Ludo magazine - Numero Zero

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Sommario Pagina 3 : Giocare è una cosa seria. Ludo Magazine è una rivista digitale affiancata ad un sito web, dedicato al mondo dell’intrattenimento: dall'esperienza ludica all'arte, dalla tecnologia alla creatività. Una panoramica che includa ciò che possiamo associare alla fantasia, al gioco e al divertimento in chiave culturale, trattando argomenti specifici con articoli mirati. La rivista è inoltre di supporto al progetto artistico espositivo itinerante ‘Remember’ con opere su vinile ispirate ai personaggi del cinema, dei fumetti e dei cartoni animati.

Pagina 5 : The Art of the brick. Pagina 9 : The Lego Story Pagina 11 : Pinocchio : dal libro all’arte. Pagina 13 : La casa di Pinocchio: Il museo di Collodi. Pagina 15 : Pinocchio giramondo di Lino Monopoli Pagina 18 : Rodolfo Marasciuolo : l’artista giardiniere. Pagina 20 : Le avventure di Pinocchio al teatro Colla. Pagina 22 : Magia Mask di Marco di Lauro Pagina 25 : BI – Il museo del giocattolo e del bambino. Pagina 28 : Nantes : L’isola delle macchine fantastiche. Pagina 31 : Davide Scianca. Illustratore fanta horror. Pagina 33 : Le bambole Hooak. Pagina 35 : I chiodini impressionisti della Quercetti. Pagina 37 : A moment in time Disney. Pagina 39 : I giochi pirotecnici. Pagina 41 : Dietro le quinte. I segreti della scala di Milano. Pagina 45 : “REMEMBER” – Il progetto artistico e l’esposizione itinerante.

Ludo Magazine è una pubblicazione aperiodica senza fini di lucro, consultabile gratuitamente in formato elettronico e disponibile in versione cartacea su richiesta. E’ una pubblicazione amatoriale, non registrata in nessun tribunale e in nessuna camera di commercio. Qualsiasi collaborazione è da intendersi gratuita. Qualsiasi materiale inviato non sarà restituito. Non si intende violare alcun copyright per l’utilizzo di informazioni e immagini provenienti da altre fonti. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta, senza il consenso scritto degli aventi diritto. Eventuale materiale inviato non verrà restituito. Qualsiasi inserimento di marchi aziendali o prodotti non ha finalità promozionali o commerciali. Info : mail : ludomagazine@libero.it web : www.ludomag.jimdo.com

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GIOCARE E’ UNA COSA SERIA, “Non fare niente senza gioia” Il piacere di nascondersi e cercarsi, dello smontare per scoprire e divertirsi a ricostruire, correre ed inseguire, creare mondi e situazioni con semplici oggetti e molta fantasia, sono tutti processi propri dell’attività ludica, che risultano indispensabili nell’età adulta per superare situazioni complesse attraverso la ricerca di soluzioni inusuali, sviluppando la capacità di cambiare il punto di vista e rimettendo in discussione le proprie convinzioni. Le relazioni, le emozioni, la felicità e il divertimento, gli apprendimenti e le abilità che si provano nelle esperienze giocose non sono facilmente sostituibili in altri contesti. I processi mentali dei bambini liberi da qualsiasi preconcetto o inibizione dato dalle convenzioni sociali, permette loro di vedere il mondo ogni volta come se fosse una cosa nuova da scoprire, con l’entusiasmo e la curiosità proprie di tutti i bambini. L’entusiasmo della scoperta è quello che in genere si perde crescendo. Prima di cercare qualcosa fuori di te, guarda dentro, osservati. Lo spirito creativo, l’intuizione e l’ispirazione, emergono in assenza di concentrazione, di pensiero attivo. Quando non pensate al problema, arriva la soluzione. Se la mente riposa e non si concentra sui problemi, come durante il gioco, tutte le cose vanno secondo la naturale evoluzione degli eventi, in una visione disincantata e libera dal pregiudizio. Lo spirito creativo è una modalità emotiva, un approccio alla vita intesa come armonia, una visione totale e comprensiva esterna alle regole. Le soluzioni innovative arrivano inaspettatamente. Il processo della risoluzione creativa dei problemi viene affrontato in diverse fasi : il primo passo è la ricerca degli elementi e delle informazioni utili. In questa fase nulla è ovvio, improbabile o impossibile. E’ il momento dove le cose cominciano ad assumere un disegno, gli elementi si relazionano, le idee convergono. Occorre prestare molta attenzione in questa fase : siamo alla ricerca di soluzioni, non di complicarci ulteriormente la vita. Il giudizio quindi va accantonato, in favore di una visione più ampia, obbiettiva e oggettiva. La fase di Incubazione è proprio un momento dove i processi ‘fermentano’ e occorre distillarne l’essenza. Occorre farsi guidare dall’inconscio e dalle sensazioni, nel crepuscolo mentale cosciente ma non interferente. Nell’inconscio non esiste giudizio o censura. Esiste l’essenza delle cose per come sono, il loro significato è univoco. L’impressione di essere “nel giusto “ è l’intuizione e la saggezza della coscienza. Fidatevi sempre della vostra intuizione: la prima impressione è quella giusta. Il momento migliore per lasciarsi andare all’intuizione è durante l’assenza di distrazioni, l’assenza del pensiero cognitivo, il silenzio mentale. Il momento nel quale fantastichiamo, creiamo visivamente nella mente un possibile scenario. Le persone creative inoltre si abbandonano al rischio, esplorano l’ignoto, si affidano alle proprie sensazioni valutando la sfida come un’ opportunità. Trasformare l’idea, l’illuminazione in realtà è però il vero atto creativo. Dare corpo all’idea, attraverso la consapevolezza e la conoscenza. La creatività non è una dote innata e non ci rende onniscenti. La creatività si sviluppa in un preciso ambito e generalmente solo in quello. E cioè dove noi ci esprimiamo meglio, dove le cose ci vengono con facilità. La capacità tecnica, l’abilità (expertise) serve solo da supporto per rendere fattibile più facilmente il concretizzarsi della nostra idea. La creatività è uno stile di vita , un modo di operare, pensando sempre al proprio lavoro e al modo di migliorarlo. E questo spirito nasce so-

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lo nella persona curiosa, puntigliosa e perseverante. E soprattutto la creatività nasce dalla passione, dall’amore nel fare le cose che ci piacciono, una sintonia e un affinità con ciò che ci attira, che ci dà soddisfazione nel fare e che noi consideriamo bello. La creatività ti permette di non invecchiare, essendo immerso nel continuo desiderio di sperimentare il nuovo. E’ l’elisir dell’eterna giovinezza. Certo, ovviamente faremo errori, prove venute male, ma faranno parte del nostro bagaglio culturale , accresceranno l’expertise e il desiderio di perfezionarci. L’errore è un esperienza dalla quale imparare. La paura del fallimento, la tensione del risultato deve essere un elemento che ci sprona a fare, tentare e andare avanti, non deve essere un ostacolo. Anche se la creatività assorbe molta energia, se è vissuta con allegria e gioia nel voler fare, ci consente di conservare quell’ottimismo e del divertimento proprio del gioco. Il senso dell’umorismo pervade la nostra vita quando riusciamo ad essere felici per esserci realizzati. Raggiungere un traguardo con le sole nostre forze. Una grande soddisfazione. Il raggiungimento di una felicità soddisfacente. L’allegria è di fatto di per sé uno stato creativo. Creo positività e armonia. Quando tutto è in armonia, è possibile “entrare nel flusso” o sperimentare il “momento bianco” : le abilità dell’esecutore sono perfettamente allineate al compito preposto. Tutto avviene naturalmente, coerentemente e senza sforzo, lasciandosi trasportare dalle sensazioni ed emozioni del momento. Stiamo creando , senza rendercene conto. All’interno dello stato di flusso l’individuo perde tutta la consapevolezza di sé stesso, così come del trascorrere del tempo e dello spazio, ed è completamente assorbito da ciò che sta facendo. Nella pratica zen questo momento viene definito come “non-mente” , durante il quale la propria mente personale viene accantonata per fondersi nella coscienza universale, ad un livello superiore. Quando arriva l’intuizione, o l’illuminazione, occorre essere pronti a riceverla, nello stato emotivo e psichico adatto. L’intuizione è raggiungere lo stato della gioia. La creatività infatti è una sorta di danza tra il creatore, l’oggetto creato e la percezione degli altri. E’ un rapporto reciproco fra chi osserva e chi è osservato, tra creatore e fruitore da cui deriva il mutamento, l’adattamento e il perfezionamento creativo costante. I bambini in questo sono maestri da cui imparare : il loro mondo è una costruzione continua di universi inventati, attraverso l’illusione creata nel gioco di realtà alternative. La creatività sviluppata durante l’infanzia è fondamentale per l’equilibrio della persona adulta. I bambini infatti non sono piccoli adulti. Sono professionisti : il loro mestiere consiste nell’inventare, nello scoprire, giocare , sperimentare, divertirsi. Nei comportamenti dei bambini c’è sempre molto da osservare che non ha niente a che fare con la critica e il giudizio. Quindi non bisogna fare ostruzionismo o essere repressivi, ma incoraggiare ed essere valutatori obiettivi. L’arte di ascoltare e osservare gli altri e l’ambiente è essenziale al conseguimento del maggior numero di punti di vista, per raccogliere informazioni, pareri ed opinioni utili a trovare il maggior numero di soluzioni possibili ed un problema o ad un’idea. Lavorare in gruppo dà i risultati migliori, risulta più efficiente, uno scambio paritetico di opinioni, mantenendo l’individualità ma al servizio del gruppo. La collaborazione è uno sport di squadra. E’ l’interdipendenza dove ognuno è indispensabile. Lo sviluppo della creatività si basa sulla stima, la fiducia e sulla speranza. “Se uno procede nella direzione indicatagli dai suoi sogni, avrà un successo inatteso in condizioni normali”. “Ci vuole una mente molto singolare per intraprendere l’analisi di ciò che è ovvio” (Alfred North Whitehead)

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L'arte in formato LEGO alla Fabbrica del Vapore

“The Art of brick” è la strepitosa mostra itinerante con i lavori di Nathan Sawaya, che è già stata presentata con successo nei più importanti paesi e nelle città internazionali (Stati Uniti, Australia, Taiwan, Singapore, Parigi, Londra, Bruxelles,Roma,Milano) dove l’artista ha reinterpretato alcuni importanti lavori dell'arte, ricostruendoli con i mattoncini LEGO®. Alla Fabbrica del Vapore a Milano, sino al 29 gennaio 2017, potrete ammirare la Gioconda, L'Urlo di Munch, la Venere di Milo e un altro milione di mattoncini con i quali l’artista ha realizzato 100 opere su 1.600 mq di esposizione. “I sogni si realizzano…un mattoncino alla volta!” . Dopo la prima tappa italiana a Roma visitata la scorsa stagione da più di 150.000 persone, la mostra “ The Art of The Brick “ è stata proposta a Milano. L’esposizione coniuga una mostra di arte moderna che unisce il pop al surrealismo, con un aspetto ludico che tutti noi abbiamo sperimentato costruendo con i mattoncini colorati durante la nostra infanzia. E’ veramente una mostra per tutte le età. Ci si immerge immediatamente in un mondo allegro e colorato, facendoci sorridere e contemporaneamente riflettere. La mostra offre al visitatore una grande varietà di sculture: dal “Il pensatore” di Rodin allo scheletro di dinosauro lungo 6 m e costruito con 80.020 mattoncini LEGO. The Art of the Brick è stata dichiarata una tra le 10 mostre più importanti al mondo, ed ha già attirato milioni di visitatori. Nell’area gioco inoltre, situata alla fine della mostra, i visitatori potranno dare libero sfogo alla propria creatività divertendosi con i mattoncini LEGO ed i videogiochi della DM Comics messi a loro disposizione.

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Per Nathan Sawaya la scelta dei materiali con i quali costruire le sue opere non è stata casuale. Come tanti altri bambini, la sua storia d’amore con i Lego inizia sin da piccolo, ma a differenza di tanti altri non ha mai rinnegato la sua passione per i famosi mattoncini. Nato a Colville, nello Stato di Washington e cresciuto a Veneta, in Oregon, Nathan Sawaya era un bambino creativo e felice che adorava la magia, scrivere storie, disegnare e ovviamente ricostruire il mondo con i LEGO®. Nathan aveva solo 5 anni quando ricevette la sua prima scatola di LEGO per Natale. Spronato da nonni e genitori si mise immediatamente a lavoro, costruendo splendide case, macchine e animali di ogni genere. Pochi anni dopo, con immutata passione, il giovane Nathan costruì una vera e propria città di LEGO di 10 metri quadrati. Quando all’età di dieci anni i genitori si rifiutarono di adottare un cane, il giovane, insoddisfatto, decise di costruirsene uno in Lego, a grandezza naturale. Fu a quel punto che capì di poter creare con i mattoncini Lego qualunque cosa volesse e che non aveva più bisogno di seguire le istruzioni riportate sulla scatola. Una volta entrato alla Università per studiare Giurisprudenza, il giovane Nathan mise da parte immaginazione e creatività per diventare un avvocato nella caotica realtà New Yorkese. Tuttavia l’artista, da troppo tempo frustrato e soffocato dal lavoro, decide di lasciare la carriera di avvocato per potersi dedicare alla costruzione di statue fatte con i mattoncini LEGO, uno dei suoi primi amori fin da ragazzo. Quando nel 2000 decise di abbandonare il tavolo delle riunioni per sedersi a terra in un atelier e giocare con i LEGO, Sawaya ha risvegliato l’artista e il bambino che era in lui. In quanto artista queste due figure caratterizzano la sua arte a tal punto da essere ritenute inscindibili e lo hanno portato a sviluppare un processo creativo basato sul libero gioco, da molti considerato come una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’arte. Oggi Nathan Sawaya possiede più di 4 milioni di mattoncini colorati tra i suoi atelier di New York e Los Angeles, ed espone le sue creazioni in tutto il mondo.

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Il lavoro dell’artista si è però evoluto anche in altre direzioni, grazie alla collaborazione del fotografo Dean West che ha saputo fondere attraverso tecniche digitali, le sculture di Sawaya con immagini realistiche. Il

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progetto IN PIECES, rifacendosi all’estetica delle cartoline americane, vuole soffermarsi soprattutto sul concetto di identità. L’identità come creazione culturale è stata drammaticamente commercializzata e strumentalizzata attraverso i diversi mass media da tutta la società contemporanea. La perdita dei riferimenti e dei valori è

ciò che gli artisti sottendono nelle loro opere che, se ad un primo sguardo sembrano esclusivamente fotografiche, disvelano la presenza delle sculture in mattoncini armoniosamente celate nella quotidianità.

Per conoscere da vicino l'arte di Sawaya, "Ad Artem" propone due percorsi per i più piccoli. Per i bambini da 4 a 5 anni c'è la visita guidata "Mattoncino su mattoncino viene su un grande artista": dopo aver ammirato una selezione delle opere, i bimbi proveranno a dare vita alla loro "costruzione d'arte". Il tour "L'arte non ha regole!" è rivolto invece ai ragazzi dai 6 ai 10 anni che prevede una visita alla mostra e poi un laboratorio con il metodo "Build to express".

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THE LEGO STORY L'invenzione dei mattoncini è dovuta a Ole Kirk Kristiansen che nel 1916 aprì a Billund in Danimarca una piccola falegnameria, dove si occupava principalmente della costruzione di arredi per le fattorie della regione. Circa dieci anni dopo la bottega fu colpita da un grave incendio dove molti giocattoli e disegni furono distrutti. Cercando un sistema per mitigare i costi di produzione, vista anche la forte recessione economica, pensò allora di fabbricare i suoi prodotti riducendone le dimensioni, in modo da velocizzare il processo di progettazione. Tali miniature furono l'ispirazione per la produzione di giocattoli che sarebbe cominciata di lì a poco. Kristiansen, infatti, nel 1932 riconvertì l’azienda e iniziò a fabbricare solo giocattoli in legno: veicoli da trainare, salvadanai, automobili e camion in miniatura. Ebbe tuttavia un successo modesto. Nel 1934 Kristiansen coniò per i suoi giocattoli il nome LEGO, prendendo ispirazione dalla locuzione in lingua danese leg godt ("gioca bene) e quando l'utilizzo della plastica si diffuse, fu introdotto il primo giocattolo modulare. Fu solo però nel 1947 che insieme al figlio Godtfred crearono i primissimi esemplari di mattoncini. Nel 1949 LEGO ne iniziò la produzione, chiamandoli Automatic Binding Bricks. I mattoncini, composti di acetato di cellulosa [successivamente sostituita dall’ABS] erano sviluppati seguendo la tradizione dei blocchetti sovrapponibili in legno già commercializzati dall'azienda. I mattoncini potevano essere assemblati e disassemblati fra loro, facendoli combaciare. Il successo fu immediato tale da consentire all’azienda di arrivare negli anni successivi con un organico di circa 450 dipendenti e creando all'interno dell'impresa la divisione Futura, un piccolo staff responsabile della creazione di nuove idee per lo sviluppo del prodotto creativo. I mattoncini prodotti a partire dal 1963 conservano ancora la loro forma e il loro colore cinquant'anni più tardi e ancora possono essere collegati con mattoncini prodotti oggi dalla LEGO, il che ne garantisce una forte identità e riconoscibilità nel mercato. Inoltre i mattoncini costruiti per le diverse fasce d’età sono componibili e assemblabili tra loro , in modo da garantire una certa continuità e longevità al gioco. Il 7 giugno 1968 a Billund fu creato il Parco Legoland , con elaborati modellini di città in miniatura interamente costruiti con i mattoncini LEGO. Il parco di 12.000 metri quadrati ebbe nel primo anno 625.000 visitatori e nei vent'anni successivi crebbe di dimensioni fino a diventare otto volte la grandezza originale, e raggiungere la media di circa un milione di visitatori l'anno. Gli anni sessanta assistettero ad una notevole espansione della LEGO, sia in termini di fatturato, sia in termini di dipendenti che raggiunsero quota 900. Nel 1968 furono vendute oltre 18 milioni di confezioni di LEGO. Uno degli elementi che decretarono il successo fu la creazione di nuovi stabilimenti di produzione e di dipartimenti di ricerca e sviluppo con l'incarico di mantenere l'azienda aggiornata su prodotti e metodi di produzione. Nei set vennero inserite figure umane e furono realizzati set appositamente studiati per i clienti più evoluti, contenenti ingranaggi, puleg-

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ge, servomotori e componenti pneumatici. Alcuni potevano essere programmati con un computer per eseguire procedure complesse, denominati LEGO Mindstorms. Nel 1988 a Billund 38 ragazzi da 17 diverse nazioni parteciparono al primo campionato mondiale di costruttori LEGO. Nel 1992, usando prodotti LEGO, furono stabiliti due record nel Guinness dei primati: un castello composto da 400.000 mattoncini, di 4,45 m per 5,22 m, costruito e pubblicizzato dalla televisione svedese, ed una ferrovia lunga 545 m, con tre locomotive. I più grandi set di LEGO sono il Taj-Mahal (5922 pezzi), la Morte Nera (3803 pezzi[16]) e la Tour Eiffel (3428 pezzi). Nell'ottobre 2002 apre il primo LEGO Brand Store (negozio monomarca) a Colonia, in Germania. Altri LEGO Store aprirono in tutto il mondo nel giro di pochi anni, adeguando nel frattempo quelli già esistenti alla nuova immagine. Una delle caratteristiche di questi negozi LEGO fu la creazione del sistema Pick-ABrick (Scegli un mattoncino), che permette ai clienti di acquistare grandi quantità di un preciso modello di mattoncino: i clienti riempiono contenitori o sacchetti di varie dimensioni, scegliendo i pezzi da una vasta scelta di forme e dimensioni. Alcuni artisti hanno utilizzato i LEGO nelle proprie creazioni, producendo statue, mosaici e macchine complesse. Alcuni mattoncini LEGO sono esposti presso la collezione permanente di design al Museum of Modern Art di New York . Oggi la LEGO spazia dai set più disparati al mondo videoludico, creando videogiochi ispirati alle più importanti saghe cinematografiche. L’espansione verso un territorio nuovo è stata la chiave di volta per poter aggiornare e riunire un sistema di gioco tradizionale con i più moderni sistemi di intrattenimento. Oggi anche nell’ambito aziendale vengono utilizzati i mattoncini LEGO per fare Team Building, negoziare, costruire un’identità di brand, sviluppare leadership in azienda. La metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® nasce dall’idea di utilizzare nel mondo organizzativo aziendale i pezzi inventati da Ole Kirk Christiansen ispirandosi al modello comportamentale dei bambini e tornare a pensare con le mani. Il principio arriva dalle neuroscienze: le mani sono connesse con circa l’ 80% delle nostre cellule celebrali e quindi stimolando simultaneamente mani e cervello nella costruzione materiale di un artefatto, è possibile sollecitare l’apprendimento, il pensiero creativo, il problem dis-solving, la negoziazione, creando un clima collaborativo e costruendo risultati condivisi. In un team, la metodologia LEGO SERIUS PLAY consente ai partecipanti di creare e

poi negoziare le scelte e le proposte strategiche ed operative, in quanto l’uso del LEGO come metafora innesca un processo collaborativo a prescindere dal ruolo, dalle competenze, dalle credenze limitanti e dai presupposti dei partecipanti. Nel 2010 la lego sbarca nelle grandi sale cinematografiche con film di animazione che riscuotono successo di critica e di pubblico : l'Universal pubblica il film “Le avventure di Clutch Powers” mentre nel 2014 esce il film “The Lego Movie”, prodotto da Village Roadshow Pictures e Warner Bros. L'enorme successo del lungometraggio porta anche a una rinascita commerciale e a un rinnovato appeal per il marchio danese. Una massiccia incursione nei videogiochi ha definitivamente decretato il successo di questa storica azienda.

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PINOCCHIO : DAL LIBRO ALL’ARTE “C’era una volta un pezzo di legno”. Così cominciano le Avventure di Pinocchio di Collodi (al secolo Carlo Lorenzini), apparse per la prima volta a puntate nel 1881 sul “Giornale dei Bambini” di Firenze. Nel 1883 ne uscirà la prima edizione in volume, seguita ben presto da innumerevoli traduzioni (a oggi se ne contano circa 250). Da allora la storia del burattino che attraverso brutti incontri, errori e ripensamenti diventa un bambino ha conosciuto un successo inarrestabile, e Pinocchio, protagonista di film, cartoni animati, spettacoli teatrali e riscritture di ogni genere è ormai entrato a pieno titolo tra i grandi personaggi della letteratura.

Oggi esistono una manciata di aziende che si dedicano alla costruzione del famosissimo burattino, sparse sul nostro territorio e tutte con peculiari caratteristiche. Ogni Pinocchio infatti è differente a seconda dell’artigiano che lo crea, della mano di ‘Geppetto’. Alcuni riproducono il burattino utilizzato nel film, altri le fattezze di esemplari trovati in case a Collodi. Ognuno con un’anima diversa…

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Alcune creazioni delle piĂš importanti aziende artigiane che si dedicano alla realizzazione di Pinocchio : Bartolucci, Rainoldi, Mastro Geppetto, Mauro Dolci.

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La casa di Pinocchio

Il Parco di Pinocchio è gestito dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che è anche la proprietaria. L’idea originale e la creazione iniziale del Parco di Pinocchio vengono dal Comitato per un Monumento a Pinocchio, formato negli anni ’50 da un gruppo di cittadini locali con il sostegno del Comune di Pescia. Come il libro Le avventure di Pinocchio, anche il Parco ha avuto inizi apparentemente modesti e poi grazie alle sue basi culturali e all’entusiasmo del pubblico, specialmente dei bambini che l’hanno amato, è cresciuto ed è oggi famoso nel mondo. Camminando, giocando, rilassandosi circondati dall’arte, dall’architettura, dal verde si possono rivivere le emozioni e le vicende del libro italiano più amato e conosciuto nel mondo, scoprire la curiosità di leggerlo o rileggerlo e, perché no, il piacere della buona letteratura per i bambini e per i grandi. A Collodi l’autore di "Le avventure di Pinocchio", Carlo Lorenzini detto appunto Collodi, aveva trascorso anni d’infanzia ed era ritornato da grande per amore del luogo e della famiglia materna. Per questo qui si può scoprire o ricordare insieme un grande libro: la lettura, l’arte, il gioco liberano la fantasia e rendono la vita più bella. Dal 1956, anno dell’apertura del Parco di Pinocchio, oltre 7 milioni di visitatori da tutto il mondo lo hanno esplorato. Il Parco di Pinocchio è cresciuto e si è evoluto con i suoi visitatori. Così troverete il percorso con i mosaici, statue e piccoli edifici ambientati nel verde secondo i vari episodi de "Le avventure di Pinocchio". Nel parco è anche presente il "Museo di Pinocchio" dove la creatività degli artisti e la passione dei collezionisti la fanno da padrone! In ogni momento dell’anno potrete trovare mostre sempre nuove e di ogni tipo collegate a Pinocchio: arte (dalla pittura, alla ceramica, alla grafica, e altre), illustrazione, costumi e apparati teatrali, oggettistica e collezionismo. Prima che nascesse il Parco di Pinocchio nel 1956, né la letteratura per bambini in generale né Le avventure di Pinocchio erano considerati sogget-

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ti adatti per ispirare l’arte. Oggi, centinaia di artisti da settori diversi hanno sperimentato la loro capacità e i loro linguaggi sui temi e sui personaggi de Le Avventure, seguendo l’esempio dei grandi nomi che hanno lavorato per il Parco di Pinocchio. E la storia continua!

www.pinocchio.it

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Il celebre romanzo di Collodi ispira una generazione di artisti, proposti da Lino Monopoli attraverso una mostra itinerante.

Lino Monopoli Una mostra speciale per rilanciare l’arte con un’idea semplice e originale per valorizzare gli artisti italiani nel mondo. Lino Monopoli, artista e ideatore dell’iniziativa “Pinocchio Giramondo” e della mostra “Pinocchio itinerante”, sta riscuotendo un grosso successo richiamando l’attenzione di artisti giovani e affermati, critici, istituzioni locali e pubblico di tutte le età. L’idea nasce nel luglio 2012 ad una mostra collettiva presso il sito archeologico di Populonia (Li). Oscar Tirelli, ideatore del prototipo di Pinocchio di Comencini, omaggia Lino con un suo burattino, che lo espone tra le opere catturando l’attenzione del pubblico, in fila per una foto ricordo insieme a lui. La simpatia riscossa dal famoso burattino di legno, spinge Monopoli a fare una ricerca su materiali “poveri” da recupero con il desiderio di fare rivivere oggetti in legno abbandonati. “Creo il primo burattino e decido di portarmelo in giro ovunque, come un amico, nelle passeggiate attraverso i punti nevralgici delle città a Milano, Firenze, Roma, Bologna, , Varese, Sondrio, Genova. Magia. Il burattino ha il potere di stemprare la tensione nervosa delle persone, di strappare sorrisi”. AnLino Monopoli con uno dei suoi pinocchi. che nelle ore di punta di una città frenetica come quella meneghina, la gente di tutte le nazionalità si ferma, sorride, spende due battute. Ma un episodio su tutti lo convincerà che la strada è giusta, un’idea che sempre più divampa nella sua testa. Un episodio nella metropolitana di Milano con il suo Pinocchio rende concreto definitivamente il progetto : avvicina due timidi bambini sordomuti che con i gesti delle loro manine e grandi sorrisi cercano di dialogare con lui… i suoi occhi pieni di entusiasmo si fanno lucidi.

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Così parte il progetto Pinocchio Giramondo. “Decido a quel punto di cercare dei viaggiatori, italiani e stranieri, con l’intento di fare viaggiare all’estero con loro 10 Pinocchi da me creati, documentando se possibile con foto e video il loro effetto sulle persone che verranno poi pubblicate sui social network”. Partono così per Stati Uniti, Francia, Irlanda, Svizzera, Bulgaria, Austria, Germania, Malta. È subito un successo. Iniziano numerose richieste per poter coinvolgere il burattino, che comincia ad interessare anche artisti, critici d’arte, istituzioni locali. A quel punto nasce l’idea della mostra Pinocchio itinerante per rilanciare l’arte italiana in Italia e nel Mondo, un sogno che Lino conserva nel cassetto da sempre. “Ispirandosi ad una delle fiabe più amate da adulti e bambini, sono stati coinvolti oltre 50 artisti, tra pittori, scultori, fotografi, poeti e scrittori, che hanno realizzato apposta una loro opera dedicata al burattino, reinterpretandolo secondo la propria caratterizzazione espressiva. Ogni opera esposta verrà poi messa in vendita alla fine di ogni tappa e parte del ricavato verrà utilizzato per finanziare le tappe successive. Un successo di pubblico e critica inaspettato. È questa la forza del personaggio di Pinocchio, nella sua semplicità che trasmettendo simpatia e affetto, descrive in modo inequivocabile il cammino dell’individuo dalla sua nascita, l’adolescenza e lo sviluppo fino alla piena maturità, come metafora della vita nella ricerca di se stessi. Ripercorrendo i momenti più importanti della crescita e delle scelte di ognuno di noi, ha il potere di avvicinare il pubblico agli artisti, di stimolare l’arte e di esportare italianità. Ogni appuntamento ha l’obiettivo di creare anche occasione di confronto tra gli artisti e il pubblico per promuovere nuove idee. Nel centenario dalla prima pubblicazione del libro di Collodi, Pinocchio si farà protagonista della libertà attraverso l’arte.

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Rodolfo Marasciuolo

Rodolfo Marasciuolo usa gli scarti per produrre sculture che hanno per oggetto il sogno e l’utopia. L’officina dove lavora a Torino è un poco come la bottega delle meraviglie, il laboratorio dei sogni. Le sue sculture arredano tanti spazi verdi torinesi. Farfalle, gatti, fiori, pinocchi, biciclette e velocipedi, libri e rose, innamorati di altri tempi con bombetta e cloche. L’artista modella oggetti che altri hanno gettato o abbandonato lungo una strada, in un parco o scaraventato nei fiumi, dando loro una nuova vita. Veri e propri capolavori di recupero. Marasciuolo però non si considera un artista, piuttosto un abile artigiano con una buona manualità con la passione per i fiori e la natura. Le sue opere sono infatti inserite in contesti dove esso stesso lavora come giardiniere. Per questo predilige riprodurre scene di vita che si svolgono sulle panchine. “Mi piace spostare le sculture in diversi punti della città e sorprendere i passanti: lo faccio perché non voglio che la gente si abitui”. Alla fine Geppetto si disvela dispettoso tanto quanto Pinocchio...

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Le avventure di Pinocchio del Teatro Colla. Quando un burattino diventa una marionetta.

Ecco lo spettacolo più storico, più famoso, più marionettistico, persino più musicale del Teatro Colla. La storia di Pinocchio è così famosa che non ha bisogno di essere raccontata. Le avventure di Pinocchio del Teatro Colla raccontano la storia di un burattino che voleva diventare marionetta. Ma non una marionetta qualsiasi, una marionetta del Teatro Colla. Il celebre burattino ha un papà che si chiama Geppetto, litiga con un grillo parlante assai saccente, si fa imbrogliare dal Gatto e dalla Volpe, viene salvato dalla Fatina dai capelli turchini. Alcuni personaggi sono in carne e ossa, altri sono fatti di legno. Del libro originale è stato cambiato solo il finale e ne hanno preparato un altro, che è tutto una sorpresa. A favore della simpatica marionetta dal naso lungo, ovviamente. Il Teatro Colla ha ricevuto attestati di stima, riconoscimenti ufficiali, importanti onorificenze; ma a noi che ci lavoriamo ogni giorno interessa soprattutto quello che dicono i bambini, le loro critiche e i loro complimenti, i loro saluti e i loro abbracci. La Compagnia Marionettistica. La compagnia marionettistica di Gianni e Cosetta Colla, più comunemente nota con l’appellativo di Teatro Colla, è un ramo della famiglia Colla che ha tradizioni marionettistiche sin dall’inizio dell’Ottocento. Il sofisticato teatro delle marionette del padre di Gianni tuttavia non si rivolgeva ai ragazzi ma agli adulti e questo fu per lui inconcepibile. Verso i diciassette anni incominciò a sviluppare una diversa visione, avvertendo che il teatro delle marionette doveva avere un destino diverso: un teatro destinato principalmente ai bambini. Un teatro di fate e cavalieri, sulle ali della fantasia. Soprattutto un teatro dove le marionette e i marionettisti interagivano tra loro sul palcoscenico, coinvolgendo anche maggiormente il pubblico durante le rappresentazioni.

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La compagnia di Gianni e Cosetta Colla è oggi una delle più importanti d’Italia e persino del mondo; il loro è un teatro apprezzato dai grandi ma soprattutto dai bambini, un luogo dove i sogni prendono vita dal legno delle marionette e dalla poesia delle parole. Oggi i loro spettacoli sono proposti in numerosi teatri e in occasione delle più importanti manifestazioni nazionali ed internazionali. Gianni Colla nasce a Rivoli, Torino, nel 1906. E' stato uno dei grandi del teatro italiano del Novecento e la compagnia che ha diretto dagli anni Quaranta fino al suo ritiro dalle scene ha rappresentato, e continua a farlo oggi, un’esperienza artistica di grandissimo valore. Gianni è nato e cresciuto in palcoscenico - come si addice ai figli d’arte - e sebbene abbia compiuto studi superiori di pittura all’Accademia di Belle Arti a Milano, preferisce dedicarsi al teatro fin dall’età di sedici anni. Il suo spirito ribelle e creativo lo porta ben presto a rivoluzionare tutto il vecchio teatro delle marionette e a inventarne uno nuovo che porta sulla scena la grande letteratura per l’infanzia, oltre a una serie di innovazioni artistiche e scenotecniche di straordinaria modernità. Insieme ai fratelli prima e con la figlia Cosetta poi, lavora per decenni in giro per l’Italia e soprattutto a Milano dove incanta migliaia di spettatori con spettacoli che sono diventati dei classici: dal celeberrimo Pinocchio alle sceneggiature dei romanzi di Buzzati. Gianni Colla si ritira nei primi anni Novanta e muore a Milano nel 1998. Cosetta Colla è l'attuale direttrice artistica della compagnia: figlia di Gianni gli subentra negli anni Novanta, dopo averlo affiancato pressoché da sempre. Attrice e marionettista, ha assunto poi il compito di regista e a lei si devono le riprese dei più celebri spettacoli di repertorio realizzati insieme al padre e gli allestimenti e le regie degli spettacoli che hanno segnato il nuovo corso della compagnia dal 1996. Cosetta Colla ha inoltre il merito di aver raccolto intorno a sé un nucleo, ormai consolidato da anni, di giovani attori e di aver contribuito alla formazione di questi anche come marionettisti, tramandando la tradizione di un sapere artistico e artigiano alle generazioni future. IL TEATRO COLLA, UN TEATRO PER BAMBINI, FATTO DA MARIONETTE BELLISSIME E ATTORI BRAVISSIMI. Il Teatro Colla racconta storie meravigliose ai bambini di tutte le età.

www.teatrocolla.org

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Magia Mask Como Per presentare l’Associazione MAGIA MASK Maschere Veneziane dal Lago di Como occorre andare indietro nel tempo, quando anni fa Marco Di Lauro, abile artista e creativo, per passione inizia a creare maschere veneziane e successivamente abiti e relativi accessori. L’associazione inizia a farsi conoscere in molti carnevali del nord Italia e all’estero portando le creazioni artigianali fino negli Emirati Arabi. Da quel momento inizia una fitta e proficua collaborazione con teatri, opere liriche, concerti e altre molteplici manifestazioni ed eventi. Nel novembre 2011 ad un Gran Ballo Storico a Roma, inizia una collaborazione con la Compagnia Nazionale di Danza Storica, diretta dal Maestro Nino Graziano Luca. La Compagnia è nata per studiare, rivivere e diffondere la cultura, il gusto per l’eleganza e l’atmosfera romantica del XIX secolo attraverso la musica e il ballo, con L’artista Marco Di Lauro un ampio repertorio di danze storiche. Nasce quindi l’idea di portare a Como l’insegnamento delle danze dell’800 e diffondere la cultura dei meravigliosi vestiti e delle maschere dell’epoca. Da più di 25 anni la creatività dell'Associazione MAGIA MASK racchiude questa capacità nelle magiche maschere ed i costumi prodotti sartorialmente seguendo i modelli originali dell’epoca. Dal bozzetto alla scelta dei materiali, alla creazione del costume e delle maschere, tutto passa nelle mani di Marco Di Lauro. Ogni anno si inventano nuovi modelli e si arricchiscono di dettagli preziosi, ricercando nuove stoffe ed accessori. Solo una cosa non cambia mai: il divertimento che si ritrova per il meraviglioso viaggio nella Venezia del Settecento e l’innata capacità di trovare per ciascuno il costume adatto. Perché una maschera non vuole nascondere, ma svelare una parte interiore che talvolta si cela. L'associazione MAGIA MASK si propone di promuovere l’attività di creazione artigianale della maschera veneziana, del costume di fantasia personalizzato o di uniformi e vestiti storici attraverso una meticolosa e fedele ricostruzione, mostrati ed utilizzati in maniera efficace durante gli eventi organizzati dalla Compagnia Nazionale di Danza Storica.

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Marco Di Lauro, è nato a Como nel 1969. Fin da ragazzo ama la pittura ed il disegno e dagli inizi degli anni ’80, si dedica con maggiore interesse a tutto ciò che riguarda l’arte del creare. Le sue prime opere sono degli studi in bianco e nero, per poi approfondire l’uso del colore. Alla continua ricerca di un proprio stile, si cimenta nella scultura, usando un materiale poroso che riesce a modellare a suo piacimento. Nei primi anni ’90 dopo un viaggio a Venezia decide di proiettare la propria fantasia e creatività nella realizzazione di maschere. Nasce quindi il desiderio di portare nella sua città una nuova idea di arte, unendo Venezia e Como in un’ unica simbiosi, usando gli stupendi modelli di maschere della città lagunare con le pregiate sete e le stoffe prodotte nella sua nativa città lariana. Con le proprie maschere inizia un percorso itinerante per il mondo, invitato da numerosi enti e personalità. Le sue opere sono una rivisitazione di sensazioni oniriche, mantenendo tuttavia le radici ben salde con la tradizione dei mascherai veneti. Nelle sue maschere, dalle quali emerge chiaramente la ricerca del passato, gli effetti di doratura e di colore sono ottenuti attraverso una tecnica elaborata. Una cura meticolosa per i dettagli dove la decorazione con la tecnica della foglia d’oro e del rilievo rendono ogni pezzo prezioso e unico. La stessa passione che ha portato Marco a confezionare abiti su misura e fedeli ricostruzioni storiche di abiti dell’800 e di divise militari. Impara da autodidatta le tecniche sartoriali e il ballo storico, proponendo durante le rappresentazioni anche coreografie strutturate sulle maschere come parte integrante della scenografia del ballo stesso. Il made in Italy

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prodotto con cura e con i migliori materiali reperibili sul mercato, perché ogni dettaglio collabora a rendere veritiero l’abito rispetto al proprio contesto storico.

“ Tutto questo mi regala una carica interiore ed una forza nell'affrontare con gioia la quotidianità, è un modo per aggregare la famiglia, insegnare e trasmettere l'arte della manualità e la capacità di creare qualcosa di entusiasmante. E' un aggregazione tra amici, un modo per incontrarsi e trascorrere delle ore nella più totale serenità e divertimento. Il percorso spesso prosegue attraverso la realizzazione di originali costumi che propongo durante gli appuntamenti tra cosplayers, inoltrandomi nello sconfinato mondo fantasy, in particolare di quel filone denominato Steampunk, il futuro archeologico, un’ antitesi tra la presenza di una tecnologia futurista in un epoca storica vittoriana. Partecipare ai raduni è una forma aggregativa stimolante e divertente ”.

www.magiamaskcomo.it

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Il Museo del Giocattolo e del Bambino Il Museo del Giocattolo e del Bambino è situato nel complesso “BI - La Fabbrica del Gioco e delle Arti” (un ex cotonificio dell’ inizio del ‘900 a Cormano , in provincia di Milano) e presenta una delle più importanti raccolte europee di Giocattoli d'epoca, frutto di oltre mezzo secolo di appassionata ricerca. I pezzi, un migliaio in tutto, vengono esposti a rotazione seguendo percorsi cronologici e tematici. Tre secoli di Storia, dal 1700 al 1970 per conservare la memoria dell'Infanzia. L'esposizione comprende anche numerosi reperti, documenti, testimonianze. Giocattoli originali e perfettamente funzionanti: Bambole e soldatini, modellini di ogni sorta, giochi da strada e da tavolo, libri e fumetti, fino ai primi videogames. Si tratta di esemplari, provenienti da tutta l'Europa e oltre, selezionati in base all'interesse storico e culturale, alla rarità, ma soprattutto al racconto che se ne può trarre. Storie di bambini, certo: Come vivevano, crescevano, studiavano e lavoravano; la loro vita in famiglia e fuori dalla famiglia. Ma anche storie di adulti: Il giocattolo non è mai fine a sé stesso ma è testimone preciso e puntuale, spesso impietoso, della società in cui si colloca. Attraverso l'osservazione dell'oggetto emerge allora il percorso umano. Scienza e arte, artigianato e industria, pedagogia e filosofia convergono nel gioco e nei simbolismi di un linguaggio universale che non conosce barriere di razza, lingua, civiltà. Particolarmente approfonditi i percorsi didattici, focalizzati in 20 anni d'esperienza e apprezzati da oltre mezzo milione di bambini.

Le visite guidate possono essere abbinate ad attività di Laboratorio, atèlier di costruzione di giocattoli, un'opportunità di imparare il gioco interattivo e creativo senza schemi precostituiti. Attraverso l'uso di un'ampia gamma di materiali esteticamente attrattivi e opportunamente preparati, si innesca un processo che stimola le capacità immaginative, logiche e pratiche e che ha come fine ultimo la realizzazione di un'idea. Il gioco come opportunità di produrre cultura e generare sapere.

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Particolarmente significativa all’interno del museo della ricostruzione con arredi originali di un'aula scolastica deamicisiana. La visita al Museo rappresenta uno straordinario viaggio nel mondo della fantasia, della poesia, dell'arte e della fiaba. Racconta l'incanto delle fiere di paese, delle feste popolari, dei teatrini di piazza. Illustra l'evolversi nel tempo delle convenzioni sociali e il mutare dei modelli e dei ruoli. Documenta la partecipazione alle prime grandi scoperte della scienza e della tecnica in un multiforme ventaglio di interessi che ben si prestano ad essere raccolti, interpretati e sviluppati nel contesto delle programmazioni educative.

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All'interno della struttura di "Bi - La fabbrica del Gioco e delle Arti" vi è anche il Teatro del Buratto nato nel 1975 ed una biblioteca per ragazzi. L'attività del teatro ha da sempre indirizzato la produzione con un'attenzione particolare al momento musicale, all'aspetto pittorico, grafico e di immagine, nella direzione di un Teatro "totale", dove alle consuete tecniche d'attore, che fanno uso di linguaggi verbali e gestuali, si accompagna una ricerca nel teatro d'animazione (pupazzi, oggetti, forme) secondo le tecniche più diverse. Gli spettacoli effettuano repliche a Milano, in tournée su tutto il territorio nazionale e all'estero.

La presenza di una fornita biblioteca per ragazzi completa l’offerta di questo importante polo culturale dedicato al gioco e al Giocattolo.

www.bilafabbricadelgiocoedellearti.it

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Nantes - L’isola delle macchine fantastiche

Aperta nell’estate 2012 e posta sulle banchine del fiume Loira a Nantes, dalla parte opposta del museo di Jules Verne, “Les Machines de l'Ile” è un parco divertimenti decisamente stravagante. Un elefante di 12 metri di altezza, 48 tonnellate di acciaio e legno, che avanza lentamente, che barrisce e spruzza acqua dalla proboscide. Eppure residenti e visitatori non si allarmano… Sull’isola di Nantes c’è questo ed altro. Sul dorso del ‘mostro’ sono saliti alcuni turisti per partecipare alla passeggiata che il pachiderma meccanico effettua sull’isola. Un viaggio per i mondi magici che popolavano l’immaginazione di Jules Vernes, l’abitante più famoso di questa città bretone. “Arriverà un momento in cui le creazioni della scienza supereranno quelle dell’immaginazione”, disse l’autore del “Giro del mondo in 80 giorni”. Fu profetico. Il Grand Elephant è diventato il simbolo ufficiale della città, al punto tale da diventare il protagonista di cartoline postali e souvenir.

E’ anche il simbolo della compagnia teatrale di strada “La Machine”, oltre a far parte del progetto artistico ‘Les Machines de l’île’.

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Il parco si sviluppa nel luogo in cui si trovavano gli antichi cantieri navali della città. Oggi le oniriche creature di Nantes formano un atipico parco di attrazioni all’aperto. L’Officina è la nave dove nascono tutte le “macchine”, sculture fantastiche che prendono vita grazie ai meccanismi posti nel suo scheletro. Dalle sue passerelle, che si affacciano sul lavoro quotidiano degli artigiani, i visitatori possono assistere al processo di creazione di una gazza ladra gigante, una manta, un drago cinese o un enorme ragno. Animatroni giganteschi che andranno a costituire le attrazioni del parco tematico. Di fronte all’Officina si trova la Galleria, che ospita un bestiario di macchine (tutte possono essere azionate e provate). E’ questo lo scenario dove scoprire il grande progetto della compagnia, ancora in fase di realizzazione. Si tratta de ”Arbre aux Hérons” (Albero degli Aironi), un albero di acciaio di 50 metri di diametro e 35 di altezza che sarà coronato da due aironi meccanici e popolato da creature fantastiche che accoglieranno il visitatore tra le varie terrazze e passerelle.

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Gli esseri fantastici inventati dagli scenografi François Delarozière e Pierre Orefice, prendono vita grazie ai meccanismi robotici e servomotori programmati dai macchinisti che spesso si trovano all’interno delle creature stesse. L’avveneristico progetto artistico collega i mondi inventati da Jules Verne, l’immaginario meccanico di Leonardo Da Vinci e la storia industriale della città di Nantes. L’obiettivo delle loro architetture viventi è “sognare le città future e trasformare lo sguardo che rivolgiamo verso il nostro spazio urbano”. Può sembrare una chimera ma, come diceva Verne: “Le grandi scoperte vengono fatte dando retta ai pazzi”. Recentemente è visitabile anche il Carosello dei Mondi Marini popolato ogni sorta di creature che rappresentano animali degli abissi. Questa enorme giostra, di almeno 25 m di altezza e 22 m di diametro, ricorda le attrazioni dei luna park. Un autentico teatro a 360° che accoglie il pubblico in un’incredibile acquario-scultura dedicata al mondo marino. I visitatori possono vedere strane creature acquatiche misteriose che ruotano in un gigantesco acquario su 3 livelli. Il mare si svela in tutte le sue forme, dagli oscuri abissi e dai fondali fino alla superficie degli oceani. Recentemente Nantes è stata inoltre eletta a Capitale Verde Europea (www.nantesgreencapital.fr), rilanciando in questo modo il progetto dell’albero degli aironi.

www.lesmachines-nantes.fr

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Davide Scianca Illustratore Fantahorror Davide Scianca nasce a Milano nel 1972.Terminati gli studi artistici sviluppa le sue prime attitudini professionali lavorando nel settore degli effetti speciali televisivi e cinematografici, come modellatore e scenografo. Collabora con Eurodisney Paris in qualità di scultore, partecipando alla realizzazione di elementi architettonici e scenografici e successivamente si dedica alla creazione di pupazzi ed oggettistica speciale per trasmissioni televisive e sit-com. Disegnatore e scultore di ispirazione fantastica e surrealista, da sempre subisce il fascino e l'influenza del mondo fiabesco, dell'arte classica, grottesca e neoespressionista. La sua arte è maggiormente caratterizzata dalla realizzazione di disegni monocromatici, creati tramite l'esclusivo uso di una penna ad inchiostro nero. La tecnica utilizzata è istintiva e polimorfica; in continua evoluzione e sempre alla ricerca, quasi maniacale, della "ricchezza del dettaglio". La produzione illustrativa, inoltre, viene arricchita dalla realizzazione di creature tridimensionali ed oggettistica fantastica, ottenuta mediante tecniche di modellatura convenzionale ed assemblaggio di materiali misti.

ll binomio "organico/meccanico" è alla fonte della sua ispirazione e ricerca, con forti riferimenti alle correnti culturali ed artistiche del "cyberpunk" e dello "steampunk". In particolare le sue sculture ispirate alle piante carnivore, (denominate) 'Carny' stanno diventando degli oggetti di culto e da collezione. Il gusto e le sue inclinazioni, affondano maggiormente le radici nel cinema di fantascienza e horror del trentennio '60 / '80 e nell' opera di artisti co me George Lucas, H.R.Giger e Tim Burton, che lo hanno maggiormente e profondamente stimolato sin dalla sua adolescenza. Influenza artistica che si evidenzia molto bene in una sua significativa opera , un omaggio all'artista svizzero H.R. Giger, creatore di 'Alien'.

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www.davidescianca.com

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Le bambole Ooak Trovare una bambina nella società contemporanea che non abbia mai provato a giocare con una bambola è pressochè impossibile. La passione e l'entusiasmo per queste compagne di giochi talvolta però non si esaurisce con il passare degli anni e l'arrivo dell'adolescenza. Anzi spesso desideriamo crearci una collezione con pezzi rari in edizione limitata. Oppure ci si riscopre con la voglia di creare qualcosa di personalizzato, artistico e creativo, reinventare dei personaggi, infondere il nostro tocco personale. Ecco nascere le bambole OOAK, attraverso la rielaborazione artigianale e artistica di pezzi commerciali, trasformati in pezzi unici esclusivi da collezione. Il termine OOAK, dall'inglese ONE OF A KIND, significa "unica nel suo genere". Una bambola da collezione, preziosa ed esclusiva. Una rielaborazione attraverso un completo restyling, ridefinendo la fisionomia ed il trucco del viso. Il processo prevede di cancellare il trucco del viso attraverso solventi e ridipingerlo interamente a mano con colori acrilici e pigmenti puri. Un certosino lavoro di make-up . I capelli vengono spesso modificati, tagliati, ricolorati o cambiando acconciatura. Anche gli abiti sono pensati e creati appositamente, non comprati o riadattati, ma ricreati attraverso capacità sartoriaUna preziosa Barbie da collezione. li, anche per ricostruzioni storiche. Seta, organza, pizzi, raso e altri tessuti pregiati sono alla base della creazione di ogni modello sartoriale, perfetto fin nei minimi dettagli. Sovente anche i gioielli di ciascuna delle versioni delle differenti OOAK vengono disegnati e realizzati specificatamente, usando strass e cristalli Swarovski , perline, corallini e minuteria varia. Una certificazione di autenticità e unicità accompagna la creazione di questi capolavori, pezzi unici di alto artigianato, riservati a collezionisti ed estimatori. Un filone che si è sviluppato negli ultimi anni soprattutto in America e successivamente in Italia, utilizzando le bambole della Mattel Barbie®. Per la facilità di reperibilità ed un assortimento base considerevole, queste bambole sono tra le più utilizzate da chi si occupa di OOAK. In particolare un notevole successo riscontrano le ooak realizzate che riproducono le fattezze di star del cinema di Hollywood. Intervistiamo Tiziana Cacialli che nel suo atelier di Livorno crea ormai da diversi anni bambole OOAK Barbie® di qualsiasi genere, ispirandosi a personaggi reali e fantasy. Un atelier che è una fucina di idee e di sogni, tanto che questa attività rappresenta per l'artista un occupazione a tempo pieno. Articoli e recensioni su testate nazionali sanciscono e rendono evidente il talento che si sprigiona dalle sue creazioni. Vincitrice di numerosi premi nazionali, si appresta a presentare le sue ultime creazioni OOAK presso "Roma Fashion Doll Convention" e ad altre manifestazioni quali “Dolls Convention Milano” che si tengono nelle principali città e che attirano centinaia di appassionati, curiosi e collezionisti.

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" Una passione nata otto anni fa mentre passeggiavo facendo shopping... Ho visto una bambola in una vetrina e ho deciso di acquistarla. Una volta a casa è nato il desiderio di modificarla : acconciatura, vestiti e infine il trucco. Ho scoperto che mi divertiva e mi appassionava. E come me esistono molte altre persone che si dilettano a creare bambole Ooak. Ho realizzato fino adesso più di duecento bambole, creando vestiti ed accessori e partecipando a numerosi eventi e manifestazioni legate a questo mondo. Pezzi unici certificati. Non faccio mai due volte lo stesso soggetto. Mi capita di fare bambole su richiesta, specialmente personaggi dei cartoni animati o per gli sposi novelli, riproducendo le sembianze della sposa in un giorno indimenticabile. Ho ormai richieste dagli Stati Uniti, Spagna e Francia. Ogni bambola mi impegna da un minimo di dieci giorni ad anche un mese per le più complesse ed elaborate. E come ogni artista sento molto il rimpianto del distacco dalle mie 'creature'. E' una grande soddisfazione per me avere tante persone che mi commissionano i loro desideri ed è fonte di gioia riuscire ad accontentarli, ma ogni mia Barbie è un pezzetto della mia anima che dono...".

www.atelierditiziana.com

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I chiodini “impressionisti” della Quercetti. C'è un giocattolo famosissimo, manuale, tradizionale e italiano con cui hanno davvero giocato tutti, che sta tornando di moda proprio nell'era in cui il digitale sembra indispensabile. Si tratta dei chiodini colorati di plastica, il famoso mosaico colorato inventato a Torino 63 anni fa dall’azienda torinese Quercetti. Giocare a colorare con i chiodini Pixel Art è un’innovativa esperienza artistica tutta manuale, che stimola la creatività. I chiodini del Pixel Art sono solo in 6 colori (rosso, nero, bianco, blu, verde e giallo), ma per il principio di “miscela ottica” per cui l’immagine viene rielaborata e ricomposta dall’occhio umano, i colori si combinano, I nuovi chiodini per la Pixel Art. dando vita a centinaia di nuove tonalità. Nel 1953 Alessandro Quercetti fu il primo a brevettare in Italia un prodotto ispirato al lavoro dei pittori puntinisti francesi di fine Ottocento, adattandolo al mondo dei giocattoli. I chiodini, così come li ricordiamo, esistono ancora. Ma sono affiancati dalla nuova versione, questa volta rivolta ai bimbi di ieri, ormai adulti. La trovata dell'azienda è quella di rilanciare un gioco icona creandone uno uguale, ma completamente diverso, tradizionale e innovativo insieme: così è nato Pixel Art. Le possibilità di comporre immagini con i chiodini sono innumerevoli, per soggetti e dimensioni offerti dalla casa. Inoltre con Photo Pixel è possibile scegliere una foto personale, elaborarla con il software in rete, stamparla e riprodurla successivamente utilizzando i chiodini. E’ quindi possibile ottenere un quadro realizzato con i chiodini di un proprio ritratto, o una foto di un nostro paesaggio. Le dimensioni del quadro vengono definite da quante tavolette base si decide di utilizzare : 4, 9, 16, 32 e 48 tavolette. I chiodini Pixel Art sono stati presentati dalla Quercetti per la prima volta a ‘Paratissima’ nel 2013 una importante fiera d’arte internazionale, mostrando al pubblico una riproduzione di una celebre fotografia di Steve McCurry ricostruita con centomila chiodini colorati. Un po’ opera d’arte da collezione è anche il “Pixel Art – Penny Black Edizione Speciale Bolaffi”. Frutto della collaborazione tra i due storici marchi torinesi Bolaffi e Quercetti, questa edizione particolare si pone come modo intelligente, nuovo e creativo per giocare con i francobolli. Penny Black è stato infatti il primo francobollo della storia, e il francobollo Pixel Art

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Penny Black Bolaffi è un’opportunità per fare del primo francobollo del mondo l’ambasciatore della passione collezionistica, attraverso i chiodini colorati Quercetti.

Insomma definire questo nuovo prodotto della casa torinese è complesso : Un po’ gioco, un po’ hobby, un po’ collezionismo e sicuramente un oggetto d’arredo originale.

www.quercetti.it www.quercettiart.it 36


A Moment in Time Disney

"A Moment in Time Disney" è un affascinante collezione in edizione limitata di statuine Disney interamente realizzate a mano nel Regno Unito. Queste creazioni originali colgono i momenti cult, come pause nel tempo, dei più grandi successi di Walt Disney. Scolpite da Peter Mook, sotto la direzione del designer di "Border Fine Arts" Ray Ayres, le figure sono realizzate interamente a mano negli studios della "Border Fine Arts" a Langholm (Scozia). Ogni esemplare è prodotto in edizione numerata. Solo poche centinaia di unità per ogni modello sono state realizzate per soddisfare le richieste in tutto il mondo. Dopo la fusione e l'assemblaggio a mano, ogni creazione è dipinta a mano. Questo processo di fabbricazione garantisce l'unicità di ogni rappresentazione "A Moment in Time Disney". Dalla qualità ineguagliabile, ogni pezzo è venduto in serie numerata e accompagnato da un certificato di autenticità firmato dall'artista. Con un tale pedigree, queste creazioni artistiche, realizzate in modo artigianale con maestria e materiali di qualità, sono destinate a diventare l'ultimo "must have" per i collezionisti Disney d'Italia.

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I prezzi sono naturalmente relativi a pezzi unici da collezione fatti a mano e quindi oscillano dai 395 euro di “Lilly il Vagabondo” agli 855 euro de “La bella e la bestia”. Le creazioni A Moment In Time DISNEY infatti non sono fabbricate in serie tramite stampi ma ognuna è realizzata a mano dall'artista Peter Mook; sono prodotti a tiratura limitata in 350 esemplari in tutto il mondo e sono interamente dipinte a mano. Piccole opere d'arte artigianali realizzate con materiali di qualità e tanto savoir-faire. In Italia è possibile trovare le sculture “Moment in Time” in alcuni negozi di giocattoli specializzati.

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I Giochi Pirotecnici.

Con l’avvicinarsi delle feste, ed in particolare del Capodanno, cominciano ad apparire sul mercato numerosi prodotti pirotecnici per allietare feste e rendere più ‘colorate’ alcune serate. L’utilizzo di questi deve essere però disciplinato da un corretto comportamento sia etico che di sicurezza Le prime notizie riguardanti i fuochi d’artificio ci portano al settimo secolo dopo Cristo, in Cina, ai tempi della dinastia Tang (618-907). I fuochi d’artificio erano impiegati allora principalmente per accompagnare feste e celebrazioni di vario tipo, tanto che l’arte pirotecnica divenne in breve tempo una professione altamente specializzata, soprattutto un’ arte praticata e tramandata dai monaci. In Cina, i maestri di arte pirotecnica erano del resto molto rispettati, per le loro tecniche sofisticate e spettacolari, ai limiti della magia. Si riteneva infatti che i fuochi d’artificio potessero scacciare gli spiriti maligni, oltre a portare fortuna e prosperità. Successivamente anche le persone comuni poterono acquistare vari tipi di fuochi d’artificio per uso privato. Non mancavano del resto grandi manifestazioni pubbliche durante le quali i fuochi d’artificio svolgevano un ruolo assolutamente centrale, cui partecipava tutta la folla. Testimonianze giunte fino a noi parlano ad esempio di un grande spettacolo pirotecnico che nel 1110 allietò l’imperatore Huizong Song e la sua corte nel corso di una parata militare. Attorno al 1240 anche gli arabi acquisirono una conoscenza avanzata della polvere da sparo e delle sue applicazioni, comprese quelle in ambito ludico, messe a punto dai Cinesi. Tuttavia furono i popoli mongoli a introdurre in Europa la polvere da sparo, probabilmente durante la loro invasione dell’Ungheria, intorno al 1241. Nel 1535 il trattato “De la Pirotechnia” di V. Biringuccio, descrive sia gli Artifici usati per scopo di guerra, sia quelli impiegati in occasioni di Festeggiamenti, in quanto anticamente gli artificieri militari, dovevano provvedere anche alla fabbricazione di fuochi da accendere durante gli spettacoli per celebrare la Vittoria. In seguito, l’impiego di Fuochi d’Artificio, si estese anche ad altre feste, come quelle Sacre e ad altre occasioni.

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I fuochi artificiali sono di diverse tipologie, molto differenti per utilizzo e pericolosità. Alcuni hanno funzioni sceniche negli spettacoli con giochi di luce e colore, altri deflagrano semplicemente facendo un botto, altri ancora creano cortine fumogene. Bengala, fontane, candele romane, girandole, razzi, party popper. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Tutti però hanno una cosa in comune : sono esplosivi e possono essere molto pericolosi se utilizzati impropriamente. Il materiale pirotecnico essendo classificato come esplosivo è vincolato nel trasporto e nell’uso dalla legge e soggetto a severe normative di sicurezza. La classificazione dei fuochi d’artificio è fatta sulla base della loro pericolosità. Per l’utilizzo di alcuni fuochi occorre infatti il porto d’armi ed un apposito patentino, rilasciato dalla questura (categoria F3). Alcuni fuochi sono comunque destinati solo a professionisti del settore con conoscenze specialistiche, la cui vendita è disciplinata da abilitazioni particolari (categoria F4). Anche nel caso di fuochi per effetti scenici, utilizzati per rappresentazioni teatrali su palcoscenico, occorrono autorizzazioni apposite. La composizione degli esplosivi dei fuochi artificiali varia a seconda dell'utilizzo: esplosivi di lancio, costituiti essenzialmente da polvere nera per cariche di lancio e razzi, per inneschi, micce e spolette; esplosivi "fulminanti", destinati alla confezione di tutti i fuochi che producono scoppi violenti accompagnati o no da lampi di luce; esplosivi di "spaccata", usati per i fuochi che, raggiunta una carica di lancio, debbono spaccarsi proiettando violentemente una rosa di colori. La colorazione dei fuochi artificiali è ottenuta aggiungendo alla miscela combustibile un ossidante e un sale che, sublimando durante la combustione, colorano la fiamma del fuoco. Se assistere a questi meravigliosi spettacoli di luce e suoni può essere un esperienza appagante è comunque bene lasciare l’organizzazione e l’esecuzione dello show ad artigiani professionisti che fanno della prudenza il loro primo valore nel proprio lavoro.

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Dietro le quinte. I segreti della Teatro alla Scala di Milano.

La storia della Scala di Milano inizia nel 1776 quando un incendio distrusse il Regio Ducal Teatro, ospitato nel cortile di Palazzo Reale. Fu affidato l’incarico di costruirne uno nuovo a Giuseppe Piermarini, che per il suo progetto si ispirò alla Reggia di Caserta. Il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala fu inaugurato il 3 agosto 1778 con la prima assoluta de L’Europa Riconosciuta di Salieri. La costruzione del teatro fu finanziata da un gruppo di famiglie milanesi che continuavano a sostenerlo e ne detenevano la proprietà attraverso le quote dei palchi. A quel tempo il teatro era usato non solo come luogo di spettacolo, ma anche per gestire la propria vita sociale. I proprietari dei palchi vi ospitavano invitati, mangiavano e, nel ridotto, giocavano anche d’azzardo. Tutto questo mentre sul palco si svolgevano gli spettacoli. Inizialmente quindi la Scala non ebbe il giusto riconoscimento a teatro quale noi lo conosciamo oggi. Fu solo con le prime stagioni degli spettacoli del l’800, che videro rappresentate le opere dei migliori compositori dell’epoca, che si inaugurò veramente un periodo d’oro del teatro. Con l’arrivo Rossini nel 1812 la Scala diventa il luogo deputato del melodramma italiano, della sua prestigiosa evoluzione lungo un secolo e della sua tradizione esecutiva fino ai nostri giorni. Ma fu Giuseppe Verdi il compositore più di ogni altro legato al nome e alla storia della Scala trionfando nel 1842 con il Nabucco, che rafforzò definitivamente l’immagine con la Scala. Nel corso del tempo e con l’aumentare del prestigio del teatro si sono succeduti numerosi direttori d’orchestra, ballerini , registi, cantanti lirici tra i nomi più prestigiosi del panorama mondiale : Gioachino Rossini, Donizetti, Bellini, Giacomo Puccini e Arturo Toscanini, Maria Callas, Luciano Pavarotti, Carla Fracci, Luciana Savignano, Herbert von Karajan, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli e molti altri ancora.

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Il teatro alla Scala affronta nel 2002 il più profondo intervento di restauro dell’edificio storico, e di modernizzazione del palcoscenico. Per due anni gli spettacoli si spostano temporaneamente al teatro degli Arcimboldi. Il 7 dicembre 2004 Riccardo Muti inaugura la nuova Scala restaurata con “ Europa riconosciuta” di Salieri, l’opera che aveva battezzato il teatro nel 1778. Grazie alla ristrutturazione e alla modernizzazione della macchina scenica, la Scala persegue l’idea di un teatro di qualità, con 284 alzate di sipario annuali. Grazie alla completa revisione tecnica del palcoscenico infatti la Scala è oggi uno dei maggiori teatri del mondo tecnologicamente all’avanguardia. La ristrutturazione riguarda tutta la parte mobile precedentemente azionata idraulicamente attraverso l’utilizzo di pompe e autoclavi ad acqua, sostituendola da moderni sistemi di carri e di ponti mobili controllati da sofisticate attrezzature computerizzate. Ora il nuovo palcoscenico misura oltre 1600 metri quadrati. L’Opera si fa dunque grazie all’ingegneria e alla tecnologia: sul palcoscenico tutto è mobile. La parte centrale è divisa in elementi mobili che, spostati a vari livelli, possono dare rilievo frontale ed elementi laterali e indipendenti con cui si può ulteriormente plasmare la scena. L’avveniristica macchina scenica è stata progettata e realizzata dall’ingegnere Franco Malgrande. Ha una movimentazione articolata che da 18 metri sotto terra, dove si prepara l’arredo della scenografia, può portare le scene fino a 4 metri di altezza sopra il livello normale del palco. La meccanica inferiore, allocata a livello del palcoscenico, è doppia. Una prima struttura è costituita da 7 ponti verticali grandi e 8 piccoli che si muovono verticalmente nello spazio intercorrente tra il fondo fossa a quota a meno 18 m e il piano palcoscenico. Una seconda struttura costituita da 7 carri compensatori che si muovono in senso orizzontale e traslatorio

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a sbalzo per 22 metri che vanno a coprire l'eventuale spazio lasciato libero dai ponti verticali. Ogni carro è lungo 21 metri e pesa 30 tonnellate e ha una potenza di 30 kilowattora. La macchina scenica dal palcoscenico è completata dalla nuova torre che svetta da dietro la facciata neoclassica del teatro, progetto che prevede un edificio di 56 metri di altezza, di cui 38 metri dal livello del palcoscenico per rispondere alle nuove esigenze tecniche. Il movimento verticale delle scene si basa su 75 tiri di scena manuali, 50 elettrici, e un meccanismo per la movimentazione del sipario, con ponti luci e 15 argani per i 700 riflettori che illuminano il palcoscenico. Tutto l’apparato viene guidato e controllato da due speciali consolle computerizzate, una che muove i carri compensatori del palcoscenico e una che muove i fronti verticali della torre. La potenza richiesta per la movimentazione e l’illuminazione è considerevole : occorrono più di un megavatt sia per l’illuminazione sia per il sistema di movimentazione scenica. L’ampiezza degli spazi ricavati nel teatro consente di tenere in teatro due allestimenti di palcoscenici diversi simultaneamente e sostituirli all’occorrenza, anche nell’arco della stessa giornata per la rappresentazione due opere differenti. Nella struttura disegnata da Botta trovano inoltre posto anche le sale prove dell’orchestra, del balletto e del coro, un centinaio di camerini, gli uffici e la mensa. Il Teatro alla Scala non sarebbe tale però se non potesse contare sulla mestria e la creatività dei suoi numerosi artigiani che creano le scenografie e gli abiti. I Laboratori del Teatro alla Scala, presso l’area dell’ansaldo, è il luogo magico dove 150 persone lavorano per dare vita ai sogni : Scultori, falegnami, sarti, meccanici e pittori sono gli artisti artigiani che creano le scenografie ed i costumi, in uno spazio laboratorio di ventimila metri quadrati. I Laboratori del Teatro alla Scala, che nonostante siano inseriti in capannoni industriali del tutto anonimi sono certamente i più prestigiosi e più grandi del mondo, sono in grado di ospitare la maggior parte delle lavorazioni artigianali degli allestimenti scenici (scenografia, scultura, termoformatura, falegnameria, officina meccanica, assemblaggio scene, sartoria, elaborazione costumi, lavanderia) e contengono perfino un palco identico a quello originale dove effettuare prove e simulare volumi e altezze dell’allestimento definitivo. Se al Teatro alla Scala sono rimasti solo la calzoleria, la parrucchiera e la sartoria di vestizione, all’Ansaldo si fa tutto il resto: ogni stagione vengono realizzati circa un migliaio di costumi nuovi, mentre altri 3-4 mila vengono rimessi a misura, cioè riadattati ai nuovi interpreti. In un altro magazzino di Pero sono invece custodite circa 100 scenografie di opere e balletti. Le scenografie vengono poi date in affitto a teatri di tutto il mondo che abbiano un palco con tecnologie e misure compatibili con quelle della Scala. Ma in magazzino può essere conservato solo il materiale delle opere che vengono replicate o affittate più spesso. «Per fare spazio, ogni anno dobbiamo distruggere le scenografie di molti spettacoli . Come per i costumi, quando servono ci costa meno rifarle da capo, che tenerle lì a prender polvere per anni a occupare posto». Solamente

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all’Ansaldo c’è un magazzino che custodisce 60 mila costumi di scena , oltre quelli presenti in teatro. L’Ansaldo è una piccola città , dotata di passerelle sospese che servono ai 300 visitatori che ogni settimana osservano dall’alto il prestigioso e spettacolare lavoro delle maestranze. Per arrivare a questo grado di perfezione tecnica , è stato creata la Fondazione Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala. L'Accademia eroga corsi di formazione professionale attraverso i suoi quattro dipartimenti: Musica, Danza, PalcoscenicoLaboratori, Management. Un percorso formativo per i professionisti del futuro nell’ambito dello spettacolo, che culmina ogni anno nel "Progetto Accademia", dove un'opera inserita nel cartellone scaligero viene realizzata dagli studenti, come ’prova d’esame’ finale. Per i fortunati che entreranno nello staff dei laboratori del Teatro alla Scala di Milano il futuro è sicuramente assicurato.

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REMEMBER Il progetto artistico - Esposizione itinerante

Il progetto artistico espositivo itinerante "Remember" vuole rappresentare il mondo del gioco attraverso un percorso culturale con opere pittoriche ispirate ai personaggi dei fumetti, del cinema e dei cartoni animati della nostra infanzia, compagni di avventure e di storie fantastiche, realizzati principalmente su dischi in vinile. La mostra d'arte è affiancata ai laboratori esperienziali realizzati durante l'inaugurazione dell'evento. Proposta principalmente all’interno di biblioteche, gallerie e centri culturali, la mostra vuole trasmettere il desiderio di fantasticare tornando bambini attraverso le icone del passato.

Una vetrina d'arte di pezzi unici ed esclusivi, realizzati a mano e corredati di certificato di autenticitĂ . Tutte le opere sono realizzate e proposte in vendita a sostegno del progetto editoriale. In questo contesto la rivista si propone come supporto alla mostra espositiva, oltre che come strumento di promozione dell'intero progetto, offrendo una visione piĂš ampia ed eterogenea di questo mondo che spesso tendiamo a dimenticare.

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E’ possibile sfogliare la rivista in versione digitale sul portale https://issuu.com/ E’ possibile richiedere la versione cartacea della rivista, disponibile su ordinazione tramite spedizione postale. Per informazioni, eventi, fiere manifestazioni & appuntamenti consultate il sito : www.ludomag.jimdo.com Potete trovarci anche su facebook : Ludo Maga 2016 Š LudoMagazine

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