Sogno tra terra e stelle

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Quiete perpetua, morte apparente. Di notte vidi muoversi le stelle nel loro armonico ruotare lento; così scorreva liquido il tempo. Lento il lavoro un poco distante mi portava a viaggiare, ritornando ogni sera al consueto mio porto. Scoprii vicina la grotta celeste d’una statua divina in bellezza distesa addormentata su di un letto bianco di marmo, candido colore illuminava la pelle spogliata del pallido calore di una carne animata da umane passioni; correvo quando ormai spuntava l’alba, volevo baciarla, come il mare quando dolce arriva sulla spiaggia, e non ne avevo mai il coraggio. Lì immobile ferma e sicura mi intimoriva solo nel guardarla, ma ogni giorno tornavo gioioso per poter stare un attimo insieme a quella meravigliosa figura. Spossato dalle fatiche, sdraiato ai suoi piedi mi sorprese il sonno e mi svegliai solo a notte fonda, accarezzato da un dolce tocco. Volsi gli occhi increduli in alto, ma mi sembrava ancora un sogno: era lì una creatura divina, viveva quella bellissima statua, e gli occhi di chiarore cristallino mi mostravano la volta stellata. Un inebriante profumo fiorito accompagnava i baci d’ambrosia, i sensi ubriacati di piacere descrivevano attorno un mondo che non avrei potuto immaginare nemmeno nei miei più fervidi sogni. Era magico vivere la notte come una vita inesplorata tutta tesa ad amare la statua. E non voleva altro che l’amassi: l’immortalità era la promessa, il prezzo da pagare la mia morte. E 26


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