mandarino magazine 02

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pensavo di atterrare nella Città Sostenibile… Il solo fatto di poter vivere a Barcellona pare comunque far digerire tutto. Qui si sente speranza nelle magnifiche sorti progressive della società urbana. Anche se poi sono molti i nullafacenti che si arenano in Plaça Tripi, la Piazza dei Trip, proprio sotto il nostro appartamento. accompagnano a nuove integrazioni architettoniche pulite e rigorose, complessi che accolgono uffici, appartamenti, gallerie commerciali e centri universitari. Sembrerebbe che abitanti e studenti siano abbandonati al cemento ma in realtà alle loro spalle, sul Montbau, trovano il verde e la frescura del monte. David la considera un’area povera di attrattive. Io invece la trovo accogliente. Una periferia pulita lontana dal caos acustico della Barcellona centrale. Il mio interlocutore mi indirizza invece verso Sarria San Gervasi e Pedralbes (che in questo momento mi dicono essere elegante ricovero dei calciatori locali), dove i costi si impennano. Isabella, italiana di Milano, si è trasferita qui da qualche mese ed è completamente innamorata della città. L’unica nota stonata per lei è proprio la difficoltà nel trovare una sistemazione adeguata. Ha trovato lavoro a Barcellona e un appartamento in condivisione con altre tre ragazze nei pressi di Arc de Triomf. Mi dice che la Ley de la Vivienda obbliga ormai i proprietari di case sfitte ad affittare ma questo non basta a facilitare la ricerca di appartamenti. Isabella sa che dovrà vivere in “comunità” ancora per qualche tempo. Anche il lavoro non è proprio quello dei suoi sogni. Ha una laurea in scienze ambientali, le piacerebbe lavorare nel settore ecologico ma mi dice che qui la sensibilità e la legislatura al riguardo sono molto simili all’Italia, quindi poco responsabili. E io che, osservando dall’aereo l’enorme pannello solare,

La concorrenza tra stranieri e spagnoli in tema di abitazione è alta. Chi vive a Barcellona si sente giustamente invaso dagli stranieri e osserva con rassegnazione l’impennarsi della domanda e dei costi. Recentemente però si stanno attuando importanti riforme in materia. Per il 2008 il governo di Madrid ha varato un progetto di legge che aiuterà i giovani a emanciparsi dalla famiglia, ad accedere alla prima casa e a intraprendere il proprio progetto di vita. Grazie al pacchetto di misure messe a punto dalla ministra per le Politiche abitative (Carmen Cachòn, classe 1971) chi andrà a vivere fuori dalla famiglia di origine riceverà un sussidio di 255 euro al mese (sgravi fiscali compresi), 600 euro per la cauzione e una garanzia di sei mesi per il padrone di casa. I sussidi per gli affitti potranno interessare circa 360 mila giovani, per una spesa di 411 milioni. Le dinamiche abitative di Barcellona sono d’altra parte argomento di studio per molti. E’ il caso di una Università della California che prevede nel piano di studi di uno dei suoi corsi un mese di approfondimento in Spagna sull’argomento: “about housing problems and solutions, as well as efforts to regenerate older neighborhoods and integrate the Gypsy population and immigrants from Africa, Latin America, and Eastern Europe. We will study the political, ideological, and cultural factors that inform housing policy and the role of the state and community organizations in planning and community development”. Un bell’esempio di come talvolta sia sufficiente cambiare punto di vista per considerare una città che vive conflittualmente i problemi di convivenza tra autoctoni e immigrati un modello degno di essere monitorato e approfondito.

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