I teologi del Novecento

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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE SEZIONE S. TOMMASO D’AQUINO - NAPOLI BIENNIO DI SPECIALIZZAZIONE IN CRISTOLOGIA Corso di Cristologia Contemporanea - Prof. Edoardo Scogliamiglio Studente: GARGIULO MICHELANGELO

DIETRICH BONHOEFFER (Breslavia, 04/02/1906; Campo di concentramento di Flossenbürg, 09/04/1945)

Secondo lo studio su Bonhoeffer di Jurgen Moltmann, è stato proprio il teologo tedesco, con la sua riflessione, a cercare di superare il solco che si era creato tra la teologia e la realtà secolare del suo tempo, evitando sia l’eccessivo personalismo esistenziale di Bultmann, sia l’esagerata trascendenza di Barth. Bonhoeffer consegna così alla teologia il tema affascinante del recupero, a partire dal centro, dell’orizzonte della missione e del confronto con il mondo contemporaneo. Il pensiero teologico di Bonhoeffer è inseparabile dalla sua vicenda biografica, la quale scandisce i percorsi delle sue riflessioni. Infatti, secondo la grande Biografia del suo amico Eberard Bethge, egli fu teologo, cristiano e contemporaneo attraverso tre grandi fasi della sua vita che s’intrecciano tra loro determinando di conseguenza anche lo sviluppo del suo pensiero. 1° FASE: “IL TEOLOGO” (1904 - 1933) Opere: “Sanctorum Communio” (1927); “Atto ed essere” (1930); “L’essenza della Chiesa” (1931); “Cristologia” (1933). Figlio di un eminente psichiatra di origine berlinese e di una insegnante, Bonhoeffer nacque nel 1906 a Breslavia, l'attuale Wrocław, in Polonia, da una famiglia dell'alta borghesia molto in vista, con relazioni anche col mondo politico e culturale. Benché inizialmente avesse intenzione di seguire le orme paterne, manifestò fin da ragazzo la volontà di diventare un pastore evangelico: i suoi genitori, che pur frequentando la chiesa evangelica erano profondamente laici, decisero di sostenerlo. Studiò teologia a Tubinga e a Berlino, dove ebbe come maestro Von Harnack e conseguì, nel 1927 a soli 21 anni, il dottorato, discutendo una tesi in ecclesiologia sulla Comunione dei Santi (“Sanctorum Communio”) e l’abilitazione nel 1930 con “Atto ed essere”.

Il tema di “Sanctorum Communio” è la realtà della Chiesa che, secondo Bonhoeffer, si può definire come Cristo esistente come comunità, una Chiesa invisibile e visibile allo stesso tempo, fondata sulla comunione. La sua riflessione continua in “Atto ed essere” dove scrive Bonhoeffer, “Non si può pensare la rivelazione se non in relazione al concetto di Chiesa” e quindi la rivelazione è sia atto di Dio, sia atto dell’uomo che l’accoglie nella fede ed il tutto accade nella comunità ecclesiale. Egli cercava di superare sia l’attualismo di Barth, sia l’ontologismo della posizione protestante e del cattolicesimo. Negli anni che vanno dal 1930 al 1933 l’attenzione, di Bonhoeffer, si sposta pian piano dalla teologia alla pastorale in concomitanza con l’inizio del suo insegnamento come libero docente all’università di Berlino. In questo periodo inizia anche il suo profondo interessamento per l’ecumenismo. Punto centrale della sua riflessione teologica e il corso di “Cristologia”.

In quest’opera, Bonhoeffer si pone la domanda su chi è Gesù Cristo, risalendo dalla determinazione della sua presenza alla determinazione della sua persona. Cristo è ontologicamente e storicamente l’essere-pro-me, il mediatore che sta al centro, <<Colui che è presente nella Parola, nel sacramento e nella comunità dei fedeli è al centro dell’esistenza umana, della storia e della natura. L’essere al centro appartiene alla struttura della sua persona>>. Il corso sulla “Cristologia” rappresenta la conclusione della sua riflessione accademica, poiché, d’ora in poi, il suo obiettivo sarà di rendere pratica la sua cristologia, passare cioè dal Cristo per noi al Cristo uomo per gli altri. 2° FASE: “IL CRISTIANO” (1934 - 1939) Opere: “Sequela” (1937); “Vita comune” (1939). Con il corso sulla “Cristologia” Bonhoeffer chiude la sua breve attività di docente, per mettersi completamente al servizio della Chiesa confessante, di quella parte cioè della chiesa evangelica, che aveva deciso di non collaborare con il nazional - socialismo e che si andava organizzando con proprie strutture. Nonostante le difficoltà per le azioni di repressione della Gestapo, Bonhoeffer svolge un’intensa attività pastorale ed ecumenica e dalla sua attività nascono “Sequela” nel 1937 e “Vita comune” nel 1939.

Con “Sequela” la cristologia accademica diventa cristologia pratica: cosa vuole Gesù oggi da noi? Celebre è la distinzione di Bonhoeffer tra “grazia a buon prezzo” e “grazia a caro prezzo”, dove la prima presuppone solamente l’adesione alla volontà di Dio perché rifiuta la sequela, mentre la seconda <<è a caro prezzo perché chiama alla sequela, essa è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo>>. È impensabile per Bonhoeffer una grazia che non sia attiva: <<Grazia e azione devono restare unite. Non c’è fede senza opera buona, come non c’è opera buona senza fede>>. In “Vita comune” Bonhoeffer tratteggia come deve attuarsi la sequela del cristiano che vive all’interno della comunità. A partire da quest’opera, tuttavia, la teologia della sequela, fondata sulle precedenti riflessioni sulla


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