Divisionismi dopo il Divisionismo: la pittura divisa da Segantini a Bonazza

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Il Divisionismo nelle parole di Grubicy e Segantini Ilaria Cimonetti

Lettera di Giovanni Segantini a Vittore Grubicy (particolare) 23 aprile 1888 Rovereto, Mart Archivio del ’900 Fondo Grubicy-Benvenuti

Giovanni Segantini, assieme a Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Emilio Longoni e, più tardi, Giovanni Pellizza da Volpedo, fu uno dei primi artisti italiani a intraprendere la strada della pittura divisa, ottenendo, già nell’ultimo decennio dell’Ottocento, un notevole successo. Il Divisionismo si affermò in Italia con la forza di una vera rivoluzione estetica che trovava, come si intuisce dallo stesso nome, una ragione d’essere profonda nell’innovativa tecnica pittorica utilizzata. Se è vero che la tecnica divisionista – basata sugli studi di ottica portati avanti durate il XIX secolo da scienziati quali Michel-Eugène Chevreul, Ogden Rood e Hermann von Helmholtz e sui principi della teoria della percezione – non fu mai per gli artisti italiani il fine ultimo della rappresentazione, ma soltanto un mezzo1, è altrettanto certo che la pennellata divisa, intesa come medium ideale per la resa della luce, assunse un significato insostituibile e connaturato alla costruzione e alla trasmissione stesse del messaggio dell’opera. Non è quindi un caso che gli artisti divisionisti abbiano speso molte parole per dar conto dell’importanza di questa innovazione tecnica e, se Previati arrivò a pubblicare veri e propri trattati di pittura2, la maggior parte degli artisti, da Morbelli a Pellizza, fino a Segantini, affidarono le loro riflessioni soprattutto alle lettere, spesso indirizzate al loro più convinto mecenate, Vittore Grubicy3. Nel Fondo Grubicy-Benvenuti conservato nell’Archivio del ’900 del Mart di Rovereto4, che si rivela in questo senso una preziosa fonte di informazioni, è custodita una trascrizione, di mano di Benvenuto Benvenuti, della nota lettera che Giovanni Segantini scrisse a Carlo Orsi, in occasione della mostra fiorentina del 1896, dove espose Il dolore confortato dalla fede, L’amore alla fonte della vita e 31


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