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Percorso multisensoriale nel mondo degli effetti fisici


Mutazioni Studio, già fornitore del Museo del Cinema presenta:
Percorso multisensoriale nel mondo degli effetti fisici
La nostra proposta per ripercorrere la storia degli effetti speciali nel Cinema, attraverso un percorso museale immersivo, e’ quella di illustrare alcune tra le più rappresentative tecniche nel settore degli effetti speciali cinematografici quali la stop-motion, l’animatronica e il trucco speciale.
I temi verranno presentati attraverso ricostruzioni, complete di arredamenti e attrezzature, che riprodurranno gli ambienti di lavoro in attività.
La scoperta di abilita’ artigianali e arguzie tecnologiche renderà, per lo spettatore, coinvolgente e accattivante l’apprendimento delle tecniche. Rivolgendosi anche ad un pubblico esigente, ormai abituato ad una ricca e variegata offerta, abbiamo voluto mettere in pratica le tecniche sopracitate, servendoci di idee esclusive.
I personaggi concepiti in modo originale, imprimeranno nella memoria dei visitatori la singolarità dell’esperienza esaltando cosi l’immagine stessa del Museo.
Riteniamo che un elemento di forza del progetto consista nel dimostrare le tecniche basandosi su racconti e personaggi propri della nostra cultura, nonchè della nostra città.
Per il pubblico Italiano, e ancor più per quello straniero, immergersi in mondi facenti parte della nostra storia, farà sì che l’esperienza rimanga indelebile nei loro ricordi.

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L’installazione dedicata alla Stop motion vuole essere un percorso didattico alla scoperta delle tecniche di realizzazione e di animazione di creature fantastiche dagli albori del cinema fino agli anni ’90, quando ai modellini in scala subentrò l’utilizzo della computer graphic. Il progetto consiste nell’esposizione dei modelli e dei set di un cortometraggio di pochi minuti che simula uno spezzone di un immaginario film fantastico in bianco e nero realizzato a Torino negli anni ’50 con protagonista uno dei tipici mostri giganti dell’epoca.


Il cortometraggio dovrebbe mettere in scena tutte le tecniche a disposizione degli artigiani che lavoravano in quel periodo: realizzazione di personaggi in schiuma di gomma, miniature di case e veicoli, parti anatomiche in scala reale (es. la mano del mostro che interagisce con attori reali), retroproiezioni, matte paintings, sovrimpressioni ecc.



Essendo il film ambientato a Torino, città ricca di suggestioni mitiche ed esoteriche, si è optato per la creazione di un gigantesco Minotauro, creatura mitologica che per il suo aspetto può legarsi al simbolo stesso della città.




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Il film comincia con una vista totale del centro di Torino in una placida giornata d’estate. Il mostro, un Minotauro alto circa una ventina di metri, emerge dalle acque del Po e dopo aver distrutto il ponte Vittorio Emanuele I, si arrampica sui muri di contenimento del fiume ed irrompe in piazza Vittorio, seminando il panico tra passanti ed automobilisti e dirigendosi verso via Po.
Giunto all’altezza di via Montebello, con un poderoso pugno distrugge la passerella che collega i portici ed avanza verso corso San Maurizio, fermandosi poco prima del cinema Massimo. Una ragazza, affacciata al balcone di un palazzo attira la sua attenzione. Il Minotauro la afferra e l a porta con se’, riprendendo la sua devastante marcia.


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Ben presto una folla si assembra intorno alla zona, transennata dalla polizia che nel frattempo è giunta sul posto.
Il Minotauro, furioso, tenta di allontanare i poliziotti ma vistosi circondato si arrampica sulla Mole stringendo a se’ la ragazza urlante, mentre alcuni aerei militari cominciano a girargli intorno cercando di abbatterlo.
Con l’immagine del Minotauro gigante aggrappato sulla Mole Antonelliana si crea una sorta di “marchio” del museo del cinema, che racchiude in se’ l’icona della città, quella, per eccellenza, del cinema (King Kong) e quella della stessa sede del museo.

Il cortometraggio, oltre ad essere presentato come “spot pubblicitario” del museo, sarebbe visibile accanto
al set in miniatura con il modellino del personaggio originale (tutto materiale realizzabile e utilizzabile inoltre come Gadget).


A completare l’installazione sarebbero presenti degli schermi interattivi che mostrano le fasi di realizzazione dell’animazione e del compositing del film, per permettere al pubblico di comprendere tutte le tecniche utilizzate.
I personaggi animati meccanicamente ebbero un ruolo di primaria importanza fin dalle primissime produzioni cinematografiche, dal “viaggio nel Polo” di Méliès a “I Nibelunghi” di Fritz Lang, fino ad arrivare a produzioni moderne che mescolano personaggi generati al computer con modelli meccanici ed elettronici reali.

I personaggi animati meccanicamente ebbero un ruolo di primaria importanza fin dalle primissime produzioni cinematografiche, dal “viaggio nel Polo” di Méliès a “I Nibelunghi” di Fritz Lang, fino ad arrivare a produzioni moderne che mescolano personaggi generati al computer con modelli meccanici ed elettronici reali.

Naturalmente i primi erano poco più che delle marionette, ma, man mano, con il progredire della tecnologia e delle esigenze dello show business, diventarono sempre più sofisticati fino a diventare dei veri e propri robot, necessitando di staff di progettazione e design.


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macchinisti o i marionettisti, che una volta, tirando corde e spostando leve facevano muovere la creatura, si trasformarono in animatori specializzati e muniti di complessi radiocomandi o consolles programmate per far muovere ogni singola parte del personaggio in maniera naturale.



Le produzioni che maggiormente fanno uso di personaggi animati elettronicamente, quindi animatronici, sono chiaramente quelle di genere fantastico: sono rimasti nella memoria collettiva alcuni personaggi resi celebri da film quali E.T., Star Wars, Lo squalo, Alien, Jurassic Park, Ghostbusters, etc.
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La nostra proposta vuole restare in un ambito culturale che più appartiene cinematograficamente al nostro paese, andando a recuperare la memoria di un film del 1911 intitolato “L’inferno”, prodotto dalla Milano films e diretto da De Liguoro, Padovan e Bertolini.
L’installazione consiste in una replica di uno dei 54 quadri del film, in particolare quello che riguarda l’incontro di Dante e Virgilio con le Arpie, vista in una chiave tecnologicamente moderna pur se legata stilisticamente al modello originale. Chi non desidererebbe provare l'eccitante esperienza di dare vita al personaggio protagonista di una scena cinematografica?
La cosa non è però così semplice. Cimentarsi nel coordinare i movimenti delle varie parti di un essere in maniera credibile, darà al pubblico la possibilità di provare un "gioco" molto sofisticato.


L'idea consiste nel riprodurre un set all'interno del quale si troverà posizionata una creatura animatronica.
Verrà lasciato uno spazio per "l'attore" che dovrà interagire con la creatura.
Fuori dalla scena, accessibile ai visitatori, vi sarà una consolle che permetterà di provare la grande esperienza di animare tramite touchscreen l’animatrone.
Gli altri potranno filmare e fotografare tornando a casa con del materiale unico.

I visitatori avranno quindi la possibilità di ricoprire i ruoli necessari per dare vita ad una scena entusiasmante.

Chi dirigerà la scena, chi farà da antagonista alla creatura e chi le darà vita.
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Uno dei luoghi più emblematici dell'attività cinematografica è quello del camerino da trucco. Tutti hanno ben presente il suo classico specchio a luci perimetrali e la sua comoda poltrona pronta ad accogliere, a volte anche per diverse ore, l'attore che si appresta ad iniziare la sua interpretazione, oppure che, dopo un' impegnativa giornata di lavoro durante la quale ha vestito le spoglie di chissà quale personaggio, rientra nei suoi panni.



A volte il trucco ha semplicemente l'utilità di migliorare l'aspetto dell'attore nella dimensione cinematografica, ma spesso riveste un ruolo di primaria importanza aiutandolo psicologicamente nell'interpretazione e definendo esteticamente il suo carattere all'interno del racconto cinematografico. Dal 1914, quando nacquero i primi prodotti da trucco cinematografico, ad oggi, l'evoluzione è stata notevole. Il trucco ha reso possibile la creazione dei personaggi più incredibili e il racconto delle vicende più strabilianti. Deformi, uomini mezzi animali, cadaveri viventi, giovani trasformati in anziani, magri che diventano grassi, personaggi storici, esseri da altre galassie. Finché esisteranno attori in carne e ossa, esisterà la magia del trucco.

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E' un luogo magico dove si compie l'incantesimo della trasformazione dell'attore.
Sono rimasti indimenticabili i vecchi mostri della Universal, da Frankenstein alla Mummia, così come le fattezze da ibrido uomo-pesce della creatura della laguna nera o gli li elaborati makeup di film come “Il pianeta delle scimmie”, “L’esorcista”, “Piccolo grande uomo” fino ai più recenti “Lo strano caso di Benjamin Button” o “Il signore degli anelli”.


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Il visitatore sarà condotto a sbirciare all'interno di uno studio professionale di trucco e scoprirà come l'attore, dalle sapienti mani dell’artista, viene “plasmato” nel ruolo che è chiamato ad interpretare.
Presenterei quindi la sala da trucco come se fosse un teatrino che, oltre alla postazione classica corredata di specchio, poltrona e tavolino, avrà, appoggiati su ripiani, una vasta scelta di accessori e prodotti utili per le trasformazioni più mirabolanti.

Calotte, parrucche, dentature, calchi e protesi di ogni genere faranno apparire il camerino come il laboratorio di uno stregone.
La postazione sarà effettivamente utilizzabile in modo da potere, in determinate occasioni, dare luogo allo spettacolo del trucco dal vivo.


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