liberazione 5 gennaio 2011

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Questo il conto corrente

IL GIORNALE ESCE GRAZIE ALLA SCELTA DI LOTTA bancario per sottoscrivere DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI IMPEGNATI, in favore di Liberazione: PUR IN REGIME DI FERIE DISPOSTO DALL’EDITORE, Intestato a: A REALIZZARE LIBERAZIONE IN DIFESA M.r.c. S.p.a. Salviamo Liberazione DELLA TESTATA E DEI POSTI DI LAVORO Banca Popolare Etica IBAN

giovedì 5 gennaio 2012 Anno XXII n°2 Quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista chiusura ore 20.30 www.liberazione.it

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#OCCUPY

giornale comunista

Monti, sicario della Bce Giorgio Cremaschi

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Supermercato delle braccia Monti, emulo di Sacconi, si scrolla di dosso la Cgil e va all’attacco dell’articolo 18. Lo strumento è il cosiddetto “contratto unico” che rende tutti i nuovi assunti licenziabili e si aggiunge alle altre 46 tipologie di contratti a termine. Per Camusso il modello Ichino è solo «pubblicità ingannevole», mentre Cisl e Uil, che abboccano all’esca avvelenata del governo, sono «solisti stonati». Ma senza lotta non si arresterà la slavina che sta travolgendo tutti i diritti del lavoro servizi alle pagine 2 e 3

Liberazione In 3 giorni sottoscritti 16.492 euro

La solidarietà al giornale è già un evento politico Dino Greco

Dal 29 dicembre, quando abbiamo aperto il nuovo conto corrente per la costituzione di un fondo nel quale fare confluire la sottoscrizione popolare in favore di Liberazione, più di cento persone, da ogni parte d’Italia, hanno prontamente risposto all’appello, inviando somme della più varia entità: tutte ugualmente preziose, tutte importantissime per concorrere a tenere in vita un progetto editoriale di questo giornale. Ad oggi sono stati sottoscritti 16.492 euro, ai quali vanno sommati gli importi, anch’essi rilevanti ma al momento non quantificabili, che affluiscono sul conto corrente postale per rinnovare gli

abbonamenti o per sottoscriverne di nuovi, malgrado il quadro di acuta incertezza che caratterizza l’attuale situazione. Appena saremo nelle condizioni di poterlo fare pubblicheremo tutti i nomi di quanti e quante stanno portando acqua a questo mulino e cercheremo di istituire sul sito un vero e proprio “contatore”, che dia conto, in tempo reale, dei progressi della sottoscrizione. Si tratta di segnali incoraggianti, che si aggiungono alle tante iniziative autoprodotte da circoli e da singoli compagni e compagne che si stanno dando un gran daffare, con suggerimenti, proposte, ipotesi di lavoro di cui le lettere che quotidianamente pubblichiamo rappresentano un esempio eloquente. Si tratta ora di continuare, con la più ferma determinazione, facendo leva sullo spirito di emulazione e su una collettiva assunzione di responsabilità verso il giornale. Si tratta cioè di battere il ferro finchè è caldo e di lavorare affinchè la corsa alla difesa del nostro giornale diventi un cimento di massa, un’impresa di inedite proporzioni. Perché la voragine finanziaria aperta dal taglio dei finanziamenti pubblici è davvero imponente. Provarci e cogliere un risultato significativo sarebbe già, di per sè, un vero e proprio evento politico e culturale, un segnale di vitalità e reattività democratica che scuoterebbe un mondo politico non abituato a queste prove di disinteressata generosità.

i annuncia anche in Italia un film che, almeno secondo le anticipazioni del Il Sole-24 Ore, esalta la figura e l’opera della signora Thatcher in Gran Bretagna. Intanto in Italia il governo si porta avanti col lavoro e si fa esaltare dalla stampa come primo governo thatcheriano nella storia del nostro paese. Monti respinge l’idea stessa del negoziato con il sindacato sul mercato del lavoro. Il governo, dice il Presidente del Consiglio, non negozia con nessuno, ma ascolta e poi decide. Con questa brutale chiarezza Monti spiega perché è stato messo al posto di Berlusconi. L’impresentabile ex Presidente del Consiglio non avrebbe mai potuto affermare un concetto del genere, e tanto più praticarlo, senza suscitare la rivolta. Monti invece suscita un consenso mediatico senza precedenti, è il politico più presentabile possibile per realizzare le politiche peggio presentabili. Per far del bene ai giovani il governo ha deciso che si dovrà lavorare fino a 70 anni. Saranno proprio i giovani a vedere allungata in maniera così stupida e barbara la loro vita lavorativa prima della pensione, perché proprio per essi varrà di più il meccanismo di penalizzazioni e compensazioni che costringerà chi ha lavoro, se ha la fortuna di conservarlo e di restare in salute, di restarvi fino a tarda età. Ora, sul mercato del lavoro, si vuol compiere un’altra opera di bene, sempre a favore dei giovani. Si propone, ci par di capire, un contratto a tempo indeterminato che abbia però un lunghissimo periodo di prova, da tre anni in su, durante il quale sia libera la possibilità di licenziare. A parte la stupidità di un provvedimento che vuole favorire l’occupazione con più facilità di licenziamento. A parte il fatto che l’essenza della precarietà è proprio il ricatto permanente sul posto di lavoro, che qui viene formalizzato nel periodo di prova infinito. A parte il fatto, insomma, che questo contratto è semplicemente il cavallo di Troia attraverso il quale passa la demolizione dell’articolo 18 per tutti i lavoratori; così come si è esteso a tutti i lavoratori il contributivo sulle pensioni, dopo che inizialmente lo si era affibbiato solo ai più giovani. A parte tutto questo, la malafede dell’operazione sta nel fatto che questo contratto “nuovo” si aggiungerà semplicemente agli altri precari già esistenti, senza cancellarne neanche uno. Avremmo quindi il 47esimo contratto precario, dopo i 46 già definiti dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi. Anche qui, dunque, per favorire i giovani, li si colpisce e si estende la precarietà. >> 4


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Tassa di soggiorno Il governo ci ripensa e i leghisti s’arrabbiano. Ferrero: «Prendetevela con le banche» Tassa di soggiorno, il governo ci ripensa. L’annuncio arriva dai ministri Cancellieri e Riccardi: «Sarà riconsiderato il contributo chiesto agli stranieri per il rilascio del permesso. Bisogna valutare se è compatibile con il reddito del lavoratore e con la composizione del suo nucleo familiare». Il Pd applaude, anche se chiede la totale abolizione della tassa. La Lega, invece, minaccia battaglia: «Vigileremo, il contributo deve restare così com’è». La norma, apparsa sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre, impone agli immigrati un contributo variabile tra gli 80 e i 200 euro che si aggiungono ai costi amministrativi della pratica. Nei giorni scorsi si è mobilitato un fronte ampio che tiene dentro anche la Cei.

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Celle di sicurezza inumane Il vicecapo della polizia in polemica col Guardasigilli

Roma, picco di omicidi Ma il vicesindaco pensa ai feti e gli dedica un cimitero

Europa, rischio recessione Juncker, presidente dell’Eurogruppo, lancia l’allarme

A Roma si muore per strada. L’anno appena concluso è stato costellato da omicidi firmati dalla criminalità organizzata. Ma l’amministrazione capitolina ha occhi solo per altre questioni. Ieri mattina il vicesindaco Sveva Belviso ha inaugurato il cimitero dei feti, il “Giardino degli angeli”, un’area di 600 metri quadri nel cimitero Laurentino. Un giardino con camelie bianche e due statue in marmo raffiguranti angeli alati a vegliare sulle tombe dei feti non nati per aborti. «Il progetto non vuole in alcun modo intaccare i principi sanciti dalla legge sull’aborto» ma «restituire valore a quel feto che altrimenti verrebbe considerato rifiuto ospedaliero», ha spiegato il vicesindaco.

«L’Europa è sull’orlo della recessione». Lo ha dichiarato Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo e premier del Lussemburgo. Per Juncker, l’Europa deve agire in modo adeguato al rallentamento economico. Parlando alla radio tedesca Ndr, ha anche escluso che la Grecia possa uscire dall’euro. La Grecia «non sta contemplando il ritorno alla Dracma». Intanto si è appreso che la cancelliera tedesca Angela Merkel incontrerà a Berlino mercoledì il premier italiano Mario Monti. «I colloqui - spiega il portavoce del governo tedesco George Streiter - saranno su temi bilaterali internazionali, sulla situazione nell’Eurozona e sugli sviluppi della situazione economica in Europa». Si tratta della prima visita diplomatica del premier italiano.

Palazzo Chigi «L’agenda verrà decisa in seguito». Come sulle pensioni, “tempi stretti”

Guido Viale economista e scrittore

Lavoro, per adesso solo incontri informali. Ieri è toccato alla Cgil

«Una conversione ambientale per battere banche e finanza»

aver avuto la capacità di elaborare delle alternative. C’è stato insomma un impigrimento mentale spaventoso nel corso degli ultimi trent’anni che ha coinvolto ovviamente tutte le sinistre europee e mondiali ed è all’origine della crisi in cui tutti quanti versano. La ragione di fondo è che il contesto economico è radicalmente cambiato, siamo arrivati a fare i conti con i limiti di capacità di carico del nostro pianeta e che quindi ogni possibilità di valorizzare le risorse umane, tecnologiche, infrastrutturali e tecniche che abbiamo a disposizione può essere attuato soltanto in un processo che sia compatibile con il contesto ambientale. E questo richiede un cambio di prospettiva che non c’è, nemmeno nella sinistra radicale, nemmeno in me. Si tratta di un lavoro ancora tutto in larga parte da elaborare anche se molti elementi su cui costruire questo processo mentale ci sono ma richiedono ovviamente uno sforzo collettivo che non è nelle facoltà di una singola persona né di una singola organizzazione.

Fabio Sebastiani

Pd sull’orlo di una crisi di nervi e sindacato spaccato. Non ci sono più tanti dubbi sul fatto che il vero modello ispiratore di Mario Monti nelle relazioni con le parti sociali sia quello di Maurizio Sacconi. Se il centrodestra mirava programmaticamente alla fine della Cgil, l’esecutivo “tecnico” tenta di assolversi da ogni responsabilità antisindacale “in nome della Bce”. Il risultato è che il lavoro continua ad essere il “terreno programmatico” fondamentale. Ieri il ministro Elsa Fornero ha incontrato, informalmente, la leader della Cgil Susanna Camusso. Al termine ne è uscito un comunicato da parte del ministero che in sostanza supera lo scoglio degli incontri bilaterali ma mette il sindacato di fronte alla nececessità dei «tempi brevi». Per il sindadcato di Corso d’Italia, che lunedì deciderà il da farsi nel corso del Comitato direttivo nazionale, «non è necessaria la concertazione anni ’90 ma un confronto serio e onesto». Il contratto unico di Ichino, sottolinea la Cgil, che da qualche giorno preferisce utilizzare twitter per far conoscere il suo pensiero, «è pubblicità ingannevole. Non cancella la precarietà di oggi e ne aggiungerà nuova domani». Serve, invece, «un piano del lavoro per i giovani. Usare il contratto di inserimento e di formazione che cancelli i contratti precari a oltranza». Risposta di Ichino: «Mi dispiace che la Cgil insista con questa lettura, ma più di quello che ho scritto e detto, per dimostrare l’esatto contrario non posso fare». Regolati i conti con il professore e, con il Governo, sulla procedura, per la Cgil rimane il nodo dei rapporti unitari. «Con Cisl e Uil bisogna concordare uno spartito - afferma -: non si può chiedere ogni giorno la concertazione e poi accettare di fare i solisti stonati». Anche perché il cosiddetto perimetro dei temi da trattare rimane dal punto di vista “unitario” alquanto fumoso. Per il sindacato, infatti, sarebbe comunque penalizzante un sistema di “vasi comunicanti” che abbia da una parte l’articolo 18 e dall’altra gli ammortizzatori sociali. «Noi chiediamo al Governo con tenace determinazione - sottolinea in una nota la Cisl - di non partire da posizioni precofenzionate da altri, ma di saper costruire nei prossimi giorni con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali un Patto sociale che riguardi le politiche per migliorare il mercato del lavoro e incentivare la buona occupazione, rilanciare la crescita con investimenti e liberalizzazioni, sostenere i redditi di lavoratori, pensionati e famiglie con la riforma fiscale. Quello che conta per la Cisl è il merito». Nel panorama sindacale c’è molto

> Nel carcere romano di Regina Coeli > Stefano Montesi

Per il sindacato di Corso d’Italia, che lunedì riunirà il Direttivo nazionale, «non è necessaria la concertazione anni ’90 ma un confronto serio e onesto» fermente. A prendere posizione, ieri, sono stati i metalmeccanici della Uil. Secondo la Uilm, è giusto discutere di riforma ed estensione degli ammortizzatori sociali ma è «assolutamente superfluo tornare a mettere in discussione l’articolo 18». Il timore è che anche sul fronte degli ammortizzatori sociali l’esecutivo voglia stare

Il prefetto Francesco Cirillo, vicecapo della polizia, contesta la nuova norma del decreto svuota carceri che impone di custodire in cella di sicurezza gli arrestati in flagranza in attesa della convalida. In Italia ci sono 1.057 camere di sicurezza in grado di ospitare 21 mila persone per «il transito» nelle carceri. Ma «non è assicurata l’ora d’aria, non c’è il bagno interno né è prevista la divisione tra uomini e donne». Tutti «accessori indispensabili per la dignità delle persone». Insomma: «Il detenuto sta molto meglio in carcere». Irritata il ministro della giustizia Paola Severino: «Queste norme sono state totalmente concordate con il ministero dell’interno e i vertici delle forze di polizia».

“al risparmio”. «È sempre meglio che l’uso degli ammortizzatori diminuisca, ma è sbagliato e controproducente interpretare i dati sulla cassa integrazione del 2011 con un evidente eccesso di ottimismo», sottolinea Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil. Per il sindacalista, la realtà delle cose conferma infatti «la gravità e la persistenza della crisi, e dimostra come gli effetti drammatici sull’occupazione si stiano perfino aggravando». Il 2011, ricorda, è il terzo anno che la spesa per la cig tocca la cifra del miliardo (era stata di 1,2 mld nel 2010 e 914 mln nel 2009). Un dato stridente con le cifre di 179 e 223 mln, autorizzate rispettivamente nel 2007 e nel 2008, e che evidenzia, sottolinea il sindacalista, come resti «un abisso da colma-

Vittorio Bonanni

> Manifestazione contro la riforma dell’articolo 18 > Simona Granati

re». Ma per Fammoni vanno analizzati anche le cifre del rapporto fra cig e domande di disoccupazione. «Per tutto il 2011 le domande di disoccupazione sono state più alte dell’anno precedente, nonostante sia drasticamente calato il numero di lavoratori che può raggiungere i requisiti necessari. Si conferma così che la diminu-

zione della cassa significa solo in parte rientro dei lavoratori nei posti di lavoro, mentre una quota crescente viene espulsa e finisce nella disoccupazione». C’è quindi bisogno, conclude Fammoni, «di garantire certezza nella prosecuzione della cassa e le risorse vanno date a chi, perdendo il lavoro, ne è privo».

> Qui sotto Mario Monti > Reuters/Giampiero Sposito

Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, ha detto oggi (ieri per chi legge ndr) che in questa fase stanno trionfando delle “idee fallite”. Sulle quali però in molti insistono e scommettono... Su questo punto Fassina ed io concordiamo pienamente. Il problema è che dietro questo magazzino di idee fallite che è il liberismo si nascondono invece degli interessi molto corposi a cui il governo Monti è di fatto subordinato. E insisto nel dire che non è subordinato soltanto per una coincidenza di interessi, determinata dalla presenza di banchieri nel proprio governo o perché molto condizionato ancora da maggioranze precedenti che lo sostengono. Ma perché totalmente sottomesso al

Marini «Sul contratto unico ormai esiste una convergenza molto ampia. Proponiamolo»

Lavoro, la destra Pd prova a forzare la mano Frida Nacinovich

Più facile appoggiare il governo Monti riparandosi sotto l’ombrello del Quirinale. Più difficile aver le stesse idee - trovare una sintesi, come si dice in casi del genere - su un tema capitale come quello del lavoro. Di fronte all’annuncio dell’esecutivo di mettere mano all’intero complesso di relazioni riguardanti il lavoro, la discussione interna al partito tricolore assume toni concitati. L’ala destra del partitone - non

è un mistero - non aprirebbe bocca di fronte a misure drastiche, quelle che piacciono ai terzopolisti di Casini-Fini-Rutelli e che non dispiacciono al Pdl di Angelino Alfano. In questo ultimo caso soprattutto perché indebolisco il rivale numero uno nel gradimento degli elettori, il Pd. Oltre ad allontanare i democrat dai loro naturali alleati di centrosinistra, Idv, Sel e Federazione di sinistra. Franco Marini cerca una sintesi. Il lupo marsicano, ex segretario della Cisl, premette: «Il governo

ufficiali del partito sul tema, espresfa bene a considerare una priorità la se solo pochi mesi fa alla conferenriforma del mercato del lavoro». za del lavoro di Genova. Ma si sa, Poi dispone: «Il Pd avanzi la propoai democrat piace chiacchierare. E sta di contratto unico sulla quale piace farsi del male.Comunque sia, ormai esiste una convergenza molla linea Marini trova subito sostenito ampia. Credo che anche il Pdl tori. Il deputato Giorgio Merlo risaprà guardarla con attenzione». pete come un mantra: «Sì al conL’interrogativo viene spontaneo: tratto unico, sì alla concertazione, ma se era così facile trovare una sintesi, perché allora tante discussioni senza aprire una lunga ed interminabile trattativa».Tiziano Treu, non - anche laceranti - nel Pd? Marini, contento dei suoi exploit fine anni che fra le tante è stato anche presinovanta interviene nel dibattito. Su dente dell’assemblea di palazzo queste posizioMadama, offre ni:«La prima ripersino una Ichino insiste: forma da fare sponda al colleriguarda proga di partito «Esistono tecniche Pietro Ichino, di protezione diverse prio gli amtanto apprezzamortizzatori che garantiscono la to dalla destra sociali, perchè dignità dei lavoratori del Pd quanto in momenti di criticato da sicrisi c’è un dipendenti nistra: «Ichino mucchio di molto meglio è un bravo tecgente che perde dell’articolo 18» nico del diritto, l’occupazione capirà che non e quindi ha bic’è spazio per altre proposte. La sogno di essere aiutata». In questo questione dell’articolo 18 è un falcampo, l’esempio da seguire, seso problema, va mantenuto per evicondo Treu, è quello tedesco. «I tetare il licenziamento discriminatodeschi in questi tre anni hanno rio, che rappresenta un fenomeno avuto come noi crisi di produzione marginale». Ma Ichino, tetragono, però sono riusciti a riposizionarsi e insiste: «Esistono tecniche di protea ristrutturarsi sui mercati molto zione diverse, che garantiscono la bene». Tagliando il costo del lavolibertà, la sicurezza e la dignità dei ro. La sinistra del partito democralavoratori dipendenti molto meglio tico oggi non interviene, quello che dell’articolo 18. E che, soprattutto, aveva da dire l’ha spiegato ieri. E non generano dualismo di tutele non è certo la posizione di Marini, nel tessuto produttivo, come invedi Merlo, di Treu, di Ichino & c. Più che tricolore, il Pd sul lavoro è un ce lo genera l’articolo 18». Testuale. arcobaleno di posizioni. Spesso e Va da sé che tutta la discussione è lontana anni luce dalle posizioni volentieri in libertà.

Oltre a non condividere ovviamente le ricette che l’Europa sta adottando per uscire dalla crisi di fatto assecondando chi la crisi l’ha provocata, Guido Viale va oltre nelle sue considerazione. Fino a paventare una rivoluzione ecologica che porti a riformulare completamente la politica. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione partendo comunque dalla strada intrapresa dalla Grecia da un lato e da Monti in Italia dall’altro per pagare il debito.

Oggi dire giustizia ed equità vuole dire giustizia ed equità ambientale. Non c’è assolutamente nessuna possibilità di dare ascolto e di rispettare i diritti di tutti se non nell’ambito di un processo che rispetti in primo luogo l’ambiente dogma della mancanza di alternative e dal fatto che non ci sono altre possibilità che accettare misure dettate da processi economici governati dalla finanza internazionale. Detto questo uno si aspetterebbe, anche da governi di destra, un minimo di pragmatismo anche perché ad un certo punto i nodi verranno al pettine. Non ci sarà crescità né equità e si dovrà ricorrere, volenti o nolenti, a qualche elemento keynesiano per risalire la china... Credo invece che non ci sia più spazio per le mezze misure. Parliamo di introdurre un minimo di meccanismo keynesiano. Ma io non credo

Un salto all’indietro che azzera la centralità del lavoro

Così, il “totus politicus” prof. Monti ci fa tornare indietro di tre secoli Paolo Ciofi

Auguriamoci che il 2012 sia migliore del 2011. Un augurio da rivolgere soprattutto a chi, uomo o donna, giovane o anziano, nativo o straniero, non ha certezze per l’oggi e per il domani, e del futuro vede soprattutto ombre e oscurità. E’ la maggioranza degli abitanti di questo Paese. Sono coloro che non dispongono di rendite o di patrimoni in qualche modo accumulati, ma possiedono solo le proprie capacità, da scambiare con i mezzi per vivere. I giovani disoccupati, certo. Gli operai e i precari, le donne. Ma non solo loro. C’è anche chi è andato, o dovrebbe andare, in pensione. Insomma, il multiforme universo dei lavoratori, di chi vive del proprio lavoro: passato, presente e futuro. Mandiamo in archivio espressioni come “capitale umano”, che anche il Presidente della Repubblica, con una imprevista caduta di stile, si è lasciato sfuggire nel messaggio di Capodanno. Sono persone in carne e ossa, molte delle quali già soffrono nelle ristrettezze del momento. Mentre tutte le previsioni per il 2012 volgono al peggio, e della tanto sbandierata equità del governo Monti finora non c’è sentore. Equità, che per essere tale e avvertirla come tale, dovrebbe comportare che a pagare la crisi siano quelli che l’hanno attizzata, non chi la subisce; e che i sacrifici per salvare l’Italia dalla banca-

rotta siano ripartiti in modo proporzionale e progressivo in rapporto ai redditi e alla ricchezza. Ma non è cosi e i dati, tutti al ribasso, parlano chiaro: per quanto riguarda l’occupazione, come per i salari e il potere d’acquisto. Davvero si pensa di poter uscire dalla crisi continuando a penalizzare il lavoro, come avviene da oltre vent’anni in Italia e in Europa, privilegiando al contrario rendite e profitti? E colpendo i lavoratori non solo nei redditi, ma anche nella dignità e nei diritti? Espropriandoli della loro identità e rappresentanza politica? Dentro i canoni classici del pensiero liberale questo è un problema che non trova soluzione. Ne è una dimostrazione anche l’articolo firmato da Eugenio Scalfari il 31 dicembre. Adesso che ha scoperto che il professore bocconiano non è un tecnico ma un «finissimo uomo politico», il fondatore di Repubblica sembra colto da un vertiginoso senso di euforia. Siamo in buone mani, assicura, giacché questo governo fa suoi i «valori sui quali è nata l’Europa moderna», di cui «le bandiere tricolori della Grande Rivoluzione sono il simbolo rappresentativo». Come se - secondo una visione per la verità un po’ retro - si possano identificare i sistemi economici e politici del XXI secolo nei valori del mondo settecentesco della borghesia ascendente. Tagliando fuori, tra l’altro, due secoli di storia del movimento operaio, che ha

che utilizzare anche al massimo quelle ricette sia di per sé sufficiente a rimettere in moto l’economia perché il sistema economico è radicalmente cambiato rispetto a settanta od ottanta anni fa. E quindi non basta sostenere la domanda o fare grandi opere per aumentare l’offerta perché l’economia appunto si rimetta in moto. Occorrono insomma scelte nuove e radicali... Sì, e sono quelle che io ho sintetizzato nella formula della conversione ecologica. In particolare nei confronti della situazione immediata bisogna avere il coraggio di prendere di petto il problema del debito. Che nelle dimensioni attuali è assolutamente insostenibile per qualsiasi governo e per qualsiasi politica ma che va affrontato assumendo a livello nazionale ed europeo posizioni diametralmente diverse a quelle che caratterizzano tutto il pensiero mainstream non solo economico ma anche politico. Di fronte a tutto ciò appare con forza l’inadeguatezza della sinistra italiana ed europea... Tutti hanno accettato il mercato così come lo presenta appunto l’economia mainstream senza rendersi conto dei problemi e senza

prodotto la rivoluzione russa, lo Stato sociale in Europa e in Italia la Repubblica democratica fondata sul lavoro. In buona sostanza, il totus politicus prof. Monti ci riporta alla vecchia idea del liberismo, confutata dai fatti e dalla storia, secondo cui il mercato alloca razionalmente le risorse. Per cui, stabilito che il potere economico e politico sta tutto dentro il perimetro della nuova borghesia capitalista, alla quale occorre assicurare un nuovo dinamismo, il problema dell’Italia arretrata consisterebbe nell’affermazione piena dei principi liberali. Ossia, in un salto all’indietro che di fatto azzera la centralità del lavoro, e quindi la Costituzione dell’Italia repubblicana. Una concezione che trascura un piccolo dettaglio: ovvero che la crisi del capitalismo nasce esattamente laddove il liberismo ha raggiunto il suo apogeo, rappresentato dai “liberi mercati” americani; e che la democrazia liberale è in crisi ovunque nel mondo per un deficit organico di rappresentanza. Se dunque, come sta avvenendo in Italia e in Europa, la causa della crisi viene adottata come ricetta per guarire dalla crisi, non c’è via d’uscita. Né, d’altra parte, si può ragionevolmente ritenere che la politica, come da più parti si spera, possa mettere sotto controllo “i mercati”, se sono “i mercati” ad avere in mano la politica. Da questo circolo vizioso apparentemente senza sbocchi si esce a una condizione: che tutti quelli che subiscono gli effetti devastanti della crisi, a cominciare dai lavoratori dipendenti, uomini e donne, si uniscano e si organizzino in un’ampia coalizione politica. Non c’è tempo da perdere. Per l’anno che verrà gli auguri sono quindi auguri di lotta, perché senza la lotta non c’è speranza. Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà.

Tanto per cominciare dovrebbe essere inserito, quando si valuta lo Stato del mondo, un parametro di carattere ambientale, tuttora completamente assente... Oggi dire giustizia ed equità vuole dire giustizia ed equità ambientale. Non c’è assolutamente nessuna possibilità di dare ascolto e di rispettare i diritti di tutti se non nell’ambito di un processo che rispetti in primo luogo l’ambiente. Se non lo si fa chi ne trae vantaggio lo fa sicuramente a discapito di qualcun altro e in genere della maggioranza della popolazione mondiale, ma anche ovviamente in ambiti più ristretti. Equità e rispetto dell’ambiente sono ormai due processi indissolubili. Non si può parlare dell’uno dimenicando l’altro. Non è un caso che Monti, pur accreditandogli le migliori intenzioni in termini di equità, non ha mai citato l’ambiente nei suoi discorsi e non è assolutamente in grado di parlarne. Nel futuro possiamo ancora assegnare, nel contesto appena descritto, un ruolo alle sinistre siano esse moderate o antagoniste? Detto francamente non credo che la distinzione tra destra e sinistra abbia più significato. E’ chiaro che gli interlocutori del mio discorso e di tutte le iniziative che si possono intraprendere si trovano oggi in gran parte all’interno della sinistra. Ma credo che proprio il fatto che si rifacciano alla sinistra sia un handicap. Perché tracciano dei confini assolutamente privi di un reale significato nei confronti di molte altre realtà e soggettività che potrebbero essere recuperate. Insomma serve una rifondazione totale della politica? Direi proprio di sì. Sono processi molecolari, che non richiedono dei proclami o dei convegni, e che devono porre l’accento su ciò che veramente conta e non su qualcosa che invece appartiene al nostro pur degnissimo passato.


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giovedì 5 | gennaio 2012 |

Usa Nomination repubblicane al via: vince Romney, ma il trionfo è di Santorum

Chevron Multa da 18 miliardi di dollari per aver inquinato le foreste amazzoniche

«Too close to call», troppo vicini per annunciare un vincitore. Come nelle famose elezioni in Florida del 2000 (quando venne poi eletto Bush figlio), la corsa per la nomination repubblicana nell’Iowa è stata un rincorrersi per ore tra i candidati fino al risultato definitivo: Romney ha battuto Santorum per soli 8 voti. Newt Gingrich si ferma al 13%, Rick Perry arriva appena al 10, Michelle Bachmann è lontanissima, con il 5%. Sono loro ad uscire malconci e non si può escludere che la loro corsa finisca qui. La vera sorpresa è la valanga di voti che ha ricoperto Rick Santorum (semi sconosciuto fino a poche settimane fa): un segnale di allarme per Romney, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

La compagnia petrolifera Usa Chevron dovrà pagare all’Ecuador un risarcimento di 18 miliardi di dollari (quasi 14 miliardi di euro) per i danni causati nella regione amazzonica. La decisione del tribunale di appello ecuadoriano conferma la sentenza di primo grado del febbraio 2011. L’azienda americana ha annunciato la volontà di portare il caso davanti al tribunale degli Stati Uniti oltre che di presentare ricorso alla Corte Suprema dell’Ecuador. Circa 18 anni fa, gli abitanti del Rio delle Amazzoni citarono in giudizio la compagnia petrolifera Texaco - acquisita da Chevron nel 2001 - per non aver correttamente rimosso i rifiuti della perforazione, che hanno contaminato vaste aree di foresta pluviale.

Egitto Chiesta la pena di morte per l’ex presidente Mubarak

> Hosni Mubarak > Reuters/String er

Un altro ex raiss che rischia di fare una brutta fine. La procura generale della corte d’assise del Cairo ha chiesto la pena di morte per l’ex presidente Hosni Mubarak, accusato di incitamento all’omicidio di manifestanti durante le rivolte della Primavera araba in Egitto. Accusato dello stesso reato anche l’ex ministro dell’interno Habib El Adli e sei ex alti responsabili della polizia. Tutte le accuse della procura si basano su «prove irrefutabili». Il processo al deposto presidente egiziano era ripreso il 2 gennaio. Per la procura, Mubarak non diede l’ordine di uccidere, ma non impedì al suo ministro degli interni di far sparare sulla folla e non lo destituì una volta conosciuti i fatti.

Fiom Intensa giornata di mobilitazione ieri tra Genova, Palermo e Ancona

Fincantieri, le tute blu ottengono la convocazione del ministero Fabio Sebastiani

vero la ristrutturazione secca dell’azienda a colpi di licenziamenti e senza uno straccio di idea sul futuro. L’orizzonte immediato delineato dall’azienda è fatto di circa 1.300 esuberi e il sostanziale abbandono di due cantieri (Sestri Ponente e Ca-

stellammare). L’ultimo colpo tentato dall’amministratore delegato, di un sostanziale accordo separato firmato sito per sito ha visto addirittura l’opposizione di una parte dei delelegati dei sindacati firmatari (Uilm e Cisl). «Il piano aziendale - sottolinea Alessandro Pagano, responsabi-

Sulla vicenda Fincantieri si torna di nuovo a Roma. Ieri a metà giornata dopo un acuto di proteste da parte delle tute blu è arrivata la convocazione da parte del ministero dello Sviluppo economico. Ci sono voluti giorni e giorni Per il momento di mobilitazioni e tante ore di Passera non ha un sciopero per ordine del giorno in spingere il mimano. Il 10 gennaio nistro Corrado servirà solo Passera al passo decisivo. a “prendere le L’ultima spallamisure”. Per mettere ta è arrivata dai in discussione lavoratori di Seun accordo separato stri Ponente che ieri hanno e riaprire un tavolo mandato in tilt sulle prospettive l’aeroporto di del settore serve Genova con il parecchio coraggio blocco degli accessi e da quelli di Palermo, che > Lavoratori di hanno paralizzato la circonvallazioFincantieri in ne. Qui i sindacati sono riusciti ad lotta > Fabio ottenere anche un tavolo con ConFrustaci/Eidon findustria. Più “tranquillo” invece il polo di Ancona. Le tute blu hanno comunque avuto un incontro con il viceprefetto Corona al quale hanno consegnato un documento in cui si chiede all’azienda di affidare al sito le due navi «promesse». Di cosa si dicuterà a Roma? Per il momento Passera non ha un ordine del giorno in mano. Il 10 gennaio servirà solo a “prendere le misure”. Per mettere in discussione un accordo separato e riaprire un tavolo sulle prospettive del settore serve pareacchio coraggio, sopratuttto verso le lobby industriali e finanziarie del >> dalla prima Bel Paese. «Per noi, lo scopo di tale incontro sarà quello di riprendere il Giorgio Cremaschi confronto sui problemi specifici del Gruppo nell’ambito del settore dell governo Monti, d’altra parte, ha un manla cantieristica navale - sottolinea dato preciso, che non è quello del parlacon forza la Fiom, per bocca del semento italiano e neanche quello del Presigretario generale Maurizio Landini dente della Repubblica, al quale prima o poi - individuando anche ulteriori apsi dovrebbe ricordare che l’Italia non è una repuntamenti». «Un confronto che pubblica presidenziale. dovrà essere mirato alla definizione Il mandato di Monti nasce da due privati citdi un’intesa che, sulla base di solutadini che, in virtù del potere della Banca cenzioni industriali credibili - continua trale europea, si sono permessi di indicare nella Fiom - risponda alle esigenze di l’agosto 2011 ai governi italiani, tutti, cosa sviluppo produttivo e di salvaguardovrebbero fare. Tra i tanti punti della lettera dia dell’occupazione e di tutti i canDraghi-Trichet è bene ricordare quello che retieri». In poche parole, ribaltamento del cosiddetto “piano Bono”, ov-

Monti, il sicario della Bce

I

Quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista Direttore responsabile Dino Greco Vicedirettore Romina Velchi

Redazione Viale del Policlinico, 131 00161 Roma - tel. 06441831 (15 linee r.a.) fax 0644183254 MRC SpA Viale del Policlinico, 131 - 00161 Roma Amministratore unico Marco Gelmini Diffusione tel. 0644183226/8 fax 0644183229 ccp n. 93966000

le della Cantieristica per la Fiom cancella qualsiasi possibile elemento di solidarietà nei confronti dei cantieri più colpiti dallo scarico di lavoro, a partire dal cantiere di Ancona per il quale, ad esempio, non è ancora stata confermata l’assegnazione della commessa Du Ponant».

Sulla vicenda è intervenuto il segretario del Prc Paolo Ferrero. «Voglio esprimere il nostro pieno appoggio alle lotte degli operai e impiegati Fincantieri che difendono l’azienda e il posto di lavoro. Un accordo separato, che non ha visto l’adesione della Fiom, ricalca un piano industriale presentato e subito ritirato dall’azienda l’estate scorsa a causa della ferma reazione dei lavoratori, accordo che prevede la chiusura dello stabilimento di Sestri Levante e il ridimensionamento di Ancona e Palermo». «Se passasse questo piano sarebbe la morte lenta dello stabilimento - aggiunge il leader del Prc -. Fincantieri è controllata dal Ministero dell’Economia e se è vero che Monti vuole rilanciare la crescita, cosa aspetta ad intervenire?» Il Prc chiede una nuova strategia produttiva e il cambio dei vertici aziendali, «responsabili dell’attuale grave situazione dell’azienda». Il Pd, intanto, dopo aver fatto pressioni su Passera per la convocazione del tavolo (Michele Meta) ha invitato il Governo a considerare le proposte che giacciono in Parlamento che prevedono, tra l’altro le “navi mangiapetrolio”, di cui Fincantieri possiede un brevetto, e che sarebbero finanziate grazie ad un contributo dei petrolieri. C’è poi la possibilità di rifinanziare la legge per la rottamazione dei traghetti e delle navi merci, che nel nostro Paese hanno anche 60 anni d’età, e di dar vita a un tavolo tecnico con gli operatori del settore per la costruzione di navi ecocompatibili, a propulsione mista elettrica e a carburante.

editoriale cita: «dovrebbe essere adottata un’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti…». Nessuno faccia il furbo, quindi. Davvero non ne possiamo più di piccoli imbrogli e ipocrisie. Il governo Monti deve portare in Europa lo scalpo dell’articolo 18, o almeno un pezzetto di esso. Se alla cancellazione progressiva della tutela contro i licenziamenti ingiusti aggiungiamo poi la distruzione del contratto nazionale, anch’essa chiesta dalla Bce e oggi praticata da Marchionne, per i lavoratori non resta più nulla di sicuro.Tutti i diritti costituzionali saranno cancellati nel nome dello spread. A questo punto le chiacchiere stanno a zero. E’ penoso vedere il sindacato confederale chiedere con il cappello in mano tavoli e riunioni. Non si è ancora capito che il governo deve anche mostrare pubblicamente che prende a calci nel sedere il sindacato? Sulle pensioni il sindacato confederale italiano ha già subito una sconfitta drammatica. E’ la prima volta, nella storia del nostro paese, che si fa una controriforma previdenziale di

intestato a Mrc SpA Amministrazione tel. 0644183230 Distribuzione Sodip “Angelo Patuzzi” SpA, via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (Mi) Pubblicità Minimega Srl - via A. Serra, 52 00191 Roma - tel. 0633219846 - fax 063330261 Tipografie Rotopress srl, viale E. Ortolani, 33-37 00125 Roma - tel. 0652169744

tale portata e contro tutto il sindacalismo confederale. Si vuole attendere ancora un’altra catastrofe sul mercato del lavoro per poter dire che il governo e i padroni sono cattivi, ma il sindacato è responsabile? Oggi la responsabilità che si chiede al sindacato è in realtà autentica irresponsabilità sociale e democratica. L’unica scelta seria che può fare un sindacato confederale che voglia davvero misurarsi con la sua migliore storia e la sua migliore tradizione e non diventare un ente inutile, è quella di lottare fino in fondo contro il governo Monti e la sua politica, senza farsi ricattare da nessuno. Visto che ci trattano come i greci, bisogna fare come in Grecia: scioperare e lottare esplicitamente contro questo governo, senza aver paura di farlo cadere. Tanto lo spread va comunque per conto suo e se si vuole davvero affrontare la crisi economica dal lato della giustizia e dell’eguaglianza, bisogna mettere in discussione il governo delle banche in Italia e in Europa e i thatcheriani fuori tempo che lo compongono e lo sostengono.

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#OCCUPYliberazione Una realtà desolante che esclude dalle cronache schiere di artisti solo perché le loro quotazioni sono irrilevanti. Questo giornale è, ed è stato, una voce fuori dal coro. Perciò è amato da quella parte di autori non ubbidiente e remissiva al sistema Roberto Gramiccia

Se Liberazione chiude non cadrà il mondo. Le cose in apparenza continueranno ad essere come sono. Nessuno si strapperà i capelli. E tuttavia, a ben guardare, alcune cose gravi capiteranno. In queste poche righe, che spero non siano di commiato definitivo, vorrei occuparmi, con tutta la consapevolezza e la misura dei nostri limiti, delle conseguenze che la chiusura avrà sulle dinamiche del sistema dell’arte. O meglio dell’informazione sul mondo dell’arte. Di un punto di vista piccolo, cioè, ma “altro” rispetto a quelli convenzionali, che ho cercato di raccontare su questa testata le cose dell’arte nel corso di questi ultimi lunghissimi–brevissimi dodici anni. Vorrei iniziare a farlo ricordando un episodio che risale all’ottobre dell’anno scorso. In quella occasione, dentro uno spazio storico dell’arte romana, La Nuova Pesa, e con l’appoggio fondamentale di un’intellettuale democratica, come Simona Marchini, fu possibile raccogliere opere di molti artisti di caratura nazionale e internazionale, che accettarono di buon grado di mescolarsi con autori meno noti e meno affermati (in tutto furono più di 120), per scongiurare un pericolo che allora appariva mortale: quello della chiusura di Liberazione. In quella circostanza fu allestita una mostra dal titolo ben augurante, Che mille fiori sboccino, la cui alta qualità è ancora documentata da un bel catalogo che in quella occasione andò a ruba.Oltre 120.000 euro furono raccolti nell’asta che ne seguì, e ciò contribuì ad allontanare temporaneamente il pericolo della chiusura. Racconto questo episodio non per banale vanagloria, visto che contribuii alla sua realizzazione, ma per dimostrare in modo inoppugnabile quanto il mondo dell’arte considerasse e consideri vitale la sopravvivenza di una piccola testata come la nostra. Ma perché Liberazione veniva e viene avvertita come una cosa da difendere con le unghie e coi denti? Perché in generale, per quanto riguarda la cultura oltre che l’economia, la politica, la società e il mondo del lavoro - Liberazione rappresenta un osservatorio, certamente di parte, ma parimenti indispensabile nella dialettica delle opinioni che fanno di un paese una realtà realmente libera e democratica. Se Liberazione chiuderà definitivamente e se accanto a questo lutto altri, come è certo, se ne aggiungeranno, il nostro paese non sarà più uguale, il mondo dell’informazione non sarà più uguale, la nostra cultura ne risulterà amputata. C’è inoltre uno specifico che riguarda il mondo dell’arte, perché,

> La Gioconda con i baffi, provocatoria opera di Marcel Duchamp, 1919. Sotto, la mostra realizzata a Napoli in occasione dell’VIII congresso del Prc > Impronte

Trasformata in merce l’unico requisito ormai è il valore di scambio

L’arte malata grave ha bisogno di Liberazione mentre per altre discipline - la letteratura, il cinema, lo spettacolo esiste un’informazione diffusa e relativamente diversificata, permeabile, cioè, ad opinioni di varia natura, segno e peso, per l’informazione sulle arti visive la cosa è completamente diversa. Nel senso che - mi spiace dirlo - essa è in grande parte genuflessa agli interessi di un sistema dell’arte che somiglia sempre di più ad una slot machine taroccata. Una macchina, cioè, piegata sugli interessi di un apparato che vede nel binomio potere-profitto l’unica ragione di sopravvivenza. Nel corso dei secoli l’arte ha sempre avuto anche un valore commerciale che conviveva, tuttavia, con altri e più fondativi valori: la qualità, l’originalità, la capacità di suscitare emozioni e di resistere al tempo, la profondità, l’aderenza alla realtà o, al contrario, la visionarietà. Insomma una serie infinita di requisiti solo in parte riconducibili alla sfera della ragione, perché all’arte appartiene anche quel quid di indefinibile che rende un’opera un capolavoro senza che sia del tutto e fino in fondo possibile comprenderne le ragioni (pensate al sorriso di Monna Lisa). Ebbene di tutto questo quasi nulla è rimasto. L’arte, cioè, si è trasformata in merce. Una merce il cui unico requisito è il suo valore di scambio.

Il valore cioè certificato dai prezzi di aggiudicazione spuntati nelle grandi aste internazionali. Niente di meno. Ma neanche niente di più. Di questa realtà desolante, che esclude dalle cronache schiere infinite di artisti giovani, vecchi o trapassati solo perché le loro quotazioni e gli interessi che muovono sono irrilevanti, credete che alla stampa borghese interessi qualco-

sa? Purtroppo no. Non interessa proprio nulla. Un po’ perché le lobbies che governano l’arte contemporanea sono troppo forti e convincenti. E un po’ perché, a forza di sostenere che l’arte che più vale è quella che costa di più, tutti si sono convinti che non esiste nulla oltre il potere dei soldi. Ecco, Liberazione in tutti questi anni ha sostenuto il contrario. E’ stata una voce fuori dal coro. Per que-

sta ragione tanti artisti l’hanno difesa. E badate, non solo quelli dimenticati dalla stampa ma anche gli altri, quelli più affermati e persino già storicizzati. Perché a un artista, quando è tale, non interessa godere di privilegi. Egli è consapevole del proprio valore. La sua è un’aspirazione grande che non conosce le afflizioni delle piccole gelosie di bottega. Semmai, aspira alla ribalta delle grandi battaglie, come quelle di un tempo fra astrattisti e figurativi. Semmai aspira a sconfiggere il tempo e la morte. Sono consapevole che la nostra voce è stata piccolissima. Ma, in un silenzio assordante, anche una piccola voce è stata un bene prezioso. Gli artisti grandi e piccoli lo sapevano. Per questo vi si erano affezionati. E’ solo di pochi giorni fa l’ultima dimostrazione di questo affetto: la mostra “Provare e riprovare” che, in occasione dell’VIII Congresso di Rifondazione comunista a Napoli, ha presentato i materiali dell’archivio di questo partito insieme a dodici magnifiche opere di artisti e di artiste di assoluto rilievo e alla performance di un giovane autore venuto dalla Spagna. Non facciamo i nomi di questi generosi perché vogliamo che essi rappresentino, simbolicamente, una parte del mondo dell’arte. Quella parte non codina, tecnocratica, ubbidiente e remissiva al sistema, quella che più ci interessa. Si tratta di una parte dell’intelligenza viva di questo paese. Ecco, penso che per questi intellettuali la fine di Liberazione, se sarà definitiva, rappresenterà una perdita gravissima. Oltre cinquecento sono state le recensioni e gli scritti che in questi dodici anni hanno raccontato la storia dell’arte del nostro tempo. Non sta certo a me giudicare la qualità di questi pronunciamenti. Quello che rivendico con orgoglio, ringraziando chi mi ha messo in condizione di realizzarli - primi fra tutti Rina Gagliardi e Sandro Curzi - è la sincerità, l’autenticità e la libertà di giudizio che hanno guidato le mie opinioni e le mie scelte. Un punto di vista autenticamente critico, certo non indifferente alle ragioni di classe che lo governano ma anche emancipato da qualsiasi concezione strumentale della cultura e dell’arte. L’arte quando è libera - oggi significa libera dal mercato - è progressiva per definizione. E quindi un’angolazione di classe non confligge con la sua autonomia. Se Liberazione non risorgerà sarà un po’ più difficile per l’arte sopravvivere. E, guardate, le minacce che incombono su di essa sono già enormi, come abbiamo tante volte tentato di dimostrare. L’arte è malata. Malata gravemente. Solo chi è autenticamente interessato ad un futuro diverso dall’attuale, diverso, migliore e più giusto può difenderla. Non lo diciamo solo noi. Basta leggere un moderato illuminato come Jean Claire per capirlo. La soppressione di ogni voce autenticamente interessata alla sopravvivenza dell’arte avvicina ciò che Hegel aveva preconizzato: la sua morte. Ma noi inguaribili ottimisti rivoluzionari vogliamo credere che Hegel si sbagliasse. Del resto, non per caso, siamo stati sempre dalla parte di Marx. Per farlo dobbiamo far ri-vivere Liberazione. Diamoci da fare fin da subito.


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Alessio Giaccone Prc Mondovì

Per ricordare Impastato oggi tutti sintonizzati su Radio 100 passi!

«Anche noi responsabili della sospensione» 23 anni, iscritto a Rifondazione dal 2009, occhiali bordati di nero e un’ammirazione per gli Scritti Corsari di Pasolini. Alessio Giaccone “da grande” vuole diventare il sindaco della sua città, Mondovì, in provincia di Cuneo. Dopo la vittoria di Gigi Garelli nel capoluogo, il professore appoggiato da Rifondazione nella corsa alle primarie per le Comunali 2012, anche a Mondovì c’è aria di novità. In attesa del voto che a maggio potrebbe decretare la fine della storica guida a destra in consiglio comunale, il giovane laureato in Scienze Politiche è il primo a lanciarsi nella sfida delle primarie. Tuttavia Giaccone non è nuovo alle sfide elettorali: già nel 2010, infatti; si era presentato con la Federazione della Sinistra alle Regionali piemontesi. Al di là delle indiscrezioni, finora quello di Alessio Giaccone è l’unico nome trapelato dalle fila del centrosinistra monregalese che alla sfida elettorale si presenta con un nuovo soggetto politico, “Mondovì in Movimento”. Abbreviato in Mo.Mo., questo nuovo aggregato nato ufficialmente a settembre ma di fatto creato un anno fa, raduna un’ottantina di cittadini che rappresentano movimenti, associazioni e partiti che vanno dal SEL a Rifondazione, dal Pd all’Italia dei Valori. “Il Mo.Mo. – spiega Alessio Giaccone - lavora diviso in gruppi tematici che si occupano di ambiente, intercultura, urbanistica, lavoro… Da queste commissioni uscirà un programma generale rispetto al quale ogni candidato sarà chiamato a fare le sue proposte e scelto attraverso lo strumento delle primarie”. Conosci la situazione del giornale che racconterà la tua candidatura? La sospensione (si spera momentanea) di Liberazione è una pessima notizia. La responsabilità sicuramente è anche nostra, anche mia, che questo importante giornale non abbiamo saputo diffondere a sufficienza. A essere sospesa sarà la voce delle lotte, delle storie delle ingiustizie di questo paese. Viene limitato fortemente il pluralismo dell’informazione e peggio ancora quello democratico: perché se il ”sapere”, se l’ ”informare”, viene ridotto a ”merce” nelle mani del Mercato, solo i grandi gruppi editoriali con alle spalle capitali ingenti potranno portare il punto di vista, che non sarà mai un’analisi disinteressata e oggettiva dell’esistente, bensì la loro visione del mondo, che si contrappone alla nostra, che questo ingiusto mondo vogliamo cambiare.

Anna Cattaneo - L’intervista integrale è on line su Liberazione.it

Roberta Ronconi

> Una rima pagina di “Terra”

Il Cdr di ”Terra”

«Siamo in sciopero ad oltranza. Ci uniamo alla vostra lotta» Castalda Musacchio

> Alessio Giaccone, “da grande” vuole diventare il sindaco della sua città, Mondovì, in provincia di Cuneo

”Terra”? Da gennaio giornalisti e poligrafici sono in sciopero ad oltranza. Dopo una trattativa estenuante con l’editore - Luca Bonaccorsi - e la proprietà di riferimento - i Verdi - la decisione è stata presa in una sofferta e travagliata assemblea di inizio anno a maggioranza assoluta. Le ragioni che hanno indotto lavoratori e lavoratrici ad un atto di forza vengono spiegate dai rappresentanti del Cdr, Rossella Anitori e Paolo Tosatti, che hanno raggiunto l’assemblea permanente di ”occupyLiberazione” non solo per portare la loro solidarietà ma, soprattutto, per spiegare le ragioni della loro protesta.

Allora, cosa succede a ”Terra”? Abbiamo dichiarato sciopero ad oltranza. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto: non prendiamo lo stipendio dal mese di giugno; quindi, ad oggi, abbiamo maturato 7 stipendi più 13esima e 14esima che l’azienda ci ”deve” e di cui, ad «Le ragioni dello oggi, non abbiamo visto sciopero sono nulla.

molteplici. Innanzitutto: non prendiamo lo stipendio da giugno. Ma l’azienda, nonostante i tanti accordi, non intende pagare il dovuto»

Da quando è iniziata la trattativa? E’ iniziata a giugno. Siamo passati attraverso varie fasi. Una in cui l’azienda siglava accordi, in cui si impegnava a rinnovare contratti in scadenza o a rientrare con dei piani di pagamento. Un’altra in cui puntualmente tutti gli accordi venivano disattesi. E dire che il dialogo con il sindacato avrebbe offerto all’azienda un vantaggio enorme. In che senso? Dal punto di vista economico soprattutto. Il sindacato è stato da sempre disposto a riaprire lo stato di crisi e a concedere persino la cassa integrazione straordinaria. L’azienda, non solo non ha voluto accettare questa proposta, ma si è anche rifiutata di rinnovare i contratti in scadenza. Solo dopo due mesi di trattativa e, dopo uno sciopero di oltre 7 giorni, si è detta favorevole all’ipotesi di rinnovare i contratti con

l’accordo chiave del 12 ottobre e a restituirci i nostri soldi spalmando le mensilità arretrate su un piano di 5 mesi. Ma anche questo di accordo non è stato rispettato. Allora, cosa avete deciso di fare? A questo punto è scattata la linea dura. Insieme a Stampa Romana abbiamo denunciato l’azienda per comportamento antisindacale. Dopo una settimana di scontro, l’azienda ha deciso di tornare sui suoi passi e il 7 dicembre siamo tornati a Stampa Romana. In questo nuovo accordo si prevedeva il rispetto di quello del 12, con la trasformazione dei contratti precari a tempo indeterminato per agevolare l’accesso dei lavoratori in Cigs tentando anche una cessione del contributo ai lavoratori. A questo punto? Il 12 ottobre l’azienda dice: ”Pagherò i lavoratori con il residuo del credito del 2010”. Nemmeno 40 giorni dopo conferma al Cdr di aver già ceduto tutto il credito - che serviva per pagare gli stipendi - del 2010 e di aver disposto la cessione del credito del 2011. Non solo: al tavolo del 12 ottobre quello che è stato chiesto dal Cdr e dal sindacato era l’assunzione di 8 redattori. Alla fine ha accettato non assumendone 8, bensì 12. Inoltre avevamo chiesto esplicitamente a Stampa Romana di assumere solo redattori semplici proprio perché versiamo in stato di crisi. Noi ci siamo accordati con Stampa Romana che dovevano essere tutti assunti con la qualifica di redattore semplice, ma l’azienda ha preteso di contrattualizzarne due con contratti da caporedattore e caposervizio che, naturalmente, costano molto di più. Il che significa che su una redazione di 10 persone ci sono più dirigenti che redattori ordinari. Alla trasformazione dei contratti però avrebbe dovuto fare seguito la cessione del contributo pubblico sempre per pagare gli stipendi arretrati, ma questa cessione non è avvenuta. L’azienda non ha presentato sufficienti garanzie per la stipula del contratto. Sarebbero anche dovuto seguire le procedure per l’apertura dello stato di crisi mentre dal 7 al 31 dicembre l’azienda non ha fatto assolutamente nulla. E’ così che si arriva al 2 gennaio e alla decisione dell’assemblea dei redattori di ”Terra” che, a maggioranza assoluta, ha dichiarato lo sciopero ad oltranza.

Il microfono degli onesti, di quelli che lottano contro le mafie, contro tutte le criminalità e gli abusi di potere. Nel ricordo di Peppino Impastato - il giovane trentenne ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi, in Sicilia, per averne denunciato abusi e malaffari - è nata due anni fa Radio 100 passi. Oggi, 5 gennaio 2012, a partire dalle 9.30 fino a tarda notte, l’emittente festeggerà il compleanno di Peppino e il suo secondo anno di vita con una maratona radiofonica intitolata appunto “Il ricordo di Peppino”. Un modo diretto per ricordare Impastato e il suo strumento di lotta, quella “Radio aut” dai cui microfoni Peppino e i suoi compagni puntavano il dito contro la criminalità usando i mezzi dissacranti dell’ironia e dello sbeffeggio. Radio aut riceveva minacce e intimidazioni ogni giorno. Lo stesso succede oggi a Radio 100 passi. Dopo numerosi sabotaggi e furti, infatti, la radio si è vista costretta a lasciare la sede nel quartiere la Cava di Palermo. Uno dei quadranti più a rischio del capoluogo siciliano, e proprio per questo scelto dal gruppo di lavoro che vede come presidente onorario Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Ma le minacce non li hanno fermati, anzi il gruppo di lavoro dell’emittente siciliana è pronto a rilanciare con l’apertura di una web-tv (in streaming su www.radio100passi.net) per dare anche un volto ai protagonisti dei tanti dibattiti che prenderanno vita durante la maratona radio. Ricchissimo il programma. In mattinata, dunque, dopo i saluti di Giovanni Impastato, la giornata proseguirà con un dibattito su “L’nformazione oggi“, su quale autonomia, libertà e possibilità reali di fare informazione esistano sui media attuali. Dopo gli interventi di Roberto Natale (Fnsi) e Paolo Butturini (Stampa romana) è previsto un lungo collegamento con la sede di Liberazione, da dove i lavoratori del giornale occupato parleranno della loro situazione e delle prospettive del quotidiano le cui uscite in edicola sono sospese dal 1 gennaio. Dalle 12.00 il programma proseguirà sotto il titolo “Un’altra Italia è possibile?” con gli interventi del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Nel pomeriggio, collegamenti con gli attivisti delle associazioni Rete 100 passi di Hannover, Milano, Roma, Bari. Alle 17.00, aggiornamenti sulla “riapertura del caso giudiziario Peppino Impastato”, alla presenza di Giovanni Impastato e Umberto Santino. Dalle 18.00, focus sulle strategie e l’impegno verso una cultura della legalità, a cui parteciperanno giuristi, magistrati, i commercianti dell’associazione “addio pizzo” e l’associazione antiracket “Libero Futuro”. Dopo il brindisi delle 19.00, sempre a Palermo e sempre in diretta, verrà inaugurata la nuova sede della radio e di Casa 100 passi, in via dei Nebrodi 55.


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“Rubrica lettere” viale del Policlinico 131 - 00161 Roma - fax: 0644183254 lettere@liberazione.it

lettere& commenti

lettere@liberazione.it

“Liberazione”, una lotta in difesa dell’informazione libera e indipendente, una lotta per i diritti sacrosanti del lavoro Lamiapiena solidarietà Salve. Voglio porgervi la mia piena solidarietà verso la vostra lotta, che è anche una lotta in difesa dell’informazione libera e indipendente, insieme all’essere una lotta per i diritti sacrosanti del lavoro. Non mollate. Noi siamo dalla vostra parte. Davide Tamacoldi Levate (Bg) Circolo Prc Dalmine (Bg)

1,20europerogni numeroscaricato Care compagni e cari compagni, il 3 gennaio ho fatto un primo bonifico di 50 euro sul conto “Mrc Salviamo Liberazione”, è poco ma il mio contratto non viene rinnovato da quattro anni, mentre i prezzi si rinnovano a getto continuo. Oggi 4 gennaio ho scaricato il giornale in pdf ed ho deciso di accantonare 1,20 euro per ogni numero scaricato, da mandarvi poi in unica soluzione: anche se si fatica a leggerlo, mica posso leggere il giornale senza pagarlo, anzi invito tutti i compagni che lo scaricano a fare lo stesso. Arrivederci... in edicola. Paolo Mazzasette Perugia

anestetizzati dinanzi alla realtà illusoria ed accattivante che viene propinata a piene mani dai detentori del potere. Mai più consentirò che qualcuno possa impunemente sentenziare che se un giornale, un partito o delle idee soccombono, ciò sarebbe semplicemente dovuto alle leggi della natura umana (alias del mercato), secondo le quali il più debole debba necessariamente soccombere. Per questo ho voluto mettere in atto questo piccolo ma importante gesto di orgoglio, nonché di vicinanza umana ed intellettuale a tutti coloro che in questi anni ed in questi giorni stanno dando fondo a tutte le proprie risorse per continuare a far sopravvivere il giornale cartaceo e la diffusione capillare delle idee che esso consente, ed insieme ad esso le proprie giuste ragioni e diritti di lavoratori e lavoratrici. Un abbraccio. Luigi Altamura (Ba)

Ilcoupon inunabusta Sono le 8 del 4 gennaio 2012, ho scaricato ora ora il giornale (non l’ho ancora sfogliato); ovviamente ho messo il coupon dell’abbonamento in una busta (come farò ogni giorno) e quando saranno abbastanza ve li invio. Grazie dell’ottimo lavoro. F. Mencaraglia via e-mail

Faròtuttoquello chemièpossibile Care lavoratrici e cari lavoratori di “Liberazione”, caro direttore, sono un lettore abituale del vostro splendido giornale, sul web, ma non l’ho mai comprato in edicola. Ieri però ho provveduto, senza alcun tentennamento, a versare anch’io il mio modesto contributo per salvare questo giornale, ovvero per impedire che i soliti soloni del liberismo (e non solo loro...) possano continuare a sentenziare che certi giornali e certe correnti di pensiero siano appannaggio di una sparuta cerchia di nostalgici, i quali non avrebbero alcuna volontà reale di adoperarsi per tradurre tali idee in fatti concreti. Ed in verità per tutti questi anni non ho mai comprato il giornale, sottovalutando il fatto che queste idee, così ben lucidamente esposte, fossero il frutto di enormi sacrifici da parte di chi tesserati di partito, direttore e soprattutto lavoratori e lavoratrici della redazione - provvedeva ad assicurare l’uscita del giornale e la sua diffusione. Sottovalutavo che questo giornale, che le idee che si diffondevano attraverso di esso, camminavano di pari passo con lo sforzo enorme di chi provvedeva a farlo sopravvivere, e che gli sforzi quotidiani per farlo sopravvivere camminavano di pari passo con la lotta quotidiana che quelle persone mettevano (e mettono) in atto per squarciare il muro di qualunquismo del pensiero dominante e far penetrare all’interno di esso qualche spazio di riflessione lucida ed onesta. Oggi questa sottovalutazione è sparita dinanzi alla bruta realtà di un sordo provvedimento governativo. Mai più esiterò a fare quello che mi è possibile, nel mio piccolo, per evitare che questi sforzi rimangano senza seguito, e che questa vicenda possa dare ulteriore forza a chi, al contrario, continua a diffondere l’idea che tutti, indistintamente, siano ormai

Perora stampiamolonoi Gestisco un centro servizi a Genova e intendo stampare delle copie di “Liberazione” per sostenere la lotta del giornale. La pubblicazione di pagine accoppiate rende quelle pagine di difficile lettura. La separazione delle due pagine rende la stampa un processo macchinoso. Nei prossimi numeri potete pubblicare tutte le pagine separate? Filippo Parodi Genova

Noivogliamo leassunzioni Sono Michele Nitti, meglio conosciuto come ex dipendente della storica azienda Trenitalia e vi racconto come la mannaia del licenziamento sia calata sulla testa di 800 lavoratori Italiani. Molti hanno contribuito con tante proteste legali e non, altri stanno ancora investendo tutte le loro forze vitali combattendo freddo e lontananza dalle famiglie da oltre 1 mese a 40 metri di altezza sulla torre nella stazione di Milano, altri con lo sciopero della fame sulla palazzina del parco Prenestino a Roma, altri occupando un palazzo in costruzione della Banca Intesa a Torino, altri ancora invadendo disperati la stazione di Messina. Lo slogan dell’Italia unita dei 150 anni almeno nel settore ferroviario non convince nessuno! Cara Trenitalia Istituzioni, noi vogliamo le assunzioni e lo ripetiamo con rabbia. Il mondo politico è in subbuglio, i consumatori tentano una class action, i dipendenti cercano di ricucire questo paese con i treni, ma Trenitalia è ferma sul principio poco convincente dell’antieconomicità del servizio notturno e l’avvento degli aerei low cost. Allora istituiamo anche in Italia i treni low cost e collochiamo gli 800 lavoratori licenziati. Si punta

tutto sull’alta velocità che sull’Adriatico non esiste, si spendono ben 1,5 mld di euro per ristrutturare 59 Frecciarosse con l’abolizione delle classi ed introducendo le vetture del silenzio dove i bimbi non potranno forse accedere, le vetture con salette riunioni forse non per anziani o famiglie appartenenti ad un target dirigenziale a discapito dei treni strapieni. Il progetto finale delle Fs è quello di integrare ed intersecare il trasporto pubblico locale con il Frecciarossa nei 2 hub di Roma e Bologna e se così deve essere non fate piangere queste 800 famiglie che hanno perso lavoro e dignità! Visto il progetto, Trenitalia e Regioni integrino questa gente qualificata da anni a bordo dei treni regionali che grazie agli interventi statali e regionali si sono incrementati negli ultimi tempi. Possono adempiere a qualsiasi compito, sono preparati professionalmente. L’istanza di aiuto è rivolta da tutti noi 800 lavoratori al Governo, ai presidenti di Regione, ai parlamentari di qualsiasi schieramento, a tutti gli assessori ai Trasporti, ai sindaci di tutte le città di questi lavoratori feriti, ai sindacati nazionali tutti, a chiunque abbia un minimo di forza politico-sociale per far tornare sulla bocca di questi dipendenti un po’ di sorriso e di tranquillità attraverso la ricollocazione nel trasporto pubblico locale perché queste persone si sentono “ferrovieri” o forse lo sono. Michele Nitti via e-mail

Unacolletta periparlamentari Cara “Liberazione”, «come volevasi dimostrare» è proprio il caso di dire. La commissione parlamentare ha lavorato per costruire una verità falsa: i nostri parlamentari sono dei poveri indigenti, a confronto degli altri parlamentari europei. Senza troppa fantasia e con molta faccia tosta, adesso che impongono a lavoratori e pensionati enormi sacrifici, i parlamentari italiani (forse) si toglieranno 500 euro per dimostrare la loro grande buona volontà e tra sei mesi-un anno si aumenteranno di nuovo lo stipendio di 1.000 euro se non di più. D’altronde, ogni popolo ha i parlamentari che si merita. Paolo De Prai via e-mail

Cuneo,duecarte dagiocare Il risultato delle primarie del centrosinistra ha sicuramente “spiazzato” vecchi schemi della politica cittadina. Delegittimare Gigi Garelli non vuol dire delegittimare solo il vincitore di queste elezioni primarie o l’aggregazione di forze che l’ha sostenuto: vuol dire delegittimare le cittadine, i cittadini, i giovani, i migranti. Tutti coloro i quali si sono mobilitati domenica 27 novembre per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. Garelli, che proviene dal mondo fecondo dell’associazionismo e che non è iscritto a Rifondazione, ora ha il compito di coagulare le forze del centrosinistra, allargando poi la coalizione a tutte quelle forze politiche e liste civiche disponibili a sottoscrivere questa carta d’intenti, vero collante delle coalizione. Il punto di partenza non può che essere l’attuale coalizione di governo della

città, di cui Rifondazione Comunista fa parte sulla base di un programma condiviso. Questo lavoro non può esimersi dal coinvolgere l’attuale sindaco Valmaggia poiché, come abbiamo scritto nelle linee guida per le primarie sulla continuità del lavoro amministrativo svolto in questi anni, vorremmo innestare nuove proposte e nuovi percorsi. Continuità ed innovazione: giustamente Valmaggia, garante delle elezioni primarie del centrosinistra, è stato coinvolto fin dall’inizio nella fase di costruzione del programma per le elezioni amministrative del 2012. Garelli e Valmaggia sono le due carte da giocare per presentarsi credibili e vincenti all’appuntamento delle amministrative di primavera. Per quel che riguarda noi (e per noi intendo la Costituente dei Beni Comuni, un movimento coeso sui principi programmatici ma molto aperto all’esterno, che presenterà una propria lista unitaria alle comunali) riteniamo che i Beni Comuni e il lavoro siano una nozione costituente dell’alternativa di società e sono per noi una battaglia strategica: un programma politico di aggregazione di tutti coloro che ritengono i beni comuni e il lavoro la strada attraverso cui superare la mercificazione delle cose e dei rapporti sociali favorendo nel contempo la partecipazione popolare. Un processo per noi davvero costituente che dialoga direttamente con i cittadini singoli o associati, che non considera il confronto come possibile ma centrale: un dialogo diretto e partecipato su tutto ciò che avviene fuori dalle stanze, fuori da palazzo, dentro la città a partire da acqua, urbanistica, infrastrutture, nomine. Ad ognuno dunque il proprio compito, per il bene della nostra città. Fabio Panero consigliere comunale Prc, Cuneo

Lacondizione carceraria La condizione carceraria italiana fa acqua. Gli istituti penitenziari sono 206 e i detenuti sono più di 67.000. La capienza regolamentare è però ben al di sotto della popolazione carceraria. I reclusi in più sono oltre le 21.000 unità. Immagino che sarà difficile dare concretezza al precetto di rieducare chi è incappato nelle roventi maglie del codice penale. Per completare il fosco quadro, occorre aggiungere che quasi 15.000 detenuti sono in attesa del primo giudizio. Poco meno di 25.000 carcerati sono stranieri. Dal primo gennaio al 5 dicembre 2011 i suicidi sono stato 60. Numeri che fanno male a chi sta dentro, ma anche a chi sta fuori. Fabio Sìcari Bergamo

Sciopero:senonora, quando? Sono andato all’Inps per farmi rilasciare il prospetto delle 13 mensilità della mia pensione di 1.283 euro netti, così come congelata dal Governo Monti, per il 2012. Su ogni mensilità, per il blocco dell’indicizzazione del 3,50%, più circa il raddoppio dell’addizionale comunale Irpef e dell’acconto sull’addizionale comunale, perdo circa 46 euro netti, 57 lordi, ogni mensilità. Totale circa 600 euro annui. Viva l’equità: colpita

una pensione di 1.283 euro netti! Pagano quelli che hanno sempre pagato. Se i sindacati non si decidono, oltre agli scioperi della Fiom, a fare sciopero ad oltranza fino alla revoca delle misure sul blocco delle pensioni e sui pensionandi, vedi sette anni in più, nonché sul blocco degli stipendi degli statali, in un momento in cui è prevedibile l’arrivo di una enorme inflazione, temo che il signor Monti vedrà ben presto gli effetti della sua manovra: recessione. E rischio di disordini sociali. Lo sciopero è l’unica arma democratica che hanno i lavoratori. Se non ora, quando? Per quel che mi riguarda mi asterrò ulteriormente, come difesa e come rivincita sociale, dall’acquisto di tutto ciò che non sia strettamente di prima necessità. E attenzione: all’essenzialità ci si abitua; e può anche piacere. Giuseppe Casagrande via e-mail

Orario continuato Egregio direttore, un tempo non lontano i negozi non chiudevano durante la giornata e i titolari erano costretti a pranzare/cenare nel retro del negozio. Ma non basta. A volte dovevano servire i clienti con il boccone ancora in bocca. Poi ci sono stati i cambiamenti, e così i negozi hanno avuto il loro tempo di pausa stabilito dai Comuni. Con l’espansione della grande distribuzione, l’orario continuato è diventato una normalità e il piccolo commercio ha sofferto questa novità che ha messo in difficoltà tanti negozi a conduzione familiare, o con dipendenti da pagare. Adesso con la liberalizzazione degli orari di apertura il Governo (insieme ai Comuni) vuole che i negozi mantengano gli stessi orari degli ipermercati e centri commerciali. Praticamente si sta correndo dietro alla grande distribuzione con la differenza che loro i numeri li fanno, mentre il piccolo esercizio arranca e rischia di chiudere perché fa fatica a rimanere sul mercato. Poi ci sono i negozi gestiti da stranieri che non chiudono mai, ma questa è un’altra questione che le Associazioni di categoria devono affrontare per tutelare i loro associati. E i politici? Silenzio assoluto! Marino Bertolino via e-mail

Inmemoria dimiopadre Quando cambia la vita perché ti scopri più debole, ti hanno diagnosticato un tumore, gli approcci possono essere molteplici. Ci sono persone rinunciatarie, che si deprimono e addirittura non vorrebbero curarsi. Il male li vince prima se possibile. C’è chi invece cerca di continuare a vivere normalmente, si cura con terapie talvolta molto pesanti, lavora e trova proprio in ciò a cui ha sempre rivolto la sua energia e la sua passione la forza per guardare avanti, per porsi dei nuovi obiettivi, delle nuove mete da raggiungere. Questo abitua a convivere con un male così forte, così invadente come quasi sempre è un tumore. Davanti c’è la speranza che la malattia diventi cronica come purtroppo poco spesso ancora accade. Il destino è lì dietro l’angolo, pronto a regalarti qualcosa oppure a non farti nessuno sconto. Alessandro Bovicelli Bologna


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> S. Andrea Ionio (Cz) Aspettando la Befana... dalle 19 tombola, karaoke, zeppole, giochi e tante altre sorprese: appuntamento nella sede dell’associazione “Primavera andreolese”, in via Aldo Moro. > Spinoso (Pz) Giovedì alle 19 al Piccolo Teatro “E. Guerriero” secondo appuntamento con la rassegna cinematografica “Dentro la vita” con la proiezione del film Welcome di P. Lioret. Un film di rara potenza e bellezza che toglie il respiro, con una scrittura per fetta e una regia magistrale: un’emozionante storia d’amore e di amicizia. Il protagonista è un insegnante di nuoto in una piccola cittadina che si apre alla Manica, la sua vita cambia quando incontra Bilial, un giovane curdo che ha attraversato l’Europa da clandestino per raggiungere la sua ragazza in Inghilterra. L’unica possibilità per Bilial di realizzare il suo sogno è attraversare la Manica a nuoto e il suo coraggio convincerà Simon a sfidare la legge per aiutarlo. Un film appassionante che è stato premiato al Festival di Berlino e ha vinto il prestigioso Premio Lux del Parlamento Europeo come miglior film del 2009. > Bari Conferenza stampa di presentazione del progetto Sguardi di piacevole attesa giovedì alle 11 nella sede dell’assessorato alle Infrastrutture strategiche e alla Mobilità, via G. De Ruggiero 58; intervengono Guglielmo Minervini, assessore regionale alle Infrastrutture strategiche e alla Mobilità; Michele Suma, presidente dell’associazione “Sguardi”; Roberto Pagone, direttore Territoriale Produzione di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS); Giulio Mastromauro, regista autore di “Amor taciuto”, una delle opere selezionate per “Sguardi di piacevole attesa”. > Napoli Dal 5 al 15 gennaio alle 21 al Ridotto del Mercadante, piazza Municipio, lo spettacolo Eleonora, ultima notte a Pittsburgh di Ghigo de Chiara, con Anna Maria Guarnieri, regia di Maurizio Scaparro (nelle date 6, 8, 12, 15 gennaio alle ore 18). > Cassino (Fr) Per l’Atina Jazz Winter... giovedì alle 17 anteprima winter concerto carcere con Danilo Rea, che replicherà alle 21.30 al Teatro Manzoni (ingresso 12 euro); l’incasso della serata servirà a finanziare le iniziative di solidarietà a favore della casa circondariale di Cassino. > Roma Note da Museo Napoleonico, piazza di Ponte Umberto I 1, alle 21, Quintetto Jazz Classico: la musica swing e il Jazz classico d’oltre oceano, con brani di Benny Goodman, Glen Miller, Duke Ellington; ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Prenotazione consigliata allo 060608. Giovedì alle 21.30 Dungeon Elite+Sostanze Records party in concerto al Traffic Club, via Prenestina 738. Sabato alle 16 al Casale Podere Rosa, via Diego Fabbri, La befana smemorata: spettacolo con burattini liberamente tratto da “La Freccia Azzurra” di Gianni Rodari. Colorato, fantasioso, comico e romantico, lo spettacolo vedrà quali interpreti un educatore-attore e delle

giovedì 5 | gennaio 2012 |

incontri calze-burattini e coinvolgerà i bambini grazie a canzoni, filastrocche e interazioni di vario genere. Un susseguirsi di avventure e colpi di scena che vedranno come protagonisti i giocattoli. Nonostante la vena allegra e giocosa che caratterizza l’intero spettacolo, i temi trattati aiuteranno i bambini a riflettere sull’amicizia e la lealtà. Tutto ciò sarà possibile grazie all’aiuto dei piccoli spettatori, che verranno sempre coinvolti come assoluti co-protagonisti. Alla fine tutto sarà risolto e la Befana arriverà a salutare i bambini e donare loro l’ultimo dolcino delle feste! Stanca e delusa da una vita dedicata al servizio della Befana, la scopa volante si ribella e decide di ammutinarsi relegando apparentemente la vecchina in uno stato di confusione mentale. Questa volta i regali del 6 gennaio verranno consegnati solo a bambini ricchi e facoltosi accontentati nelle loro richieste solo in cambio di laute mance. Con i soldi ricavati, la scopa intende cambiar vita e volare verso il successo e la notorietà. Preoccupati dall’evolversi degli eventi, i giocattoli esposti nella bottega della Befana decidono di fuggire a bordo di un bizzarro aeroplanino, il Jumbo Mambo. L’aereo decolla la notte dell’Epifania, la destinazione è quella decisa dalla Befana. Tutti i bambini del mondo dovranno avere i loro regali, senza alcuna distinzione. La missione si concluderà con successo e la scopa verrà smascherata. Ingresso a sottoscrizione: per gli adulti (genitori e accompagnatori) è richiesta la tessera soci del Casale (per in non soci la richiesta di iscrizione 2012, costo annuale 5 euro). Electro, techno, breakbeat. Al csoa Villaggio Globale, via Monte dei Cocci 22 - Lungotevere Testaccio 1, giovedì alle 22 Witches are back! 100% girls in consolle: “Suit Kei drastic beat”, “Miss Le Viol killer tits”, “Kemikal Girl psycho killers” e “Iffe nmk”. Ingresso a sottoscrizione (3,50 euro). Domenica al Circolo degli Artisti, via Casilina Vecchia 42, a ROMA, Wi-Fi Art presenta Il dono dell’attimo, a partire dalle 19 con ingresso libero. “…per rivelare non per mostrare, per mettere a nudo senza compiacimenti, per indagare nell’ombra e offrirci nuovamente quell’attimo di sottile piacere dimenticato”. L’associazione culturale “La Discordanza” presenta

un evento artistico multiforme dove la danza e la fotografia si incontrano: le fotografie in mostra e le danzatrici in scena si confrontano nello stesso spazio rivelando le une i segreti delle altre e dando luogo a simultanee percezioni dell’attimo danzato. Coreografie di Laura Miscio, foto a cura di Alessandro Marchetti e Riccardo D’Antimi. Musica di Abel Korzeniowski dalla colonna sonora del film “A single man”. Collettiva di artisti sul tema della danza espongono: Albino Tonnina, Dorotea Zanca, Mattia La Torre, Valeria D’Avossa, Simone Lettieri, Irina Mattioli, Arianna Fiore, Manuela Luzi, Bianca Corica, Giorgia Papetti, Giuseppe Aiello, Hans Christiansen, Eleonora Lippi. Aperitivo dalle 19 free entry; selezioni musicali Paolo Teta Roarr dj set. Per informazioni: 06 70305684; info@circoloartisti.it. Giovedì Note da Museo alla Centrale Montemartini, via Ostiense 106: alle 17 Quartetto d’archi con la musica swing e il jazz classico d’oltre oceano, tra brani di Benny Goodman, Glen Miller e Duke Ellington. Ingresso con biglietto del museo fino ad esaurimento dei posti disponibili. Giovedì ai Musei di Villa Torlonia, via Nomentana 70, alle 21 Commedie nell’arte: portare il teatro “in giro” come un tempo.E in questo caso, in giro per i musei nel territorio di Roma Capitale. In un gioco di reciproca rivalutazione, il teatro, gli spazi museali e le opere in essi esposte diventano una cosa sola. Tutte le arti sullo stesso carro di Tespi, pronte a scambiarsi intenti e funzioni, a richiamare l’attenzione l’una sull’altra e a suggerirsi reciprocamente nuovi spunti. In questo contesto, si vuole unire all’ideale carro un’altra arte: quella di raccontare il Natale, come esperienza collettiva di aggregazione, come strumento di analisi della storia di Roma e della memoria dei suoi cittadini. Dunque, così nasce l’idea di uno spettacolo da proporre in uno spazio museale nel periodo natalizio. Ingresso con biglietto del museo fino a esaurimento dei posti disponibili. Prenotazione consigliata allo 060608. Alla Casa del Jazz, viale di Porta Ardeatina 55, alle 21 Claudio Filippini Trio in concerto in occasione della presentazione del suo nuovo cd intitolato “The Enchanted Garden”, realizzato per

incontri@liberazione.it

Cam Jazz; ingresso 10 euro.

www.pesospecificoteatro.org.

> Monterotondo Scalo (Rm) Si scrive acqua ma si legge democrazia. La terra non è eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli. Giovedì alle 19.30 a “Il Cantiere”, via Aldo Moro snc, iniziativa a difesa dell’acqua.

> Genova Basta sangue, pace e diritti per il popolo kurdo. L’associazione Senza Paura di Genova organizza per giovedì 5 gennaio dalle 17.30 in piazza De Ferrari, sotto la sede dell’ambasciata della Turchia, un presidio di protesta contro la repressione violenta del popolo kurdo.

> Senigallia (An) Brusco & Roots in the sky+Caligula Sound in concerto giovedì alle 22 al Mamamia. > Firenze The Disciples+Jah Station Sound in concerto venerdì alle 22 al Flog. > San Miniato (Pi) Venerdì alle 21 al teatro comunale Quaranthana, La corte dei Miracoli in Serata Magica: sul palco del Quaranthana si alterneranno importanti prestigiatori del panorama nazionale e non solo, tra cui Mirko Melegatti, campione italiano di magia di scena e Dash, noto prestigiatore specializzato in magia parlata e micromagia. Presenta il mago Alex pronto ad ammaliare gli spettatori con i suoi numeri di cartomagia. Ingresso 6 euro. > Bientina (Pi) Venerdì alle 17 al Teatro delle Sfide, via XX Settembre 30, speciale Befana con Mago Chico nello spettacolo Ombre di magia di e con Federico Pieri. > Modena A TeTe - Teatro Tempio, viale Caduti in guerra 192, sabato e domenica L’albero del pane, con eventi e spettacoli per bambini fino ai 90 anni e oltre organizzata da Gruppo Darte Peso Specifico. Sabato alle 10 laboratorio di costruzione di boule de neige” a cura di Precariart; alle 11.30 Caccia al Tesoro e alle 16.30 lo spettacolo “Storia di pane” di e con Angelo Burico e Cristina Carbone (ingresso 6 euro). Alle 21 la conferenza “La potenzialità del bambino interiore e la crescita umana” con la docente Maria Rita Parsi psicoterapeuta, scrittrice, docente, presidente della Fondazione Movimento Bambino. Domenica Giornata dedicata all’artista Antonio Catalano: alle 16 percorso artistico Mondi Fragili, mostra spettacolo di e con Antonio Catalano; dalle 17 mostra aperta. Ingresso libero. Per info e prenotazioni: 380-3696993. www.teatrotempio.it,

Presidio dei lavoratori dell’Esselunga Domenica alle 11 a PIOLTELLO (Mi), in via Perugino (di fronte all’ufficio postale), assemblea degli operai di tutte le cooperative e dei lavoratori che lottano contro i padroni, indetta dal presidio permanente Esselunga. Dal 27 novembre davanti allo stabilimento di via Giambologna è in atto uno sciopero con presidio permanente dove realtà solidali e lavoratori di altre cooperative sostengono concretamente la lotta degli operai Esselunga.

> Segrate (Mi) Giovedì alle 22 Dellera & The Judas in concerto al Circolo Magnolia, via Circonvallazione Idroscalo 41, “Festa della Befana”; ingresso gratuito con tessera Arci. Dellera, così gli piace farsi chiamare, è conosciuto come autore e bassista degli Afterhours e come protagonista di numerose collaborazioni, lavorando con artisti quali “Dente”, “Il Genio” e “Calibro 35”. > Milano Sabato dalle 22.30 all’Alcatraz, via Valtellina 21, serata Milano rock con Live Band e Redhotribu; a seguire dj set fino alle 4; ingresso donna 10 euro con consumazione compresa fino alle 24 (con la stampa della riduzione dal nostro sito www.alcatrazmilano.com); ingresso uomo 14 euro con consumazione compresa. Dopo la mezzanotte ingresso 14 euro per tutti, con consumazione compresa. > Torino Scusate, scusate, scusate... rettifichiamo di seguito la notizia pubblicata ieri in pagina nella foto centrale. LibereVisioni cinematografo liberatario underground presenta la rassegna “Oh, my bike! La bicicletta e il cinema”. Il termine “bicicletta” nasce in Francia intorno al 1860 rimpiazzando quello di “velocipede”, nello stesso paese, 30 anni dopo nascerà il cinema. Il cinema ha spesso utilizzato la bicicletta come elemento filmico caratterizzante in alcune pellicole molto note (come ad esempio “Ladri di biciclette” di De Sica). Così abbiamo deciso di proporvi una piccola selezione di film sull’argomento, equamente divisi fra fiction, film d’animazione e documentari. Martedì 10 alle 21.30 a Machè, via della Consolata 9/g, proiezione del film Le biciclette di Pechino di Wang Xiao-shuai (ingresso con tessera Arci). Un ragazzo trasferitosi dalla campagna alla città trova lavoro come corriere e l’agenzia gli fornisce in “prestito” la bicicletta con cui svolgere il lavoro. La bici gli viene rubata da un ragazzo di città che la vuole utilizzare per far colpo su una ragazza. È lo scontro tra il mondo rurale che rappresenta il bisogno e la sopravvivenza e quello metropolitano, che pur non essendo realmente “ricco” è dominato dal bisogno di possesso e dalla continua gara nel mostrare i simboli di un proprio opinabile “successo”. Durante gli inseguimenti per il possesso della bici, il regista ci mostra Pechino e le sue incongruenze: lussuose abitazioni e terme private al fianco di case miserevoli, quartieri tecnologici vicino a quelli popolari abitati da bambini nudi e cani randagi. A collegare questi “estremi” c’è un elemento che crea uno sfondo comune: il fiume di bici che percorre le strade di Pechino. > Casale Monferrato (Al) Domenica alle 19 Fabrizio Cammarata, leader dei “The second grace” sul palco del circolo arci Pantagruel, via Lanza 28.


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