ARTEFORTE MAGAZINE 2009

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48 PIER LUIGI SILVESTRI

due coperti da struttura lamellare, due palestre per ginnastica, due piscine coperte. Tutto questo è raggruppato nella società Raftur srl, società di famiglia. I miei figli, Luca di 48 anni, e Angela di 41, sono soci e lavorano nell’impresa, io ne sono l’amministratore unico”. Che tipo di clientela ospitate? “Clientela medio-alta, italiani e stranieri. Tanti vengono dagli Stati Uniti e apprezzano molto queste strutture alberghiere non troppo grandi, immerse nel verde. Mi dicono spesso che il Park Hotel ricorda loro le ville di Carmel, in California, anche quelle disseminate tra la vegetazione. D’inverno ospitiamo turismo d’affari, attraverso la catena Best Western International, della

quale facciamo parte”. Costruzioni basse circondate dal verde. È questo il segreto del successo turistico di Forte dei Marmi? “Indubbiamente il rapporto tra il costruito e il verde è un po’ il segno distintivo di Forte dei Marmi. Ecco perché bisogna evitare gli ampliamenti, le ristrutturazioni che tendono all’espansione esagerata dei volumi. Quello che ci salva è la misura, non oltrepassare certe altezze. Dico sempre che l’altezza massima delle nostre costruzioni non deve superare le chiome dei pini più alti, circa 12 metri. Corrisponde a un edificio di tre piani. È sbagliato inseguire il profitto immediato, cedere alla tentazione di sopraelevare i fabbricati. Si mangia l’uovo oggi, ma ci si preclude la gallina di domani. Alla fine Forte dei Marmi perderebbe buona parte del suo fascino. Ville e piccoli hotel immersi nel verde sono un importante punto di forza. Ne cito altri: l’assenza di attività industriali e artigianali e le caratteristiche della spiaggia, che è ampia e ideale per le famiglie con bambini. E poi tutto quello che c’è intorno, le attrattive di questo comprensorio dove la natura si intreccia con l’arte. L’altro giorno è venuta una giornalista americana per un articolo di viaggi, e l’ho mandata alle Cervaiole, le cave di Michelangelo. Naturalmente era entusiasta. Non sempre, purtroppo, le risorse naturali, paesaggistiche e culturali che ci circondano vengono sfruttate adeguatamente”. Ma insomma, sul futuro di Forte dei Marmi sei ottimista o pessimista?

“Il Forte va bene, perché la qualità della nostra clientela non è cambiata. Certo ci sono nuovi mercati che sono spuntati, vedi i russi. Devo dire però che lo stile di Forte dei Marmi è quello di una vacanza di qualità che guarda soprattutto, anche se non esclusivamente, alle famiglie. Una volta si chiedeva la camera per la bambinaia, che accudiva i piccoli. Oggi le bambinaie sono diminuite, ed è richiesta la family room, una stanza di 40 metri quadrati, di un certo tono, con doppi servizi: è una risposta adeguata alle nuove esigenze”. Abbiamo capito che la speculazione edilizia è un veleno ad effetto ritardato, che Forte dei Marmi deve evitare. Ma ci sono cose che mancano e andrebbero invece fatte? “Il turismo va fatto con amore e dedizione, non può essere il trampolino di lancio per diventare Sindaco o Assessore. Come ho già detto, è importante un intelligente raccordo con le risorse dell’ambiente circostante. Poi un’accorta politica dell’accoglienza, per esempio mettendo personale capace di parlare le lingue straniere agli uffici informazioni. Non è mica tanto scontato, si deve migliorare anche su questo fronte. Ho ancora in mente quello che viene definito il modello Cinque Terre, un comprensorio turistico dove non circolano praticamente automobili e la stagione tende ad allungarsi su 12 mesi. Da quelle parti l’occupazione delle strutture ricettive è al 98 per cento per cinque mesi all’anno. Noi facciamo appena tre mesi. C’è molto da lavorare sull’allungamento della stagione”.


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