Scuole in Rilievo

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O V E I L I SCUOLE in R

Anno 3, Numero 9 - Maggio 2010

Speciale territorio - Istituto Comprensivo “P.M. Pozza” di Lusiana

Vivere a Costalanda. Vivere nelle Contrade Annesse. Non è semplice ora, così come non lo è stato nei secoli passati. Storia infinita quella delle Contrade Annesse, che è possibile ricostruire attraverso i documenti, di mutevoli e incerti rapporti con la Reggenza dei Sette Comuni, nell’incessante lotta per difendere il diritto ai privilegi fiscali, senza i quali la sopravvivenza in zone poco fertili sarebbe stata problematica. Un documento del 1340 definisce con una certa precisione i confini meridionali dell’Altopiano e, in particolare, del comune di Lusiana, che comprendeva Conco, Gomarolo e Costalanda. Strana parola, quest’ultima. “Costa” significa riva, salita, declivio, fianco della montagna ed è riferibile alle pendici meridionali dell’Altopiano. “Landa”, voce che deriva dal cimbro “land”, significa paese, villaggio, borgo, con riferimento a qualche centro abitato lungo la costa. Costalanda è territorio di Contrade Annesse: Pradipaldo, Valle San Floriano, Vallonara, San Luca e Crosara. “Eundo per Vallem Spironi usque ad mediam Crosariam pratis plani…” In un documento del 1725 appare la distinzione tra il comune di Roveredo Alto, di cui fa parte Crosara, e il comune di Roveredo Basso. Per tutti e due i comuni il Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia afferma solennemente che “siano vere e legittime Contrade Annesse a Lusiana e dentro li veri e legittimi confini dei Sette Comuni”. Fu in seguito a questa solenne pronuncia che le Contrade Annesse collocarono, nei loro confini meridionali i cippi di confine tuttora esistenti. Il 21 ottobre cessa di esistere la Reggenza dei Sette Comuni, la più piccola e più antica delle federazioni d’Europa. Prima di allora in molti hanno tentato la capitolazione di questo popolo che

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Sigismondo d’Austria ricorda così: “alquanti valorosi alpigiani da per loro e senza norma, oppongono imbarazzante resistenza ai passi della Valdassa (…)”. Gli insediamenti preromani e il successivo stabilirsi di popolazioni arrivate dal nord come i Goti e altri barbari

tà rilasciata dall’anagrafe comunale. I nostri “dati personali” li leggiamo in parole cimbre come karsèlla/ tasca, kanavatza/ strofinaccio, stratza/ straccio, faneela/ maglietta, jaketta/ giacca; o in altre, relative al mondo animale, come pantagaana/ ratto, korgnöol/

VALOROSI VALLIGIANI La tenace resistenza di vivere a Costalanda di Rosanna Bertoncello

avevano isolato negli anni un’intera stirpe di persone. L’ipotesi che proprio questa gente arrivata dal nord abbia colonizzato l’Altopiano è avvalorata dai resti del villaggio celtico rinvenuto nel Bostel, presso Rotzo, ma anche dalla stessa toponomastica di tutto l’Altopiano. E’ affascinante oggi sfogliare un glossario cimbro-italiano e scoprire, intatte, le parole del dialetto dei nostri nonni. E’ conoscere le radici sicure del proprio mondo, ritrovare i tratti somatici di antenati vissuti nella nostra stessa terra. Non serve più la carta di identi-

chiocciola, khroòta/ groto, rospo di pozzanghera, satta/ zampa. Usciti dalla notte dei tempi cimbri anche aggettivi come gajardot/ abbondante, morbiot/ morbido, balbot/ balbuziente, laiko (vedi dialetto arcaico “slaica”) / persona svogliata, grizot/ grigio, slandrum (vedi dialetto arcaico “slandron”) / manigoldo, canaglia. Sono cimbre anche le “pastenaje” che mia nonna raccoglieva nei prati, il “krivel” per la farina, il “pajun” su cui dormire e le “bogàntzen” che tormentavano mani e piedi nei rigidi inverni.


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