Il nuovo Ben Hur parl ancora italiano

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spettacoli

Musica. Suor Cristina e Patti Smith

dischi sacra

star del Concerto di Natale in Vaticano onfermato il cast del Concerto di Nataleil 13 dicembre all’Auditorium Conciliazione di Roma e in onda su Raiuno la sera del 24 dicembre. La più attesa sarà certamente suor Cristina, cui va «la piena approvazione come fenomeno culturale pastorale» del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura: «Oggi – aggiunge – si sente più che mai la necessità di nuovi linguaggi per essere più vicino ai giovani. E la Chiesa non

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può trascurarlo». E in effetti al Concerto di Natale si darà anche spazio per la prima volta alla musica dance con i dj Bob Sinclair CeCeRogers e Steve Edwards. Tra i tanti altri ospiti, la poetessa del rock Patti Smith, Renzo Arbore, Alessandra Amoroso, Chiara Galiazzo, Dolcenera, Mariella Nava, Alice Mondia, Daniele Ronda e il Coro delle Voci Bianche dell’Opera di Roma. Si raccoglieranno fondi per il progetto Bimbi di piombodella Fondazione Don Bosco Nel Mondo.

di Andrea Milanesi

a carriera dell’ensemble Sequentia è irrimediabilmente legata a doppio filo all’opera musicale di Hildegard von Bingen (1098-1179). Parallelamente alla ciclopica impresa della registrazione integrale delle composizioni sacre scritte dalla mistica e

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Venerdì 14 Novembre 2014

Sequentia, le star del Medioevo in 10 cd santa tedesca, il gruppo capitanato da Benjamin Bagby e dalla compianta Barbara Thornton – scomparsa prematuramente nel 1998 – ha però portato avanti una vita artistica “parallela”, alla quale viene oggi pienamente resa giustizia dal cofanetto intitolato Sequentia Edition: dieci cd che rappresentano un’occasione privilegiata per

approfondire il valore assoluto di alcuni protagonisti della musica medievale come Philippe le Chancelier (ca. 1165-1236, “Cancelliere” della Cattedrale di NotreDame a Parigi), Philippe de Vitry (1291-1361, musico francese), Heinrich von Meissen (ca. 1250-1318, Minnesänger tedesco) e Oswald von Wolkenstein

Cinema

SEQUENTIA EDITION Deutsche Harmonia Mundi (10 Cd, 30 euro)

L’umanità fatalista di Pannone alle falde del Vesuvio

BEN HUR

Il nuovo parla ancora italiano S

Sequentia

SUL VULCANO

I PROTAGONISTI. Charlton Heston nei panni di Ben Hur nel colossal del ’59, sotto Jack Huston

ervono poche settimane, a cavallo tra il 1958 e il 1959, per aggiungere pietre miliari alla storia del cinema. Alfred Hitchcock gira Intrigo internazionale e consegna ai manuali della settima arte la scena in cui il pubblicitario Roger O. Thornhill (Cary Grant) cammina in pieno giorno su una strada isolata in aperta campagna mentre viene attaccato da un misterioso aereo adibito all’irrorazione dei campi. E mentre Sir Hitch firma una delle sue opere migliori, il suo meno famoso ma pluripremiato collega, William Wyler, mette a punto per il film Ben Hur (ispirato dal romanzo di Lew Wallace del 1880) un set costosissimo per ricostruire, in una scena che vuole grandiosa e serrata ma non disancorata dalla realtà, la corsa delle quadrighe al Circo di Gerusalemme in cui è protagonista il principe ebreo Giuda Ben-Hur (Charlton Heston) ormai in conflitto con il tribuno Messala, suo ex amico d’infanzia; la sequenza diventa una delle più spettacolari mai proposte dal grande schermo. Il film vince 11 Oscar e mantiene il record di premi per 38 anni quando è affiancato, con lo stesso numero di statuette, da Titanic (1997) prima, e da Il Signore degli anelli Il ritorno del Re (2003) dopo. Lo sforzo della Metro Goldwyn Mayer per il colossal storico è enorme. La produzione consente a Wyler (già vincitore di due Oscar alla regia per La signora Miniver, 1942, e per I migliori anni della nostra vita, 1946), oltre che di ingaggiare Heston (i due hanno già lavorato insieme), anche di abbondare in cellulosa (il film durerà 220 minuti!). Ecco perché il solo accostamento di un titolo sacro come Ben Hur ad un remake, suona quasi come un’eresia. Quasi. Perché se l’eresia è sposata da produttori del calibro di Metro Goldwyn Mayer e Paramount Pictures, se nel cast figura un certo

della storia della musica antica riportati alla luce da un gruppo che ha a sua volta scritto la storia dell’interpretazione della musica antica.

cineprime

Dopo il colossal del ’59 con Charlton Heston, anche il nuovo lavoro sarà girato a Cinecittà e, da febbraio, a Matera. Regista il russo Temur Bekmambetov, nel cast Morgan Freeman

VITO SALINARO

(1377-1445, nobile compositore tirolese), ma per scoprire anche la sterminata produzione dei trovatori (come quelli che hanno ispirato il sommo Dante) o pagine di straordinaria bellezza come il dramma liturgico dedicato al Lamento della Vergine rinvenuto presso l’abbazia tedesca di Bordesholm. Capitoli più o meno nascosti

Morgan Freeman (Oscar in Milion Dollar Baby), se a dirigere il film è il regista russo Timur Bekmambetov che, dopo una serie di successi in patria, al debutto a Hollywood con Wanted - Scegli il tuo destino, (con James McAvoy e Angelina Jolie), ha sbancato i botteghini di mezzo mondo, e se, ancora, la sceneggiatura, inizialmente affidata a Keith Clarke è stata poi revisionata dal premio Oscar John Ridley (12 anni schiavo), allora forse è lecito guardare all’operazione remake con la dovuta serietà. Oltre che con l’interesse di chi è parte in causa, visto che il film sarà interamente girato in Italia: gli esterni in quel naturale set a cielo aperto rappresentato dai rioni Sassi di Matera, gli interni a Roma Cinecittà. Toccherà al 31enne attore inglese Jack Huston, star della serie Boardwalk Empire nei panni di Richard Harrow nonché nipote del regista John Huston, impersonare il delicatissimo ruolo del protagonista che fu di Heston; Toby Kebbel sarà Messala mentre la parte di Ponzio Pilato dovrebbe essere coperta da Pedro Pascal mentre la madre di Ben Hur sarà l’israeliana Ayelet Zure, già protagonista di In Treatment e Munich di Spielberg. Dalle prime informazioni che circolano pare che, rispetto alla fortunata pellicola del 1959, il nuovo film, che dovrebbe uscire nelle sale di tutto il mondo nel 2016, offra una nuova prospettiva sulla storia ambientata in una Gerusalemme non ancora conquistata dall’impero romano e nella quale in cui Ben Hur cresce. Il protagonista,

inizialmente amico di Messala, incontra Gesù e si converte al cristianesimo; l’opera approfondirà la fase adolescenziale di Ben Hur e di Messala, due grandi amici destinati a diventare nemici. «Solo venerdì scorso abbiamo finito di girare, sempre a Matera, il film Christ the lord del regista Cyrus Novrasteh, un’altra produzione internazionale», dichiara ad Avvenire il produttore esecutivo italiano del remake di Ben Hur, Enzo Sisti , che conosce a memoria la città dei Sassi anche per essere aver ricoperto lo stesso ruolo in The Passion di Mel Gibson, 10 anni fa. «Ogni regista che arriva qui si prepara a uno scenario incantevole – riprende Sisti –. Ma quando lo tocca con mano se ne innamora al punto di non avere un attimo di esitazione. È stato così anche per il nuovo Ben Hur. Non posso di-

Il protagonista sarà Jack Huston Spazio all’amicizia tra il principe giudeo e il romano Messala e all’incontro con Gesù Cristo

re tanto. Se non che abbiamo iniziato lo scouting, definito in linea di massima location e ambientazioni. Artisti, anche locali, ormai esperti, stanno lavorando alla scenografia. Sarà un film importante. La produzione hollywoodiana non ha bisogno di presentazione. E per un’opera del genere non saranno lesinate risorse. Inutile dire che le ricadute per Matera e per il territorio circostante saranno notevoli, anche a livello di indotto. Decine di persone del posto lavoreranno con noi per molti mesi a tempo pieno. Gireremo in Italia tra febbraio e giugno del prossimo anno. Questa città è destinata ad ospitare stabilmente produzioni importanti, semplicemente perché, ovunque tu vada in cerca di location, non troverai mai nulla di simile». Un momento d’oro per il capoluogo lucano che si gode la fresca designazione a Capitale europea della Cultura 2019 e si conferma succursale di Hollywood nel vecchio continente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA STORIA 11 OSCAR AL CAPOLAVORO DI WYLER Nel capovaloro del 1959 Ben Hur è la fede a schiacciare gli schemi classici; è la carità a imporsi in un soggetto dalla drammaturgia complessa. La Roma di Tiberio conquista Gerusalemme, e Messala, capo di una legione dell’impero, fa ridurre in schiavitù il nobile Ben Hur, un tempo suo amico. Lo schiavo finisce ai remi a bordo di una galera romana, ma in battaglia mostra il suo valore e salva la vita al comandante Quinto Arrio. Viene liberato. Torna in Palestina alla ricerca dei suoi familiari ma anche per chiudere i conti con i suoi carcerieri. La sfida con Messala si consuma nella corsa delle bighe nel circo: vince Ben Hur. Messala, ferito, ha il tempo di rivelargli che sua madre e sua sorella non sono morte ma esiliate nella Valle dei Lebbrosi. Esther, che ama Ben Hur, lo convince a cercarle e portarle da Gesù, il quale però sta già affrontando il Calvario per morire sulla croce. Il cielo si fa buio, le due donne guariscono. 11 Oscar e un posto nella storia per la pellicola di William Wyler. (V. Sal.)

«Napoli creata dall’amore, città appassionata, morirà bene, morirà degnamente nell’altissima e fiammeggiante apoteosi di fuoco». Per Matilde Serao è una delle sue Leggende napoletane, per gli abitanti che si abbarbicano alle pendici del Vesuvio, una obliqua certezza, forse un fatale destino. Sul vulcano, da ieri in sala, è un documentario appassionato, una “gouache” che racchiude allo stesso tempo paura e bellezza. «È lo stato d’animo dei tre protagonisti – precisa Gianfranco Pannone, sceneggiatore e regista del film –: Maria, coltivatrice autodidatta; Matteo, le cui opere sono realizzate con la lava nera; Jole, cantante “neomelodica” che concilia la musica con la sua devozione mariana. Il film per me è un viaggio in un tempo sospeso, tra le macerie di un paradiso perduto, tra suggestioni letterarie e una realtà incombente. Ho evitato la cronaca e l’effetto Gomorra, cercando di lavorare sull’umanità segnata da una costante precarietà». Si entra nel vivo di tante solitudini e tra la folla di un centro commerciale, poi un fisico teorico che monitorizza il vulcano chiarisce: «Qui si vive più un fatalismo da scongiuri anziché la prevenzione». La malìa di questa terra baciata dalla luce, visitata dal mondo, crocevia di storie, che emergono dalle immagini dell’Archivio Luce. «Ho cerca-

DOCUFILM. La città e il Vesuvio

to di navigare in questo mare di contraddizioni – prosegue il regista –, dove c’è il bene e il male, il bello e il brutto. Però i personaggi, tra rassegnazione e fatalismo, dimostrano tutti una grande sobrietà del vivere. Napoli mostra tutto di sé, non nasconde la polvere sotto il tappeto». Il Vesuvio è il vero protagonista del film, un essere vivente. Mentre nelle chiese il popolo è attaccato alle sue tradizioni religiose. «Come credente sento molto questa forza. Il canto di Jole davanti alla Madonna dell’Arco per me è una cultura popolare necessaria. Laddove la vita è precaria, come a Napoli, come ai piedi di un vulcano attivo, l’uomo si è dovuto rivolgere a Dio e ai santi. E il Sud d’Italia può tornare a insegnarci il mistero». Luca Pellegrini © RIPRODUZIONE RISERVATA

DUE GIORNI, UNA NOTTE Solidarietà per la madre disoccupata dei Dardenne Hanno sempre raccontato la società attraverso piccole storie personali, cariche di umanità, capaci di mostrare il lato più luminoso di uomini e donne che lottano per difendere la propria dignità. Con il loro ultimo lavoro, Due giorni, una notte, profeticamente immaginato già dieci anni fa, i fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne affrontano un tema di grande attualità, il dramma quotidianamente vissuto dai lavoratori precari, da chi non sa come pagare l’affitto e sfamare i propri figli, ma anche il sostegno che una famiglia unita può offrire. Sandra, splendidamente interpretata da Marion Cotillard, è una giovane moglie e madre che appena tornata al lavoro dopo una breve pausa per una leggera depressione, si scopre già disoccupata. L’azienda ha deciso di tagliare il suo posto di lavoro in cambio di un bonus di mille euro destinato ai suoi sedici colleghi. Lei cede alla disperazione, ma al suo fianco c’è il marito (Fabrizio Rongione) che la ama, crede in lei, la spinge a una vera e propria lotta contro il tempo: convincere durante il weekend i suoi colleghi a rinunciare al bonus perché lei possa conservare il proprio stipendio. Comincia così per Sandra una vera e propria via crucis tra le case di chi di quei soldi ha disperatamente bisogno, chiedendo di farne a meno, senza rabbia, mostrando grande comprensione per chi come lei è vittima della perversa logica di tante aziende che costringono i lavoratori a una crudele competizione. «Sandra non appartiene ad alcun partito politico, non è una militante – dice Luc Dardenne – e neanche una vittima condannata dai colleghi. È una donna che si sente scomparire e non ha più voglia di nulla. Nel film ci sono solo persone alle prese con i problemi di tutti i giorni. Due giorni, una notte è una storia d’amore che parla di solidarietà, un impegno morale spesso messo in discussione dai padroni delle aziende, ma anche dagli stessi lavoratori». Sandra suona ai citofoni, parla con la

L’ATTRICE. Marion Cotillard

gente, chiede senza umiliarsi. Il lunedì mattina arriva la resa dei conti. Le cose non vanno come sperato, poi un colpo di scena, poi un altro ancora, quando Sandra si accorge che questa volta potrebbe essere lei causa di sofferenza per qualcun altro. E fa la sua scelta. «È stata una bella lotta, sono felice», dice. E la vita continua, con il marito, i figli, un senso di dignità riconquistato. A dispetto di tante famiglie che si spaccano al primo impatto con le difficoltà, i Dardenne ne raccontano una che rimane salda e trova la forza di resistere. Perché è proprio questa una delle caratteristiche del cinema dei belgi Dardenne, premio speciale del 40esimo anniversario della Giuria Ecumenica all’ultimo Festival di Cannes. I loro film, da La promessa (sul lavoro clandestino) a quest’ultimo, passando per Rosetta(che oltre a vincere una Palma d’Oro a Cannes ha anche dato il nome a una legge a tutela del lavoro giovanile), sono durissimi e lasciano intravedere la possibilità di enormi catastrofi. Ma poi ecco profilarsi una luce, una riconciliazione, una speranza possibile. «Nelle situazioni più difficili – dice Jean-Pierre – ci aspettiamo che l’uomo sia capace delle cose più terribili pur di sopravvivere. E invece scopriamo che può compiere gesti talmente stupefacenti e inimmaginabili da far pensare quasi all’intervento della Grazia divina». Alessandra De Luca © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Il nuovo Ben Hur parl ancora italiano by Lucana Film Commission - Issuu