SuccoAcido #3 .:. summer'13

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SuccoAcido

SuccoAcido CD/DVD series OUT NOW! GIACOMO SFERLAZZO .:. quando sono assente mi manco deMANAGERS .:. progressive in my house IL VELENO DEL POPOLO! .:. il primo THE LONG J .:. raggio katarana FULL METAL RACKET .:. messina bridgequake SUCCOACIDO CD/DVD are available on iTunes store, Succoacido.net & Audioglobe.it online stores

Crossing languages, art, cinema, comics, music, theatre, writing

De Dieux/\SuccoAcido

Edizioni De Dieux srl

E tu cosa farai da grande? Molto può dipendere da ciò che farai con SuccoAcido questa estate 2013 !!! NON LASCIAR MARCIRE LA CULTURA AL SOLE Abbonati, distribuiscilo e sostienici www.succoacido.net/subscriptions.asp

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Angelo Sturiale

Venezia 2013

Artiste qui a lié la musique, l’écriture et le dessin

Una Biennale, tante domande

Summer 2013, No. 3

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Kanjano ILVA, comizi d’acciaio... A PAGINA 8

Saggezza acida

Seibutsu (ink drawing) © Angelo Sturiale, Italy 2009

Musicien et artiste visuel né à Catane, Angelo Sturiale a remporté plusieurs bourses internationales. En tant que compositeur, il a été invité en Angleterre, Mexique, Japon, Allemagne, Suède et USA. Il a enseigné la Théorie de la Musique, la Sociologie de la Musique et la Musique Expérimentale au TEC de Monterrey, où il a été le fondateur et premier doyen de la Faculté de génie de l’Amérique latine chez Digital Music Production, ainsi

que le créateur et fondateur du groupe de musique expérimentale EXPERIMENtec. Ses travaux de recherche dans les arts visuels se caractérisent par l’invention de nouveaux systèmes de notation musicale qui ont une fonction performative, théorique et esthétique. Ses peintures sont exposées principalement aux ÉtatsUnis, où il est représenté par The Bohemian Gallery. CONTINUA A PAGINA 10

Ulli Lust Incontro con la creatrice di electrocomics.com

Striscia tratta da “Troppo non è mai abbastanza”

Due ragazzine punk tedesche e il loro viaggio in Italia in autostop. Un sogno di ribellione e libertà che si trasforma in incubo. Un toccante atto d’accusa contro il machismo e la violenza sessuale. Questo è ciò che leggiamo in quarta di copertina tenendo in mano il volume di Ulli Lust. Un libro pesante, e non solo perché sono più di 460 pagine (che a fumetti sono lo stesso tantissime), ma anche perché queste pagine contengono un racconto grave come un macigno. Così lo ha voluto l’autrice che, senza mediazioni, ha scelto di narrare una storia autobiografica, di trasporre in immagini e strisce la crudezza di un’esperienza vissuta. Ulli Lust è una donna molto intelligente, creativa, sensibile e determinata. Nel dialogo che abbiamo avuto con lei sono

emerse tutte le sfumature di una personalità ricca, che ha attraversato le proprie paure, le ha raccontate e sa individuarle costantemente anche nelle dinamiche quotidiane del percorso professionale, nella vita da adulti, e nelle scelte di vita. Ulli è un’artista. Nata a Vienna, vive a Berlino, adora disegnare e reperire dalla strada e dall’esperienza concreta l’ispirazione e i suoi personaggi. Ha pubblicato reportage a fumetti e ha scelto di sviluppare lunghe serie di racconti e di cimentarsi con il graphic novel, un genere che richiede notevoli capacità narrative per controllare una storia che si snoda in immagini, attraversando una linea temporale complessa. CONTINUA A PAGINA 9

di Gianpiero Caldarella

Siamo uno dei paesi più vecchi del mondo. I nostri competitors sono il Giappone e qualche altra tribù sperduta nella nebbia brianzola. Questo ci costa e ci costerà caro. Lo dicono i numeri. È un discorso quantitativo. Non ne possiamo uscire senza un colpo di genio. Ci vuole qualità. Pensare. Riflettere. Spremere le meningi. Esperienza. Saggezza.... Bingo!!!... Vecchiaia uguale saggezza. E noi ne abbiamo a bizzeffe. I saggi si Koki Tanaka, Painting to the public (open air), 2012, Collective acts Billboard, Photo: Takashi Fujikawa, created with Aoyama Meguro, Tokyo stanno moltiplicando. Il presidente Ho intitolato questa riflessione a catena di un processo incline a aggiornarsi sulle ultime produzioni Napolitano ha cominciato Venezia 2013 poiché è di un luogo sfuggire al suo controllo, anche contemporanee, si sarebbe nominandone 10. Il presidente Letta e di un tempo che intendo parlare, solo per le molteplici finestre che invece tralasciata la dimensione ha continuato nominandone 35. In non di un singolo evento, né di una apre. Ma di definizione si deve problematica e dialettica del mondo tutto fanno 45 che, per un paese di mostra soltanto. Un luogo e un tempo parlare anche in senso contrario, che corre e che necessita di un ascolto 60 milioni di abitanti, potrebbero precisi, solcati dall’esperienza della in riferimento alla pressione della immediato. E la domanda allora? pure sembrare pochi. Intelligente visione, dell’ascolto, della lettura, realtà immanente che ferma il Se fosse stato invece un eccesso questo governo. Tiene scoperte le in una settimana di manifestazioni e presente o la storia inchiodandoli ad di domanda a costituire il pericolo carte. Avrebbe potuto nominare inaugurazioni tra le calli veneziane. un’urgenza. Quel reale che brucia, maggiore di una Biennale così tanto ben 206.741 saggi, così, di botto, Un luogo e un tempo determinati, chiedendo di non essere ignorato, è curatoriale? Se la domanda fosse stando ai soli coetanei di Giorgio dicevo, ma attraversati dal conflitto anch’esso definito e necessario, oggi anch’essa un vizio che imprigiona Napolitano, quelli nati nel 1925 (dati aperto tra le tendenze opposte della e qui. C’è chi ha sostenuto che fosse l’arte e gli artisti in un concept Istat 2012). Perché il più saggio è definizione e della domanda. Di proprio tale realtà la grande assente capriccioso? Si tratterebbe in lui. Il più saggio fra i saggi è colui definizione si può parlare in modi della mostra di Massimiliano Gioni, questo caso di una lacuna altrettanto che ricorre ai saggi. La saggezza non diversi e a vari scopi. Uno di questi Palazzo enciclopedico. Proprio là profonda: a mancare sarebbe la si consuma. La saggezza si assaggia. è rappresentato, qui a Venezia, dalle dove ogni sforzo è stato profuso al possibilità per l’arte di esprimere da E poi, volete mettere uno che si esigenze di chi, curando una mostra, fine di destabilizzare le convenzioni sé la propria domanda, o più di una, presenta e dice: “Piacere, Gennarino Quagliarello, uomo saggio”. Mica si vede obbligato alla costruzione più tipiche delle Biennali d’arte, magari proprio sulla realtà. suona lo stesso di un: “Piacere, A PAGINA 2 di un teorema che fermi la reazione nonché le aspettative di chi vuole Luciano Violato, consulente”. Il consulente puzza sempre di soldi pubblici. Il saggio no. Il saggio i soldi non li tocca. In teoria. In pratica servono nuove parole... I Entrevista al director de la III edición del Festival internacional de cine LGBT love saggezza... È un discorso di por Alessandro Rais (hasta hace qualità. Adesso bisogna risolvere En Palermo, Sicilia, desde hace tres poco también director de la Filmo- il problema della disoccupazione años existe un pequeño festival de teca Regional Siciliana) y en esta giovanile. Chi pagherà la pensione cine que llamamos pequeño sólo por última edición por el joven Andrea ai nuovi saggi fra vent’anni? Meglio sus recursos económicos porque si Inzerillo. La palabra queer aquí está mettere al lavoro i saggissimi di fuera por la calidad de las películas utilizada en su sentido más ancho: oggi e spronarli per risolvere il seleccionadas, el nivel de su jurado el espectador en los seis días del problema di quelli che saggi ancora y de los participantes internacionafestival se acerca a un mundo “ex- non sono. Per brevità, questi ultimi les podríamos definirlo como un chiameremo “stolti”. Giovani traño”, un mundo que normalmente li gran festival. Se trata del Sicilia uguale stolti. Ma perché non c’è no se encuentra en la salas de cine. Queer Film Fest, el Festival Intermai un presidente del consiglio di nacional de Cine LGBT y nuevas CONTINUA A PAGINA 6 gabinetto (del cesso dell’inquilino visiones dirigido durante dos años Laurence Anyways di Xavier Dolan del piano di sottosopra) che nomina una “commissione di stolti”? E chi lo sa? Questi magari sono capaci di avere un’idea geniale che i saggi proprio non ci arrivano, neanche se si tingono i capelli con olio Art curators of The Visual Arts Festival Damascus and Mediterranea 16 essenziale dell’Ilva. Per esempio, Recently involved in curating the contemporary art from the Middle Paris, lives nomadically. She is quello di smetterla di rompere i Mediterranea 16 Biennial in Ancona East with a special emphasis on the the co-founding member of AIN coglioni ai giovani facendoli sentire (Italy) and currently engaged in independent contemporary art scene association, created to support in dovere di lavorare e frustrati se preparations for the Visual Arts since 2000 in its global context. contemporary art. As the responsible non lo fanno, e dire chiaramente Festival Damascus (Siria), the A researcher at the University of for the cultural program of the French che inizieranno a faticare e versare historians of art and curators Geneva, she also curates exhibitions Cultural Centre (CCF) in Damascus, contributi quando arriveranno a Charlotte Bank and Delphine and video and film programs. In she created then maintained the first 60 anni. Non prima. Intanto che Leccas have talked with us about 2012 she launched the FORUM for photography and video international si godano la pensione dei padri e their research across European new arab art in Berlin, a project festival in Damascus: Les Journées così si risolverebbe il problema and the Middle East Art. Charlotte that is conceived as a series of de la Photographie (2001-2007) di un’intera generazione senza un lives and works between Berlin and events focusing on recent artistic and worked as an independent soldo in tasca da decenni e coi nervi Geneva (and until 2011 Damascus) production from the Arab countries curator from 2008 onwards. a pezzi, che a confronto i reduci focusing her work on modern and and diaspora. Delphine, born in CONTINUA A PAGINA 4 del Vietnam avevano più chances di tornare a vivere dignitosamente. Una cosa assurda, certo, ma metti che poi il problema si risolve per davvero? Di che diamine dovrebbero parlare poi i saggi quando si A conversation with Nigar Hasib, co-founder of the Kurdish theatre company incontreranno? Veramente pensiamo ding on the different people the com- che si lasceranno togliere l’auto Lalish Theaterlabor is a Kurdish expany meets. According to their special blu da sotto il culo per sostituirla perimental theatre company sited in own process called Songs as a source, con dei più comodi ed assorbenti Wien since 1991, born five years be“songs become the source of rhythm, of pannoloni blu? No, lotteranno fino fore in South Kurdistan. Nigar Hasib physical presence and also the source alla morte raccontandoci che si and Shamal Amin, founders of the of action”: songs are not only sung, tratta di una “battaglia di civiltà”. company and life partners, lead a long but they’re done. We knew them last E tutti giù ad applaudire per l’alto and very interesting work about body year in Bologna, during PerformAzioni senso di responsabilità dimostrato. and voice exploration. Always their Workshop Festival, and here you have Queste siringate di saggezza non si shows, as their workshops, are works our conversation with Nigar Hasib. buttano nel cestino della spazzatura. in progress and can need a lot of years Songs as the source © Silvia Fiore Bernardi to take many different forms depenCONTINUA A PAGINA 14 Ricordatelo! Il botulino inquina.

Sicilia Queer Film Festival

Charlotte Bank & Delphine Leccas

Thollem McDonas Pianist, composer, improviser, teacher

Thollem in box © Angela C Villa

Thollem McDonas is a pianist, composer, improviser and teacher. He travels perpetually internationally performing as a soloist as well as in collaboration with a wide array of artists in wildly divergent directions. In the past 7 years, he has added 30 albums to his discography on 12 different vanguard labels in 4 different countries. After graduating with degrees in both piano performance and composition, he stepped from the concert pianist trajectory to dedicate his time to grassroots political movements and ecological

restoration projects. In 2005, he returned to his music as his full focus, incorporating his myriad experiences into his compositions, improvisations and teaching. He has performed extensively as a soloist as well as in piano concertos with symphonies, West African drumming troupes, Javanese gamelan ensembles, punk bands, with film makers, dancers, poets and painters and a wide array of divergent musicians, both famous and under-known.

Teatri in Città

Vincenzo Mineo

stop alla XIX edizione

A PAGINA 15

CONTINUA A PAGINA 12

Lalish Theaterlabor

Diane Busuttil

Matteo Righetto

Simone Weil. Concerto Poetico

a versatile artist

narratore e docente di lettere

A PAGINA 15

A PAGINA 6

A PAGINA 15

documentare la solitudine

Luca Sigurtà

Compagnia Ilaria Drago

tra il silenzio e il noise

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SuccoAcido non gode di finanziamenti pubblici ai giornali. Da 13 anni, come tanta bella Italia di oggi, SuccoAcido gode dei tagli alla cultura imposti da scelte sbagliate dei nostri governi. Proseguiamo anche grazie alle scelte che farete voi... Grazie @ www.succoacido.net/thanks.asp


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Art .:. biennials

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Venezia 2013 Una Biennale, tante domande Ho intitolato questa riflessione Venezia 2013 poiché è di un luogo e di un tempo che intendo parlare, non di un singolo evento, né di una mostra soltanto. Un luogo e un tempo precisi, solcati dall’esperienza della visione, dell’ascolto, della lettura, in una settimana di manifestazioni e inaugurazioni tra le calli veneziane. Un luogo e un tempo determinati, dicevo, ma attraversati dal conflitto aperto tra le tendenze opposte della definizione e della domanda. Di definizione si può parlare in modi diversi e a vari scopi. Uno di questi è rappresentato, qui a Venezia, dalle esigenze di chi, curando una mostra, si vede obbligato alla costruzione di un teorema che fermi la reazione a catena di un processo incline a sfuggire al suo controllo, anche solo per le molteplici finestre che apre. (1) Ma di definizione si deve parlare anche in senso contrario, in riferimento alla pressione della realtà immanente che ferma il presente o la storia inchiodandoli ad un’urgenza. Quel reale che brucia, chiedendo di non essere ignorato, è anch’esso definito e necessario, oggi e qui. C’è chi ha sostenuto che fosse proprio tale realtà la grande assente della mostra di Massimiliano Gioni, Palazzo enciclopedico. Proprio là dove ogni sforzo è stato profuso al fine di destabilizzare le convenzioni più tipiche delle Biennali d’arte, nonché le aspettative di chi vuole aggiornarsi sulle ultime produzioni contemporanee, si sarebbe invece tralasciata la dimensione problematica e dialettica del mondo che corre e che necessita di un ascolto immediato. E la domanda allora? Se fosse stato invece un eccesso di domanda a costituire il pericolo maggiore di una Biennale così tanto curatoriale? Se la domanda fosse anch’essa un vizio che imprigiona l’arte e gli artisti in un concept capriccioso? Si tratterebbe in questo caso di una lacuna altrettanto profonda: a mancare sarebbe la possibilità per l’arte di esprimere da sé la propria domanda, o più di una, magari proprio sulla realtà. Un’onnipotenza momentanea del curatore che avrebbe nelle sue mani, almeno per lo spazio di un evento, la possibilità di trasformare la domanda in testo, attirando al suo interno la risposta e costituendo un dominio temporaneo non del dubbio, ma dell’ipotesi. Focalizziamo dunque, per un momento, questo eventomostra-internazionale: il Palazzo enciclopedico che si è configurato tra gli spazi dell’Arsenale e il Padiglione centrale dei Giardini. A Venezia, quest’anno, chi ha impiegato le proprie energie nella sua decodificazione ha confessato spesso uno stato di confusione, seguito dalla necessità di riordinare le idee e le immagini che si affollavano nella mente. In questo senso, si può affermare che uno degli obiettivi del curatore sia stato raggiunto («Lo sguardo del visitatore dovrà essere sopraffatto dalle sollecitazioni, dalle suggestioni che lo accompagneranno» da Corriere

Rudolf Steiner, Various blackboard drawings, 1923, Chalk on black pape. Walter Pichler, Installation view, photo By Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux.

della Sera, Il Club de La Lettura). Ma da cosa è stato generato questo stato di inebriamento? Questa mostra si presentava quasi come un’anti Biennale (senza “le ultime tendenze” o, a detta del curatore, senza pretese da Esposizione Universale). Il pubblico si è trovato così di fronte ad una folla di artisti morti da un pezzo o di giovanissimi, posti accanto ad esempi di quella che in altri contesti è stata definita Art Brut, ovvero la produzione creativa di menti e sensibilità diverse che per via di una dote particolare o di una patologia clinicamente rintracciabile, hanno dato vita a figurazioni straordinarie, ma anche ad orribili sgorbi. Lavori che non possono essere, così facilmente, esclusi dalla nomenclatura delle opere d’arte contemporanea, ma che Gioni ha selezionato proprio per “sfumare le distinzioni tra artisti e dilettanti, tra outsider e insider.” Del resto, come è facile vedere ponendo un attimo di attenzione alle didascalie delle opere in mostra, molte di queste sono prestiti di notevoli gallerie. In questo caso ci si potrebbe addirittura chiedere se forse non siamo noi, visitatori incantati, confusi, inorriditi o annoiati da tali novità, gli outsider di un sistema

Carl Gustav Jung, The Red Book, 1915-1959, Paper, ink, tempera, gold paint, red leather binding, foto: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux.

dai risvolti commerciali ben stabili. Per riprendere il filo del pensiero che Gioni ha organizzato in immagini e allestimenti museali (sovrapponendosi del tutto all’architettura delle Corderie dell’Arsenale), è necessario citare il riferimento essenziale di questa mostra: il progetto del meccanico (e artista autodidatta) della Pennsylvania Marino Auriti, il quale lavorò per tutta la vita al modello di un edificio che avrebbe dovuto raggiungere i settecento metri d’altezza, in cui sarebbe stato racchiuso tutto il sapere dell’umanità. Il Palazzo enciclopedico, per l’appunto. Ora, a mio avviso basterebbe anche soltanto ravvisare l’idiozia di un progetto che pretenderebbe di rappresentare la conoscenza globale come qualcosa di abbastanza definito da consentirne un’inventariazione. Infatti era Auriti a pensarlo, non Diderot, non Malraux, nè Eco. Però, volendo proprio andare dietro al signor Auriti, si potrebbe prenderlo come un gioco, a partire dal quale innescare una dialettica di voci della contemporaneità, piuttosto che ravvisarvi niente meno che il simbolo del fallimento positivista e lo spunto del pensiero olistico e postcolonialista. Argomenti del

Carl Gustav Jung, The Red Book, 1915-1959 © 2009 Foundation of the Works of C.G. Jung, Zürich. First published by W.W. Norton & Co., New York 2009

resto abbondantemente consumati e oggi facilmente digeribili e divulgabili. Una deriva nel mondo delle immagini produttrici del visibile, interpreti dell’invisibile? Bello, ma manca qualcosa. Ciò che allora mi è venuto in mente, mentre mi ponevo le domande necessarie ad orientarmi nel paesaggio in cui mi trovavo immersa, è che questo paesaggio potesse essere considerato più come una scenografia che come un territorio reale: una scenografia retta da una notevole impalcatura capace di sostenerne ogni deviazione. Rileggendo adesso le parole del curatore, alcune di queste sensazioni vengono confermate. La mostra-ricerca di Gioni espone capolavori della mente umana, splendide immagini, interessanti progetti e moltissimi diari o archivi privati di artisti ma è carica di domanda: all’arte di oggi e del passato e anche alla non arte. Che interroghi le vicende della psiche (da Jung a Steiner, ai suddetti pazienti psichiatrici); o esplori il mondo esoterico e le narrazioni dell’alterità (artisti africani ecc.), la domanda è sempre una, racchiude tutto, rassicura. Gioni non è il curatore di un vecchio museo ottocentesco, ma un avveduto

conoscitore del sistema dell’arte contemporanea internazionale e dei suoi limiti. Da tale sistema si è schermato a dovere, costituendo un luogo di indipendenza e creatività, ma da lì dentro si è precluso la possibilità di articolare, con altrettanta indipendenza, le voci che restano fuori dal palazzo. Torno allora a ciò che mi è frullato in testa girovagando tra una mostra e l’altra. E riavvio il percorso a partire dalle domande che ho incontrato nei padiglioni nazionali, negli eventi collaterali, ma anche in alcuni ottimi esempi di eventi “laterali”. Domande poste dagli artisti, provenienti da realtà differenti, portatrici di problematiche, desideri, ma anche, spesso, di dubbio. «Quando ha cominciato a cambiare il mondo? Nel 1973? Nel 1989? Quando è morta la “imagination au pouvoir”, nel 1968 o nel 2012? O solamente il 1º Gennaio 2013?» Così si interroga Jota Castro, insieme agli altri artisti da lui invitati a prendere parte alla mostra di Emergency Pavilion: Rebuilding Utopia. Questo più che uno pseudo padiglione deve essere letto come un vero progetto che, fuor di retorica, intende innescare un cambiamento nel

mondo per mezzo delle potenzialità comunicative, ma anche organizzative, concrete, dell’arte. In questo caso ad una domanda è connessa una serie di risposte possibili che, attraverso la lettura della storia recente, giungono alla definizione di parole come Utopia e Solidarietà. Solidaridad è la scritta che campeggia nello striscione realizzato da Emily Jacir come un’iscrizione sul frontone di un tempio che non invita a conoscere se stessi ma ad occuparsi degli altri. Ma Solidarietà, oggi, è anche una richiesta urgente. Poca astrazione e molta realtà in questo atteggiamento che non può fare a meno dalla consapevolezza dei cambiamenti in atto nel mondo che abitiamo: «Quanto può sopportare una città?» Il titolo del video dell’artista Teresa Margolles si fa portatore di un quesito essenziale della nostra epoca, quello relativo al futuro dell’abitare. Dentro la Biennale, in uno dei padiglioni più toccanti e incisivi, quello del Giappone, mi è capitato di leggere ancora delle domande, questa volta legate ad una relazione intima con la realtà, benché si tratti di una realtà terrificante come quella del trauma legato al terremoto del marzo 2011 e del

Top Left: Marino Auriti, Encyclopedic Palace of the World, ca. 1950s, photo By Francesco Galli, Courtesy la Biennale di Venezia Enrico Baj, Ma petite, 1961, mixed media, photo: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux


Art .:. biennials

SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013 scaturisce dalla necessità che ciascuna domanda porta con sé e che conduce ad indagare le immagini della crisi e il concetto stesso di rappresentazione, o punto di vista. Al centro dei tre video è il tema del denaro e del suo valore relativo, come relativo è lo sguardo costruito dai media sulla realtà di un Paese colpito dalla recessione nel 2012. Il potere dell’immagine e quello del denaro sono svelati nella tripla raffigurazione di personaggi nella città di Atene: tutti e tre hanno a che fare con i rifiuti. Nella percezione del pubblico, assuefatto ad un racconto televisivo in cui tutti i cittadini greci condividono la medesima fisionomia, la scoperta che i tre individui sono in realtà così diversi, risulta spiazzante. Una collezionista d’arte realizza origami con le banconote in euro, circondata dagli oggetti accumulati nella propria casa museo; un immigrato africano raccoglie rottami nei cassonetti; un artista in cerca di ispirazione, vaga per la città. Il carrello della spesa, il denaro, sono immagini che si decontestualizzano poiché significano cose diverse in relazione alle tre differenti situazioni. L’artista non risponde alle due domande che ha posto, ma ci lascia ad interrogarci su ciò che abbiamo visto e saputo finora.

Installation view, Japan Pavilion, Courtesy of the Japan Foundation, Photo Keizo Kioku

Kateřina Šedá+BATEŽO MIKILU, This is not a Czech Pavilion, 2013, Production sketch, Zastávka, 2013, credits Kateřina Šeda

Bernd Behr, Chronotopia, 2013, Production still, Taipei, 2013, credits Bernd Behr

conseguente incidente nucleare. «Come posso contribuire io?» O ancora, «Cosa produrrà una simile tragedia nel mondo dell’arte?» Nella semplice complessità di questi interrogativi, l’artista pone una prima auto-riflessione che si sviluppa in una serie di domande successive rivolte a gruppi di persone molto diverse, attivando processi di lavoro e collaborazione. Un percorso che verte sulla registrazione dei piccoli, grandi cambiamenti avvenuti nello stile di vita di chi ha subito la catastrofe e sulla loro ricontestualizzazione in ambiti diversi e lontani, al fine di renderne condivisibile il senso e il livello emozionale. Ancora una domanda dunque, «Una rappresentazione astratta di fatti reali può aiutare ad accrescerne la comprensione?» In questa mostra non si sviluppa una chiave di lettura, poiché il progetto che essa racconta punta a stimolare comportamenti inusuali sui quali interrogarsi nuovamente alla ricerca di risposte formulabili solo dentro l’esperienza. Da un padiglione nazionale ad una mostra laterale che ha voluto utilizzare il linguaggio della Biennale per affermare provocatoriamente la serietà di

un problema. The Garbage Patch State Venice, a Ca’ Foscari, è un finto padiglione nazionale di uno stato inesistente a livello politico, ma così vasto nella sua reale estensione da costituire una realtà geografica. Il continente della spazzatura, una piattaforma di rifiuti di plastica che confluiscono in zone precise degli oceani da ogni luogo del pianeta. Anche in questo caso, sono state le domande a generare un processo creativo e comunicativo che diviene didattico in una ricerca sostenuta anche in ambito universitario. L’artista stessa ha scelto di intreprendere un intervento a lungo termine a partire da un quesito fondamentale: «Come si poteva pensare di cambiare qualcosa se nessuna delle persone a cui chiedevo conosceva esattamente il problema?» Nel testo che accompagna il suo lavoro torna ancora, come per il Giappone una meta-domanda: «Può l’arte dirci che siamo in pericolo?» La dimensione conoscitiva è stata un punto essenziale nella ricerca di molti artisti contemporanei che hanno scelto di contestualizzare il proprio linguaggio all’interno di modalità e pratiche quali il laboratorio, la propaganda, il blog, le piattaforme mediatiche e la collaborazione con programmi di ricerca.

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In un evento collaterale della Biennale, This is not a Taiwan Pavilion, la domanda che si pone è relativa alla comunicazione dell’identità: «Quali sono i mezzi che è possibile sfruttare per una comprensione reciproca quando le nostre identità sociali e le nostre storie sono spesso inventate, costruite in modo fittizio ed espropriate?» Il tema che il progetto esprime è legato alla dialettica tra identità e alterità, anche nella scelta di un atto di negazione come quello presente nel titolo. In un senso ancora più interno all’arte, si collocano le domande dell’artista Stefanos Tsivopoulos, rappresentante del padiglione della Grecia. Si tratta, ad una prima lettura di due quesiti indipendenti tra di loro, ma nel lavoro qui presentato le due domande camminano insieme e per questo inducono a soffermarsi ancora sulla dimensione attiva e creativa del punto interrogativo. Il primo: «In che modo noi produciamo immagini, e perché noi produciamo immagini?» Il secondo: «Cos’è la crisi, dove si è generata, esiste un modo per resistere adottando un punto di vista differente della crisi stessa?». Il lavoro esposto

Stefanos Tsivopoulos, History Zero, 2013. Installation view - Greek Pavilion - photo: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux.

In un contesto diverso, quello del padiglione delle Maldive, una domanda forse simile, decisamente inquietante, si incarica di rappresentare un problema locale e globale al tempo stesso: la lenta e progressiva sparizione delle isole a causa dell’innalzamento del livello dei mari, determinato dal cambiamento climatico in atto sul pianeta. Non si tratta soltanto di interrogarsi sulle possibilità di salvezza della popolazione, ma, come ci suggeriscono gli artisti, di porsi ancora una volta la questione più ampia della condivisione dei quesiti e delle soluzioni. C’è di più: la mostra ci parla della necessità di mettere in dubbio le formule che la scienza e i governi hanno fornito in risposta a domande poste da organismi controllati. «Who should decide if the application of geoengineering technologies would be legitimate and suitable to save the nature of unique places for humanity and above all for their local populations?» Cos’è la geo-ingegneria di cui parla Klaus Schafler? Perché dubitarne? Si affaccia, qui, il tema del “relativo”, ma stavolta non in relazione alle diversità dei popoli e delle culture “locali”: ciò che viene revocata in dubbio non è solo la neutralità del punto di vista, ma anche quella della domanda. Da quali e quanti soggetti viene formulata la domanda che indaga il nostro presente? In quest’ultimo interrogativo, posto alla domanda stessa, è possibile scorgere un’occasione unica. Da questo si può avviare un processo a mio avviso irrinunciabile, che non consiste nel cedere al mondo reale, rinunciando all’indipendenza della critica ma, al contrario, nel seguire il proliferare (nel mondo e nell’arte), delle problematiche relative, individuandone i fattori di continuità e differenza. La potenzialità dell’arte sta forse proprio qui, non nell’ansia ermeneutica di cui parla Baratta, il presidente della Biennale, ma

Emergency Pavillon: Rebuilding Utopia, Teatro Fondamenta Nuove, Jota Castro reading SuccoAcido photo: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux

Ursula Biemann, Deep Weather, 2013, Video, 18″, photo: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux

The Garbage Patch State Venice, installazione di Maria Cristina Finucci Università Ca’ Foscari, Venezia 2013

nell’assunzione del rischio di un cambio di rotta nel presente, sulla realtà in constante cambiamento. Non che Jung o Steiner non l’avessero indicato, al loro e al nostro presente, il cambio di rotta.

di Giovanna Costanza Meli www.labiennale.org

Stefanos Tsivopoulos, History Zero, 2013. Installation view - Greek Pavilion - photo: Costanza Meli, Courtesy Edizioni De Dieux.


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Art .:. art curators

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Charlotte Bank & Delphine Leccas Art curators of The Visual Arts Festival Damascus and Mediterranea 16 CONTINUA DA PAGINA 1

So we decided to arrange a double interview that would give us the sense of the specific paths each of them have taken within the context of contemporary art, focusing in particular historical moment in which their work is located. The festival takes place in Istanbul this year and it has crossed paths with the events of a cultural and social protest and the birth of a movement the curators of the festival have been direct witnesses of. How did you meet, and how did this collaboration come about? I read that the project was initiated by Delphine, with AIN. I’d like to understand the birth of the project.

How were you developing these issues, and what did selecting the artists mean for you? DL/CB: These topic choose by the curatorial team is totally linked with the current Arab art scene. The past years have been particularly turbulent, violent and stressful in most countries of the Arab world. These upheavals and the questions accompanying them have left their traces in the works of many artists of the region. The search for new definitions of social and geographical identities and roles, the need to create new notions of belonging and a general turn towards centering the human experience within artistic practice are themes discernible in these new productions. Many of the selected projects addressed important social Biennale des jeunes de la MediterranÇe 2011. Not a matter of if but when video installation by Rami Farah, Julie Meltzer and David Thorne 2006 © Delphine Leccas

of the houses), or religious art (icons, calligraphy). Since the 60’s (creation of the faculty of fine arts and the ministry of Culture) there is a specific visual art language in Syria, influenced by its own I read a very interesting article by tradition and culture. On the other Charlotte “the constant dilemma” side, while the government was developing an official art during about the role of the curator of the 60’s, the opposition as well contemporary art in relation develops a subversive language that to the problem of a correct representation of Middle Eastern exploded with the beginning of the revolution. art, outside the stereotypes. CB: In an authoritarian context (like What’s your experience of this in Syria, but also other countries), it these recent years? is difficult to escape the political DL: Past years suddenly the world in whatever you do (if indeed the was excited by Syria, and the fact political is possible to escape, no that there are artists-activists in matter where your location is). Syria. Beside supporting a new If an artist choses to produce emerging art scene, I think it was “l’art pour l’art”, i.e. art that is our role to present videos, movies, purely concerned with aesthetic artists who were active on the Syrian art scene for years and didn’t problems of form and colour, it is already a political decision. suddenly emerge from the chaos. For instance, formerly in certain The Visual arts Festival aims to be Eastern European countries with a platform for this new art scene but also to present confirmed artists an official ideology pertaining to art production, doing “l’art pour (it was the case with our program l’art” would mean a dissident during the Rotterdam Film festival act to protest official ideology. where we proposed Syrian film makers movies from the 80s and 90s But in Chile under the military and 2000s). In Istanbul we had both dictatorship, “l’art pour l’art” would conform to official ideology, that also different generations of artists art should refrain from making shown together. political comments. So, critical CB: Unfortunately, we are still artists tried to find ways to contest seeing exhibitions that rather the political situation in their works. confirm than dismantle stereotypes The particular context always plays about the Middle East, even after an important role in what kind of art many years of Middle Eastern an artist choses to produce. In Syria, presence on the international art it is interesting to note that for a scene. For this reason, I think it is very important to continue working group of young artists who started working after ca. the year 2000, along the lines we have chosen, socially critical themes became very both for our common projects, but important, even with some attempts also for our individual projects at political criticism. and to go on working against common stereotypes. It is important Cultural meeting and dissolution to counter the notion of artists “emerging out of nowhere”, whether of boundaries: do you think these issues are really affecting the in Syria or in other countries of point of view of the artists, too? the region, to show art historical relations in the region and to present How? DL/CB: Concerning the south of artists who are less represented the Mediterranean area there is a internationally. real geographical border that is not considered almost insane. Maybe as cultural workers, we can stress the necessity to free travel, since we are confronted with the issue almost on a daily basis.

Charlotte Bank

Delphine Leccas © Aurélie Lecarpentier

DL: We met in Damascus. I spent 14 years involved in the art scene: working first with two main local cultural institutions: the French Cultural Center (responsible of the cultural program) then the General Secretary of Damascus Arab capital of Culture 2008 (exhibition manager), before working as a freelance curator. I launched AIN in 2008, an association that aims to support contemporary art, and then created the Visual arts festival. I’ve organized several art festivals in Damascus (especially a photo and video international festival: the “Journées de la Photographie” from 2001 till 2007) through my previous function and wanted to propose a

issues and many had a distinctive activist character, expressed in the direct and frank language common to new online activist networks. One of the most striking changes within the art scene in the Arab countries of the past few years is the change from art as a largely elitist practice (albeit often also socially engaged) towards a practice addressing and involving all social strata. This fact is closely related to the democratic character of online forums that have developed into important sites for artistic exchange since the beginning of the Arab revolutions.

Nadia Kaabi-Linke, “No”, 2012, 2 channel video installation, sound (English), 4’19, Timo Kaabi-Linke Visual Arts Festival 2012 Rotterdam film festivalAli Cherri’s video installation, Pipe Dreams courtesy of the artist and galerie Imane Fares, Paris

totally independent art festival. In 2010, I asked Charlotte to be guest curator and to curate a part of the festival. We then pursue our successful collaboration. CB: I spent 12 years living between Syria and Europe. At first my work in Syria was as an archaeologist and historian of Islamic art. With time, my interest in contemporary and modern art in the region became more important and I switched my professional focus. Your respective relationship with Syria and Arab art. DL: I spent all my professional life working with Syrian artists and the Syrian art scene. I arrived in Damascus in 1998 just after I finished art studies in Paris. CB: For the past 7 years, modern and contemporary art in the Arab countries has been my professional focus. I am also involved in a research project at the University of Geneva that focuses on modernity in art outside of the West. You were working together with the 2013 edition of the biennial Mediterranea 16, which this year took place in Ancona. The themes of this edition were focused on two main issues, as we can read in the concept: “regimes of knowledge and mechanism of formation in the field of art, but also reflecting upon these processes in the wider society.”

As you said, the Mediterranean area and its problems are brought to the attention of the European “public” in recent years (also and especially through the Western media representation). In this way, the Mediterranean is more and more a notion that is charged with “sense” and at the same time loses “meaning”. What does Mediterraneo mean to you now? Does this “area” really exist? DL: I have a French passport, my father is Greek, my childhood memories are in Greece, and I spent the most important part of my life in Syria. I can’t say I feel French, I feel at home when I’m in a Mediterranean country. I feel more connection, common culture, language roots, between France and Syria than between France and UK. CB: I think it is important to remember that while we might feel connected around the Mediterranean, it is not a connection on equal terms. We from the “Northern shore” can travel around freely and also easily visit the “Southern shore”, but vice versa is not possible. I found it very sad some years ago at a conference to hear an elderly Tunisian writer talk about how he travelled to Italy and hitchhiked through Europe in the 1970s, freely and without difficulties. When we compare this to today, anybody who would express a similar wish would be

In your previous answer about this Biennial you made reference to a political and social dimension crossing the works of many artists. You know that Europe comes out from a long period (80/90) in which the artists and the art system were focused on self-referential languages and representations escaping from reality and the political commitment that had characterized the previous era. What’s the situation “on the other side”? How does the art scene move out of the post-colonial culture? DL: Concerning Syria, the beginning of the fine art (end of the 19th Century) was totally influenced by European movement. Artists went to study to France and Italy and came back with European influences. Before that, art was linked to what we call applied art (decorated artifact, miniatures, painting on the wall or the roof

just a figurative meaning. When they find the way to cover their accommodation and are invited to international meeting, events or study at university or in art schools, artists are struggling with visa issue and residency cards. There is no festival who is not facing the cancelation of one of the artist invited due to visa issue. So let’s talk of cultural institutions. How do they move in Syria and what are the differences between the policies of public institutions and the privates? What kind of research do they do on the contemporary? DL: Concerning the visual art field, in Syria there were three kinds of institutions: official art centers, under the control of the government; foreign cultural centers; private galleries. All of them, of course, should ask to the Ministry of Culture in advance of the event, for the authorization to

present an event. There was a very tight space for artists between the official language and the art market (controlled by collectors with traditional conventional tastes). It was a bit different in other fields like contemporary dance, theater or cinema-documentary where interesting independent initiatives take place. New events were taking place in the city. CB: I think it is interesting to mention some of the independent initiatives that developed during the latter part of the 2000 years. The Visual Arts Festival Damascus is one, but also e.g. Dox Box, an independent festival for creative documentary film-making that was launched in 2008 and others. These initiatives were of course interrupted by the outbreak of the revolution and therefore it is impossible to assess how they would have affected the cultural landscape in the future. But it is important to stress their existence and their work towards a contemporary, independent art scene in Syria. If you could choose an example each among younger artists with whom you have recently worked, what would you refer to? a work or a way of working that represented, for each of you, a new element of reflection on the relevance of your research… DL/CB: Recently, the fact that, because of the situation (the country was closed, galleries were closed, the economic situation was catastrophic and the only way of communication was internet), the artists didn’t care anymore about obeying official rules or satisfying

Music on the road festival_Damascus_2010_Dimo Orsho-Khaled Omran-Zeid Hamdan-Muhammad © Delphine Leccas

an art market, they just expressed themselves. This was totally new. There was suddenly a massive expression of freedom. It was possible to see in their previous work the premise of this expression but suddenly it became a deep and pure expression of their art. Artistic interventions in the street (red water in the fountains, speakers with revolutionary songs on the roof of the buildings, ping pong balls with inscriptions falling down from the highest parts of the city) as well as the launching of web pages on Facebook, anonymous groups. To present these works, I’m showing on tour an exhibition entitled the Syrian anonymous exhibition based on pictures posted on Facebook and

during the summer 2010, a video exhibition, testimony of “icons”of the Syrian art scene presented during the Thessaloniki Biennial as well as a collective exhibition currently on tour presenting the Syrian artists artworks posted on Facebook that gets me to published a book entitled Syrie, l’art en armes. To Charlotte: so you are trained as an archaeologist... I would like to know how to live the relationship between the past and the contemporary. I am referring to the meaning of history that for all of us has its origins in the Middle East and now continues to be written there. The present and the past, contemporary practices and our roots… CB: My background is in art history and archaeology. And my first stays in Syria (and the Middle East) was as an archaeologist. And although I am now more concerned with contemporary practice, I have kept my interest in art as an expression of human culture that dates back to the most ancient times. I think my interest in the history of art and culture does lead me to look for links through different periods and spaces, something that concerns me in most of my projects (and actually, not only in relation to the Middle East). But it is also important not to see artistic production from the Middle East as historically and culturally pre-determined, which happens quite often. I’d like to close this conversation talking about the present: the 2013 edition of the Visual Arts Festival Damascus and the recent events in Turkey.

Visual Arts Festival Damascus_ Damascus_2010_ general view © Salah Saouli

CB/DL: Since its launch in Damascus in 2010, the aim of the Visual Arts Festival Damascus has been to create a platform for meetings and debates focusing on contemporary visual practice. When the Syrian uprising began in 2011, the format of the festival changed and became nomadic: in 2013 a program of exhibition, screenings, talks and workshops were hosted by DEPO in Istanbul. Now, only a few days before the opening of the 2013 edition of the festival, protests were taking place throughout Turkey. What started as a protest against yet another “development”project in Istanbul that would deprive the city’s inhabitants of a favorite gathering place has developed

Visual Arts Festival 2012, Rotterdam internation film festival. Ammar al-Beik’s screening, The Sun’s incubator 2011 © Delphine Leccas

launched past January a publication entitled Syrie: l’art en armes (La Martinière Editions, Paris). To Delphine: I’d like to know something more about AIN, the reason of its birth and its programme of artistic Events. DL: AIN has been created in 2008 when I decided to work as a freelancer in Syria after having work for two main cultural institutions (the French Cultural Center as cultural manager then Damascus Arab Capital of Culture as manager of the exhibition programme). I knew that I need a structure, a frame to organise events and I launched this association with three others ex-colleagues. As associations were forbidden in Syria we are legally registered in France. With AIN I organised the first edition of the Visual Arts Festival in 2010 but I presented also different events such as a programme of concerts and screening in the streets

into a wider movement against gouvernmental arrogance and a statement against the repression of civic rights. Just as in the ongoing fights for freedom and civic rights in the Arab world, many artists in Turkey are engaged in this movement. And it is sure to have an important impact on the work of these artists. About us, the festival went well even but I want to mention the fact that we changed a bit the program in order to take the events into account, so we invited local artistactivist to participate to the round table, an open discussion on art and activism. It was very interesting and we had to cancel the performance because the all area of the venue was under gaz attacked. di Giovanna Costanza Meli inglese di Louise Aloft www.zakharif.eu/visual-arts-damascus.html www.delphineleccas.org italiano su www.succoacido.net


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SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013

Vincenzo Mineo

The Arbor

Documentare la solitudine. Un incontro con il regista siciliano di Cargo e Zavorra

Il dono di Vincenzo Mineo, regista siciliano di film documentari e cortometraggi, è senza dubbio la pazienza. Nei suoi film, la macchina da presa insegue i protagonisti senza fretta. I marinai di una nave petroliera da Rotterdam a San Pietroburgo in Cargo, così come gli anziani ricoverati in un ospedale geriatrico in Zavorra, sono ritratti all’interno delle loro quotidianità, con lentezza, senza l’ansia di dover dire o significare qualcosa al di là della loro evidenza. Eppure, la potenza delle immagini è tutto. Lo scorrere della vita di un anziano malato e solo, i dettagli di quell’esistenza attentamente ritratti dallo sguardo dell’autore rendono la sua storia quasi insopportabile, esattamente com’è insopportabile, forse, la vita e il suo lento scorrere per tutte quelle persone costrette a stare lontane dai propri cari e da tutto ciò che sono state in passato. Mentre fuori splendono il cielo e il mare di Trapani e passano le navi dirette verso mete ignote, i protagonisti di Zavorra restano immobili, depositati in un angolo. Sono scomode le immagini delle loro piaghe e delle loro bocche sdentate, esattamente com’è scomoda la loro presenza in una società in cui è necessario produrre pur di avere un posto dignitoso nel mondo. Vincenzo lavora soprattutto come aiutoregista, la sua carriera di documentarista procede lentamente ma in maniera corposa e seria. Un detto ghanese afferma che ogni cosa che cresce lentamente mette radici profonde: potremmo dire, allora, che il passo del nostro autore, con il tempo, s’immerge in maniera sempre più profonda nel terreno arduo e meraviglioso dell’arte e non possiamo che augurarci che continui a esplorarlo, raccontandoci ancora una volta, senza pudore e senza menzogne, inenarrabili storie di solitudine umana. Vincenzo, da Trapani al Mondo. Parlaci del tuo percorso di vita e professionale, di cosa ti ha portato a Roma e della tua evoluzione artistica in questi anni di esodo. VM: Il Cinema è la passione della mia vita, da sempre. Dopo il Liceo mi sono trasferito da Trapani a “La Sapienza” di Roma per studiare Storia del Cinema. In quegli anni ho visto molti film e frequentavo corsi di regia anche al di fuori dell’Università. Finiti gli studi, ho avuto l’occasione di far parte della troupe di un film, come assistente alla regia e autore del backstage. Non vedevo l’ora che accadesse, si trattava di un’opera prima (Quello che cerchi di Marco S. Puccioni) e io ero la persona più felice del mondo: si realizzava il mio sogno, quello di lavorare sui set. Questo “sogno” va avanti da 13 anni, tra cinema e fiction ho collaborato come assistente alla regia, tra gli altri, con autori come Ciprì e Maresco, Luca Miniero, Costanza Quatriglio, Claudio Cupellini, Gianni Zanasi, Roan Johnson, Francesco Lagi. Il lavoro sui set mi ha dato col tempo la possibilità di confrontarmi con problematiche artistiche e produttive, di mettere a fuoco la mia esigenza di racconto e di conoscere professionisti che mi hanno aiutato a portare avanti i miei progetti. Nei primi anni, diciamo tra il 2000 e il

le sensazioni rispetto a un’esigenza personale. Per quanto riguarda il discorso “oggettivo” in entrambi i casi si tratta di “isole”, e in generale di condizioni di isolamento. In Cargo la petroliera, isola in movimento abitata da marinai e ufficiali abituati alla solitudine, che per mesi o addirittura anni vivono lontani dalla famiglia, dagli affetti, dalla terraferma. In Zavorra un’altra comunità di persone che vive in “isolamento”, quella degli anziani in un ospizio. L’ospizio stesso a Trapani si trova in un contesto isolato, lontano dal centro abitato, circondato dal mare e dalle saline, un’isola vera e proFull of life pria. Questi sono argomenti che mi piacerebbe continuare ad affrontare, 2007, nelle pause tra un set e l’alnon ho problemi a farne cenno, tro ho cercato di realizzare piccoli ognuno interpreta gli argomenti video, corti e documentari “di formazione”, esperimenti che mi hanno attraverso la propria visione e sensibilità. Potrebbe trattarsi della vita di permesso di portare avanti una ricerca, di forma e di linguaggio, tra poche persone, perlopiù pescatori, cui Shalòm (doc. 2000 - minidv - 9’) su una minuscola isola del Mediterraneo; o di un uomo che vive e sulla pesca del tonno a Favignana; I’m in the mood for love (doc. 2001 lavora come custode di un faro in Croazia; la vita nomade di un Circo; - minidv - 3’) sul Gay Pride del una stazione di scienziati in AnGiubileo a Roma; Tang.Est (doc. 2003 - minidv - 3’), un breve ritratto tartide… Queste sono alcune idee, di un senzatetto; Levanzo (cm. 2006 in apparenza eterogene, che nutro sul medesimo argomento: l’essere - 18’ - dvcam), un cortometraggio sulla piccola isola e su un uomo che umano innanzitutto, posto in una particolare situazione di isolamento. la percorre in cerca di una nuova Non si tratta di film “di documentaidentità. zione”, di approfondimento, simili a reportage televisivi, ma di lavori I temi affrontati nei tuoi ultimi film sono profondi e invitano alla riflessione. Parlaci della necessità, delle ragioni che sottendono le tue scelte narrative. VM: Negli ultimi anni ho deciso di dedicare più tempo ai miei lavori perché finalmente alla ricerca formale si è aggiunta una vera e propria esigenza di affrontare certe tematiche. Sono nati così i documentari Cargo (doc. 2010 - HDV - 48’) e Zavorra (doc. 2012 - HDV - 49’), che sicuramente hanno acquisito rispetto ai lavori precedenti una maturità, una riconoscibilità e un’attenzione maggiori. Cargo è un documentario che racconta la

Clio Barnard

VM: Il cinema indipendente è sempre esistito e sempre esisterà, sopravvivendo ai film commerciali in genere. Purtroppo non ha mai avuto e mai avrà il numero di sale e le distribuzioni adeguate. Si tratta appunto di sopravvivenza, ma ci sarà sempre un pubblico per questo cinema, per cui per fortuna non c’è il rischio che possa non esistere. Il cinema indipendente costituisce un’occasione rara per conoscere nuove forme di narrazione e di linguaggio. In termini nazionali, penso a quello che hanno fatto ad esempio Ciprì e Maresco o Davide Manuli, e più recentemente Pietro Marcello, Michelangelo Frammartino, i De Serio, o documentaristi meno noti ma assolutamente innovativi come Gianfranco Rosi, Adinolfi e Parenti, Giovanni Cioni, Giovanni Giommi, Stefano Savona. Chi segue certo cinema indipendente è in genere un

Zavorra

vita a bordo di una nave petroliera nei mari del nord, Zavorra invece racconta la vita degli anziani all’interno di un ospizio a Trapani. Sembrano due argomenti diametralmente opposti, invece hanno molto in comune, sia per questioni personali/soggettive, sia per altre più oggettive. Mio padre per circa trenta anni ha lavorato a bordo di navi petroliere ed io lo vedevo per uno o due mesi l’anno: Cargo è stato come una terapia per me, ho dovuto farlo, è stato il mio complesso di Edipo, raccontare la vita a bordo era il pretesto per raccontare il rapporto con mio padre. E poi Zavorra, che invece parte da un mio rammarico, quello di non aver filmato/testimoniato i miei nonni, la loro memoria e la loro malattia. In Zavorra osservo la vita degli anziani in un ospizio, un argomento, quello della vecchiaia, che secondo me è considerato un tabù, poco affrontato perché scomodo. Meglio lasciar perdere gli anziani, malati e oramai poco lucidi, in questa fase ultima della loro vita. Che senso ha “vederli” o “sentirli”? Invece io credo che anche loro, come tutti, abbiano ancora una dignità, un corpo e una voce. Queste Cargo

che guardano più alla pura osservazione, all’istinto, alla poesia, al Cinema. Questo modo di procedere, istintivo, senza aver precedentemente scritto, senza aver preparato domande per interviste, senza una apparente progettualità, ebbene questo metodo di lavoro, fatto di pura osservazione della realtà, è quello che prediligo; secondo me esclude la possibilità di dare un giudizio “a priori” e di fare esclusivamente parlare quello che hai davanti. E chi vede questi lavori, a sua volta, è più stimolato alla riflessione, non è costretto a seguire il punto di vista prefissato dall’autore, ma partecipa della visione rispetto alla propria esperienza. A cosa serve, dunque, fare documentari? VM: La parola documentario si può coniugare in tanti modi, esistono decine di modi di poterlo fare, naturalistico, di inchiesta, reportage, “mockumentary”, “creativo”, sperimentale, d’attualità, ecc. E tutti sono a loro modo utili e interessanti, se realizzati con criterio e un’idea precisa; spesso servono per approfondire un discorso o per avere un versione dei fatti più fedele alla realtà rispetto ovviamente alla fiction, che invece la realtà la interpreta e la trasfigura. Si tratta di una questione soggettiva, di quello che interessa di più realizzare o vedere. A me interessano i documentari che guardano più al Cinema che all’impianto televisivo della sponda intervista/ inchiesta/reportage, quelli che ricercano un proprio linguaggio e una propria estetica, che cura le immagini sempre in aderenza all’argomento trattato. Chi fa documentario “di creazione” ha una libertà più ampia di azione, la troupe è spesso ridotta al minimo (operatore, fonico) e permette di muoversi agevolmente nello spazio e nel tempo e di essere il più possibile “invisibile”. Nella maggioranza dei casi si tratta poi di opere autoprodotte, per cui l’autore ha la possibilità di sperimentare, di mettersi in gioco e in ascolto senza dover necessariamente pensare al compromesso con un pubblico, con una vendita televisiva o con una committenza a cui necessariamente bisogna rendere conto. Bisogna rendere conto solo a se stessi. Cosa succede sulla scena nazionale a livello di cinema indipendente? Come fa quest’ultimo a sopravvivere alla diffusione dei blockbuster?

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pubblico più “colto”, fatto spesso da addetti ai lavori, da studiosi o da veri appassionati, che trovano i propri canali di visione tra cinema d’essai, seconde visioni e cineclub, andando in giro per rassegne e festival o, più comodamente, su internet. Il problema è chiaramente culturale, bisognerebbe fare un lungo lavoro di “alfabetizzazione” fin dall’inizio, ad esempio già a scuola abituare i ragazzi al fatto che esistono visioni alternative a quella a cui ci hanno abituato da decenni con la televisione e col cinema commerciale. E che esiste un cinema in generale (film indipendenti, documentari, sperimentali, videoarte) che ci permette di riflettere e di partecipare attivamente a una visione, in alternativa allo sguardo passivo e lobotomizzante al quale ci vorrebbero conformare. Cos’è che non sopporti nel cinema? VM: Non sopporto chi mortifica se stesso e l’intelligenza del pubblico facendo cinema per compiacere e compiacersi, pensando a eventuali riconoscimenti o al successo commerciale. Mi interessa esclusivamente chi fa il cinema con onestà e passione, con una reale esigenza di racconto e di ricerca. A cosa stai lavorando adesso e qual è il film che vorresti fare domani? VM: Il mio mestiere rimane principalmente quello di aiuto regista, ho appena terminato un lavoro sul set della nuova commedia di Luca Miniero (Benvenuti al Sud / Benvenuti al Nord), e a luglio ne inizio un altro per una fiction Rai. Se avrò dei progetti (e, come accennavo in una risposta precedente, alcune idee le ho), che possono riguardare indifferentemente un documentario, un corto o un film, inseguirò e cercherò di portare a termine quello che più degli altri non mi farà dormire la notte, deve essere per me un’esigenza, un dovere farlo. Se così non fosse andrò tranquillamente avanti con il mio mestiere di assistente alla regia. Se invece avrò questa “necessità” di fare un altro film, allora avrà un senso andare avanti, perché è fondamentale per me rispettare questa etica. E in genere, quando c’è, l’onesta viene in qualche modo riconosciuta. di Frank Angelo e Marta Ragusa www.cinemaitaliano.info/pers/025385/ vincenzo-mineo.html

“Se scrivessi un dramma, lo scriverei sul Buttershaw Estate. Mostrerei delle persone che portano avanti la loro vita con coraggio e determinazione, ma mostrerei anche altre persone che scendono da una grande e ripida collina fino a un grande buco nero”, così scriveva Andrea Dunbar e così sarebbe stato nei suoi pochi e intensi testi teatrali che raccontano in maniera diretta e brutale la vita nel quartiere popolare alla periferia di Bradford, Inghilterra. Ha appena 15 anni Andrea Dunbar quando mette giù il suo primo testo teatrale: The Arbor. Tre anni dopo, siamo nel 1980, l’opera sbarca a

Londra dove viene accolta da Max Stafford-Clark che in quegli anni dirige il Royal Court Theatre. La messa in scena londinese ha un enorme successo e Andrea Dunbar diventa presto l’icona di un teatro che, attraverso le sue protagoniste teenager, racconta fedelmente i lati più oscuri di una periferia inglese. Alla stessa tenera età di 15 anni, Andrea partorisce la sua prima bambina, Lorraine, probabilmente la persona che soffrirà maggiormente del carattere della madre, della sua dipendenza dall’alcol e della sua noncuranza nei confronti della famiglia. Clio Barnard, regista cinematografica originaria della stessa regione della scrittrice, a vent’anni dalla morte della Dunbar, deceduta prematuramente all’età di 29 anni per un’emorragia cerebrale, decide di riavvicinare l’esperienza della madre a quella, parimenti tragica, della primogenita (Lorraine diventerà tossicodipendente e verrà rinchiusa in carcere per aver accidentalmente causato la morte della figlia) in un potente e affascinante documentario che prende il titolo dell’opera prima della Dunbar: The Arbor. Così come negli scritti della Dunbar, anche in questo film la periferia di Bradford è al centro

della narrazione e i suoi abitanti diventano gli spettatori di brevi ricostruzioni sceniche all’aria aperta di quei testi teatrali (The Arbor e Rita, Sue and Bob too) che fanno da intermezzo al racconto delle vite delle due protagoniste. Per due anni Clio Barnard ha ascoltato i racconti di Lorraine e dei suoi fratelli, così come quelli del resto della famiglia di Andrea Dunbar e li ha custoditi in registrazioni audio che ha fatto successivamente interpretare in playback ad attori professionisti. Il risultato, nonostante l’enorme lavoro tecnico necessario, è un documentario quanto più fedele possibile alla realtà dei fatti e ai sentimenti delle persone che conobbero la Dunbar e che condivisero la sua breve e tumultuosa vita. Ma è un documentario che racconta moltissimo anche del Buttershaw Council Estate di oggi, attraverso l’esperienza di Lorraine e le sue disavventure ai margini della società inglese. È come se si trattasse di un

mondo parallelo a quello raccontato dalle televisioni o a quello che tutti immaginano debba essere “il mondo inglese”, un mondo fatto di povertà, violenza e dipendenza, e probabilmente allo stesso modo veniva percepito quando, negli anni ’80, i drammi della Dunbar spopolavano nei teatri di Londra, lontano dai grandi buchi neri del Buttershaw Council Estate.

di Marta Ragusa immagini tratte dal film www.cliobarnard.com

L’inferno dei nostri cervelli un film, un festival, un abbonamento

Tra colline e boschi in Sicilia, un film, un festival e un abbonamento per documentare l’inferno dei nostri cervelli, per raccontarcelo. Inferno inteso come luogo di profondità e intimità, non di espiazione. Non un horror quindi, probabilmente... “L’inferno dei nostri cervelli” è un film che vuole provare a documentare l’intimità di chi oggi fa arte, non solo attraverso il film ma anche concretamente in luoghi scelti da noi... boschi per raccontarsi.

Scendi all’inferno in Sicilia www.succoacido.net/inferno.asp


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Cinema .:. authors ° festivals

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Diane Busuttil

Sicilia Queer Filmfest

A conversation with a writer, performer, dancer, tap dance and yoga teacher Writer and performer of many short films, dancer and yoga and tap dance teacher, Diane Busuttil really gives it her all to leave a mark on people, whether she meets live or they see her many, and highly praised, clips. Dancing and filmmaking, physicality and abstraction, irony and commitment: Diane, an Australian planted in Berlin, has explored many territories. She’s worked with Be van Vark, Marco Berrettini, Ami Garmon, Post Theatre and Costanza Macras and she’s participated in many theatre and dance festivals all over the world. Diane studied at International Women’s University in Hannover and most of her work focuses on the female body, on its incredible strength (even just in will). It’s an abstract body, released from its context, but even a body that is immersed in the elements, from which it is inseparable. A body that eludes the gaze that is not new and free of prejudice.

with Milu Grutta we worked on my first short film, Dirt and Desire. I tried for many years to get funding from Germany to shoot the film, and one day Rosario suggested that we shoot in Favignana as his production company is based in Trapani. I didn’t need to change the script too much and the natural setting of the island has enhanced the visual quality of the film. Dance and cinema. How do they mix? Can dance preserve its power for a spectator who stays in front of a screen? DB: Both art forms employ elements of movement, time and space to tell a story be it visual or narrative or a mix of both. Both a dance performance and a film can require the audience to remain passive, all the codes are the same, i.e. silence in the theatre, phones off, no loud noises during the show/screening. However, the energy exchange between live performers and a live

Super Power screen shot

Who is Diane Busuttil? DB: An Australian citizen of migrant parents. My father is Maltese and my mother’s roots are Irish. I am constantly evolving, trying to share joy and help others at any moment. Health is important to me, as are friendships and the preservation of our planet. “I am a child of the earth no less than the stars and the moon.” Quote from Desiderata poem.

audience is an experience that can only happen in the moment, even video is unable to document what it felt like. In a live performance, the audience has a choice to follow different information that is happening in front of them and select where to put their attention, I find that with film, the audience’s attention can be directed in a way to gently suggest the ideas and thoughts throughout a film. Both mediums have pros and cons and I can’t say I love one more than the other. What interests me are the tools that I apply to both, which is where my passion lies. My particular interest is the relationship between the camera and the moving subject (actor/ dancer). With film, I am able to apply my graphic design skills into choreography and choreography into editing. My short films highlight the importance of movement Dirt and Desire photo by Henrik Stromberg and sound as the main vehicles for storytelling. I manipulate timing & movements to compose a narrative Nowadays you are living in Bertale without the use of dialogue. lin. Why did an Australian artist Each scene is choreography bechoose Berlin? tween actor(s) and cameraperson; DB: I came to Germany on a DAAD scholarship to study BODY this spatial orientation between action and camera is a key element in at the International Women’s Unithe atmosphere of each scene. Film versity in Hannover. During that time I visited Berlin and it was love allows me to be subjective and objective at the same time, as director at first sight. The honeymoon is over but Berlin and I are still deeply and performer I am excited by the reconfiguration of the performer/ in love. filmmaker relationship. Often in your films food has an important role. Why this passion for strawberries and potatoes? DB: Food is so visceral and textural. It smells, it has juices and also tastes good… what’s not to like about food? In Dirt and Desire, my character has an intimate relationship with potatoes, which play a strong symbolic role in the film. They are a metaphor for a simple life and well-grounded mannerisms, so naturally with these aspects in mind, the opposite seems terribly appealing – hedonism, taboo and excess which are represented in the diva character. Each character desires a piece of each other to create a balance within themselves. Each character cannot be complete without the opposite… the yin and yang one could say. In Fresh Fruit the fruit is stolen, so once again I deal with risk and taboo. Food is one of life’s most delectable consumer products. Food nurtures our In Curdled you explored woman’s body and gives us the vitamins we body and the common gaze toneed from the earth up. Food is ward it. What did you discover? an essential life force and a tool I imagine to always work with. I find DB: I chose to focus on the explothe nature of food incredibly tactile ration of what I call ‘body scapes’ and playful which seem to go hand which close-ups of the moving in hand with dance and movement. body to the point where there is a sense of visual disorientation. The task was to produce a series of Fresh fruit, your last film, was intimate frames in which the flesh shot in Favignana. How did you of the dancer is the limitation of get to this remote and beautiful the camera frame. I shot this with part of Sicily? DB: Rosario Riginella from Solaris a wide-angle lens to produce a grainy textural effect of the skin. Produzioni and I met in Berlin and

This artistic boundary determined the consequence of the dance/ choreography between the dancers and the cameraperson, which in turn enhances the intimate textural nature of the work. I was aiming to expose a textural sensuality that can be experienced by the viewer, so that they themselves had a direct experience of the piece, a haptic experience. I have a lot of writing regarding “haptic visuality” on my website if you would like to read about further discoveries.

Entrevista a Andrea Inzerillo, director de la III edición del Festival internacional de cine LGBT y nuevas visiones

Filippo Luna con la giuria (Hella Wenders, Damien Modolo, Mandred Rott e Paul Vecchiali) ® Giuseppe Mazzola CONTINUA DA PAGINA 1

Un mundo al revés, donde por fin todo lo que consideramos “raro” revela su cara cotidiana y actual. Junto a unas comedias más ligeras y divertidas (El sexo de los ángeles de Xavier Villaverde, Remington and the curse of the Zombadings de Jade Castro), hemos visto una verdadera obra maestra como Laurence Anyways del genio canadiense Xavier Dolan, película ganadora en Toronto y en Cannes, y pequeñas y delicadas películas como La fille de nulle part de Jean-Claude Brisseau. Your performances and your films participated on many inter- El documental, como los otros años, lleva un papel muy importante en el national festivals all around the festival: nos ha gustado sobretodo world. What festival did you appreciate more? And what festival Das Outing de Sebastian Meise y Thomas Reider que han filmado a would you like to be invited to? lo largo de muchos años a un chico DB: Unfortunately I do not get to que nos cuenta con candor y sincetravel as much as my film does, however, as part of my experience, ridad su terrible convivencia con su propio disturbo, la pedofilia, y que I’ve enjoyed the Berlinale film nos permite enfrentarnos de manera festival for the buzz and the huge clara y sin prejuicios con uno de los selection of films on offer. Frameline film festival in San Francisco is tabúes sociales más fuertes hoy en also one of my favourites. Dirt and día. Siempre nos quedará en la meDesire premiered there in 2009 and moria la cara abierta y simpática de un pastor francés frisando los ochenI handed out dirty potatoes to the ta años que nos cuenta satisfecho people waiting in line outside the sus historias de amor con mujeres cinema. The audience were very y hombres mientras conduce sus warm and vocal. On 29th of June, ovejas al apacentamiento en Les Fresh Fruit will also have it’s US invisibles de Sébastien Lifshitz, un premier at Frameline. I received a retrato hermoso y positivo de unos small grant from AGKurzfilm that will enable me to be there to see the hombres y unas mujeres ancianas que han luchado y continúan luchanfilm and enjoy the festival. do por su libertad. El SQFF acoge How is a dancer and performer’s también trabajos más experimentales (Io sono una parte del problema del daily life? colectivo Canecapovolto o Folder DB: Everyday is completely different. I do yoga every second day de Cosimo Terlizzi) y nos permite hundirnos también en viejas pelícuand try to be outdoors running or cycling as much as possible. When las que difícilmente podríamos encontrar en nuestro camino, entre I am near the beach, I love to go ellas hemos visto dos obras maestras swimming as well. As a freelance de Paul Vecchiali (presidente del artist, I need to keep on top of jurado), Femmes femmes y Corps à things and make sure everything is coeur. Como en los años pasados, la running smoothly. I work on a lot of different projects and each one is sección de películas en competición, Queer Short (sólo cortometrajes) different, for example, film, dance, ha acogido obras muy diferentes theatre or opera, so I am lucky to love my work and have the posentre ellas, por su temática y por su sibility to keep being challenged by calidad. El corto ganador, Le maillot each new role or collaboration that I de bain de Mathilde Bayle, definitake part in. All independent artists do por el jurado una pequeña obra are their own managers/secretaries/ maestra, es nuestro preferido junto accountants etc. I wouldn’t have it a Ce n’est pas un film de cow-boy any other way. de Benjamin Parent, ganador del premio del Palermo Pride. Nada de dinero, sólo invitaciones a la próxiWhat about your next work? ma edición del festival y trabajos DB: On July (from 11 to 14th) hechos a mano por tres artesanos I will teach my yoga/handstand de primer nivel: Massimo Milani y workshop at the Learning Centre in Polizzi Generosa, Sicily (www. Gino Campanella (Quir) y Vincenzo lcsicily.com). On the 20th of July, Vizzari (Cittacotte). El SQFF nos there will be a screening of Fresh parece perfectamente un producto de Fruit at Camarillo Brillo on Favinuestros tiempos: joven, imperfecto, gnana. In August I’m playing in comprometido, divertido y con muchas ganas de crecer para poderse merecer la definición de lo que ya es, una semana (en realidad mucho más) de cine desgraciadamente ausente de nuestras salas italianas, una ocasión de encuentros únicos para echar una mirada más abierta hacia el mundo loco (cercano o lejano, adentro o afuera de nosotros) en que nos ha tocado vivir. How about your own way of living feminism (as long as you consider yourself a feminist artist)? DB: I consider myself to be a feminist to a point. My thinking is not necessarily in line with all feminist thought. I am interested in encouraging and supporting a sense of equality in both genders, to do this we need to educate the masses. Art is the perfect medium to educate people via visual storytelling.

an (mostly) improvised film by an Australian theatre director in Berlin. I teach yoga and tap dance in Berlin and plan to come to Favignana in September to teach yoga, I can’t think of any place more beautiful to be with your body and your breath beside the mountain by the sea.

di Frank Angelo, Marta Ragusa www.dianebusuttil.com

¿Cómo ha nacido la idea del SQFF? AI: Antes que yo llegara, el proyecto ya había empezado. Trabajaba con pequeños festivales independientes cuando encontré a Alessandro Rais que me contó de este nuevo proyecto, nacido de la colaboración con algunos amigos, un grande festival internacional independiente dedicado a las temáticas LGBT pero también a las “nuevas visiones”, una mirada diferente hacia el cine contemporáneo. Me he acercado a este tren en marcha como voluntario y no lo he dejado más. ¿Cómo seleccionáis al jurado internacional que entrega el premio al mejor cortometraje en competición? AI: Generalmente invitamos a artistas que nos gustaría conocer: es una buena excusa para pasar unos días juntos y permitir que nuestros conciudadanos les conozcan. Desde el primer año hemos decidido premiar el ganador del concurso internacional Queer Short con una invitación

a tomar parte, el año después, del jurado. Así en 2012 hemos invitado al joven canadiense Mark Pariselli, ganador de la primera edición, y este año ha pasado lo mismo con el austriaco Manfred Rott. Es algo que nos parece muy importante en un festival pequeño como el nuestro que no cuenta con premios en dinero.

Las películas con temáticas queer están, es obvio, presentes en cada festival de cine. ¿Porqué la necesidad de crear un festival dedicado totalmente al cine queer? AI: Es muy simple: el cine que enfrenta temáticas LGBT está bastante penalizado por la industria de la distribución. Vemos muy pocas películas de este tipo en los cines y también en los festivales. Hay que empezar por esta constatación sin el peligro de encerrarse en un nicho, es decir hay que “queerizar” enseguida el festival mismo que no tiene que dirigirse a la comunidad LGBT sino a todos, un festival que nace de una temática particular para llegar a una investigación más ancha sobre el cine tout court. En el fondo, las películas hablan siempre de lo mismo: amor, guerra, poder. La temática no nos satisface: buscamos grandes películas. Películas que, por su temática o porque no responden a las normas del circuito comercial, no salen en las salas de cine. Nos gusta la idea que un festival (cualquier tipo de festival) sea más que un simple escaparate, sino también y sobretodo un verdadero motor para la cultura, inspirador y promovedor de nuevas ideas e iniciativas artísticas. El SQFF ha generado hijos en estos años? AI: El SQFF ha generado primero un hermano menor, es decir Sudtitles, una asociación cultural que se ocupa de traducción y producción de subtítulos para productos audiovisuales. Nacida junto al festival, luego ha colaborado también con otros festivales en Italia y en el extranjero. Hermanos menores del festival, o mejor, partes integrales del festival mismo son las iniciativas que nacen de los encuentros con las personas que frecuentan el festival y que nos proponen organizar exposiciones, encuentros, seminarios y más. ¿Cuál es, entre las películas que habéis alojado, las que habéis amado más este año? AI: ¡Vaya pregunta mala! Tengo que admitir que amo especialmente La fille de nulle part de Jean-Claude Brisseau: la distribución no nos quería dárnosla porque no entendían como un festival de cine LGBT pudiese quererla. O también Das Outing, un documental muy riguroso y serio sobre la pedofilia que ha generado un grande debate en la sala. El nuestro es un festival queer en todos los sentidos. ¿Nos habláis de los festivales parecidos al vuestro en Italia y en Europa? ¿Estáis en contacto con algunos de ellos? ¿Cuál es vuestra idea sobre ellos? AI: Aprendimos mucho de los festivales LGBT italianos pero miramos mucho también a los otros festivales independientes en Europa y también a los grandes festivales (Locarno, Cannes, Venezia) de los cuales tomamos de buena gana muchas pelis. Alessandro Rais, director artístico de la primera y de la segunda edición, ha sido miembro de los jurados del Torino GLBT, del Gender Docu filmfest de Roma, del Teddy Award en el Berlinale. Yo he participado al festival Des images aux mots de Toulouse. De todos esos festivales intentamos robar ideas, experiencias diferentes, estudiamos sus catálogos, sus programaciones: en fin, somos curiosos y esto nos permite enriquecer nuestro festival de día en día. Vuestra Italia LGBT. Quisiéramos que hablaras de derechos fallidos y ausentes. AI: Nosotros hablamos de cine: “that’s entertainment” decía Minnelli. Hay que hacer esta pregunta

Luis(e) de Ville di Chriss Lag

a gente más seria y preparada. Pero es evidente que somos motivados por una pasión civil que nace de una simple constatación: Italia es un país muy atrasado. Hace unos años un proyecto de ley tan simple como los DICO (Derechos y Deberes de las Personas que Conviven establemente, un proyecto de ley presentado por el Gobierno Prodi en 2007 y luego abandonado, N. Del T.) naufragó en las aulas del Parlamento. Todavía estamos obligados a enfrentarnos con el tema de los derechos mínimos como el derecho de poder visitar a nuestra pareja en el hospital. Todavía estamos obligados a defender a chicos golpeados con un martillo por estar mirando un video gay. A las personas expulsadas de Eritrea por su condición de homosexuales a pesar de su contrato de trabajo. No vivimos en un mundo civil, esto no es el mundo que quisiéramos. El cine nos entrega otro mundo posible. Nosotros hablamos de cine – éste es nuestro trabajo – para intentar construir una sociedad más civil. Cine Queer y Pride Nacional en Palermo. Palermo como candidata a Capital de la Cultura Europea 2019. ¿Qué es lo que le falta a Palermo para merecerse de verdad este título? ¿Qué es lo que esperáis que cambie en esta y en otras ciudades parecidas? AI: Falta continuidad proyectiva. Falta seriedad en las inversiones. Faltan elecciones claras, públicas, compartidas. Hay ideas interesantes pero que tienen que concretarse y demostrar su validez en los años futuros. Hay que tener el coraje de tomar decisiones importantes y llevarlas a cabo con tenacidad. Hay que ser visionarios y no tener prisa. Hay que trabajar sin preocuparse de estar en el candelero, razonar sobre las cosas, olvidarse de la lógica de los grandes acontecimientos culturales y construir en cambio proyectos duraderos. ¿Habéis pensado alguna vez en abrir un hostal y una sauna con masajes para LGBT y quizás llamarla Queer Deposit? Cada cuarto podría tener una tele que transmite las pelis del SQFF… AI: No, pero ¿sabes que me parece una buena idea? ¿Cómo es vuestro público? AI: Hermoso, diverso, abigarrado y siempre más grande. ¿Habéis pensando en una edición itinerante del festival paralela a la de Palermo? AI: Nos gustaría mucho pero siempre nos enfrentamos con problemas logísticos (somos pocos) y económicos (somos pobres). Hemos llevado nuestras películas a Ragusa y a Catania, gracias a unas asociaciones amigas, pronto quisiéramos llevarlas también a Siracusa. Pero todavía no es algo estructurado como nos gustaría que fuera. Nuestro festival sigue siendo un festival hecho por voluntarios y ya es un milagro que continúe resistiendo.

Una anécdota de estas primeras tres ediciones del festival. Unos chismes y unas noticias del backstage. Lo indecible. ¡Hacednos vivir! AI: Antonio Piazza y Fabio Grassadonia, dos ilustres desconocidos (con mucho talento, como habíamos entendido enseguida) ganan la Semaine de la critique en Cannes; las discusiones de los jurados; las caras del personal cuando miran los tráiler del festival; los encuentros, los choques, los cambios (siempre para mejor); y luego necesitaríamos unos meses para contar la cotidiana construcción y el cotidiano cuidado hacia este proyecto tan largo y cansador. Os esperamos a la próxima edición para contároslo personalmente. di Marc De Dieux, Marta Ragusa spagnolo di Marta Ragusa www.siciliaqueerfilmfest.it italiano su succoacido.net


Agenda .:. summer 2013

SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013 Lyon 12/09/2013 <> 05/01/2013 Biennale de Lyon 2013 Pour la Biennale de Lyon 2013, Gunnar B. Kvaran, son commissaire, a invité des artistes du monde entier qui travaillent dans le champ narratif et expérimentent, à travers leurs œuvres, les modalités et les mécanismes du récit. www.labiennaledelyon.com Piemonte 05/07/2013 <> 21/07/2013 Teatro a Corte Teatro a Corte ritorna a luglio, come ogni anno, puntuale: ed è la conferma di un appuntamento necessario con le residenze sabaude del Piemonte, un appuntamento consolidato, atteso e apprezzato dagli artisti dello spettacolo dal vivo di tutta Europa in particolare per il confronto che propone tra la creazione contemporanea e l’architettura e i giardini regali dell’epoca barocca, corona di delizie intorno a Torino. www.teatroacorte.it various venues 25/06/2013 <> 07/09/2013 CinemadaMare CinemadaMare è un film festival itinerante che si svolge in un tour di 74 giorni che attraversa 8 regioni italiane. La parte conclusiva di CinemadaMare coincide con la Mostra del Cinema di Venezia, dove i nostri partecipanti svolgono le loro attività al Lido. www.cinemadamare.com Avignon 05/07/2013 <> 26/07/2013 Festival d’Avignon Fondé en 1947 par Jean Vilar, le Festival d’Avignon est aujourd’hui l’une des plus importantes manifestations internationales du spectacle vivant contemporain. www.festival-avignon.com London 25/06/2013 <> 21/07/2013 Points of Departure Points of Departure begins as a set of thoughtful explorations into the phenomena of liminality. A condition in which one’s sense of identity is diffused, liminality leads not only to states of dislocation and disorientation, but also to new perspectives. www.delfinafoundation.com Santarcangelo di Romagna 12/07/2013 <> 21/07/2013 Santarcangelo Festival Il Festival Internazionale del Teatro di Piazza giunge quest’anno alla 43esima edizione, il secondo anno dietro la direzione artistica di Silvia Bottiroli e Rodolfo Sacchettini. www.santarcangelofestival.com San Vito Lo Capo 09/07/2013 <> 14/07/2013 SiciliAmbiente Il SiciliAmbiente è un festival internazionale di documentari, di corti e animazioni legati ai temi ambientali e della sostenibilità, e con l’edizione di quest’anno si inaugurerà anche una sezione dedicata a cortometraggi sulla mobilità sostenibile. www.festivalsiciliambiente.it Sansepolcro 20/07/2013 <> 27/07/2013 Kilowatt Festival Kilowatt è un festival dedicato alle compagnie emergenti della scena contemporanea (teatro, danza, arti performative, musica, letteratura, arti visive), che si svolge a Sansepolcro (Ar). Il progetto è stato ideato nel 2003 e da allora è sempre stato promosso e realizzato dalla compagnia Capotrave. www.kilowattfestival.it Solliès-Ville 23/08/2013 <> 25/08/2013 25ème festival de Bande Dessinée de Solliès-Ville Pour présenter au public l’ensemble des courants de la BD, le festival a accueilli des auteurs venus de toute l’Europe (France, Belgique, Suisse, Italie, Espagne, Allemagne, Pays-Bas, Serbie) mais aussi des Etats-Unis, du Japon, du Népal, de Russie, d’Argentine et du Mexique. http://festivalbd.pagesperso-orange.fr/sollies-ville/ Volterra 22/07/2013 <> 28/07/2013 Festival Volterra Teatro L’evento di punta del Festival saranno i 25 anni di teatro della Compagnia della Fortezza: li festeggeremo con una serie di straordinarie iniziative che vedranno protagonisti, accanto alla Compagnia, una serie di importanti artisti che giungeranno a Volterra per quest’occasione speciale. www.volterrateatro.it Munich 24/07/2013 <> 04/08/2013 Fünf Seen Film Festival Das Fünf Seen Filmfestival (FSFF) lädt seit 2007 Ende Juli /Anfang August alle Filmschaffenden und Filmbegeisterte nach Starnberg, Seefeld, Herrsching, Wessling und Wörthsee ein, in fünf wunderbar gelegene Ortschaften an fünf oberbayrischen Seen. www.fsff.de Lari 21/07/2013 <> 27/07/2013 Festival Collinarea La Compagnia Scenica Frammenti con Fondazione Pontedera Teatro, in collaborazione con Comune di Lari, Comune di Ponsacco, Comune di Crespina, Provincia di Pisa, organizzano la quindicesima edizione del Collinarea Festival. www.collinarea.it Berlin 25/07/2013 <> 31/07/2013 Berlin Atonal Berlin festival returns after more than a decade on hiatus. Themed Forming Space, it features performances by Jon Hassell quartet, Glenn Branca, Juan Atkins & Moritz von Oswald presenting their recent collaboration Borderland, Raime, Voices From The Lake, Brandt Brauer Frick Ensemble, Kangding Ray, Vladislav Delay, Russell Haswell, Cut Hands, Vatican Shadow, Murcod & Simon Geilfus, Actress, Kassem Mosse, Grischa Lichtenberger, Anstam and more. www.berlin-atonal.com

Lampedusa 19/07/2013 <> 23/07/2013 Lampedusa In Festival Storie, incontri, vissuti, migrazioni e culture che appartengono al bacino Mediterraneo. Un concorso per film maker, un festival che rilanci il dialogo su temi attuali e importanti, su vicende che hanno fatto conoscere all’opinione pubblica Lampedusa e Linosa come comunità capaci di dare un forte segnale di umanità in un mondo sempre più votato all’omologazione. www.lampedusainfestival.com Marzamemi 23/07/2013 <> 29/07/2013 Festival Internazionale del Cinema di Frontiera Marzamemi, un antico borgo di pescatori distante pochi chilometri da Porto Palo, il comune più a sud d’Europa, ancora qualche chilometro oltre, e si arriva in Africa. Da dodici anni, il Festival del Cinema di Frontiera consente agli spettatori più curiosi di poter guardare fra le strette vie del borgo di Marzamemi cortometraggi e film provenienti da tutti gli angoli del pianeta, per continuare a far conoscere e mescolare culture diverse tra loro. www.cinemadifrontiera.it Roma 17/07/2013 <> 28/07/2014 Estación XV Diecisiete artistas e investigadores españoles, un escritor argentino y un grabador italiano son los protagonistas del complejo monumental de San Pietro in Montorio, Convento, Iglesia, Templete de Bramante y Edificio de la Real Academia de España. Un gran laboratorio de búsqueda artística en el que se podrán descubrir las subjetivas, experimentales, personalísimas, sorprendentes y meticulosas reinterpretaciones de la ciudad de Roma. www.raer.it Polverigi e Chiaravalle 28/06/2013 <> 5/07/2013 XXXI InteatroFestival prime nazionali, debutti e coproduzioni con Benjamin Verdonck, Bock & Vincenzi, Cláudia Dias, Eszter Salamon, Gustavo Frigerio / Ecole Du Théâtre Des Teintureries, Ifa Inteatrofestival Academy 08, Manah Depauw / Bernard Van Eeghem, Mercan Dede, Muta Imago, Nico & The Navigators, Orthographe, Rosa Casado, Santasangre, Res Publica_Wolf Ka, Daniele Albanese_Stalk, Adriana Zamboni. www.inteatro.it Noci 27/07/2013 <> 30/07/2013 Noci Cortinfestival NociCortinfestival nato con l’intento di valorizzare il cortometraggio e diffonderlo come vera forma artistica sperimentale di nuovi linguaggi, promuove film e registi da ogni parte del mondo. www.nocicinema.it Dro 26/07/2013 <> 03/08/2013 Drodesera Quest’anno l’appuntamento trentennale con la performing art e il teatro ha una nuova forma, negando in qualche modo quella canonica e tradizionale, ci si trova ad avere a che fare con un pulsante organo senza corpo che spalanca vie d’uscita e d’entrata mutando ritmo e forma. www.centralefies.it Milano 04/07/2013 <> 31/07/2013 Bravo portraits Ritratti, volti: assorti, silenziosi, sguardi espressivi pieni di sogni, occhi che raccontano ambizioni e aspirazioni. Questo il concept di ‘bravo portraits’ la mostra fotografica di aldo fallai voluta da istituto marangoni per celebrare l’anima multietnica della scuola e le aspirazione dei suoi studenti. www.istitutomarangoni.com Mantova 4/09/2013 <> 8/09/2013 Festivaletteratura Una manifestazione all’insegna del divertimento culturale: cinque giorni di incontri con autori, reading, spettacoli, concerti. Festivaletteratura è ormai da molti anni un appuntamento fisso per chi ama la lettura, o per chi è semplicemente curioso e sa di poter incontrare scrittori, musicisti, attori per le vie e le piazze della città. www.festivaletteratura.it Roma 18/07/2013 <> 28/07/2013 Eclettica Fest Eclettica è un festival senza finanziamenti, organizzato da 9 anni da 3 associazioni attive nella promozione della cultura critica e indipendente e da un lavoro attivo per la riqualificazione dei territori e delle periferie attraverso l’arte: Kollatino Underground, Post.it, Artempo. www.ecletticafest.com Locarno 07/08/2013 <> 17/08/2013 Festival di Locarno Throughout its 66 year history, the Festival del film Locarno has occupied a unique position in the landscape of the major film festivals. Every August, for eleven days the Swiss-Italian town of Locarno, right in the heart of Europe, becomes the world capital of auteur cinema. www.pardo.ch Brisbane 4/09/2013 <> 8/09/2013 Brisbane Writers Festival Brisbane Writers Festival (BWF) has been celebrating reading, writing and ideas with the people of Queensland and showcasing Queensland writers to the world for over fifty years. Renowned for its energy and casual intellect, BWF brings together readers, writers, innovators, and provocateurs within the cultural precinct right on the Brisbane River in the heart of the city. http://bwf.org.au/ Ciudad Rodrigo 20/08/2013 <> 27/08/2013 Feria de Teatro de Castilla y Leóns La decimosexta edición de la Feria de Teatro se celebrará en Ciudad Rodrigo del 20 al 24 de Agosto de 2013; y volverá a ser, una vez más, una de las citas imprescindibles que contribuye a la dinamización económica del sector de las artes escénicas y de la Cultura. www.feriadeteatro.es

Dublin 01/08/2013 <> 05/08/2013 Gaze Festival At the heart of the Irish LGBT creative and cultural calendar, GAZE represents, connects and reveals the diverse lives of LGBT people and experience through film. www.gaze.ie Poznań 24/06/2013 <> 20/07/2013 Malta Festival How to combine huge concerts of international stars with experimental shows, small projects in the city space, round-the-clock life of the festival club and discussions with philosophers, sociologists and literary scholars? Fusion of these elements is the distinctive feature of Malta, which for more than 20 years has been a melting pot of traditions, themes and forms. www.malta-festival.pl Spoleto 28/06/2013 <> 14/07/2013 La MaMa Spoleto Open La MaMa Spoleto Open 2013, è un evento a cura de La MaMa Umbria International, residenza artistica, centro studi e produzione fondata da Ellen Stewart a Spoleto nel 1990. www.lamamaspoletopen.net Conversano 26/08/2013 <> 31/08/2013 Imaginaria Film Festival L’Imaginaria Film Festival nasce dalla necessità di partecipare alle mutazioni della forma del linguaggio cinematografico che colorano e ridefiniscono le immagini/l’immagine del nostro presente. www.imaginariafilmfestival.org Trento 22/06/2013 <> 08/09/2013 Andata e ricordo. Souvenir de Voyage Una mostra che mette in relazione lo sguardo del turista e lo spazio del turismo. Fotografie dei Grand Tour ottocenteschi, le prime guide dei viaggiatori di inizio novecento, i diari di viaggio dei futuristi, la parabola della pubblicità dall’illustrazione d’autore al kitsch, l’ironia della Pop-Art, i linguaggi contemporanei del video e dell’installazione. www.mart.tn.it Amsterdam 05/09/2013 <> 15/09/2013 Amsterdam Fringe Festival 10 days // 80 theatre groups // 33 locations // performance, live art, (music) theatre, dance & uninhibited energy www.amsterdamfringefestival.nl Edinburgh 10/08/2013 <> 26/08/2013 Edinburgh International Book Festival Small events, large events, events for adults, for babies, children and teens – the Edinburgh International Book Festival offers something for just about every age and every interest, bringing readers and writers together for entertainment, discussion and pure inspiration. www.edbookfest.co.uk Lausanne 13/09/2013 <> 16/09/2013 BD-FIL 2013 BD-FIL se profile comme un événement culturel, festif et convivial, invitant petits et grands à la découverte, à l’échange et à la rencontre autour de la bande dessinée. La 9ème édition accueillera comme invité d’honneur Enrico Marini. www.bdfil.ch Milano 05/09/2013 <> 15/09/2013 Milano Film Festival la 18esima edizione di Milano Film Festival, proseguendo la ricerca del nuovo cinema indipendente. Fiction, documentari, animazione, sperimentazioni: i linguaggi sono frontiere da percorrere, attraversare e discutere insieme al pubblico e agli autori. Il cinema legge il presente, scopre le differenze, pone domande e crea desideri. www.milanofilmfestival.it Arzo 29/08/2013 <> 01/09/2013 Festival Internazionale di narrazione “Guarda” , “Racconta ciò che hai visto”: sono queste le raccomandazioni date a Giovanni, il testimone narratore dell’Apocalisse, libro sacro che ha ispirato lo spettacolo di Lucilla Giagnoni. L’Apocalisse di Lucilla Giagnoni, presentata nella suggestiva cornice delle cave di marmo, apre la quattordicesima edizione del Festival. www.festivaldinarrazione.ch Torino 02/07/2013 <> 16/07/2014 Meteorite in giardino Come per le passate edizioni i protagonisti sono artisti visivi e musicisti italiani e internazionali. Quest’anno però la rassegna esce dagli schemi consueti e propone la partecipazione di artisti il cui lavoro permette la riflessione sulla possibilità di relazione tra arte “riconosciuta” e manifestazioni artistiche “non organizzate”. www.fondazionemerz.org Helsinki 07/08/2013 <> 11/08/2013 Flow Music Flow Festival is an music festival taking place in Helsinki yearly in mid-August. The music presented at Flow is a strong and varied selection of up and coming and established artists from indie-rock to soul and jazz and from folk to contemporary club sounds, both from the domestic and the international scene. www.flowfestival.com Milano 3/05/2013 <> 21/07/2013 Milano Manga Festival Partendo dal “Manga di Hokusai” (1814), la mostra ripercorre i primi 200 anni di questo genere artistico, arrivando fino ai giorni nostri. L’esposizione prevede un percorso cronologico suddiviso in sei tappe – il DNA del Manga, dall’adulto al bambino, il Dio del Manga (Tezuka Osamu), l’età delle riviste, lo sviluppo del Manga, il Media Mix – che illustreranno l’evoluzione del genere nel tempo. www.milanomangafestival.it

île d’Ouessant 16/08/2013 <> 20/08/2013 Salon International du Livre Insulaire Ouessant Ici est l’île... Ici c’est Ouessant : l’Archipel des lettres depuis 15 ans, un amer, une terre entourée d’eau salée où se retrouvent des îles, des livres, des écrivains, des éditeurs. Un salon, un prix littéraire, une revue semestrielle, des résidences d’écrivains, des publications, une bibliothèque, des ressources, la joie des îles et celle des îliens de vous recevoir. www.livre-insulaire.fr Bollate 26/06/2013 <> 24/07/2013 Villa Arconati Festival Nella splendida cornice della villa settecentesca di Arconati, giunto ormai alla sua 23° edizione. Il programma musicale è come sempre estremamente ricco, variegato e di altissimo livello: dal rock italiano degli Afterhours alla taranta di Ludovico Einuadi, dai ritmi afro di Erykah Badu al jazz di Paolo Conte, per chiudere con la poetessa del rock, Patti Smith. www.festivalarconati.it Sarzana 30 agosto <> 1 settembre Festival della Mente Il Festival della Mente invita tutti gli ospiti a condividere un progetto con un intervento, una performance, una lectio magistralis o un workshop nuovo e originale. A tutti loro, infatti, viene chiesto non solo di raccontare il cosa, ma soprattutto il come e il perché, al fine di creare occasioni uniche ed irripetibili di nascita e di condivisione delle idee. www.festivaldellamente.it Marseille 19/06/2013 <> 12/07/2013 Festival de danse et des arts multiples de Marseille 18e édition du Festival de Marseille. Que ditelle? La même chose que Kafka… Dans un monde déshumanisé, suffoqué de bruits inutiles et de superficialité, elle se fait l’écho de cette vérité dissonante qu’osent encore les artistes. En posant clairement en première ligne, la plus exposée, l’art, l’engagement, la pensée, l’humain. www.festivaldemarseille.com London 29/08/2013 <> 15/09/2013 Portobello Film Festival The Film Festival was created in 1996 as a reaction to the moribund state of the British film industry, to provide a forum for new filmmakers and give exposure to movies on different formats. www.portobellofilmfestival.com Cividale del Friuli 12/07/2013 <> 20/07/2013 Mittelfest Un’edizione, questa di Mittelfest 2013, in linea con le sue prestigiose tradizioni di finestra aperta sulla cultura centroeuropea, e quest’anno con una inusuale concentrazione di anteprime. Il ruolo di osservatorio sulla cultura della Nuova Europa sarà testimoniato da due focus su altrettante nazioni mitteleuropee: Croazia e Ungheria. www.mittelfest.org Trieste 30/06/2013 <> 06/07/2013 Mare metraggio I cortometraggi sono un patrimonio culturale in continua crescita, anche in Italia, e Maremetraggio è una vetrina importantissima per i filmmaker di questi piccoli capolavori. www.maremetraggio.com Oslo 06/08/2013 <> 10/08/2013 Øya Festival Five days of music in Oslo’s medieval park with The Knife, Kraftwerk, Supersilent feat John Paul Jonas, Godspeed You! Black Emperor, Beach House, Goat, Mount Kimbie, Tame Impala, Okkultokrati, Blur and more. www.oyafestivalen.com Napoli, Benevento, Caserta 6/07/2013 <> 8/07/2013 Alto Fest 2012 Partecipano gli artisti e i cittadini donatori di spazi. In programma performance di teatro, danza, musica, arti visive e simposi. 37realtà artistiche provenienti da tutto il territorio nazionale e dalla Francia, Germania, Spagna, Polonia, Kuwait e Libano. Artisti che hanno risposto ad una chiamata pubblica, scelti tra più di 80 proposte. www.teatringestazione.com/dareluogo Modena, Carpi e Sassuolo 13/09/2013 <> 15/09/2013 Festival della Filosofia L’edizione 2013 del festival sarà dedicata all’amare, per costruire un lessico a più voci dal quale emerga come l’esperienza dell’amore si imperni essenzialmente su una dimensione relazionale. Le piste di lavoro che saranno battute nel programma delle lezioni includono le “potenze dell’anima” (con il rapporto tra emozioni, passioni ed empatia), l’amore “transitivo” o “intransitivo”, che sottolinea il riconoscimento nella relazione o viceversa il narcisismo affettivo, le “politiche dell’amore”, che mostrano la centralità della relazione agli altri nella sfera pubblica, e le “figure dell’amore”: miti, racconti e immagini sul carattere inesauribile e talvolta paradossale dell’esperienza amorosa. www.festivalfilosofia.it Roma 25/06/2013 <> 17/07/2014 L’immagine mutante Rassegna di film sperimentali e cortometraggi d’artista. La rassegna è pensata per approfondire la sperimentazione legata al cinema d’artista, uno degli aspetti più interessanti ad aver caratterizzato le vicende culturali della città. www.museomacro.org Groningen 15/08/2013 <> 25/08/2013 Noorderzon.nl Noorderzon Performing Arts Festival Groningen is the somewhat curious combination of a cutting-edge international art festival and a large-scale summer fest for 135,000 visitors. www.noorderzon.nl

Zürich 15/08/2013 <> 01/09/2013 Zürcher Theater Spektatel Founded in 1980 as an annual international meeting of independent theatre groups, the Zürcher Theater Spektakel quickly evolved into a cultural event of international appeal. Today it ranks among the most important European festivals for the contemporary performing arts. www.theaterspektakel.ch Sarajevo 16/08/2013 <> 24/08/2013 Sarajevo Film Festival Today Sarajevo Film Festival is an international film festival with special focus on the region of Southeast Europe. www.sff.ba Amsterdam 23/08/2013 <> 24/08/2013 Dekmantel Festival Inaugural electronic music festival with Ben UFO, Ben Klock, Jeff Mills, Joy Orbison, Pearson Sound, Surgeon, live sets by Four Tet, Karenn, Mathew Jonson, Legowelt, Robert Hood, Voices From The Lake, Underground Resistance and more. www.dekmantelfestival.com Montone 10/07/2013 <> 14/07/2013 Umbria Film festival Numerose le proiezioni che animeranno Piazza Fortebraccio, dalle anteprime di cortometraggi internazionali, ai cortometraggi realizzati da video maker umbri, per la sezione Umbriametraggi, e ancora tavole rotonde e concerti, ma soprattutto le attese anteprime dei lungometraggi. www.umbriafilmfestival.com Edinburgh 02/08/2013 <> 26/08/2013 Edinburgh Festival Fringe The Edinburgh Festival Fringe is the largest arts festival in the world and takes place every August for three weeks in Scotland’s capital city. www.edfringe.com Castelbuono 08/08/2013 <> 11/08/2013 Ypsigrock Festival Il più importante festival italiano che si tiene da 17 anni nella magica Castelbuono. On stage Editors, The drums, Erol Alkan, Suuns, Local Native, Shout Out Louds, Metz, Efterklang, Rover, Deptford Goth, Indians... www.ypsigrock.com Napoli 26/06/2013 <> 01/01/2014 Per_formare una collezione #1 Il primo capitolo di un progetto destinato a svilupparsi nell’arco di un intero anno dedicato alla formazione progressiva della collezione permanente del museo Madre. Il corpo in azione e il gesto della scrittura come articolazione del pensiero sono i comuni denominatori di questo primo capitolo. www.madrenapoli.it Nancy 31/08/2013 <> 07/09/2013 Aye Aye Film Festival Dans le cadre de Aye Aye Film Festival se croisent des œuvres audiovisuelles de tous genres : films documentaires, fictions, animations, non seulement des films récents mais aussi les films de patrimoine, des avant-premières, ainsi que des œuvres «en train de se faire». www.ayeaye-vo.com Lisbon 02/08/2013 <> 11/08/2013 Jazz Em Agosto This year in its 30th year, with a focus on the music of John Zorn, featuring performances by the composer joined by Marc Ribot, Jamie Saft, Trevor Dunn, Kenny Wollesen, Joey Baron, Cyro Baptista and Ikue Mori, plus Mary Halvorson Quintet, Pharoah Sanders & The Underground, Peter Evans Octet, The Thing with Mats Äleklint, Terrie Ex, Jim Baker and Peter Evans, Anthony Braxton, Sun Ra Arkestra and more. www.musica.gulbenkian.pt Hertogenbosch 01/08/2013 <> 11/08/2013 Boulevard TheaterFestival Theaterfestival Boulevard is the summer theatre festival in the south of the country and the meeting place in the Netherlands for a large, colourful theatre audience. www.festivalboulevard.nl Odense 26/08/2013 <> 31/08/2013 Odense Internationale Film Festival Odense International Film Festival is a Danish short film festival with a long and successful tradition. www.filmfestival.dk Norberg 25/07/2013 <> 31/07/2013 Norberg Festival Music festival taking place in a disused mining area, outside the Swedish town of Norberg. With installations, workshops and performances by Ceephax Acid Crew, Cut Hands, Lee Gamble, Mark Fell, Mark Archer, Thomas Köner, The Haxan Cloak, Skudge, Stellar Om Source, Mary Velo, Marcus Wrangö and more. www.norbergfestival.com Palermo 4/07/2013 <> 21/07/2013 Invasioni 2013. L’Accademia di Belle Arti di Palermo in mostra Dieci spazi pubblici e nove privati dove presentare la produzione creativa dell’Accademia di Belle Arti e la sua capacità progettuale, ma anche dove ricostituire un legame vitale tra l’istituto di Alta Formazione e la città. www.accademiadipalermo.it Castelminio di Resana 02/08/2013 <> 04/08/2013 Informadifestival Di che carne sono fatto? Codice Ivan – Silvia Gribaudi – Marco D’Agostin – Laura Moro – Silvia Costa – Fagarazzi & Zuffellato – Ilaria Dalle Donne. www.informadifestival.com

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London 01/08/2013 <> 18/08/2013 Tête à Tête Eighth edition of the 21st century opera festival with over 100 performances, new commissions by composers Samuel Bordoli, Errolyn Wallen & David Pountney, Kerry Andrew, Ergo Phizmiz exploring the life of Gala Dali, mezzo-soprano Lore Lixenberg performing the opera The End Of Civilsation As We Know It and more. www.tete-a-tete.org.uk Gibellina 06/06/2013 <> 23/07/2013 Orestiadi - XXXII edizione Quattordici le date in programma, con artisti di fama nazionale e internazionale, la cui presenza a Gibellina conferma come in questi trentadue anni le Orestiadi si siano attestate come un’esperienza unica nel panorama teatrale e culturale italiano ed europeo: un’esperienza, da sempre dedicata alla ricerca, alla sperimentazione e alla contemporaneità. www.fondazioneorestiadi.it Ostrava 16/08/2013 <> 31/08/2013 Ostrava Days 2013 New music festival with Philip Glass and his ensemble presenting his Music In 12 Parts (1971–74) piece, performances of works by Christian Wolff, Iannis Xenakis, György Ligeti, Alvin Lucier, Charlemagne Palestine, Phill Niblock, Giacinto Scelsi and more www.newmusicostrava.cz Palermo 16/06/2013 <> 15/07/2013 Le favole nei giorni di festa La Vicaria e la compagnia Sud Costa Occidentale presentano la prima edizione della rassegna “Le favole nei giorni di festa”, curata da Emma Dante. www.emmadante.it Casalgrande 04/06/2013 <> 23/07/2013 Estatus Quo Festival Lo spazio che non sentiamo nostro, lo spazio che non ci racconta, lo spazio che sembra enorme e che al tempo stesso ci stritola di complessità ma anche lo spazio che possiamo prenderci, che possiamo ridisegnare, riscoprire, trasformare. Lo spazio è la nostra identità. www.quintaparete.org Cajarc 25/07/2013 <> 28/07/2013 Africajarc Au cœur des Causses du Quercy, les rives du Lot deviennent l’instant, le dernier week-end de juillet, d’un rendez-vous majeur pour mieux connaître l’Afrique. Quatre jours de spectacles et de rencontres pendant lesquels ce continent est le prétexte d’échanges artistiques et culturels d’envergure internationale. www.africajarc.com Ghent 18/07/2013 <> 28/07/2013 10 Days Off 10 Days Off groeide op tot een certitude in de internationale elektronische muziek. 10 Days Off heeft geen weide vol tienduizenden mensen. Het is een indoorfestival met een capaciteit van ongeveer 1000 personen per nacht. www.10daysoff.com Vibo Valentia 26/07/2013 <> 30/09/2013 Geniusaeculi - Arte pubblica project Un progetto di Arte pubblica permanenteun progetto di Arte pubblica permanente, finalizzato a percepire, comunicare, ri-disegnare la città attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, esordisce per la prima volta in Calabria a Vibo Valentia. www.sbvibonese.vv.it Forlì 5/09/2013 <> 10/09/2013 Crisalide XX Filosofia e performance. L’immagine del pensiero. Laboratorio filosofico, critica della ragion creativa con Riccardo Baldissone, Vincenzo Cuomo, Eleonora de Conciliis, Alberto Martinengo, Alessia Solerio. Direzione artistica e cura: Masque teatro www.crisalidefestival.eu Pärnu 01/07/2013 <> 21/07/2013 Pärnu International Documentary and Anthropology Film Festival The aim of the festival in general is to support cultural survival of peoples. Only documentary films of high value and quality, recording human activities in social, historical or ecological context are accepted for competition screenings. www.chaplin.ee/filmfestival Castiglioncello 28/06/2013 <> 7/07/2013 Inequilibrio 2013 Frutto delle residenze artistiche ospitate al Castello Pasquini, Castiglioncello (LI) nel corso dell’anno e di una fitta rete di rapporti di collaborazione con teatri, rassegne e compagnie nazionali e internazionali, “Inequilibrio, festival della nuova scena tra teatro e danza” giunge alla 16a edizione. www.armunia.eu Lamezia Terme 8/08/2013 <> 9/08/2013 Color Fest Color Fest, è la festa dei colori, quelle tonalità luminose che possono assumere le arti e la loro funzione veicolatrice di libertà: è dall’iniziativa under 30, che prende vita il tessuto socioculturale della città di Lamezia Terme, che speriamo possa essere baluardo di una regione fin troppo sottovalutata ma che trova in iniziative come queste, il suo riscatto sociale. www.succoacido.net/showagenda.asp?id=3749 More events IN Succoacido AGENDA >>> www.succoacido.net/agenda.asp To submit Your events on SuccoAcidoAgenda please register to SuccoAcido.net community and upload your pressreleases in any language plus photos, video and more... TO REGISTER TO SUCCOACIDO VISIT www.succoacido.net/rules.asp


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Kanjano

Incontro con il filosofo, pittiere, autore con Carlo Gubitosa del libro “ILVA, comizi d’acciaio”...

Ciao Giuliano, la prima cosa che vorrei chiederti riguarda il tuo nome, quello che ti sei scelto, “Kanjano” che ha lo stesso suono del tuo cognome, ma nel momento in cui lo si scrive ci si accorge che qualcosa è cambiato. Un particolare all’apparenza insignificante, però in un mondo di vignettisti e fumettisti che quando decidono di darsi un nome d’arte (vedi Makkox, Zero Calcare, Ciaci el Kinder...) si distaccano da sé, tu hai deciso di mantenerti apparentemente (foneticamente) identico. Ecco, quello che vorrei chiederti (e non si offenda Marzullo) è se c’è una differenza tra Kanjano e Giuliano Cangiano nell’affrontare la sfida di raccontare il mondo e poi se qualche volta ti è capitato di firmare qualche documento, magari all’ufficio anagrafe, con il nome che ti sei dato, quello con la “K”. I due Kangiani hanno mai finito col coincidere, al di là della tua (vostra?) esperienza artistica? K: Ciao Gianpiero, ma davvero dici? Allora cerco di fare luce finalmente su questo annoso e insondabile interrogativo. La K cerchiata sui prodotti alimentari indica la certificazione Kosher: va da sé, quindi, che la forma grafica del mio nome, con la “J” che tutta s’avvolge e si racchiude attorno alla K, ha il compito di tranquillizzare i consumatori rispetto al fatto che io sia munito di zoccolo fesso, oltre ad essere un ruminante. Oltretutto, con questa scelta felice (che mi porto dietro dai banchi di skuola), mi sono anche assicurato l’errore di pronuncia e quello di trascrizione ogniqualvolta mi si sia parata dinanzi la possibilità di avere una visibilità superiore (come quella volta che hanno parlato di me in Rai chiamandomi Caniano) o di mettere il mio nome nelle mani di qualcuno che ne potesse fare buon uso. Nulla a che vedere, insomma, con le “K” usate dai movimenti sessantottini per sottolineare il rifiuto del Sistema borghese-capitalista-imperialista-conformista. Nulla. A proposito dello scollamento, se Giuliano Cangiano era un ragazzone placido e studioso che dormiva poco per trovare il tempo per disegnare, Kanjano è un placido nevrotico insonne e procrastinante. Quella di raccontare quel poco di mondo che mi è dato di vedere e capire è un’urgenza sinusoidale che cambia forma e approccio in base al momento che vivo, ma di fondo è uno strumento che mi permette di restare un nonviolento. Meglio una matita che una spranga, no? Se te la sfascio sulla testa, almeno.

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO mo aperto uno spiraglio su una vicenda umana semplice e onesta che rischiava di scomparire per via della sua lontananza geografica dal fulcro degli accadimenti notiziabili e per la facilità con cui la rete fagocita storie e indignazioni. Una vicenda che somiglia alle tante che ogni giorno, in questa terra luminosa e sofferta, compongono la lotta instancabile all’odiosa consuetudine del diritto come concessione. Il sorriso beffardo di Giuseppe è rimasto lì, attaccato alle facce belle dei suoi amici, nonostante lui non ci sia più. Il tuo lavoro spazia dalla satira alle graphic novel all’editoria per l’infanzia. In quale di questi mondi ti senti più a tuo agio e perché? K: Mi sento a mio agio con un lapis in mano e qualcosa da dire sulla punta delle dita. Sono linguaggi complementari quelli coi quali mi confronto, quando sento mancare uno degli aspetti che rende “piena” la mia arsura creativa, espressiva, ludica e terapeutica, mi rifugio in un altro dei miei mondi. Il mezzo, in ogni caso, si piega sempre a quello che hai voglia di raccontare ed al tono che senti più nelle tue corde. La cosa importante è saper scegliere quello più efficace per il tuo scopo e per non smettere di star bene mentre lo fai. Il mio è un lavoro lento ed io sono un disegnatore lentissimo, se iniziassi anche ad annoiarmi o a sentirmi insofferente mentre disegno sarebbe davvero la fine.

Passiamo adesso alla satira. Da una decina d’anni sei una presenza costante ed apprezzata in Una laurea in filosofia in tasca e e lavorare esclusivamente con e per pressoché tutte le riviste satiriche tante storie in testa che si tradui “compagni” è un’idea fallimentare pubblicate in Italia, da Pizzino a cono in immagini. In che modo la che, prima o poi, mi costringerà a Emme a Il Male ecc ecc. Perché tua formazione ha influenzato il smettere di fare questo lavoro e che secondo te nessuna di queste espetuo percorso artistico? Se avessi già non mi permette di mantenermi- rienze è durata più di due anni e la possibilità di lavorare fianco a ci. O dici che lavorare sotto Concita tutti questi giornali sono passati fianco con uno dei grandi filosofi De Gregorio per L’Unità è più dicome una cometa? E soprattutto, della storia per rappresentare con gnitoso che farlo per il nemico? dove sono andati a cadere i detriti un fumetto la realtà che viviamo di queste comete? Qualcuno si è oggi, chi vorresti al tuo fianco? Se Uno dei tuoi ultimi lavori è il libro fatto male? La satira politica in te lo chiedesse Socrate, pubbliche- La mia terra la difendo, realizzato Italia scomparirà dalla carta? resti per Mondadori? Vedi più omologazione o radicon Carlo Gubitosa per conto K: La laurea in filosofia è appesa dell’Associazione Altrainformazio- calità dietro penne e matite che ad un chiodo su una parete in casa promettono di rivoltare il mondo? ne. Un libro denso di poesia che dei miei: dalla tasca l’ho tirata fuori si è classificato tra i finalisti del Pubblicheresti su Libero te lo chiequasi subito, che volevo lasciare lo Premio Micheluzzi e che racconta dessero? spazio per i pìccioli. Quello di stuK: Rigirerei a te la domanda, la storia di un ragazzo, Giusepdiare filosofia è stato un escamotage pe Gatì, che nel 2008 contestò onestamente. Se io sono stato un al sapore di invito alla lettura: non presenza, tu sei stato spesso l’anima duramente Vittorio Sgarbi ad posso considerarla certo la classica o il suo vice. La scarsa durata, a Agrigento. Una “storia minore” “formazione”. Ho scelto questo di quest’Italia che dimostra indif- mio avviso, sta nella scarsa capapercorso per questioni prettamente cità di rinnovarsi: è come se, una ferenza o fastidio per i suoi figli logistiche: mi avrebbe lasciato un volta azzeccata la “formula” non si migliori. Perché avete deciso di sacco di tempo per dedicarmi alla riuscisse più a fare un passo in una raccontarla dal momento che la mia passione primaria. Non ho pen- vostra intenzione non era quello direzione diversa. Cosa gravissisato nemmeno per un secondo che ma, soprattutto per un’arte com’è di glorificarlo o trasformarlo in mi sarebbe mai tornata utile per un quella satirica che basa tutto sulla eroe? Quanti Giuseppe Gatì ci futuro lavorativo. Per leggere la resua capacità di stravolgere la lettura sono in Italia? altà, invece, probabilmente sì. Non K: Mentre rispondo a queste tue do- del reale, di sorprendere, disvelare, ho una grande passione per i “grandi mande sono seduto sotto una tettoia divertire, spiazzare. Mettere dei filosofi della storia”, penso che se binari a questo tipo d’espressione del piazzale antistante la vecchia Giordano Bruno avesse provato lo equivale a condannarla a morte. stazione di posta di Campobello Psilocybe avrebbe colto sfumature Pizzino è stato l’unico a non modi Licata, il paese di Giuseppe. ancora più illuminanti. rire per tedio di sé e per questo Ieri sera qui c’è stata una festa per Una collaborazioncina con Charlie è anche l’unica carta che ricordo celebrare lui e le sue idee. Una feKaufman non me la negherei: e se con piacere. Emme annoiava per sta, non una commemorazione, un pensi che lui non sia un filosofo, ma momento per esaltare la forza e la la prevedibilità del suo target, per solo un regista Hollywoodiano, vatti dignità di quei siciliani onesti che l’autoreferenzialità degli argomenti a riguardare Synecdoche, New York, nella propria terra vogliono restare sviscerati, per la reiterazione della adesso. e vivere, liberi. Quella di Giuseppe, sua gabbia. Molti bravi autori, ma Se me lo chiedesse Mondadori, pub- come dice Riccardo Orioles, è la sottodimensionati nell’utilizzo. Un blicherei per Mondadori. Pubblicare storia di un soldato di fanteria. Non gioco di prestigio il cui trucco non è più segreto smette di lasciarti a è una storia minore, è una storia bocca aperta. Del Male (anzi, dei qualunque, una come tante. Di un Mali) posso dire che sarebbe meglio ragazzo di vent’anni che coltiva un lasciare i vecchi “maestri” giocare amore esplosivo per questo pezzo da soli: loro si divertirebbero di più di terra e la sua bellezza e che ha voglia di camminare con la testa alta e noi non rischieremmo l’ulcera. Raramente, però, mi sono imbattuto per le sue strade. in un prodotto editoriale basso come Carlo s’è appassionato alla sua storia e mi ha proposto, conoscendo anche un po’ i miei trascorsi (di siciliano espiantato dopo un’esperienza di resistenza editoriale massacrata a colpi di querele), di raccontarla. Raccontarla per spargerne i semi, per propagarne il senso. Io Giuseppe lo conoscevo pure, lo conoscevo per quel filmato della contestazione a Sgarbi, lo conoscevo perché mi tornavano familiari le parole che scriveva sul suo blog “Sono loro che se ne devono andare da questa terra, quelli che l’hanno martoriata, non io”: mi sembrava di sentir parlare il me di dieci anni fa. E, di conseguenza, mi suonava naif. Ripercorrere la sua vicenda, invece, mi ha ricordato che “diventare grandi” non può significare dimenticare da dove si è partiti. Giuseppe non aveva alcuna voglia di chinare il capo di fronte al sopruso, aveva voglia di riprendersi quello che gli spettava di diritto, uno spazio legittimo di libertà e dignità. Urlando in faccia al potente di turno, circondato dai suoi immancabili tirapiedi, tutta la sua insofferenza. Un gesto simbolico e potente, in continuità con un pensiero e un vissuto quotidiano di resistenza esistenziale e culturale. Non volevamo farne un santino e non lo abbiamo fatto: abbiamo raccontato la forza delle idee e abbia-

il Male di V&V. Anche lì, qualche bravo autore tra i miei coetanei, per il resto molta noia e la sensazione, da lettore, di non godere del rispetto dei suoi creatori. Umorismo da bar “à la Vauro” come se piovesse, intervallato da qualche genialata in formato francobollo e conformismo a tutta pagina. Da dimenticare. Di questi anni non rimarranno “testate”, forse qualche testa, ma di certo resterà indelebile la responsabilità dei grandi vecchi di aver usato malissimo lo spazio di credibilità e fiducia che il “mercato” gli aveva concesso, bruciando moltissime chance per gli orfani di edicola. La scollamento dalla realtà da sessantenni benestanti può essere un ottimo punto di partenza per imparare a delegare a chi nella realtà vive immerso fino al collo, non per ricominciare a sgomitare. Sulla lunga distanza, nonno, hai già perso a tavolino. I detriti di quelle che tu chiami comete sono caduti in zone diverse dell’editoria emersa e non. Diciamo che qualcuno di questi detriti aveva il paracadute, molti altri stanno ancora cercando di capire dove sono finiti, altri ancora si sono rimboccati le maniche. Non credo di far torto a nessuno se dico che Mamma!, la prima rivista in Italia di giornalismo a fumetti e satira intelligente, sia uno dei detriti più interessanti venuti giù dai suddetti meteoriti. Da qualche numero mi occupo io della direzione editoriale, su sacra incoronazione dei fondatori Carlo Gubitosa e Mauro Biani e, al netto della indiscutibile perfettibilità, sono parecchio orgoglioso della qualità dei contenuti e della squadra di autori che siamo riusciti a mettere su. In questo momento ho tra le mani la rivista che da tempo mi piacerebbe trovare in edicola. Non sono grandi le forze economiche e logistiche a nostra disposizione, ma c’è una grande volontà che, sono sicuro, ci permetterà di fare parecchia strada. Ah, per inciso,

Mamma! in edicola non c’è, ma abbonarsi online è talmente facile che non posso non invitare i lettori di SuccoAcido a fare un giro su mamma.am per provare da sé. Tornando alla satira: per me è destinata a rinnovarsi, non a morire. Sicuramente le forme più classiche, che sul web hanno trovato uno spazio di esistenza quasi ideale, presto dovranno arrendersi ad abbandonare la carta. Internet è troppo più veloce delle rotative: spesso una vignetta, quando approda in edicola, è già vecchia di ere. Non c’è omologazione, tra quelli che reputo “autori”, quantomeno. Ce ne sono di bravi, di bravissimi, di ineguagliabili, di invidiabili. Tutti molto originali nella cifra e nell’approccio. D’altra parte la rete è pure piena di monnezza che si appiccica addosso etichette che non le appartengono, ma quella è la piaga della democrazia, che vuoi fare. Se mi lasciassero libero di dire e fare il cacchio che mi pare pubblicherei tranquillissimamente su Libero, ma pure su La Sicilia con un braccio legato dietro la schiena e le mutandine piene di banconote. La tua “rigirata” di domanda meriterebbe più spazio. Intanto non credo il Male di V&V di cui sono stato caporedattore e quindi sarei quantomeno “corresponsabile dello sfascio”, sia stato, come del resto le altre riviste satiriche, un’avventura editoriale da dimenticare. No, degli errori sono stati fatti, ma tutti questi giornali da “edicola” potevano resistere se avessero avuto a monte un progetto che fosse stato più chiaro e visibile del nome degli autori che lo stavano realizzando. Tutto qui. Adesso toglimi una curiosità. Se esistesse il premio “Ignobel” per la satira a chi lo assegneresti? K: A me medesimo. Non ne ho mai preso uno, di premio.


SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013

Ulli Lust

Comics .:. authors

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Incontro con la creatrice di electrocomics.com nel suo nuovo viaggio in Sicilia CONTINUA DA PAGINA 1

Ti va di parlarci dei tuoi prossimi lavori? A quanto ne so, è in uscita un libro sull’Ilva di Taranto per i tipi di Beccogiallo, ma c’è anche una mostra che porterai a luglio a Lampedusa per il Lampedusa In Festival. K: Sempre con Carlo Gubitosa abbiamo appena dato alle stampe ILVA, comizi d’acciaio, in uscita l’11 luglio per Becco Giallo. Una raccolta di storie di persone qualunque, anche in questo caso, tutte strettamente legate all’esistenza degli impianti dell’ex Italsider. Da quelle dei contadini che gli impianti li hanno visti nascere sulle ceneri delle loro masserie e dei loro campi a quelle dei mitilicoltori che avrebbero fatto carte false per barattare la loro attività, stentatamente di sussistenza, con la promessa di una vita dignitosa al soldo dell’industria. Si tratta di un bel volume, parecchio ricco e articolato: abbiamo cercato di sviscerare in maniera precisa una pira di temi importanti e delicati, senza abbandonarci ad improvvidi giudizi. Abbiamo aperto delle porte, abbiamo lasciato intravedere delle realtà, abbiamo cercato di non percorrere strade cronachistiche già solcate da altri. Fossi in te, me ne procurerei un copia, così mi dici pure che te ne pare. A Lampedusa , invece, porterò una bella mostra collettiva che ho curato insieme alle amiche dell’associazione “Amanda”. Con una dozzina di altre bravissime matite s’è deciso di raccontare a fumetti il pensiero di Thomas Sankara, il presidente rivoluzionario che ribattezzò l’Alto Volta “Burkina Faso” (terra degli uomini integri) dimostrando, con tre anni di pratiche politiche concrete

ed essenziali, quanto auspicabile e realistico fosse osare inventare l’avvenire. Sostiene Sankara - Racconti disegnati di felicità rivoluzionarie non porta in giro facce o liturgie, ma racconta storie disegnate usando le parole di Sankara come colonna sonora. C’è un bel blog che permette all’uomo del web di visitare la mostra comodamente assiso davanti al monitor, questo: sostienesankara. blogspot.com. In ogni caso, nei prossimi mesi prevediamo ancora parecchie tappe in giro per l’Italia, ci sarà occasione per ciascuno di ammirare la bellezza di certe matite e di certe idee.

Troppo non è mai abbastanza è infatti un mondo di figure realistiche, riportate alla memoria dopo ventotto anni, in una bicromia che schiaccia duramente i personaggi in scenografie verdi, allucinate anche se riconoscibili. Sì è vero, è un libro su uno stupro, è una denuncia e un giudizio su ciò che realmente è avvenuto in quella Sicilia lontana, ma non è solo questo. Il libro parte da una Berlino Punk introiettata attraverso gli occhi e la percezione di due ragazze disinvolte ma ingenue e termina a casa, in un capitolo dal titolo Risurrezione, in cui Ulli fa ritorno ad una famiglia normale, dove c’è una nonna incazzata, non tanto diversa da quelle siciliane. In mezzo c’è un viaggio tra luoghi e persone, in diverse città italiane, in un mondo in cui la sessualità non è libera, ma vincolata a tabù e stereotipi. Soprattutto, però, è un viaggio che Ulli ha compiuto - e questo è ciò che la spinge oggi a raccontarlo - alla scoperta di se stessa e della propria identità, attraverso la via crucis della violenza, del tradimento, della conquista e della delusione. C’è chi l’ha paragonato al viaggio di Thelma e Louise, ma mentre quello era un percorso senza scampo, questo al contrario è il tragitto che conduce l’autrice a cercare riposte, a portare avanti un’esistenza fondata sull’indipendenza e la creatività. Ulli Lust dirige da anni il portale electrocomics.com della quale ci parla con grande soddisfazione e divertimento, da vera scopritrice di talenti.

Il tuo ritorno a Palermo, quando, perché... UL: Dopo ventotto anni, sono tornata a Palermo; sono già qui da quattro giorni. Quando sono arrivata c’era un vento davvero fortissimo, sentivo tutto intorno il frastuono delle sirene delle auto e ho pensato, “ok, benvenuta a “Insorgere, risorgere, fare cassa, Palermo!” Così è cominciata. espatriare”. Questa frase compare Ho trascorso questo periodo aprendo il tuo sito kanjano.org. andando in giro per le strade, con Che vuol dire? Il disegno non l’obiettivo di realizzare ritratti di paga a sufficienza per espatriauomini; l’ho fatto con l’aiuto di re? Nel caso riuscissi in questo Simone, un artista palermitano che intento, saresti disposto a trasfechiedeva ai “modelli” di posare rirti a Santo Domingo, magari in per me. Ho avuto tantissimo compagnia di Marcello Dell’Utri lavoro, ho incontrato molte o pensi di non essere abbastanza persone simpatiche e ho avuto così bibliofilo? l’opportunità di “fissare” l’uomo K: Vuol dire che m’illudo poco sul siciliano, proprio come lui aveva futuro, che a volte sono tentato di fissato me un tempo. Ognuno dedicarmi alla marchetta e alla riinfatti doveva stare davanti a me, cerca del soldo per poter finalmente immobile, perché voleva un bel mollare gli ormeggi. Ma mi riscopro ritratto! Chi desidera vedere questi sempre un inguaribile romantico e ritratti, può trovarli nel blog del preferisco la resistenza alla fuga. Goethe Institute di Palermo. Sono Con Marcello Dell’Utri condividetornata qui proprio grazie all’invito rei giusto il cesso, per il piacere di del Goethe, benché certo questa occuparlo prima di lui al risveglio. non fosse la mia meta ideale per di Gianpiero Caldarella le vacanze. Ma mi sono detta, è illustrazioni © Kanjano proprio una bella città e poi, ora www.mamma.am che sono vecchia e brutta, nessuno www.kanjano.org mi correrà dietro per importunarmi www.sostienesankara.blogspot.it di nuovo! Sarà un soggiorno piacevole, l’unica cosa che dovrò sorvegliare sarà la mia borsetta! E così, sono qui, Ulli Lust in esclusiva … Grazie mille! Sappiamo che con questo tuo libro hai avuto molto successo a livello professionale. Hai vinto recentemente un premio molto importante in Francia, il Prix révélation del Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême. Cosa pensi di questo; come cambia, se cambia, la considerazione che tu stessa hai del tuo lavoro, anche in seguito ai nuovi riconoscimenti? UL: Il successo che ho avuto con questo libro è stato un grande incoraggiamento per me, perché prima io non ero così sicura che avrei potuto davvero condurre una vita, un’esistenza al di fuori dalla mia produzione artistica. Era davvero difficile per me entrare in questo mondo letterario, Questi premi e i riconoscimenti mi hanno fatta sentire bene, mi hanno realmente incoraggiata a continuare con il mio lavoro. Prima avevo sempre paura del risultato, mi chiedevo: ma piacerà, sarà interessante ecc... Ora quelle paure sono passate e io mi sento più sicura e motivata. Si tratta di una conferma dunque. Mi chiedo se la tua autostima personale e la stima del tuo lavoro coincidano o siano due ambiti separati. UL: Non lo so. Alcune persone si sentono incoraggiate quando

devono lottare per qualcosa, quando c’è una competizione. Io sono una donna e sono un po’ diversa: io mi sento incoraggiata se a qualcuno piace il mio lavoro, se lo trova bello. E questo mi porta a fare di più e ancora meglio. Se sono intimorita, al contrario, mi ritiro; la paura non mi aiuta per niente, ad esempio smetto di lavorare. Se invece ho quel feedback positivo, è perfetto perché ho un sacco di progetti, di libri che voglio fare e allora penso: sì, posso farlo! A quel punto si può… non è più inutile. Pensi che potresti fare altro nella vita, se non l’illustratrice, l’artista? UL: Bè, mi piacerebbe realizzare libri per il resto della mia vita, ma sfortunatamente, o fortunatamente, ho avuto l’opportunità di insegnare in Germania, presso un’Accademia e non ho potuto rifiutare quest’offerta. Prima di tutto io voglio essere un’artista, voglio stare seduta, da sola, nella mia stanza e disegnare i miei libri, ma sono anche in un’età in cui devo trasmettere la mia conoscenza alla nuova generazione, così devo essere un’insegnante, anche. Spero di riuscire a combinare le due cose nel modo giusto e rimanere comunque creativa per i miei libri, sono un po’ spaventata riguardo a questo, ho paura che il lavoro di insegnante occupi troppo del mio tempo. Ma è anche importante avere un’entrata, dei soldi sai? Elettrocomics è uno dei tuoi progetti, quanto tempo “prende” e che posto occupa questa ricerca nella tua vita? UL: Sì c’è un’altra parte del mio lavoro: elettrocomics.com, un sito web dove potrete scaricare fumetti indipendenti e sperimentali. Io lo considero come una collezione di farfalle. Colleziono lavori che ritengo interessanti, li seleziono con cura e li carico on line, da dove tutti possono scaricarli gratuitamente. Il mio contributo al movimento per un open source comune in internet, idea che mi piace molto. Sono contraria al monopolio delle grandi compagnie sul web, mi fa molta paura. Electrocomics è un luogo in cui io posso svolgere un lavoro curatoriale, senza esporre i miei disegni, ma quelli di altri bravi artisti: è come una grande mostra in cui puoi trovare sempre nuovi lavori.

Un archivio UL: Sì ed è anche molto semplice e veloce. Gli artisti ci mettono un sacco di tempo a realizzare i loro lavori, ma fare l’upload è velocissimo!! Così adesso hai un bel po’ di amici in tutto il mondo, che condividono con te conoscenze e passione, no? UL: Sì, sì, naturalmente! Qual è per te il ruolo del fumetto oggi nella società? UL: Dunque, io sono molto fortunata a realizzare fumetti oggi, perché negli ultimi vent’anni il contenuto, il soggetto dei fumetti o delle storie illustrate si è molto esteso e oggi il fumetto è un mezzo per raccontare qualsiasi tipo di storia, mentre prima era decisamente più limitato ad un pubblico di teenager. Oggi ci sono molti comics artists interessanti che guardano avanti, che fanno ricerca e il mondo del fumetto è diventato davvero stimolante. Allo stesso modo ci sono grandi case editrici che ora si interessano a questo settore e questo stimola i giovani a impegnarsi in un percorso che non avrebbero intrapreso mai prima, perché non c’era pubblico. Questo è davvero un momento

meraviglioso nella storia del fumetto. E nella tua storia, invece, quanto è stato difficile per te realizzare un libro così autobiografico. La tua vita è nel libro. UL: Bene, io non ero interessata in realtà a mettere tutti i miei guai in un libro. Ma la mia idea era che l’esperienza da me vissuta ventotto anni fa potesse avere degli aspetti molto interessanti e potesse ispirare altre persone, le ragazze soprattutto a sentirsi libere, a fare esperienze, a seguire i propri desideri nonostante sia pericoloso. Per molto tempo ho pensato di essere troppo folle per questo mondo e che dunque dovevo stare per così dire nascosta, nell’angolo, perché l’altra gente mi considerava strana, ma ora ho realizzato che per un’artista invece questo è davvero un bene! Essere un po’ strana! E la storia… sembra essere interessante anche per le altre persone, sì!

In qualche modo tu hai dato un accesso a chi non capiva, una porta per accedere alla stranezza! UL: Sì, è vero. Bisogna sempre capire cosa significa strano. La vita non è come la gente comune, normale, pensa che sia: ci sono delle leggi naturali, si deve mangiare, dormire, morire, ma non ci sono delle leggi naturali su come la nostra società debba vivere insieme. Trovo molto interessante fare esperienza di altre modalità, altre regole di convivenza. Ma le regole sono difficili, dolorose. Ad esempio, in Sicilia, ventotto anni fa, le regole sociali non comprendevano minimamente la parte femminile della società. Ma è bello sapere che le cose sono cambiate oggi. Lo sono, no? Ti senti libera come donna in Sicilia? Dipende sempre dal punto di vista. Per quanto riguarda la mia vita quotidiana posso rispondere sì, certo, non è la Sicilia in cui la donna accudiva la casa e basta: ma se parliamo della vita intellettuale, allora posso anche dire di no, o non ancora del tutto. UL: In Germania ci sono molte donne nei ruoli intellettuali e come ricercatrici, professoresse o scienziate, ma comunque essere donna comporta una fatica doppia, perché in ogni caso devi essere doppiamente intelligente, doppiamente in gamba per essere ascoltata. Sai, posso dirti che invece qui vedo molte più donne “intellettuali” che uomini, attualmente, quindi non è questo il punto. UL: Intendi dire che le donne in Sicilia sono più istruite degli uomini? Il livello di istruzione dipende anche dal tipo di scuola. Se prendi in considerazione gli istituti classici, i licei e le facoltà umanistiche, sì certo, ci sono più donne. Le giovani ragazze soprattutto, in età scolare, sono

quelle maggiormente istruite, rispetto ai loro coetanei. Il problema è che la società è comunque ancora governata e gestita in maggior parte da uomini e si tratta in generale di una società per lo più maschile. Le donne, benché colte, sono vittime, tuttora, dello sguardo maschile sul loro corpo. Anche mentre cerchi di fare un discorso “intellettuale”, spesso l’interlocutore maschile è impegnato a fissare il tuo corpo, o aspetta che ti giri per farlo. UL: Odio questa cosa!!! Sì l’ho notata anch’io. Questa mattina ad esempio. Stavo prendendo il mio caffè al tavolo della colazione, c’era un uomo in piedi di fronte e non smetteva di guardarmi come se mi stesse spogliando. L’ho realizzato ma ero troppo stanca per guardarlo negli occhi e rimproverarlo, potevo solo abbassare lo sguardo e dire a me stessa, non lo vedo, non ci faccio caso... ecc. Così in effetti ho visto

come siamo abituate a questo, abbassiamo lo sguardo, e la persona davanti a noi continua senza alcun pudore, mentre guardiamo giù. Lasciamo fare. Penso che sia un problema psicologico. Ti abitui all’idea che vali di meno, che non devi aver rispetto di te stessa, che devi stare attenta perché vivi in una società in cui si diventa “sporche” molto facilmente, ma se sei sempre spaventata, anche quando cresci diventi una persona piena di paura. Così in questa società ciò che le donne devono imparare è ad amare se stesse e ad amare proprio gli aspetti della femminilità, voglio dire anche il non essere “le più forti nel mondo”, perché le donne hanno un compito sociale molto grande, quello di vedere le cose positive. Per lunghi secoli abbiamo imparato che le attitudini femminili sono negative, non così positive, ora dobbiamo ribaltare questo perché ci sono molte donne che odiano le altre donne, perché sono vittime di questo lavaggio del cervello da duecento o trecento anni... Sì è giusto che questo cambi. Penso che il tuo libro vada proprio in questa direzione. Ma quante pagine sono? UL: 460 Ok allora probabilmente in cinque anni riuscirò a leggerlo e saprò dirtelo con più certezza... ma, a parte lo scherzo, stai sicura che il tuo lavoro rappresenta un raro esempio, un’opera creativa che sa parlare anche alle donne indicando loro una direzione, basata sull’esperienza. UL: Oh... grazie!

di Marc De Dieux e Costanza Meli www.electrocomics.com videointervista in inglese sul canale YouTube di SuccoAcido


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Music .:. non linear avant-garde

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Angelo Sturiale Artiste polyvalent qui a lié la musique, l’écriture et le dessin production d’art visuel - même avant que j’aille physiquement dans les pays où j’ai eu l’occasion de vivre et de travailler - sont ceux liés à certaines catégories de grammaires visuelles et esthétiques orientales, notamment japonaises, mais aussi mayas. Pour la musique au contraire, il faudrait citer l’avantgarde et l’expérimentalisme des années 70, héritage musical, à mon avis, pas encore totalement exploré en théorie et en composition.

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Quand la musique est entrée dans ta vie? La musique a inondé ma vie pour toujours dans la famille: mon père était un grand audiophile. Chaque après-midi, de 4 heures à 9 heures, il écoutait toutes sortes de musique avec une chaîne stéréo de très bonne qualité. Ensuite, ma relation avec les sons et avec l’intellectuel lié à eux, a été consolidée à travers l’étude du piano au conservatoire et environ 15 ans à l’écoute quotidienne de Radio 3, une source inépuisable de stimuli pas seulement musicaux. Cycliquement, certains articles de journal mettent l’accent sur le manque de compétences de communication qu’aurait la musique contemporaine. Cela est vrai à votre avis? Lorsque vous écrivez de la musique, vous pensez que vous voulez ou devez exprimer quelque chose? Je ne pense pas que la musique contemporaine soit incapable de communiquer. Le fait est que les genres musicaux possèdent une dynamique intrinsèque de la perception, qui ne sont pas comparables entre eux, car ils ont des fonctions différentes en utilisant souvent de très différents des résultats sonores. L’absence

Variations VI - a tribute to John Cage © Angelo Sturiale, Italy 2007

Pourquoi avez-vous décidé de quitter le système de notation traditionnelle et de développer des systèmes de notation différents? Qu’est-ce que cela signifie dans votre écriture, dans votre approche du travail créatif de l’utilisation de systèmes alternatifs de notation? Le système phasing-out, pénible, douloureux, mais poli et inévitable de la notation traditionnelle, c’était une nécessité découlant de la transformation de plus en plus imaginative et complexe

So dense! - piano performance © Angelo Sturiale, Mexico 2010

éventuelle de capacités de communication de la musique contemporaine est plutôt dans le fait que la création / production est de plus en plus loin et plus rapide que celle de l’utilisation: il faut du temps pour que l’énorme portée innovante de la musique contemporaine et son esthétique radicale se dépose dans les tissus socio-culturels. Si je pense vouloir ou devoir exprimer quelque chose lorsque j’écris de la musique? Eh bien, après une analyse a posteriori de mon travail, je remarque que souvent je dessine à travers les sons, des paysages émotionnels ou

de différents langages musicaux et gestuels. Le pentagramme m’étouffait, ainsi que l’idée de parler une seule langue. Ma passion pour la sémiographie est en fait similaire à la passion pour les codes et les langages complexes. Pour moi, utiliser des systèmes de notation non conventionnels a beaucoup à voir avec l’idée du mode d’observation et de la représentation de sa théorie des mondes et la réalité de génération différente et donc fascinante. Et puis un autre système de notation est presque toujours lié à un type, interprète ou des interprètes différents, exprimer des idées et des

Scrittura del corpo prima dell’amore (score fragment) © Angelo Sturiale, Austria 2008

des portraits qui invitent l’auditeur à s’y refléter pour se les approprier. Écrire de la musique pour moi, c’est une mission, un pacte éthique avec la partie la plus authentique de moi, un pari et défi permanent de surmonter mes propres besoins imaginatifs et créatifs. Mais par-dessus tout, c’est l’une des nombreuses formes d’interprétation de la réalité. Enfin, je vois mon rôle et ma mission en tant qu’artiste liés à une sorte d’obligation morale d’aider à brouiller les pistes, brouiller les cartes: injecter, à travers de nouvelles formes de musique, la contre-culture et l’anarchie dans la production de pensées et d’idées.

résultats sonores différents... Il est important pour moi de renouveler chaque nouvelle œuvre: l’évolution des langues et des grammaires me donne l’illusion ou la certitude de la mort et de la renaissance tout le temps! Je voudrais vous parler de votre relation artistique qui a lié la musique, l’écriture et le dessin. Vous avez beaucoup travaillé à la fois sur l’expérimentation dans l’écriture de la musique que l’image elle-même, la création de projets et d’expositions de nature visuelle. Au sujet d’un spectacle, vous avez récemment écrit que vous ne pouvez pas définir le début et la fin d’un dessin; c’est

comme cela aussi pour la musique et pour l’écriture? Non, mais sans doute parce que, par la nature même de ces formes d’expression, le début et la fin d’un morceau de musique peuvent être amenés à changer, même si la conduite ou le développement d’un corps central reste inchangé. Le fait que la musique est pour moi aussi une “composition”, soulager cette forme d’intervention pré et / ou post-structurale. Mais pas avec le seul dessin. Pour moi, il représente la forme la plus élevée de l’anarchie et de la liberté d’expression, dans lequel je me perds et je me retrouve constamment. Et le lien entre la composition musicale et la conception est l’exécution / composition musicale improvisée en temps réel (aussi appelée improvisation radicale ou non idiomatique): là j’y expérimente beaucoup de dynamiques en commun entre les deux formes d’expression. Comment votre “besoin de réinventer la relation avec le monde” et, par conséquent, le temps et l’espace, passe par la feuille de papier vierge et l’écriture? Quelle valeur attribuez-vous à la codification et au déchiffrement d’un signe, plutôt qu’à l’écoute? Et quelle est la relation entre les deux dans votre travail? Posé devant une surface blanche avec le stylo entre vos mains est un geste d’abandon au monde et envers soi-même. Mais c’est aussi un acte de courage, car à partir du moment où vous commencez à esquisser un paysage graphique, vous prenez la responsabilité de créer un monde qui n’existe pas et qui, de plus, vous souhaitez parfait! Le déchiffrement d’un signe ou d’une constellation de signes et de formes est le véritable objet de ma recherche. Dessiner une carte ou une partition graphique est savoir comment concevoir un univers de sens, une forme d’existence alternative à ce que nous vivons

Si on pense à l’art contemporain, à partir du Futurisme, en passant par différentes manifestations d’un mouvement comme Fluxus, écrire de la musique, ainsi que l’approche des outils ont été déconstruits et ensuite réinventés.

Scherzo-Fantasia, for piano (score fragment) © Angelo Sturiale, Japan 2006

La relation avec le corps est complètement modifiée sur la base d’une approche pleine et entière à la musique. Avez-vous des références dans cette voie? Pour vous, existe-t-il des artistes qui ont une valeur importante pour votre recherche musicale et artistique en général? Dans le domaine des arts de la scène le Butoh japonais a certainement eu pour moi une valeure très importante, décisive je dirais: Kazuo Ohno le grand et Ko Murobushi, pour ne citer que quelques exemples. Quant aux musiciens qui ont nourri mon univers créatif et il y a eu Cage productive, Xenakis, Scelsi, Stockhausen, Kagel. Et dans divers

exprimer: c’est quelque chose dont je ne suis pas gêné ou honteux et que je revendique comme un passeport pour entrer dans la poésie de mon univers sonore. Pas toute la musique est faite uniquement de sons et d’approche directe et «émotionnelle». Il y a quelques années, un auditeur, après une de mes compositions, a eu des réactions superficielles et prévisibles, car il n’avait pas été conduit par la main dans le canal de significations possibles que mon travail lui offrait à travers quelques lignes de texte. Une fois lu, c’est comme si vous aviez immédiatement débloqué quelque chose en lui, transformant son commentaire initial négatif en son contraire! Tout cela ne se fait pas par exemple dans le cas de ma production d’art visuel. En fait... Aucun texte, aucune introduction, aucune clé de lecture, et comme j’en suis fier! Mes dessins n’ont pas besoin d’explication. Ils sont générateurs de sens ouvert à l’intériorité de ses observateurs, de tous les horizons. Quelles différences ont été observées dans l’approche de la culture, l’art, la musique dans les différents pays où vous avez essayé de vivre et travailler? Les différences sont essentiellement économiques et socio-culturels. Dans un monde globalisé, en fait, l’approche réceptive est presque toujours la même chose. Seuls changent les mécanismes économiques et productifs qui génèrent la culture, l’art ou la musique.

Pourquoi, en 2011, vous avez décidé de retourner en Italie? Je suis retourné pour une série de coïncidences extérieures et de réflexions intérieures: j’avais besoin de temps pour moi pour m’exprimer, et surtout de me retrouver: un italien parmi les italiens. Dans une époque où ma “fuite en exil” qui coïncidait avec l’ère de Berlusconi, je reconnaissais Aria - a tribute to John Cage © Angelo Sturiale, Italy 2007

Pourriez-vous nous parler de votre expérience comme premier doyen de la Faculté de génie de l’Amérique latine chez Digital Music Production? C’était une expérience très formatrice, non seulement parce qu’inévitablement je devais réfléchir en profondeur sur les

Heretical Drafts for wind quintet (score fragment) © Angelo Sturiale, Mexico 2008

autres domaines de la pensée et de l’art pour n’en citer que quelquesuns: Sade, Jenet, Nietzsche, Pasolini, Hundertwasser, Gaudi...

Dans votre série “Sons à déchiffrer” vous faites référence à des codes et à des cartes. Cartes qui se rapportent cependant à une réalité intérieure plutôt qu’externe. Comment ce chemin peut rencontrer le public, qu’estce qui les rend compréhensibles pour le spectateur ou l’auditeur? Il y a des légendes qui aident à interpréter vos cartes ou estce un signe que vous laissez au libre arbitre de la créativité des lectures ou à la jouissance esthétique pure? Bien sûr, les légendes existent pour les œuvres graphiques à destination instrumentale ou vocale. Elles existent pour les techniciens et les spécialistes. Mais de nombreux signes et cartes conçues et dessinées par moi, tout en traduisant les sons dans une série de graphiques d’entrée, peuvent être exercés sans aucune formation requise: ils représentent plutôt une invitation à l’abandon de son intérieur et dans notre réalité. C’est l’évocation sa musicalité, pour imaginer une que je désire susciter chez tous ceux musique silencieuse entre les points et les lignes, les courbes et tambent dans mes oeuvres, quelles les diagrammes... une musicalité soient musicales ou graphiques. sans bruit, en fonction de l’Hindu Anahata Nedam! Vous avez beaucoup voyagé et étudié, nous comprenons cela. Quelle a été la pire réaction et la Certes, cette combinaison a meilleure réaction d’un de vos influencé votre recherche (qui interlocuteur (et / ou lecteur ou vous définissez souvent comme anarchiste). Aujourd’hui, quelles observateur)? La pire réaction est toujours sont les influences les plus celle qui se produit lorsqu’elle se présentent dans votre musique, rapporte à certaines œuvres comme dans vos signes graphiques? quand vous allez au supermarché: J’en ai vu beaucoup du Japon et penser que le «goût», c’est tout. du Mexique dans les dessins, en commençant par le nom de votre Pour mes œuvres musicales il est souvent nécessaire de lire un texte série “Seibutsu.” d’introduction pour apprécier Je pense que les influences les pleinement ce que je tiens à plus évidentes dans le cas de ma

changements de la musique d’aujourd’hui, mais aussi parce que je suis occupé de la formation, des choix éducatifs, et surtout j’ai contribué à la conception du curriculum de la faculté. La comparaison avec des élèves d’un autre continent et avec le système éducatif du modèle américain, ont été des sources d’une grande richesse intellectuelle et humaine.

enfin nécessaire un retour physique dans un pays avec des valeurs et des traditions (bien qu’en crise) et avec une identité reconnaissable et unique parmi toutes les cultures et nationalités du monde. Parmi les différentes performances de vos compositions, qu’elle est celle qui vous satisfait le plus et pourquoi? Seibutsu (ink drawing) © Angelo Sturiale, Italy 2002

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Music .:. other sounds

SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013

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Luca Sigurtà Tra la passione per il silenzio e il noise

Scrittura del Mare, for orchestra © Angelo Sturiale, Austria 2005

Je suis très proche de celle de la version pour cinq instruments de mon travail orchestral fleurs et pierres écriture. J’étais heureux. Mis à part le résultat sonore (un de ceux possibles, puisque la partition est semblable à un générateur de sons de conteneurs, pas une séquence préétablie de notes et toujours exécutable de la même façon...), le travail qu’ont

parmi tous les genres de musique que j’écoute et tenir compte de tous au même niveau en termes de respect de la gravité et de l’authenticité avec laquelle les artistes de différents horizons se livrent à elle, au-delà des contextes objectifs à partir desquels ils s’expriment. Des conseils? Eh bien, c’est vraiment difficile: la musique et l’art sont le pays où vous pouvez “semer” et collecter tout! Il n’y a certainement pas une garantie des résultats sûrs parce qu’il n’est pas possible de prédire les résultats des sons génétiques, des situations familières, notamment des formations ou des écoles, ou des choix drastiques universitaires, de certaines pièces de théâtre, des lectures, des conseils, des voyages, du silence, de l’amour... Il y a 50 ans peut-être que j’aurais pû répondre à cette question. Mais la réalité dans laquelle nous vivons aujourd’hui, il est vraiment impossible de le faire, au moins pour moi qui représente le résultat d’un parcours personnel, éducatif et existentiel, anarchique. Cela dit, un compositeur pourrait dire, en premier lieu, “avant d’écouter la musique, écoutez-vous en premier!

Ciao Luca! Benvenuto su SuccoAcido. Com’è nato il tuo interesse per il noise? LS: Fin da teenager ho sempre avuto la passione per i suoni ‘raccolti’. Quando i miei genitori mi regalarono la prima radio a cassetta, mi divertivo ad andarmene in giro a registrare le cose più disparate. Mettevo su nastro qualsiasi tipo di rumore (devo averle ancora quelle cassette). Con il passare del tempo la cosa mi interessava sempre di più, ero attratto sia dal ‘silenzio’ (suoni piccolissimi) che dal frastuono. Quando acquistai il primo computer cominciai a riversare le cassette su hard disk e con primitivi programmi cercavo di mixare tutto il materiale che avevo. Un giorno comprai il primo numero di Blow Up e lì mi si aprì un ‘nuovo mondo’, conobbi band e progetti che mai lontanamente avrei pensato che potessero esistere. Cominciarono così gli scambi, gli acquisti pre-internet (con soldi spediti ben nascosti in busta), fino alla spedizione del mio primissimo demo per la prima recensione nella rubrica ‘homemade’ di quel magazine. Ecco, da lì in poi credo nacque seriamente l’intenzione di buttarmi nella sperimentazione. Parallelamente cominciavano a nascere forum, gruppi su internet, così finalmente avevo la possibilità di fare network con molti che sarebbero poi diventati amici. In quel periodo (a differenza di ora che la scena locale sta cominciando a raccogliere qualcosa) il posto in cui abitavo, ovvero Biella, non era esattamente popolata di sperimentatori.

band) e gli proposi di fare uno split in cassetta con me con il suo progetto solista. Lui accettò e poco dopo uscì appunto la tape per la Tulip di Claudio Rocchetti. So dense! - piano performance © Angelo Sturiale, Mexico 2010 Successivamente, visto che ci eravamo trovati molto bene dal punto di vista umano, gli scrissi chiedendo se era interessato a darmi un brano a nome Panicsville per un vinile 12” che avevo intenzione di realizzare. Andy si dimostrò felice della proposta e nel giro di un paio di giorni mi mandò un pezzo. Chiesi a Gianmaria Aprile, che oltre a suonare con me nei Luminance Ratio gestisce anche l’etichetta Quanto è importante Fratto9, se fosse interessato a col’improvvisazione nelle tue produrre il 12” insieme alla mia performances, sia in studio sia micro etichetta Kinky Gabber. Gli live? piacque molto l’idea che gli portai, LS: Trovo l’improvvisazione molto ovvero quella di avere un lato importante nel mio lavoro sia per del vinile serigrafato (dall’artista quanto riguarda le esibizioni live francese Sanair) e così anche che il lavoro in studio. Quest’ultimo grazie all’aiuto di Simone Grillo di varia a seconda anche dei progetti Frohike (che si occupò del layout a cui lavoro, il tipo di impronta, e della serigrafia) il disco è stato ecc. Per quanto riguarda invece le prodotto. esibizioni live, l’improvvisazione è fondamentale direi, un po’ perchè La tua prossima uscita è il frutto da una parte non sono molto della collaborazione con il sound avvezzo alle prove lunghe e precise. artist Francisco Lopez. Ci daresti Sì, è un mio difetto quello, ho qualche anticipazione? una soglia di attenzione piuttosto LS: Con Francisco Lopez è capitata bassa e provare tre, quattro, cinque più o meno la stessa cosa dei volte un brano, una performance Panicsville. Se però questi ultimi mi annoia da morire. Preferisco erano un punto di riferimento del ‘sperimentare’ soluzioni diverse noise, Lopez lo è sempre stato del ogni volta, provare passaggi in ‘silenzio’ (ecco tornare il dualismo maniere totalmente differenti. di cui parlavo prima). La differenza Nell’ultimo periodo ammetto che è che con Francisco eravamo sto migliorando dal punto di vista già in contatto da alcuni anni e So Wahr, So Seiend - Micro-Opera for accordionist © Angelo Sturiale, Austria 2009 della ‘pigrizia’, vuoi perchè con avevamo già scambiato qualche i Luminance Ratio ad esempio nostra rispettiva release. Quando gli accompli les jeunes musiciens Apprenez à éloigner de votre vie et l’approccio è più rock diciamo proposi di lavorare ad un progetto mexicains de la Nure Ensemble de vos oreilles ce qui vous éloigne così e quindi necessita di prove insieme, venne fuori l’idea di et leur directeur Raul Gonzalez, de vous-même. Seulement comme più intense, un po’ perchè (e parlo usare gli stessi suoni e campioni di qui a cru dès le début à mon défi, cela, vous apparaîtra plus ou anche dei miei set in solo) la partenza e creare due brani distinti, si complexe et problématique - a moins clairement l’univers sonore struttura della perforrmance diventa io elaborare le sue ‘mutazioni’ e lui été exemplaire. Ils ont fait table qui vous représente et que vous sempre più complessa per cui le mie. Sono venuti fuori due pezzi rase de toute habitude qui est souhaitez recomposer et partager ho bisogno di lavorare molto sui molto diversi tra loro, nonostante liée à leur formation des cadres avec le monde”. particolari, mettendo parzialmente i campioni siano in alcuni punti d’instrumentistes classiques. Ils Plus généralement, le conseil que je da parte la parte più improvvisata. riconoscibili. Il disco uscirà a ont «plongé» dans le texte et la donnerais aux jeunes compositeurs La quale però dal vivo viene metà giugno per Fratto9 e la cosa grammaire de cette partition. sempre fuori. interessante è che si occuperà della J’espère un jour, entendre la version est d’apprendre dès le début à savoir qui ils ne veulent pas être, à promozione una delle agenzie originale pour percussionniste qui ils ne veulent pas ressembler, Come scegli i rumori, gli leader in campo sperimentale, solo et grand orchestre, ainsi quels sons ils ne veulent pas strumenti analogici ed elettronici ovvero la tedesca Dense. que d’autres œuvres du “cycle entendre. S’efforcer à voler des che utilizzi nei tuoi brani? des Écritures”, dans lequel je idées, des pensées, des sons et des LS: Sono ormai anni che uso pense que je vous ai présenté une Insieme a Luca Mauri, notes n’est pas nécessaire. Et puis praticamente quasi sempre gli nouvelle façon d’écrire l’orchestre Gianmaria Aprile e Andrea éviter d’ajouter ou de stratifier, vous stessi strumenti. Mi trovo a mio symphonique de la tradition Ferraris fai parte del collettivo polluez votre propre existence et le agio con un tipo di set up e non occidentale. Luminance Ratio, che ha sens de votre travail. Pas le temps: mi ci allontano mai. A volte coinvolto anche musicisti l’existence humaine est si courte! provo nuove soluzioni, provando internazionali come Paul Bradley, Connaissez-vous des pedali o vari aggeggi, ma di base Steve Roden e Oren Ambarchi. compositeurs particulièrement la strumentazione è la solita. Come sta andando il progetto? intéressants parmi ceux de la Cominciai usando il laptop anni Pensate di realizzare dei live jeune génération? Quels conseils di Emilia Calabria, Marco Crescimanno, anche all’estero? Marc De Dieux, Giovanna Costanza Meli e anni fa, lo mollai dopo non donneriez-vous à un jeune LS: Il progetto Luminance Ratio francese di Nathalie Maguérès molto. Capii che non faceva per compositeur aujourd’hui? procede molto bene direi. È in foto © Angelo Sturiale me prima di un concerto a Roma J’en connais beaucoup, mais je per Dissonanze, quando il sistema www.angelosturialeoffline.blogspot.com uscita il disco nuovo. Uscirà nel trouve ça vraiment difficile de tous italiano e inglese su www.succoacido.net andò in crash. Ecco lì realizzai mese di giugno per l’etichetta les citer. Et puis je voudrais errer che quella sarebbe stata la mia polacca Bocian Records. Siamo ultima volta con un computer. Da molto soddisfatti, la Bocian è The Dhammapada, for choir © Angelo Sturiale, Italy 2007 allora rivoluzionai il mio approccio un’etichetta che sta producendo e lavoro e cominciai ad usare moltissimo materiale di alta qualità solamente strumenti analogici. con grandi artisti internazionali. Presenteremo ufficialmente l’LP Recentemente hai realizzato uno al Nofest di Torino a fine mese. split con i Panicsville, leggendaria Stiamo anche lavorando al terzo noise band di Chicago. Ci episodio della serie di 7’’, dopo i parleresti del vostro incontro? risultati ottimi di precedenti, con LS: I Panicsville sono sempre stati Steve Roden e Oren Ambarchi, per uno dei miei punti di riferimento ora l’ospite è top secret ma presto della scena noise mondiale. Avevo verrà reso noto. Dall’autunno veramente voglia di pubblicare sicuramente faremo date sia in Italia qualcosa con loro, ma pensavo che all’estero, Germania e Polonia sarebbe stato sempre e solo un per cominciare. gran bel sogno. Un giorno, mi decisi di scrivere a Andy Ortmann (che è il deus ex machina della

Perché la scelta di incidere in vinile la discografia dei Luminance Ratio? LS: Nella vecchia formazione il disco di esordio dei Luminance Ratio uscì in cd per Boring Machines. Con la nuova line-up diciamo che avevamo puntato sulla serie in 7’’, ma a dire il vero per il full length non avevamo pensato solo ad un’uscita in vinile. È stata una piacevole casualità che la Bocian si sia interessata a noi e che ci abbia proposto di stampare il lavoro in vinile invece che cd. La scena experimental-noiseelettronica internazionale vista da Luca Sigurtà… LS: Beh, specialmente negli ultimi anni la scena sperimentale gode sicuramente di ottima salute, vuoi per la qualità e vuoi per il feedback che è in evoluzione. La cosa positiva è che si sta ritagliando sempre più spazio, raggiungendo anche un pubblico che fino a pochi anni fa sembrava distantissimo mentre ora si dimostra curioso e, forse, più ricettivo. Quello che però mi preme più far notare è la condizione della scena italiana rispetto a quella internazionale. Recentemente in un’altra intervista avevo già detto che a mio parere la musica sperimentale nostrana è tra le migliori d’Europa. Questo grazie ad una qualità indiscutibile dei progetti, dell’estetica e delle sonorità proposte. Ripeto, non abbiamo nulla da invidiare ad altre scene europee, le quali hanno alcune volte dalla loro, più appoggio in fatto di ‘luoghi’ dove suonare, strutture ecc. Qui in molti casi ci si deve rimboccare le maniche, crearsi spazi e situazioni. Trovo che la tua musica evochi forti suggestioni visive. Comporresti mai per il cinema? Per quale genere di film o per quale regista? LS: Ho avuto in passato qualche piccola esperienza in ambito cinematografico, lavorando con il regista Manuele Cecconello ad alcuni suoi cortometraggi e lungometraggi. La cosa interessante del lavoro con Cecconello è stata la versatilità dei suoi lavori, che coprono tutto lo spettro dalla videoarte al documentario. È stata un’esperienza molto formativa e spero in futuro di poterla ripetere. Se mi è permesso sognare ad occhi aperti credo che impazzirei dalla gioia a sonorizzare dei lavori di Matthew Barney ad esempio... Puoi regalarci un tuo pensiero, un’immagine, un intento relativi ai tuoi brani pubblicati in Bliss? LS: Mi piace la definizione che è stata data in una recensione a Bliss, ovvero che è un disco ‘soul’. Sono completamente d’accordo con tale affermazione. Bliss è molto autobiografico, rappresenta uno spaccato di un momento molto particolare della mia vita. La cosa più interessante è che tutta l’introspezione che è scaturita dai brani è molto spontanea, senza forzature. Nella prima versione ‘demo’ era presente un brano molto oscuro, non in linea con il fil rouge del disco. Tale brano è finito in seguito in Decay, fratello malvagio di Bliss, uscito qualche mese fa per l’etichetta di Tom Smith dei To Live and Shave in LA.

Quali sono per te le criticità del sistema italiano della promozione di musicisti che si muovono come te nel campo della ricerca pura? Tu che problematiche vivi? Avresti dei suggerimenti da dare al circuito dell’informazione? LS: Questa è una domanda piuttosto complessa. Si presta infatti a molteplici sfaccettature. Da una parte ti direi che spesso l’informazione non segue come dovrebbe la sperimentazione italiana. Ci sono casi di musicisti italiani bravissimi che vengono bellamente snobbati, vuoi per un discorso di ‘esterofilia’ (per carità questo è anche un luogo comune però alcuni indizi esistono in tale direzione) o vuoi per un discorso di ‘appeal’. D’altra parte però esistono molte realtà, quali webzine, fanzine e via dicendo che si occupano in maniera molto attenta e puntuale della scena italiana. Quindi dualismo anche in questo caso. Il suggerimento che mi sento di dare è quello che darei anche ad un fruitore di musica ovvero di ‘indagare’ e ‘andare alla ricerca’ di nuove realtà, nuovi dischi e non fermarsi ai primi ascolti o alle cose hype.

Se vuoi, fatti un’autodomanda spiazzante! LS: Luca, perché non hai mai imparato a suonare uno strumento? Quando ero un ragazzino avevo cominciato ad andare a lezione di pianoforte. Dopo 3 o 4 lezioni a base di solfeggio ho capito che non faceva per me. Da allora non ho mai più avuto la tentazione di imparare a suonare nessuno strumento musicale. Che rumore fa SuccoAcido? Quale dei tuoi brani dedicheresti ai nostri lettori? LS: SuccoAcido mi ricorda il rumore di una band della scena no(w) wave degli anni novanta, tipo gli US Maple insomma, per capirci... Se dovessi scegliere qualcosa di personale da dedicare ai lettori direi i brani contenuti nella cassetta realizzata insieme a Claudio Rocchetti per Sincope dedicato a Chloe Sevigny... di Emilia Calabria, Marc De Dieux foto © Frohike soundcloud.com/sigurta kinkygabber.wordpress.com www.luminanceratio.com www.harshcore.com www.fratto9.com/releases


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Music .:. musicians

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Thollem McDonas Pianist, composer, improviser, teacher

owned my own keyboards and effects with the sole purpose of finding my way with these sounds. It’s the right time in my life, and my arch as a musician. Also the electronics are now informing my piano playing and gives me greater flexibility of where I can play and audiences I play for.

Thollem music hands © Angela C Villa

Ciao Thollem! interviewing a perpetual touring musician like you, the first question should always be: where are you right now? TH: Ciao Jacopo! I’m at the Frog Farm (http://siskiyouherbs.com/ siskiyou_mountain_herbs_frog_ farm.htm) in Takilma, Oregon in the Siskiyou Mountain Wilderness!

album with Daniele Roccato, Marco Rogliano and Francesco Dillon, a 2nd Hand To Man Band album has been recorded, started Hot Pursuit Of Happiness with Brian Chase and Todd Clouser, duo albums with Hafez Modirzadeh, Sabrina Siegel and Gino Robair, and a solo album called Thollem’s Confluence (www.thollem.com/thollems-confluence.html).

of sound producers whether or not you think you have a ‘good’ voice. It’s a direct connection from person to person. This also means there is too much information sometimes though, too much connection with the personality or the message of a singer. I love the abstract aspects of music that allow and encourage the imagination in the minds of the listener. Then again, I also learn a lot

This interview will go on the printed (and of course online!) version of SuccoAcido. I think it would be great to list here the major activities of your last 18 months. As latins used to say “Scripta manent”! TH: My last 18 months have been pretty full. I’ve toured with Tsigoti (www.thollem.com/tsigoti.html) in Italy plus we released two new albums. I toured with 10,000 Tigers (www.thollem.com/10000-tigers. html) (my duo with Arrington de Dionyso) in the U.S. in support of our newest album Ten Thousand Tigers. I also toured with the films of Tuia Cherici (Manucinema http://manucinema.blogspot.com) in the U.S. I’ve released in total 9 albums since Jan. 2012 with a very wide array of musicians including Nels Cline and William Parker (Thollem/Parker/Cline http://www. porterrecords.com/id124.html), Mike Watt, John Dieterich and Tim Barnes (The Hand To Man Band http://post-consumer.com/artists/ the-hand-to-man-band/), Jad Fair and Brian Chase (Whispering Joy Jumpers www.thicksyruprecords. net), Edoardo Marrafa and Stefano Giust (Magimc http://magimcmusic.wordpress.com/), and an archival album of mine of recordings from my high school and first college years (Dear Future, www.outsiderland.com/wildsilence/ws02thollem-mcdonas-dear-future/). I’ve developed many more projects as well, including Estamos Trio which is coming out soon on Relative Pitch Records, Thollem Electric’s KEYNGDRUM OVERDRIVE (www.thollem.com/ keyngdrum-overdrive.html), an all electric album with some great musicians in Nashville including Ed Petterson, Tracy Silverman, Ryan Norris, and Dylan Simon, a quartet

Getting to the core of some questions: you are known manly as piano player, but in your musical experiences there’s a lot more, and for lack of time and space everybody always skip the fact. Having played (at least) trumpet and percussions, not to mention being a singer/songwriter as well, how all this elements are present in your piano music? TH: Well, I’ve always written songs and sang them, even though I didn’t release an album of songs until 2006. I need to create some opportunities to play trumpet and percussion. These have not been prevalent in my music for a long time. Of course, I sing in Tsigoti and will be in some upcoming projects as well. I’ve always been interested in the voice since it’s right there ready at all times. It’s the most accessible

about my piano playing through my voice. So, it’s a complicated relationship!

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Thollem PacificaPier © Angela C Villa

You spent almost your whole life playing acoustic pianos, and now you are exploring electric pianos and keyboards. First of all, could you tell us the main reasons for it? TH: I’ve always been interested electronic music and my composition teacher in college, Allen Strange, is a very well known electroacoustic composer. I’ve always felt I needed to stay true to the piano though, in the sense that if I went too much into electronics then I would find ways to realize my ideas away from the piano, and I felt I would develop much more as a pianist if I really explored the acoustical properties as well as the physical relationship that I have with the piano. Now, for the first time, I’ve

And then, how this instruments changes your compositional approach? and the improvisational one? TH: Simple sounds that are incredibly boring, to me, on the piano pop out in technicolor with a little distortion. It feels a little like cheating now… but then there’s the other end of it which is having some control of these sounds as I otherwise let them run on their own, in a sense. It’s a whole new world, and I’m constantly being surprised by my own playing, which is a great experience! I feel that I can get closer to improvisation in this way. Same as if I am playing a differently tuned piano. I’m finding now that I want to simplify with the effects actually again, and work with just a distortion and wah. There’s so much that can be done with these two pedals. I had worked my way up to a frequency modulator and a Polyphonic Octave Generator. I was playing a Rhodes through them for the last 6 months or so. But that’s a lot to travel with and so now I’m simplifying again. It’s a constant state of ‘what if?’ and ‘why not?’ and listening and adjusting. The first album of me playing anything but an acoustic piano was just released (The Whispering Joy Jumpers with

come to Italy. We have a few days to make a new album and a few more to do a tour. We have made all of our albums pretty much in the moment together. In many ways utilizing the concepts of free improvisation in the overall approach, then codifying what we come up with in the moment into a song that we can re-perform. So, I see improvisation as a tool for so many different approaches to music. It has a lot of applications... Do you think improvising must stay in an opposition to composing, or have you found a way to “comprovise” also with occasional musical partners? TH: I think only comprovisation exists when there are people involved. 100% improvisation is impossible and so is 100% composition if the composition is being performed by a person. So, from there it’s a matter of deciding for myself as an individual or a collective where on the spectrum we will meet. I don’t compose in the traditional sense anymore. Very rarely do I even write out phrases or a rhythm, but that’s not because I’m opposed to composition, it’s because I find so many amazing experiences through improvisation and I’d rather be playing music than writing it on a piece of paper or a computer. I also love about sound is that it doesn’t exist, then it does, then it doesn’t again. Music is a sound painting and a great reminder/meditation that everything is in constant flux, evol-

musical event as a unique experience, especially when collaborating with others in the creation of a new work. Your travels often bring you back in places where you have been before, allowing you to create projects or even bands with other people. Is that something that just happens, are you looking to make it happen, is it something you deeply want? TH: This is definitely something that I have carved into my life on purpose, and it’s the great benefit Thollem Livorno Vertical Color © Angela C Villa

Thollem hand sunset © Angela C Villa

Brian and Jad). Now I’ve got several more on the way, and a whole new project called KEYNGDRUM OVERDRIVE which is me on electric piano and distortion playing with different drummers along my travels!

There’s a link between being a traveling musician and playing improvised music: traveling you meet many other musicians, coming from other cultures, and the common ground to share a musical experience is improvisation. What have you learned from the thousands of improvisations you played? TH: Traveling is an improvisation and improvisation is a sonic adventure… where you’ll end up you don’t necessarily know when you start. We have this great opportunity of the concept/philosophy/approach of what we call free improvisation now in the world, unlike any other time, and I’m constantly meeting new musicians and playing with them, sometimes not being able to speak the same verbal language, or playing instruments with completely different intonation. I find often that I learn as much by playing with an inexperienced improviser as playing with a master improviser. It’s a great way to challenge myself as a musician, both in my concept of what music is or should be, and also in my abilities to respond to others in the moment, through a very pure communication device. I am perpetually on the road, without a house or apartment for many years now. This allows my the opportunity to play with so many different musicians, and artists of different disciplines as well. I also stop here and there for more extended periods and develop projects. Tsigoti, for instance, is a band that happens primarily when I

of being on the road perpetually. We live in this amazing time, musically, to be able to connect in ways that were much more difficult before. Of course, this can happen now through technology, and I do often collaborate with people through the internet, but it’s not the same as crossing political/linguistic/cultural borders and getting out of your comfort zone. I really am kind of compulsive for my need to collaborate with others. I learn so much this way. What’s the line between a band and a project? TH: I think of a project as more of a short term collaboration, I guess. There’s also ensemble or group. I think these words are more cultural than anything. In English they have certain definitions colloquially. A jazz band, for instance, Thollem Maxxi © Angela C Villa

ving, dying, decaying and recycling the life energy force. I also love the egalitarian possibilities of improvisation and there are structures that can emphasize this aspect which then starts to become more and more composition. So, I’m curious about the point where composition and improvisation meet and enhance each other. Here (http://thollem. bandcamp.com/) is a page devoted to live collaborative concerts with a wide variety of great musicians along my travels. Compositionally, what are the inner (maybe unconscious) rules that will create a new pièce “à la Thollem”? TH: ‘what if?’ ‘why not?! Other than that, I’m not aware of any compositional rules that define my approach. I really am curious about approaching each individual

Thollem LaCite color © Angela C Villa


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SuccoAcido Subscription Party Festa di abbonamento , un anno dopo il ritorno su carta

Thollem New Orleans © Angela C Villa

is different than a jazz combo, and we’d never say my rock ensemble, but you might say rock group. Definitely not rock orchestra but you could say jazz orchestra and that would be different from a jazz band which is different from a jazz combo. A string band is definitely different from a string ensemble which is just smaller than a string orchestra. There’s no such thing as a piano band but there is a piano quartet but not because there are 4 pianos.

a pattern of reasons, motivations and feelings that can be common to the idea of recording and releasing music made with other people. TH: I really have been collaborating with many different people for a long time. I am a serial collaborator and I am primarily because of what I learn from the experience, the personal connections, and the wide variety of results possible. With Hand To Man Band for instance, I thought it would be interesting to create an album that would be different than anything any of us had done before. So that any listener who knows any of our individual output would think, wow, that’s a totally different band for Watt, for instance, or for Dieterich, etc. I’m also really interested in stretching my fellow musicians as I’m being stretched myself. I also love figuring out how to approach my playing in a way that will encourage my partners to highlight aspects of their playing that I love. Obviously though, the joy has to be there. It’s really important to enjoy the experience of collaboration. So, more importantly than anything I have to like the people I’m working with and like being with them. This is the most important criteria for anyone I work with. Secondly, that they are willing to open up and be free to explore new terrain that can only be created by the combination of these individuals coming together.

Thollem Monitor Mush Maus St. Louis © Angela C Villa

In your latest releases there’s a lot of music played with other people, after a consistent series of albums of solo piano. It would be great to get in the details for each one of them, as each album always has an entire book of experiences that should be written! But for now, I am interested in knowing if there’s

And then, of course, what it is behind entering in a recording studio (whatever you call a studio!) with the idea to work on a precise musical idea or project. TH: I rarely have a precise musical goal in any project except to create together. With Tsigoti we approached our recordings with a particular attitude, which was very Thollem in box © Angela C Villa

12 settembre 2013, tutto il giorno different than my approach with Scodanibbio on Debussy’s Piano And... (www.edgetonerecords. com/catalog/4111.html) which I was working on simultaneously with the 2nd Tsigoti album. Also, I do record in many different environments. It is great to be in a great room, with great equipment and a great engineer. I also think we can place too much value on that as well. Great performances have been captured in mono, then in stereo and so on. Bob Olhsson mastered my trio album with Nels and William. He was one of the original engineers for Motown! During our mastering session he paused at one point and said, “I remember when we went from 3-track capability to 8-track… we were the 2nd studio in the world to have 8-track recording capability.” What’s still to be done in Thollem (artistical) life? what do you miss most at the moment? TH: Mostly I miss money at the moment… right now the money is being squeezed out for independent musicians, as well for many others, of course! Artistically, I don’t feel anything is missing. I’d like to tour with Tsigoti again, but the problem is money. Other than that I feel pretty fulfilled artistically. A few impressions about this works: Estamos Ensemble, Debussy’s piano, Stefano Scodanibbio’s duo, Bad News from Houston, The Hand to Man Band, The Whistling Joy Jumpers TH: Estamos Ensembleis a group of improvisers and composers from Mexico and the U.S. I started this ensemble to help facilitate more collaboration across the border between the U.S. and Mexico. We released our first album on Edgetone Records (http://www.edgetonerecords.com/catalog/4114.html). The next installment of Estamos is a trio with Carmna Escobar and Milo Tamez plus myself. Our newest album will be released on Relative Pitch Records the end of June. It’s called People’s Historia and features artwork by Postcommodity (http://postcommodity. com/) which is an Indian arts collective out of New Mexico. My duo with Scodanibbio was a great highlight of my life. We became very good friends and I helped provide a means for him to improvise (publicly). Of course, performing and recording on the only piano Debussy owned the last 14 years of his life was pretty remarkable too. Bad News From Houston is the 2nd incarnation for John Dieterich and I as a duo. We had a whole architecture in mind when we recorded then lost our notes, or blueprint, for the design so created then from what we had. It was a process impossible to recreate, I think. I love working with John, we’re very compatible, often with the same ideas simultaneously while editing and mixing. The Hand To Man Band continues! It’s been pretty amazing working with Watt and becoming good friends throughout this. We’re all sorry Tim Barnes is not with the group anymore, but we’re happy to have Mike Guarino along now. Strange music, indeed! Jad is more Jad than anyone else is their selves! Something like that… Improvised songs! Great having Brian in the mix, and now he and I will be continuing our work on Hot Pursuit Of Happiness! And the question we all were waiting for: two lines about your italian collaborators! Stefano Giust, Edoardo Marraffa, Nicola Guazzaloca, Tsigoti, Squarcicatrici and I sure forget another tons... TH: Stefano Giust brings the swirl of the universe through his drums and straight into my brain. Marraffa brings the big bang! Nicola and I could joke until we die from lack of oxygen. His carries into our playing as well. SQUARCICATRICI!!! One of my all-time favorite bands...

di Jacopo Andreini www.thollem.com

@ Casa SuccoAcido, Monreale (PA) Italy www.casasuccoacido.wordpress.com www.succoacido.net/succoacidoparty2013.asp


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Theatre .:. companies ° reviews

SUMMER 2013, No. 3, SUCCOACIDO

Lalish Theaterlabor

A conversation with Nigar Hasib, co-founder of Lalish. A Kurdish theatre company in Vienna CONTINUA DA PAGINA 1

Would you like to introduce yourself to SuccoAcido readers? NH: First I would like to thank you and SuccoAcido for this opportunity to talk about me and our work in Lalish Theaterlabor. I am Nigar Hasib, I come from South Kurdistan, since 1991 I live and work in Vienna. I’m performer, leader of singing-voice-body work, since 1998 artistic director and co-founder with Shamal Amin of the Lalish Theaterlabor/Research

Nigar Hasib

centre for theatre and performance culture in Vienna. I have Masters and Doctorate in Theatre science Studies and Social-Cultural Anthropology at the University of Vienna, and I studied at the Theatre Academy in Baghdad/Iraq before. For three years I was lecturer at College of Art/department Theatre in South Kurdistan. Co-founder, performer, leader of singing-voicebody work from 1986 to 1990 of “Kurdish experimental theatre company” in South Kurdistan and from 1991 to 1998 in Vienna. What about your life in the beautiful and dramatic Baghdad? NH: I was student in Baghdad at Theatre Academy from 1984 to 1988, so exact in time of Iran-Iraq War in the 1980s! As the capital was Baghdad at that time such an attraction per se, but 8 years war with the neighbour country and the difficult political situation, especially for us as Kurds and oppression of the folks under the Iraq regime, made our life ​​ unbearable, of course we had some No shadow

beautiful times, but fear was very present and has determined our lives. When did you understand theatre would have been your life and your work? NH: I knew only when I was 18 years old that theatre would be my life and my future. Before I had a huge passion for art, music and singing, but theatre seemed too big and too inaccessible for me. But when I met Shamal Amin and he supported me to study with him at Theatre Academy, I perceived it also very aware and endeavoured me very much to find me in theatre and realize myself and make me free. Now I have been working for 30 years in theatre and hopefully another 30 years! Your performances are very special ritual voice ones. Singing is the most important character on your work. Shamal says: “In ritual voice performances we don’t tell fairy tale, but we discover and experience a world that is not so far away from a WE, here and now”. Would you tell us about this kind of experience? NH: After many years of searching and experimentation in theatre to find our own way, we believe that ritual and vocal performance is the right way for our work. For me the voice has a great power and immediate effect on people, apart from in which country they are and what cultural background they have. Voice is an ancient and archaic medium of communication between people, without linguistic understandings people can communicate vocally and physically. In contemporary societies, where different cultures and languages​​meet, art generally and especially theatre should refresh, expand and renew his expression mediums. Maybe in modern theatre language is not so important for understanding and communication like before, nevertheless it is very present in mostly performances. For me and my work in Lalish Theaterlabor, the language is a barrier for dialogue between people with different languages​​. Therefore, I return to the source very consciously, the voice is my source, in a ritualistic atmosphere. In our work the act, the theme and the dramaturgy are voices and songs themselves. We expanded our experimental ritual performance work with the process Songs as a Source. Here songs become the source of rhythm, of physical presence and also the source of action. Those songs are not only sung, but they’re done. Shamal Amin calls this process “making songs visible”. Decisive for the importance of the voice and of ritual singing in this process is that the multidimensionality of the

space is perceived through feeling and hearing the voices, tones and sounds, so that a feeling of space and spatial awareness can develop amongst those present. Many of your singings are from Kurdistan and the language you use is the old Kurdish (your ancient language) but never you speak about their meaning. The importance of those words is their sound, not their meaning. But why did you decide using those words and not another kinds of words? NH: As I have already said, the meanings of words are not important for me, but the effect of sounds and tones of voice. I always say: it isn’t important what I say, but how I say something! That is why we never give the meaning of the songs for the other people. I work on old Kurdish songs because they are very elastic and flexible, and they have a broad space for technique, especially to make vibration and to use larynx technique, they are not hard or limited. What about larynx songs? You often use old and ritual vocal techniques from Mesopotamia, Anatolia, Morocco and Jordan. How could you find all those texts and special techniques? NH: Our work is a research project. We seek and explore different voice and singing techniques from different cultures. The larynx singing technique is a serious and complicated technique, but very interesting and effective. It helps performers to different body positions and breathing techniques. It is a very magical world, ever you seek so you discover more, and that

is the art! Moreover, you can find larynx technique in various old folk songs in several cultures and in many countries of the world. Besides your performances, you are devoted yourself to lots of workshops all around the world. What about your students? Generally, which are the reasons because they approach this kind of study? NH: Many countries are interested in our theatre and in our voicebody work, so we get every year many invitations from several countries and international festivals to present our performances and leading workshops. Personally, I want to pass my own experiences to other people, but also through the workshops I want to offer a kind of exchange, to provide a process of giving and taking. We had until now participants from Kurdistan, Iraq, Egypt, Jordan, Tunisia, Morocco, Iran, Turkey, Austria, Switzerland, Poland, Holland, Ireland, Portugal, Wales, Greece, Italy, South Tyrol, Serbia, Latvia, Ukraine, Kosovo, Bosnia Herzegovina, Slovakia, Slovenia, Macedonia, Japan, Singapore, India, Mexico, Russia, USA, New Zealand, Perú and Chile. And that’s a very interesting experience for us not just as artists but also as human beings! No Shadow is a performance/ work in progress since 2006. It’s much more than a show, it’s a ritual in which everyone can

the theme of a song. Neither songs are performed for special occasions or to fit a given situation. The Lalish Theaterlabor’s “Songs as a Source” surpass all these limitations and deconstruct such techniques: songs create our actions, but our actions do not interpret our songs lexically. Therefore each song, each vocal action, prescribes its own precise movement-score for the body. The body deals directly with the “Life of the Sounds” and its acting becomes organic instead of purely technical. In this way of acting the body doesn’t become a part of the voice and the voice a part of the body, but they form a unity, because that unity is the original source of expression. And about the used materials, it is our own personal need, why we use this material and not that. It is connected with our own memory, but of course integrated into an aesthetic art process. For me and for the audience, these materials have a meaning or an effect that can

No shadow

What about your last work in progress, The garden of dreams? NH: The project The garden of dreams/work in progress since 2012 is a new international experimental research project of Lalish Theaterlabor under the direction of Shamal Amin. The research and development phase of this project will be prepared in various performance versions in Austria (since September 2012), Italy (JulyAugust 2013), and then in Morocco and Jordan. And all versions of this project will be presented from 2013, at international theatre festivals and conferences, at university theatres and as guest in several countries. Included there will be an open exchange, dialogue, workshops and open laboratory, as well as visual documentation of all the research phases. In Italy we will cooperate with Il casale delle arti. This cooperation with Il casale delle arti, near by Naples, has developed through our meeting last summer as we have led a voice-body workshop there and we will be there again on July/ August this year for presentation of the performance No shadow and we will work on Version II and Version I of The garden of dreams with Giorgia Guarino/ Artistic Director of Il casale delle arti. Song and voice materials of the different performance versions of The garden of dreams are based on old and ritual song and vocal techniques from North Mesopotamia, East and South Anatolia (Zazaki songs in North Kurdistan), Zoroaster larynx songs (Siatschamane and Hore style) from the Hawraman mountains in east and south Kurdistan, even larynx songs technique developed by me, composed experimental songs in self-invented artistic language by Shamal and me. Also Italian ancient and ritual songs, Jordanian Mawal songs, Moroccan Amazigh songs (Amazigh are an original North African people). Text materials of this project consist of text fragments in the original versions of the Sumerian texts, Yasna text of Zoroaster and the Black Book of Songs as the source © Silvia Fiore Bernardi Yezidis in old Kurdish language, be very different. Everyone is free discover an original, intermediate short poetic texts by Friedrich and artistic language, outside of the how to interpret the materials as the Nietzsche, Franz Kafka, Tahir conventional linguistic symbolism. songs and also the movements. We Ben Jalun and Samuel Beckett use very often materials that you This new, non-linguistic language in German, Arabic and English can eat and drink, just like sugar, consists of syllables, sounds, language. Also poetic texts in old flour, apples and water. The song tones and possibly still other vocal and modern Italian language, and expressions, stemming from various and the voice actions decide wich text fragments of Amazigh origin. material should be used, it means different cultures. All this leads In this project, as in all other our that at the beginning of the work we projects the linguistic text materials to a new way of communication don’t know which materials we will are not used as a channel of in performance. And special work use, they come during the intensive communication, but as a musical on own composed experimental daily work. The songs choreograph and rhythmic instrument, and the Voice- and Singing techniques. our body, also determines the Voices and songs become the term „celebrant“ instead of „actor“, materials. And that in all projects of here will not represent a defined source of rhythm, of physical Lalish Theaterlabor. presence and also the source of character or a dramatic role. action. Shamal Amin aptly named this new phase in the work of the You travelled a lot taking your During our meeting, I was really Lalish Theaterlabor the Awakening works in everywhere. Is there a struck by your positivity, an of the Abstract Solemnity. He country you still don’t know and indispensable condition to involve says: “We create a flowing space, you would like to visit? students and audience and to wherein voices and songs turn into NH: There is always somewhere a invite them to listen to their own pleasure. The voice resembles an country you want to travel there! I voice and body. What’s the secret action which always allows one to always want to be surprised which of your enthusiasm? discover something new.” So this country will invite us next! NH: The life, the different people new, non-linguistic language in the and cultures, the passion for art and performance work of the Lalish Did you notice any difference theatre, for self-realization and selfTheaterlabor therefore distinguishes among your public’s reactions liberation! itself fundamentally from today’s to your performances depending so-called artistic languages of on the different countries and Do you still have any unrealized world theatre, which primarily cultures? dreams? deal directly with representation, NH: Of course, and this makes NH: Dreams are beautiful or with things, subjects and stories. our work even more interesting terrible, because they can never be We always try to create an empty and exciting. The reaction is very realized really! But we never stop space, which then becomes filled different because the interpretations dreaming! So I will still dream and with voice and movement. A space are different, simply because the never give up to realize them! in which the surroundings turn into people and the culture are different. an “Everywhere and Nowhere”, In our performances, people are into a ritual-space and time free, they feel open and are relieved transforms itself into an “Always that we don’t overwhelm them with and Never”, into a ritual-time. stories and meanings, we want them Songs and voices are not being to feel with us and not just to think. employed to deepen a dramatic We appeal to their senses and not plot or to connect two scenes to di Marta Ragusa their mind, there is free space for another one, or to try to embody www.lalishtheater.org own fantasy. see and receive different senses. During your performance the scene is almost empty but you have some flour and some lump of sugar. Why these objects and not another ones? Is there any kind of symbolism? NH: First I would like to talk briefly about the process of this performance. No shadow was performed from 2006 to 2012 in various versions as performance and methodological demonstration with workshops and international work exchange in Austria and at 20 international theatre festivals, also on acting schools, art and drama academies and it will be performed this year again in Italy/Rome and Napoli, and in India/Kerala. With the research-project No shadow and the continuing research Songs as a Source, we dedicate us to today’s mostly forgotten archaeological search for the human voice, its individual and cultural origin and its direct impact, in performances. Shamal Amin and I, we seek to


Writing .:. writers

SUCCOACIDO, No. 3, SUMMER 2013

Matteo Righetto

Teatri in Città

Morte annunciata di un teatro senza un teatro

Narratore e docente di lettere

Per diciotto anni Caltagirone, ogni estate, ha avuto il suo appuntamento annuale con il Teatro. Dal 1992, decine di compagnie provenienti da tutta Italia sono sbarcate tra i vicoli del centro storico o nella bellissima Villa Patti, ospiti della rassegna estiva “Teatri in Città” organizzata dall’associazione culturale Nave Argo. In una cittadina di quasi 40 mila abitanti praticamente priva di un vero e proprio teatro, “Teatri in Città” è stata per tanto tempo l’unica vera occasione per avvicinare giovani e meno giovani alla drammaturgia contemporanea italiana. È stato, dunque, grazie a Nave Argo e alla sua rassegna estiva che, ancora ragazzini, abbiamo conosciuto Ravenna Teatro, Teatro delle Moire, Teatro dell’Acquario, Teatro delle Briciole, Teatro Reon, Compagnia Bogotà e moltissime altre realtà siciliane e non. Nonostante la situazione economica fosse sempre peggiore, nonostante l’assenza di un luogo fisico da chiamare teatro, nonostante i fondi regionali e comunali a disposizione per la manifestazione fossero sempre meno, “Teatri in Città” ha sempre resistito. Negli ultimi anni Nave Argo ha offerto alle compagnie presenti solo il rimborso spese e, com’era ovvio, il raggio dei gruppi teatrali partecipanti si è andato via via restringendo alle sole realtà siciliane. Fabio Navarra (curatore della rassegna insieme a Nicoleugenia Prezzavento) ammette che le compagnie in questi ultimi anni di crisi e penuria economica hanno accettato gli inviti a Caltagirone unicamente per amore dell’arte e per l’amicizia che le lega a questo baluardo calatino della resistenza teatrale. Eppure tale resistenza quest’anno sembra dare i primi segni di cedimento. Fino a quando si possono stringere i denti? Fino a quando si possono presentare alle istituzioni comunali e regionali documenti

Ciao Matteo! Benvenuto su SuccoAcido. Docente di Lettere, direttore di Scuola Twain, fondatore dell’associazione culturale Sugarpulp, opinionista culturale e scrittore… Qual è il ruolo che attribuisci alla Letteratura nella società contemporanea? MR: Finché esisterà un solo uomo sulla Terra, la Letteratura avrà un senso. La società contemporanea, come tutte le società passate e future ha un assoluto bisogno di Letteratura perché essa ci pone di fronte al mondo, ma ci pone nel mondo in maniera conflittuale e quindi intelligente. Essa ci provoca intellettualmente, ci fa pensare e perché no, anche divertire!

Teatri in Città 2000 © Andrea Annaloro

su documenti che attestino l’elevato valore e la grande partecipazione cittadina a un evento culturale come “Teatri in Città”, senza averne risposta alcuna? Ecco che quest’anno, per la prima volta in diciotto anni, il teatro contemporaneo scomparirà da Caltagirone. Nave Argo aspetta ancora le briciole che la Regione aveva stanziato per la scorsa edizione della rassegna (€2.500) e ha ormai smesso di aspettare quelle concesse teoricamente dal Comune (€1.500). In tale situazione d’incertezza, “Teatri in Città” quest’anno si prende una vacanza così come tutti i suoi spettatori più affezionati. Le briciole quest’anno non arriveranno nemmeno sulla carta: il Comune e la Regione sono sul lastrico, nonostante

quotidianamente ci arrivino notizie di nuove e sempre più ricercate forme di raggiro e spreco pubblici. L’ultimo tentativo da parte di Nave Argo è stato quello di approfittare di una circolare regionale che delega i Comuni a inviare delle istanze “per il sostengo di iniziative varie ritenute idonee a veicolare l’immagine turistica della Sicilia”. Il concetto di “immagine turistica” a cui siamo abituati sull’isola è abbastanza inquietante ed è evidente che sul palcoscenico di “Teatri in Città” non si vendono cannoli.

di Marta Ragusa www.naveargo.org

Simone Weil. Concerto poetico Compagnia Ilaria Drago

teatrale? Quello che colpisce maggiormente del lavoro di Ilaria Drago è proprio l’apparente semplicità dei mezzi dietro la quale si nasconde uno studio approfondito dei testi e una loro rielaborazione poetica affatto facile. Accanto alle parole, la musica di Marco Guidi, parte integrante del racconto e non mera didascalia. Attraverso i suoni e le luci, perfettamente calibrate, il personaggio di Simone Weil prende forma. L’attrice sta dietro un tavolo dal quale gestisce le basi elettroniche e il microfono, legge la sua lettera da alcuni fogli poggiati su un leggio: dovremmo dunque sentirla distante, eppure succede esattamente il contrario. Così come Simone Weil affermava la necessità di “agire la verità” (non ricercarla ma viverla, sempre e a qualunque costo), Ilaria Drago, dal suo canto, riesce ad “agire” le parole di

“Felici coloro per i quali la sventura entrata nella loro carne è la sventura del mondo stesso nella loro epoca”, così scriveva Simone Weil in una lettera al poeta Joë Bousquet, confermando il suo forte e indissolubile legame con la terra, con la storia. L’attesa di Dio, la perenne propensione all’ascesa spirituale conviveva, nella personalità della filosofa francese, con un attaccamento sincero e impietoso al reale. Una “forza di gravità” che la teneva sempre con i piedi per terra, a sentire, provare con tutti i suoi sensi il dolore e la gioia proprie di questo mondo. Ilaria Drago, con il suo Simone Weil. Concerto poetico, guida lo spettatore lungo la dura ricerca della filosofa e, grazie a una magistrale interpretazione, ce ne fa sentire tutto lo sgomento, l’entusiasmo, la rabbia e il coraggio. Simone, sul letto di morte, scrive una lettera a padre Perrin raccontandogli tutta la sua vita: dall’infanzia e la difficoltà di affermarsi in quanto donna,

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Secondo il tuo punto di vista, è possibile oggi un nuovo Umanesimo? Come? MR: Un nuovo Umanesimo è certamente possibile. Oggi viviamo un’epoca in cui è stato estremizzato il valore e il concetto di relazione umana: o ci si isola davanti a un tablet con la fallace illusione di interagire col mondo, oppure al contrario, si partecipa a manifestazioni di piazza mescolandosi tra folle oceaniche. In entrambi i casi cessiamo di esistere e deleghiamo il nostro io ad una realtà altra, cessiamo di esistere individualmente senza neppure accorgercene, anzi, con la convinzione del contrario. Un nuovo Umanesimo sta nella riscoperta del rapporto personale “uno a uno”, nella capacità del DIalogo, del guardarsi negli occhi e condividere le emozioni e le esperienze umane. Quante volte ci capita di parlare con qualcuno mentre questo nel frattempo chatta o messaggia o che cazzo di altre cose fa? Credo che una vera rivoluzione umanistica sia possibile solo se la si inizia a fare anzitutto con chi ci sta più vicino, e poi via via con tutti quelli che incontriamo ogni giorno. Il nuovo Umanesimo deve essere una presenza vera e autentica della nostra persona di fronte agli altri, all’altro. Cosa possiamo fare? Farlo! Per il tuo ultimo libro, La pelle dell’orso (Guanda, 2013), ti sei allontanato dalla pulp story, che ha caratterizzato buona parte della tua produzione letteraria, per recuperare la dimensione della favola. Ci spiegheresti le motivazioni di questa scelta? MR: Io sono uno storyteller puro, un narratore, un raccontastorie. Non riuscirei mai a autoetichettarmi o a costringermi ad uno specifico filone o genere letterario. Così come non ho alcuna intenzione di raccontare storie a episodi, con personaggi seriali o cose del genere. Io racconto storie diverse, con toni diversi, voci diverse. E ogni storia è “quella” storia. Quella dopo, chissà... Quanto ha influito la tua esperienza di autore teatrale nell’ideazione e nella stesura de La pelle dell’orso? MR: Non molto, a dir la verità. La pelle dell’orso è un romanzo puro, con una scrittura e una intensità letteraria assai diversa dalla scrittura drammaturgica e anche per questo la vicenda è raccontata in terza persona. Da Savana padana (Zona, 2009) a Bacchiglione blues (Perdisa Pop, 2011), fino al tuo ultimo romanzo, la tua scrittura si rivela fortemente legata ad un preciso territorio: la provincia rurale del nord-est d’Italia. Ma essa si carica anche di significati metaforici e metafisici. Ci parleresti del rapporto tra spazio e storia nelle tue opere? MR: Il territorio, l’ambiente e il paesaggio, sono una questione stilistica per me irrinunciabile e fondamentale. In tutti i miei romanzi essi rivestono addirittura un ruolo da personaggio principale, come accade nel genere western. Non ho mai amato le storie ambientate tra la camera da letto e la cucina, per intenderci. Soltanto calando i personaggi nel loro habitat naturale riesco a raccontare ciò che essi fanno, come lo fanno, perché lo fanno.

alla guerra come espressione del potere vuoto (“È la nube delle entità vuote che impedisce non solo di scorgere i dati del problema, ma persino di capire che vi è un problema da risolvere e non una fatalità da subire”), al lavoro in fabbrica come esperienza distruttiva per il corpo e per la mente, alla Chiesa dalla quale mette in guardia padre Perrin poiché “entrare in un ‘noi’ significa abbandonare tutto il resto”. Scriveva infatti Simone Weil in Attesa di Dio: “C’è un ostacolo assolutamente insormontabile all’incarnazione del cristianesimo, ed è l’uso di due brevi parole: anathema sit. Non il fatto che esistano, ma l’uso che se ne è fatto fino ad ora. È anche questo che mi impedisce di varcare la soglia della Chiesa. Mi schiero al fianco di tutte le cose che, a causa di quelle due brevi parole, non possono entrare nella Chiesa”. Come si fa a fare entrare tutta la vastità e la complessità del pensiero della Weil in uno spettacolo

Simone Weil. Esse non sono solo racconto, poiché riescono, grazie alla sapiente misura dell’interprete, a penetrare nello spettatore, modificandolo in qualche sua parte remota. Il concerto poetico di Ilaria Drago è, per lo spettatore, un’esperienza e possiede un dono raro nelle opere d’arte che lo rende plausibile e necessario ad ogni latitudine: il dono della grazia.

@Teatro delle Balate, Palermo di Marta Ragusa www.ilariadrago.it

Dal legame con il territorio deriva, naturalmente, l’attenzione per le varietà linguistiche. Nel tuo ultimo lavoro hai innestato, in una lingua semplice e diretta, dal registro medio, parole ed espressioni dialettali dell’area ladino-bellunese. Credi che sia ancora praticabile la letteratura dialettale? Scriveresti mai un romanzo interamente in dialetto? MR: Non scriverei mai un romanzo interamente dialettale per tre motivi: non ne sarei capace, non mi affascinerebbe, non sarebbe letteratura italiana. Ne La pelle dell’orso racconti il percorso di formazione di Domenico, un dodicenne orfano di madre che ha sempre vissuto nel villaggio di Posalz, una piccola frazione di Colle Santa Lucia, ai piedi delle Dolomiti. Ammiratore di Tom Sawyer, il protagonista vive a contatto con la natura sognando avventure eccezionali. Nella costruzione del personaggio di Domenico c’è anche qualcosa della tua adolescenza?

MR: Direi che in Domenico c’è qualcosa dell’adolescente che ognuno di noi avrebbe in parte voluto essere. Egli rappresenta la tenerezza e la sensibilità, ma anche il coraggio, il desiderio di avventura e la fede cieca in suo padre, visto come uomo duro, ma anche capace di avere un cuore buono. «Nonostante la vista fiacca gli traballasse tra le lacrime, vide l’orso. Sì, lo vide. La ragione di tutto. Il male di tutto. Tutto. Lo scrutò meglio. E per la prima volta a guardarlo bene non gli sembrò poi così tanto grande. […] Già. Se lo ricordava parecchio più grande, quel maledetto Diàol». Dunque il Diàol, l’Orso, l’Orco è essenzialmente una nostra “creatura”, una nostra proiezione? MR: Questa è una bellissima osservazione. Già, l’Orso è anche una nostra proiezione. Dici bene: una sorta di orco. Un orco che ci insegue e che a nostra volta inseguiamo tutti i giorni. In questo senso è anche un capro espiatorio... Da insegnante di Italiano, proporresti la lettura de La pelle dell’orso nelle scuole? Agli allievi di quale fascia d’età? E con quali obiettivi? MR: Assolutamente sì. Non suggerirei la lettura di altri miei romanzi, ma di questo sì. È un romanzo rivolto a tutti, dai 12 ai 112 anni. Hai ideato e realizzato Scuola Twain, un progetto didattico gratuito, ispirato alle esperienze di Gianni Rodari, Marco Lodoli, Dave Eggers e Nick Hornby e “dedicato alla creazione di storie e di una nuova generazione di lettori e narratori”. Come sta andando sul territorio nazionale? Come rispondono docenti e studenti? Come è nata in te l’esigenza di progettare e proporre Scuola Twain? MR: Scuola Twain sta andando benissimo, soprattutto grazie allo straordinario lavoro dei coordinatori regionali e all’opera di volontariato culturale dei “Docenti Twain”, i quali stanno operando in maniera eccellente su tutto il territorio nazionale. Scuola Twain è un progetto gratuito di promozione della lettura e della scrittura creativa nelle scuole. Nasce sostanzialmente dalle mie esperienze di autore da una parte e di docente di lettere dall’altro, con l’obiettivo primario di riavvicinare due mondi, la scuola e la letteratura, che da troppi anni si sono allontanati l’uno dall’altro fino a perdersi di vista. Sei il direttore artistico di Sugarpulp, festival letterario internazionale. Cosa ci riserva la prossima edizione? MR: Stiamo lavorando proprio in questi giorni per poter offrire al pubblico una bella edizione. Per il momento però non posso dire nulla. Tra le tue letture più recenti, qual è stata la più significativa per te e perché? MR: Per la narrativa Canada di Richard Ford, per la saggistica La cultura si mangia! di Arpaia e Greco. Il romanzo di Ford è qualcosa di letterariamente straordinario. Arpaia e Greco dimostrano invece che, contrariamente a quello che si pensa e si dice di solito, la cultura può essere un volano economico pazzesco. La tua playlist musicale e cinematografica? Progetti futuri? MR: Ah! Domanda troppo difficile... Vuoi costringermi a scrivere trenta pagine di risposta? Sono un grande appassionato di musica e di cinema, perciò non so cosa risponderti. Dico che in questi giorni sono intrippatissimo con i Guano Padano per la musica e con Suzuki Matsuo per il cinema. In futuro romanzi e racconti per Guanda, lo sviluppo di Scuola Twain e diverse altre cose... Con tutta probabilità uno dei miei romanzi diventerà anche un film. Ma al momento non posso dirti di più. Grazie infinite! di Emilia Calabria foto: Matteo Righetto, La pelle dell’orso, Ugo Guanda Editore - Copertina www.matteorighetto.com/


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40mcube Espace d’art contemporain www.40mcube.org Rennes, Addiopizzo www.addiopizzo.org Palermo, AfoforoMusicClub www.afoforomusicclub.blogspot.it Firenze, paper through a networkPalermo, of subjects Al-Quds casaedition della cultura araba www.alqudspa.org Askavusaand Lampedusa askavusa.blogspot.it Lampedusa, Ateatro www.ateatro.org Milano, Audioglobe distribuzione discografica organizations operating within the international www.audioglobe.it Firenze, Cantieri Teatrali Koreja www.teatrokoreja.it Lecce, Casa Memoria Impastato www.peppinoimpastato.com/casamemoria.htm Cinisi, Centro d’Arte Piana dei Colli www.pianadeicolli.it Palermo, Cristina Coltellimusic www.herlaking.it Palermo, Connecting Cultures www.connectingcultures.info Milano, Crisalide Festival www.crisalidefestival.eu Forlì, arts and culture scene: clubs, distributors, E-production www.e-production.org Ravenna, Edizioni De Dieux edizionidedieux.wordpress.com Palermo, Edwood Records edwoodrecords.wordpress.com Catania, Fratto9underthesky records museums, art galleries, theatres and theatre www.fratto9.com Pavia, Gluck50 www.gluck50.com Milano, IfiglidiAbeleprod giacomosferlazzoilfigliodiabele.wordpress.com Lampedusa, Il Vivaio del Malcantone www.ilvivaiodelmalcantone.com Firenze, Macro. Museo d’Arte Contemporanea Roma www.museomacro.org Roma, Malaussene www.facebook.com/malaussene.circoloarci Palermo, companies, libraries, festivals, cultural circles. Teatro www.masque.it Forlì, Nave Argo Teatro www.naveargo.org Caltagirone, Open Systems Zentrum für Kunstprojekte www.openspace-zkp.org Wien, If you’reMasque interested in joining the Succoacido Ovo ovolive.blogspot.it Ravenna, Palazzo delle Esposizioni www.palazzoesposizioni.it/categorie/la-libreria Roma, Sala 1 www.salauno.com Roma, distribution network, we offer 4 different levelsSantarcangelo of Santarcangelo dei Teatri Festival www.santarcangelofestival.com di Romagna (Rn), Socìetas Raffaello Sanzio www.raffaellosanzio.org Cesena, Sonar Atelier www.emiliabadala.wordpress.com Catania, Teatro delle Albe. Ravenna Teatro www.teatrodellealbe.com Ravenna, Teatro delle Ariette www.teatrodelleariette.it Castello di Serravalle (BO), involvement: Tralevolte www.tralevolte.org Roma, Vocabolomacchia teatro.studio www.macchiaoff.com Lugnano in Teverina (Tr)... why not enjoy? SuccoAcido is made in Italy underground press - a must try!

From south of Italy to all over Europe and beyond, Edizioni De Dieux distributes SuccoAcido on-paper through a network of friends operating as cultural clubs, music distributors, records labels, art galleries, museums, theatres and theatre companies, bookshops and libraries, festivals... Join our distribution network today! Don’t miss your chance to be a part of the coolest, international crowd ever!

Se scegliete le formule SuccoAcido distributor potrete usufruire delle diverse opzioni di visibilità e sconti sulla pubblicità previsti per ciascuna fascia. Per tutti i casi vi chiediamo di distribuire la rivista sostenendo il costo della spedizione postale (da pagarsi in contrassegno alla ricezione) e il costo di un abbonamento annuo secondo l'opzione da voi scelta. For all cases is required to cover mailing expenses to be paid COD plus an annual subscription; each issue delivery will contain a minimum of 10 to a maximum of 100 copies.

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SUCCOACIDO bimonthly to handle gently

Euro zero,00 Issue #3 - Summer 2013 Rivista bimestrale in attesa di registrazione presentata al Tribunale di Palermo www.succoacido.net © 2001, 2013 SuccoAcido - All Rights Reserved Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001 All images, photographs and illustrations are copyright of respective authors Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux srl or by freelance contributors Publisher Edizioni De Dieux srl Via dei Picciotti, 15 90036 - Misilmeri (PA) Italy www.edizionidedieux.com info@edizionidedieux.com SuccoAcido Staff & Friends SuccoAcido Editors
Emilia Calabria, Gianpiero Caldarella, Marc De Dieux, Giovanna Costanza Meli, Marta Ragusa, Marion Weber Assistant Editor Gianpiero Caldarella (thanks www.scomunicazione.it) Editor-in-Chief Marc De Dieux Graphic design & Layout Edizioni De Dieux srl Photo Editor Mademoiselle Mel Translations on this issue by Louise Aloft, Jacopo Andreini, Emilia Calabria, Marco Crescimanno, Nathalie Maguérès, Giovanna Costanza Meli, Nicoleugenia Prezzavento, Marta Ragusa Writing on SuccoAcido #2 Jacopo Andreini, Frank Angelo, Emilia Calabria, Gianpiero Caldarella, Marc De Dieux, Giovanna Costanza Meli, Marta Ragusa Send books, cd/dvd, materials, photos, promo, tapes to Edizioni De Dieux srl Via dei Picciotti, 15 - 90036 - Misilmeri (PA) Printed by Martano Editrice srl (LE) Circulation SuccoAcido #3 is 5.000 copies TO ADVERTISE, TO SUBSCRIBE, TO HELP... please contact: Marco Di Dia (Marc De Dieux), Mob: ++39.328.6221288, email: info@succoacido.net

SuccoAcido adhere to “Addiopizzo” & “Professionisti Liberi” We believe these projects are clever models to be applied in all areas with high density of convicted racketeers and reputed organized crime figures. That means almost everywhere you might try to learn, copy and repeat. We suggest it >>> www.addiopizzo.org - www.professionistiliberi.org SuccoAcido Subscribers How to Subscribe Subscribe online at www.succoacido.net/subscriptions.asp Paper Edition Subscriptions a) 1 year’s paper edition subscription: 6 Issues on paper b) 1 year’s digital edition subscription: full access to a growing archive of back articles of Succoacido as well as the access to each new article as soon as it is published; 1 year’s access to Succoacido archives to read every digital article published since January 2001 c) discounts on back issues, books, T-shirts and other Succoacido merchandise Digital Edition Subscriptions a) 1 year’s digital edition subscription: full access to a growing archive of back articles of Succoacido as well as the access to each new article as soon as it is published; 1 year’s access to Succoacido archives to read every digital article published since January 2001 Prices including postage 1 Year Digital Edition Subscription: €15,00 1 Year Paper Edition Subscription: €30,00+€9,00 (postage and packaging) Italy 1 Year Paper Edition Subscription: €40,00+€18,00 (postage and packaging) Foreign Countries SuccoAcido Distributors >>> www.succoacido.net/alllinks.asp We offer 4 different levels of involvement: (10x1), (25x1), (50x1), (100x1). All the different options require covering mailing expenses (COD) plus an annual subscription starting from € 30,00 per year. Each bimonthly delivery may contain up to a maximum of 500 copies depending on your interest and urges... Thanks for distributing SuccoAcido even if reading it can be a tad demanding! For the future we strongly suggest you start learning a bit of Arabic as soon as possible: something wild is in the works! SuccoAcido Social facebook.com/succoacido.magazine, twitter.com/succoacido, youtube.com/succoacidotv

How to distribute SuccoAcido onpaper in your city? If you’re interested in joining the Succoacido distribution network, we offer 4 different levels of involvement: (10x1), (25x1), (50x1), (100x1). For all cases is required to cover mailing expenses to be paid COD plus an annual subscription: >>> (10x1) In addition to covering mailing expenses, (10x1) adhere with 1 individual Paper Edition Subscription (€30,00), in exchange for which they will get: a) from a minimum of 10 copies to a maximum of 100 copies per issue of Succoacido paper edition b) priority for all their press releases on Succoacido.net Home and Calendar pages; c) online visibility with a 400 description, static banner with logo (240x100 dpi) and link to their website in the distributors page on Succoacido.net d) visibility on the distributors page of Succoacido paper edition; >>> (25x1) In addition to covering mailing expenses, (25x1) adhere with 3 individual Paper Edition Subscriptions (3x€30,00), in exchange for which they will also get with a) b) c): e) a static banner with logo (120x60 dpi) linking to their website on every page of Succoacido.net for a whole year (info); f) priority for all their press releases on agenda page in the paper edition. >>> (50x1) In addition to covering mailing expenses, (50x1) adhere with 7 individual Paper Edition Subscriptions (7x€30,00), in exchange for which they will also get with a) ... f): g) a free 1/6 page ad for 1 Succoacido paper issue (info); >>> (100x1) In addition to covering mailing expenses, (100x1) subscribe with 13 individual Paper Edition Subscriptions (13x€30,00), in exchange for which they will also get with a) ... g): h) link to their website in the partner section of any Succoacido newsletter issued year-round; i) in case of recurring activities and events (festivals etc.), a static Skyscraper banner (120x600 dpi) and link to their website on the Succoacido.net homepage for the whole event run; l) 2 free nights stay for 2 people at Casa Succoacido, bed & breakfast, showroom and Edizioni De Dieux headquarter (http://casasuccoacido.wordpress.com/); m) a free 1/6 page ad for 2 Succoacido paper issues. Since April 2010 when the past Italian government , through Scajola decree, willfully damaged Italian independent publishing through the indiscriminate cutting of the reduced postage, also Edizioni De Dieux, as many other little publishing houses can’t bear the decupled freight anymore. SuccoAcido is an experiment as many things in Italy now. You are part of the experiment too... Marc De Dieux /\ SuccoAcido


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