Energeo n5 settembre ottobre novembre web

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Anno VII - SETTEMBRE-OTTOBRE-NOVEMBRE 2014 Prezzo di copertina 6,50 euro

Edipress Communications - Orbassano (To) - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - SETTEMBRE-OTTOBRE-NOVEMBRE 2014) - N. 5- Abbonamento 10 numeri 50,00 euro.

Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali (Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto Internazionale delle Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatori del paesaggio; organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi.

FORUM MONDIALE UNESCO

Con la Carta di Firenze la Cultura entra nell’Agenda dello sviluppo post-2015

ICOMOS INTERNAZIONALE

Identità, eredità culturale e paesaggio, un patrimonio inestimabile da tutelare

Lucania fra orgoglio e nostalgia I paesaggi della memoria


Abruzzo, esperienza e tecnologia

a sostegno del sistema Paese NUOVE PROSPETTIVE

DAL BIOGAS AL BIOMETANO La Regione Abruzzo rappresenta il partner italiano del Consorzio del progetto Bio-metano, composto da 15 rappresentanti provenienti da 11 paesi europei. Dopo aver acquisito una notevole esperienza sul progetto Biogas Regioni (2007-2010), è stata selezionata per promuovere il bio metano, e sviluppare il mercato attraverso partnerships locali e regionali. Viene così data una grande opportunità alle aziende agricole che potranno utilizzare gli scarti ed all’agro industria che si potrà approvvigionare di biomasse costituite da colture dedicate IL BIO METANO È IL COMBUSTIBILE DEL FUTURO ED HA LE STESSE CARATTERISTICHE DEL GAS NATURALE Il progetto Biogas Regions ha valutato la producibilità di biogas in 7 potenziali impianti mediante il software Biogas calculator. Il biogas viene utilizzato principalmente per la combustione in gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica e nella combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica. L’Università degli studi dell’Aquila (U supportare lo studio sul processo di upgrading con la tecnologia che prevede l’installazione di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica. L’Ateneo si è impegnato a realizzare la sperimentazione di laboratorio mettendo a disposizione quanto necessario per collegare il test module all’alimentazione gas e alla strumentazione di misura e controllo. Questo studio darà un contributo a colmare il divario tra la nostra realtà nazionale ancora priva di impianti di biometano e il resto d’Europa, costituendo un esempio propositivo per numerosi impianti di biogas operativi in Abruzzo e in Italia che potrebbero così meglio cogliere un’importante opportunità di sviluppo sostenibile

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www.regione.abruzzo.it/xaraen www.bio-methaneregions.eu REGIONE ABRUZZO/ARAEN Via Passolanciano, 75 - 65100 Pescara (Italy) +39 085 7672524

2 dedicata alle eccellenze dei territori italiani con riferimento a cultura, colture, paesaggio e innovazione delle Regioni


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Prezzo di copertina: Euro 6,50 Abbonamento a 10 numeri Euro 50,00 Diffusione on line: www. archeojobs.com www.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.it www.energeomagazine.com www.ipogea.org www.osservatoriopaesaggio.eu www.restipica.net Direzione, Redazione, Abbonamenti: Edipress Communications Sas 334.120.71.85 – 335 60.60.490 www.energeomagazine.com abbonamenti@energeomagazine.com Uffici di Corrispondenza: • Distretto Energie Rinnovabili Via Bellini, 58 - Firenze Tel. (+39)055.36.81.23 - Fax (+39)055.321.70.26 • ITKI UNESCO-Ipogea Via Roma 595 - 50012 Bagno a Ripoli (Firenze) (+39) 055 632278 • Osservatorio Europeo del Paesaggio - Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14 Stampa: Società Tipografica Ianni Srl - Strada Circonvallazione, 180 - Santena Tel. (+39)011.949.25.80 Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990 Copyright Energeo Magazine - Edipress Communications Sas Strada Torino, 43 - 10043 Orbassano Periodico bimestrale Poste Italiane Spa Spedizione Postale Dl 353/2003 (conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma 1, CB/ Torino Anno VII – Settembre-Ottobre- Novembre 2014 (edizione speciale Forum Mondiale UNESCO e 18a Assemblea Generale ICOMOS 2014) Il periodico Energeo Magazine è iscritto nel Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) - N° iscrizione 17843 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.

Anno VII - SETTEMBRE-OTTOBRE-NOVEMBRE 2014 Prezzo di copertina 6,50 euro

Periodico per la promozione dell’attività dell’ICOMOS, (ONG) organizzazione Internazionale non governativa rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali (Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) e dell’attività dell’Istituto Internazionale delle Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatori del paesaggio; organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi.

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Approfondimento tematiche e sviluppo azioni relative alla nuova convenzione UNESCO sul paesaggio e alle iniziative: Alla ricerca del paesaggio perduto, Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio di Firenze, Risoluzione UNESCO di Matera, Sistemi di Scienze locali, Tecniche e Conoscenze Tradizionali, Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali (Banca del sapere) – TKWB. • In collaborazione con Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO

FORUM MONDIALE UNESCO

Con la Carta di Firenze la Cultura entra nell’Agenda dello sviluppo post-2015

ICOMOS INTERNAZIONALE

Identità, eredità culturale e paesaggio, un patrimonio inestimabile da tutelare

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Lucania fra orgoglio e nostalgia I paesaggi della memoria

L’EDITORIALE

FIRENZE, UN AUTUNNO STRAORDINARIO La Culture Economy Cultura e creatività per favorire politiche di sviluppo sostenibile Firenze è pronta a riflettere su queste efficaci strategie Il turismo di ritorno nella Città dei Sassi, una nuova sfida che punta su “orgoglio e nostalgia ” Biodiversità, il Molise accoglie i territori virtuosi Vulcani e sapori, un’iniziativa altamente innovativa La Toscana che punta al futuro


SOMMARIO 6-14

Edizione straordinaria dedicata al Forum Mondiale UNESCO e alla 18a Assemblea Generale dell’ICOMOS Internazionale ( ottobre-novembre 2014)

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SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

6 - UNA NUOVA STRATEGIA UNESCO SUI GRANDI TEMI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Una passerella esclusiva 8 - LA CULTURA COME MOTORE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Una sezione ha riguardato l’innovazione

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SETTEMBRE-OTTOBRE-NOVEMBRE 2014 ANNO VII NUMERO 5

10 - CARTA DI FIRENZE, UN DOCUMENTO CHE FA DA APRIPISTA PER L’INSERIMENTO DELLA CULTURA NELL’AGENDA DELLO SVILUPPO POST-2015 La soddisfazione del sindaco Dario Nardella 12- LA CULTURA COME VETTORE DI VALORI E IDENTITÀ Un grande contributo politico

13 - UN DOCUMENTO STORICO: LA CARTA DI FIRENZE I principi guida e priorità da includere nel processo di elaborazione dell’agenda dello sviluppo post-2015 14 - UNA GIORNATA PARTICOLARE Una firma sul libro d’onore del Comune

INIZIATIVE DELLA CNI UNESCO

16 - CULTURA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, LA LUNGA RIVOLUZIONE DELL’UNESCO Un progetto annunciato nel corso del FORUM MONDIALE UNESCO Un bilancio positivo Culture economy, la cultura come motore di sviluppo dell’economia

SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

18 - FIRENZE CAPITALE DELLA CULTURE ECONOMY Il dibattito in una famiglia speciale La grande musica ha accompagnato l’intero evento La telefonata del presidente USA Barack Obama Una votazione al cardiopalma Una finestra della cultura nel mondo

30 SPECIALE

18 ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014 a

30 - LA DOTTRINA INTERNAZIONALE NELLA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE La Carta di Venezia 50 anni dopo

22- IDENTITÀ, EREDITÀ CULTURALE E PAESAGGIO: UN PATRIMONIO INESTIMABILE DA TUTELARE I pionieri dell’ICOMOS L’UNESCO, un progetto per stimolare la cooperazione internazionale Il ruolo dell’ICOMOS nell’assegnazione del sigillo UNESCO La nozione di Patrimonio e lo scambio di conoscenze

31 TERRE DAL CUORE CALDO 31 - I TERRITORI DI ORIGINE VULCANICA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ La lungimiranza del CO.SVI.G. La collaborazione con Slow Food e l’università di Pollenzo Le isole eolie insieme nell’associazione Da Ustica a Pantelleria, c’è tutto l’arcipelago della Sicilia Una new entry: il Vallo di Diano Il mercato della terra di Slow Food

25 - LA DECLARATION OF THE SYMPOSIUM 26 - IL PAESAGGIO E IL PATRIMONIO CULTURALE ESALTANO GLI ALTI VALORI DELL’UMANITÀ Le città non siano parchi per i turisti Un cambio di rotta necessario ed urgente

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IN VIAGGIO VERSO MATERA

34 - CRISTO NON SI è FERMATO A EBOLI STORIA E TRADIZIONI DELL’ANTICA LUCANIA Un confronto tra le finaliste I paesaggi della memoria Il turismo di ritorno Gli antichi Lucani La storia comincia nel Sannio

40 CAPITALE

42 CONTROCORRENTE

44 INIZIATIVE

40 - MATERA STRIZZA L’OCCHIO A LECCE Rimosse le barriere di accesso alla cultura Lecce 2019: reinventare Eutopia Dal Salento tante idee suggestive

42 - UN’OCCASIONE MANCATA Trentino, come si fa a far fallire un gemellaggio

44 - BIODIVERSITÀ, RIFLETTORI PUNTATI SULL’ALTO MOLISE Un’azione di altissimo livello Lo spazio urbano e le zone rurali Un luogo da scoprire

DELLA CULTURA 2019

28 - PER ICOMOS FIRENZE VAL BENE UNA FESTA ll gotha del mondo dei beni culturali riunito a Firenze Un evento di portata mondiale

37 - DA VERGOGNA A FI0RE ALL’OCCHIELLO D’ITALIA 38 - I PAESAGGI DELLA MEMORIA, LA LUCANIA FRA ORGOGLIO E NOSTALGIA Il ricordo di un grande evento La preziosa alleanza con la Fondazione Zétema Il coinvolgimento dei lucani emigrati Le antiche terre d’Otranto

46 RES TIPICA & DINTORNI 46 - L’EVOLUZIONE DEL PROGETTO BIO L’attesa del primo congresso mondiale delle Città del Bio L’agricoltura biologica in forte crescita Una produzione di nicchia che piace Amici e Ambasciatori delle Città del Bio 48 - LE COMUNITÀ DEL BIO, UN’AZIONE VINCENTE SUL TERRITORIO

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L’EDITORIALE

FIRENZE, UN AUTUNNO STRAORDINARIO

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n una piovosa giornata di noanni, un’accelerazione nella vembre a Firenze, da Carrara proiezione di scelte responsaera appena giunta la notizia bili, alimentando la discussione che il torrente Carrione, per e favorendo l’approfondimento la pioggia incessante che per di nuovi approcci per misurare ore si era abbattuta nella zona, il cambiamento auspicato. Le aveva messo la città sott’acqua, forme di investimento per la trasformando le strade in fiumi cultura vengono motivate con e costringendo 450 sfollati a cerprecisione dalle scelte recenti care rifugio altrove, provocando dell’UNESCO e dell’ICOMOS. L’aun disastro, insomma. In piazza genzia ONU per l’Educazione, la Duomo, nel Palazzo Guadagni Scienza e la Cultura ha indiviStrozzi Sacrati, sede della Reduato nel Terzo Forum Mondiale gione, era prevista la conferenza UNESCO, svoltosi a Firenze, nella stampa di presentazione della prestigiosa sede di Palazzo Vec18a Assemblea Generale ICOchio, il ruolo chiave delle città MOS, -libera Associazione non La famiglia Di Stefano, eredi di Roberto, fondatore della Carta di Venezia, con l’Ambasciatore Francesco Caruso e delle regioni come attori per e il prof. Giovanni Puglisi, della CNI UNESCO il cambiamento che riconosce governativa che valuta per l’UNESCO i Siti Patrimonio dell’Umanità- che si svolgeva meglio guarda al futuro, interessando l’industria cultu- il valore della cultura come motore dello sviluppo – proprio in quei giorni, dal 10 al 15 novembre, al Palazzo rale, un settore in forte crescita, come ha avvalorato il andando oltre una dimensione puramente economica dei Congressi. I giornalisti, preoccupati dal maltempo, ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Fran- mediante l’espressione culturale, la pratica artistica, la frettolosi, hanno provato ad accorciare i tempi. C’erano ceschini che, dal canto suo, ha sottolineato: “Gli inve- salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale, troppi appuntamenti in agenda in quella stessa giorna- stimenti nella cultura sono uno degli strumenti per uscire la promozione della diversità culturale, l’urbanistica e ta. Uno dei relatori, il diplomatico Francesco Caruso, già dalla crisi, oltre che uno strumento con cui affrontare l’architettura. Un ruolo avvalorato dai recenti incontri Ambasciatore d’Italia presso l’UNESCO, attuale vice Pre- il dialogo, la conoscenza reciproca e la comprensione. internazionali e dalle dichiarazioni ad alto livello, come sidente di ICOMOS Italia, prima che i cronisti chiudesse- Sono il veicolo più importante per agganciare la ripresa, ad esempio la Dichiarazione di Hangzhou “Mettere la ro definitivamente i taccuini, provando a sintetizzare la per investire sulla crescita e creare nuova occupazione”. cultura al centro delle politiche di sviluppo sostenibile” prevista presentazione di un evento mondiale, ha co- L’UNESCO, sotto la guida di Irina Bokova, ha individuato adottata nel maggio 2013, la Dichiarazione ministeniato un nuovo modo di dire dichiarando: “A Firenze ci la strada da percorrere per rimediare agli errori di va- riale del 2013 del dibattito di alto livello dell’ECOSOC stiamo avviando ad un passaggio epocale, attraverso un lutazione fatti nel primo decennio del nuovo Millennio (Consiglio Economico e Sociale) e dai due dibattiti nuovo modello di sviluppo economico, dedicato all’idea di per il mancato riconoscimento della cultura come mo- tematici sulla cultura e lo sviluppo nell’Agenda postuna nuova società, capace di affrontare l’attuale cambio tore dello sviluppo sostenibile, dopo che, nel settembre 2015 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di di paradigma, individuato dall’UNESCO al recente Forum del 2000, la comunità internazionale (189 Paesi parte- New York, rispettivamente nel giugno 2013 e maggio Mondiale di Firenze: la culture economy”. L’Ambasciato- cipanti) adottò la Dichiarazione del Millennio delle 2014. re Caruso aveva così fatto nascere, il 5 novembre, una Nazioni Unite, nella cinquantacinquesima sessione nuova locuzione che entrerà presto nel lessico comune, dell’Assemblea Generale dell’ONU. C’è stata, in questi CULTURA E CREATIVITA’ PER FAVORIRE POLITICHE DI SVILUPPO come accadde con l’espressione SOSTENIBILE green economy una decina di anni fa. L’economia verde nacTanto per semplificare, l’idea que, infatti, dalla stesura nel matura e consapevole di un’e2006 del Rapporto Stern (ecoconomia che coinvolga cultura nomia mondiale minacciata dai e creatività facendoli diventare, cambiamenti climatici), ma se in futuro, asset strategici per ne parlava già molti anni prima, favorire politiche di sviluppo tant’è che ad un convegno a locale sostenibile, non è molto Stresa, sul lago Maggiore (era la diffusa. Anzi non se ne parla fine degli anni ’90), un giornaliproprio e sul web ci sono posta del Sole 24 Ore, rivolgendosi chissime tracce. È dalla fine ad una collega, chiese: “Ma tu degli anni Ottanta che si parne sai qualcosa della green ecola, invece, di sostenibilità, da nomy?” quando cioè nel documento della Commissione mondiale LA CULTURE ECONOMY sull’ambiente e lo sviluppo (Our La stessa cosa avverrà per la Common Future, noto come rapculture economy, descritta come porto Brundtland, 1987) venne il paradigma del XXI secolo che introdotto il concetto di sviluppo Stretta di mano tra il sindaco di Firenze Dario Nardella e il ministro Dario Franceschini 4

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FIRENZE È PRONTA A RIFLETTERE SU QUESTE EFFICACI STRATEGIE Nel momento in cui la comunità internazionale sta definendo una nuova Agenda per lo sviluppo interna-

, dove un’intera regione è in festa per la pro- raccontare le vicende storiche e geomorfologiche dei clamazione di Matera Capitale Europea della Cultura territori di origine vulcanica, alla scoperta di tutti quei 2019. Il sindaco Salvatore Adduce, dopo aver ritrovato prodotti tipici che poche altre terre possono offrire ai la voce e le forze, è riuscito ad annunciare il suo forte viaggiatori del gusto. La nuova Associazione è stata messaggio: “La designazione di Matera è un esempio di definita da Carlin Petrini: “un’iniziativa altamente inciviltà e riscatto che da Matera e dal Sud arriva all’Eu- novativa”. La Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili ropa”. Energeo ha da sempre seguito gli sviluppi della ha ricevuto due importanti riconoscimenti, in questo candidatura lucana. Il periodico, rispettando il suo autunno che si farà ricordare. Il progetto è risultato, claim: “un giornale che si fa progetto”, ha subito avviato infatti, tra le prime 10 proposte in graduatoria nella una nuova iniziativa, insieme alla Fondazione Zètema, sezione “buone pratiche”, nel concorso per la presentaun’istituzione, il cui nome ricorda un’antica parola zione di idee innovative e buone pratiche già svilupgreca che vuole significare ricerca di conoscenza, di pate e operanti in Toscana coerenti con il tema di Expo autocoscienza: è la spiegazione filosofico-religiosa Milano 2015 – “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il del mito, e cioè la ricerca di se stessi, il riconoscimento Co.Svi.G., promotore del progetto “Comunità del Cibo VULCANOLOGO MERCALLI, FU dell’ignoDIRETTORE DELL’OSSERVATORIO DAL selezionato 1911 FINO tra di seALstessi, lo zetèin, interrotto dai CHE disastri a Energie Rinnovabili”,VESUVIANO è stato anche ALLA SUA MORTE, SI DEVONO RELAZIONI SU TERREMOTI AVVENUTI IN ITALIA E ALL’ESTERO E NUMEranza. Questa è una sinergia vincente destinata a far le prime 10 aziende del settore “Agricoltura e AgrifoROSI STUDI SUI FENOMENI VULCANICI DELLO STROMBOLI, DI VULCANO E DEL VESUVIO. I SUOI decollare un progetto assolutamente nuovo decollato od” segnalate nell’ambito del Premio per loLAVORI Sviluppo LEGATA DI INTENSITÀ sullaGLIsciaPROCURARONO dell’entusiasmoFAMA per la MONDIALE, festa non ancora finitaSOPRATTUTTO SostenibileALLA 2014,SCALA assegnato a Rimini DEI il 7 TERRENovembre MOTI CHEcheÈ da UNIVERSALMENTE NOTA abbandono COL SUO NOME2014. E ADIlUNO SCHEMA CLASSIFICAZIONE DELLE di una città uno stato di desolante Premio, che haDIl’adesione del Presidente della ERUZIONI VULCANICHE ha saputo risorgere, diventando, con la designazione Repubblica, è promosso dalla Fondazione per lo Svidi Capitale Europea della Cultura 2019, un autentico luppo Sostenibile e da Ecomondo, la “Fiera Internaziofiore all’occhiello per l’Italia intera. Un contributo de- nale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo terminante è stato dato dalla Fondazione Zètema che sostenibile”. A proposito, congratulazioni al comune di ha animato la vita culturale materana degli ultimi ses- Pantelleria, un territorio entrato a far parte nella presant’anni, evidenziando gli aspetti riguardanti le atti- stigiosa World Heritage List UNESCO. La vite ad alberelvità di conservazione e valorizzazione del patrimonio lo di Pantelleria, questa particolare pratica agricola, è storico-ambientale. Ora, insieme si andrà “alla ricerca stata iscritta tra i beni immateriali dell’umanità al fine dei luoghi abitati dagli antichi lucani”, ai “paesaggi del- di tutelare questi esemplari cresciuti in terreni sabbiosi la memoria” e al “turismo di ritorno”, legato ai luoghi di di origine vulcanica, dove la virulenza della fillossera culto e alle esperienze vere, autentiche di questi paesi, (insetto che attacca le radici della vite) risulta molto i quali, un tempo, venivano indicati dalle cartine geo- ridotta. Sono in corso i contatti per stabilire l’adesione grafiche in Lucania. Le popolazioni ancora oggi si sen- anche all’iniziativa “Terre dal Cuore caldo”. tono più lucane che campane o calabresi. Un alleato prezioso, dunque, in linea con la filosofia del giornale.

BIODIVERSITÀ, IL MOLISE ACCOGLIE I TERRITORI VIRTUOSI

Irina Bokova firma il libro d’onore

zionale, i partecipanti al Forum e gli esperti dell’ICOMOS hanno annunciato che confidano che le Nazioni Unite e tutti i Governi possano attuare pienamente la terza risoluzione sulla cultura e lo sviluppo sostenibile. “Firenze è pronta per riflettere sulle strategie efficaci, necessarie per avviare un cambiamento radicale che ponga la cultura al centro delle future politiche per lo sviluppo sostenibile, supportando i vari obiettivi dell’UNESCO e dell’ICOMOS” - ha dichiarato il sindaco Dario Nardella. I partecipanti al Terzo Forum UNESCO e gli stessi delegati dell’ICOMOS hanno potuto sottoscrivere il documento che sostiene l’integrazione della cultura nell’agenda dello sviluppo post-2015 che le Nazioni Unite hanno programmato di adottare nell’autunno del 2015 ed hanno potuto riflettere sulle strategie efficaci per avviare un cambiamento radicale che ponga la cultura al centro delle future politiche per lo sviluppo sostenibile.

IL TURISMO DI RITORNO NELLA CITTÀ DEI SASSI, UNA NUOVA SFIDA CHE PUNTA SU ORGOGLIO E NOSTALGIA Di cultura si parla anche nel sud dell’Italia, nella “

Energeo ha avviato una nuova iniziativa insieme all’Associazione Città del Bio che dovrà servire per favorire un momento di confronto tra le Città del Bio e tutti i territori che scelgono un nuovo modello di economia sostenibile, che riporta al centro agricoltura biologica e contadina, rimarcando il tema “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”. Ne parliamo ampiamente in questo numero. La location è stata già stabilita a Castel del Giudice, un piccolo paese al confine tra Molise e Abruzzo. Il progetto prevede, infatti, un programma di azioni indirizzato a dare impulso l’agricoltura biologica e l’economia sostenibile, un percorso che individua nei “territori” il nuovo soggetto su cui puntare per promuovere una globalizzazione positiva, che attivi le energie endogene e valorizzi le differenze della realtà locale.

VULCANI E SAPORI, UN’INIZIATIVA ALTAMENTE INNOVATIVA Nel mese di ottobre al Salone del Gusto e Terra Madre di Torino è accaduto un qualcosa di straordinario: è stata presentata con successo l’iniziativa “Terre dal cuore caldo”, promossa dalla Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili, insieme alla Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus, e Co.Svi.G. (Consorzio per lo Sviluppo delle aree Geotermiche), con il patrocinio di Energeo Magazine. Il progetto – il claim “Vulcani e sapori” caratterizzerà l’Associazione di identità che aderirà a RES Tipica ANCI- prevede un viaggio affascinante per

Assemblea ICOMOS: ospiti in prima fila

LA TOSCANA CHE PUNTA AL FUTURO La Toscana si caratterizza ancora una volta per la politica del fare. E’ il caso degli enti locali pubblici, aderenti al Co.Svi.G. che si sono accollati gli oneri di gestione del laboratorio di ricerca di Sesta, situato nell’area geotermica della Toscana, baricentro anche delle iniziative sostenute dal nostro giornale che da queste parti avviò il progetto di far dialogare i territori “virtuosi” del nostro Paese. Il gioiello tecnologico di assoluta eccellenza, era presente in qualche modo anche alla Leopolda, dove uno dei partners del progetto di sviluppo di Sesta, la Ge Nuovo Pignone, ha festeggiato due ricorrenze con due giorni dedicati alla città, all’insegna di “immaginiamo il futuro”. Erano, infatti, celebrati il 60° anniversario di Nuovo Pignone e il 20° di GE Oil&Gas, una storica fabbrica che ha segnato la vita economica di Firenze. Un’azienda da sempre all’avanguardia, ora controllata dall’americana General Electric, che l’ha trasformata e resa ancora più competitiva. T.R.

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L’EDITORIALE

sostenibile con la seguente dichiarazione: “L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”. Ne parla anche l’ICOMOS, che ha celebrato un mese dopo il Forum UNESCO, a Firenze, la 18a Assemblea generale con un Simposio scientifico sul tema “Eredità culturale e Paesaggio come diritto dell’uomo”. Tra le mission dell’ICOMOS, quella di collaborare con l’UNESCO per valutare i Siti Patrimonio dell’Umanità, rappresenta un momento di sintesi delle competenze specialistiche dell’organizzazione. È un ruolo concreto in cui l’ICOMOS, advisor body del Comitato del Patrimonio Mondiale per l’implementazione della Convenzione UNESCO per il Patrimonio Mondiale, valuta le nomine e lo stato di conservazione dei beni iscritti nella World Heritage List. Energeo anticipa in questo numero dedicato quasi interamente al recente Forum Mondiale UNESCO e alla 18a Assemblea generale dell’ICOMOS, le attualissime novità. L’editore, per stare sul “pezzo“, ha scelto di sforare la data di uscita del giornale, prevista a fine ottobre, al fine di informare in maniera esaustiva i lettori, con la consapevolezza che questo numero della rivista, rappresenta un’edizione storica, avendo pubblicato servizi in esclusiva.


SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

IRINA BOKOVA, DIRETTORE GENERALE DELL’AGENZIA ONU PER L’EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA, AL TERZO FORUM MONDIALE UNESCO HA FATTO UN DISCORSO INCISIVO, LINEARE E PROGRAMMATICO, CHE È STATO MOLTO APPREZZATO. SICURA, DETERMINATA, LA DONNA CHE HA PILOTATO IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE DELLA BULGARIA NELLA UE, HA CONSIDERATO LA CULTURA COME UNA LEVA CHE PROMUOVE INCLUSIONE SOCIALE E DIALOGO, SOTTOLINEANDO COME: “LA VITALITÀ CULTURALE È SINONIMO DI INNOVAZIONE E DIVERSITÀ. LA CULTURA CREA LAVORO, GENERA ENTRATE E STIMOLA LA CREATIVITÀ. È UN MULTIFORME VETTORE DI VALORI E IDENTITÀ”. IL FORUM SULLA CULTURA HA RIUNITO LE ECCELLENZE POLITICHE, ACCADEMICHE E IMPRENDITORIALI LEGATE AL MONDO DELLA CULTURA E DELLA CREATIVITÀ CON L’OBIETTIVO DI CONTRIBUIRE A PROMUOVERE E FORNIRE UN’OCCASIONE DI RIFLESSIONE SULLE PRINCIPALI QUESTIONI CHE LEGANO IL SETTORE CULTURALE E LO SVILUPPO SOCIALE, ECONOMICO E URBANO NEL MONDO CONTEMPORANEO

UNA NUOVA STRATEGIA UNESCO SUI GRANDI TEMI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

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rina Bokova, ambasciatrice della Bulgaria in Francia e membro permanente dell’UNESCO, la donna che guida l’agenzia ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ha dispensato sorrisi a tutti, fin dal primo giorno del Forum Mondiale UNESCO di Firenze, svoltosi a Firenze tra il 2 e il 4 ottobre. La diplomatica di carriera, candidata dalla Bulgaria alla successione di Ban Ki-moon quando il mandato del segretario generale dell’Onu scadrà a fine 2016, è apparsa determinata e sicura. Nel Salone dei Cinquecento, Irina Bokova che ha pilotato il processo di integrazione della Bulgaria nella Ue e che è una tra le più autorevoli personalità dei Paesi dell’Europa dell’Est, ha colpito positivamente la platea col suo discorso incisivo, lineare e programmatico. Nelle tre intense giornate l’alto diplomatico ha guidato i lavori del Forum con fermezza e competenza. Si è concessa soltanto una parentesi

I PARTECIPANTI AL TERZO FORUM HANNO POTUTO RIFLETTERE SULLE STRATEGIE EFFICACI PER AVVIARE UN CAMBIAMENTO RADICALE CHE PONGA LA CULTURA AL CENTRO DELLE FUTURE POLITICHE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE. AL TERMINE DEI LAVORI, CHE HANNO FATTO REGISTRARE LA PARTECIPAZIONE DI OLTRE 300 PARTECIPANTI E RADUNATO PRINCIPI E MINISTRI DELLA CULTURA, ARCHITETTI, STORICI, ESPERTI DAI 5 CONTINENTI, E DELEGAZIONI DA 70 PAESI, È STATA DECLAMATA LA “CARTA UNESCO“ DI FIRENZE, CONSIDERATA UN DOCUMENTO STORICO DI PRIMARIA IMPORTANZA, ALLA VIGILIA DELLA PROSSIMA “AGENDA ONU 2015“ SU CULTURA E SOSTENIBILITÀ. IL SINDACO DI FIRENZE DARIO NARDELLA HA TROVATO LA DICHIARAZIONE DI FIRENZE “ESTREMAMENTE INNOVATIVA E CONCRETA DAL PUNTO DI VISTA DELL’APPROCCIO ALLE GRANDI TEMATICHE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, DELLA CREATIVITÀ E DELL’INDUSTRIA CULTURALE”. LA CITTÀ È DISPOSTA AD OSPITARE UN CENTRO UNESCO DI DISCUSSIONE, ANALISI E STUDIO DELLE MODERNE DISCIPLINE DI VALUTAZIONE DELL’INDUSTRIA ECONOMICA E DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE di visita all’immenso patrimonio artistico della città, quando si sono spenti i riflettori del 3° Forum Mondiale dell’UNESCO sulla Cultura e l’Industria culturale a Firenze, per l’inaugurazione del foyer del Teatro Romano sotto Palazzo Vecchio. A fianco al sindaco di Firenze Dario Nardella, e del soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana, Andrea Pessina, la diplomatica, non è apparsa affaticata dopo tre giorni di

incontri con le autorevoli delegazioni internazionali. La città di Firenze, con questa cerimonia conclusiva, ha dato un ultimo tocco ad un’organizzazione perfetta, in una settimana autunnale lunga ma interessante per i contenuti esclusivi, culminata domenica 5 ottobre, quando il Forte Belvedere è stato aperto gratuitamente a tutti i cittadini.

UNA PASSERELLA ESCLUSIVA Sono state organizzate serate di gala per oltre 300 partecipanti in luoghi molto rappresentativi della città. Gli addetti al cerimoniale della città di Firenze hanno vi-

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Irina Bokova, direttrice Generale UNESCO

Sara Nocentini, assessore regionale progetti culturali


sionato ogni dettaglio con scrupolo e grande efficacia prima di accogliere principi e ministri, architetti, storici, esperti dai 5 continenti. Un incontro che ha portato in città delegazioni da 70 Paesi, consapevoli che a Firenze sarebbe accaduto un fatto storico. Ci sarebbe stato l’inizio di un percorso che racconteremo in queste pagine e che porterà alla sfida per definire un nuovo modello di sviluppo: la culture economy. Il Forum ha anche riunito le eccellenze politiche, accademiche e imprenditoriali legate al mondo della cultura e della creatività con l’obiettivo di contribuire a promuovere e fornire un’occasione di riflessione sulle principali questioni che legano il settore culturale e lo sviluppo sociale, economico e urbano nel mondo contemporaneo. L’evento ha previsto l’approfondimento e la discussione attraverso workshops su sei diverse tematiche che hanno spaziato dalla valorizzazione del patrimonio culturale alla crescita delle industrie creative, dal ruolo della cultura nella coesione sociale allo sviluppo di innovazione nel settore culturale. Dopo la giornata d’inaugurazione, preceduta dal saluto inaugurale eseguito dalla Filarmonica Rossini sull’Arengario di Palazzo Vecchio, alla presenza di Irina Bokova, direttrice generale dell’UNESCO, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, in apertura dei lavori, ha rilanciato, nel suo intervento, “l’offerta all’UNESCO di tutta la conoscenza che la sua città è in grado di mettere a disposizione con le sue Università, i suoi Istituti culturali, tutto il prestigio della sua storia e tutto il desiderio di contribuire all’evoluzione della società, in Italia e nel mondo, perché si possano definire dei criteri moderni, nuovi, oggettivi di misurazione della qualità dello sviluppo sostenibile nel mondo”. “Mi auguro che col sostegno del Governo – ha detto ancora Nardella – possa nascere in città un Centro di discussione, analisi e studio delle moderne discipline di valutazione dell’industria economica e dello sviluppo sostenibile”. Il ministro dei Beni e Attività culturali, Dario Franceschini, dal canto suo, ha sottolineato come: “Gli investimenti nella cultura sono uno degli strumenti

SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

per uscire dalla crisi, oltre che uno strumento con cui affrontare il dialogo, la conoscenza reciproca e la comprensione. Sono il veicolo più importante per agganciare la ripresa, per investire sulla crescita e creare nuova occupazione”. Sono seguiti gli interventi dell’assessore alla Cultura e Turismo della Regione Toscana Sara Nocentini e del sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro, i quali hanno spiegato i motivi che hanno consentito il rilancio dell’ultimo Forum mondiale UNESCO sulla Cultura e sulle Industrie Culturali, che è giunto alla sua III edizione, ospitata in una nuova sede e condotto secondo una nuova formula. In particolare sono state affrontate le tematiche che riguardano il ruolo della cultura nella promozione e guida dei cambiamenti della società per uno sviluppo inclusivo, sostenibile ed equo. Nel corso del Forum UNESCO sono stati anche discussi

Alfredo Pérez de Armiñàn, assistente del direttore generale per la Cultura UNESCO

e approfonditi i nuovi approcci per misurare il cambiamento e nuove forme di investimento per la cultura.

Un momento solenne della cerimonia inaugurale

Autorità civili e militari alla cerimonia d’apertura

L’inno di Mameli

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SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

NEL CORSO DEL FORUM UNESCO SONO STATI ANCHE DISCUSSI E APPROFONDITI I NUOVI APPROCCI PER MISURARE IL CAMBIAMENTO E NUOVE FORME DI INVESTIMENTO PER LA CULTURA

LA CULTURA COME MOTORE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE La seconda giornata ha riguardato l’Innovazione

Da alcuni anni, l’UNESCO, sotto la guida di Irina Bokova, ha individuato la strada da percorrere per rimediare agli errori di valutazione fatti nel primo decennio del nuovo Millennio per il mancato riconoscimento della cultura come motore dello sviluppo sostenibile, dopo che, nel settembre del 2000, la comunità internazionale (189 Paesi partecipanti) adottò la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, nella Cinquantacinquesima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. La posta in gioco è ancora oggi molto alta. Il Forum fiorentino ha scelto di non concentrarsi, come in passato, su singoli comparti produttivi (a Monza nel 2009 si è discusso di Artigianato, Moda e Design, mentre nel 2011 di Industria editoriale), bensì di affrontare il grande tema legato al ruolo della cultura, delle industrie culturali e della creatività per lo sviluppo sostenibile, allo scopo di contribuire al serrato dibattito che si è sviluppato fra i relatori che sono intervenuti il 3 ottobre, nella sessione plenaria delle ore 9.30 (trasmessa anche in diretta streaming

IL FORUM FIORENTINO HA SCELTO DI NON CONCENTRARSI, COME IN PASSATO, SU SINGOLI COMPARTI PRODUTTIVI (A MONZA NEL 2009 SI È DISCUSSO DI ARTIGIANATO, MODA E DESIGN, MENTRE NEL 2011 DI INDUSTRIA EDITORIALE), BENSÌ – PIÙ IN GENERALE – AL RUOLO DELLA CULTURA, DELLE INDUSTRIE CULTURALI E DELLA CREATIVITÀ PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE. IL TEMA DELL’INNOVAZIONE, TANTO NECESSARIA ALLE ATTUALI ECONOMIE E SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA, CHE NASCE DOVE VI SONO CREATIVITÀ E INTELLIGENZE DIFFUSE, È STATO POSTO COME CONDIZIONE INDISPENSABILE PER MANTENERE IN PRIMO PIANO LA COMPETITIVITÀ IN UN MONDO GLOBALIZZATO. ILLUSTRATE ANCHE LE STORIE DI SUCCESSO DALLA COOPERAZIONE ITALIA-UNESCO sul sito www.focus2014.org) tra cui: Francesco Bandarin, Special Advisor della direttrice generale UNESCO; Elizabeta Kanceska-Milevska, Ministro della Cultura dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia; Sir Jonathan Mills, direttore del Festival Internazionale di Edimburgo; Peter N. Ives, sindaco di Santa Fe, nominata UNESCO Creative City of Folk Arts, Crafts and Design; Jyoti Hosagrahar, professoressa presso la Columbia University di New York e direttrice di Sustainab Urbanism International; Catarina Vaz Pinto, vice sindaco di Lisbona e rappresentante di Agenda 21 per la Cultura – United Cities and Local Governments (UCGL). Nella stessa giornata il programma ha previsto due sessioni parallele: la prima ha riguardato l’Innovazione, intitolata “Innovation, technology and know-how for sustainable futures”, svoltasi nel Salone dei Cinque-

Il mirabile soffitto a cassettoni del Salone dei Cinquecento

cento, ha affrontato il tema dell’innovazione, tanto necessaria alle attuali economie e società della conoscenza, che nasce dove vi sono creatività e intelligenze diffuse, come condizione indispensabile per mantenere la competitività in un mondo globalizzato.

UNA SEZIONE HA RIGUARDATO L’INNOVAZIONE

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Francesco Bandarin, Special Advisor della direttrice generale UNESCO

“L’innovazione, intesa come fantasia e invenzione, -hanno spiegato i relatori- è una risorsa rinnovabile unica che può portare non solo a nuovi prodotti, ma anche a stili di vita e nuove forme di organizzazione per la società e l’ambiente. L’aumento dei consumi e l’uso non


SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO Una fase di discussione del Forum Mondiale UNESCO

sostenibile delle risorse richiedono soluzioni innovative che devono attingere dall’immaginazione, dalle tecnologie e dal know-how sviluppato in diversi campi”. L’altra sessione:“The power of culture for inclusive societies”, (l’incontro si è svolto nell’attiguo Salone dei Duecento), ha coinvolto tra gli altri Carlos Javier Villasenor Anaya, Presidente di Cultural Interactivity and Development; Jenny Fatou Mbaye, Post dottorando all’Università di Cape Town; Wiendu Nuryant, Ministro degli Affari Esteri dell’Indonesia; Stefano Boeri, architetto. Il pomeriggio è stato dedicato, invece, alla discussione e all’approfondimento di nuovi approcci per misurare il cambiamento e nuove forme di investimento per la cultura. Tra gli altri sono intervenuti Ra-Sablga Seydou Ouedraogo, coordinatrice dell’istituto Free Afrik, Economics for Freedom Burkina Faso; Hector Schargorodsky, direttore dell’Osservatorio culturale, Università di Buenos Aires; Pierluigi Sacco, professore ordinario di Economia della Cultura, Università IULM; Keith Nurse, Executive Director, UWI Consulting; Naima Lahbil, esperta in Economy of Heritage; Stefano Baia Curioni, professore di Economia dell’Arte e della Cultura, Università Bocconi. La fitta giornata di lavori si è conclusa con una tavola rotonda, co-organizzata da UNESCO, dal Governo italiano, dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze nel Salone dei Cinquecento, dal titolo “Salvaguardia del patrimonio culturale per lo sviluppo sostenibile e la costruzione della pace: storie di successo dalla Cooperazione Italia-UNESCO”. Ai margini del Forum, si è svolta una tavola rotonda (3 ottobre, dalle ore 17 alle 18) per presentare diversi progetti sulla tutela del patrimonio culturale condotti dall’UNESCO di recente in Afghanistan, nel Myanmar, in Giordania e in Mali, finanziati dalla cooperazione italiana. I ministri e i rappresentanti della cultura dei paesi beneficiari parteciperanno al dibattito insieme ai rappresentanti del ministero italiano degli Affari Esteri e con gli esperti che hanno collaborato con l’UNESCO per l’esecuzione di questi progetti.

L’attento uditorio di esperti internazionali, sullo sfondo il loggiato dello storico Salone

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SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

QUESTO AMBIZIOSO OBIETTIVO PUÒ ESSERE RAGGIUNTO ATTRAVERSO LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E DIMOSTRANDO IL VALORE DELLA CULTURA E DELLE INDUSTRIE CULTURALI IN QUANTO FONTI DI CREATIVITÀ E INNOVAZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E DI OPPORTUNITÀ PER LE GENERAZIONI FUTURE

CARTA DI FIRENZE, UN DOCUMENTO

CHE FA DA APRIPISTA PER L’INSERIMENTO DELLA CULTURA NELL’AGENDA DELLO SVILUPPO POST-2015

Delegazioni estere in una pausa dei lavori

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a scelta del Governo italiano, della Regione Toscana e del Comune di Firenze di rilanciare il Forum mondiale UNESCO sulla Cultura e sulle Industrie Culturali è stata vincente. Il 4 ottobre 2014 è stata per il capoluogo toscano una data storica. Era l’ultima riunione plenaria del Forum Mondiale UNESCO che si è svolto a Palazzo Vecchio, uno dei palazzi civici più conosciuti nel mondo, tra gli affreschi e gli arredi del Salone dei Cinquecento (le sei statue lungo le pareti rappresentano le Fatiche di Ercole), gremito all’inverosimile. Il momento più atteso, solenne e formale, è stato quello relativo alla presentazione della Dichiarazione di Firenze, diffusa in chiusura del Terzo Forum mondiale dell’Unesco sulla cultura e le industrie culturali “Cultura, creatività e sviluppo sostenibile. Ricerca, Innovazione, Opportunità“. La dichiarazione viene adottata dall’UNESCO in rare occasioni in cui sono enunciati principi di grande importanza. I partecipanti al Terzo Forum hanno potuto sottoscrivere il documento che sostiene l’integrazione della cultura nell’agenda dello sviluppo post-2015, che le Nazioni Unite hanno programmato di adottare nell’autunno del 2015 ed hanno potuto riflettere sulle strategie efficaci per avviare un cambiamento radicale che ponga la cultura al centro delle future politiche per lo sviluppo sostenibile. La “Carta” di Firenze è soprattutto una lezione di cui dovrebbe far tesoro innanzitutto il nostro Paese, la cui posizione di primato entro la Lista del Patrimonio culturale mondiale istituita dall’UNESCO è lungi dal corrispondere a un adeguato investimento nella promozione delle industrie culturali e creative. “Siamo consapevoli della nostra responsabilità – hanno scritto i relatori nel documento - di definire un’Agenda per uno sviluppo inclusivo, sociale, economico e sostenibile. Questo ambizioso obiettivo può essere raggiunto attraverso 10

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la cooperazione internazionale e dimostrando il valore della cultura e delle industrie culturali in quanto fonti di creatività e innovazione per lo sviluppo sostenibile e di opportunità per le generazioni future. Riconosciamo – hanno aggiunto- l’importanza di misurare l’impatto della cultura e della creatività sullo sviluppo sostenibile al fine di mantenerla alta nell’Agenda politica”. Infine hanno accolto con favore la volontà espressa dal Comune di Firenze di ospitare un istituto internazionale attivo in questo ambito. In un momento in cui la comunità internazionale sta definendo una nuova Agenda per lo sviluppo internazionale, i partecipanti

NEL MOMENTO IN CUI LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE STA DEFINENDO UNA NUOVA AGENDA PER LO SVILUPPO INTERNAZIONALE, I PARTECIPANTI AL FORUM MONDIALE UNESCO HANNO ANNUNCIATO CHE CONFIDANO CHE LE NAZIONI UNITE E TUTTI I GOVERNI POSSANO ATTUARE PIENAMENTE LA TERZA RISOLUZIONE SULLA CULTURA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE. “FIRENZE È PRONTA PER SUPPORTARE I VARI OBIETTIVI CONTENUTI NELLA DICHIARAZIONE”- HA DICHIARATO IL SINDACO DARIO NARDELLA al Forum hanno annunciato che confidano che le Nazioni Unite e tutti i Governi possano attuare pienamente la terza risoluzione sulla cultura e lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2013, che ha riconosciuto il ruolo della cultura come motore dello sviluppo sostenibile e che ha richiesto che la cultura ottenesse la dovuta considerazione nell’Agenda dello sviluppo post-2015.

Peter N. Ines, sindaco di Santa Fè


SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO Il discorso conclusivo di Irina Bokova

LA SODDISFAZIONE DEL SINDACO DARIO NARDELLA Il sindaco Dario Nardella, nel pomeriggio, in conferenza stampa insieme al direttore generale dell’UNESCO Irina Bokova, ha trovato la Dichiarazione di Firenze estremamente innovativa e concreta dal punto di vista dell’approccio alle grandi tematiche dello sviluppo sostenibile, della creatività e dell’industria culturale. “Firenze è pronta per supportare i vari obiettivi contenuti nella Dichiarazione - ha dichiarato Nardella -. Tutto ciò sarà possibile con il reperimento di risorse economiche, che siamo determinati a trovare, e con il sostegno del Governo Italiano nel quale confidiamo. In questo modo la nostra città può concretamente contri-

Grande attenzione dei media al Forum

buire al lavoro difficile che l’Unesco ha di fronte a sé”. La Dichiarazione di Firenze in particolare chiede ai governi, società civile e settori privati di incrementare le capacità umane e istituzionali e i quadri normativi e politici, implementando nuovi modelli di partnership e strategie di investimento innovative, oltre ad individuare riferimenti e indicatori di impatto per monitorare e valutare il contributo della cultura per lo sviluppo sostenibile. Registriamo infine il commento del professor Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale Italiana per l’UNESCO, in chiusura del Forum: “Usciamo da questi tre giorni di lavoro con un documento, la Dichiarazione di Firenze, che formula in modo puntuale i principi chiave e le priorità che dovranno sottendere tanto la riflessione internazionale

Maurizio Di Stefano, presidente di ICOMOS Italia

sullo sviluppo quanto le azioni e le politiche intraprese dai singoli Stati”. “Speriamo così – anche come Paese –- ha sottolineato il professor Puglisi- di aver dato il nostro contributo a una reale possibilità di ripensamento dell’attuale modello di sviluppo e di concreto cambiamento delle condizioni di vita sul pianeta, nella convinzione profonda che, senza sostenibilità culturale, il principio dello sviluppo sostenibile, lungi dal reggersi sui tre solidi pilastri della sostenibilità ambientale, della sostenibilità economica e della sostenibilità sociale, si poggerà sempre su un tavolino a tre gambe, traballando a ogni soffio di vento, pronto a crollare al minimo urto, qualsiasi siano le zeppe, o fuor di metafora, i palliativi e i correttivi di volta in volta utilizzati per proteggerlo e rafforzarlo”.

Il ministro della Cultura Serbo Ivan Tavosac

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SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

I GOVERNI DEVONO FORNIRE UN GRANDE CONTRIBUTO POLITICO PER INCLUDERE PIENAMENTE LA CULTURA COME PRINCIPIO ISPIRATORE DI TUTTE LE POLITICHE DI SVILUPPO

LA CULTURA COME VETTORE DI VALORI E IDENTITÀ La sessione tre del Forum Mondiale UNESCO

TUTTI I PARTECIPANTI AL FORUM HANNO CONFERMATO IL PROPRIO IMPEGNO AD ATTUARE LE RISOLUZIONI E LE POLITICHE ED A PROMUOVERE TUTTE LE LINEE DI AZIONE PER LE STRATEGIE ONU DI POLITICA CULTURALE, ALLA VIGILIA DELLA PROSSIMA “AGENDA ONU 2015” SU CULTURA E SOSTENIBILITÀ

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artono da lontano le spinte che hanno determinato la costruzione di un attento e costante dialogo interculturale, che assicuri ad ogni cultura pari rispetto e dignità, come peraltro enunciato nella Dichiarazione Universale UNESCO sulla Diversità Culturale. I partecipanti al Terzo Forum UNESCO si sono riferiti agli strumenti normativi internazionali nel campo della cultura, tra cui la Convenzione dell’UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, le cinque convenzioni sui Beni Culturali, nonché i recenti incontri internazionali e le dichiarazioni ad alto livello, come ad esempio la Dichiarazione di Hangzhou “Mettere la cultura al centro delle politiche di sviluppo sostenibile” adottata nel maggio 2013, la Dichiarazione ministeriale del 2013 del dibattito di alto livello dell’ ECOSOC, i due dibattiti tematici sulla cultura e lo sviluppo nell’Agenda post2015 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, rispettivamente nel giugno 2013 e maggio 2014. Inoltre hanno riconosciuto l’importanza della campagna globale “Il futuro che vogliamo include la Cultura” condotto da organizzazioni governative e non-governative di circa 120 paesi, e preso atto delle evidenze concrete raccolte nell’edizione speciale del

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Rapporto sull’economia creativa delle Nazioni Unite “Ampliare i Percorsi di sviluppo locale”, che identifica il ruolo chiave delle città e delle regioni come attori per il cambiamento e che riconosce il valore della cultura nell’ambito e a favore dello sviluppo – andando oltre una dimensione puramente economica mediante l’espressione culturale, la pratica artistica, la salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale, la promozione della diversità culturale, l’urbanistica e l’architettura.

UN GRANDE CONTRIBUTO POLITICO Per includere pienamente la cultura come principio ispiratore di tutte le politiche di sviluppo, è stato chiesto un grande contributo politico ai Governi, in modo da garantire l’integrazione, nell’Agenda dello sviluppo post-2015, di specifici obiettivi e indicatori dedicati al contributo della cultura, in particolare nel quadro degli obiettivi proposti dal Gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile: riduzione della povertà, città sostenibili e urbanizzazione, istruzione di qualità, ambiente e cambiamento climatico, parità di genere e emancipazione femminile, inclusione sociale

L’intervento di Maurizio di Stefano, presidente di ICOMOS Italia

e riconciliazione. Di conseguenza, e sulla base dei dibattiti che hanno caratterizzato il Terzo Forum Mondiale dell’Unesco sulla cultura e le industrie culturali, tutti i partecipanti hanno confermato il proprio impegno ad attuare le risoluzioni e le politiche, e a promuovere tutte le linee di azione per le strategie ONU di politica culturale, alla vigilia della prossima “Agenda ONU 2015” su Cultura e Sostenibilità. Il Forum Mondiale UNESCO ha rappresentato un cambio di rotta necessario che si baserà sulla vitalità culturale, sinonimo di innovazione e diversità, implementato dai contenuti scientifici forniti da ICOMOS, (le due organizzazioni lavorano in sinergia), i cui esperti - che svolgono il ruolo delicatissimo di fornire all’UNESCO tutte le valutazioni sui beni culturali proposti per l’iscrizione all’elenco del Patrimonio Mondiale - si sono riuniti a Firenze per la 18a Assemblea Generale, qualche giorno dopo (leggi pag.18). Alla chiusura del Forum, Irina Bokova ha dichiarato: “La vitalità culturale è sinonimo di innovazione e diversità. La cultura crea lavoro, genera entrate e stimola la creatività. È un multiforme vettore di valori e identità. Inoltre, la cultura è una leva che promuove inclusione sociale e dialogo”. Toccherà all’UNESCO e all’ICOMOS Internazionale mettere gambe solide e robuste a questo programma innovativo, dando via libera ad un settore, quello della “culture economy“ che si preannuncia come un’autentica novità per lo sviluppo economico in tutto il mondo. Si è stabilito, in questo modo, il passaggio epocale dalla green Economy, o più propriamente economia ecologica (un settore ancora in forte crescita), ad un nuovo modello di sviluppo economico, dedicato all’idea di una nuova società, capace di affrontare l’attuale cambio di paradigma, individuato dall’UNESCO al recente Forum Mondiale di Firenze. In questa occasione è stata colta pienamente la funzione sociale della cultura, che non è di mera conservazione del passato né di spettacolarizzazione del presente, ma asset decisivo per costruire un futuro di sviluppo e di prospettiva oltre la crisi che stiamo vivendo, che è crisi economica, sociale, di sostenibilità e di cultura. A cura della redazione di Energeo Magazine


SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

UN DOCUMENTO STORICO

LA CARTA DI FIRENZE

Florence Declaration UNESCO

I PRINCIPI GUIDA E PRIORITÀ DA INCLUDERE NEL PROCESSO DI ELABORAZIONE DELL’AGENDA DELLO SVILUPPO POST-2015 4 OTTOBRE 2014

1) La piena e totale integrazione della cultura

nelle politiche e strategie di sviluppo sostenibile a livello internazionale, regionale, nazionale e locale deve essere basata su strumenti normativi internazionali che riconoscano i principi fondamentali dei diritti umani e della libertà di espressione, della diversità culturale, dell’uguaglianza dei generi, della sostenibilità ambientale, e i principi di apertura ad altre culture ed espressioni del mondo e l’equilibrio tra tutte le culture.

2) Per uno sviluppo economico e sociale inclusivo, i sistemi di governance della cul-

tura e della creatività devono rispondere alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni. Un sistema di gestione della cultura trasparente, partecipativo e informato comporta una diversità di voci, che comprende la società civile e il settore privato, nei processi di elaborazione delle politiche che riguardano i diritti e gli interessi di tutti i membri della società. Esso implica anche la cooperazione tra tutte le autorità pubbliche competenti nei diversi settori - economico, sociale, ambientale - e a tutti i livelli di governo.

3) Le Aree urbane e rurali sono laboratori viventi di sviluppo sostenibile. Per città più sicure, intelligenti e produttive, occorre porre la creatività e il benessere nel cuore della pianificazione del rinnovamento urbano e rurale sostenibile e rispettoso dei principi di tutela del patrimonio. Nell’affrontare le sfide dello sviluppo urbano e rurale e del turismo sostenibile, le politiche devono tenere conto della cultura e rispettare la diversità. D’altra parte, la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (ad esempio attraverso la promozione di tecniche agricole rispettose della tradizione e dell’ambiente) porta a dei processi di produzione alimentare sostenibili e di qualità, che sono essenziali per affrontare la crescita della popolazione con il minor impatto possibile sull’ambiente. 4) Per riuscire ad ottenere un’educazione di qualità, che sia inclusiva ed equa, e opportunità di apprendimento a lungo termine, è necessario un duplice impegno ad investire in un’ampia offerta culturale e creativa a favore di tutti. I processi di apprendimento, d’innovazione e di sviluppo locale sono rafforzati quando i nuovi talenti e le nuove forme di creatività sono stimolati. Questo può portare all’emancipazione delle donne come creatrici e produttrici di espressioni culturali e come cittadine che partecipano alla vita culturale.

5) Il potenziale creativo è uniformemente distribuito in tutto il mondo, ma non può

essere espresso pienamente da tutti. Non tutti hanno accesso alla vita culturale, all’espressione creativa, o ai beni e servizi culturali, perfino della loro stessa comunità. L’assenza di espressioni creative del Sud del mondo è da temere, e costituisce un grave ostacolo per lo sviluppo globale. Questo problema può essere risolto attraverso il sostegno alla produzione locale di beni e servizi culturali, la loro distribuzione internazionale / regionale e la libera circolazione di artisti e operatori culturali.

6) Il pieno potenziale delle industrie culturali nell’ambito dell’economia creativa deve

essere sfruttato per stimolare l’innovazione per la crescita economica, la piena occupazione produttiva e la creazione di impieghi dignitosi per tutti. Quando le industrie culturali e creative diventano parte della crescita delle strategie di sviluppo globale, dimostrano di contribuire alla rivitalizzazione delle economie nazionali, di creare occupazione sostenibile dal punto di vista ambientale, di stimolare lo sviluppo locale e

promuovere la creatività. L’esperienza insegna che esse forniscono nuovi percorsi di sviluppo locale che si basano sulle competenze e conoscenze esistenti.

7) Garantire la sostenibilità del consumo e della produ-

zione significa tenere completamente conto della cultura quando si affronta la questione dell’utilizzo di beni e risorse scarse. La creatività umana, includendo l’espressione culturale e il potere trasformativo dell’innovazione, è una risorsa rinnovabile unica che non solo porta alla creazione di nuovi prodotti, ma anche a nuovi modi di vita, di organizzazione e di percezione delle nostre società e dell’ambiente. Attingere a risorse creative, know-how e competenze tradizionali, può contribuire efficacemente alla ricerca di soluzioni di sviluppo creative e più efficaci, e ad aiutare ad affrontare le sfide globali, quali l’impatto negativo dei cambiamenti climatici e del turismo non sostenibile.

8) La creatività contribuisce a costruire società aperte, socialmente inclusive e pluralistiche, quando diverse fonti di ispirazione ed innovazione sono incoraggiate ad esprimersi. Questo porta ad un aumento della qualità della vita e al benessere individuale e collettivo. Quando la creatività si fonda sui diritti umani fondamentali e i principi della libertà di espressione, gli individui possono anche sviluppare le loro competenze per condurre la vita che desiderano, grazie all’accesso alle risorse culturali in tutta la loro diversità. E’ possibile liberare gli individui da tensioni e conflitti, esclusione e discriminazione, contribuendo quindi alla stabilità, alla pace e alla sicurezza.

In conformità con i principi e le priorità di cui sopra, invitiamo i Governi, la società civile e gli attori del settore privato ad agire in un partenariato globale per promuovere gli ambienti, i processi e i prodotti creativi attraverso il sostegno al:

A) potenziamento delle capacità umane e istituzionali a livello nazionale, regionale e

locale, con particolare attenzione al rafforzamento delle capacità dei giovani, in modo da consentire una visione olistica della cultura e dello sviluppo sostenibile per dei sistemi efficaci di governance della cultura e per lo sviluppo di settori creativi dinamici;

B) rafforzamento degli ambienti giuridici e politici per promuovere la cultura, sostegno alla nascita di industrie culturali e creative dinamiche e riconoscimento delle città come laboratori di creatività e innovazione, di tutela del patrimonio e della sostenibilità ambientale; C) creazione di nuovi modelli di partnership e strategie di investimento innovative per sostenere la ricerca, l’innovazione, la produzione locale di beni e servizi culturali, lo sviluppo dei mercati nazionali e regionali e l’accesso alle piattaforme a livello mondiale per la distribuzione e lo scambio; D) realizzazione di programmi di sensibilizzazione, di progetti e attività concepite dai Governi e/o dalla società civile per promuovere la dimensione economica, sociale e ambientale della cultura per lo sviluppo, anche attraverso l’attuazione delle convenzioni culturali dell’UNESCO; E) creazione e produzione dinamica di indicatori di impatto per monitorare e valutare il contributo della cultura allo sviluppo sostenibile, anche attraverso la raccolta, l’analisi e la diffusione di informazioni e statistiche, nonché buone prassi in politica.

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SPECIALE FORUM MONDIALE UNESCO

AL MATTINO, DOPO AVER SALITO A PIEDI L’IMPONENTE SCALONE DEL VASARI, IL DIRETTORE GENERALE UNESCO NON SI È RISPARMIATA A SCAMBIARE STRETTE DI MANI E PARERI CON MINISTRI DELLA CULTURA DI NUMEROSI PAESI CON I PARTECIPANTI AL FORUM

UNA GIORNATA PARTICOLARE

Inaugurazione del Teatro Romano

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iavvolgiamo il nastro dell’evento per ritornare all’autentica, discreta, autorevole protagonista del Forum, la quale, entrando nel Salone dei Cinquecento, dopo aver salito a piedi l’imponente scalone del Vasari, si è fermata a conversare coi ministri della cultura di numerosi Paesi. Erano presenti i rappresentanti del Marocco e il Ministro degli Affari civili della Bosnia Erzegovina. Ed ancora i delegati del Myanmar, Ecuador, est europeo e il Ministro del Turismo e delle Industrie Creative di Indonesia, i quali hanno poi partecipato alla discussione sulla definizione dell’Agenda post 2015. C’erano, tra gli altri, tanti docenti universitari, direttori di istituzioni ed enti culturali, ma anche di aziende legate al settore. Irina Bokova è apparsa particolarmente a suo agio nel Foyer del Teatro Romano sotto il Palazzo simbolo del capoluogo toscano. Aveva come Cicerone il sindaco della città Nardella che l’aveva ospitata con particolare riguardo in questi giorni di grandi impegni istituzionali. Era in effetti un pomeriggio di relax prima della partenza per Parigi, interamente dedicato all’arte e alla storia. Quello che è stato svelato nei sotterranei dell’edificio che ospita il Comune, e che ora può essere visitato dal pubblico mediante visite guidate su prenotazione, è l’ultima delle quattro porte che si affacciano sul ‘cortile della Dogana’ dell’edificio simbolo della fiorentinità.

IRINA BOKOVA SI È CONCESSA UN POMERIGGIO DI RELAX PRIMA DELLA PARTENZA PER PARIGI, INTERAMENTE DEDICATO ALL’ARTE E ALLA STORIA. LA DIPLOMATICA HA INAUGURATO, DOPO AVER FIRMATO IL LIBRO D’ONORE DEL COMUNE, IL FOYER DEL TEATRO ROMANO SOTTO IL PALAZZO SIMBOLO DEL CAPOLUOGO TOSCANO. AVEVA COME CICERONE IL SINDACO DELLA CITTÀ NARDELLA CHE L’AVEVA OSPITATA CON PARTICOLARE RIGUARDO IN QUESTI GIORNI DI GRANDI IMPEGNI ISTITUZIONALI. PERCORRENDO POCHISSIMI PASSI, IN SOLI TRE METRI DI DISLIVELLO, SI È RITROVATA TRA I FASTI DEL SALONE DEI CINQUECENTO, NELL’AREA ARCHEOLOGICA, IN UN VIAGGIO INDIETRO NEL TEMPO, NEL II SECOLO D.C. NEL LUOGO DOVE SI CONCENTRANO TESTIMONIANZE CHE VANNO DAL PERIODO DI FONDAZIONE DELLA CITTÀ ROMANA DI FLORENTIA, IMPIANTATA TRA IL 30 E IL 15 A.C. FINO AI GIORNI NOSTRI

UNA FIRMA SUL LIBRO D’ONORE DEL COMUNE La visita si è aperta, dopo che il sindaco ha fatto firmare il libro d’onore del Comune, passando attraverso la nuova scala che collega questa piazza urbana coperta con l’area archeologica, unendo in soli tre metri di dislivello il XXI secolo con il II d.C., in un viaggio indietro nel tempo. Posto nel quadrilatero fiorentino e tra i patrimoni mondiali Unesco, Palazzo Vecchio racchiude infatti circa 2000 anni di storia, offrendo una rilettura sociale e politica della città, dal teatro romano al periodo medievale, rinascimentale fino alla 14

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Una testimonianza della città romana di Florentia


INIZIATIVE Il sindaco Dario Nardella

contemporaneità. Nell’area in cui sorge il Palazzo e nell’antistante Piazza della Signoria, si concentrano testimonianze che vanno dal periodo di fondazione della città romana di Florentia, impiantata tra il 30 e il 15 a.C., fino agli interventi attuali. “Il teatro, che doveva contenere circa 5.000 spettatori, quindi di notevole grandezza, - ha spiegato alla Bokova il sindaco Dario Nardella- si trovava sotto gli attuali Palazzo Vecchio e Palazzo Gondi, con la cavea rivolta verso piazza della Signoria e la scena lungo piazza San Firenze e via dei Leoni. Si è di fronte al nucleo di servizi pubblici della città romana, dove c’erano i bagni, le terme e il teatro. Scendendo i gradini, si può finalmente apprezzare la muratura romana del ‘Vomitorium’, il percorso principale di accesso alla scena del teatro, che era utilizzato a fine spettacolo per il deflusso del pubblico; le volte più recenti che sostengono il pilastro su cui poggia l’udienza del Salone dei Cinquecento, sono quasi un monito che ricordano che il simbolo del potere cittadino posa e si regge sullo spazio pubblico romano”. Ed ha aggiunto: “L’evento di questi giorni nel Salone dei Cinquecento ci deve far riflettere. Segna la svolta di questa città. Firenze è sia città di pace, come ha dimostrato il nostro grande sindaco Giorgio La Pira, sia grande capitale della cultura. La sfida odierna, di cui abbiamo discusso al Forum, è quella di coniugare un modello di sviluppo economico sostenibile con tutela del patrimonio culturale. E noi saremo sicuramente in prima linea”. Pierpaolo Bo X.X.

Particolare delle terme nei sotterranei di Palazzo Vecchio

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INIZIATIVE DELLA CNI UNESCO

GIOVANNI PUGLISI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE ITALIANA PER L’UNESCO, DOPO AVER APPREZZATO IL LAVORO DEL TEAM IMPEGNATO IN QUESTE ULTIME EDIZIONI DEL DECENNIO UNESCO DI EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE 2005-2014, HA ANNUNCIATO IN ANTEPRIMA LA PROPOSTA DI COSTITUZIONE DI UNA FONDAZIONE PER LA CULTURA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, CON SCOPI CULTURALI, EDUCATIVI, SOCIALI E SCIENTIFICI. LA SEDE DI RAPPRESENTANZA SARÀ NEL PALAZZO DI PIAZZA FIRENZE, SEDE DELLA COMMISSIONE UNESCO, A ROMA

CULTURA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, LA LUNGA RIVOLUZIONE DELL’UNESCO L’UNESCO PROMUOVE UNO SVILUPPO DI CUI POSSANO BENEFICIARE TUTTE LE POPOLAZIONI DEL PIANETA, PRESENTI E FUTURE, E IN CUI LE TUTELE DI NATURA SOCIALE, QUALI LA LOTTA ALLA POVERTÀ, IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI, LA TUTELA DELLA SALUTE POSSANO INTEGRARSI CON LE ESIGENZE DI CONSERVAZIONE DELLE RISORSE NATURALI TROVANDO SOSTEGNO RECIPROCO. E’ PIENO DI PROGETTI E DI ENTUSIASMO IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UNESCO: “DOBBIAMO CAPIRE QUALI SARANNO LE TEMATICHE DEL PROSSIMO DECENNIO ONU CHE AFFIDERÀ ANCORA UNA VOLTA ALL’UNESCO IL COMPITO DI PROMUOVERE E COORDINARE LE ATTIVITÀ”. SI TRATTA DI SENSIBILIZZARE GOVERNI E SOCIETÀ CIVILI DI TUTTO IL MONDO VERSO LA NECESSITÀ DI UN FUTURO PIÙ EQUO ED ARMONIOSO, RISPETTOSO DEL PROSSIMO E DELLE RISORSE DEL PIANETA, VALORIZZANDO IL RUOLO CHE IN TALE PERCORSO È RIVESTITO DALL’EDUCAZIONE

È

raggiante il professor Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale italiana per l’UNESCO. Stringe tra le mani la statuetta di Dante Alighieri, l’ambìto riconoscimento appena conferitogli dalla Società dedicata al sommo poeta (fondata nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci), per la lunga e preziosa attività al vertice dell’istituzione che, dal 1950, ha lo scopo di favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi UNESCO in Italia. Il professor Puglisi è tornato a Firenze a metà novembre, nel Salone dei Cinquecento, cuore monumentale e politico di Palazzo Vecchio, dove si è svolta la cerimonia. Un mese prima il Salone aveva ospitato, fra stucchi, dipinti e addobbi d’incomparabile bellezza, il Forum Mondiale UNESCO. In quell’occasione, il professor Puglisi, Rettore della IULM, aveva gli stessi occhi lucidi, la medesima emozione e la consapevolezza di rappresentare al tavolo dei lavori l’espressione più alta dell’UNESCO in Italia. Al termine del Forum mondiale UNESCO, dal palco dei relatori aveva, infatti, annunciato in anteprima, di fronte a una platea attenta ed esclusiva, la proposta di promuovere una Fondazione per la Cultura dello Sviluppo sostenibile. Un progetto esemplare che avrebbe dovuto già nascere per tener vivi i temi di Expo 2015 ( Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita) e quelli del Decennio Dess, che quest’anno volge a conclusione. Da una parte la raccolta delle buone pratiche e prassi educative svoltesi durante il Decennio, dall’altra l’inventario delle realtà che sopravviveranno al Decennio stesso e continueranno a promuovere l’educazione alla sostenibilità in tutte le regioni italiane. Da qui l’idea del Rettore di costituire una Fondazione sulla “cultura della sostenibilità”, che potrebbe avere la “sede di rappresentanza” nel Palazzo di Piazza Firenze, sede della Commissione UNESCO a Roma. Il progetto dovrebbe mettere, in tempi brevi, gambe solide e robuste grazie all’impegno ( anche 16

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economico) di promotori, qualificati partners e sostenitori autorevoli. La Fondazione dovrebbe caratterizzarsi per l’assenza di finalità lucrative, il che la farebbe rientrare tra le organizzazioni non a scopo di lucro. Gli scopi sarebbero quelli culturali, educativi, sociali e scientifici. Una prima idea nacque nella prima fase dei lavori di Expo 2015 quando si pensava ad un’Esposizione Universale con caratteristiche assolutamente inedite e innovative (c’era ancora il sindaco Moratti), ma si prospettava un processo partecipativo che intendeva coinvolgere attivamente numerosi soggetti attorno ai temi della rassegna che incarnano il concept di Expo: tematico, sostenibile, tecnologico. Negli ultimi anni il progetto iniziale è rimasto nel cassetto (anche per le disdicevoli vicende che hanno

Il tavolo di Presidenza del Forum Mondiale UNESCO

travolto Expo 2015) fino al mese scorso quando è stato rilanciato in un incontro ufficiale UNESCO dal Rettore. Si tratta di un lavoro lungo e complesso.

UN PROGETTO ANNUNCIATO NEL CORSO DEL FORUM MONDIALE UNESCO Il professor Puglisi ha illustrato questa sua idea, al termine del Forum UNESCO, ad Irina Bokova, direttore generale UNESCO, toccando poi altri argomenti relativi al nuovo corso dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, che mira ad ottenere un’educazione di qualità, inclusiva ed equa, e opportunità di apprendimento a lungo termine. “Sarebbe un’eccezionale maniera di chiudere sia l’EXPO, questa EXPO, con il suo grande tema focale, sia il Decennio unescano dedicato all’Educazione allo Sviluppo Sostenibile. –spiega il professor Puglisi - Oggi rilancio la proposta. La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO è pronta

Il professor Giovanni Puglisi dialoga con Irina Bokova, direttore Generale dell’UNESCO


UN BILANCIO POSITIVO L’iniziativa quest’anno è stata dedicata al bilancio delle attività svolte: da una parte la raccolta delle buone pratiche e prassi educative svoltesi durante il Decennio, dall’altra l’inventario delle realtà che sopravviveranno al Decennio stesso e continueranno a promuovere l’educazione alla sostenibilità in tutte le regioni italiane. “Dobbiamo capire quali saranno le tematiche del prossimo Decennio ONU che affiderà ancora una volta all’UNESCO il compito di promuovere e coordinare le attività” - commenta il Rettore. La finalità sarà quella di sensibilizzare governi e società civili di tutto il mondo verso la necessità di un futuro più equo ed armonioso, rispettoso del prossimo e delle risorse del pianeta, valorizzando il ruolo che in tale percorso è rivestito dall’educazione. Ricorda ancora il professor Puglisi: “La campagna DESS ha avuto il merito di valorizzare il ruolo dell’educazione, e più in generale degli strumenti di “apprendimento”

INIZIATIVE DELLA CNI UNESCO

a fare la sua parte e – come Rettore dell’International University of Languages and Media, IULM di Milano, ma anche come Decano della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – assicuro la mia, la nostra disponibilità a costruire e gestire un’impresa culturale e formativa del genere”. Poi aggiunge: “Certe tematiche non trovano spazio facilmente sui giornali, come ad esempio i temi sollevati dalla “dichiarazione di Firenze”, declamata il 4 ottobre 2014” , - commenta il Rettore, il quale ha sollecitato un duplice impegno ad investire in un’ampia offerta culturale e creativa a favore di tutti. “Insieme dobbiamo attivarci- suggerisce - al fine di stabilire nuove strategie con i media”. I progetti sono tanti. “In questo decennio- dice il professor Puglisi- la risposta di tutte quelle realtà impegnate a vario titolo nell’educazione alla sostenibilità è stata entusiasmante, sono centinaia le iniziative organizzate ogni anno durante la Settimana. Un successo dovuto anche all’impegno delle reti regionali per l’educazione ambientale e delle istituzioni. E poi sono scese in campo le scuole, le università, le associazioni, ma soprattutto i cittadini. A mio parere è finalmente maturata la consapevolezza che un patrimonio così prezioso proprio non si può disperdere”. E’ un fiume in piena il Presidente della Commissione UNESCO. Snocciola argomenti che gli stanno a cuore da sempre, dopo aver apprezzato il lavoro del team impegnato in queste ultime edizioni del Decennio UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2005-2014.

Il dott. Alessandro Masi, segretario generale della società Dante Alighieri consegna al professor Puglisi il Premio

(istruzione scolastica, campagne informative, formazione professionale, attività del tempo libero, messaggi dei media, ecc) nella diffusione di valori e competenze orientati a uno sviluppo sostenibile. Uno sviluppo di cui possano beneficiare tutte le popolazioni del pianeta, presenti e future, e in cui le tutele di natura sociale, quali la lotta alla povertà, il rispetto dei diritti umani, la tutela della salute possano integrarsi con le esigenze di conservazione delle risorse naturali trovando sostegno reciproco. Dieci anni di impegno e di successi”.

CULTURE ECONOMY, LA CULTURA COME MOTORE DI SVILUPPO DELL’ECONOMIA Il professor Puglisi, lasciando Palazzo Vecchio, trova il tempo per dare il suo parere su alcune importanti prospettive. Pone l’accento sul progetto di istituire a Firenze un Centro internazionale UNESCO per l’analisi e lo studio dell’impatto delle politiche di industria culturale e di sviluppo sostenibile e creatività sui territori. “ Firenze è la città vocata a diventare un’officina della cultura, basta guardare le botteghe artigiane del centro storico e i laboratori che ci sono sul territorio toscano.” Fa una puntuale, positiva riflessione sugli esclusivi contenuti del dibattito aperto dalla 18a Assemblea Generale ICOMOS e dal Simposio, dedicato ad “Heritage and Landscape as Human Values”. Il documento emesso in

questa occasione (Dichiarazione del Simposio ICOMOS Internazionale), preannuncia, infatti, un cambio di rotta nelle strategie ONU di politica culturale ed indica le linee di azione sottoscritte da ICOMOS Internazionale e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura da inserire nell’Agenda ONU 2015 su Cultura e sostenibilità. Indica come bussola per tutelare il territorio, i Siti UNESCO e il paesaggio, la “Carta” UNESCO perfezionata in questi giorni a Firenze che contiene le indicazioni del percorso da seguire per parlare in un futuro, ormai prossimo, a pieno titolo di “Culture economy”, dando un riconoscimento esplicito del ruolo della Cultura nell’Agenda di Sviluppo post 2015. Ed, infine, incoraggia il progetto di promuovere la “Grande Bellezza del Patrimonio UNESCO italiano”, caldeggiato da Energeo Magazine e da ICOMOS Italia, osservatorio permanente dei Siti iscritti nella Word Heritage List, in collaborazione con l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO, Riserve MAB e Geoparchi, dopo aver attribuito al concetto “conservazione” e “tutela” e dello stesso termine “valorizzazione”, i significati vecchi e nuovi, accordati, dagli esperti di tutto il mondo, nelle ultime giornate di studio svoltesi nel capoluogo toscano. “Andiamo avanti insieme, come sempre. Il futuro è adesso”. Luigi Letteriello

Il gruppo dei premiati insieme ai promotori del Premio

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

L’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ICOMOS INTERNAZIONALE, GIUNTA ALLA DICIOTTESIMA EDIZIONE, SI È SVOLTA IN UNA SUGGESTIVA FIRENZE AUTUNNALE, DIVENTATA CITTÀ-LABORATORIO DELLA “CULTURE ECONOMY”. NEL CAPOLUOGO TOSCANO È STATO STABILITO UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO, DEDICATO ALL’IDEA DI UNA NUOVA SOCIETÀ, CAPACE DI AFFRONTARE L’ATTUALE CAMBIO DI PARADIGMA, INDIVIDUATO DALL’UNESCO AL RECENTE FORUM MONDIALE, SVOLTOSI A PALAZZO VECCHIO. IL PRESIDENTE USA BARACK OBAMA SI È CONGRATULATO CON IL NEO ELETTO PRESIDENTE DI ICOMOS INTERNAZIONALE GUSTAVO ARAOZ, CHE RESTERÀ IN CARICA ANCORA PER TRE ANNI. VI HANNO PRESO PARTE ESPERTI ED ACCADEMICI PROVENIENTI DA PIÙ DI CENTO PAESI

FIRENZE CAPITALE DELLA CULTURE ECONOMY

Il viale illuminato a giorno a Fortezza da Basso

A

tarda ora di venerdì 14 novembre è calato definitivamente il sipario sulla 18a Assemblea Generale dell’ICOMOS Internazionale, in una Firenze autunnale, diventata cittàlaboratorio della “culture economy”, dopo che nel capoluogo toscano, già riconosciuto come città-museo della storia del nostro Paese, è stato stabilito un nuovo modello di sviluppo economico, dedicato all’idea di una nuova società, capace di affrontare l’attuale cambio di paradigma, individuato

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IL SIMPOSIO INTERNAZIONALE DEDICATO AL TEMA “HERITAGE AND LANDSCAPE AS HUMAN VALUES” HA SAPUTO FORNIRE LA VISIONE DELL’OBIETTIVO FINALE, CONOSCERE E RICONOSCERE I VALORI UNIVERSALI, ECCEZIONALI, AUTENTICI, UNICI CHE POSSONO GARANTIRE IL DIRITTO DELL’UOMO AL PATRIMONIO E AL PAESAGGIO. “IL NUOVO PARADIGMA È LA CAPACITÀ CULTURALE DI LEGGERE I VALORI IMMUTABILI E FONDAMENTALI DELLA CONSERVAZIONE NELLA CONTEMPORANEITÀ. SOLO DALLA CONSAPEVOLEZZA DI UN COMPITO COSÌ ALTO E RESPONSABILE, PUÒ SCATURIRE LA CONTINUITÀ DELLA MISSIONE SOCIALE CHE I SOCI DELL’ICOMOS SVOLGONO A FAVORE DEI DIRITTI DELL’UOMO”- HANNO SCRITTO NELLA RELAZIONE INTRODUTTIVA SALVATORE SETTIS E MAURIZIO DI STEFANO, CHE RAPPRESENTANO I VERTICI DI ICOMOS ITALIA. LA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE È STATA ORGANIZZATA DALLA DELEGAZIONE ITALIANA DELL’INTERNATIONAL COUNCIL ON MONUMENTS AND SITES già dall’UNESCO al Forum Mondiale, svoltosi a Palazzo Vecchio. All’appuntamento fiorentino si è voluto segnare un cambio di rotta nelle strategie ONU di politica culturale ed indicare le linee di azione sottoscritte da ICOMOS Internazionale e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura da inserire nell’Agenda ONU 2015 in materia di cultura

L’allestimento nell’Arsenale della Basilica

e sostenibilità. Gli ultimi passi degli oltre 1200 esperti del mondo del restauro e accademici provenienti da più di cento Paesi che hanno partecipato al Simposio, si sono consumati senza fretta, sui viali del parco ingombri di foglie ingiallite, cadute dagli alberi secolari dell’ottocentesca Villa Vittoria, un tempo monastero di Sant’Antonio di Vienne, quasi che i delegati, colpiti dal fascino dei luoghi, fossero restii a lasciare la città dell’arte per antonomasia. Nel silenzio, sotto i fusti degli alberi si era diffuso, improvvisamente, oltre al calpestio delle foglie secche e gialle, il vocio dei saluti in tantissime lingue, alcune mai sentite prima. Persone che il primo giorno del meeting internazionale non si conoscevano, sembravano alla partenza, come studenti all’ultimo giorno di scuola, membri di una stessa famiglia anche se provenienti da circa cento Paesi diversi del pianeta. Tutti avevano la consapevolezza di aver rappresentato, per qualche giorno, l’umanità intera, dando ragione al neo presidente eletto dall’assemblea generale, prof. Gustavo Araoz, il quale, nell’ultima plenaria, quella del commiato, ha gridato forte e chiaro: “ICOMOS è la più grande famiglia del mondo”. Questa sensazione si era avuta pochi giorni prima, ascoltando il prolungato e continuo vociare degli invitati nella Fortezza da Basso, illuminata a giorno, nella serata di gala di benvenuto agli ospiti, accolti da una colorita esibizione dei Bandierai degli Uffizi, gli sbandieratori ufficiali della Città di Firenze, ascoltando le discussioni a tavola fra i commensali, dove si parlava di cibo ma anche di progetti e programmi.


L’esibizione dei Bandierai degli Uffizi

IL DIBATTITO IN UNA FAMIGLIA SPECIALE Una famiglia speciale, insomma, numerosa e ben rappresentata, i cui membri hanno una visione esclusiva, nella consapevolezza di svolgere un compito, alto e responsabile, nella continuità di una missione speciale, a favore dei diritti dell’uomo. Per spiegarlo occorre offrire uno spunto di riflessione mirato verso gli aspetti e il ruolo che ICOMOS svolge nel mondo come “libera Associazione non governativa”, nel solco tracciato dall’Art. 20 della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, per la quale ogni uomo esercita il diritto della libertà di unione e di associazione pacifica. Il polo fieristico-congressuale, nel pieno centro della città, ha rappresentato per cinque giorni (9- 14 novembre) l’esclusiva vetrina del Simposio internazionale dedicato ad “Heritage and Landscape as Human Values”. “Il Simposio 2014 ha voluto offrire al paradigm shift, la visione dell’obiettivo finale,- hanno scritto nella relazione introduttiva Salvatore Settis e Maurizio Di Stefano, che rappresentano i vertici di ICOMOS Italia- conoscere e riconoscere i valori universali, eccezionali, autentici ed unici che possono garantire il diritto dell’uomo al Patrimonio e al Paesaggio. Il nuovo paradigma è la capacità culturale di leggere i valori immutabili (fondamentali) della Conservazione nella contemporaneità. Solo dalla consapevolezza di un compito così alto e responsabile, può scaturire la continuità della missione sociale che i Soci dell’ICOMOS svolgono a favore dei diritti dell’uomo”.

Il concerto al Teatro Verdi

LA GRANDE MUSICA HA ACCOMPAGNATO L’INTERO EVENTO Villa Vittoria, l’antica dimora del mercante d’arte Alessandro Contini Bonacossi e di sua moglie Vittoria, i quali diedero il nome all’edificio appartenuto prima alla famiglia Strozzi-Ridolfi; l’Auditorium, che ha ospitato i delegati in lunghe ed estenuanti sedute plenarie; gli spazi espositivi, oltre alle varie sale meeting (Sala Onice e Sala Verde) dislocate all’interno dei 4 piani della villa, l’attiguo Palazzo degli Af-

L’esibizione del Coro Cappella Musicale fiorentina al Teatro dell’Opera

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014 XXXXXXXXXXX

fari, erano tutto un via vai continuo dei congressisti e dei ragazzi dello staff dell’ICOMOS alle prese con mille problematiche da risolvere, accompagnatori e collaboratori tutti. L’area del Polo fieristico fiorentino, molto utilizzata per grandi eventi, venne valorizzata, dal 1965 al 1974, dal celebre architetto Pierluigi Spadolini, il professionista che disegnò il futuro della città. Era il fratello maggiore di Giovanni, lo statista fiorentino, ex presidente del Senato. Altri spazi sono stati utilizzati nell’Auditorium del Duomo dove si è svolto il Forum dei Giovani, nelle sale Congressi del Grand Hotel Mediterraneo, a Fortezza da Basso, nella Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e nello storico Palazzo Medici Riccardi, nella centralissima via Cavour. Le luci si sono accese anche al Teatro Verdi, dove si è svolta una Tavola rotonda celebrativa del “20° Anniversario del Documento di Nara sull’ Autenticità“, moderata da Jukka Jokilehto. La giornata si è conclusa con il concerto lirico del Coro Cappella Musicale Fiorentina. Il Nuovo Teatro dell’Opera, in viale


SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

Fratelli Rosselli, ha ospitato la celebrazione del “50° Anniversario della Carta di Venezia”, moderata da Francesco Bandarin. E’ seguìto un concerto dell’Orchestra Giovanile Italiana. Il successo di questo Simposio, un progetto di ICOMOS Internazionale e dell’UNESCO, teso a promuovere il ruolo della cultura come motore dello sviluppo sostenibile, ha fatto respirare a Firenze l’aria di una capitale internazionale della cultura. Non è mancato nulla, neanche qualche sporadica polemica di tono opposto tra i fiorentini per un vistoso pannello promozionale, issato per l’intero periodo della manifestazione, sul battistero dedicato a San Giovanni Battista, patrono della città, proprio di fronte al Duomo di Santa Maria del Fiore, in piazza San Giovanni. Anche questo può accadere nella città faziosa da sempre, fin dai tempi dei Guelfi e Ghibellini. Ma quello che più conta è che ci

Il saluto di benvenuto agli ospiti a Fortezza da Basso

LA TELEFONATA DEL PRESIDENTE USA BARACK OBAMA Non è mancata nemmeno la telefonata di Barack Obama al presidente eletto di ICOMOS Internazionale, prof. Gustavo Araoz. Il presidente USA si è rallegrato con il neo eletto (al terzo mandato), rimarcando la soddisfazione dell’America di avere un proprio cittadino a ricoprire un incarico così importante, in vista dell’Agenda ONU 2015 su Cultura e sostenibilità. ICOMOS Internazionale dovrà toccare trasversalmente tutte le politiche degli Stati, i quali dovranno salvaguardare i “simboli identitari della cultura dei popoli”, in caso di conflitto, al fine di evitare scempi come quelli avvenuti in Afghanistan, dove vennero distrutti dai talebani le due enormi statue del Buddha di Bamiyan. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, insieme ad alcune nazioni, è impegnata nel ripristino delle due statue, scolpite da una setta Buddista in una parete di roccia, inserita nel 2003 nella World Heritage List. Cena di gala nell’Arsenale della Basilica, Fortezza da Basso

La Getty Foundation di Los Angeles ha organizzato il supporto logistico (visti, organizzazione del viaggio,

sono stati centinaia di incontri tematici e sono stati affrontati temi di grandissima attualità. Sono stati coinvolti due Atenei: Università di Firenze e Dipartimento PAU dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria oltre al CNR d’Italia. I contorni di questa manifestazione sono stati arricchiti da diverse mostre di alta tecnologia e da visite al patrimonio mondiale italiano promosse dal Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo. In prima fila tantissimi nomi di spicco, a partire dal sindaco di Firenze Dario Nardella seduto a fianco allo spagnolo Alfredo Pérez de Arminàn, neo responsabile UNESCO per la Cultura. Tutti i rappresentanti del gotha della cultura mondiale delle discipline del restauro e notissimi accademici. Il presidente Giorgio Napolitano ha voluto attribuire il suo Alto Patronato alla manifestazione, mostrando il proprio costante interesse per il lavoro di ICOMOS, dopo l’ultimo Congresso del 2009 sul Patrimonio Culturale: conservazione, innovazione e sviluppo di Venezia. 20

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Dario Nardella con Gustavo Araoz e Maurizio Di Stefano


SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

ecc.) per una cinquantina di studiosi provenienti dai Paesi meno sviluppati, comunque inseriti nel Comitato mondiale ICOMOS, i quali hanno raggiunto il capoluogo toscano per avere le stesse opportunità di formarsi a fianco dei migliori esperti mondiali nel campo del restauro. Le votazioni dei nuovi vertici di ICOMOS, sigla di International Council on Monuments and Sites, si sono svolte senza particolari sorprese, tranne che per i delegati italiani risultati non eletti nel direttivo mondiale. L’organizzazione internazionale è all’avanguardia nel promuovere la comprensione del ruolo e della percezione del patrimonio culturale in contesti sempre più ampi e nella ricerca delle migliori modalità per preservarlo, anche in caso di conflitti bellici, secondo la dottrina internazionale e le tradizioni insite in ogni cultura.

UNA VOTAZIONE AL CARDIOPALMA Nei giorni precedenti l’Assemblea Generale si sono succedute le riunioni tecniche a “porte chiuse”, preparatorie dei lavori generali dell’Assemblea con l’organizzazione curata da ICOMOS Italia. Il World Heritage Group, che ha come obiettivo l’analisi e la proposta a livello mondiale dei Siti dotati dei requisiti per fornire i dossiers di candidature per la lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO, ha esaminato gli aspetti tecnico-scientifici relativi ai criteri per il riconoscimento del sito patrimonio e le possibilità di un contatto più stretto e proficuo con i comitati nazionali di ICOMOS dei Paesi. Altre riunioni riservate con la partecipazione del Comitato Esecutivo internazionale sono servite per la valutazione di questioni successivamente ratificate in Assemblea e per le direttive strategiche e di politiche culturali per il prossimo triennio (2014-2017); tra queste la riforma dello statuto di ICOMOS per adeguarlo alla migliore rappresentatività del patrimonio culturale nelle Regioni del mondo. Dai lavori congiunti dei gruppi sono state delineate le linee guida del pros-

L’assemblea in una gremita Sala Verde dell’Auditorium di Villa Vittoria

simo triennio, che verranno presentate all’UNESCO per diventare “Raccomandazioni” rivolte ai Governi dei vari Paesi sulla gestione del patrimonio culturale attraverso l’UNESCO, di cui l’ICOMOS è l’organo di Consulenza in materia di Patrimonio Culturale, materiale ed immateriale, del Paese. All’opera una folta comunità scientifica ed amministrativa di esperti. Tra i partecipanti anche professionisti della gestione del patrimonio culturale che costituisce un significativo laboratorio per delineare le strategie comuni nel mondo da privilegiare a supporto anche delle politiche di crescita condivisa verso l’inclusione e lo sviluppo compatibile del Patrimonio come “impresa”.

rappresentanza di Cuba). Nutrite Delegazioni sono giunte dall’Australia, dall’India e dai Paesi Africani, in particolare dal Sud Africa. Sono giunti i massimi esponenti della cultura anche dall’Arabia Saudita, dall’Iran, dall’arcipelago delle Seychelles e dal Nepal. Ci sono stati persino rappresentanti delle Isole Figi e della Repubblica Portoricana. L’evento è stato programmato nel periodo del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea ed è stato fortemente voluto dalle Autorità locali per confermare il ruolo culturale di Firenze sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali.

E’ stata questa la fase due del progetto fiorentino dell’UNESCO che coinvolgerà la città di Firenze, candidata a diventare la “finestra della cultura nel UNA FINESTRA mondo”. L’ICOMOS, infatti, svolge il ruolo delicaDELLA CULTURA NEL MONDO tissimo di fornire all’UNESCO tutte le valutazioni I delegati che hanno raggiunto il capoluogo to- sui beni culturali proposti per l’iscrizione all’elenco scano, (autopagandosi l’iscrizione, la trasferta e il del Patrimonio Mondiale, gli studi comparativi, soggiorno in albergo), provenivano in grande mag- l’assistenza tecnica e le relazioni sullo stato di conIl capoluogo toscano gioranza dagli Stati Europei e dai Paesi dell’America servazione dei beni iscritti.Vigneti alle falde del Vesuvio vuole essere in prima linea con il progetto di istitudel Sud e del Nord America (era presente anche una ire un Centro internazionale per l’analisi e lo studio dell’impatto delle politiche di industria culturale e di sviluppo sostenibile e creatività sui territori. Il recente Forum UNESCO, svoltosi a Palazzo Vecchio, è culminato con la Dichiarazione di Firenze, documento estremamente innovativo dal punto di vista dell’approccio alle grandi tematiche dello sviluppo sostenibile, della creatività e dell’industria culturale. Non si parla, infatti, più di cultura solo come di qualcosa da contemplare e conservare, ma come un elemento dinamico di sviluppo dell’economia. E’ un passo importantissimo nel dibattito internazionale. Questo conferma che nella dialettica tra green economy e green society i tempi sono maturi per fare entrare nella discussione un nuovo modello di sviluppo economico che riconosce il ruolo della cultura come motore dello sviluppo sostenibile. La culture economy alimenta una fondata speranza per l’occupazione e l’economia. L.Lt. Ospiti internazionali

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

SI È SVOLTA A FIRENZE, IL 14 NOVEMBRE SCORSO, LA 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS. NEL SIMPOSIO SI È DISCUSSO SULL’IDENTITÀ ASSOCIAZIONISTICA DEI MEMBRI ICOMOS E SULLA CONSAPEVOLEZZA, LE REGOLE, E I COMPORTAMENTI PIÙ IDONEI PER RISPONDERE AL RUOLO DI “STATUS CONSULTIVO” DEI SOCI. LA DICHIARAZIONE DECLAMATA AL TERMINE DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA, HA PROMOSSO UN AMPIO DIBATTITO INTERNAZIONALE. LA “CARTA“, DEFINITA DECLARATION OF THE SYMPOSIUM, FORNISCE UNA RISPOSTA ALLE MISSIONI ICOMOS E ALLA SUA COOPERAZIONE CON L’UNESCO NELLA VALUTAZIONE DEI SITI PATRIMONIO MONDIALE

IDENTITÀ, EREDITÀ CULTURALE E PAESAGGIO: UN PATRIMONIO INESTIMABILE DA TUTELARE Mostra celebrativa che ricorda l’attività di Roberto Di Stefano

LA CONVENZIONE SUL PATRIMONIO DELL’UMANITÀ VENNE ADOTTATA DALLA CONFERENZA GENERALE DELL’UNESCO IL 16 NOVEMBRE 1972. L’IDEA DI INSERIRE NELLA CONVENZIONE ANCHE IL PATRIMONIO AMBIENTALE VENNE DAGLI STATI UNITI D’AMERICA, CHE DURANTE UNA CONFERENZA PRESSO LA CASA BIANCA, NEL 1965, INCITÒ LA CREAZIONE DI UN’ “ASSOCIAZIONE PER IL PATRIMONIO MONDIALE”, LA QUALE AVREBBE DOVUTO STIMOLARE LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE NELLA CONSERVAZIONE DELLE “AREE DI ECCEZIONALE VALORE SCENICO, NATURALE E SITI STORICI”. QUESTE IDEE VENNERO PRESENTATE A STOCCOLMA NEL 1972 ALLA CONFERENZA SULL’AMBIENTE UMANO DELLE NAZIONI UNITE, DOVE UN TESTO VENNE ACCETTATO DAI PAESI PARTECIPANTI ED ADOTTATO DALL’UNESCO, CON IL NOME DI CONVENZIONE SUL PATRIMONIO DELL’UMANITÀ. ICOMOS, INSIEME CON LE ALTRE ORGANIZZAZIONI CULTURALI PIÙ GRANDI DEL MONDO, HA DISCUSSO A FIRENZE QUESTI ARGOMENTI, ANTICIPANDO LE PROPRIE RIFLESSIONI SULLE QUESTIONI DEL SIMPOSIO SCIENTIFICO

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COMOS ha celebrato a Firenze la 18a Assemblea generale con un Simposio scientifico sul tema “Eredità culturale e Paesaggio come diritto dell’uomo”. Tra le mission dell’ICOMOS, quella di collaborare con l’UNESCO per valutare i Siti Patrimonio dell’Umanità, rappresenta un momento di sintesi delle competenze specialistiche dell’organizzazione. “E’ un ruolo concreto in cui l’ICOMOS, advisory body del Comitato del Patrimonio Mondiale per l’implementazione della Convenzione UNESCO per il Patrimonio Mondiale, valuta le nomine e lo stato di conservazione dei beni iscritti nella World Heritage List”- spiega Maurizio Di Stefano, presidente di ICOMOS Italia. La Dichiarazione ICOMOS di Firenze 2014, declamata al termine dei lavori dell’assemblea, il 14 novembre scorso, di cui Energeo anticipa una breve sintesi a pag. 25, ha promosso un ampio dibattito internazionale. La “carta“, definita Declaration of the Symposium, fornisce una risposta alle missioni ICOMOS e alla sua cooperazione con l’UNESCO nella valutazione dei siti Patrimonio Mondiale (materiali e immateriali). Il documento, infatti, rappresenta un momento di sintesi delle competenze specialistiche dell’organizzazione. Tra i temi del simposio scientifico di Firenze, si è proposto di considerare che il compito di valutazione di un sito - culturale, naturale, immateriale - come Patrimonio dell’Umanità, deve assumere la funzione di un impegno etico volto sia alla tutela e valorizzazione dei “valori” umani, sia a garantire lo spirito del luogo (QUEBEC Dichiarazione sul mantenimento dello spirito del luogo, 2008), l’identità delle persone e, possibilmente, migliorare la qualità di vita delle stesse. Precisa il professor Di Stefano:“L’assemblea è stata una straordinaria occasione per incontrare tutta la comunità mondiale ICOMOS. Un evento che ha saputo sbalordire i fiorentini ed i tantissimi esperti provenienti da tutto il mondo e celebrare con solennità il 50° anniversario della Carta di Venezia e il 20° anniversario del Documento di Nara”. 22

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Sottolinea ancora il professor Di Stefano:“Abbiamo celebrato la storica ricorrenza che ricorda la conferenza promossa dal Governo italiano che ebbe luogo nella città lagunare, i cui lavori furono condotti dal professor Guglielmo De Angelis D’Ossat, Direttore Generale del Patrimonio Culturale. In quell’occasione venne adottata la Carta di Venezia, il documento internazionale per la Tutela e il Restauro dei Monumenti e Siti, riconosciuta da ICOMOS come sua fondamentale linea guida etica. Anche la ricorrenza della conferenza di esperti che ebbe luogo a Nara, in Giappone, nel 1994, è stata molto significativa per i soci di ICOMOS, i quali hanno dovuto discutere in Assemblea sul significato della salvaguardia del patrimonio. Il documento di Nara sull’Autenticità enfatizzò, infatti, l’importanza del patrimonio e delle diversità culturali, ponendo l’accento sull’importanza del patrimonio culturale immateriale”.

ll compianto professor Roberto Di Stefano

I PIONIERI DELL’ICOMOS

Facciamo ancora un passo indietro. ICOMOS è nato da una costola della Carta di Venezia. In questo contesto ricaviamo preziose chiavi di lettura da Maurizio Di Stefano, presidente di ICOMOS Italia, l’organizzazione internazionale non governativa di professionisti, fondata nel 1965, con segreteria internazionale a Parigi, rivolta alla conservazione dei monumenti e dei siti storici mondiali. Che cos’è questa sigla? Il Consiglio Internazionale sui monumenti e i Siti (ICOMOS), fondato nel 1965, ha lo scopo di promuovere le dottrine e le tecniche di conservazione. ICOMOS fornisce al Comitato per il Patrimonio Mondiale tutte le valutazioni sui beni culturali proposti per l’iscrizione all’elenco del Patrimonio Mondiale, gli studi comparativi, l’assistenza tecnica e le relazioni sullo stato di conservazione dei beni iscritti. E’ uno dei partner principali della Rete

Il professor Salvatore Settis


IL RUOLO DI ICOMOS NELL’ASSEGNAZIONE DEL SIGILLO UNESCO

L’archeologo inglese Henry Cleere in una fase della premiazione

Informativa per il Patrimonio Mondiale. Ne fanno parte oltre 7000 membri, provenienti da diversi paesi ed esperti di diverse discipline: architetti, storici, archeologi, storici dell’arte, geografi, antropologi, ingegneri e urbanisti. L’international Council on Monuments and Sites (noto anche con l’acronimo ICOMOS) è un’organizzazione internazionale non governativa che ha principalmente lo scopo di promuovere la teoria, la metodologia e le tecnologie applicate alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti e dei siti di interesse culturale. Tra i fondatori troviamo uno studioso napoletano, il professor Roberto Di Stefano, padre dell’attuale presidente di ICOMOS Italia, Maurizio, professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Una lunga carriera universitaria accompagnata da una vita dedicata agli studi. Entrato a far parte di quel gruppo di importanti intellettuali napoletani cresciuti alla scuola di Benedetto Croce che approfondirono gli studi di estetica e di storia dell’Architettura, nel 1965 fu tra i membri fondatori dell’ICOMOS insieme a Pietro Gazzola, Roberto Pane, Guglielmo De Angelis D’Ossat. L’organizzazione fu istituita dopo il Congresso Internazionale degli Architetti tenutosi a Venezia nel 1964, giusto cinquant’anni fa, in cui fu redatta la Carta Internazionale del Restauro, detta appunto Carta di Venezia. Roberto Di Stefano fu il secondo Presidente dell’ICOMOS Italiana dal 1978 al 1984, succeduto al fondatore Guglielmo De Angelis D’Ossat e fu l’unico italiano ad essere stato eletto Presidente mondiale dell’ICOMOS dal 1987 al 1990, e poi Presidente Onorario dell’ICOMOS Italiana dal 1991 e ancora Presidente per il primo biennio 1999-2002. L’opera di questo illustre studioso napoletano è stata ricordata in una mostra celebrativa allestita nell’edificio denominato “Limonaia“, nel parco secolare di Villa Vittoria, in occasione della 18a Assemblea generale e Simposio Scientifico. La mostra, ideata da Maurizio Di Stefano e curata da Paolo Carillo, Carmen De Luca, Nicoletta De Vito, Elda Di Stefano, Valentina Spiezia e Lorenza Capozzi, unitamente al volume edito dall’Arte Tipografica Editrice –Napoli, rappresenta un momento di ulteriore approfondimento sull’attività dello studioso a livello internazionale, per essere poi celebrata nel novembre 2015 in occasione del primo decennale

della scomparsa. La mostra affida alle immagini delle realizzazioni il racconto di alcuni dei principali momenti dell’attività di Roberto Di Stefano, ingegnere, studioso, restauratore, colto in azione, in quella cultura del “fare” nella quale si possono leggere due anime come stigmatizza Corrado Beguinot, “quella del costruttore pragmatico e quella dello studioso; le due culture –umanistica e scientifica- hanno nutrito le “due anime” che in lui si sono fuse in modo inscindibile”. Nella stessa circostanza è stato ricordato in uno spazio appositamente dedicato, in chiusura dei lavori, l’architetto Pietro Gazzola, il quale, nel dopoguerra, ha retto la Soprintendenza ai Monumenti di Verona e del Veneto occidentale (province di Verona, Mantova e Cremona), cioè su un territorio di altissima densità storica e culturale. Il professionista fu il principale animatore del Congresso di Venezia del 1964 che vide la stesura della Carta internazionale del Restauro, nota come Carta di Venezia, e la creazione dell’ICOMOS di cui egli stesso era stato ideatore e primo presidente. La famiglia, che ha costituito un vero e proprio archivio legato ai temi del restauro architettonico e urbano, della storia dell’arte e dell’architettura, e più in generale della tutela dei centri storici e del paesaggio dagli anni Quaranta a tutti gli anni Settanta del Novecento, raccogliendo scritti, disegni, fotografie e pubblicazioni, ha voluto dedicare un premio al presidente e fondatore dell’ICOMOS, del CISA, del Consiglio d’Europa, dell’ICCROM che è stato conferito all’archeologo inglese Henry Cleere. Furono questi pionieri a rendere facili, fin dal primo momento, i rapporti con l’UNESCO, dando il loro prezioso contributo, attraverso l’International Council on Monuments and Sites (Consiglio internazionale su siti e monumenti, ICOMOS) alla prima bozza della Convenzione sulla conservazione del patrimonio culturale.

Fatte queste doverose segnalazioni poco note ai non addetti ai lavori, il professor Salvatore Settis, presidente onorario di ICOMOS Italia, ha chiarito che “il Simposio ha discusso su questa “identità” associazionistica, sulla consapevolezza, sulle regole, e sui comportamenti più idonei a rispondere al ruolo di “status consultivo”. L’ICOMOS attraverso i suoi soci, esperti di conservazione,- è stato evidenziato nella presentazione ufficiale dell’Assemblea- può ritenersi partecipe ai “processi decisionali delle Nazioni Unite”, attraverso la Convenzione del 1972 (World Heritage List UNESCO). “Il sigillo UNESCO dipende fortemente dai paradigmi che l’ICOMOS applica alle proprie expertises- spiega il professor Settis. - La consapevolezza dei criteri utilizzati dagli esperti di ICOMOS richiamano una ulteriore responsabilità sui possibili limiti che possono essere espletati nei confronti del “diritto di ogni cittadino di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al processo scientifico ed ai suoi benefici”. Settis, infine, avverte: ”Un nuovo paradigma di valori universali risulta necessario per interpretare insieme e condividere il cambiamento del mondo globalizzato e intercultura”. E conclude: “L’UNESCO è conservatore di interculturalità e la Convenzione nella protezione e la promozione delle diversità e delle espressioni culturali del 2005, entrata in vigore nel 2007, indirizza la ricerca anche per i soci di ICOMOS, i quali hanno dovuto confrontarsi per orientarsi verso un nuovo paradigma”.

L’UNESCO, UN PROGETTO PER STIMOLARE LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE L’idea di inserire nella Convenzione anche il patrimonio ambientale era venuta dagli Stati Uniti d’America, che durante una conferenza presso la Casa Bianca, nel 1965 incitò la creazione di una “Associazione per il patrimonio mondiale”. L’Associazione avrebbe do-

L’architetto Pietro Laureano illustra il tema “sostenibilità attraverso la conoscenza tradizionale”

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

vuto stimolare la cooperazione internazionale nella conservazione delle “aree di eccezionale valore scenico, naturale e siti storici”. Nel 1968 l’IUCN sviluppò una proposta simile a quella degli USA per i suoi membri. Queste idee vennero presentate a Stoccolma nel 1972 alla Conferenza sull’ambiente umano delle Nazioni Unite, dove un testo venne accettato dai Paesi partecipanti, ed adottato dall’UNESCO, con il nome di Convenzione sul patrimonio dell’umanità. La complessa macchina organizzativa, allora, si mise in moto senza soste, fino alle considerazioni di oggi, emerse nel Simposio di Firenze che porta all’attuazione della funzione umanitaria di ICOMOS, e non solo.


TERRE DAL CUORE CALDO

SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

Al professor Settis è stata affidata la Lectio Magistralis Heritage and Landscape as Human Values (di cui riportiamo ampi tralci a pag. 26) in apertura dei lavori dell’Assemblea ICOMOS. Per comprendere meglio l’autorevolezza scientifica di quest’illustre studioso, è interessante leggere il documento di conferimento della laurea in honoris causa, nel quale si segnala che l’archeologo e storico dell’arte italiana, professore di storia dell’arte e dell’archeologia classica presso la Scuola Normale superiore di Pisa, della quale è stato anche direttore e preside della classe di lettere alla Scuola Normale superiore, è stato un giovane che compiuti gli studi liceali a Reggio Calabria, ha saputo muoversi naturalmente in un contesto internazionale, cogliendo allo stesso tempo alcuni elementi essenziali della storia e dello “stato presente” del nostro Paese.

LA NOZIONE DI PATRIMONIO E LO SCAMBIO DI CONOSCENZE Il grande tema del Patrimonio fu ulteriormente sviluppato nelle successive iniziative dell’UNESCO, incluse la convenzione del 2003 relativa al tema del patrimonio intangibile e quella del 2005 sulla diversità delle espressioni culturali. ICOMOS, nella precedente Assemblea svoltasi a Parigi nel 2011, aveva già approfondito il tema del Patrimonio “come motore per lo sviluppo”. “L’incontro di Firenze- commenta soddisfatto il professor Maurizio Di Stefano - ha rafforzato la riflessione sulle comunità e la nozione di patrimonio, favorendo lo scambio di conoscenze per la conservazione e le buone pratiche, al fine di agevolare l’inclusione e la partecipazione di persone e gruppi provenienti da varie culture, e di avanzare nella definizione di principi, strategie, norme e pratiche che possono guidare verso il riconoscimento dei valori umani del patrimo-

I vertici di ICOMOS e di CNI UNESCO apportano gli ultimi dettagli alla Declaration of Symposium

nio culturale, verso la salvaguardia e la promozione della diversità culturale, collaborando allo sviluppo delle infrastrutture e delle competenze necessarie”. Questi principi sono stati efficacemente espressi nel Consiglio d’Europa dalla Convenzione quadro sul valore dell’Eredità culturale per la società (2005), nota come Dichiarazione di Faro, che ha ispirato il comitato scientifico del Simposio della 18a Assemblea Generale. Questo documento ha un alto contenuto etico e

riassume i valori che l’UNESCO ha espresso nel 2005, rimarcando nella “Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità e delle espressioni culturali” che i diritti relativi al patrimonio culturale sono inerenti il diritto di partecipare alla vita culturale, come definito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In linea con queste problematiche, a riflettori spenti, ICOMOS sta discutendo queste tematiche nel contesto degli obiettivi e sfide di tutti (SDG – Sustainable Development Goals) al fine di recuperare il tempo perduto determinato dall’esclusione della cultura dai principali obiettivi del Millennio. La domanda non è più cosa i ricchi possono fare per i poveri, ma cosa ricchi e poveri possono fare per il benessere di questa e delle future generazioni. In questa grossa sfida è attualmente impegnato l’UNESCO, soprattutto in vista del programma di sviluppo di programmazione dell’Agenda post-2015, discussa nel mese di ottobre 2014 a Firenze, nell’ambito del Terzo Forum Mondiale dell’UNESCO sulla Cultura e le Industrie Culturali. ICOMOS, insieme con le altre organizzazioni culturali più grandi del mondo, ha discusso questi argomenti, anticipando le proprie riflessioni sulle questioni del simposio scientifico. Gli strumenti, le azioni, le norme, necessarie per attuare questa “funzione umanitaria” dell’ICOMOS sono quelli che i Comitati Scientifici hanno realizzato attraverso i programmi di lavoro acquisendo sempre maggiore consapevolezza del “paradigm shift” che può sintetizzarsi nel riconoscimento dell’identità culturale come conservazione dei valori del mondo globalizzato. Essi saranno sfruttati in favore dell’uomo. Speciale a cura della redazione Energeo Magazine

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Una fase dei lavori: al centro Monica Luengo, co-presidente del Simposio Scientifico

Hanno collaborato: Francesco Caruso, Daniela Leone, Luigi Petti, Claudia Ventura


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Human Values

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DECLARATION OF THE SYMPOSIUM La Dichiarazione di Firenze ICOMOS 2014 ha promosso un ampio dibattito che permetterà all’ICOMOS di fornire spunti per incoraggiare lo sviluppo sostenibile, armonioso e interculturale, ponendo l’uomo nella centralità del dibattito culturale in cui i valori del patrimonio e del paesaggio rappresentano espressione della diversità culturale. In particolare: Viene riconosciuta la responsabilità per la piena integrazione della cultura nella vita comunitaria e la necessità di strumenti condivisi, necessari per attuare questo impegno etico di ICOMOS attraverso azioni concrete. Viene riconosciuta altresì la responsabilità dei membri ICOMOS a collaborare attivamente nella creazione di risoluzioni, documenti e convenzioni per migliorare la qualità della vita umana attraverso la gestione del patrimonio globale, producendo atti e documenti condivisi di contenuto tecnico e scientifico, finalizzati anche all’integrazione tra i popoli nel rispetto dell’interculturalità. Infine si riconosce che il Paesaggio, quale parte integrante del Patrimonio, è la memoria vivente delle generazioni passate che forniscono un collegamento materiale e immateriale con le generazioni future. Eredità culturale e Paesaggio sono riferimenti essenziali per l’identità delle comunità, che devono essere conservati attraverso tecniche e conoscenze, oltre che la salvaguardia delle biodiversità tradizionali. Attualmente il paesaggio si trova ad affrontare le minacce impreviste che devono essere risolte con nuovi concetti per tutelare il rapporto tra Heritage e Landscape, attraverso la condivisione di esperienze pratiche, un approccio basato sui diritti e sul rafforzamento delle conoscenze e dei poteri locali (governance) che adottano strumenti innovativi per la pratica di conservazione.

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014 MODELLI VIRTUOSI XXXXXXXXXX

NELLA SUA LECTIO MAGISTRALIS, IL PROFESSOR SALVATORE SETTIS, ARCHEOLOGO E STORICO DELL’ARTE ITALIANA, NONCHÈ PRESIDENTE ONORARIO DI ICOMOS ITALIA, HA CHIESTO, AL FINE DI SALVAGUARDARE L’IMMENSO PATRIMONIO DALL’ AVIDITÀ CRIMINALE, REGOLE E NON DEREGULATION, PIENA RESPONSABILITÀ POLITICA DELLE ISTITUZIONI LOCALI E NON ASTRATTA INVOCAZIONE DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI O SOVRANNAZIONALI, IVI INCLUSI L’UNESCO E L’ICOMOS. POI HA RICORDATO: “LA BELLEZZA NON SALVERÀ NIENTE E NESSUNO, SE NOI NON SALVIAMO LA BELLEZZA”

IL PAESAGGIO E IL PATRIMONIO CULTURALE ESALTANO GLI ALTI VALORI DELL’UMANITÀ Venezia invasa dai turisti

IL PROFESSORE EMERITO SALVATORE SETTIS, ARCHEOLOGO E STORICO DELL’ARTE ITALIANA, NONCHÈ PRESIDENTE ONORARIO DI ICOMOS ITALIA, HA DENUNCIATO IL PROFONDO DEGRADO E LA SPAVENTOSA DEVASTAZIONE A CUI SONO ASSOGGETTATE LE CITTÀ, I PAESAGGI, I MONUMENTI, LE OPERE D’ARTE, I CONTESTI ARCHEOLOGICI IN OGNI PARTE DEL MONDO. “NON POSSIAMO PERMETTERE CHE LE NOSTRE CITTÀ STORICHE SI TRASFORMINO IN CITTÀ SOLO AL SERVIZIO DEI TURISTI, IL RISCHIO È CHE LE CITTÀ SI TRASFORMINO IN PARCHI A TEMA. - HA AFFERMATO SETTIS- OCCORRE METTERE AL CENTRO I CITTADINI CHE SONO L’ANIMA E IL SANGUE DELLA CITTA’, NON I TURISTI. FIRENZE, RISPETTO A VENEZIA, ALMENO NON SI STA SVUOTANDO DI ABITANTI”

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’apertura dei lavori del Simposio Scientifico è stata sottolineata dagli applausi dei tantissimi ospiti provenienti da tutto il mondo, assiepati nella Sala Verde dell’Auditorium del Palazzo dei Congressi (Villa Vittoria) ai due copresidenti Maurizio Di Stefano e Monica Luengo e al presidente del Simposio Scientifico Salvatore Settis, l’illustre studioso, a cui è stata affidata la lectio magistralis. L’archeologo e storico dell’arte ha moderato la successiva tavola rotonda. Il tema, “Heritage and Landascape as Human Values”, era particolarmente accattivante. L’obiettivo degli organizzatori era quello di “mettere la cultura al centro delle politiche di sviluppo sostenibile”, temi promossi ed approvati dall’UNESCO lo scorso 17 maggio 2013. I due co-presidenti hanno evidenziato, in apertura dei lavori, che i contenuti del Simposio si sono basati sui principi sanciti nella Carta internazionale del 1964 sulla conservazione e restauro di monumenti e siti, conosciuta come Carta di Venezia, di cui, quest’anno ricorrono i cinquant’anni. Lo slogan è apparso a prima vista emblematico, perché ha lasciato subito intendere quanto sia cambiata la visione rispetto al Patrimonio culturale ed al Paesaggio, quanto sia importante la sfida di conservare il patrimonio culturale adeguatamente, in modo da poterlo consegnare alle generazioni future in tutto il suo splendore. Le esigenze dei tempi attuali hanno indotto a mutare anche le modalità di interfacciarsi con il patrimonio: dalla tradizionale conservazione materiale dei monumenti e dei siti si va sempre più verso una gestione del patrimonio culturale dove vi sia convergenza tra natura e cultura, tra patrimonio tangibile ed intangibile, mobile e immobile. La percezione del patrimonio culturale è concepita in contesti sempre più ampi, con un impegno verso la ricerca delle migliori modalità per preservarlo secondo le tradizioni insite in ogni cultura. E’ stato chiaro il pro26

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fessor Settis, il quale in una lunga, appassionante e dettagliata lectio magistralis, con la grande capacità ed autorevolezza che gli riconoscono tutti, ha ammonito: “Si vuol dire che la bellezza salverà il mondo. E’ una citazione dell’Idiota di Dostoevskij. In quel gran libro, le parole del principe Myskin hanno un contenuto intensamente mistico. La bellezza non salverà niente e nessuno, se noi non salviamo la bellezza?”

LE CITTÀ NON SIANO PARCHI PER I TURISTI Ed ha poi aggiunto:”Ma che cosa dobbiamo fare per salvare la bellezza, cioè fuor di metafora, il paesaggio e il patrimonio artistico? E soprattutto: perché, in nome di quali valori dobbiamo combattere per salvaguardarli

dalla criminale avidità dei nostri simili?” Ed ha meditato: ”Non è questo il momento né l’occasione per tentare un’analisi accurata dei fattori non solo di crisi, ma di profondo degrado e di spaventevole devastazione a cui sono assoggettate le città, i paesaggi, i monumenti, le opere d’arte, i contesti archeologici in ogni parte del mondo”. È stato ancora più incisivo: ”Non possiamo permettere che le nostre città storiche si trasformino in città solo al servizio dei turisti.- ha affermato il professor Settis-Occorre mettere al centro i cittadini non i turisti. Il rischio è che le città si trasformino in parchi a tema. Firenze, rispetto a Venezia, almeno non si sta svuotando di abitanti. Ma non può svendersi, prostituirsi per i turismo. Non i turisti ma i cittadini sono l’anima e il sangue della città”.

Piazza della Signoria a Firenze accoglie turisti da tutto il mondo


UN CAMBIO DI ROTTA NECESSARIO E URGENTE

La Lectio Magistralis del professor Salvatore Settis

Ha sottolineato: “Chiediamoci se oggi non siamo, a livello nazionale come a livello europeo o mondiale, in una situazione traumatica o quanto meno di rischio che debba sospingerci verso una riflessione profonda, quasi ex novo, sulla natura del nostro rapporto con il paesaggio e con il patrimonio artistico. E se, a livello delle istituzioni internazionali come a quello dei singoli Paesi, stiamo facendo in questo senso abbastanza, o almeno se stiamo andando nella giusta direzione”. Poi ancora ha fatto una dura reprimenda: ”Non è all’insegna di una miope concentrazione sul presente che dobbiamo rispondere: bensì con uno sguardo lungimirante, anzi con una lungimiranza bifronte che sappia far tesoro del passato per vivere il presente, costruendo il futuro. Di fronte alle crescenti devastazioni dei paesaggi e del patrimonio artistico provocate non solo dalle guerre e dai fenomeni naturali, non solo dall’incuria o dall’inesperienza degli uomini, ma specialmente dalla nostra avidità che non si arresta davanti a nulla e che divora ogni risorsa comune sottomettendola alla logica, ferrea e perversa, del profitto individuale, è essenziale ricordare a noi

Prima ancora aveva chiarito: “Le devastazioni crescenti dell’ambiente, del territorio, delle città, dei paesaggi, dei monumenti e degli oggetti del nostro patrimonio culturale segnano una tendenza sempre più evidente del nostro tempo, e rischiano di porlo sotto il segno sinistro della cieca incuria, e non sotto la confortante bandiera di una consapevole salvaguardia di quei valori dell’umanità che patrimonio e paesaggio dovrebbero incarnare. E solo raramente le pubbliche istituzioni mostrano di saper reagire a questa preoccupante deriva”. Lo studioso prima di congedarsi ha fatto un avvertimento sottolineando queste due parole d’ordine: “responsabilità e bene comune”. E

Il Colosseo è il monumento più visitato al mondo

tanto per entrare nel ventre molle delle attualissime problematiche, ha lanciato un appello: “Un paesaggio senza regole è un paesaggio distrutto. Non possiamo affrontare queste tematiche in una prospettiva pacificata, bensì sotto il segno del pericolo e dell’urgenza”. Dunque, regole e non deregulation, piena responsabilità politica delle istituzioni locali e non astratta invocazione degli organismi internazionali o sovrannazionali, ivi inclusi l’UNESCO e l’ICOMOS. “Se seguiremo questa bussola- ha concluso- allora avremo reso alla società e alla democrazia un grande servizio. Avremo affermato la forte gerarchia di valori che pone il bene comune al di sopra del profitto degli individui. Avremo affermato, con parole che possono tradursi in fatti, cioè in azioni politiche e amministrative, che davvero il paesaggio e il patrimonio culturale sono alti valori dell’umanità, da difendere ad ogni costo”. Taty Rosa Il rituale delle monetine a Fontana di Trevi

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014

stessi che il rifugio in un facile ottimismo può indurci a sfuggire alle nostre responsabilità. E questo è moralmente inaccettabile”.


SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014 LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE

L’ORGANIZZAZIONE ITALIANA PER REALIZZARE UN SIMPOSIO DA RECORD, HA MESSO IN PISTA UNO SCHIERAMENTO DI FORZE SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA DELLE ASSEMBLEE DI ICOMOS. UN AGGUERRITO STAFF È STATO IMPEGNATO PER OLTRE UN ANNO AL FINE DI METTERE IN COMUNE COMPETENZE ED ESPERIENZE UTILI, CREARE UNA RETE DI SINERGIE E, CONTEMPORANEAMENTE, ORGANIZZARE BUFFET FAVOLOSI ANCHE PER VALORIZZARE LA DIETA MEDITERRANEA, RICONOSCIUTA DALL ’UNESCO QUALE BENE IMMATERIALE PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

PER ICOMOS FIRENZE VAL BENE UNA FESTA

Foto di gruppo dei vertici di ICOMOS e di CNI UNESCO con alcuni collaboratori

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er entrare tra le pieghe della complessa organizzazione che ha occupato per oltre un anno, un nutrito staff, mettendo in pista uno schieramento di forze senza precedenti nella storia delle Assemblee di ICOMOS, ci ha soccorso il diplomatico Francesco Caruso, già Ambasciatore d’Italia presso l’UNESCO, attuale vice Presidente di ICOMOS Italia, il quale ci ha raccontato i retroscena di questa grandiosa kermesse mondiale. Sono stati organizzati 5 Comitati scientifici che hanno raggruppato le più variegate discipline oltre ad un Comitato scientifico internazionale. La macchina organizzativa era costituita da 42 persone dell’organizzazione italiana e da 6 unità

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DALLA CAMPANIA SONO ARRIVATI 10 MILA FIORI FRESCHI 10 QUINTALI TRA FRUTTA E VERDURA E TANTISSIMI PRODOTTI TIPICI COME LA FAMOSA MOZZARELLA DI BUFALA E LA PASTA DI GRAGNANO. UNA COMMISSIONE DI ESPERTI HA ESAMINATO PIÙ DI 1300 SAGGI SUI TEMI E SOTTOTEMI OGGETTO DI DISCUSSIONE DEL SIMPOSIO SCIENTIFICO. NE SONO STATI SCELTI 800, E QUELLI NON AMMESSI ALLA PRESENTAZIONE IN PUBBLICO SONO STATI OGGETTO DI UNA RACCOLTA A PARTE, ED UTILIZZATI AI FINI DELLA REDAZIONE DEL DOCUMENTO CONCLUSIVO dello staff internazionale e per andare a vedere le incombenze più pratiche, ma ugualmente importanti, sono stati impegnati 27 stagisti per l’accoglienza, 8 interpreti (il francese e l’inglese sono state le lingue ufficiali dell’Assemblea) e 14 hostess. Ed ancora sono stati impiegati addetti che hanno consentito di far arrivare 10 mila fiori dalla Campania e, dalla stessa regione, 10 quintali tra frutta e verdura e tantissimi prodotti tipici (non poteva mancare la famosa mozzarella di bufala e la pasta di Gragnano, offerta dal Consorzio, che gli ospiti internazionali si sono portati a casa quasi che

fosse un souvenir di Firenze), per allestire un buffet che è servito per valorizzare la dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO quale bene immateriale patrimonio dell’Umanità, di cui il Cilento, nel salernitano, è la patria naturale. Altro personale è stato impegnato per l’accoglienza e nei 58 hotel prenotati.

IL GOTHA DEL MONDO DEI BENI CULTURALI RIUNITO A FIRENZE I delegati che hanno raggiunto il capoluogo toscano, appartenenti alla rete di esperti ICOMOS che genera

Una pausa per la segreteria organizzativa


SPECIALE 18a ASSEMBLEA LA CULTURA GENERALE DELL’INNOVAZIONE ICOMOS 2014 Una delegazione internazionale

uno scambio interdisciplinare continuo tra architetti, archeologi, storici, geografi, antropologi, ingegneri e progettisti impegnati in 31 comitati Scientifici Internazionali, provenivano dai cinque continenti. Francesco Caruso ha snocciolato dati e statistiche: “I membri di ICOMOS hanno lavorato più di un anno per la redazione dei propri elaborati, inviati a una commissione di esperti i quali hanno esaminato più di 1300 saggi sui temi e sottotemi oggetto di discussione del Simposio scientifico. Ne sono stati scelti 800, e quelli non ammessi alla presentazione in pubblico sono stati oggetto di una raccolta a parte, ed utilizzati ai fini della redazione del documento conclusivo”. È significativo annotare che tutti i partecipanti, provenienti da 95 Paesi, pur non inseriti nella presentazione del proprio lavoro, ma comunque interessati ad aggiornarsi su temi riguardo a restauro e conservazione, all’atto della iscrizione, hanno scelto di far parte della platea per assistere alla presentazione del tema più vicino alla propria professionalità. Insomma il gotha del mondo dei Beni Culturali si è riunito a Firenze per discutere di modalità di restauro, di conservazione, di valorizzazione ma anche di sperimentazione e condivisione. Il Simposio Scientifico Heritage and Landscape as Human Values, sin dalle sue prima fasi di redazione della Call for Papers, ha rivelato una notevole complessità organizzativa. E’ stato comunque un Simposio da record. Il coinvolgimento su scala mondiale di numerosi esperti ICOMOS e Istituzioni locali ha consentito di mettere in comune competenze ed esperienze utili, sperimentare nuovi percorsi e creare una rete di sinergie e la condivisione dell’ elaborazione dei contenuti e delle metodiche più appropriate.

proposte scientifiche e di approfondire aspetti rilevanti e connessi alla ricerca e all’emersione dei paradigm shift legati al tema principale del Simposio che, ricordiamo, è stato Heritage and Landascape as Human Values. La call for papers è rimasta aperta per 103 giorni, comprensivi di una piccola proroga concessa agli autori dopo numerose richieste. L’Ambasciatore Caruso, sottolinea il grande impegno dello staff, sia nella sede di Napoli, in via Medina, sia nelle altre parti d’Italia. “Soltanto la prima fase di review degli abstracts inviati - ha ricordato il diplomatico - è durata 89 giorni. La classificazione dei contenuti è stata fatta individuando quattro categorie: Very Pertinent, Pertinent, General Interest e Rejected. A seguire, sono stati notificati i risultati della prima classificazione a tutti gli autori, informandoli dell’inter procedurale

successivo: e della fase di valutazione durata 81 giorni. Ogni abstract è stato sottoposto a Blind Review da almeno 2 membri del Comitato Scientifico per tema di appartenenza”. Un filtro reso necessario dalla complessità degli argomenti messi in pista. “Le scadenze sono state mantenute- ha sospirato a riflettori spenti Francesco Caruso- ma certamente la mole di abstracts da valutare per ben due volte e secondo parametri e modalità differenti, ha dilatato la tempistica specifica delle singole fasi di assessment. E pensare che ne sono state ricevute oltre 8.000 ed inviate dal principale account di posta del Simposio oltre 9.000 in tutto il mondo”. Il Simposio è servito per delineare tutte le linee di azione per le strategie ONU di politica culturale, in linea con l’Agenda ONU 2015 su Cultura e Sostenibilità. Daniela Leone

UN EVENTO DI PORTATA MONDIALE In tal modo si è costruito un evento storico, di altissimo valore scientifico e di portata mondiale. Alcuni dati: nella prima fase i 5 temi individuati sono stati scorporati in sub-themes in grado di indirizzare le

I vertici di ICOMOS Italia

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SPECIALE 18a ASSEMBLEA GENERALE ICOMOS 2014 RICORRENZE

Tavola rotonda sul 20°Anniversario del Documento di Nara sull’autenticità

LA DOTTRINA INTERNAZIONALE NELLA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE

L’ASSEMBLEA ICOMOS HA RICORDATO IL 50° ANNIVERSARIO DELLA STESURA DELLA CARTA INTERNAZIONALE DEL RESTAURO, NOTA COME CARTA DI VENEZIA, E IL 20°ANNIVERSARIO DEL DOCUMENTO DI NARA SULL’AUTENTICITÀ

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erché abbiamo bisogno di conservare la nostra eredità culturale? E’ una domanda che è stata fatta molte volte in passato, e sta diventando sempre più urgente oggi. Una fondamentale e universale qualità dell’umanità è la sua capacità creativa. Tuttavia, la creatività non è una caratteristica innata, si basa su un processo di apprendimento che perdura nel tempo. Una testimonianza della creatività umana è la diversità delle espressioni culturali che segnano la storia dell’umanità. Queste espressioni sono il nostro patrimonio comune, e allo stesso tempo le basi per il nostro futuro. Se perdiamo parte di questa eredità, la nostra cultura si impoverisce. La seconda guerra mondiale ha rappresentato un periodo drammatico che ha causato gravi perdite di vite umane e di beni culturali. Di conseguenza, gli Stati del mondo, hanno preso la decisione di istituire strutture internazionali, compresa la fondazione delle Nazioni Unite e dell’UNESCO, per consentire che i conflitti potessero essere risolti in anticipo, ed anche per aiutare a promuovere l’educazione, la scienza e la cultura come pilastri fondamentali dell’umanità.lIn collaborazione con l’UNESCO, il governo italiano ha organizzato, nel maggio del 1964, una conferenza di esperti internazionale per discutere sulla tutela del patrimonio culturale. Un risultato importante è stata la Carta di Venezia che mira

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esperti, che ha avuto luogo nella antica capitale di Nara. La conferenza ha approvato il Documento di Nara sulla autenticità, che riconosce le diversità culturali e il patrimonio di tutto il mondo. La Carta di Venezia del 1964 e il Documento di Nara del 1994 possono essere visti come pietre miliari nello sviluppo di un riferimento etico comune per determinare le linee guida nazionali e locali che riconoscono la specificità di ogni luogo. Purtroppo, i conflitti armati non sono stati superati, e riceviamo ogni giorno testimonianze di distruzione del patrimonio a causa di conflitti settari e tribali. Nel 2005, il Consiglio d’Europa ha adottato la convenzione quadro di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro), che ha introdotto il concetto di comunità dell’eredità culturale, “costituita da persone che apprezzano gli aspetti specifici del patrimonio culturale, che auspicano, attraverso iniziative pubbliche, di sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”. Abbiamo tutti il diritto di beneficiare del patrimonio culturale e di contribuire al suo arricchimento. Abbiamo anche la responsabilità di rispettare il patrimonio altrui. Questo significa che abbiamo bisogno di continuare il processo di apprendimento e di sensibilizzazione per potenziare la capacità collettiva di realizzare sempre più attente strategie di tutela del Patrimonio Culturale. Jukka Jokilehto

LA CARTA DI VENEZIA 50 ANNI DOPO

a considerazione che la Carta di Venezia, pur essendo valida nei suoi principi di base, dovesse essere riletta con riferimento alle aree geografico- culturali del mondo, spinse Roberto Di Stefano a promuovere a Napoli, nel 1995, un Convegno nel quale i numerosi esperti internazionali intervenuti, nel confermare i principi ed i contenuti in essa sanciti, sottolinearono il bisogno di ampliarne lo spirito a concezioni culturali diverse da quella occidentale. Ancora valida risultò la distinzione iniziale tra conservazione (attuata attraverso la manutenzione sistematica) e restauro, da leggere non in maniera antitetica ma complementare ad essa mentre fu espressa l’esigenza di rafforzare il giusto equilibrio tra i valori immateriali ed i valori materiali del bene culturale. Nella Carta sono presenti concetti relativi al restauro sia architettonico che urbano con un ampliamento alle tematiche del paesaggio che appare già nel riferimento ai siti rurali ed all’architettura vernacolare (art.1) e, suc30

a rispondere alle sfide del periodo, il bisogno mondiale di ricostruzione dei territori danneggiati dalla guerra. Particolare attenzione è stata posta ai principali monumenti e opere d’arte.
Nel 1970, lo sviluppo a livello mondiale ha portato all’introduzione di nuove tecnologie e di nuove tipologie edilizie. In tale situazione, purtroppo, uno dei soggetti più colpiti è stato l’edificio storico tradizionale che ha subito gravi danneggiamenti. Ciò ha determinato una risposta internazionale giunta nel 1975 (European Architectural Heritage Year- Anno dell’Architettura del Patrimonio Culturale), con l’introduzione di una serie di progetti pilota per la conservazione e la riqualificazione di aree urbane storiche. L’iniziativa ha portato a politiche europee che introducono il concetto di “conservazione integrata’”, ulteriormente sviluppato dall’UNESCO nel 1976. La consapevolezza internazionale ha esteso il proprio interesse dai monumenti antichi e storici delle aree urbane fino agli interi paesaggi culturali, ed agli insediamenti tradizionali vernacolari. Maggiore attenzione è stata posta alla creatività umana e alle diversità culturali. Ogni luogo con il rispettivo insediamento umano è stato riconosciuto per le proprie caratteristiche peculiari che necessitavano di essere protette e salvaguardate. Nel 1994, il governo giapponese ha deciso di organizzare un’altra conferenza internazionale di

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cessivamente, ai siti archeologici con i relativi parchi (art.15) oggi, di straordinaria attualità. Alla luce dei recenti approfondimenti, sviluppatisi nel mondo nel suo cinquantesimo anniversario, le istanze ed i punti di maggiore forza emersi possono essere così sintetizzati: I valori. La definizione di ‘valore’ assume, come quella di ‘bene culturale’, un significato immateriale rispetto alla corrente appartenenza al linguaggio economico. La conservazione del patrimonio culturale e naturale costituisce un sistema complesso di attività finalizzate a salvare (dal latino servare) il patrimonio e deve rappresentare un dovere morale comune a tutti i popoli. L’evoluzione del concetto di conservazione si relaziona al contesto politico, economico, geografico e socio-culturale. La reintegrazione ambientale deve contemperare le istanze ‘storica’, ‘estetica’ e ‘psicologica’ nel rispetto dell’autenticità del bene culturale e dell’ambiente, inteso come nozione di valori storici del paesaggio antropizzato.

Le testimonianze della stratificazione storica del bene culturale sono importanti quanto il suo nucleo originario. La formazione va interpretata come un processo globale riferito ai diversi livelli (scolastica, universitaria, post-universitaria e sociale attraverso la sensibilizzazione ai problemi del patrimonio culturale ed al valore di saperi e pratiche tradizionali come basi dello sviluppo). La valorizzazione esige il coordinamento tra sforzi professionali, legislazione, sistemi di gestione, forme di partecipazione attiva delle popolazioni locali con adeguati strumenti (legislativi, urbanistici, amministrativi, ecc.). La cultura democratica presuppone norme di attuazione e regole di utilità pubblica relative all’approccio del patrimonio culturale anche se opposte agli interessi dell’individuo o di un gruppo. Prof. arch. Rosa Anna Genovese Comitati Scientifici Internazionali ICOMOS TheoPhilos e Cultural Routes


I TERRITORI DI ORIGINE VULCANICA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ L’ISOLA DI PANTELLERIA HA OTTENUTO, GRAZIE ALLA PARTICOLARE PRATICA AGRICOLA DELLA COLTIVAZIONE DELLE VITI AD ALBERELLO, IL SIGILLO CHE LA INSERISCE TRA I BENI IMMATERIALI DELL’UMANITÀ. VIENE RICONOSCIUTA E PREMIATA UNA TRADIZIONE SECOLARE DELL’ISOLA CHE HA MODELLATO NEL TEMPO IL PAESAGGIO. CARLIN PETRINI PROMUOVE IL PROGETTO “TERRE DAL CUORE CALDO” PERCHÉ “PARTICOLARMENTE INNOVATIVO”. HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA TUTTE LE ISOLE EOLIE E I LUOGHI DOVE SI È GIRATO IL FILM “IL POSTINO” CON MASSIMO TROISI. L’INIZIATIVA SI STA DIVULGANDO A MACCHIA D’OLIO IN TUTTA LA PENISOLA. HANNO PRESENTATO LA RICHIESTA DI ADESIONE I TERRITORI DEL VALLO DI DIANO, CHE HANNO OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO UNESCO COME SITO E RISERVA DELLA BIOSFERA MAB E CHE RAPPRESENTANO ANCHE UN ESCLUSIVO GEOPARCO, ENTRATO NEL NETWORK DEI GEOPARCHI EUROPEI. SI TRATTA DI UNA VASTA AREA CARATTERIZZATA DA UN GRANDE LAGO PLEISTOCENICO E DALLA MINACCIA DEL MARSILI, TRA I VULCANI MARINI PIÙ GRANDI D’ITALIA

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i sono tanti sigilli UNESCO nei territori di origine vulcanica che hanno aderito all’iniziativa “Terre dal Cuore caldo”, presentata come una delle novità esclusive al recente Salone del Gusto di Torino e Terra Madre di Torino. Il progetto, che ha coinvolto anche i presidi Slow Food, è stato promosso dal Co.Svi.G. (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche della Toscana), insieme alla Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus e ad Energeo Magazine. I crateri, le ceneri, le colate di lava, le grotte di lava, e tutti i territori particolarissimi nei quali aria, terra, acqua e fuoco offrono spettacoli suggestivi e surreali, fanno di questi comprensori una destinazione privilegiata per la ricerca e l’educazione. Un ruolo importante, quello di questi luoghi, capace di influenzare la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienza della terra. Lo sa bene l’UNESCO che ben conosce l’importanza scientifica, i valori culturali e pedagogici di quei territori di importanza mondiale, dalla tipica morfologia di origine vulcanica compresi quelli in cui si manifestano fenomeni di natura geo-

termica o di emissioni di altri gas allo stato secco, provenienti dal suolo, nonché i luoghi dove sono presenti sorgenti di acqua calda di origine profonda, poste in relazione con i fenomeni del vulcanismo. Nel giugno del 2013, nel giorno del solstizio d’estate, l’Etna è stato iscritto nella World Heritage List. Il vulcano siciliano è diventato il quarto sito naturale italiano a fregiarsi dello straordinario riconoscimento. Ma ci sono altri territori di origine vulcanica, nel nostro Paese, riconosciuti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura con i segni peculiari del paesaggio e del territorio come il maestoso vulcano. Le isole Eolie, ad esempio, oppure l’isola di Pantelleria, riconosciuta patrimonio dell’umanità proprio in questi giorni per il valore storico e culturale di una pratica agricola esclusiva, la coltivazione dello Zibibbo, una tradizione secolare dell’isola che ha modellato nel tempo il paesaggio e che rappresenta un “reperto storico” ed un formidabile patrimonio di biodiversità. Il riconoscimento UNESCO esalta ed avvalora il progetto dell ’Associazione “Terre dal Cuore Caldo”.

Sergio Chiacchella, direttore generale del Co.Svi.G., premiato da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dalla giornalista Silvia Zamboni

TERREDELL’INNOVAZIONE DAL CUORE CALDO LA CULTURA

I TERRITORI DI ORIGINE VULCANICA, CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA “TERRE DAL CUORE CALDO”, HANNO OTTENUTO TANTI SIGILLI UNESCO PER IL RICONOSCIMENTO COME PATRIMONIO DELL’UMANITÀ. L’INIZIATIVA È STATA PRESENTATA AL RECENTE SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE DI TORINO. SI TRATTA DI UN PROGETTO, PROMOSSO DAL CO.SVI.G. (CONSORZIO PER LO SVILUPPO DELLE AREE GEOTERMICHE DELLA TOSCANA), INSIEME ALLA FONDAZIONE SLOW FOOD PER LA BIODIVERSITÀ E AD ENERGEO MAGAZINE, CHE HA L’OBIETTIVO DI FAR CONOSCERE I VALORI CULTURALI E PEDAGOGICI DI QUEI TERRITORI DALLA TIPICA MORFOLOGIA DI ORIGINE VULCANICA, COMPRESI QUELLI IN CUI SI MANIFESTANO FENOMENI DI NATURA GEOTERMICA O DI EMISSIONI DI ALTRI GAS PROVENIENTI DAL SUOLO, COINVOLGENDO ANCHE I PRESIDI SLOW FOOD

Il caratteristico paesaggio dell’isola di Pantelleria

C’è il Vesuvio, riconosciuto come riserva della biosfera iscritto nell’elenco MAB UNESCO e il Parco del Cilento del Vallo di Diano e degli Alburni, iscritto nei tre elenchi ( World Heritage List, Riserve della Biosfera MAB e network Geoparchi), le cui coste, che si affacciano sul mar Tirreno, a 70 km dalle isole Eolie e a 150 km dal golfo di Napoli, sono minacciate dal vulcano sottomarino Marsili, definito una vera e propria cintura di fuoco immersa negli abissi. Alla rete dei Geoparchi europei (che fa parte a sua volta di quella mondiale) aderisce anche il “Tuscan Mining Geopark” che rappresenta uno degli aspetti naturalistici dell’area geotermica della Toscana e della vicina Maremma. Da settembre 2013 anche l’area del Supervulcano che fa parte del Sesia-Val Grande Geopark è stato riconosciuto dall’UNESCO. Altre aree di origine vulcanica sono interessate ad iscrivere i propri territori nel novero delle candidature della World Heritage List (tentative List), come, ad esempio, il Parco dei Castelli Romani che ha messo in cantiere una proposta che dovrà riguardare il lago vulcanico di Nemi, dalle caratteristiche simili a quelle del lago Albano, rispetto al quale è notevolmente più piccolo. Nel secolo scorso gli archeologi, con il Genio Civile e la Marina, prosciugarono il lago che fa parte del complesso vulcanico dei Colli Albani e recuperarono i relitti di antiche navi romane.

LA LUNGIMIRANZA DEL CO.SVI.G. Con una lungimiranza esemplare, il Co.Svi.G. (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche della Toscana), insieme a partners prestigiosi, ha lanciato l’iniziativa “Terre dal cuore caldo” immaginando di avviare, coinvolgendo altri territori con le stesse caratteristiche, un viaggio affascinante per raccontare le vicende storiche e geomorfologiche dei territori di origine vulcanica, e per andare alla scoperta di tutti quei prodotti tipici che poche altre terre possono offrire ai viaggiatori del gusto. Il Co.Svi.G., insieme a Slow Food Toscana e alla Fondazione che si propone di riscoprire e conservare la diversità del patrimonio gastronomico regionale e contrassegna cibi e piatti “a rischio estinzione” con il simbolo della lumaca, coordinando numerosi progetti a sostegno delle comunità di Terra Madre (Presìdi, Mercati della Terra, Orti), ha costituito la prima Comunità del cibo ad energia rinnovabile al mondo. La Comunità toscana che fa parte di Terra Madre, la rete delle Comu-

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TERRE DAL CUORE CALDO

nità del Cibo promosse da Slow Food, di cui condivide e promuove la filosofia del “Buono, Pulito e Giusto“, opera nel settore agroalimentare e insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti. La dinamica struttura consortile, la cui area di competenza si allarga all’Amiata, il massiccio montuoso, antico vulcano ormai spento, con laghetti e rocce di origine eruttiva, recentemente, ha ricevuto due importanti riconoscimenti: il progetto è risultato tra le prime 10 proposte in graduatoria nella sezione “buone pratiche”, nel concorso per la presentazione di idee innovative e buone pratiche già sviluppate e operanti in Toscana coerenti con il tema di Expo Milano 2015 – “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il Co.Svi.G. è stato anche selezionato tra le prime 10 aziende del settore “Agricoltura e Agrifood” segnalate nell’ambito del Premio per lo Sviluppo Sostenibile 2014, assegnato a Rimini il 7 Novembre 2014. Il Premio, che ha l’egida del Presidente della Repubblica, è promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Ecomondo, la “Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo sostenibile”.

LA COLLABORAZIONE CON SLOW FOOD E L’UNIVERSITÀ DI POLLENZO La struttura collabora attivamente con Slow Food in progetti di educazione gastronomica come Gusto Pulito, che vuole avvicinare gli studenti di tutti i gradi scolastici, tramite visite alle aziende coinvolte e degustazioni di prodotti tipici, e con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN), i cui studenti ogni anno svolgono visite di istruzione e degustazioni a tema presso le aziende del territorio geotermico, le quali al collaudato claim di Slow Food hanno aggiunto l’aggettivo: rinnovabile, cioè prodotto con energie rinnovabili. “Oggi abbiamo pensato di condividere questa magnifica esperienza– spiega il direttore del Co.Svi.G. Sergio Chiacchella- con le altre aree del paese caratterizzate dall’origine vulcanica e da fenomeni e manifestazioni geotermiche e termali, per la tutela, valorizzazione e promozione delle “terre dal cuore caldo”. Anche il nostro territorio, con il Tuscan Mining Geopark delle Colline metallifere, è sotto i riflettori dell’UNESCO”. La nascente associazione senza scopi di lucro (la sede sarà fissata probabilmente a Firenze), è finalizzata alla promozione e valorizzazione di questi luoghi straordinari, ricollegando esperienze, culture e risorse, stimolando azioni per la salvaguardia e la qualificazione con il concreto coinvolgimento e sensibilizzazione delle popolazioni locali. Carlin Petrini ha sposato fin dal primo momento il progetto, da lui ritenuto “particolarmente innovativo”. Nei prossimi mesi sarà creato un tavolo di confronto e di collaborazione.

Halfeiti, in Turchia Il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina tra i produttori di Zibibbo

cominciata 500 mila anni fa e si è conclusa da 13mila anni. Salina è la seconda isola dell’arcipelago delle Eolie dopo Lipari per numero di abitanti (oggi 3 mila), dominata dal monte Fossa delle Felci con i suoi 962 metri è anche il rilievo più alto di tutto l’arcipelago, supera persino Vulcano e Stromboli. Il luogo, adagiato all’ombra del vulcano immerso nel silenzio, è esclusivo. A qualche centinaio di metri si trova la favolosa baia di Pollara, borgo in cui, nel 1994 fu ambientato “il Postino”, ultimo film di Massimo Troisi, ispirato all’esilio di Pablo Neruda. Quest’isola si è affermata come centro della produzione italiana del cappero di qualità, presidio slow food. L’arbusto sempreverde di questa pianta aromatica, di cui apprezziamo il gusto inconfondibile in cucina, diffuso nell’area mediterranea, è parte integrante del paesaggio e, fino all’avvento del turismo, ha costituito il motore trainante dell’economia isolana. Fra tutte le isole delle Eolie (patrimonio UNESCO), le cui caratteristiche morfologiche e territoriali, data la presenza dei vulcani, sono oggetto di studio e di interesse dei più grandi centri di vulcanologia presenti in tutto il mondo, Salina è quella più segreta e insieme più magica. Non ha l’asprezza di Alicudi e Filicudi, la spettacolarità di Vulcano e Stromboli, la mondanità di Panarea, l’importanza di Lipari, ma in qualche modo coniuga in sé tutti questi aspetti e li rilancia in una dimensione che resta unica. Dal diciottesimo secolo in poi sono state avviate ricerche per lo studio dell’attività vulcanica dell’arcipelago eoliano e i

risultati di tali ricerche hanno prodotto una validissima letteratura scientifica sulla quale si sono formati i più grandi geologi e vulcanologi.

DA USTICA A PANTELLERIA, C’È TUTTO L’ARCIPELAGO DELLA SICILIA L’isola di Ustica si trova nel Mar Tirreno a circa 67 km a nord-ovest di Palermo e a 95 km a nord-ovest di Alicudi, ma non fa parte delle Isole Eolie. Al Lingotto di Torino per il debutto delle “Terre dal Cuore Caldo” era presente il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mancuso per promuovere le lenticchie di Ustica, presidio slow food. I coltivatori hanno selezionato lenticchie che oltre ad essere buone sono anche biologiche, per garantire una genuina qualità che ne esalta l’antico sapore. L’isola di Pantelleria si trova, invece, a soli 70 km dalla costa tunisina. Il suo territorio è di origine vulcanica. E’ una new entry nella prestigiosa World Heritage List. L’UNESCO ha riconosciuto la particolare pratica agricola della coltivazione dello Zibibbo, resa possibile in conche scavate nel terreno per riparare le viti dal vento che sferza l’isola 300 giorni l’anno, tra i beni immateriali dell’umanità al fine di tutelare questi esemplari cresciuti in terreni sabbiosi di origine vulcanica, dove la virulenza della fillossera (insetto che attacca le radici della vite) risulta molto ridotta. La decisione è stata presa a Parigi, il 24 novembre scorso, dall’assemblea generale dell’UNESCO (161 paesi membri) che ha votato all’unanimità.

LE ISOLE EOLIE INSIEME NELL’ASSOCIAZIONE

C’è già chi, entusiasta del progetto, indica di riunire tutte le proposte delle isole Eolie che si trovano al largo della costa settentrionale della Sicilia, in un’unica componente che dovrà aderire alla nascente associazione, al fine di collaborare attivamente. Andiamo a conoscerli questi luoghi così esclusivi. Ci accompagna Clara Rametta, assessore alla Cultura e Turismo del piccolo comune di Malfa, lungo lembo di terra verde dell’isola di Salina che sembra una piattaforma sul mare, con un vulcano dal cratere inattivo, la cui attività eruttiva è 32

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Aree coltivate in prossimità del mare e alle pendici del vulcano sull’isola di Salina (Eolie)


oltre 100 anni. “Deve essere il primo passo di una grande rinascita del Passito naturale di Pantelleria, portato in tutto il mondo da grandi marchi e capace di una qualità insuperabile - dice il sindaco Salvatore Gabriele, che ha fortemente sostenuto la candidatura presso l’istituzione internazionale”. Il territorio presenta molti fenomeni di vulcanesimo secondario, prevalentemente acque calde e fumi che dimostrano il persistere dell’attività del vulcano. L’ultima eruzione è avvenuta nel 1891, sul pendio nordoccidentale nella parte sommersa. Il livello massimo del rilievo detto Montagna Grande è di 836 metri sul livello del mare. L’attività vulcanica è rappresentata dalle numerose manifestazioni esalative-idrotermali che si riscontrano nell’isola, tutte espressioni di una forte anomalia del gradiente geotermico.

km. e largo 35, ha due milioni di anni, le sue fumarole furono riprese nel 1990 da un video-robot di ricercatori americani. Le isole dell’arcipelago delle Eolie dovrebbero funzionare, secondo gli studiosi, come delle vere e proprie ‘sentinelle’, che possano preannunciare all’organizzazione, con un anticipo sufficiente l’arrivo dell’onda anomala. I vulcanologi sono allertati in seguito al maremoto verificatosi il 30 dicembre del 2002, che aveva colpito Stromboli, le isole nelle vicinanze e anche le coste della Sicilia vicino a Milazzo e quelle campane di Marina di Camerota. I dati raccolti in quell’occasione e pubblicati dal dipartimento di fisica dell’università di Bologna e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, hanno rivelato come, negli ultimi duemila anni, sono stati 72 i movimenti anomali del mare che si sono abbattuti lungo le coste italiane.

IL MERCATO DELLA TERRA DI SLOW FOOD

Mario Tanda della Comunità del Cibo ad Energia Rinnovabile premiato da Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e da Josep Ejarque di Explora

innescando un’inversione di tendenza sull’isola, dove i vigneti diminuivano e i giovani cercavano lavoro altrove. Il clima arido e ventoso, la vigna ad alberello molto basso, il frazionamento della proprietà e i piccoli terrazzamenti, la manutenzione dei muretti a secco e dei frangivento richiedono, infatti, molto lavoro e fanno crescere i costi di produzione. La coltivazione ad alberello è una tradizione secolare dell’isola e ha modellato nel tempo il paesaggio. Le viti sono coltivate manualmente all’interno di conche ad alberello pantesco basso, costituito da due a quattro branche e caratterizzato da forte espansione orizzontale. L’età delle vigne è di

UNA NEW ENTRY: IL VALLO DI DIANO

Un altro territorio che intende aderire al progetto è il Vallo di Diano, attraversato dal fiume Tanagro, disteso ad est dell’Alburno e del Cervati, che in origine era un grande lago pleistocenico. C’è chi insinua (forse per allontanare la paura di un disastro imminente) che quest’area è al confine dell’epicentro del Marsili, tra i vulcani marini più pericolosi e grandi d’Italia. Uno studio del C.N.R. ne ha rilevato gli aspetti più delicati. Alto 3000 metri, il vulcano sottomarino Marsili dista 150 km. a sud del golfo di Napoli e 70 km. dalle isole Eolie. Si sviluppa da 3000 a 505 m. di profondità. Lungo 55

Coltivazione di vigneti ad alberello sull’isola di Pantelleria

Nell’ area che va dalla dorsale appenninica e la zona litorale dove troviamo i massicci di origine vulcanica (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei) e di origine sedimentaria (monti Lattari e Massico), è stata avviata dai Presidi Slow Food della Campania una vasta azione di recupero, conservazione e caratterizzazione agronomica di varietà tradizionali di ortaggi campani. Slow Food ha avviato in Campania “I Mercati della Terra”, una significativa esperienza nella salvaguardia e valorizzazione della biodiversità locale. Oltre ai Comuni raggruppati dal Co.Svi.G. dell’Area geotermica della Toscana, al nastro di partenza di Lingotto Fiere erano rappresentati due parchi Nazionali (quello dell’Etna e il parco del Vesuvio), tre regionali ( i Castelli Romani, quello dei Colli Euganei ed il Parco naturale delle Alpi Marittime), e poi ancora i comuni della Valsesia, del novarese e del biellese (Valsessera) interessati dalla presenza del Supervulcano. Il lungo elenco delle adesioni comprendeva anche la città di Catania, l’isola di Ustica, i tre comuni dell’Isola di Salina (Santa Marina, Malfa e Leni) dove sono insediati importanti presidi Slow Food, e la Cooperativa Mefitis che raggruppa i comuni dell’area dell’Alta e Media Valle del fiume Sele. Insieme alle storie misteriose dei luoghi di origine vulcanica si sentirà parlare delle magnificenze delle birre, i formaggi, l’olio, il vino, il pesto della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili nata nel territorio geotermico Toscano; l’antichissima mela Annurca, i friarielli e le cicerchie coltivati dai contadini dei Campi Flegrei; il Lacryma Crhisti, i pomodori a grappolo e le albicocche, ciliegie e gelsi del Vesuvio (ottimi i distillati); il limone di Procida; i vini bianchi autoctoni, origano e capperi delle isole vulcaniche (Pantelleria, Linosa e Stromboli); i formaggi tipici della Lessinia; i cibi genuini e i vini sinceri dei Colli Euganei e dei Castelli romani; il fagiolo occhio nero della Val Sele; la segale delle Alpi Marittime; il Macagn, tipico formaggio di montagna che oggi si produce nella Valsesia e nel Biellese. Un risalto particolare avrà, in questa speciale vetrina, l’Etna, simbolo dei riconoscimenti dell’UNESCO, dove la viticoltura è una storia antica e Slow Food ha riscoperto e tutelato il cavolo trunzu – dalle note proprietà detossificanti –i porcini, o ancora il miele di ape nera sicula, le mandorle di Noto e il pistacchio di Bronte. Ma si tratta di un elenco destinato ad allungarsi. Francesca Vassallo 33

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TERRE DAL CUORE CALDO

È la prima volta che viene conferito un riconoscimento ad una specifica pratica agricola. Quest’ iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli. “L’UNESCO ha riconosciuto il valore identitario di questo antico procedimento, valutando anche il lavoro dei contadini a Pantelleria che rappresenta uno degli ultimi esempi di viticoltura eroica del Mediterraneo – spiega Giacomo Rallo, imprenditore che, attraverso la sua azienda, Donnafugata, volle scommettere, nel 1989, sul vino di Pantelleria, impegnandosi per la produzione di vini di qualità, nel rispetto dell’ambiente e attraverso la valorizzazione del territorio e contemporaneamente,


IN VIAGGIO VERSO MATERA

LA CITTÀ DI MATERA, PASSATA DA “VERGOGNA DELL’ITALIA” A CAPITALE DELLA CULTURA EUROPEA, ESULTA. UNA VITTORIA CHE PREMIA UN’INTERA COMUNITÀ CHE CON TENACIA HA SAPUTO CREDERE IN UN SOGNO. UN RICONOSCIMENTO CHE METTE IN LUCE UN SUD CHE HA SAPUTO RIQUALIFICARSI, PUNTANDO SULLA PROPRIA IDENTITÀ CULTURALE

CRISTO NON SI È FERMATO A EBOLI

STORIA E TRADIZIONI DELL’ANTICA LUCANIA I Sassi di Matera

LA DESIGNAZIONE DI MATERA A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 CORONA UN PERCORSO DI RINASCITA INIZIATO VENT’ANNI FA CON L’ISCRIZIONE NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE UNESCO. “E’ LA VITTORIA DEI PICCOLI CONTRO I GRANDI, DI UN PENSIERO DIVERSO, ANTICO E PROIETTATO VERSO LA SOSTENIBILITÀ DELL’EUROPA INTERNA E DIMENTICATA CHE È ANCHE L’EUROPA INTERIORE DI OGNUNO DI NOI” SONO LE PAROLE DI PIETRO LAUREANO, MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIFICO 2019, AUTORE DELL’ISCRIZIONE DEI SASSI DI MATERA NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE UNESCO, ILLUSTRE PROTAGONISTA DI QUESTA VITTORIA. LA LUCANIA FU TERRA DI GRANDI EMIGRAZIONI, GLI ABITANTI, IN FUGA DALLA MISERIA E DAL DEGRADO, CERCARONO DIGNITÀ E RISCATTO IN TUTTO IL MONDO. UN FENOMENO IMPONENTE, TANTO CHE SONO PIÙ NUMEROSI I LUCANI CHE VIVONO NEL MONDO CHE I RESIDENTI. OGGI CHE MATERA È DIVENTATA UN MODELLO NON SOLO PER IL SUD, MA PER L’INTERA EUROPA, ENERGEO HA AVVIATO UNA NUOVA INIZIATIVA, UNA RICERCA SUI PAESAGGI DELLA MEMORIA CHE VUOLE COINVOLGERE LE ASSOCIAZIONI LUCANE IN ITALIA E NEL MONDO, CON L’INTENTO DI FAR CRESCERE E CONSERVARE LE ANTICHE TRADIZIONI CULTURALI LUCANE

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n piazza San Giovanni, nel pieno centro storico della Città dei Sassi, in migliaia si sono ritrovati davanti al maxischermo per assistere in diretta al verdetto di proclamazione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Il sindaco Salvatore Adduce, dopo aver ritrovato la voce e le forze, è riuscito ad annunciare il suo forte messaggio: “La designazione di Matera è un esempio di civiltà e riscatto che da Matera e dal Sud arriva all’Europa”. Non era un esito scontato. Matera è stata designata Capitale europea della cultura per il 2019, con sette voti su tredici. Il titolo, oltre all’Italia, è stato assegnato a Plovdiv in Bulgaria. Il verdetto è stato comunicato da Steve Green, presidente della Giuria di selezione composta da 13 membri (6 italiani e 7 stranieri) al Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, che ha dato l’annuncio ufficiale. Non vince solo Matera, capitale europea della cultura 2019: le cinque città

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finaliste ‘perdenti’, Siena, Ravenna, Lecce, PerugiaAssisi e Cagliari saranno ripescate in questa prima fase per essere coinvolte (con ruoli diversi) da qui al 2019. Il ministro Franceschini, in piazza a Matera trenta giorni dopo la designazione della “Città dei Sassi“,per la grande festa organizzata dall’amministrazione comunale (erano presenti il sindaco di Lecce Paolo Perrone e i rappresentanti di Ravenna e Siena), punta a non disperdere il patrimonio costruito in questi mesi. Era stato proprio Energeo ad anticipare in tempi non sospetti (ottobre 2013), riportando l’esito di un colloquio con il sindaco Salvatore Adduce, la proposta di presentare al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la possibilità di allargare la partecipazione delle città candidate a Capitale europea della cultura. Lo scopo era di evitare una “competizione” fratricida tra le città incluse nella lista di pre-selezione, le quali erano state invitate a presentare una domanda di can-

didatura maggiormente elaborata e dettagliata per la procedura di selezione vera e propria.

UN CONFRONTO TRA LE FINALISTE La “Città dei Sassi”, la cui candidatura, contenuta in un dossier di circa 100 pagine, è apparsa alla fine vincente, aveva proposto di non escludere a priori la partecipazione di tutte le Città che si erano pre-candidate, adoperandosi nell’allestire un ciclo di lavoro e sviluppare progetti comuni Seguiremo gli sviluppi di quest’ iniziativa. Il nostro giornale ha stimolato un confronto tra le città entrate tra le nominations, al fine di stimolare rapporti d’amicizia tra le sei finaliste candidate a capitale della Cultura 2019: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena, le quali hanno aderito al progetto “Italia 2019” che fa capo al Cidac (associazione delle Città d’Arte e Cultura). Per celebrare la designazione di Matera, Capitale Europea della Cultura,

Vista panoramica del Vallo di Diano e del comune di Teggiano


IN VIAGGIO VERSO MATERA

il nostro giornale dedica uno spazio “alla ricerca dei luoghi abitati dagli antichi lucani”, ai “paesaggi della memoria” e al “turismo di ritorno”, legato ai luoghi di culto.

ALLA RICERCA DEI LUOGHI DEGLI ANTICHI LUCANI

L’iniziativa, avviata in sinergia con Energeo, si è ispirata alle parole di Pietro Laureano, membro del Comitato Scientifico 2019, autore dell’iscrizione dei Sassi di Matera nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, illustre protagonista di questa vittoria di Matera che corona un lungo percorso di rinascita iniziato 20 anni fa con l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. “E’ la vittoria dei piccoli contro i grandi, di un pensiero diverso, antico e proiettato verso la sostenibilità. Dell’Europa interna e dimenticata che è anche l’Europa interiore di ognuno di noi” - ha detto il professionista, consulente UNESCO per le zone aride. “Oggi -ha dichiarato Laureano- Matera ha dimostrato che avere una interpretazione culturale su cui costruire coesione, identità e progetto, è fondamentale. E’ stata questa la chiave del successo”. Su questa linea, Energeo, attraverso il Premio, vuole andare avanti, avviando una nuova iniziativa speciale, “alla ricerca dei luoghi abitati dagli antichi lucani” e, coinvolgendo le associazioni lucane in Italia e nel mondo che hanno come finalità l’unire e il confrontare le culture delle regioni Italiane portando il contributo di originalità specifico della regione Basilicata. Compito fondamentale è altresì quello di far crescere e conservare le antiche tradizioni culturali lucane, facendole rivivere e integrandole nel tessuto sociale della regione che ospita i lucani costretti ad emigrare. Si tratta di avviare, da qui al 2019, una ricerca su quali sono “i paesaggi della memoria” o del “ricordo”, impressi nella mente di tanti lucani emigrati in America, Argentina, o Australia, oltre che in tutta l’Europa. Energeo vuole, attraverso il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, indagare sul territorio lucano partendo dal suo straordinario passato. Basta una visita al museo Ridola di Matera per comprendere, dalla raffinatezza dei manufatti esposti, che si tratta di una terra in cui la cultura ha radici millenarie. Il nostro giornale ha dedicato due copertine a Matera negli ultimi mesi, l’ultima riguardava il convegno internazionale UNESCO che ha visto gli esperti provenienti da tutto il mondo discutere del Paesaggio delle caverne e del futuro di Matera, all’epoca entrata tra le nominations delle città candidate a Capitale Europea della Cultura 2019.

Un incontro tra lucani nella sede dell’associazione Carlo Levi

l’agricoltura e l’edilizia in Francia, le miniere in Belgio, l’industria e l’edilizia in Svizzera. Il romanziere americano John Roderigo Dos Passos ricordò: “Voi potete strappare l’uomo dal paese, ma non potete strappare il paese dal cuore dell’uomo”. Energeo vuole ricercare le cartoline dei “Paesaggi della memoria” ai tantissimi emigrati, nel cui cuore circola sangue lucano, ora che le proprie terre esprimono in nome di tutto il Sud e i Sud del mondo, la voce dei luoghi portatori di valori profondi: il senso della comunità trasmesso dai piccoli centri dove permangono le relazioni e la solidarietà.

IL TURISMO DI RITORNO

In questo contesto si intende anche favorire “il turismo di ritorno”, legato ai luoghi di culto, perché le comunità lucane all’estero si riconoscono intorno alla venerazione del Santo Patrono, verso il quale viene invocata una intercessione in particolari e gravi circostanze e per ottenere guarigione da malattie particolari. Culti alimentati ed esaltati dalla fede popolare che ripropongono la storia delle comunità. Ci sono luoghi, ad esempio Sala Consilina, centro agricolo e commerciale del Vallo di Diano, che hanno importanti

Buccino, antica piazza G. Amendola

I PAESAGGI DELLA MEMORIA

Ma il più vasto e importante fenomeno di emigrazione dei lucani avviene nelle aree industriali della Francia e della Germania; la Svizzera e il Nord Italia. Alle origini di questa massiccia emigrazione c’è la miseria e il degrado dell’Italia del Sud ed in particolare della Lucania. Dopo l’Unità d’Italia e il brigantaggio, le condizioni di vita dei contadini erano quelle descritte da Carlo Levi nel suo celebre pamphlet. Gli abitanti cercano dignità e riscatto in altri paesi. Il fenomeno è imponente, tanto che oggi sono più numerosi i lucani che vivono nel mondo che i residenti. Si sono inseriti in tutti i settori dell’economia europea,

Salvatore Adduce, sindaco di Matera mostra la Medaglia Spadolini

Fedeli nella chiesa di San Michele Arcangelo di Sala Consilina

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IN VIAGGIO VERSO MATERA

I devoti che portano i caratteristici ceri nella processione di San Michele Arcangelo a Sala Consilina

stea denominata della Lucania e dei Bruti. Ne troviamo traccia ufficiale sia negli scritti storici dell’epoca che nella mappa geografica romana delle tavole Pautingeriane, settimo segmento. Convenzionalmente l’impero romano crolla alla data del 476 dell’èra cristiana. A questa data la regione geografica che va da Poseidonia - Pompei ai piedi di Taranto e fin sotto il Pollino, con alterne e marginali vicende legate alle sue zone di confine, sicuramente si chiama Lucania. Siamo nel V secolo d.C.: fino a questa data già da almeno cinque secoli la Lucania esiste con un nome chiaro ed esplicito che la identifica, è molto più grande dell’attuale territorio che conosciamo e costituisce il cuore geografico del sud: non si raggiunge la Sicilia via terra se non si passa dalla regione della Lucania prima e dei Bruti (i calabresi) dopo. Il nome non è

comunità oltre oceano, a Paterson, ad esempio, una città degli Stati Uniti d’America, capoluogo della Contea di Passaic, nello stato del New Jersey dove i Salesi hanno costruito un santuario dedicato a San Michele Arcangelo, festeggiato, ogni anno la seconda domenica di maggio. E c’è il particolare che nella località al confine con la Basilicata, il culto lega molto le comunità confinanti, tant’è che la caratteristica processione in onore di San Michele che si snoda lungo le vie della cittadina, prevede una sosta nell’ultimo, ripido tratto del monte Balzata, nei pressi del santuario, in cui il cambio dei portatori, secondo un’antica tradizione (il cosiddetto Juss), viene effettuato dagli abitanti scelti di tre paesi della confinante Basilicata (Marsico Nuovo, Paterno e Pergola). In molte località L’architetto Pietro Laureano, illustre protagonista della vittoria di Matera esistono associazioni culturali “Portatori del Santo”. Anche questa è cultura. Enotrî. I Lucani propriamente detti compaiono in una stato ancora interpretato. Le due eventualità più fase successiva. La Lucania-Basilicata che oggi cono- attendibili sono che esso faccia parte della famiglia GLI ANTICHI LUCANI sciamo non è sempre stata la stessa. In certi secoli toponomastica ricordata più sopra, riconnettendosi a La civiltà di questa regione ha radici millenarie. I più è addirittura scomparsa come toponimo, così come Luca (Lucca) e a Luceria (Lucera) oppure che si tratti antichi abitatori della Lucania non si distinguono da scompaiono alcuni fiumi che si mettono a percorrere di parola connessa col latino lux e il greco λευκός nel quelli del resto dell’Italia eneolitica. Alcune grotte alvei sotterranei per poi ricomparire all’improvviso in qual caso potrebbe rappresentare i “chiari” (cfr. Rutuli (per abitazione usuale o per rifugio) con suppellettili altri e lontani luoghi. “rossi”), oppure gli “orientali”: cioè denominazioni varie sono state esplorate a Sud Est di Salerno, nella Ai tempi pre-romani era abitata da più popoli tra i nate tra i popoli indigeni o confinanti che si sono trovalle del Tanagro (grotte di Pertosa-Auletta, Grotta quali, come abbiamo visto, gli Enotri, gli Osco-Sanniti vati a contatto con essi. del Zachito, Monte Cervaro), presso Albano di Lucania o gli stessi Lucani. Il nome Lucania entra certamente e a Latronico. I più antichi abitanti di cui si conosca nella geografia amministrativo-politica dell’Italia in LA STORIA COMINCIA NEL SANNIO il nome sono verosimilmente già indoeuropei, gli epoca romana, quando costituisce la III regio augu- Il primo autore che ne parla è Polieno, nei suoi Stratagemmi (II, 10, 2): egli li ricorda all’assedio di Turii sulla fine del sec. V. La tradizione, senza dubbio degna di fede, li considera Sanniti, distaccatisi dal ceppo originario poco dopo la conquista sannitica della Campania. L’espansione dal nord è stata anche un fatto culturale di cui è testimonianza importante l’unità linguistica che si constata in tutto il mezzogiorno d’Italia. Nella Lucania si trovano iscrizioni in alfabeto greco (per es., ad Anxa) dapprima, in alfabeto latino poi (per es., l’importante tavola bantina), ma sempre in lingua osca. Sussistono anche monete con la scritta ΛΟΥΚΑΝΟΜ. L’influsso greco, irradiato specialmente da Metaponto, ha attenuato il carattere guerriero degli antichi Sanniti e ne ha elevato notevolmente la civiltà. Ciò non toglie che la conquista delle colonie greche da parte dei Lucani rappresenti un taglio netto rispetto al passato, riconoscibile per es., a Paestum anche oggi attraverso gli scavi. Caratteristico del loro ordinamento costituzionale (che ricorda, secondo L’elaborato della città di Matera, realizzato da Pietro Laureano gli antichi, quello di Sparta) è il βασιλεύς (Strabone, 36

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LE TAPPE CHE HANNO PORTATO MATERA A DIVENTARE CAPITALE DELLA CULTURA EUROPEA Nel 1953 comincia, per motivi igienico-sanitari, lo svuotamento dei Sassi. Sono tempi di povertà e degrado, tuttavia nasce un grande dibattito fra gli intellettuali italiani sulle sorti della nuova città. Antichi mestieri nella Lucania di una volta

VI, 253) o dittatore, che entrava in funzione qualora un pericolo lo consigliasse, come capo federale. Normalmente, nessun potere superiore limitava l’indipendenza delle singole civitates. Sul confine dei secoli V e IV i Lucani conquistano Posidonia, Pixunte, Lao, ma non Elea, sul versante Tirreno. La loro espansione provoca fra le colonie greche una lega che comprende Sibari sul Traente, Crotone, Caulonia, Elea e Metaponto (secondo Diodoro nel 393), rinforzata da un’alleanza con Siracusa. Nel 389 i Lucani, dopo aver attratto gli alleati, li battono a Lao con un potente esercito di 30.000 fanti e 4.000 cavalieri (fonte Enciclopedia Italiana Treccani). C.V.

Nel 1964 Pasolini gira tra i Sassi Il Vangelo secondo Matteo, che ebbe il merito di accendere i riflettori su un paesaggio unico al mondo. In tempi più recenti (2004), Mel Gibson sceglierà Matera come set del suo kolossal , facendo conoscere i Sassi in tutto il mondo. Nel 1993 l’UNESCO, dichiara Matera Patrimonio dell’Umanità. Nel 2014 Matera viene designata Capitale della Cultura, diventando un modello non solo per il Sud, ma per l’intera Europa. Poseidonia fu occupata dalla popolazione italica dei lucani

Scorcio dei Sassi di Matera Una cartina dell’antica Lucania

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IN VIAGGIO VERSO MATERA

DA VERGOGNA A FIORE ALL’OCCHIELLO D’ITALIA.


IN VIAGGIO VERSO MATERA

LA FONDAZIONE MATERANA ZÈTEMA, FONDATA DALL’AVVOCATO RAFFAELLO DE RUGGIERI, PROMUOVERÀ L’INIZIATIVA “ALLA RICERCA DEI LUOGHI ABITATI DAGLI ANTICHI LUCANI”, AVVIATA DAL PREMIO SPADOLINI, CON L’IDEA DI COINVOLGERE, DA QUI AL 2019, LE ASSOCIAZIONI LUCANE IN ITALIA E NEL MONDO NELLA RICERCA DEI “PAESAGGI DELLA MEMORIA” O DEL “RICORDO”, IMPRESSI NELLA MENTE DI TANTI EMIGRATI LUCANI. IL CONSIGLIERE REGIONALE NICOLA BENEDETTO, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE LUCANI NEL MONDO, CONDIVIDE A PIENO QUESTO PROGETTO E PROMETTE L’INTERESSE DELL’ENTE CHE RAPPRESENTA

I PAESAGGI DELLA MEMORIA, LA LUCANIA FRA ORGOGLIO E NOSTALGIA L’AVVOCATO RAFFAELLO DE RUGGERI, PROMOTORE DI TANTE INIZIATIVE DI SUCCESSO, HA CONTRIBUITO ATTIVAMENTE ALL’OPERA DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO DEL TERRITORIO MATERANO. ILLUMINATO E SENSIBILE CULTORE DEL BELLO, ALLA FINE DEGLI ANNI CINQUANTA, FONDÒ L’ORMAI MITICA ASSOCIAZIONE “LA SCALETTA”, INIZIANDO LA BATTAGLIA PER IL RECUPERO URBANISTICO E CULTURALE DEI SASSI. AMICO DI CARLO LEVI E DI FRANCESCO COMPAGNA, FONDATORE DELLA RIVISTA NORD E SUD, EBBE UN RUOLO IMPORTANTISSIMO COME ASSESSORE AI SASSI E AL CENTRO STORICO NELL’AVVIO DEI LAVORI CHE AVREBBERO CONSENTITO IL RIUSO DELL’ANTICO RIONE ABBANDONATO, ALTRIMENTI DESTINATO AD UN’INESORABILE ROVINA. IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEL GABINETTO SPADOLINI SI ATTIVÒ PER GARANTIRE LA PRESENZA DEL LEADER REPUBBLICANO ALL’INAUGURAZIONE DEL CANTIERE

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n uno storico convegno, organizzato nel dicembre 1967 a Matera dalla rivista Basilicata, l’allora trentaduenne avvocato Raffaello De Ruggieri, assessore ai Sassi e al centro storico, seduto a fianco a Carlo Levi, era ostinatamente determinato a spronare la classe politica locale (il sindaco della città era il fratello Michele) a interessarsi finalmente dei Sassi. In quell’occasione il pittore e scrittore torinese, autore di Cristo si è fermato a Eboli (1945), libro nato dai ricordi di un confinato in Lucania, aveva sollecitato la comunità locale e il Consiglio comunale a pronunciarsi ufficialmente sul destino dei ruderi avviati verso un’inesorabile, desolante e spettacolare rovina. Dopo anni di incuria ed abbandono, infiltrazioni e crolli di coperture e muri, invasi dalla vegetazione spontanea, stavano completatando l’opera di distruzione. Carlo Levi aveva osservato che i Sassi erano “un problema di carattere universale, unico nella storia urbanistica e dell’architettura della civiltà contadina, per questo avrebbero rappresentato un valore culturale, un monumento da tutelare anche attraverso un riuso degli abitati che ne avrebbero consentito la custodia”. L’assessore De Ruggieri, politico appassionato, ma anche segretario regionale del Partito Repubblicano, aveva un obiettivo ambizioso: rivitalizzare il centro storico di Matera, facendo elaborare dai progettisti un programma generale per il riuso dei Sassi, utilizzando un’innovativa, per l’epoca, metodologia per il restauro. La comunità materana aveva intuito che il restauro dei Sassi avrebbe potuto diventare la grande occasione 38

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Un’immagine storica dell’antica Volcei-Buccino

Il benvenuto dell’avv. Raffaello De Ruggieri al sen. Giovanni Spadolini

per una riqualificazione estesa e profonda del contesto sociale, professionale e produttivo di Matera. Nel 1981 vennero predisposti dal Consiglio comunale quattro piani di recupero, non senza qualche perplessità e ritardi nell’esecuzione dei lavori che subirono nei mesi successivi alcuni rallentamenti.

IL RICORDO DI UN GRANDE EVENTO Il mese seguente, alla vigilia di San Silvestro, nella piazzetta Fiorentini ci fu la cerimonia inaugurale alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Giovanni Spadolini, il quale non intendeva mancare alla significativa manifestazione che segnava l’inizio dei lavori a cantiere già allestito. L’avvenimento viene ricordato da una targa che indica il luogo dove ebbero inizio i lavori di restauro del rione Sassi. Raffaello De Ruggieri ci confida il retroscena di questa cerimonia: “Il mio amico Francesco Compagna, deputato del PRI, noto meridionalista, fondatore della rivista Nord e Sud, aveva preso a cuore il progetto di risanamento dei Sassi di Matera. Era allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del gabinetto Spadolini”. Ricorda l’avvocato materano: “Arrivò prima di Natale la telefonata che il Presidente sarebbe venuto a Matera per dare un messaggio di incoraggiamento al popolo lucano. Così fu. Una folla festante accolse il politico che sapeva farsi voler bene dalla gente. Insieme a mio fratello Michele preparammo l’accoglienza. Il resto è storia recente”.

LA PREZIOSA ALLEANZA CON LA FONDAZIONE ZÉTEMA Oggi l’avvocato Raffaello De Ruggieri, settantanovenne, è un indiscusso protagonista che ha saputo cogliere, tra le pieghe della vita culturale materana degli ultimi sessant’anni, gli aspetti riguardanti le attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, attraverso un’avveduta attività di divulgazione. Fittissimo è il curriculum di questo ambientalista antesignano, illu-

Libro delle Memorie Topografico Storiche della Lucania


© DEPOSITPHOTOS.COM -Kassandra2

Un costume diffuso nell’antica Lucania

L’avvocato De Ruggieri, presidente di Zétema

grati che si sono affermati lontano dalla terra di origine, ma che intendono ugualmente mantenere il legame con il proprio paese”.

IL COINVOLGIMENTO DEI LUCANI EMIGRATI Questa festosa ed attualissima “campagna dei ricordi“, esaltata dopo il riconoscimento di Matera come Capitale della Cultura 2019, è stata molto apprezzata da tantissimi emigrati da molti anni a Torino (è stato fatto un test), città di origine di Carlo Levi. Nella sede del sodalizio torinese di famiglie lucane, dedicato allo scrittore e artista che aderì al gruppo dei “Sei pittori di Torino”, in via Tollenzo 52, autentica fucina dove si promuovono indagini, studi, e convegni e sovente si richiama l’attenzione sui problemi che riguardano la rinascita e lo sviluppo delle regioni di emigrazione e dell’intero meridione, si respira un’atmosfera particolare. Prospero Cerabona, animatore dell’Associazione Lucana, è disposto a diffondere questo progetto tra gli associati, in quanto è in linea con le iniziative portate avanti da alcuni lustri dell’Associazione con lo scopo di contribuire alla diffusione e conoscenza della cultura lucana e piemontese e di tutti i fermenti positivi delle regioni italiane, nello spirito di allargare le cono-

La lavorazione delle orecchiette

scenze degli emigrati. A questa sfida lanciata da Energeo, che ha acceso l’entusiasmo di alcune associazioni locali nei paesi confinanti con la Basilicata, territori un tempo facenti parte dell’ antica Lucania, non partecipa soltanto il capoluogo piemontese. Già si sono organizzati alcuni gruppi di lavoro. Nel salernitano si sono già mossi i giovani di Buccino, l’antica Volcei, terra di frontiera dell’antica Lucania, città che è stata anche alleata del popolo lucano contro Annibale, insieme a Velia, Atina, Bantia, Potenti. In questo luogo è molta attiva la Pro Loco che tra l’altro ha avviato un interessante progetto che riguarda la ricerca culturale “Buccino nella Storia”. “Il riconoscimento di Matera come Capitale della Cultura- spiega il presidente Marcello Nardiello - rappresenta per la nostra comunità un’occasione estremamente importante per far conoscere il territorio dove si trova il Parco archeologico urbano dell’antica Volcei, venuto alla luce in seguito agli ingenti danni del sisma del 23 Novembre 1980. Nelle fasi di ricostruzione della città attuale è stato possibile individuare e recuperare i resti dell’antica città romana”. La Pro loco di questo piccolo centro, al confine con la Basilicata, intende recuperare e ricomporre la memoria del paese che non esiste più, da quella più antica dell’Otto-Novecento a quella relativamente più recente. Una documentazione che diventa progressivamente più preziosa e che rischia di scomparire. Le foto raccolte serviranno a realizzare una serie di mostre tematiche e la pubblicazione di un volume di storia per immagini della Buccino dell’Ottocento-Novecento e confluiranno alla fine in un archivio fotografico virtuale. I gesti e i volti degli artigiani rappresentati nelle foto pubblicate in queste pagine hanno la stessa vivacità espressiva delle popolazioni lucane dipinte da Carlo Levi. È un buon viatico per l’iniziativa appena decollata.

LE ANTICHE TERRE D’OTRANTO

La Lucania antica era ben più vasta dell’odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti ad altre due regioni odierne: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l’intera area del Vulture, la cui principale città era Venusia. I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell’istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria. Con la seconda ellenizzazione dell’Italia Meridionale (870 d.C.), parte della Lucania rientrante nel ducato longobardo di Benevento assunse la nuova denominazione geopolitica di Basilicata. L’arrivo dei Normanni prima e degli Angioini e degli Aragonesi poi, rimodulò i territori, frazionando le aree meridionali tra vari feudatari. Alla fine del XV secolo Carlo V, eliminando la costellazione feudale dei poteri, rimodulò le aree geopolitiche del regno, assegnando Matera e la Murgia alla Terra d’Otranto. Con decreto di Filippo IV di Spagna, nel 1663, attraverso un riaffermato pendolarismo territoriale, Matera fu sottratta alla Terra d’Otranto e inserita, quale capoluogo, nella regione Basilicata. Nel 1806, a seguito di una riorganizzazione amministrativa napoleonica, la sede del capoluogo regionale fu attribuita alla città di Potenza. Durante il periodo fascista il territorio regionale riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata. Fabrizia Dagnone

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minato e sensibile cultore del bello, che ricorda come, a partire dagli anni cinquanta, con l’ormai mitica associazione “La Scaletta”, avviata anche grazie alla spinta intellettuale di Umberto Zanotti Bianco (il fondatore di Italia Nostra), iniziò la battaglia per il recupero urbanistico e culturale dei Sassi. De Ruggieri fu il primo materano che tornò a comprar casa in rione Sassi (risiede al numero 9 di via Arco del Sedile), fu colui che denunciò la rapina degli affreschi bizantini perpetrata da un professore tedesco e fu lo scopritore della spettacolare Cripta del Peccato originale. Ed oggi combatte con la tenacia di sempre, alla guida della Fondazione Zétema, avviando tante iniziative di successo e contribuendo attivamente all’opera di valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio. A Matera i problemi non mancano: da quelli puntuali del mantenimento del patrimonio storico-artistico, nonostante gli sforzi della soprintendenza, a quelli strutturali nei Sassi dove vivono solo 2000 persone, e il rischio è che rimangano per sempre degli alberghi diffusi. “Il riconoscimento come Capitale della Cultura 2019- sottolinea l’avvocato De Ruggeri-oltre a riempirci di entusiasmo, in nessun luogo come a Matera fa sentire che il legame tra le pietre e il popolo è vivo e carico di futuro. Proprio per questo che io tengo per Matera.” Non poteva esserci alleato migliore in questa nuova avventura di Energeo. Il periodico insieme alla Fondazione materana Zètema si propone, infatti, di andare “alla ricerca dei luoghi abitati dagli antichi lucani”, con l’idea di coinvolgere, da qui al 2019, le associazioni lucane in Italia e nel mondo nella ricerca dei “paesaggi della memoria” o del “ricordo”, impressi nella mente di tanti emigrati lucani. Il consigliere regionale Nicola Benedetto, presidente della commissione Lucani nel mondo, estimatore dell’avvocato, suo illustre concittadino, condivide a pieno questo progetto e promette l’interesse dell’Ente che rappresenta. Dice: “Auspico vivamente che l’iniziativa possa rappresentare un filo comune fra cittadini residenti e non residenti. Questi ultimi rappresentano, infatti, una realtà molto interessante, difficilmente quantificabile numericamente”. Poi aggiunge un dettaglio pressoché unico: “Sembra che siano oltre un milione i lucani emigrati che vivono fuori dalla Basilicata, molti più della popolazione attuale della regione. Siamo impegnati in gemellaggi e scambi culturali internazionali per tener vivo il rapporto di chi vive fuori dall’Italia. Emi-


CAPITALE DELLA CULTURA 2019

SALVATORE ADDUCE, SINDACO DI MATERA, HA LE IDEE CHIARE :“VOGLIAMO RACCONTARE ALL’EUROPA UNA STORIA DIVERSA DEL MEZZOGIORNO D’ITALIA. MATERA INTENDE ONORARE IL LAVORO STRAORDINARIO SVOLTO DALLA CITTÀ DI LECCE. SONO CONVINTO CHE LAVORANDO SODO IN QUESTI QUATTRO ANNI, NEL 2019 POTREMO LASCIARE UNA TRACCIA INDELEBILE PER LE NUOVE GENERAZIONI”. NON A CASO LO SLOGAN SCELTO DALLA CITTÀ DEI SASSI PER LA SUA CANDIDATURA È STATO “OPEN FUTURE”

MATERA STRIZZA L’OCCHIO A LECCE Manifestazioni per la candidatura Lecce 2019

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na collaborazione annunciata. All’indomani della designazione della Città dei Sassi a Capitale Europea della Cultura 2019 Lecce, il Salento e Matera, dopo aver condiviso l’emozione della “gara”, si uniscono in una simbolica alleanza. I lucani non dimenticano le regole di buon vicinato e le vicende storiche che legano quei luoghi che, da periferici, sono di colpo balzati al centro dell’attenzione non soltanto in Europa. Una catena di territori confinanti dove ancora convivono antichi usi e costumi, tramandati di generazione in generazione, in millenni di storia. Il sindaco di Matera Salvatore Adduce è andato a far visita, alcuni giorni dopo l’avvenuta proclamazione, al sindaco di Lecce Paolo Perrone. Il sindaco lucano, al termine dell’incontro con il suo collega leccese, ha parlato addirittura di “fusione”, progettuale e organizzativa. Aspetti che coinvolgerebbero i due staff di Lecce2019 e Matera2019. Le due città sono pronte ad avviare un percorso comune sul piano culturale, urbanistico e turistico. I due sindaci

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IL SINDACO LUCANO, AL TERMINE DELL’INCONTRO CON IL SUO COLLEGA LECCESE, HA PARLATO ADDIRITTURA DI “FUSIONE”, PROGETTUALE E ORGANIZZATIVA. LE DUE CITTÀ SONO PRONTE AD AVVIARE UN PERCORSO COMUNE SUL PIANO CULTURALE, URBANISTICO E TURISTICO. SI RESPIRA UN CLIMA DI COLLABORAZIONE DI AMPIO RESPIRO, L’OBIETTIVO È QUELLO DI TRASFORMARE MATERA, LECCE E IL SALENTO IN UN ECOSISTEMA CREATIVO, IN CUI LA CULTURA SIA PERCEPITA, OLTRE CHE COME RISORSA ECONOMICA, COME FONTE DI INNOVAZIONE avevano condiviso, tenendosi uniti per mano, l’emozionante attesa del verdetto comunicato da Steve Green, presidente della Giuria Internazionale. Oggi i due primi cittadini annunciano una road map anche con la confinante Campania, dove hanno vissuto gli antichi Lucani (Osco- Sanniti) e con la Calabria, terra dove si erano insediati i Brutii, nome dei Lucani che si erano rifugiati nel versante calabrese del Parco nazionale del Pollino (ed oltre), che si estende fra la Basilicata, antica Lucania, Calabria, un unico e suggestivo alternarsi di 56 Comuni delle province di Potenza, Matera e Cosenza, monumenti e reperti archeologici, ruderi di castelli, santuari, chiese e cappelle basiliane nonché isole linguistiche di origine albanese ed immense distese dove pascolano mandrie di bovini guidate da pastori che, con mani esperte, trasformano il latte in gu-

Stretta di mano tra Paolo Perrone, sindaco di Lecce e il sindaco di Matera, Salvatore Adduce

stosi caciocavalli. Molte sono le tradizioni, i costumi, i piatti tipici da trovare nelle varie località del Parco. Il ragionamento di Salvatore Adduce, sindaco di Matera, è di ampio respiro, non fa una grinza. “Vogliamo raccontare all’Europa una storia diversa del Mezzogiorno d’Italia” – dichiara. Lo slogan scelto da Matera per la sua candidatura è stato “Open Future”. Perché, come ha scritto il comitato promotore nel suo documento ufficiale, “tutti siamo ossessionati dall’eterno presente in cui siamo immersi, come se fosse impossibile guardare lontano ed impegnarsi per le generazioni future”.

RIMOSSE LE BARRIERE DI ACCESSO ALLA CULTURA Una città antica come Matera può senza timore pensare ai tempi che verranno, tante le volte in cui si è riprogettata ed è uscita vincente dalla sfida con il tempo. Con molte altre piccole e medie città europee Matera ha condiviso lo stesso destino di area di consumo di prodotti provenienti dai grandi centri di produzione culturale. Negli ultimi anni, però, il quadro sta cambiando. Si fa strada un movimento che rimuove sistematicamente le barriere di accesso alla cultura. Che non è appannaggio esclusivo delle città del nord. Salvatore Adduce dice: “Matera intende onorare il lavoro straordinario svolto dalla città di Lecce. Scelte veramente lungimiranti. Sono convinto che lavorando sodo in questi quattro anni, nel 2019 potremo lasciare una traccia indelebile per le nuove generazioni”. Lusingato il sindaco Paolo Perrone: “Adesso il nostro obiettivo sarà quello di proteggere le energie, i sentimenti diffusi, l’insieme di valori e di idee che hanno accompagnato una comunità, quella leccese, che ha deciso di comune accordo quale sarà il suo futuro. Primo passo concreto di un’intesa tutta da scrivere e da “disegnare” assieme - spiega il sindaco Perrone - sarà la mostra sul Rina-


Un tema della campagna

scimento che coinvolgerà le città di Lecce e di Matera”. I progetti e le idee che accompagneranno il cammino delle due comunità saranno numerose.

LECCE 2019: REINVENTARE EUTOPIA Si evince subito che il progetto candidatura di Lecce come Capitale della Cultura 2019 appartiene ai giovani ed al loro futuro. È stato creato in questi mesi un processo di partecipazione aperto e inclusivo, in cui i cittadini diventano i protagonisti e i co-autori di uno sviluppo in grado di generare un nuovo senso di identità, vantaggioso e sostenibile sul piano culturale, sociale, economico ed ambientale. Ogni individuo è un “creatore di cultura” e prende parte attivamente all’evoluzione dell’intera comunità. Alla ricerca di una dimensione europea, il Salento è diventato “Laboratorio del cambiamento” in un percorso individuale e collettivo. Ridisegnare il futuro è stata la sfida che ha animato REINVENTARE EUTOPIA per Lecce 2019. Reinventarsi vuol dire non accomodarsi sul valore del proprio patrimonio architettonico e artistico ma riconoscersi, cogliere potenzialità, mettere in connessione, attivare tra i cittadini un ciclo continuo di conoscenze, possibilità e modelli di crescita innovativi. Il 2019 era stato concepito come un anno di celebrazione di un processo destinato a continuare nel tempo.. Un valido proposito è stato quello di affiancare all’amministrazione dei “Garanti del Futuro” che analizzeranno tutte le decisioni delle amministrazioni e i loro effetti sul lungo periodo. Inoltre, l’amministrazione istituirà una supervisione strategica che collegherà e guiderà i vari assessorati in progetti comuni, garantendo il rispetto dei criteri stabiliti dal Manifesto Culturale, in modo tale che queste politiche siano

La sensibilizzazione dei giovanissimi

applicate in modo trasparente e in coerenza con gli obiettivi della città. Lecce 2019 era strettamente legata al progetto. Gli autori avevano lavorato su un percorso che riguarda i cinque temi del nuovo piano urbanistico generale: la rigenerazione delle Mura di Lecce; una migliore integrazione dell’Università nella città; un miglioramento delle condizioni di vita nelle periferie o nelle Isole dell’Abitare; la ridefinizione delle Masserie Urbane o delle Città Rurali e il rapporto tra Lecce e la costa attraverso il Parco delle Marine. “In questo contesto – spiegano i promotori - si vuole creare un Villaggio Culturale dotato di spazi per residenze artistiche, sale prove per esibizioni e spettacoli, un centro per l’arte digitale, la musica, la letteratura e le arti performative, con studi per designer e imprenditori del settore creativo e produzioni cinematografiche per promuovere una nuova immagine di Lecce come luogo per la creazione di opere contemporanee e interdisciplinari”.

DAL SALENTO TANTE IDEE SUGGESTIVE E’ stata molto apprezzata l’idea di creare una serie di Masserie Urbane (Urban Farms) nelle periferie, intese come un nuovo sistema di sviluppo strategico per aziende e residenze agricole. Ciò darà luogo a comunità attive e sostenibili, con servizi condivisi, nuove attività e relazioni in sintonia con il territorio e il suo paesaggio agri-culturale. E’ stata anche annunciata la creazione di una Mappatura Culturale dettagliata, nella quale confluiranno i vari siti del patrimonio culturale, le associazioni e i festival, con il proposito di attrarre una nuova qualità di turismo offrendo un’ampia varietà di esperienze di viaggio attraverso le identità culturali del territorio. Il capoluogo salentino

Performance dei giovani Leccesi

Il comitato Lecce 2019

pita, oltre che come risorsa economica, come fonte di innovazione, che può produrre conoscenza esplicita e implicita. Idee suggestive e di grande respiro che i leccesi vogliono condividere con la città di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. A cura dello staff Lecce 2019

Lecce e Matera insieme in questa avventura

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CAPITALE DELLA CULTURA 2019

vuole anche attivare il motore per lo sviluppo di nuovi settori nelle industrie creative, al fine di migliorare le collaborazioni tra artigiani – numerosi sul territorio – designer e professionisti. Come destinazione turistica, si vuole rafforzare l’idea di Lecce come Capitale del Barocco e al tempo stesso creare una nuova e più ampia immagine che rispetti la diversità del paesaggio culturale, compresi la contemporaneità e lo stile di vita moderno. Infine il programma Lecce 2019 intendeva riposizionare, come regione centrale, il bacino del Mediterraneo, la cui popolazione raggiunge all’incirca quella dell’intera Europa. Ciò avrebbe potuto essere visto come una continuazione degli obiettivi del programma Marsiglia-Provenza 2013. L’incertezza sulle sorti politiche di molti Paesi a Est e a Sud del Mediterraneo incide sulle nostre vite e sulla nostra capacità di pianificare con anticipo nella regione. In conclusione, gli obiettivi EUTOPICI della Città di Lecce sono più che mai attuali e la prevista alleanza con la Città dei Sassi non potrà che rafforzarli. Il primo tavolo di lavoro congiunto allestito dalle due località dovrà prevedere la creazione di un nuovo sistema di valori per vivere insieme, comunicare gli uni con gli altri e sviluppare fiducia e rispetto reciproci. In questo modo s’intende istituire un clima di collaborazione su una scala non ancora sperimentata in quest’area allargata, dopo l’auspicata fusione progettuale ed organizzativa: trasformare Matera, Lecce e il Salento in un ecosistema creativo, in cui la cultura sia perce-


CONTROCORRENTE

MATERA, PASSATA DA “VERGOGNA NAZIONALE” PER LE SUE MISERE CONDIZIONI, A CAPITALE DELLA CULTURA, DEVE DIVENTARE UN MODELLO CULTURALE PER L’ITALIA INTERA. UN MODELLO CHE NON HA PUNTATO SUI GRANDI EVENTI E SUI NUMERI, MA SULLA PROPRIA IDENTITÀ CULTURALE, UN FELICE CONNUBIO FRA STORIA, CULTURA UMANISTICA E SAPERE SCIENTIFICO. OGGI LA CITTÀ DEI SASSI È CONOSCIUTA ANCHE NELLE PIÙ SPERDUTE PROVINCE CANADESI, AMERICANE, GIAPPONESI. NON OCCORRE ESSERE POLITICI RAFFINATI PER COMPRENDERE CHE LA CRISI SI BATTE PUNTANDO, COME MATERA HA SAPUTO FARE, PROPRIO SULLA CULTURA, SENZA LA QUALE NON ESISTEREBBERO LE COSE CHE RENDONO UNICO IL NOSTRO PAESE: LA BELLEZZA, L’ARTE, LA STORIA

UN’OCCASIONE MANCATA

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a Provincia Autonoma di Trento, abituata ad organizzare Grandi Eventi, questa volta, per promuovere un gemellaggio socio-cultuale con la Città di Matera, designata Capitale Europea della Cultura 2019, in omaggio ad Alcide De Gasperi, l’insigne statista che comprese e volle la rinascita della Città dei Sassi, ha battuto decisamente un colpo a vuoto. Protagonista di questa defaillance organizzativa è stato l’assessore alla Cultura, Tiziano Mellarini. Al politico era stata affidata dal Consiglio provinciale la gestione e l’organizzazione di un evento che avrebbe dovuto celebrare uno dei padri fondatori dell’Europa ed essere utilizzato per stabilire un dialogo tra il Trentino e la Città dei Sassi, all’epoca in piena competizione con le altre città (Ravenna, Siena, Perugia-Assisi, Lecce e Cagliari) che si erano pre-candidate per rappresentare il nostro Paese come Capitale Europea della Cultura 2019, insieme ad una città della Polonia. Il progetto era decollato all’inizio dell’anno, a seguito dell’approvazione di una mozione (n.14/ XV), presentata dai consiglieri di minoranza Marino Simoni, Silvano Grisenti, Walter Viola e Gianfranco Zanon, nella quale si annunciava un gemellaggio socio-culturale con la Basilicata e la Città di Matera. Le due comunità, entrambe legate alla figura di Alcide De Gasperi, avrebbero dovuto così celebrare, insieme, il 14 agosto di quest’anno, il sessantesimo anniversario della morte del grande statista, il quale mostrò particolare attenzione e apertura verso le genti e le 42

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Panoramica della città di Trento

popolazioni del mezzogiorno d’Italia con uno spirito di solidarietà oggi più che mai attuale nella popolazione trentina. Tra i grandi meriti nazionali di Alcide De Gasperi, oltre la visione europea, c’è senz’altro la sua politica di grande solidarietà tra le regioni italiane e gli sforzi per la ricostruzione del Meridione. Si voleva ricordare l’impegno che De Gasperi ebbe in Basilicata ed in particolare a Matera. Gli abitanti allora vivevano nei Sassi che erano grotte scavate nel tufo, in maniera malsana, spesso con i loro stessi animali.

COME SI FA A FAR FALLIRE UN GEMELLAGGIO

L’Assessore Mellarini, dopo aver attivato alcuni canali attraverso la sua segreteria, su consiglio dei vertici della comunicazione della Provincia Autonoma, ha tergiversato fino ad arrivare a ridosso della ricorren-

Tiziano Mellarini, assessore provinciale alla cultura

za, in piena estate, con un clamoroso “nulla di fatto”, dimenticando che la mozione era stata approvata all’unanimità, lo scorso febbraio, dall’assemblea consiliare. Questo episodio avrebbe potuto finire nel dimenticatoio, invece, quando i media e le televisioni hanno esaltato la grande vittoria di Matera in questa appassionante gara, il politico della Vallagarina (è stato sindaco di Ala) si è trovato in un’autentica bufera che certamente avrà ulteriori strascichi in Consiglio provinciale. L’Ente, presentando Alcide De Gasperi alle giovani generazioni, avrebbe potuto utilizzare il gemellaggio come stimolo per un rinnovato impegno a favore del bene comune, rendendo, nella circostanza, testimonianza esplicita della vicenda di Matera, passata da vergogna d’Italia a Capitale della Cultura Europea, con la realizzazione di un percorso espositivo nella casa natale- museo di De Gasperi a Pieve Tesino. Non se n’è fatto nulla. Il Trentino, grazie al riparto fiscale, ha risorse finanziarie certamente superiori rispetto alle altre regioni (lo prevede lo statuto speciale), necessarie anche per sostenere e promuovere eccellenze, intervenire nella gestione di spazi culturali avveniristici (MUSE), programmare eventi come il Festival dell’Economia (si sta già allestendo l’edizione del 2015), ma soprattutto non fare brutta figura con una città del sud, oggi proiettata in Europa e nel mondo. Morale della vicenda, un Ente, quando vuole, riesce a mettere a disposizione risorse umane e finanziarie per l'impianto organizzativo e logistico di manifestazioni esaltanti, come, ad esempio, il Festival dell’economia da sempre programmato, in maniera impeccabile, all’inizio di giugno, con l’obiettivo di confermare lo spirito e la capacità di individuare nuovi scenari sulle tematiche attualissime dell’economia. Ma per la Cultura non si è riusciti a fare, in questa occasione, alcuna piccola previsione. Eppure è del tutto evidente che per rilanciare l’economia e battere la crisi l’Italia deve puntare proprio sulla cultura, senza la quale non esisterebbero le cose che la rendono unica: bellezza, storia, legame con i territori. Un’occasione mancata. © DEPOSITPHOTOS.COM -FedeCandoniPhoto

IN TRENTINO ERA STATO ANNUNCIATO UN GEMELLAGGIO SOCIO-CULTURALE CON LA BASILICATA E LA CITTÀ DI MATERA, CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019. LA MOZIONE ERA STATA APPROVATA LO SCORSO FEBBRAIO DALL’ASSEMBLEA CONSILIARE. LE DUE COMUNITÀ, ENTRAMBE LEGATE ALLA FIGURA DI ALCIDE DE GASPERI, AVREBBERO DOVUTO CELEBRARE, INSIEME, IL 14 AGOSTO DI QUEST’ANNO, IL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL GRANDE STATISTA, DEL QUALE SI VOLEVA RICORDARE L’IMPEGNO PROFUSO IN BASILICATA ED IN PARTICOLARE A MATERA. NON SE N’È FATTO NULLA. ALL’INDOMANI DELLA DESIGNAZIONE A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019, MENTRE I RIFLETTORI DI TUTTO IL MONDO SONO PUNTATI SULLA CITTÀ DEI SASSI, A TRENTO SI PARLA DI “OCCASIONE MANCATA” E SI PREANNUNCIA BAGARRE IN CONSIGLIO PROVINCIALE

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INIZIATIVE

IL COMUNE DI CASTEL DEL GIUDICE, IN CONCOMITANZA DI EXPO 2015, ORGANIZZERÀ, A FINE ESTATE, UNA MANIFESTAZIONE PER SOTTOLINEARE L’IMPEGNO DI TERRITORI E POPOLI, NELLA TUTELA DI CULTURA E COLTURE, SOLLECITATI A DARE IMPULSO ALLA SALVAGUARDIA E ALLA CONOSCENZA DELLA BIODIVERSITÀ E DELLE BUONE PRATICHE, IMPLEMENTANDO LA VOLONTÀ DI CONFRONTO TRA TERRITORI, I QUALI DOVRANNO ANCHE CONFRONTARSI SULLE TEMATICHE DELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE “NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA”. L’EVENTO SERVIRÀ PER PROMUOVERE UN MOMENTO DI CONFRONTO TRA LE CITTÀ DEL BIO E TUTTI I TERRITORI ITALIANI (E NON SOLO) CHE SCELGONO UN NUOVO MODELLO DI ECONOMIA, FINALMENTE SOSTENIBILE, CHE RIPORTA AL CENTRO AGRICOLTURA, BIOLOGICA E CONTADINA, INDISPENSABILE PER LA SOPRAVVIVENZA DELL’UMANITÀ INTERA

BIODIVERSITÀ, RIFLETTORI PUNTATI SULL’ALTO MOLISE Una piantagione di mele

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lla vigilia di Expo 2015 assume particolare valore il lavoro svolto sull’intero territorio italiano, dall’Associazione “Città del Bio Associazione dei Comuni per lo sviluppo, la promozione e la tutela della biodiversità”. Un’associazione che, nel settembre del 2012, ha promosso, dopo nove anni di attività maturata in Italia, in collaborazione con il Comune di Torino, un importante incontro tra diversi amministratori locali ed europei per la costituzione della rete europea delle Città del Bio. Il

fesa delle risorse genetiche autoctone e di tutela dei territori rurali, al fine di limitare i fenomeni di spopolamento, salvaguardando il diritto di proprietà delle comunità locali sulle razze e le varietà, come espressioni del territorio e del suo patrimonio economico, sociale e culturale. Si tratta di riconoscere e promuovere il valore della biodiversità come fonte di ricchezza anche per il nostro futuro. Slow Food ci segnala che sta per essere approvata in Parlamento una proposta di legge per le “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare”, alla cui redazione ha contribuito anche l’associazione della chiocciola. Molti gli strumenti concreti. È prevista un’Anagrafe nazionale della biodiversità, che permette di indicare le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica a rischio di estinzione. Mentre il Portale nazionale della biodiversità permetterà di creare un sistema integrato di banche dati per consentire il monitoraggio

L’ASSOCIAZIONE DELLE “CITTÀ DEL BIO”, ADERENTE A RES TIPICA ANCI, UTILIZZERÀ IL PROGETTO PER METTERE IN LUCE IL GRANDE LAVORO SVOLTO IN TUTTI QUESTI ANNI. L’INIZIATIVA, CHE FARÀ DA PROLOGO AL TERZO FORUM MONDIALE DELLO SVILUPPO ECONOMICO LOCALE, SPOSTERÀ, ALMENO PER UN GIORNO, L’INTERESSE DIRETTAMENTE SUL TERRITORIO, LONTANO DALLE LUCI DEI MAESTOSI PADIGLIONI DELLA RASSEGNA PLANETARIA DI EXPO MILANO 2015. L’ESCLUSIVITÀ DI QUESTA PROPOSTA STA NEL FATTO CHE SARÀ ORGANIZZATA A CASTEL DEL GIUDICE, AI CONFINI DEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, DOVE È STATA REALIZZATA UN’ESPERIENZA CONCRETA ED ENCOMIABILE, UNICA NEL SUO GENERE, MIRATA A SOSTENERE PROGETTI DI SVILUPPO ECOSOSTENIBILI ED ETICI PER LA QUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO E LA QUALITÀ DELLA VITA dello stato di conservazione delle varie specie. “Siamo orgogliosi di vedere finalmente sancito anche il ruolo dei contadini custodi del nostro patrimonio e delle comunità del cibo, individuate proprio nei gruppi formatisi a livello locale e che riuniscono allevatori, agricoltori, centri di ricerca, gruppi di acquisto e piccole imprese artigiane, che contribuiscono alla crescita culturale ed economica delle nostre realtà locali”, commenta Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. Per il nostro Paese investire in biodiversità rappresenta una condizione necessaria di competitività nel mondo globale, ma anche la possibilità di salvaguardare, difendere e creare sistemi economici locali attorno al valore del cibo.

Un melo con i frutti maturi

progetto delle Città del Bio rappresenta, infatti, un programma di azioni indirizzato a promuovere l’agricoltura biologica e l’economia sostenibile, che è un percorso che individua nei “territori” il nuovo soggetto su cui puntare per promuovere una globalizzazione positiva, che attivi le energie endogene e valorizzi le differenze della realtà locale. In quest’ottica si è inserita un’iniziativa esclusiva, necessaria per organizzare un evento- la data prevista sarà fissata per fine estate (26 settembre 2015) - dedicato alla promozione delle politiche a di44

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Le mele biologiche del Molise


INIZIATIVE

RES TIPICA & DINTORNI

Il raccolto

UN’AZIONE DI ALTISSIMO LIVELLO Sarà un evento straordinario ed esclusivo anche perché riprende i temi proposti, due anni fa, dalla Commissione Nazionale Italiana per l’ UNESCO, con l’obiettivo di discutere, ancora una volta, sui valori della Settimana DESS e rimarcare il tema “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”. Il prossimo autunno, in occasione del Terzo Forum Mondiale dello Sviluppo Economico Locale, che avrà luogo a Torino, l’Associazione Città del Bio dovrà coordinare una giornata di confronto, dibattito e proposte su questi importanti temi. Quest’edizione straordinaria del Premio farà,da prologo al Forum planetario, spostando l’interesse direttamente sul territorio, lontano dalle luci dei maestosi padiglioni della rassegna planetaria di Expo Milano 2015.

LO SPAZIO URBANO E LE ZONE RURALI L’esclusività di questa proposta sta proprio nel fatto che sarà organizzata in uno degli angoli più straordinari del Paese, ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, sulla linea di confine tra le due regioni: l’Abruzzo e il Molise. Qui è stata realizzata un’esperienza concreta ed encomiabile, unica nel suo genere, mirata a sostenere progetti di sviluppo ecosostenibili ed etici per la qualificazione del territorio e la qualità della vita. Siamo a Castel del Giudice, in Val di Sangro, piccolo paese dell’alto Molise che si sta distinguendo per tutta una serie di iniziative di recupero e rivitalizzazione del borgo, divenuto in pochissimo tempo un albergo diffuso di primaria eccellenza (www.borgotufi.it), dove si può vivere la dimensione tipica del luogo, totalmente immersi nell’anima del territorio, senza rinunciare al comfort di un soggiorno in

Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice

Terreni incolti un tempo, ora trasformati in meleti

albergo. Un paese albergo, insomma, inalterato anche nel suo essere aperto alla comunità locale, pronto ad ospitare questa esclusiva kermesse. L’Associazione “Città del Bio”, aderente a RES TIPICA ANCI, utilizzerà questo progetto proprio per mettere in luce l’importanza e la capacità dei territori. Come ci spiega il direttore dell’Associazione Ignazio Garau: “Le città possono assumere un ruolo determinante per implementare filiere alimentari sostenibili, capaci di innescare sinergie tra lo spazio urbano e le zone rurali, perché la città mangia, mangia il cibo, ma anche, in qualche modo, i terreni necessari per produrre questo cibo. I flussi che l’alimentazione di una comunità urbana induce sono intensi, importanti e, per certi versi, ineluttabili”. Gli abitanti di Castel del Giudice contribuiscono a rendere vivo il borgo, fornendo una nuova filosofia di ospitalità, che all’opulenza contrappone il ritorno all’essenziale, al cemento il recupero conservativo, all’omologazione la bellezza dell’unicità.

UN LUOGO DA SCOPRIRE Preziosa è la testimonianza del sindaco di Castel del Giudice Lino Gentile, animatore di questa “trasformazione urbanistica”, maturata negli ultimi anni, che prova a raccontare anche l’altro aspetto che ha favorito la scelta come location di quest’ iniziativa da parte degli organizzatori del Premio che assegna la Medaglia Spadolini. Dice: “Il nostro antico borgo, facilmente raggiungibile da Roma e da Pescara, ha anche valorizzato alcuni terreni incolti attraverso la coltivazione di mele biologiche, inoltre ha recuperato antiche varietà di mele,

prima di arrivare ad una irrimediabile e definitiva perdita di questi frutti del Molise del passato, catalogandole e studiandole in tutti i loro dettagli, anche a livello universitario e con l’aiuto di esperti di genetica. Insomma abbiamo creato un frutteto sperimentale per promuovere il territorio di Castel del Giudice e da ricordare la tradizione della coltivazione di questi frutti così importanti nell’utilizzo gastronomico (dolci, piatti a base di mela) e come prodotto trasformato (succo). Attualmente abbiamo catalogato e studiato una settantina di vecchie varietà di mele originarie di questa fascia di territorio molisano. E’ stata creata anche una piccola rete di commercializzazione e vendita. Questo progetto viene considerato- conclude il sindaco- come un’importante esperienza positiva per rispondere ai tanti bisogni delle comunità nella prospettiva di un’economia sostenibile e solidale, pur in una situazione di progressiva e sempre più grave carenza di risorse economiche a disposizione delle amministrazioni locali”. In questo angolo del Molise, questa novità già rappresenta una grande occasione da non perdere, in quanto si accenderanno i riflettori per gli stessi temi di EXPO 2015, in concomitanza della rassegna planetaria di Milano. “Stiamo già mettendo a punto con gli organizzatori il programma e il bando del concorso. Abbiamo già coinvolto la Regione Molise e la stessa Regione Abruzzo e gli altri Enti del territorio. Vogliamo realizzare un evento che coinvolga tutte le località che si affacciano sull’Adriatico. - spiega il sindaco di Castel del Giudice- Il progetto ci sta proprio a cuore”. Fabrizia Dagnone

Il villaggio diffuso di Castel Del Giudice

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RES TIPICA & DINTORNI

LE CITTÀ POSSONO GIOCARE UN RUOLO DETERMINANTE NELL’IMPLEMENTAZIONE DI FILIERE ALIMENTARI SOSTENIBILI, CAPACI DI INNESCARE SINERGIE TRA LO SPAZIO URBANO E LE ZONE RURALI. L’OBIETTIVO È PROMUOVERE E SVILUPPARE LA CULTURA DEL BIOLOGICO E LE PRODUZIONI BIOLOGICHE, PER INFORMARE ED ORIENTARE I CITTADINI VERSO UN CONSUMO ETICO E CONSAPEVOLE. L’ASSOCIAZIONE DELLE CITTÀ DEL BIO, ADERENTE A RES TIPICA ANCI, PROMUOVE LO SVILUPPO ECOSOSTENIBILE, L’IMPIEGO DI TECNICHE E PRODOTTI ECOCOMPATIBILI SIA NEI SETTORI PRODUTTIVI CHE NEL TERZIARIO, PIÙ IN GENERALE LA QUALITÀ DELLA VITA NELLE CITTÀ

L’EVOLUZIONE DEL PROGETTO BIO Olive da agricoltura biologica

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l settore Bio è il futuro, perché contribuisce allo sviluppo sostenibile regionale, nazionale e globale. In Europa ci sono città come Norimberga che puntano ad aumentare la quota dei prodotti Bio nelle istituzioni municipali e durante i grandi eventi e fino al 50% nelle scuole materne, realizzando progetti ed azioni concrete. In Italia il settore Bio è in continua crescita, registrando un +17,3% nei primi cinque mesi dell’anno, mentre tutti i consumi scendono. L’Associazione delle “Città del Bio” che raggruppa oltre 200 comuni ed enti locali italiani, con cui stanno collaborando da tempo diverse città europee e, in particolare, alcune città tedesche, come Norimberga, appunto e Monaco di Baviera, - il coordinamento delle Città del Bio in Germania comprende già 20 enti aderenti - il prossimo mese rinnoverà l’intero consiglio di Amministrazione per scadenza del mandato. L’organizzazione che punta decisamente sulla Rete Europea delle Città del Bio, guarda già al Terzo Forum Mondiale che si svolgerà a Torino in autunno, la cui data di programmazione (15-18 ottobre 2015) fissata al termine di Expo 2015, si avvicina. Il Comitato Promotore, che dovrà delineare i nuovi obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (2015-2030) previsti dall’Agenda delle Nazioni Unite, oltre all’associazione delle Città del Bio, vede al momento la partecipazione del Comune di Torino, della Provincia di

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L’IMPIEGO DI TECNICHE E PRODOTTI ECOCOMPATIBILI SIA NEI SETTORI PRODUTTIVI CHE NEL TERZIARIO, PIÙ IN GENERALE LA QUALITÀ DELLA VITA NELLE CITTÀ, RAPPRESENTA LA MISSION DELL’ ASSOCIAZIONE DELLE “CITTÀ DEL BIO” CHE RAGGRUPPA OLTRE 200 COMUNI ED ENTI LOCALI ITALIANI, CON CUI STANNO COLLABORANDO DA TEMPO DIVERSE CITTÀ EUROPEE. A TORINO, IN AUTUNNO, SI SVOLGERÀ IL TERZO FORUM MONDIALE DELLO SVILUPPO ECONOMICO LOCALE, IN COINCIDENZA DELLA GRANDE ESPOSIZIONE UNIVERSALE EXPO2015. NELLA STESSA CIRCOSTANZA SI SVOLGERÀ IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLE CITTÀ DEL BIO Torino, della Regione Piemonte, dell’Unione delle Città e dei Governi locali (UCLG), dell’Organizzazione delle Regioni Unite (ORU FOGAR), del Servizio brasiliano di supporto per la micro e piccola impresa (SEBRAE) ed il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP). Questo Forum si celebrerà a Torino quindi in un contesto in cui la relazione tra la dimensione locale e globale offre uno spunto di riflessione e dialogo sull’importanza e sul potenziale dello sviluppo economico locale. Il “III Forum” presenterà, infatti, pratiche e strategie relative al ruolo strategico dei territori nei processi mondiali di sviluppo e quindi focalizzerà il dibattito sul loro potenziale, come risorsa e determinante, non solo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo locale ma anche per quelli nazionali e per le sfide globali come sono appunto i futuri obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2015-30. Tale approccio sarà declinato quindi con tematiche prioritarie che rappresentano il “comune interesse” dei cittadini del nord e del sud del mondo quali cibo, energia, acqua, lavoro, ambiente, post conflitti, relazione tra dimensione urbana e rurale, così come la necessaria integrazione operativa delle tre componenti dello sviluppo sostenibile - sociale, economico, ambientale.

L’oleificio dell’azienda agricola Titone di Marsala

L’ATTESA DEL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLE CITTÀ DEL BIO Un focus particolare sarà destinato ai giovani ed alle donne, come attori strategici chiave per lo sviluppo economico locale. “Il III Forum – informa il direttore Ignazio Garau - sarà inoltre arricchito, oltre che dalla coincidenza della grande esposizione universale EXPO 2015, anche dal primo Congresso Mondiale delle Città del BIO, che diventerà così un processo, un luogo virtuale e fisico di incontro, un’occasione concreta di lavoro e di generazione di saperi”. Le città possono giocare un ruolo determinante nell’implementazione di filiere alimentari sostenibili, capaci di innescare sinergie tra lo spazio urbano e le zone rurali, perché la città mangia, mangia il cibo, ma anche, in qualche modo, i terreni necessari per produrre questo cibo. I flussi che l’alimentazione di una comunità urbana induce sono intensi, importanti e, per certi versi, ineluttabili. Ma che cosa sono le Città del Bio? Risponde Garau: “L’Associazione si propone come rete di saperi e di buone pratiche, come momento di reciproca conoscenza e collaborazione tra i diversi territori, per

Le diverse sfumature dei mieli


RES TIPICA & DINTORNI Attesa dei bambini per l’apertura della mensa

valorizzare il ruolo fondamentale delle comunità locali nella costituzione di nuovi modelli economici e sociali, sostenibili e solidali. Uno degli obiettivi concreti di Città del Bio è di creare sinergia tra i piccoli comuni agricoli (i territori di produzione) e le grandi città (i territori di consumo)”. Promuovere e sviluppare la cultura del biologico e le produzioni biologiche, per informare ed orientare i cittadini verso un consumo etico e consapevole, per promuovere lo sviluppo ecosostenibile, l’impiego di tecniche e prodotti ecocompatibili sia nei settori produttivi che nel terziario, più in generale la qualità della vita nelle città, è questa, in sostanza, la mission dell’ associazione che, come si è visto, ha tanti obiettivi ambiziosi. Il tutto sviluppando iniziative e servizi nel campo della tutela, della promozione e dell’informazione in un settore in forte crescita, ma ancora poco conosciuto a tanti.

UNA PRODUZIONE DI NICCHIA CHE PIACE

L’agricoltura biologica riveste, dunque una rilevanza di primo piano nell’agricoltura italiana: da produzione di nicchia è arrivata a conquistare quote significative della fase produttiva e fasce sempre più ampie del mercato agroalimentare. Un modello che poteva dirsi elitario in passato ma che oggi è adottato da numerosi produttori come strategia per competere in un mercato sempre più globalizzato, oltre che per produrre nel rispetto dell’ambiente e della salute di lavoratori e consumatori e del benessere degli animali. Ma il bio contribuisce anche alla salute dei consumatori. Studi recenti affermano che frutta, verdura e cereali biologici oltre a contenere una minore concentrazione di pesticidi sono anche più ricchi di sostanze antiossidanti. “La crescita del

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA IN FORTE CRESCITA Ma quanta agricoltura biologica c’è in Italia? Secondo i dati più recenti, oggi le aziende biologiche in Italia sono 52.383 (dati al 31 dicembre 2013 – fonte Mipaaf) comprendendo in questa cifra sia i produttori esclusivi, sia le aziende che effettuano la produzione e la preparazione. Gli italiani preferiscono il bio. Come si è visto i consumi sono in costante aumento rispetto agli anni passati; aumento del numero degli operatori, il 5,4% in più rispetto al 2012, e aumento del 12,8% della superficie bio coltivata che è pari a 1.317.177 ettari (circa il 10% della superficie coltivata nazionale). Sono alcuni dati resi noti dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali estrapolati dal rapporto “Bio in cifre 2014”, elaborato dal Sinab - Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica - e da Ismea. Per il settore del biologico si tratta dell’aumento di consumi più elevato dal 2002. E questo in un contesto in cui i consumi alimentari risultano in diminuzione. Il biologico si afferma come il modello di riferimento più avanzato che rappresenta al meglio il futuro del Paese, oltre ad essere una concreta opportunità per l’occupazione dei giovani. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta alla Toscana seguita da Emilia Romagna e Puglia.

bio non è una moda passeggera, ma una vera e propria scelta dei consumatori, - sottolinea il direttore dell’Associazione- siamo sempre più consapevoli dell’urgenza di cambiare stili di vita, per rispettare se stessi e l’ambiente nel quale viviamo, per costruire un modello di economia finalmente sostenibile. Una crescita destinata a consolidarsi, anche perché con il bio il gusto ci guadagna, come comprovano gli assaggi dei vini biologici e biodinamici, dell’olio bio-

Distribuzione di cibi biologici in una mensa scolastica

logico effettuati nei concorsi organizzati dalla nostra associazione. Ma anche dei salumi e dei formaggi che rispettano le rigide regole di produzione previste dal Regolamento approvato dalla CE, così come per tutte le altre produzioni ortofrutticole”. L’Associazione Città del Bio, in considerazione di questo trend positivo di consenso (i prodotti bio sono inseriti nella ristorazione scolastica e collettiva), promuove, a ragione, la rinuncia alla coltivazione ed all’utilizzo di materiali geneticamente modificati nelle produzioni, caldeggiando e favorendo l’educazione alimentare, con iniziative a carattere didattico e informativo. E’ stato istituito anche l’Osservatorio sulla BioRistorazione.

AMICI ED AMBASCIATORI DELLE CITTÀ DEL BIO Il Consiglio direttivo può conferire la nomina di “Ambasciatore delle Città del Bio” a coloro che si sono particolarmente distinti nell’attività a favore del sodalizio ed a personalità del mondo della cultura, dell’arte, della scienza, dell’economia, dello sport in grado di promuovere in Italia e all’estero la proposta e lo stile del Bio. Al fine di accrescere la conoscenza ed il radicamento sul territorio è stato istituito anche l’Albo degli “Amici delle Città del Bio”, al quale possono essere iscritti tutti coloro - persone fisiche e giuridiche, imprese e associazioni - che, versando una quota associativa annuale, condividono i valori e si impegnano ad operare per promuovere l’attività dell’Associazione che, tra l’altro, sviluppa servizi sui temi dell’educazione alimentare, dell’orientamento ai consumi e della sicurezza alimentare. Viene anche incoraggiata la nascita di mercati tematici dedicati al “biologico”, come strumento di promozione dell’agricoltura biologica e di informazione per i cittadini, per incentivare il consumo di alimenti promotori di salute, nonché l’utilizzo di prodotti e manufatti

Preparazione dei cibi biologici per i ragazzi

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RES TIPICA & DINTORNI

I cittadini di Castel del Giudice

ecocompatibili. In quest’ottica viene anche sostenuta la permanenza degli agricoltori nelle zone rurali, la nascita di nuove imprese agricole e servizi integrati con l’attività primaria e, contemporaneamente, promuovere l’offerta turistica integrata, basata sulla qualità del territorio, del cibo biologico locale e tradizionale e dei servizi. Ma all’esempio dell’agricoltura biologica possono ispirarsi anche altri settori La Fondazione “Perugiassisi 2019” punta su produttivi, adottando disciplinari di produzione una rinascita collettiva e vuole promuovere e improntati all’ecosostenibilità, anche nel settore valorizzare il patrimonio, e le attività extra alimentare (fibre tessili,i luoghi legno, progettazione in genere, creandodiunimmobili, ambiente fa-e e culturali costruzione, ristrutturazione ecc.) alla circolazione competenze, idee neivorevole servizi (turismo, ospitalità,diecc.). In questo modo e conoscenze. Senza dimenticare la spiritualipossono nascere progetti d’area – i Distretti del Bio tà ilfrancescana che dei ha plasmato la società e la con coinvolgimento diversi soggetti economici umbreinteressati. per secoli. “Quello Quindi,che noncontasolo il pae cultura professionali contrimonio monumentale o le forme dell’espresclude Ignazio Garau- è la crescente sensibilizzazione artistica, dei ma cittadini anche scienza, tecnologia,lo e sione coinvolgimento che accompagna solidarietà e qualità della vitaper volontà di pochi sviluppo dell’associazione, nata, volenterosi amministratori i quali, come in un sogno, avevano pensato di intensificare la salvaguardia delle attività rurali ed artigianali in via di cessazione, il paesaggio storico, la cultura e le tradizioni legate al cibo”. I Comuni che hanno promosso lo sviluppo del biologico devono documentare queste scelte strategiche, come pure l’adeguato impegno per favorire lo sviluppo eco-sostenibile. Non si può dire che questa scelta non sia all’avanguardia. Pierpaolo Bo

Maiali di razza nera casertana

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LE COMUNITÀ DEL BIO, UN’AZIONE VINCENTE SUL TERRITORIO

Ignazio Garau, direttore dell’associazione Città del Bio all’inaugurazione della Fiera Biolife Bolzano

CITTADINI, AGRICOLTORI E IMPRENDITORI ASSIEME PER FAR NASCERE NUOVE IMPRESE INNOVATIVE ANCHE DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE

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’Associazione lavora per far nascere le Comunità del Bio. Comunità di intenti e interessi che, se pur differenti tra di loro, cooperano per conseguire una serie di obiettivi comuni, che superano i vantaggi individuali e particolari, per rendere le attività economiche, l’ambiente circostante e la rete di relazioni economiche solidali, improntate alla sostenibilità e al rispetto dei valori etici. Una Comunità capace di avvalorare la vita di tutti coloro che, a vario titolo, entrano in relazione con essa. La Comunità del Bio è quindi una Comunità che organizzerà la partecipazione dei diversi attori del territorio: i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori assieme alle rispettive strutture associative e rappresentative, con l’obiettivo di promuovere la nascita di un soggetto economico, (ad esempio la Cooperativa di Comunità), che diventerà struttura di servizio per la progettazione, la concertazione e lo sviluppo del progetto territoriale, incubatore per la nascita di nuove imprese innovative anche dal punto di vista sociale. Le Comunità del Bio che nascono nei territori di produzione (i Distretti o i territori rurali) si interfacceranno tra di loro e svilupperanno sinergie e collaborazioni con le Comunità del Bio dei territori urbani (i territori di consumo), perché, come ha scritto lo scrittore americano Wendell Berry: “mangiare è un atto agricolo e il processo produttivo si conclude quando mettiamo il cibo nel nostro piatto”.



L’Italia del Patrimonio UNESCO

LA GRANDE BELLEZZA

Geoparchi

Riserve di Biosfera

Siti

nella World Heritage List

nella Rete Globale World Network of Biosphere Reserves (WNBR)

inseriti nella rete Global Geopark Network

Un primato che il nostro Paese detiene nel mondo Il progetto è condiviso da:

una iniziativa di Energeo Magazine

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