassini si è suicidato in cella dove scontava l’ergastolo. Ha trovato la morte in un casolare anche Giovanna Tanese, 16 anni e nove ore di agonia alla periferia di Lucera. Il 22 aprile 2005 è morta dissanguata, dopo essere stata colpita dal fidanzato

con un mattone e accoltellata. Scorrendo la lista c’è una sopravvissuta: una sedicenne stuprata dal branco e accoltellata a Vico del Gargano l’8 maggio 2007. I tre violentatori si sono beccati fino a 12 anni di reclusione. Svi-

tlana Makarska, 23 anni, è stata ammazzata a colpi di calci e pugni in una vecchia fabbrica tessile, l’ex Scivar a Foggia, il 9 gennaio 2008. È morta per le percosse subite. È stata giustiziata con 5 colpi di pistola Mariangela Catalano, 50 anni dipendente degli Ospedali Riuniti di Foggia: il 23 gennaio 2009 l’ex marito, oggi ergastolano, ha fatto fuoco scaricandole tutta la rabbia addosso. È stata trovata riversa in una pozza di sangue nel suo appartamento a Cerignola Senada Harusha, 36 anni dell’Albania, sgozzata l’11 marzo 2009. Anche a Meriem Lmoh, marocchina, è stata tagliata la gola prima che venisse get-

tata in una vasca a Lesina il 18 marzo 2009. Aveva 24 anni. Michelina Ewa Wojcicka, polacca, aveva solo 16 anni quando il fidanzato di 33 l’ha sparata e poi si è suicidato. Era il 17 giugno 2010, a Cerignola. Anna Perrucci, 33 anni, è stata ammazzata in strada a colpi di pistola nella stessa città il 28 febbraio 2010. In braccio aveva la figlia di 18 mesi. A Cerignola si contano altre due donne ferite a morte: Anna Maria Curci, 11 coltellate, 51 anni, assassinata il 2 gennaio 2011, e Annunziata Cioffi, 54anni, strangolata dal marito il 5 dicembre 2013. Hashenko Zhanna, 42enne di nazionalità ucraina è stata uccisa a fucilate e gettata in un pozzo a Troia, il 16 gennaio 2014. Antonella Scirocco è stata trovata morta il 2 giugno 2014 nelle campagne tra San Nicandro e Apricena. Era scomparsa da Cagnano Varano. Aveva 37 anni. Mariangela Mariani

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focus

A cura di Maria Grazia Frisaldi

Giro di vite su abusivismo commerciale: Non solo frutta&verdura: dal centro alla periferia, attenzionati anche i mercatini dell’usato

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lcune sono state sotto i nostri occhi per anni, al punto da abituarci alla loro presenza. La consuetudine come usucapione morale. Altre, invece, sono spuntate all’improvviso, da un giorno all’altro. Bancarelle di ogni forma e foggia: da quelle più semplici e modeste - un tavolaccio su due cavalletti - a quelle più curate, con tanto di copertura in canne di bambù a proteggere la merce dal sole, cartelli per illustrare l’offerta del giorno e registratore di cassa all’interno. Sì, perché qualcuno - pochissimi in realtà - rilascia anche lo scontrino fiscale. Ma la pacchia è finita. C’è un tempo per tutto e quello delle bancarelle abusive e dei mercatini improvvisati agli angoli delle strade o negli slarghi cittadini sembra volgere al termine. O almeno queste sono le intenzioni. Nelle ultime settimane, infatti, le forze di polizia hanno svolto una serie di controlli, dal centro alle periferie, e hanno predisposto sgomberi e smantellamenti di banchi di vendita di merce varia. Frutta e verdura, perlopiù. Un’attività che ha generato un vero e proprio “braccio di ferro” con i commercianti. Quelli abusivi, ovviamente. Di questi, alcuni chiedono solo di regolarizzarsi, poter usufruire degli spazi di strutture o aree mercatali e continuare a tirare avanti alla giornata; altri, già sanzionati e obbligati a smantellare, hanno riaperto dopo alcuni giorni, come se nulla fosse accaduto. “Una sfida alla legalità e alle istituzioni” si è commentato a caldo; poi il braccio di ferro è ricominciato. Non sono mancati i momenti di tensione durante queste attività, ma nemmeno il sostegno dei cittadini e dei commercianti, questa volta regolari. Il capitolo “lotta all’illegalità diffusa” del Pacchetto Sicurezza del questore Piernicola Silvis prosegue a passo spedito: rastrellate le zone di nuova edilizia, anche i mercatini dell’usato di via Natola sono stati

pesantemente bastonati. Ne abbiamo parlato con il vice questore aggiunto Pasquale Fratepietro, dirigente della Sezione Volanti della Questura di Foggia.

Dottor Fratepietro, come si “inquadrano” questi i servizi disposti a contrasto del fenomeno dell’abusivismo in generale, e dell’abusivismo commerciale in particolare? L’abusivismo commerciale rientra nel più ampio fenomeno di illegalità diffusa oggetto di attenzione da parte delle forze di polizia a competenza generale e locale, per il quale vengono predisposti servizi straordinari settimanali. Per quanto riguarda la polizia di Stato, il fenomeno è attenzionato in sede di un tavolo tecnico settimanale permanente che vede il coinvolgimento delle varie articolazioni della questura (tra le quali anche la polizia amministrativa e sociale), della polizia locale di Foggia e dei commissa- Il vice questore aggiunto, Pasquale Fratepietro riati distaccati. In tale contesto vengono fissati gli obiettivi e evidenziare che non sempre è apprezpredisposti i servizi. Nel caso specifico zabile un risparmio di spesa a vantagdell’abusivismo commerciale vengono gio del cliente, quanto piuttosto un predisposti in media due servizi a set- maggiore guadagno da parte di chi timana, con orari e zone di intervento vende… sempre diversi. Quante bancarelle - tra quelle Perché questo fenomeno è parti- fisse e quelle mobili - sono state colarmente insidioso? Quali sono le ri- chiuse e smantellate? cadute sul tessuto economico sociale Dal mese di febbraio, sono state e le ripercussioni sul commercio re- individuati circa 30 banchi di frutta e golare? verdura e accertate violazioni di diIl proliferare di banchi di vendita versa natura, sia di carattere ammini“improvvisati” è un fenomeno diffuso strativo che penale. Nella maggior e dilagante in tutta la città, dal centro parte dei casi, si tratta di illeciti ammialle periferie, che va contrastato con nistrativi per mancanza dell’autorizfermezza per ripristinare il rispetto zazione comunale alla vendita in delle regole e per evitare la concor- forma stabile, o su un’area pubblica renza sleale nel settore di riferimento. superiore a quella prevista dall’auto-

ExpoFoggia2015 Le bancarelle spuntate come funghi hanno fatto indignare i foggiani, che hanno preteso giustizia sui social network. Ma la sommossa popolare non è stata soltanto virtuale: le segnalazioni sono arrivate anche in Comune e in Prefettura. A immortalare l’Expo tutta foggiana della frutta e verdura prima dei blitz anti-abusivismo è stato un giornalista su Instagram, Giovanni Dello Iacovo, che ha scattato più di trenta foto dei “padiglioni”.

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E’ di tutta evidenza, che la vendita di prodotti ortofrutticoli per strada non solo viola le norme sulla tracciabilità della merce e sulla igiene degli alimenti ma da’ al venditore la possibilità di vendere la merce ad un prezzo inferiore a chi, per gli stessi prodotti, deve accollarsi spese e oneri di affitto e gestione del locale. Peraltro, vorrei

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rizzazione rilasciata, che ha portato ad una sanzione amministrativa da 5mila a 30mila euro e la confisca delle attrezzature e della merce. Sono state smantellate diverse postazioni di vendita irregolari come quelle in via D’Addedda, viale Francia e via Gioberti. Qualche altro punto vendita, invece, ha smantellato autonomamente come quello di via Mastelloni e quello in corso Roma, all’altezza dei mini alloggi. Nei casi più gravi, dove sono stati realizzati capanni o altri manufatti ancorati al terreno, si configura anche l’illecito penale dell’abuso edilizio e dell’invasione di suolo pubblico. In questi casi, alla sanzione amministrativa si associa anche quella penale, come è successo ad esempio in via De Petra e in via Napoli. Come si rapporta la città dinanzi a questi fenomeni? Esiste ed è matura una coscienza collettiva, ricevete segnalazioni di banchi di vendita abusivi? Da noi arrivano una, massimo due segnalazioni a settimana. Ma questo tipo di esposti arrivano soprattutto alla polizia locale. C’è una forte indignazioni di una parte della cittadinanza e dei commercianti regolari, ma continua ad esserci un’ampia fascia della popolazione che acquista regolarmente per strada, alimentando la domanda. In questo momento, sotto i riflettori vi è la vendita abusiva di prodotti come frutta e verdura. Ma in città ‘spuntano’ come funghi mercatini dell’usato o bancarelle di merce contraffatta. Saranno questi i prossimi obiettivi? Certamente. Sono stati innumerevoli gli interventi già portati a termine

col sequestro di migliaia di pezzi contraffatti, ricostruendo anche i canali di approvvigionamento degli stessi. In collaborazione e supporto alla polizia locale sono stati effettuati anche interventi di contrasto a vendite illegali nell’ambito dei cosiddetti mercatini dell’usato, come quelli di via Natola e in via Libero Grassi, il sabato e la domenica, ed il venerdì in via Gioberti. E c’è una corposa programmazione di interventi in tal senso. In che modo l’abusivismo dialoga con il fenomeno della ricettazione e, prima ancora, dei furti? Esiste una connessione tra i fenomeni? Proprio perché nessun prodotto in vendita è tracciabile, non si può escludere la connessione tra merce venduta e merce di provenienza illecita; in alcuni casi è stata accertata la vendita di merce provento di furto (in alcuni casi sono state trovate, ad esempio, biciclette o autoradio risultate rubate, e talvolta riconosciute dagli stessi proprietari), ma questo non ci consente di affermare che tale connessione sia costante. Quali sono le soluzioni che possono concretamente contribuire a debellare il fenomeno? L’attività repressiva delle forze dell’ordine può da sola porre un freno? L’attività repressiva da sola non è sufficiente ad estinguere il fenomeno, anche se può contrastarlo efficacemente. L’attività delle istituzioni deve essere necessariamente accompagnata dalla presa di coscienza da parte del consumatore che, con i suoi acquisti, può contribuire ad alimentare l’illecito. Inoltre, è necessario individuare aree pubbliche nelle zone più periferiche e di nuova espansione della città, da destinare ad aree mercatali dove l’accesso ai commercianti sia adeguatamente autorizzato, regolamentato e controllato. Diversamente sarebbe una casba, e la città una polveriera pronta ad esplodere.


focus

Foggia chiude ‘baracche e burattini’ Pronti i nuovi mercati

COSA DICE L’ATTO DI INDIRIZZO

Jenny Moffa: “Gli ambulanti possono regolarizzarsi”

La deliberazione n.36 del 3 aprile 2015 è un atto di indirizzo operativo che regolamenta il commercio ambulante su aree pubbliche. La Giunta comunale dispone che i Servizi Pianificazione, Lavori Pubblici e Servizio Integrato per le Attività Economiche, ognuno per le proprie competenze, attivino immediatamente l’iter per arrivare in tempi brevi al Piano di localizzazione delle attività mercatali e alla sua operatività. Il dirigente del Servizio Attività Economiche, in attesa dell’esecutività del Piano, potrà autorizzare temporaneamente il posteggio extra-mercato, anche su area pubblica ad eccezione delle zone espressamente vietate, dei commercianti ambulanti in possesso di autorizzazione di tipologia A, ovvero quella per aree di mercato o di fiera. I venditori potranno esercitare la loro attività con chioschi di massimo 30 metri quadri, banchi di 8 mq e trespoli di 4, oppure autonegozi di 8 metri quadri al massimo. L’occupazione del suolo è concessa per 6 mesi rinnovabili e il marciapiede deve rimanere libero e calpestabile per non meno di due metri. La bancarelle non devono intralciare la circolazione e non devono impedire la visibilità agli incroci ed è vietata l’occupazione di carreggiate, attraversamenti pedonali, aiuole, passi carrabili, oltre al divieto di ostruire ingressi di abitazioni o negozi.

Non ha certo la faccia dello sceriffo Jenny Moffa, l’assessore alle Attività Economiche che ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro l’abusivismo commerciale. Eppure è partita come un caterpillar, spalleggiata da un sindaco che urla al telefono di sgomberare. Senza pietà. I vigili urbani, a costo di venire aggrediti, eseguono gli ordini, coadiuvati dagli agenti della polizia, dai carabinieri, dalla finanza. Hanno messo i sigilli alle baracche, alcune bancarelle hanno chiuso e riaperto all’alba del giorno dopo, altre si sono spostate qualche metro più in là, altre ancora sono rimaste impacchettate. “Siamo partiti da un protocollo d’intesa in Prefettura. Fortunatamente - ammette l’assessore Moffa, inizialmente scettica - è stato preso in considerazione, cosa che neanche io mi aspettavo in verità. Sono state apportate alcune modifiche e ora è al vaglio del Ministero e verrà rispedito a Foggia per la firma conclusiva. A quel tavolo c’erano tutte le forze dell’ordine, la polizia municipale, le associazioni di categoria, la Camera di Commercio e il Comune. Il protocollo d’intesa prevede: la ristrutturazione di tutti i regolamenti da parte del Comune di Foggia, e lo stiamo già facendo; una incisiva campagna di comunicazione nei confronti dei cittadini, e ancor prima degli studenti nelle scuole, affinché non acquistino prodotti di dubbia provenienza, di incerta conservazione e soprattutto che alimentano un commercio sleale a danno degli altri ambulanti che pagano regolarmente le tasse”. Contemporaneamente, è stato aperto un tavolo tecnico con le forze

dell’ordine per un’azione sinergica di contrasto all’abusivismo commerciale. “L’attività finora (alla data del 9 aprile, ndr) ha prodotto 27 verbali relativi soprattutto al mancato possesso della licenza e 13 informative di reato per invasione di suolo pubblico, che arrivano direttamente alla Procura. Parliamo in questo caso di strutture che insistono su un territorio senza autorizzazioni relative alla costruzione, e non ci sarebbero nemmeno i presupposti per l’insediamento e la concessione di un permesso per costruire”. Sotto mano, l’assessore Eugenia Moffa non ha il numero preciso delle bancarelle che hanno realmente chiuso, ma senza tema di smentita sente di poter affermare che è decisamente inferiore rispetto al passato. Ad avere la peggio sono state soprattutto le strutture fisse. Il Comune, però, si rende conto che il proliferare di banchi di frutta e verdura ad ogni angolo della strada è dovuto anche alla carenza di strutture mercatali, specie nelle zone periferiche di nuova urbanizzazione. Nell’ultimo decennio, sono stati dismessi i mercati Ferrante Aporti e Ginnetto, e anche l’ubicazione del mercato Rosati non convince il Comune (“in particolare - si legge nella deliberazione della Giunta comunale n.36 del 3 aprile 2015 - per la dislocazione e strutturazione dei banchi di vendita, determina un inopinato sconvolgimento e un notevole turbamento alle normali e quotidiane funzioni della vita sociale nella zona”). E allora scatta la sanatoria, un provvedimento che consente agli ambulanti muniti di licenze di occupare il suolo

pubblico purché rispettino una serie di criteri. “Stiamo lavorando insieme all’Urbanistica e ai L’assessore Eugenia ”Jenny” Moffa Lavori Pubblici all’individuazione di nuove aree mercatali. In itinerante, prevista dal regolamento, Giunta abbiamo approvato un atto di e pagano regolarmente l’occupazione indirizzo con cui viene data la possibi- di suolo pubblico, solo che prima inlità agli ambulanti di regolarizzarsi sistevano in un’area su cui non poteperò, sia chiaro, riguarderà coloro che vano sostare. “Il nostro obiettivo è sono in possesso di licenze, quindi quello di invogliare gli abitanti a ritorquanti hanno fatto il corso previsto per nare nelle aree mercatali – è l’auspila somministrazione di bevande e i cio dell’assessore Moffa - Ciò che ci corsi per ottenere la licenza alla ven- ha spinto ad intervenire è la volontà di dita ambulante, e coloro che hanno i tutelare la salute dei cittadini e coloro requisiti e che non infrangono il co- che svolgono il loro lavoro pagando le dice della strada. Questa delibera in- tasse”. La rivolta degli ambulanti è dividua un atto di indirizzo per i arrivata fino agli uffici di via Sant’Albanchi fissi e consente l’occupazione fonso de Liguori. “Sono costantedel suolo temporaneamente, per 6 mesi rinnovabili e sino alla data di completamento del Piano di localizzazione delle aree per il commercio, quindi non per sempre. Naturalmente, chi opera già in un territorio dove c’è un’area mercatale deve andare nel mercato. A coloro che operano in zone come quella della Macchia Gialla dove mente sotto al Comune, presso non c’è un mercato nel raggio di un l’Annona. Il sindaco ha subito pesanti chilometro viene data la possibilità di pressioni”. L’assessore è convinto che vendere, ma sempre nel rispetto del presto gli ambulanti migreranno nei nuovi mercati: “Abbiamo già indivicodice della strada”. Le baracche condonate “preno- duato le aree. Si tratta solo di iniziare tano” un posto nel mercato più vicino i lavori. Io sono fiduciosa perché è che deve ancora sorgere. Molti am- quello che ci chiedono i cittadini. E noi bulanti che hanno riaperto sono in rispettiamo la loro volontà”. Mariangela Mariani possesso di una licenza per la vendita

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politica La nuova Giunta di Franco Landella Il primo ‘giro di valzer’ A cura di Mariangela Mariani

Più potere alle donne: vicesindaco Erminia Roberto

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a processione si vede quando si ritira. Mai detto fu più azzeccato. Il pomeriggio del 21 marzo il sindaco Franco Landella era al seguito del sacro tavolo della santa patrona e a sera defenestrava l’amico Ciccio D’Emilio e l’assessora Carla Calabrese. A sentire gli umori della città, sul piano umano è suonato come un tradimento, ma la politica è un’altra cosa. La delega di peso è andata a Gianni De Rosa.

Un regolamento di conti, ma solo per farli quadrare con Forza Italia, che ha segato, però, il Nuovo Centrodestra, minando addirittura la stabilità del partito di Franco Di Giuseppe. Perché Landella toglie e dà, conferendo la vicesindacatura ad Erminia Roberto, assessore alle Politiche Sociali in quota NCD. Un’offerta difficile da rifiutare. Un incarico di prestigio, strappato all’ex assessore ai Lavori Pubblici D’Emilio e finito in

mano ad una donna, come non si vedeva dai tempi di Lucia Lambresa. Più potere alle quote rosa. A Gabriella Grilli, com’era già scritto dall’estate scorsa, è stata conferita la delega all’Istruzione. Ma il cerchio non è ancora chiuso. Anche La Destra di Bruno Longo avrà un posto in Giunta e potrebbe essere una persona a lui molto vicina, che rischia di compromettere un’altra amicizia.

L’Istruzione secondo Gabriella Grilli Un assessorato a forma di scuola “Sono una persona che parla in fretta ma, in verità, faccio tutto un po’ velocemente, penso e agisco in fretta”. E parla a raffica, è proprio così, Gabriella Grilli, nominata in corsa assessore alla Pubblica Istruzione. “Per me questo è un onore ma anche un onere, ovviamente: l’impegno che devo profondere sarà piuttosto complesso perché io non lascio la mia scuola. Continuo a gestirla e quindi devo dividere il mio tempo fra la scuola e l’assessorato”. È docente da 39 anni, gli ultimi venti li ha passati da dirigente scolastico. Vuole applicare il modello del suo istituto, il glorioso Liceo Scientifico Volta, anche al suo assessorato. “È un prolungamento di quello che faccio a scuola, però invece di pensare solo alla mia penso a tutte le scuole, penso un po’ più in grande. Il segreto è avere gli staff giusti”. Il suo incarico le è stato affidato più tardi del previsto ma lei se lo aspettava, perché già a luglio gliel’avevano proposto, è così? In effetti, il sindaco il 9 luglio mi chiamò per ben due volte insistendo affinché io andassi a firmare il decreto che era pronto per me. Allora riguardava due deleghe, l’Istruzione e la Cultura, e io forse un po’ anche a malincuore, devo dire, non lo accettai all’epoca perché non c’era un accordo politico, un accordo fra Forza Italia, cioè il partito, e il sindaco sulla terna di nominativi proposti, non sul mio nome. Conservo ancora questi principi, lo so che sono forse obsoleti, ma credo che bisogna essere coerenti, fedeli, in qualche maniera anche obbedienti, saper fare un passo indietro. Ora, invece, a marzo, il sindaco mi ha richiamata riconfer-

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mando la sua stima - ha molta pazienza evidentemente con me - e siccome questa volta c’era l’accordo tra il partito e il sindaco su due nomi, gli attuali assessori, Gianni De Rosa e io, ho accettato. È la delega che ha sempre desiderato? Diciamo che è quella che mi è più consona. Perché grazie a questo incarico, svolgo una doppia funzione che a mio avviso è congrua, cioè da un lato ho un ruolo politico perché sono una consigliera eletta, e nel contempo ho una veste tecnica perché sono un dirigente scolastico. L’ambito dell’istruzione per un dirigente penso sia il non plus ultra. Perché conosco i problemi della scuola, i punti di debolezza, i punti di forza, le difficoltà, le problematiche, e poi conosco tutti i miei colleghi. Cosa intende fare, qual è il suo programma? La vision, cioè l’obiettivo ultimo, è quello di dare, e io ci proverò, una svolta culturale forte alla città. Perché secondo me, che sono una psicologa e una pedagogista, se vogliamo cambiare le sorti del tempo bisogna partire da una vera e profonda rivoluzione culturale ed etica che passa attraverso i banchi della scuola e attraverso quelli che noi chiamiamo

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maestri. Questa è la visione ultima. Chiaramente per arrivare a questo obiettivo c’è la mission, cioè gli step, e ci sto già lavorando. Ho avuto in incontro con i dirigenti, poche settimane dopo il conferimento dell’incarico, e abbiamo stilato una petizione condivisa con il direttore della Biblioteca Franco Mercurio, la invierò ai vari enti locali, alla Provincia, oltre che al Comune, Regione, ma anche al Ministero dei Beni Culturali perché è impensabile ed è illogico che un contenitore culturale come la Biblioteca o i musei interattivi possano venir meno in una città. Nel contempo, sempre con i colleghi dirigenti, mi sono confrontata perc h é dobbiamo elaborare subito un piano di razionalizzazione che è un tasto dolentissimo per le scuole locali, cioè bisogna fare in modo che l’autonomia si dia alle singole scuole ma tenendo conto anche dei parametri legati al numero di alunni. È un discorso un po’ tecnico, che conosco bene e su cui bisogna assolutamente lavorare perché i miei colleghi lamentano questa difficoltà legata alla razionalizzazione attualmente in atto. E come pensa di intervenire? Lavorerò con tavoli di lavoro e

concertazione. Incontrerò i dirigenti, però quelli non coinvolti nel piano di dimensionamento, in modo da essere al di sopra delle parti. E con loro, insieme all’ufficio dell’assessorato, faremo un’ipotesi, una bozza di distribuzione delle scuole. Quindi un nuovo piano di dimensionamento? Dobbiamo apportare dei correttivi e cercare di migliorare l’attuale, perché alcuni miei colleghi rischiano di perdere degli alunni e non possono perdere l’autonomia e quindi posti di lavoro - penso anche alle segreterie, oltre che alle dirigenze. E quindi bisogna fare in modo che ciascuna scuola abbia l’autonomia ma anche un numero congruo di studenti che consenta poi di poter operare in maniera adeguata in una visione prospettica. Ci sono dei nodi irrisolti di cui si è accorta arrivando in Comune? Ho trovato delle carenze legate alle strutture scolastiche. I miei colleghi non hanno fatto altro che lamentare queste difficoltà, e quindi mi sono già messa in contatto con Gianni De Rosa, l’assessore ai Lavori Pubblici, perché è sua anche la delega relativa alle strutture scolastiche. Nella scuole ci sono delle carenze strutturali gravissime. Lì bisogna intervenire immediatamente perché una scuola senza palestra è una nonscuola, atteso che c’è una parità disciplinare e culturale, quindi non si può considerare l’educazione fisica di serie zeta rispetto ad un’altra disciplina. Ma se non offriamo le strutture minime, la palestra, se non diamo i laboratori ai ragazzi, se non creiamo una scuola sicura, è chiaro che perdiamo di credibilità.

Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

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Rischi delle diete fai-da-te: i consigli della dottoressa Annamaria Conte

salute

Dimagrire… mangiando: l’elogio della lentezza l corpo umano come un castello di carte: l’equilibrio deve essere perfetto. Basta un piccolo intoppo - un elemento carente o, al contrario, sovrabbondante - per far crollare tutto. Nel caso specifico, l’elemento destabilizzate per l’organismo può essere una dieta sbagliata, esageratamente carente o inadatta alle nostre esigenze per grippare il funzionamento del nostro metabolismo. Ne abbiamo parlato con la dottoressa AnnaMaria Conte, dietologa-omeopata (in foto). Dottoressa Conte, perché bisogna evitare le diete fai-da-te? La dieta non è una procedura standard, uguale per tutti. Prima di stilare un piano nutrizionale, noi medici dobbiamo valutare una serie di fattori: si parte da uno screening clinico, con esami specifici fondamentali per inquadrare il funzionamento del metabolismo del paziente e lo stato di salute generale. Poi vanno valutate tante altre variabili che attengono allo stile di vita. Le diete fai-da-te, invece, tendono solo ad eliminare: non solo il superfluo, ma anche alimenti e sostanze fondamentali per la nostra sopravvivenza. Qual è la differenza tra ‘dietologo’ e ‘nutrizionista’? Il dietologo è un medico, laureato in medicina e

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chirurgia e poi specializzato in dietologia; può fare una valutazione clinica del paziente, stilare piani nutrizionali per persone con patologie specifiche e prescrivere esami ed eventuali farmaci. Il nutrizionista, invece, quasi sempre è un biologo specializzato; il suo ruolo è fondamentale nella diffusione delle buone pratiche dell’educazione alimentare. Ci sono delle spie che possono farci capire che stiamo sbagliando strada (e dieta)? In linea di massima, se si segue una dieta molto carente c’è rischio di anemizzarsi, perdere i capelli e avvertire debolezza, fino a svenire; con una dieta iperproteica si rischia di danneggiare i reni; se c’è una predisposizione al diabete e seguiamo una dieta ricca di carboidrati rischiamo di spianare la strada alla malattia.

I CONSIGLI DELL’ESPERTO STUDIO DI MEDICINA ESTETICA E DIETOLOGIA • “Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno (circa 8 bicchieri) e depurare l’organismo con tisane a base di melissa, finocchio e ananas o spremute di pompelmo”. • “Evitare di mangiare mele a fine pranzo: sono ricche di carboidrati, che si andrebbero a sommare a quelli di pasta e pane”. • “Diffidare di pane e pasta integrali: nella maggior parte dei casi sono amalgamati con strutto o altri grassi. Nel dubbio, scegliere il riso integrale, tale in natura”. C’è un rapporto tra intolleranze alimentari e aumento di peso? Purtroppo sì. Ogni volta che assumiamo l’alimento nocivo - le intolleranze più diffuse sono al lattosio e al glutine - la bilancia segnerà 300 grammi in più. In definitiva, dimagrire è possibile? Ovviamente sì, ma mangiando. Si possono ridurre le quantità, ma non va tolto il cibo dalla tavola. Una dieta fatta in modo serio, con l’aiuto di un professionista, porta percentuali di successo del 90%. I tempi devono essere però lunghi: le diete-flash non esistono.

DOTT.SSA ANNAMARIA CONTE ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA

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• Diete Personalizzate • Test per intolleranze alimentari • Trattamenti omeopatici • Trattamenti anticellulite (Cavitazione ad ultrasuoni e Mesoterapia) • Trattamenti con radiofrequenza per tonificare viso e corpo • Trattamenti con ossigeno per rivitalizzare viso e corpo • Trattamenti con Tecar (Tecarterapia) per algie post-traumatiche da fratture e lesioni tendinee

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Il segreto di bellezza delle donne dello showbiz internazionale, ora accessibile a tutte

fitness

Trasforma il tuo corpo col FUNCTIONAL TRAINING A Cerignola il primo centro U ufficiale WTA Puglia, pioniere nel Sud Italia. Interventi mirati per risultati garantiti, a livello psico-fisico ed estetico

n metodo di allenamento funzionale, completo e innovativo: il segreto di bellezza e benessere di molte donne dello showbiz internazionale, oggi diventa accessibile a tutte. Stiamo parlando dell’esclusivo WTA Functional Training che da alcuni anni ha trovato la sua casa a Cerignola, ad uno schiocco di dita dai principali centri del Tavoliere, primo Centro ufficiale WTA Puglia e il primo del Sud Italia. Un risultato reso possibile grazie all’impegno e professionalità del WTA Trainer, Cosimo Laguardia, referente per la Puglia come WTA Coach per il sistema di allenamento funzionale WTA di Master Emilio Troiano, uno dei maggiori esponenti europei di questa metodologia di allenamento di grande successo, non a caso alla base della preparazione fisica ed estetica delle più note top model e di donne dello spettacolo come, da ultimo, Belen Rodriguez.

PARTIRE DAL CORPO PER (RI)MODELLARLO Come base, il Metodo WTA Functional Training tiene conto di tutti gli organi e sistemi del corpo umano coinvolti nei movimenti e li adatta coniugando i principi della Storia della Preparazione Fisica ai più appropriati attrezzi funzionali - quali Kettlebell, Clubbell, Flowbag, Med ball, Sand-kettlebell, Flying Suspension Training che consentono al corpo di riacquisire le funzionalità per il quale è stato programmato, e l’aspetto estetico nel caso di un deficit morfologico. In questo modo sarà possibile intervenire attivamente sia sulla salute psico-fisica che sull’aspetto estetico. Spesso, il corpo femminile si caratterizza per una conformazione “a pera” (ginoide) con

la parte superiore del corpo esile e la localizzazione del grasso sui fianchi e parte esterna delle cosce, un metabolismo lento, problemi circolatori e parti periferiche del corpo fredde; inoltre, molte donne hanno un deficit tiroideo (metabolismo tiroideo rallentato), a causa del quale dovrebbero prediligere attività che permettano di riequilibrare le situazioni metabolicoormonali e non quelle che accentuano il proprio morfotipo.Solo con la programmazione di un appropriato allenamento è possibile intervenire sugli ormoni e quindi curare gli squilibri interni con i conseguenti benefici in termini di salute e di miglioramenti estetici.

L’ALLENAMENTO PENSATO PER LE DONNE

Prendendo in considerazione le caratteristiche morfologiche proprie delle donne, le migliori attività consigliate sono l’allenamento per la forza, per controbilanciare le tendenze della conformazione ginoide, e l’allenamento di Circuit Functional Training per assecondare il ritorno circolatorio, l’eliminazione delle tossine e dei depositi di grasso nonché della formazione della cellulite. Generalmente, i classici allenamenti eseguiti con le macchine isotoniche, non tengono conto di questi aspetti. Nel Metodo WTA invece, con l’utilizzo degli attrezzi funzionali e dei movimenti balistici e pliometrici, è possibile lavorare in modo più completo sull’iper-

trofia delle fibre, coordinazione intra ed inter-muscolare, sull’innalzamento del metabolismo e sulla maggior stimolazione dell’ormone GH che potenzia la lipolisi. Il protocollo Circuit Functional Training prevede movimenti globali col coinvolgimento di tutti i sistemi corporei deputati alla creazione ed al controllo dei movimenti (neuro-muscolare, muscoloscheletrico, mio-fasciale, cardio-circolatorio-respiratorio, propriocettivo) che funzionando in sinergia daranno maggiori input alla lipolisi e all’EPOC (consumo di ossigeno post allenamento) con conseguente innalzamento del metabolismo. E risultati reali, concreti ed evidenti.

Dalla colazione alla cena: i consigli per non restare a corto di energie

Atleta o sportivo occasionale? Le regole per non sbagliare Tra proteine e carboidrati, l’importanza di una dieta sana ed equilibrata A CURA DELLA DOTT.SSA

DORA COCUMAZZI ESPERTA IN NUTRIZIONE

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on l’arrivo della primavera si avvicina la fatidica “prova costume”, ed è proprio questo il periodo in cui aumenta il numero delle persone che decidono di iscriversi in palestra e di iniziare una dieta per migliorare la propria forma fisica. Praticare una regolare attività fisica è importante per mantenersi in forma e per migliorare il proprio stato di salute, naturalmente, avendo cura della propria alimentazione che dovrà garantire un adeguato apporto di energia e di nutrienti. Riguardo all’alimentazione da seguire per chi pratica sport, sia pure a livello amatoriale, circolano tante false credenze e purtroppo molto spesse sono fornite informazioni inadeguate o scorrette. Per chi svolge un’attività fisica, come per esempio un’ora di palestra, due o tre volte a settimana, infatti, non è necessario un regime alimentare particolare, ma una corretta alimentazione garantisce la copertura dei fabbisogni nutrizionali anche quando alle normali attività quotidiane è aggiunto l’esercizio fisico. L’assunzione di quantità eccesive di proteine, come spesso è consigliato, soprattutto se associato a un introito insufficiente di carboidrati, risulta inutile. Considerando che non esistono depositi proteici di riserva nell’organismo, le proteine in eccesso porteranno solo a un sovraccarico per fegato e reni, mentre un’alimentazione varia e bilanciata potrà essere sicuramente d’aiuto per chi svolge attività fisica garantendo uno stato di forma ottimale.

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Per non rischiare di trovarsi a corto di energie durante l’allenamento in palestra può essere utile seguire poche semplici regole: Non saltare la prima colazione è fondamentale per iniziare la giornata. Una buona prima colazione dovrà fornire il 15 – 20% delle calorie totali della giornata e prevedere, per esempio, una tazza di latte parzialmente scremato o latte di soia o un vasetto di yogurt, accompagnati da qualche biscotto o fetta biscottata o cereali, preferibilmente integrali. Evitare di saltare i pasti. Consumare uno spuntino a metà mattina e uno a metà pomeriggio, per esempio un frutto fresco di stagione. Non eliminare i carboidrati dalla dieta. I carboidrati sono la principale fonte energetica per il nostro organismo per cui devono essere presenti, nelle giuste proporzioni, a ogni pasto. Seguire un’alimentazione

varia, ispirata ai principi della dieta mediterranea, privilegiando il consumo di cereali integrali; legumi almeno due o tre volte a settimana; pesce due o tre porzioni a settimana; carne con moderazione, preferibilmente carni bianche. Non devono mancare almeno cinque porzioni di frutta e verdura fresche di stagione, fonti di preziose vitamine e minerali e una piccola porzione di frutta secca a guscio, ricca di acidi grassi essenziali, e per condire olio extravergine di oliva. Reintegrare le perdite di acqua dovute alla sudorazione. E’ importante sottolineare che corretta alimentazione, regolare esercizio fisico e numero adeguato di ore di riposo, sono fondamentali per il raggiungimento di un buon equilibrio psicofisico, pertanto non dovrebbero essere considerate come delle misure d’emergenza, ma come uno stile di vita.


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iò che mangiamo, ovvero il nostro comportamento alimentare, è il risultato dell'interazione e della sovrapposizione di fattori sociali, economici, emotivi, fisici, culturali, derivanti da esperienze, reazioni ed adattamenti. Tutti questi fattori incidono notevolmente sulle nostre abitudini alimentari, per cui è facile incorrere in errori dietetici che spesso portano a problemi di sovrappeso e di obesità. Una buona educazione alimentare diventa, a questo punto, un passo necessario per chi vuol mangiar bene e correggere i propri errori nutrizionali. Lo studio “Salus in Alimenta” si propone come obiettivo quello di realizzare incontri/corsi sull'educazione alimentare affinché chiunque lo voglia possa acquisire conoscenze nutrizionali tali da modificare il proprio rapporto con il cibo e migliorare, di conseguenza, il proprio stile di vita. I progetti che vengono realizzati abbracciano tutte le fasce d'età e tutte le possibili esigenze conoscitive che ognuno di noi può e vuole approfondire.

QUESTE SONO ALCUNE DELLE ATTIVITÀ CHE LO STUDIO REALIZZA CON LA CONVINZIONE CHE IL CIBO DEVE ESSER VISTO SEMPRE COME UN PIACERE, MAI VISSUTO CON ANSIA.

“SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO”:

Incontri e percorsi sull’educazione alimentare a cura dello Studio di Consulenza Alimentare “Salus in Alimenta” dott.ssa Pasqualina Capuano Tecnologo Alimentare

PROGETTO 1

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Il progetto cardine sicuramente è rappresentato da “Bilanciamo il nostro peso”, un corso costituito da 4 incontri, svolto insieme ad una psicologa, durante il quale si apprendono le basi di una corretta alimentazione, si prende coscienza delle cattive abitudini alimentari, si acquisisce la capacità, attraverso delle tecniche di autocontrollo, di gestire la fame. Il risultato è il cambiamento dello stile di vita, vero obiettivo per chi vuol essere in forma.

“Obesità infantile? No, grazie”: una serie di incontri che mirano a correggere i comportamenti alimentari sbagliati dei bambini e migliorare il loro benessere. A questo progetto ci teniamo particolarmente ed è molto importante, visto il crescente numero di bambini obesi e/o in sovrappeso. Non dobbiamo mai dimenticare che i bambini non vanno messi a dieta, bensì educati ad un atteggiamento corretto nei confronti del cibo.

Visto che una corretta educazione alimentare comincia già durante la gravidanza non poteva mancare un progetto di sensibilizzazione dedicato alle mamme, “Nutriamoli con amore”: un corso realizzato con ostetrica e psicologa, nel quale si affrontano, sotto diversi punti di vista, i momenti più impegnativi della gravidanza e allattamento. Si pone, altresì, l'accento sulla sicurezza alimentare durante questi momenti.

Fondamentale nella vita di ogni donna è il momento della menopausa, per questo lo studio, sempre in collaborazione con altre figure professionali, dedica un corso a questa fase: “Meno-pausa... più-salute”, nel quale vengono trattate tutte le sfaccettature peculiari della menopausa: l'alimentazione, l'aspetto psicologico ad esso legato, la riabilitazione del pavimento pelvico.

“Celiachia?… no problem!”: una tema di rilevante attualità affrontato per far conoscere gli alimenti e le loro caratteristiche a coloro che devono approcciarsi a questa patologia. “Alimenta... storie” è invece un progetto, realizzato insieme ad una logopedista, che parte dal linguaggio, usa il linguaggio e, infine, migliora il linguaggio del bambino per educare ad una corretta alimentazione.

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Intolleranze: migliora la tua salute Diagnosi rapida, accurata e attendibile. Si parla d’intolleranze alimentari quando si ha una reazione avversa dell’organismo nei confronti di determinati cibi a livello metabolico.

Presso il laboratorio analisi Santa Rita è possibile effettuare test di intolleranze verso:

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Alimenti Additivi Coloranti

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Farmaci Muffe Zuccheri e succedanei

Sintomi delle intolleranze alimentari: Apparato neurologico • Cefalea • Attacchi di panico • Sbalzi di umore

Apparato gastro enterico • Problemi digestivi • Diarrea e stipsi • Colite

Apparato muscolo scheletrico • Dolori alle articolazioni • Dolori muscolari

Apparato uro - genitale • Calo della libido • Cistiti

Leoucita in condizioni normali. Forma circolare e membrana ben definita.

La metodica Il test si basa sull’analisi della reazione dei leucociti messi a contatto con gli estratti alimentari nei confronti dei quali si vuole verificare l’intolleranza.

Apparato repiratorio

Leoucita in fase di reazione Perdita della forma circolare;

• Asma • Tosse • Naso gocciolante • Lacrimazione

Apparato cardio circolatorio • Palpitazioni • Ipertenzione • Extrasistole

Cute • Eczema • Orticaria • Acne

Reazione assente

Retrazione media

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Leoucita danneggiato La rottura della membrana provoca la fuoriuscita del citoplasma.

Reazione molto forte.

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Foggia, Panarea e Milano: le tappe del viaggio nel benessere psicofisico

Orsola Viola conquista l’Italia con la G.E.P.P. e con trattamenti di rieducazione posturale Mézières-Bertelè Titolare dello studio Viola è fautrice della Ginnastica estetica psicocorporea posturale

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a valigia è sempre pronta, adagiata ai piedi del letto o nel suo studio; alle pareti una sfilza di titoli (tra cui due lauree), attestati e corsi di specializzazione, che rivelano l’esperienza formativa e professionale della foggiana Orsola Viola, pedagogista clinica, unica terapista della rieducazione posturale Mézières-Bertelè del capoluogo e fautrice della Ginnastica estetica psicocorporea posturale (Gepp). I biglietti del treno raccontano tappe ormai fisse: da Foggia, dove tutto è cominciato, a Panarea; poi Milano e presto anche Londra. Quattro città, altrettanti ‘fortini’ espugnati dalla pioniera del metodo Gepp. Viaggiare continuamente non le pesa più di tanto: “sono una sagittario doc”, iro-

Dottoressa Viola, cos’è la pedagogia clinica? E’ una scienza indirizzata ad un vasto panorama dei bisogni della persona di ogni età. Come si è avvicinata a questa disciplina? Per una serie di motivi di natura personale, di vita e di inclinazioni naturali. Sono laureata in Pedagogia e ho sempre amato aiutare gli altri, mettere a disposizione le mie competenze e potenzialità per portare quanti ne hanno bisogno per superare un disagio generale, di carattere psico-fisico. Si tratta di propensioni e inclinazioni affinate nel tempo dallo studio e dalla specializzazione e dalle esperienze dirette sul campo. Quali ostacoli si possono frapporre in questo percorso? Tantissimi. Parliamo di persone che entrano in un luogo in cui dovranno aprirsi, affidarsi ad un altro per superare un disagio, per riequilibrare il rapporto corpo-mente. Non è semplice: c’è ancora una immotivata ritrosia - per vergogna e per carenze culturali nell’intraprendere questo tipo di percorso. Ma con un po’ di esperienza, sincerità di approccio e capacità nelle relazioni si riesce a superare ogni ostacolo. Come è arrivata a mettere a punto il metodo Gepp? Sono partita come pedagogista clinico, ma precedentemente ho avuto una lunga esperienza come personal trainer in centri in cui mi occupavo di ginnastica dolce per signore, cercando di sciogliere le catene del processo “dolore-corpo, dolore-mente”; partendo dal corpo, dalla ginnastica per intenderci, ho capito quanto fosse importante il ruolo della schiena nella partita del benessere psico-fisico; e, parallelamente, quanto le emozioni incidessero sull’insieme. A quel punto mi sono ulteriormente specializzata come terapista della rieducazione posturale secondo il metodo MézièresBertelè e poi ho messo a punto il metodo Gepp – Ginnastica estetica psicocorporea posturale.

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nizza. Nel frattempo, ripercorre le tappe della sua formazione professionale e personale, che dallo studio Viola a Foggia, dove si avvale da circa 12 anni, della consulenza medica ed ortopedica della dott.ssa Cristina Triscari, l’hanno portata in giro per l’Italia. Prima a Panarea, dove collabora ormai stabilmente nella struttura termale del prestigioso Hotel Raya di Myriam Beltrami, poi a Milano con una progettualità avviata presso lo Studio Remedia, centro polispecialistico nel quale collabora con la dottoressa Giuliana Giandoso. C’è anche una proposta da vagliare per una collaborazione in una beauty farm che aprirà nel cuore di Londra.

Le emozioni sono una grande componente dei nostri blocchi interiori Quali sono i principi di questo metodo? La Gepp dà una importanza fondamentale ai criteri di Mézières, che consistono nel distendere i dorsali per tonificare i muscoli profondi anteriori e ristabilire il giusto equilibrio dell’energia. Il perno fondamentale di questa tecnica è la schiena: lavorando sul corpo e allungando i muscoli, infatti, andiamo a sbloccare quelle ‘corazze’, ovvero lo scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità si nasconde per proteggere l’individuo, aiutando il paziente ad accogliere e migliorare il proprio disagio. La Ginnastica estetica psicocorporea posturale è, quindi, un’educazione comportamentale e fisica che elimina dolori articolari, ossei e psicosomatici, restituisce elasticità ai tessuti muscolari ed inoltre va anche a sciogliere i grassi, tonificare, rassodare. Ma soprattutto ci permette di riacquisire il benessere psicofisico. Tutto questo contribuisce a migliorare la postura, e ne consegue un migliore rapporto con gli altri. La schiena è come l’albero di una barca: le vele sono i muscoli ed il vento le emozioni. Le emozioni sono una grande componente dei nostri blocchi interiori e quanto incidono sui nostri muscoli, tanto da tirare e bloccare l’albero della barca, ovvero, la nostra schiena. La Gepp viene svolta in funzione della vita sul presente, quindi “dell’Esserci” cercando di trovare e mantenere un equilibrio tra corpo e mente. Infatti, lavorando sulla postura

oltre che a ridurre la sofferenza della fibra muscolare, si va anche a operare sul ‘come ci poniamo nel mondo’, superando quei blocchi psicologici o quei dolori che sono i risultati della separazione del corpo dalla mente. Se poi alla Gepp si aggiungono i trattamenti posturali Mézières-Bertelè il benessere psicofisico, non è assicurato, ma garantito. La sua, abbiamo detto, è una vita in viaggio. Cosa non manca mai nella sua valigia? In generale, la mia valigia è sempre piena di voglia di imparare, di voglia di vivere una vita piena, appunto. Nello specifico, non manca mai un vestito elegante ed un buon libro. Tanti treni e stazioni, ma la destinazione finale resta sempre Foggia… Se non avessi avuto la mia città non starei qui. Nel bene e nel male. Lo studio Viola sarà sempre il mio principale impegno lavorativo. Come è cambiata la città negli ultimi 10 anni? Qual è l’approccio verso queste discipline? Certamente sta crescendo l’interesse per metodologie parallele alla medicina, che sono olistiche, affini alle discipline orientali. Bisogna lavorare ancora sulla cultura del benessere, inteso nella sua totalità: star bene significa sentirsi bene. Qual è il suo sogno nel cassetto? Cosa si prefigge ancora di realizzare? Vorrei poter brevettare al più presto il mio metodo sulla Ginnastica estetica psicocorporea posturale e dedicarmi alla formazione di nuovi trainer per continuare l’opera e diffondere ancor di più la pratica. Spero di poter completare un mio volume sul metodo Gepp, che raccoglierà una serie di consigli utili ed indicazioni per vivere nel benessere psicofisico. O meglio, per imparare a vivere e non a sopravvivere.

ATTIVITÀ PROPOSTE • Trattamento terapeutico rieducazione posturale Mézières-Bertelè • Mediazione psicocorporea • Risveglio muscolare • Ginnastica estetica psicocorporea e posturale • Counseling psico-pedagogico clinico • Massaggio antistress • Brain Gym • Touch For Health • Percorsi di gruppo secondo specifiche tematiche

Dr.ssa Orsola Viola

Pedagogista Clinico Psicosomatista Terapista Rieducazione Posturale (metodo Mézières-Bertelè)

Via C. Galiani, 26 FOGGIA Tel. 0881.744687 393.3613666 www.studiosphaera.it


In migliaia per “Libando” il festival che celebra il valore del cibo da strada

Street food, l’anima delle città

cucina A cura di Maria Grazia Frisaldi

Un viaggio itinerante, nei sapori e nelle tradizioni del Mediterraneo

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sapori, i profumi e i colori dello street food abbracciano il Mediterraneo. Così la seconda edizione di ‘Libando, viaggiare mangiando’ diventa un viaggio itinerante nei sap o r i dell’Europa che si affaccia sul mare. Non solo il gusto verace d e l l’ I t a l i a , quindi, - quello Stivale di bontà, attraversato in lungo e largo, attraverso chioschetti di delizie alla brace, panini succulenti e dolci della tradizione - ma, ad arricchire la seconda edizione del festi- Libando 2014 val che celebra il valore (oltre che il piacere) del cibo da strada, c’erano anche pietanze della tradizione greca, spagnola, argentina e marocchina. Guai a definirlo sagra: Libando è un festival a tutto tondo, un con-

tenitore di eventi e di linguaggi che celebrano la cultura del gusto e dello stare insieme, scottandosi le dita. L’iniziativa (che vanta il patrocinio di Regione Puglia e PugliaP ro m o z i o n e , promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, in collaborazione con le associazioni Streetfood e Di terra di mare e con l’impresa creativa Red Hot) riscopre le tradizioni e il gusto della convivialità attraverso il cibo di strada - biglietto da visita di intere culture - che permette di leggere la storia di un paese, i “segreti” e le ricette che molto spesso le famiglie di venditori ambulanti si tramandano di generazione in generazione. Tanti gli eventi che, dal 17 al 19 aprile, hanno animato il villaggio

gastronomico allestito nel quadrilatero del centro storico, tra Piazza Cattedrale, piazza Mercato, piazza Santa Chiara e Piazza Purgatorio. Giorni ricchi di eventi tra street art, presentazioni di libri, tavole rotonde, ospiti illustri, letture, spettacoli, mostre a tema, cooking show e, dulcis in fundo, il concerto dell’artista internazionale Richard Galliano, artista francese “cerniera” nel Mediterraneo, un luogo che diventa la chiave di lettura di tutto il festival. Curiosando (e assaporando) tra gli stand, ce n’era davvero per tutti i gusti: dal dolce, al salato, dal piccante allo speziato per un trionfo di sapori, profumi e colori che

hanno richiamato nel cuore di Foggia migliaia tra giovani e famiglie; una vera e fiupropria mana che ha invaso il centro storico. Tutti in fila per assicurarsi la propria porzione di cibo da strada: tra i più gettonati, i dolci di ricotta siciliani, gli arancini, fritture di ogni genere, carne e interiora preparata in mille modi, a seconda della ricetta regionale, dagli arrosticini abruzzesi al lampredotto toscano, passano per l’accoppiata vincente torcinelli&paccanelli. Tutte specialità da gustare e leccarsi le dita, come le regole del ‘cibo da strada’ impongono.

“IL CIBO DELLE DONNE” È la personale dell’illustratrice e viaggiatrice Daniela d’Elia, allestita nella ‘Sala Diomede’ del Museo Civico, un racconto per immagini del rapporto che l’artista ha con il cibo. Un rapporto di odio e amore, di dipendenza e di sfogo, a cui rivolgere le proprie attenzioni per distrarsi dai mali del mondo e, al tempo stesso, colmare il vuoto che la riempie. Una mostra che ha segnato un passaggio importante per Daniela d’Elia: il superamento dell’utilizzo del cibo con funzione tossica. La mostra, curata da Luisa Sabba, è il racconto di tutto questo, in chiave ironica e allegra, tra tele grandi e minime, colori forti e allegri, che parte da ritratti (e autoritratti) di donne in sovrappeso, cui fa seguito la decisione di mettersi a dieta, il prendersi gioco del cibo per ricondurlo a una funzione ludica e di piacere condiviso, giungendo infine ad un “alleggerimento” interpretato con volteggianti e sognanti ballerine.

Libando 2015 - Foto: My Terroir FB aprile - duemilaquindici

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aprile - duemilaquindici


GINECOLOGA I sintomi del primo trimestre di gravidanza

DI TIZIANA

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CELESTE

Cosa aspettarsi… quando si attende? Pronti ai cambiamenti, a livello fisico ed emotivo

a gravidanza è una esperienza L incredibile, che stravolge la vita di ogni donna, perché è un evento tanto atteso quanto complesso, che regala momenti meravigliosi a cui spesso si affiancano anche un carico di sintomi meno belli. Alcuni sintomi sono comuni e conosciuti (come nausea e vomito), altri meno frequenti o più imbarazzanti possono lasciare spiazzati. Non bisogna dimenticare che ogni donna e ogni gravidanza sono diverse e, tranne pochi sintomi abbastanza comuni, i rimanenti possono comparire di mese in mese e comportare cambiamenti anche nelle abitudini quotidiane. I primi sintomi appaiono circa alla sesta settimana: a livello fisico si noterà subito la comparsa di gonfiore, flatulenza, affaticamento, sonnolenza, senso di tensione mammaria, eccessiva salivazione, nausea, vomito, spotting (ossia piccole perdite ematiche quando l’embrione si impianta nell’utero di solito verso la sesta settimana), la scomparsa delle mestruazioni. A livello emotivo si percepisce una maggiore vulnerabilità, irritabilità, sbalzi d’umore e facilità al pianto. Molti di questi sintomi sono le-

gati alla maggiore produzione ormonale di progesterone, che serve a proteggere la gravidanza in utero ed è responsabile della sonnolenza, dell’affaticabilità e di una certa febbricola serotina; mentre alla produzione di BetaHCG (l’ormone della gravidanza che aumenta in misura esponenziale nel primo trimestre di gravidanza) sono ascrivibili la comparsa di nausea, vomito, difficoltà digestive, destinati in genere a scomparire verso la 16° settimana di gestazione. La nausea è più frequente e grave nelle primigravide, perché il corpo è meno preparato all’aumento di ormoni e in termini emozionali l’ansia e la preoccupazione di una primi gravida sono più spiccati. Il senso dell’olfatto particolarmente sensibile è una delle conseguenze tipiche dell’aumento degli estrogeni; la sovrapproduzione di saliva è uno dei sintomi più sgradevoli del primo trimestre e si accompagna alla nausea ed al sapore metallico, legato all’iperproduzione ormonale, che modifica le

papille gustative. Frequente è lo stimolo ad urinare, sia per il maggior volume di sangue che per l’aumentata funzio-

nalità renale, che aiuta ad eliminare più rapidamente le scorie dall’organismo. Inoltre l’utero ingrossandosi comprime la vescica e ne limita la capacità di riempimento, infatti quando l’utero risale in addome nel secondo trimestre lo stimolo si riduce notevolmente per poi ricom-

parire nel terzo trimestre, quando la testa del bambino “scende” per impegnarsi nella pelvi. Il seno aumenta di volume, tensione e si scurisce l’areola mammaria, in virtù della maggiore irrorazione sanguigna e dell’aumentata quota di grasso mammario. Aumentano gli episodi di stitichezza a causa del rallentato transito intestinale, la frequenza cardiaca a causa del maggior volume sanguigno pompato dal cuore. Fortunatamente, dopo i primi tre mesi la situazione tende a stabilizzarsi, perché il corpo è ormai pronto a far crescere il piccolo nell’utero, ciò non vuol dire che spariranno del tutto nei mesi successivi, ma sicuramente saranno meno frequenti. E’ molto importante rivolgersi allo specialista in caso di dubbio e documentarsi per quanto riguarda ogni fase della gravidanza, per viverla nella maniera più serena e consapevole possibile.

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in poche parole

DA SINISTRA GIOVANNI PAPA, TIZIANA CARELLA E CLAUDIA GIRARDI (*) PSICOLOGI Nella pelle dell’altro: una tappa nella transessualità

Donne Maschi e femmine: di che “genere” parliamo? lunatiche L Quando sesso biologico e identità non coincidono

Provare a descrivere una donna è complicato, provare a capire i suoi sbalzi di umore altalenanti è davvero difficile! Semplicemente lunatiche, le donne hanno la straordinaria e misteriosa capacità di provare mille emozioni diverse quasi contemporaneamente: euforica e felice in un momento e ansiosa e triste in un altro. Se in passato questo “modo di essere” veniva considerato un vero e proprio malessere da curare sotto il nome di isteria, oggi rappresenta un punto di forza, una risorsa per le donne e non un ostacolo. Questo è quanto sostiene Julie Holland, una psichiatra newyorkese autrice di un recente libro intitolato Moody Bitches. “Le donne credono che l’essere umorali sia un problema e una debolezza, mentre la nostra sensibilità e la nostra emotività sono un bene prezioso e non un disturbo che deve essere curato”, spiega Holland, come riportato sul sito La Stampa. L’emotività delle donne rappresenta una risorsa che le rende più sensibili agli altri, più adattabili all’ambiente che le circonda e l’innata abilità empatica permette loro di entrare subito in connessione con i propri figli, intuendone i bisogni prima che essi si manifestino. Anziché vivere appieno la propria emotività, le donne vengono spesse costrette a nascondersi. Nonostante il lavoro e gli impegni di famiglia non facciano altro che alimentare quel vortice di emozioni che le contraddistingue, le donne tendono a soffocare i propri stati d’animo perché considerati culturalmente inappropriati. “Sopprimere la rabbia, nascondere le nostre paure per non essere chiamate isteriche e per compiacere qualcun altro”. Reprimere le proprie emozioni porta spesso le donne ad un utilizzo improprio degli psicofarmaci, spiega la psichiatra, e questo comporta conseguenze negative sulla salute. La diversità delle donne dagli uomini è radicata nel cervello, ha radici biologiche distinte e questioni ormonali differenti.Infine Holland elenca alcune regole del “buon vivere”: una “dieta buona”, del “buon sesso”, del “buon esercizio fisico” e una “buona consapevolezza di sé” possono, secondo l’esperta, aiutare ad elevare il proprio stato d’animo e a vivere pienamente la propria vita. Irma Mecca

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’articolo di questo mese ci porta ad addentrarci nel concetto di genere, parola molto comune, oggi al centro di numerosi e accesi dibattiti. Questo termine nasce nel secolo scorso per indicare l’identità e il ruolo di un individuo in relazione alle categorie di maschile e femminile. Anche se connessi tra loro però, i concetti di ruolo di genere ed identità di genere si riferiscono a dimensioni diverse dell’identità sessuale. Se con il primo si intendono le aspettative socioculturali su ciò che viene considerato maschile o femminile, con il secondo, si intende il senso soggettivo di appartenenza alle categorie di uomo o donna, che si sviluppa dalla nascita ai tre anni e non è modificabile. Solitamente sesso biologico e identità coincidono ma in altri casi no. Stiamo parlando delle persone transessuali e transgender, le quali non si riconoscono nell’aspetto esteriore del proprio corpo. Il transessuale, a differenza del

transgender che mantiene inalterato il proprio sesso biologico, compie o si propone di compiere interventi per adeguare il proprio aspetto a come sente di essere psicologicamente. Tale percorso di transizione è molto lungo, complesso e variabile, poiché richiede l’attraversamento di vari step. C’è una prima fase di introspezione, in cui la persona percepisce il disagio di avere un corpo che non lo rappresenta, alla quale segue il contatto con degli specialisti, con lo scopo di capire meglio i propri vissuti e, in taluni casi, intraprendere terapie ormo-

nali o chirurgiche. Il percorso psicologico è una delle fasi fondamentali del processo, poiché ha valenza sia diagnostica che supportiva. Diagnostica perché, dal punto di vista scientifico, a differenza dell’omosessualità, la transessualità è presente nel manuale dei disturbi mentali. Fino alla versione precedente (DSM-IV) compariva sotto il nome di Disturbo dell’identità di genere ma con la recente uscita del DSM-V si è preferito rinominarla come Disforia dell’identità di genere, termine che sottolinea come l’incongruenza tra sesso bio-

logico e psicologico non sia un disturbo mentale in sé, poiché non compromette il funzionamento psicologico e cognitivo della persona, ma causa sofferenza e disagio significativi. Escluse ulteriori problematiche psichiatriche, il percorso psicologico continua, accompagnando la persona negli step successivi. Segue una terapia ormonale, sotto stretto controllo medico, e contestualmente il “test di vita reale”, in cui l’individuo inizia a vivere come persona del sesso a cui sente di appartenere, quindi adeguando ad esso anche abbigliamento e com-

portamento. Dopo due anni dall’inizio del percorso psicologico, la persona intenzionata a perseguire la riconversione, può presentare domanda di “rettificazione di attribuzione di sesso”. Come previsto dalla legge 164/82, il giudice, avvalendosi delle perizie dei professionisti che hanno seguito l’iter della persona, può decidere se concedere l’autorizzazione all’intervento con una sentenza. Segue l’inserimento nelle liste di attesa per l’operazione, periodo che può durare anche anni. Le difficoltà per chi affronta questo percorso, quindi, non sono solo di tipo normativo ma anche psicologico, senza contare le pressioni di una società che continua a scambiare per “capriccio” un’esigenza identitaria, una legittima richiesta di felicità. Dovremmo allora chiederci chi siamo noi per dire all’altro chi e come dovrebbe essere per essere felice?

(*)Tiziana Carella, psicologa e psicoterapeuta; Giovanni Papa e Claudia Girardi psicologi e specializzandi in psicoterapia

DENTISTA

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DI VALENTINA

LA RICCIA

Disturbo d’ansia che manifestano 6 persone su 10

Odontofobia: quando il dentista fa paura L

’odontofobia è uno dei motivi per cui il 60% degli Italiani non si reca dal dentista almeno una volta ogni anno. Si tratta di un disturbo d’ansia che manifestano 6 persone su 10 e si presenta con diversi gradi di intensità. I pazienti che ne soffrono tendono a mettere in atto strategie di evitamento (ad esempio, rimandando la visita), rinforzando così il timore con ovvie ripercussioni sulla propria salute; quando diventa indispensabile sedersi sulla temuta poltrona, non riescono a rilassarsi completamente e, pensando costantemente che stia per accadere qualcosa di spiacevole, tendono ad amplificare le sensazioni percepite, rendendo difficoltose le cure. Se vi rivedete in questa descrizione, parlatene al dentista: otterrete i consigli giusti per affrontare e superare questo problema. Ma cerchiamo di capire da dove viene la paura. Essa può nascere in seguito ad un ricordo o ad un condizionamento: i genitori hanno un ruolo importantissimo perché devono far sì che i loro bambini percepiscano uno stato d’animo sereno quando ci si reca dal dentista. Semplicemente ascoltando i commenti o assistendo alla visita odonto-

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Una paura diffusa per la quale il 60% degli italiani evita i controlli. Piccoli segreti per rilassarsi e non soffrire sulla ‘temuta’ poltrona

iatrica di mamma e papà, si formerà nel bambino l’idea che potrebbe influenzare le sue prossime esperienze. Quando sarà il momento di visitare il bambino, l’odontoiatra lo lascerà prima familiarizzare con gli strumenti spiegando in modo semplice a cosa servono e descriverà chiaramente ogni azione prima di compierla, avvertendolo se percepirà un pizzico oppure un getto d’aria. Se invece il bambino ha già formato in sé un’idea sfavorevole perché ha vissuto in precedenza un’esperienza odontoiatrica spiacevole o

perché trasferisce un’esperienza negativa da un altro ambito sanitario a quello odontoiatrico, riuscirà a tranquillizzarsi col tempo, con la pazienza e con l’abilità dei genitori e del dentista. Proviamo subito a razionalizzare le più comuni paure. Innanzitutto si teme il pensiero di soffrire ma oggigiorno i metodi di controllo del dolore utilizzati in ambito odontoiatrico sono assolutamente efficaci e vengono scelti con cura in base alle esigenze di ogni singolo paziente. Non dimentichiamo inoltre che il

nostro organismo è in grado di difenderci dal dolore attraverso il sistema analgesico endogeno. Ecco come attivarlo in parole semplici: quando avvertiamo una sensazione dolorosa, alcuni neuroni secernono un neurotrasmettitore oppioide chiamato encefalina che spegne la trasmissione del dolore. Inoltre i messaggi dolorosi viaggiano su fibre nervose lente, mentre i segnali tattili e pressori viaggiano su fibre più veloci perciò se, mentre proviamo una sensazione dolorosa, stimoliamo i meccanocettori ad esempio stringendo ritmicamente i pugni, possiamo inibire la trasmissione del dolore. Il rumore degli strumenti utilizzati potrebbe infastidire i pazienti, ma anche a questo c’è un rimedio perché si può usufruire della musicoterapia sulla poltrona per rilassarsi e distrarsi: ormai tutti gli studi offrono un ambiente rasserenante affinché l’esperienza dal dentista sia piacevole il più possibile. Altra paura è quella di non sapere che tipo di gesti stanno per essere compiuti nella propria bocca: allora chiedete pure al vostro dentista di spiegarvi ogni azione che attuerà, sarà felice di farlo. Nei casi più lievi di fobia, sarà sufficiente che il paziente razionalizzi le sue paure, supportato e rassicurato dal dentista e dal personale di studio.

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Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.72.81.15 OSTETRICA Giovani donne crescono: cos’è il menarca

DI VANESSA

ANNA MAGISTRO

in poche parole

Proprietà digestive

Pubertà, l’evoluzione del corpo La prima mestruazione segna l’inizio del periodo fertile SOS genitori: affrontare l’argomento nel modo giusto

L

a pubertà è un periodo della vita in cui avvengono svariati cambiamenti, un vero e proprio processo di sviluppo, durante il quale l’evento determinante per le ragazze è il menarca, ossia la prima mestruazione che segna il passaggio da bambina a giovane donna, nonché l’inizio del periodo fertile. Essa arriva in media a 12 anni e anche se viene visto come “rito di passaggio” verso l’età adulta, il processo di crescita è molto più lungo e complesso. Anche se non è più considerato un discorso tabù, sono ancora molte le persone che non ne conoscono il processo. I tre protagonisti del ciclo mestruale sono le ovaie, l’ipotalamo e l’ipofisi: le ovaie producono ormoni sessuali e cellule riproduttrici, ossia le cellule uovo, circondate dal follicolo; l’ipotalamo e l’ipofisi inviano impulsi ormonali all’ovaio per la maturazione del follicolo ogni 28 giorni circa; il follicolo maturo esplode provocando l’ovulazione e la cellula uovo percorre le tube di Falloppio fino ad entrare nell’utero. L’utero, nel frattempo, si prepara ad accogliere

un’eventuale gravidanza attraverso l’inspessimento della sua mucosa interna - l’endometrio - mentre nell’ovaio si forma il corpo luteo che comincia a produrre il progesterone. Se la fecondazione non avviene, tutte le modificazioni fisiologiche non hanno più motivo di persistere, così il corpo luteo regredisce sino a scomparire e l’alterazione dei livelli ormonali provoca lo sfaldamento di parte dell’endometrio dando così vita alla mestruazione. Non è facile parlare con i figli di sessualità, lo è ancor meno affrontare l’argomento del primo ciclo mestruale ed è per questo che è necessario farlo con parole semplici, rassicuranti ma allo stesso tempo esaustive. I genitori, e in particolare le madri, possono dare quelle informazioni e quel sostegno emotivo di cui le ragazze hanno bisogno. Molto spesso le figlie considerano la madre la più importante fonte di informazione a riguardo: è importante per questo, quando si decide di parlare di questa trasformazione, rivolgersi a lei come a una persona che sta cre-

scendo e accettare il fatto che sia lei a decidere quando e di quali aspetti parlare. Quando il genitore decide di affrontare l’argomento non dovrebbe osare lunghi discorsi o esporlo come una serie di raccomandazioni, ma aprire un dialogo a piccole tappe, con delicatezza, gradualità e rispetto per i tempi e i modi della bimba, rendendo ben chiaro il fatto che esso sarà un argomento di cui poi parlerete regolarmente. Il momento migliore per cominciare, visto l’abbassamento dell’età media della prima mestruazione, sono gli 8-9 anni. Il messaggio-chiave che il genitore deve trasmettere è “la normalità”. Il corpo femminile è così perfetto che ogni mese si prepara come un nido ad accogliere una nuova creatura; ogni mese questo nido si rompe, e solo quando la bambina sarà donna e pronta per diven-

Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.72.81.15 PSICOLOGA DAP: quel momento di paura che attanaglia l’anima

tare mamma, il nido si riempirà. L’instaurarsi di un dialogo da subito così intimo e confidenziale permetterà ai genitori di trattare, successivamente, senza pudore argomenti come i rapporti sessuali e la contraccezione. In caso contrario il pericolo è che la bambina confusa e debole cada vittima dell’informazione approssimativa dei mass media o di amiche più grandi. Preparare la bambina al menarca è indispensabile, in modo da rendere l’evento emotivamente importante ma non sconvolgente, parlarne tempo prima della sua comparsa serve a dare una risposta a quei dubbi o timori che potrebbero presentarsi e sottolinearne la normalità eviterà l’insicurezza e il disagio che potrebbe creare una situazione del tutto sconosciuta sino a quel momento.

DI

DEBORA PENNA

specializzanda in Psicoterapia

Allenarsi all’ansia e al panico Il trattamento psicologico interrompe il ‘circolo vizioso’: come affrontare l’ansia senza cadere nell’’evitamento’ Chi ha vissuto un attacco di panico (AP) inaspettato, di solito descrive la sua condizione come un breve ma intensissimo periodo di paura durante il quale ha creduto di morire, di poter perdere il controllo, di avere un infarto, di impazzire. Inoltre, vengono riferite sensazioni di soffocamento, tremori, capogiri e - nel momento dell’attacco - si manifesta il bisogno di fuggire. Ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice e non dura in genere più di una ventina di minuti: un breve ma intenso momento di disagio che può cambiare la vita di chi lo vive. Un AP non porta necessariamente un disturbo da attacchi di panico (DAP): perché ciò avvenga, gli attacchi acuti si devono ripetere frequentemente, finendo per condizionare la vita della persona. In genere, all’inizio, sono inaspettati, non associati ad alcuna situazione; ma nel corso del tempo le crisi possono collegarsi a situazioni particolari, come guidare l’automobile o essere in luoghi chiusi come al cinema o sui mezzi pubblici. La persona con un DAP inizia a manifestare una preoccupazione persistente non solo di avere una crisi di panico, ma anche delle possibili conseguenze degli attacchi: ciò conduce a significativi cambiamenti nel suo comportamento. Questo problema può mantenersi nel tempo

per effetto di fattori perpetuanti, che impediscono di comprendere che le sensazioni suscitate dal nostro organismo in molti momenti di allerta o di allarme sono prive di pericolo. Capita spesso che, per mantenere una “instabile sicurezza”, le persone con DAP agiscano con molta prudenza, tenendo sotto controllo tutte le possibili variabili in

cui si potrebbe verificare l’attacco e, di conseguenza, possano perdere la capacità di correre dei rischi, di vivere nuove emozioni e scoperte. L’intervento psicologico con una persona con DAP dovrebbe favorire la conoscenza delle caratteristiche dell’ansia, dell’attacco di panico e del loro ciclo di mantenimento. Questo circolo vizioso spesso è mantenuto da strategie di evitamento che contribuiscono a farci stare bene nell’immediato, ma costituiscono la via maestra per precipitare sempre

più nel panico. L’evitamento e la fuga, in questi casi, agiscono proprio come droghe: gratificanti nell’immediato ma si dimostrano in seguito efficaci vie di ingresso in una grande trappola da cui è difficile fuggire. Tanto più si fugge, quanto più si tenderà ad essere impauriti ed a fuggire in seguito. Identificare circoli viziosi in cui è caduta la persona ed aiutarla a trovare una utile via di uscita è spesso il compito dello psicoterapeuta. Questi fattori perpetuanti possono consistere di comportamenti di protezione molto sottili: nella borsetta del paziente con panico si trovano regolarmente uno o più telefonini, pillole ansiolitiche a rapido dissolvimento, sicuro che si troverà in una situazione ostile che, senza quelle pillole, non riuscirà a gestire e che potrebbe accadere qualcosa di orribile. Tutte queste precauzioni possono far sentire più sicuri, ma ricordano implicitamente il fatto che senza tutti questi oggetti non sarebbe possibile la sopravvivenza nelle situazioni temute. Questi elementi, apparentemente protettivi, diventano fattori perpetuanti. In questo modo la persona non si sperimenta e non affronta mai le situazioni che tanto spaventano. In definitiva, le persone fuggono non dalle situazioni temute, ma dal panico e dalla sensazione di malessere che esso comporta.

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Bianco, dolce, fresco, croccante, ricco di acqua e vitamine, diuretico e digestivo. E’ uno degli ortaggi più ricchi di proprietà e virtù per i benefici che apporta all’organismo. Amatissimo sin dall’antichità per le proprietà medicinali e culinarie, oggigiorno la tisana di finocchio è molto utilizzata per quelle digestive come riportato sul sito di Alimentipedia.it E’ antinfiammatorio, antiemetico e tonico epatico. E’ inoltre un potente carminativo, ovvero toglie l’aria accumulata nell’apparato digestivo dallo stomaco all’intestino, e antispasmodico, che contribuisce a lenire le coliche e la componente dolorosa tanto delle coliche renali quanto dei dolori mestruali. Tutto grazie agli elementi che lo compongono. Il finocchio, diuretico perché ricco d’acqua, contiene diversi fitonutrienti e ossidanti naturali: primo tra tutti la vitamina C, antiossidante idrosolubile essenziale per l’uomo, in grado di neutralizzare i radicali liberi. E poi flavonoidi come la rutina (utile a rinforzare la parete dei capillari e quindi a ridurre sintomi di sanguinamento), la quercetina (dai poteri antinfiammatori), e soprattutto l’anetolo, composto che ne definisce l’aroma dalle potenti proprietà antibatteriche e fungicide. Contiene buone dosi di potassio, che aiuta a combattere l’ipertensione, e manganese, oligoelemento utile come attivatore di processi enzimatici. Povero di grassi e ricco di fibre che rimuovono le tossine potenzialmente cancerogene dal colon divenendo uno degli ortaggi antitumorali. Il finocchio aiuta a perdere peso, a ridurre i livelli di colesterolo e il rischio di malattie cardiovascolari; tra i suoi nutrienti l’acido folico, ovvero la vitamina B9, utile a prevenire l’anemia e necessaria per la sintesi e la riparazione del Dna soprattutto in fase di crescita, che lo rende fondamentale sia per i bambini sia per gli adulti - soprattutto per le donne incinta o che vogliono concepire. Il finocchio è poi un alleato delle donne anche per l’alto contenuto di fitoestrogeni, sostanze naturali che influiscono sul sistema naturale femminile, che gli permettono di contrastare i disturbi causati dalla dismenorrea e i sintomi della meIrma Mecca nopausa.

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50&PIÙ ENASCO Si tiene conto del solo reddito del beneficiario

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DI FLOREDANA

ARNÒ

Invalidità civile in primo piano C

ome già nel 2014, sono in salvo anche quest’anno le pensioni agli invalidi civili. Ai fini della loro concessione, infatti, si tiene conto del solo reddito del beneficiario della prestazione, con esclusione di quelli eventualmente percepiti dagli altri componenti del nucleo familiare a cominciare dal coniuge. Per quanto riguarda i requisiti, per acquisire il diritto all’invalidità e all’assegno di accompagno, nulla è cambiato e allo stato attuale sono considerati invalidi tutti coloro affetti da minorazioni di vario tipo non riconducibili a causa di guerra, di servizio e di lavoro, che appartengono ad una delle seguenti categorie: i cittadini di età compresa tra i 18 e i 65 anni affetti da menomazioni congenite o acquisite che comportano una riduzione della capacità di lavoro non inferiore ad 1/3; i minori di 18 anni con difficoltà persistenti a svolgere compiti e funzioni proprie dell’età; i cittadini con più di 65 anni non autosufficienti. In base al grado d’invalidità riconosciuto, si possono ottenere i seguenti benefici: il 33,33% (un terzo)

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Requisiti e iter procedurale per la concessione è la soglia minima per essere considerato invalido ed avere diritto alle prestazioni protesiche e ortopediche; il 46% consente all’invalido di ottenere l’iscrizione nelle liste speciali del collocamento obbligatorio; il 74% è la soglia invece per ottenere l’assegno economico mensile di assistenza. L’assegno di assistenza. Agli invalidi con età tra i 18 e 65 anni ed un grado di invalidità compreso tra il 74 e il 99%, spetta un assegno mensile di assistenza per 13 mensilità. Per fruire dell’assegno – pari quest’anno a €279,75 mensili – l’invalido deve essere disoccupato, residente in Italia e avere un reddito annuo personale (quello del coniuge non conta) che non superi un determinato limite (€4.805,19 per il 2015). In presenza di queste condizioni, anche i cittadini stra-

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nieri, compreso gli extracomunitari se titolari di carta di soggiorno, possono ottenerlo. La pensione di inabilità. Spetta agli invalidi ai quali sia stata riconosciuta un’inabilità lavorativa totale e permanente del 100%. L’importo è pari a

quello stabilito per l’assegno di assistenza, ma le condizioni di accesso anche se al momento restano più facili, in quanto il limite di reddito annuo personale è molto più elevato (€16.532,10 per il 2015), c’è da augurarsi che detto limite reddituale non venga modificato

TAB. A - LE PRESTAZIONI ASSISTENZIALI:IMPORTI E LIMITI DI REDDITO 2015 Categorie INVALIDI CIVILI assegno di assistenza indennità di frequenza minori pensioni di inabilità

Importo mensile

Limite di reddito annuo personale

279,75 279,75 279,75

4.805,19 4.805,19 16.532,10

SORDOMUTI pensione indennità di comunicazione

279,75 253,26

16.532,10 non c’è limite

CIECHI CIVILI pensione ciechi assoluti pensione ciechi parziali capacità assegno decimisti indennità ventesimisti

302,53 279,75 207,62 203,15

16.532,10 16. 532,10 7.948,19 non c’è limite

INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO invalidi totali ciechi assoluti

508,75 880,70

non c’è limite non c’è limite

Nota: gli invalidi totali, i ciechi assoluti e i sordomuti, con almeno 60 anni di età hanno diritto ad un aumento che porta l’assegno di pensione a 638,83 euro al mese se hanno un reddito annuo inferiore a 8.304,79 euro, elevato a 14.135,55 Euro se coniugati.

dalla legge e resti riferito solo al titolare della pensione non anche al coniuge. L’indennità di accompagno. Questa prestazione è un sostegno economico che viene erogato alle persone che non sono in grado di camminare o di compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita (mangiare, lavarsi, vestirsi ecc.). L’importo dell’indennità, pari a €508,55 mensili, viene erogato per 12 mensilità. E’ importante evidenziare che detta prestazione viene erogata a prescindere dall’età e dalle condizioni economiche dell’interessato. Possono ottenerla a qualsiasi età, sia le persone meno abbienti che i benestanti. Non è poi legata alla composizione del nucleo familiare, non è reversibile e non è incompatibile con lo svolgimento di attività lavorative. E’ cumulabile con la pensione d’inabilità e con altre prestazioni spettanti per altre minorazioni civili ai ciechi e ai sordomuti. Sono esclusi dal beneficio gli invalidi ricoverati gratuitamente presso strutture pubbliche. Ciò vale anche per i ricoveri in reparti di lungodegenza o di riabilitazione. Non hanno invece alcuna rilevanza i ricoveri per terapie contingenti o comunque di breve durata.

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musica

Evento per l’International Jazz Day dell’Unesco

Se la Callas incontra il Jazz Saranno eseguiti due intermezzi giordaniani

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n evento unico, come la commistione di generi dal quale è generato. La divina Maria Callas incontra il Jazz ed è amore a prima vista. O meglio, a primo ascolto. I frutti di questo ‘incontro’ saranno presentati il prossimo 30 aprile, sul palco del Teatro Umberto Giordano, di Foggia. Anche la città capoluogo, infatti, quest’anno partecipa alla quarta edizione dell’International Jazz Day promossa dall’Unesco, che nel 2015 festeggia i 70 anni dalla sua fondazione.

La presidente del Club Unesco di Foggia, Floredana Arnò - in collaborazione con il Comune di Foggia - ha individuato nello spettacolo “Callas in Jazz” l’espressione artistica più consona per celebrare questo importante avvenimento, con un concerto davvero unico: un insolito matrimonio tra musica lirica e jazz, omaggiando nel contempo il Maestro Umberto Giordano, del quale l’Opera Jazz Orchestra, diretta dal M° Agostino Ruscillo, eseguirà due intermezzi: “La mamma morta” tratta dall’Andrea Chénier e un’aria della Fedora.

SCHEDA SPETTACOLO “Callas in Jazz” non è un semplice omaggio alla grandiosità di quest’artista, alle meravigliose melodie che la sua voce ha fatto brillare di luce nuova: è un nuovo punto di vista dello strumento Maria Callas. Ed è proprio uno strumento, la tromba (e con essa il flicorno sopranino in mib e il flicorno soprano in sib) del maestro Leonardo Lozupone che, con straordinaria abilità, interpreta la divina. Lo spettacolo si caratterizza per l’interessante contaminazione del linguaggio lirico con quello jazz e viceversa, grazie agli originali arrangiamenti di Silvano Mastromatteo e alla splendida voce di Mara De Mutiis. L’obiettivo dello spettacolo è quello di valorizzare uno degli strumenti solistici per eccellenza dell’antica tradizione bandistica pugliese, il flicorno, che si contamina e si giustappone alla voce, passando dallo stile originale classico all’arrangiamento di stampo afroamericano, con le sue continue improvvisazioni, creando una nuova visione sonora. Ingresso ore 20.30, biglietti in vendita online oppure nei punti vendita Booking Show.

Fino al 22 maggio

A cura di Angela Dalicco

FoggiaMusicaFestival VII stagione concertistica targata “Bel Canto”

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n lungo viaggio nella musica, dalle melodie di Schubert alla magia dei personaggi finemente tratteggiati nelle armonie di Wagner; tante tappe, altrettanti appuntamenti calendarizzati fino al prossimo 22 maggio. E’ il programma del “FoggiaMusicaFestival”, che riparte con la Settima Stagione Concertistica organizzata dall’associazione “Bel Canto” di Foggia, presieduta da Davide Longo e diretta dalla soprano Maria Gabriella Cianci. Tra i prossimi eventi in programma, appuntamento il prossimo venerdì 24 aprile con il ‘Setas Quartet’, una nuova formazione cameristica foggiana, tutta al femminile, che eseguirà musiche di Teleman, Mozart, Corelli. A seguire, il 30 aprile, è in programma ‘Cenacolo Bachiano’, una scuola di ascolto e riflessioni sulla letteratura bachiana a cura della docente Maria Gabriella Cianci. Venerdì 8 maggio, appuntamento con ‘Aura Trio’, altra formazione cameristica, sempre al femminile, che presenterà musiche di Sternberg,

Donizetti e Ricordi. Venerdì 15 maggio ‘Setas Quartet’ fa il bis, ma questa volta con Nunzio Aprile al pianoforte ed un repertorio che spazierà da Mozart a Chopin. L’ultimo appuntamento, in programma il 22 maggio, sarà un omaggio a Wagner con “Auguri Richard…”: la musica nel mito di Faust tra Goethe e Wagner. La serata terminerà con l’assegnazione del “Premio Giovani Talenti – Fabbrini”. Tutti i concerti in calendario saranno preceduti da una introduzione all’ascolto a cura degli esperti Claudia Di Corcia e Alessio De Palma per una fruizione musicale cosciente e consapevole.

Tutti gli eventi sono ad ingresso libero e si terranno nella sala conferenze dell’ASP “De Piccolellis” di Foggia, in viale degli Aviatori, 25. Inizio ore 20.30. Info: 329.74.30.166

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