Un anello, 12 itinerari, 20 borghi e la rete delle mulattiere storiche L’Unione dei Comuni della Versilia è lieta di presentare la guida del SAV - Sentiero Alta Versilia - un agile strumento destinato a escursionisti e amanti della montagna. I territori dell’Alta Versilia, nel cuore delle Alpi Apuane, offrono questo percorso ad anello che collega tra loro borghi storici, siti di grande interesse naturalistico-ambientale e culturale. Per aggiornamenti ed approfondimenti sul SAV consultare www.sentieroaltaversilia.it
Unione dei Comuni della Versilia
Via Delatre, 69 - 55047 Seravezza (Lu) - Tel. 0584-756275 - info@ucversilia.it www.sentieroaltaversilia.it
IL SENTIERO ALTA VERSILIA
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. José Saramago “Viaggio in Portogallo”
IL SENTIERO ALTA VERSILIA
Un Progetto dell’Unione dei Comuni della Versilia www.unionedicomunialtaversilia.lu.it www.sentieroaltaversilia.it info@ucversilia.it Presidente: Maurizio Verona Responsabile del progetto: Francesco Vettori Sviluppo progetto: Francesco Battistini, Francesco Bettini, Massimo Ceragioli, Piera Elli, Elisabetta Giannaccini, Sergio Mancini, Nicola Ramacciotti, Stefano Pucci. Testi: Francesco Battistini, Francesco Bettini, Michele Morabito, Stefano Pucci, Sergio Mancini. Redazione: Michele Morabito Progetto grafico: Luca Leonardi Cartografia: Luca Leonardi, Nicola Ramacciotti Per l’amichevole collaborazione grazie a: Simone Battistini, Antonio Lariucci, Sauro Mattei, Francesco Morabito, Centro educazione ambientale il Sole, Ass. I Raggi di Belen, Ass. Circolo Le Tanacce, Ass. il Matanna Onlus di Pomezzana, Ass. Apuane da Vivere, Ass. Filiera della Castagna, Ass. Alkedo Onlus, P.A. Minazzana, P.A. Basati, P.A. Fabiano, P.A. Giustagnana, P.A. Azzano, P.A. Stazzema, Parco Alpi Apuane, Pro Loco Seravezza, Circolo Sirio Giannini, CAI Viareggio e Pietrasanta, UOEI Pietrasanta, Amici della Montagna, ISL Versilia Storica, Gruppo mineralogico versiliese, Fly club ‘90 Versilia, Pietro Tommasi
IL SENTIERO ALTA VERSILIA e la rete delle mulattiere storiche
Maurizio Verona > Presidente Unione dei Comuni della Versilia
Il Sentiero Alta Versilia, il Sav, è un percorso che esiste idealmente da sempre. Dal tempo in cui non vi erano strade carrozzabili, se non nel fondo valle, ed i paesi erano collegati da un reticolo di sentieri che consentivano i rapporti tra i diversi borghi e gli scambi culturali e commerciali tra le diverse comunità e gruppi di case. L’economia marmifera per prima suggerì la realizzazione di una rete viaria percorribile da carri, ma per secoli ancora fino all’avvento dell’automobile, per spostarsi da un paese all’altro si utilizzavano questi sentieri che venivano manutentati di continuo proprio per il loro ruolo strategico nell’economia del bosco in cui erano impegnate intere comunità. Il recupero di questi percorsi, camminamenti, mulattiere non è però un tuffo nel passato, non è la nostalgia per i tempi in cui i nostri nonni si alzavano prima dell’alba e di buona lena si incamminavano 3
per una o due ore per raggiungere le cave o le miniere e stremati dalla fatica, percorrevano di nuovo al tramonto il percorso inverso. Ad ispirare il recupero da parte dell’Unione dei Comuni della Versilia di questi boschi e sentieri è il fatto che la nostra generazione di Amministratori ha il dovere di consegnare ai nostri figli un patrimonio ambientale straordinario in cui si innesta una ricchezza culturale altrettanto straordinaria composta dalle chiese, dalle pievi, dalle numerosissime tracce di un passato anche lontano che arriva fino alla tradizione non scritta delle incisioni rupestri. Così come i nostri avi scelsero questi luoghi per la loro generosità, così noi dobbiamo fare in modo che ancora oggi si possa scegliere di vivere in questi paesi e trovarvi nuove opportunità. Non è più pensabile di tornare ad una economia di piccola agricoltura e legata ai prodotti del bosco: è invece, auspicabile che questa
tradizione venga rinnovata come una opportunità da offrire ai tanti escursionisti che già frequentano le Alpi Apuane e che sono alla ricerca di un sistema capace di accoglierli ed evidenziare e segnalare le tante ricchezze di questa terra. Soprattutto all’estero, ma anche nel Nord Italia, esistono già percorsi organizzati in cui gli appassionati possono avere rapide notizie sui percorsi, su dove mangiare, sui prodotti che possono trovare, dove alloggiare. Il Sentiero Alta Versilia vuole essere il primo tentativo di una strategia di valorizzazione di questi itinerari che hanno una storia che li lega e che non hanno niente da invidiare a tanti altri percorsi che oggi sono fonte di attrazione per migliaia e migliaia di escursionisti. Un turismo sostenibile che è
in linea con le necessità di questo territorio che non ha bisogno dei grandi numeri, ma che deve solo proporsi come entità capace di dare accoglienza a chi ha desiderio di natura, cultura, prodotti tipici, ospitalità e allo stesso tempo recuperare e valorizzare l’ambiente e le energie rinnovabili della terra, a pochi chilometri dalla costa che ha un turismo balneare ormai radicato e strutturato. L’Alta Versilia ha tutte le potenzialità di trasformare la sua straordinaria ricchezza storica e ambientale in un marchio che è sinonimo di qualità in cui ciascuno, l’escursionista occasionale e quello professionista, secondo le proprie possibilità, abbia l’occasione di vivere questi luoghi al meglio.
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IL SENTIERO ALTA VERSILIA
Un progetto di recupero per lo sviluppo del territorio Massimo Ceragioli, Francesco Bettini
Un tempo i sentieri che fanno parte dell’Anello Sentiero Alta Versilia erano gli unici collegamenti tra i paesi di questo territorio che si guardavano da campanile a campanile. Per recarsi dall’uno all’altro non vi erano che queste mulattiere o semplici sentieri che oggi possono diventare un modello di attrazione per escursionisti di ogni dove. Si tratta di borghi storici che hanno le loro origini nei tempi in cui queste vallate erano abitate dai Liguri Apuani, un popolo fiero, organizzato in clan familiari spesso anche in conflitto tra loro, e che poi furono assoggettati ai Romani, prima di assumere la loro attuale conformazione in epoca medioevale quando gli agglomerati di case divennero borghi. Le mulattiere dell’Anello Sentiero Alta Versilia sono vie che i versiliesi percorrono da oltre duemila anni, un’infrastruttura primaria di collegamento caduta poi in disgrazia per l’avvento della motorizzazione 7
e il tracciamento delle vie carrabili. Un processo lento ma progressivo di abbandono, fino alla riscoperta degli ultimi anni, una riscoperta che è al contempo quella delle nostre radici storiche. Oggi l’escursionismo non è più solo un hobby di molti che alla domenica con il proprio zaino si inerpicano per i boschi alla ricerca di un po’ di tranquillità, oggi l’escursionismo è considerato una vera risorsa per lo sviluppo locale. Questa pratica, ormai largamente diffusa presso le popolazioni di tutti i paesi europei, si è evoluta, trasformandosi da attività ricreativa informale a vera e propria disciplina turistica in grado di generare importanti ricadute economiche a livello locale. Oggi, che si tratti di famiglie, di singoli o di gruppi di amici, milioni di persone percorrono i sentieri a piedi orientandosi con cartine e guide, lungo itinerari debitamente segnalati all’interno di una strategia di sviluppo sostenibile
che ben si confà ad un territorio che ha nella natura e nella storia dei suoi borghi un elemento di forza e ricchezza. Infatti il turista-escursionista non chiede solo di poter fruire di un sentiero segnalato, ma vuole “consumare” tutto un territorio, con i suoi paesaggi e la sua identità, conoscendo gli itinerari più adatti, i servizi, la possibilità di conoscere e poter sperimentare le tipicità del territorio e la possibilità di ospitalità che caratterizzano la qualità della sua permanenza sul posto, prima, durante e dopo il soggiorno. Il turismo low cost ha ristretto le distanze e l’escursionista oggi si muove verso quelle località in cui sa di trovare un sistema organizzato di opportunità che vanno oltre la semplice tracciatura dei sentieri. L’Unione dei Comuni della Versilia per questo ha concepito il progetto come una sorta di “Piano Regolatore” del territorio dell’Alta Versilia, o meglio, come una Programmazione d’Area dei Sentieri tenendo presenti esigenze quali la visione d’insieme delle risorse e delle “opportunità” a disposizione nell’ambito dell’attuale normativa regionale in materia di sentieristica, mettendosi dalla parte dell’escursionista professionista come di quello occasionale con un’operazione di recupero degli antichi tracciati che collegano i numerosi Borghi Storici del
nostro territorio montano. É stato svolto un lavoro di recupero degli antichi percorsi , senza il tracciamento di nuovi sentieri (salvo casi eccezionali non altrimenti risolvibili), recuperando invece la rete esistente, con la conservazione (e la valorizzazione) degli elementi di conoscenza non solo del tracciato in sé ma anche delle strutture di contorno, dai segni storici (marginette, selciati, ponti, etc...), ai segni profondi della storia (ad esempio le incisioni rupestri), alle strutture monumentali, ai centri storici. Sono state escluse, per quanto possibile, le aree di recente urbanizzazione, le strade di moderno impianto, le reti o gli elementi tecnologicoterritoriali, privilegiando i luoghi abitati di antica origine e la ricettività locale. All’interno di questo sistema viene individuato un itinerario principale ad anello, con partenza ed arrivo nella città di Seravezza che si sviluppa per circa 50 km, interessando più di 20 Borghi dell’Alta Versilia, attraverso i Comuni di Seravezza, Stazzema e Pietrasanta; esso è suddiviso in una serie di tappe corrispondenti ciascuna alla tratta tra due paesi successivi, con tempi di percorrenza che vanno da 40 minuti fino a circa due ore, la maggior parte delle quali si sviluppa su mulattiere ampie e con pendenza costante, alla portata quindi 8
di ogni camminatore con un minimo di esperienza. L’ anello principale mette in connessione tra loro una serie di “sottoreti” rappresentate da percorsi locali, alcuni già strutturati, altri in via di definizione, che si legano a caratteristiche specifiche di alcune parti del territorio dell’Alta Versilia. Si incontra, allora, l’Anello dei Borghi Storici di Seravezza, che a sua volta è connesso con i percorsi di interesse storico della Linea Gotica del Monte Canala (sentiero CAI n°140). Nel Comune di Stazzema, si trova, nei dintorni di Pruno, il sito archeo minerario - naturalistico dell’Acquapendente e successivamente il sistema dei Sentieri di Pace del Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema. Nella sua parte meridionale l’anello principale è in comunicazione, attraverso la Foce di San Rocchino, con la traversata delle Frazioni Camaioresi, che collega i borghi collinari della Valle di Camaiore. Il sistema di rete e sottoreti individuato è associato ad una serie di tematiche che evidenziano le principali caratteristiche della cultura del nostro territorio, come i siti di interesse ambientale, le varie tipologie di costruzioni storiche, le aree minerarie e di archeleogia industriale, le postazioni 9
militari della Linea Gotica, i siti archeologici, le incisioni rupestri, gli alpeggi, le aree di arrampicata, i percorsi della castagna e naturalmente le cave storiche. Tali aspetti tematici sono poi integrati con indicazioni turistiche come punti di informazione, pronto soccorso, strutture ricettive, ristoranti, aree di sosta e luoghi panoramici. La rete di percorsi individuata può riacquistare, sotto questo punto di vista, un nuovo motivo di utilizzo, che sostituisce quello precedente di primarie strade di collegamento: il funzionamento del sistema è innescato di conseguenza dal flusso escursionistico, la linfa che conferisce a questo organismo una nuova vitalità, basata sulla conoscenza delle molteplici vocazioni che contraddistiguono l’ambiente dell’Alta Versilia. Una rete sentieristica ben distribuita, ben organizzata e ben integrata nel contesto dell’offerta turistica di un territorio, rappresenta un primo passo fondamentale per lo sviluppo di una moderna concezione di “prodotto turistico” collegato all’escursionismo, capace di interessare un target che, a livello europeo, coinvolge milioni di potenziali fruitori e che si mantiene, sulla base delle diverse analisi, in costante incremento.
IL SENTIERO ALTA VERSILIA
Un anello, 12 itinerari, 20 borghi e la rete delle mulattiere storiche
La classificazione della difficoltà dei percorsi è relativa all’apposita scala internazionale, ovvero il livello T (Turistico: itinerario breve, ben segnalato e senza difficoltà), il livello E (Escursionistico: alla portata di chiunque, purché allenato e ben equipaggiato), o in pochi casi, il livello EE (Escursionisti Esperti: percorsi più lunghi e con tratti impervi). È importante ricordare che le condizioni climatiche e meteorologiche possono modificare, in ogni stagione ma soprattutto nel periodo invernale, sostanzialmente e molto rapidamente la difficoltà di qualsiasi itinerario, rendendo impegnativi, nelle situazioni avverse, anche percorsi altrimenti facili. Particolare attenzione va prestata alla durata delle escursioni in relazione alle ore di luce disponibili nelle diverse stagioni, nonché all’equipaggiamento di base (calzature, abbigliamento, rifornimenti, etc...). La durata dei percorsi è stata indicata facendo riferimento al tempo effettivo di marcia impiegato da un camminatore mediamente allenato. Sta al buon senso di ognuno, naturalmente, organizzare con attenzione le uscite, controllando il percorso scelto sulla cartografia, procurandosi ulteriori informazioni fresche ed attendibili sullo stato dei tracciati scelti, e verificando lo stato di forma e le capacità di tutti i partecipanti.
LEGENDA CARTE partenza / arrivo itinerario
cava di marmo alpeggio
Sentiero Alta Versilia
postazione militare storica
sentiero di collegamento
percorso della castagna
sentiero C.A.I.
sito interesse ambientale
tracciato in fase completamento
sito panoramico
da non perdere
fonte
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itinerario turistico
sito di arrampicata
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itinerario escursionistico
area di sosta
EE
itinerario per escursionisti esperti
ufficio turistico
manufatto storico
ristorante
chiesa, pieve
struttura ricettiva
incisione rupestre
pronto soccorso
archeologia industriale
stazione treni
sito archeologico
servizio bus di linea
ARNI - GARFAGNANA
6 Levigliani Terrinca
Azzano
ITINERARI PRINCIPALI 1- Seravezza > Riomagno > Fabbiano
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La Cappella
Fabbiano
Pruno Basati
Giustagnana
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Minazzana 3
2- Fabbiano > La Cappella > Minazzana 3- Minazzana > Basati
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Retignano
Cardoso
Volegno
Riomagno
4- Basati > Canale del Giardino > Terrinca
Cerreta Sant’Antonio
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5- Terrinca > Levigliani
Ruosina
Pontestazzemese
9 STAZZEMA
SERAVEZZA
6- Levigliani > Retignano
Gallena
Le Mulina Pomezzana
7- Retignano > Volegno > Pruno 8- Pruno > Cardoso > Stazzema
Castello
9- Stazzema > Le Mulina > Farnocchia
Vallecchia
10- Farnocchia > Sant’Anna
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Solaio
Sant’Anna
Farnocchia
12 Capriglia
11- Sant’Anna > Capriglia
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12- Capriglia > Solaio > Seravezza SS
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FORTE DEI MARMI
Capezzano Monte FF SS
PIETRASANTA
Valdicastello
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Punto di partenza
Seravezza. Villa Medicea.
Punto di arrivo
Fabbiano. Piazza principale del paese.
1
SERAVEZZA > RIOMAGNO > FABBIANO 3,2 3,2 km
DifficoltĂ
Seravezza > Riomagno T Riomagno > Fabbiano E
50 minuti
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Il Parco Archeominerario di Fabbiano e la Cappella
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ALTRI ITINERARI Seravezza > Monte Folgorito Sentiero CAI 140. Seravezza > Giustagnana Dal torrente Serra si prende il sentiero per il cimitero di Seravezza.
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SERAVEZZA > RIOMAGNO > FABBIANO Seravezza è il punto di partenza e di arrivo del Sentiero Alta Versilia per la sua posizione sul fondovalle, alla confluenza dei torrenti Serra e Vezza. Una vulgata, senza riscontro storico, attribuisce la denominazione del luogo al passaggio dei due fiumi, ma è semmai vero l’opposto, perché la vera etimologia di Seravezza va ricercata nel periodo della dominazione romana e poi longobarda quando il luogo, era l’anno 952, veniva identificato come Sala Vetitia. Dopo la dominazione dei signori di Corvaia e Vallecchia, il fondovalle versiliese per secoli rimase teatro di scontri e ambizioni tra Firenze, Lucca, Parma che ne rivendicavano il possesso. La controversia finì con il 1513, quando il Lodo di Papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, consegnò ai fiorentini il territorio degli attuali comuni
di Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema. Tale decisione segnò la vocazione estrattiva di questo territorio: fu Michelangelo in persona a sovrintendere, a partire dal 1518, alla costruzione della strada che risalendo la valle del Serra portava alle cave ai piedi dell’Altissimo per trasportare i marmi. In questo territorio i Medici ed il Granduca Cosimo I vollero una villa (l’attuale Palazzo Mediceo) da utilizzarsi come presidio e residenza durante le visite alle attività di lavorazione del ferro e dell’estrazione del marmo. Il Palazzo Mediceo ospita oggi l’Archivio Storico, la Biblioteca Comunale e il Museo del Lavoro e delle tradizioni popolari della Versilia e ha di fronte le Scuderie Medicee, al tempo dei Medici adibite a stalle, poi Teatro de’ Costanti e quindi Cinema fino agli anni ’70 e oggi recuperate
La Forchetta via Roma 20, Seravezza tel. 0584 756130 Ulisse via Campana 183, Seravezza tel. 0584 757420 Le Gradole via Campana 10, Seravezza tel. 0584 756603 Circolo CRO 1° Maggio via M. Altissimo, Riomagno Oasi Nostra Signora del S. Cuore Villa Henraux Viale Marconi 504, Seravezza tel. 0584 756036 B&B Riomagno via M. Altissimo 746, Riomagno tel. 0584 283229 14
a luogo di cultura e manifestazioni da un bel restauro eseguito negli ultimi anni. L’itinerario muove da qua, attraversando la passerella sul fiume Vezza: si percorre via della Marina fino all’ex ospedale dedicato al fondatore, Ranieri Campana, che alla sua morte nel 1792, dispose che tutti i propri averi servissero per una importante opera benefica di utilità per tutta la popolazione. Si gira quindi, in via Roma per giungere in piazza Carducci, pedonalizzata ed abbellita negli ultimi anni, di fronte alla statua dell’Apuano dedicata ai caduti di tutte le guerre. Su un palazzo che si trova dietro al monumento, una lapide ricorda come in quella casa soggiornò “insieme con il glorioso figlio Giosuè, il dott. Michele Carducci medico del Comune”. Non lontano si ricorda un illustre figlio di Seravezza, Leonetto Amadei, padre costituente e poi, Presidente della Corte Costituzionale di cui di recente si sono festeggiati i cento anni dalla nascita. Si prosegue in Via SS. Annunziata, girando ancora a destra in Via Monte Altissimo, e attraversato il torrente Serra, si inizia a costeggiarlo lungo la strada carrozzabile fino a Riomagno dopo aver percorso poche centinaia di metri di strada in leggera salita. Riomagno, detto anche Rimagno, conta oggi circa 300 abitanti. La località è abitata da cavatori di marmo sin dal ‘200 e conobbe la massima auge nel XVI secolo con lo sfruttamento delle vicine cave michelangiolesche di Trambiserra. Tra gli avvenimenti importanti di questo paese si ricorda il rogo dell’albero della libertà del
Il Parco Archeominerario Le cave del bacino marmifero della Cappella sono famose sin dal XIV secolo per i suoi marmi, “bardigli” grigi e marmi bianchi venati. Vi si estraeva il “Bardiglio La Cappella”, marmo grigio scuro molto richiesto per pavimentazioni, decorazioni e architetture religiose. Lo ritroviamo infatti all’interno di Santa Maria del Fiore a Firenze. L’ attività di estrazione dei blocchi è stata attiva sino agli anni sessanta. Oggi la parte più alta delle cave è compresa nell’ “Area Archeomineraria della Cappella” (gestita da Parco delle Apuane, Comune di Seravezza e Unione di Comuni della Versilia) come sito storico-turistico della passata attività estrattiva.
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1848, la fondazione della Società di mutuo soccorso tra i cavatori nel 1896 e quella del Circolo ricreativo operaio nel 1906, ancora oggi in funzione. Di Riomagno fu il partigiano Amos Paoli decorato di medaglia d’oro al valor militare alla memoria: affetto da poliomelite, trasportava le armi nel doppio fondo della sua carrozzella. Tradito da un delatore, fu torturato e ucciso senza che tradisse il movimento partigiano. Riomagno è famoso in Versilia per le acque fresche del torrente Serra in cui in molti in estate trovano ristoro nelle numerose “polle” e vasche naturali di cui il torrente è ricco, a cui si accede da piccoli sentieri che si diramano dal bordo strada subito dopo l’abitato. Arrivati a Riomagno, tenendosi a destra si attraversa il borgo, e si entra, ancora a destra, in Via Paesetto, per trovare, ancora una volta a destra dopo un arco Via di Fabbiano, da cui si stacca subito a sinistra la mulattiera. La si segue fino ad un bivio presso una recinzione Si prosegue ancora, mantenendo la destra sul tracciato lastricato, e proseguendo a salire fino a quando non si arriva sul versante Ovest del monte Castellaccio a Fabbiano, citato anche con una sola “b”, abitato oggi da circa 80 persone. Oltrepassando il lavatoio ed entrando in Via Botteghino, si giunge nella piazza principale del paese, dedicata ai cavatori, proprio perché la sua economia nel ‘700 ruotò attorno alle cave di marmo che si trovavano nei dintorni e che oggi costituiscono un Parco Archeominerario.
Punto di partenza
Fabbiano. Piazza principale del paese.
Punto di arrivo
Minazzana. Pubblica Assistenza.
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FABBIANO > LA CAPPELLA > MINAZZANA 2,6 2,6 km
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ALTRI ITINERARI Fabbiano > Azzano > Minazzana Variante del percoso, passante per Azzano Fabbiano > La Desiata Dal sentiero per Azzano si discende alle splendide polle del fiume Serra.
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FABBIANO > LA CAPPELLA > MINAZZANA La vicenda dei paesi dell’Alta Versilia è legata a quella dei Liguri Apuani, il popolo che abitava queste valli prima della dominazione romana. Un popolo fiero e organizzato in piccoli clan che si unirono allorchè furono costretti a difendersi dalle mire espansionistiche dei Romani. Nel 186 a.C. i Liguri Apuani inflissero una grave sconfitta al console Quinto Marcio Filippo ed alle sue legioni, dopo averle attirate, secondo lo storico locale Lorenzo Marcuccetti, sul fondovalle nelle strette gole sopra Seravezza. Al “Saltus Marcius”, il luogo della battaglia, sarebbero caduti sotto i colpi dei lunghi “pennati” dei Liguri Apuani non meno di 4.000 legionari. I Romani tornarono e attorno al 180 a.C. deportarono nel Sannio quasi 50.000 liguri apuani. Nella zona furono
insediati circa 2000 coloni romani veterani della battaglia di Azio a cui furono assegnate queste terre: da un romano Fabius, deriva il nome di Fabbiano. Dalla piazza principale del paese si prosegue lungo Via Croce, fino a lasciare il paese. Proseguendo si giunge ad un piazzale panoramico dove è consigliata una breve sosta. Il tracciato continua all’interno del Parco Archeominerario, che costeggia più avanti, in salita, un grande muro in pietra: in breve tempo si giunge al complesso monumentale della Pieve di S. Martino alla Cappella. La località deve il suo nome all’isolata e splendida Pieve di San Martino, citata già nel 721 e situata in posizione centrale rispetto ai vicini villaggi di Azzano, Fabbiano, Minazzana e
Michelangelo via S. Michele, Azzano tel. 0584 773312 Ai Castagni via Salde 37, Giustagnana tel. 0584 773350
Agriturismo il Paradiso Località le Campore Giustagnana tel. 333 8478879 Agriturismo dal Brillante via Salde 9, Giustagnana tel. 328 1794726
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Giustagnana. La chiesa in stile romanico è una delle più belle della Versilia, anche se versa oggi in precarie condizioni di conservazione: rivestita di bardiglio proveniente dalle sottostanti cave, originariamente era ad una navata. Le navate laterali si devono ad un ampliamente successivo all’anno 1000. Tra i motivi di maggior interesse vi è il rosone centrale, popolarmente chiamato “occhio di Michelangelo”, anche se l’attribuzione al genio non ha riscontri storici, se non la presenza in quegli anni di Michelangelo nella zona per la ricerca di marmi. La chiesa fu ampliata nel ‘500 con l’aggiunta del portico, poi distrutto da una cannonata alleata nel 1944. A prescindere dalla presenza o meno di Michelangelo, il luogo resta uno dei più suggestivi della Versilia con la sua terrazza naturale sulle sottostanti cave e quel fascino unico del prato antistante che nelle estati versiliesi ha accolto centinaia e centinaia di artisti in laboratori all’aperto di scultura. Si attraversa la strada asfaltata e si costeggia il muro del cimitero, tenendosi verso destra, proseguendo in piano e quindi, scendendo a destra ad un bivio su una stradina in cemento che si abbandona subito dopo per proseguire ancora sul lato destro. Ad un successivo bivio si prosegue, ancora tenendo la destra fino ad incontrare la freccia che indica la via che conduce al paese di Giustagnana (andando a destra si torna invece a Fabbiano). Questo si trova a 345 metri sul livello del mare e accoglie oggi circa 180 abitanti. Nel 1333 è citata in un documento come appartenente al Comune della Cappella.
L’antica Fornace di Azzano Questo raro manufatto, realizzato dagli abitanti del luogo per ottenere calce idraulica per l’edilizia, si trova alle pendici del Monte Cavallo. Nella Fornace venivano introdotte migliaia di fascine di legna che bruciando producevano una temperatura intorno ai 1000°. La pietra da cuocere di origine calcarea veniva sistemata con perizia al suo interno formando una grande volta come un forno e riempito nella parte superiore da pietre sempre più piccole per diversi metri di spessore; il tutto cuoceva per circa una settimana. A cottura conclusa si attendeva il raffreddamento completo per estrarre le pietre cotte, che venivano poi immerse in una vasca piena d’acqua dove sciogliendo producevano la calce.
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Si passa senza indugi il canale (Mulino Paci, fornace dietro il mulino) e al successivo bivio si sale a sinistra, arrivando in breve ad una strada in cemento (Via Brigata Tridentina), che si percorre a sinistra, in salita, oltrepassando il campo sportivo e raggiungendo la Pubblica Assistenza di Minazzana. Minazzana deriva il suo nome dal latino Minutius o Minatius. Nei Commentarii del Santini si dice che nel 1537 vi erano 23 famiglie e 120 abitanti che corrispondono sostanzialmente alla popolazione che vive oggi nel paese che si snoda attorno alla Chiesa, la cui edificazione iniziò agli inizi del ‘700, recuperando la campana che era appartenuta alla chiesina dell’Oratorio San Pellegrino. Chi volesse fare una piccola deviazione rispetto al percorso principale, può prendere la mulattiera che dal Parco Archeominerario conduce ad Azzano. Azzano è il paese più grande della valle del Serra, legato all’attività estrattive delle cave sul Monte Altissimo. è da non perdere una escursione al sito della Polla, base di tutte le cave dell’area, con suggestiva vista sulle pareti del monte Altissimo e la cappella del novecento che conserva un bassorilievo del maestro Tommasi. Seguendo il sentiero CAI n° 31 si giunge sino all’Alpe di Azzano, ove è possibile vedere una antica Fornace circolare in località Montorno, per poi riscendere attraverso un sentiero dei Borghi Storici di Seravezza verso Minazzana da cui riparte il Terzo Itinerario.
Punto di partenza Minazzana. Pubblica Assistenza.
Punto di arrivo
Basati. Parcheggio.
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MINAZZANA > BASATI 2,3 km
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Minazzana > Basati E
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ALTRI ITINERARI Minazzana > Cerreta Sant’Antonio Si imbocca una mulattiera da sotto il parcheggio del paese. Cerreta Sant’Antonio > Ruosina Dal tornante che entra in paese, si prende il sentiero per Ruosina.
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MINAZZANA > BASATI Dalla Pubblica Assistenza di Minazzana, si scende attraversando il paese fino al lavatoio. Da qui parte, verso sinistra, una stradina cementata, che sale e si trasforma ben presto nella mulattiera per il monte Calvario e per Basati. Si segue la mulattiera, tenendosi a destra, in piano, ad un bivio, e poi salendo fino alle croci del monte Calvario. Da qui si continua in discesa, percorrendo a ritroso le stazioni della Via Crucis fino al parcheggio di Basati. Il paese è situato sul fianco sudorientale del monte Cavallo, a 428 m. di quota,
Pubblica Assistenza Punto ristoro Basati tel. 380 4640665
e abitato oggi da circa 130 persone. Basati, citata per la prima volta nel 1320, in un estimo di Pietrasanta, fece parte dal 1333 in poi della Comunità della Cappella. Nelle sue località di Zingola e Cansoli, lungo il canale del Giardino, furono attivi dal 1400 in poi e per tutto il corso dell’età moderna importanti opifici per la lavorazione del ferro, che costituivano uno dei punti di maggior importanza del polo siderurgico versiliese voluto dai Medici di Firenze. Il territorio del Comunello di Basati era piuttosto vasto ed arrivava al di là dello spartiacque principale delle Apuane, fino
Pubblica Assistenza Servizio gruppi solo su prenotazione Minazzana tel. 320 3562216
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a Campagrina, dove i basatini costruirono la chiesa di Santa Maria Maddalena. A Basati fiorì per un certo periodo un’attività mineraria, si ha notizia di una prima ferriera (1446) e di una miniera di lapislazzuli, che si andarono ad affiancare a un tentativo di estrazione marmifera, presso una cava posta in località Calcinaia, che ebbe poca fortuna. La chiesa di Basati è dedicata a Sant’Ansano, patrono tra gli altri della città di Siena, noto per la sua opera di evangelizzazione nei primi anni del cristianesimo Vi sono diversi itinerari alternativi; come ad esempio quello che da Minazzana raggiunge Cerreta S.Antonio: dalla chiesa si scenda una scaletta in cemento che conduce dopo pochi metri alla strada asfaltata. Ci si tiene a sinistra, attraversando il parcheggio del paese e proseguendo sulla strada in direzione di Basati. Pochi metri più avanti, dopo una casa, si trova sulla destra la mulattiera che scende. Si percorrono circa 150 metri fino ad un bivio, in corrispondenza di due pali della luce, e si svolta a destra, seguendo il sentiero di non facile individuazione se non attraverso le tracce sbiadite di colore rosso. Si attraversa un ampio canale e 23
dopo aver superato alcune case isolate, si giunge su una stradina in cemento e di qui a Cerreta. Lungo questo tratto merita una visita il sentiero delle Erbe, facilmente percorribile tutto l’anno, dove ad ogni inizio della bella stagione la natura trionfa con i colori, i profumi e la varietà di erbe. è un giardino botanico spontaneo, un laboratorio officinale a cielo aperto, un rigoglioso vivaio naturale. Si può inoltre raggiungere Ruosina dalla località Zarra. Sulla strada asfaltata tra Seravezza e Ruosina, subito dopo il bivio per Cerreta S. Antonio, si stacca, sulla sinistra (lato monte), una mulattiera che con alcune risvolte si porta rapidamente a Cerreta S.Antonio, terminando sulla strada asfaltata poco sotto la chiesa. Ci si tiene a destra, imboccando poco più avanti, ancora a destra, in corrispondenza del tornante che entra in paese, il sentiero per Ruosina. Si prosegue sempre dritto, in lieve saliscendi ed evitando una deviazione sulla sinistra, finché si arriva in Via della Libertà, da cui, oltrepassato il ponte sul canale del Giardino, si entra in Ruosina che si trova sulla strada provinciale che taglia il fondovalle.
Punto di partenza Basati. Parcheggio
Punto di arrivo Terrinca. Chiesa.
BASATI > CANALE DEL GIARDINO > TERRINCA 6,2 km
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ALTRI ITINERARI Terrinca > Cansoli Nei pressi della chiesa di Terrinca, un’ampia mulattiera conduce alle antiche ferriere di Cansoli
BASATI > CANALE DEL GIARDINO > TERRINCA Se non si vuole scendere verso il fondovalle si sceglie di andare verso Terrinca che si trova di fronte al paese di Basati. Terrinca è il Paese più popoloso del Comune di Stazzema: a separare i due paesi che sembrano guardarsi, una profonda vallata che divide i comuni di Seravezza e Stazzema. Per iniziare il cammino si parte dal parcheggio di Basati: si attraversa il paese lungo la via dedicata al Santo del paese, Sant’Ansano, passando davanti alla chiesa, fino in fondo a sinistra quando si imbocca via dell’Alpe, al cui termine, dopo un arco, si prende un’ampia mulattiera, che scende entrando nella valle del Giardino. Si prosegue in saliscendi attraversando alcune passerelle in legno, per
4 Tassilone Piazza Nuova, 5, Terrinca tel. 0584 778286
arrivare dopo circa un’ora, passato un ponte in pietra, sulla strada marmifera. Lungo il percorso si incontrano alcune famose incisioni rupestri dell’Alta Versilia. Fra queste la cosiddetta “Massi del cammino”. Queste incisioni rappresentano una forma di pellegrinaggio spirituale, un percorso che si è conservato fino ai giorni nostri e che portava verso i valichi Apuani, gli alpeggi estivi e le vette sacre delle montagne.
Le Coppelle Agriturismo località Pian di Lago, Terrinca tel. 0584 778095 B&B Locanda dell’artista località Pian di Lago, Terrinca tel. 347 8611920
Si imbocca la “marmifera” verso sinistra, in salita, per abbandonarla dopo poche decine di metri imboccando un modesto sentiero sulla destra. La traccia si trasforma in mulattiera, che sale gradualmente incontrando due punti panoramici in cui 26
vale la pena soffermarsi. Accanto ad una marginetta in località alla Vincentella si trova un tavolo da picnic per chi volesse sostare e rifocillarsi. La marginetta alla Vincentella presenta oltre al bassorilievo di San Leonardo un raro caso di affresco di una Dama Misteriosa. Accanto alla marginetta parte un veloce collegamento di dieci minuti di salita che conduce al “Masso di Terrinca”. Scoperto da Isa Pastorelli e Giorgio Citton nel 1998, è uno tra i più importanti siti Apuani di incisioni rupestri dove sono presenti molti cruciformi antropomorfi. Proseguendo con attenzione per poche decine di metri si raggiunge la Rupe del Furetto dove sono presenti molte coppelle e cruciformi a volte abbinate. Proseguendo, invece, sul tracciato principale si trova un bassorilievo di Sant’Antonio incastonato nella roccia e dopo pochi minuti un bivio, presso un punto panoramico. Ci si tiene a destra, in discesa, per giungere poco dopo su una strada asfaltata, che si prende verso destra, in discesa in via La Costa. Da qui in pochi minuti si arriva alla chiesa di Terrinca dedicata ai Santi Clemente e Colombano, che ricevette nel 1406 la fonte battesimale, una volta divenuta dipendente dalla Pieve di S. Stefano di Vallecchia. Terrinca sorge su un contrafforte meridionale del monte Corchia che separa il Canale del
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Giardino dal suo affluente Canale del Bosco. La prima citazione del luogo si ha nel 766 nel testamento del longobardo Tassilone, figlio di Autichisio, che lasciò al monastero di Camaiore i suoi beni posseduti in loco. Nell’elenco delle varie donazioni di Tassilone si legge: “Aveas Monasterio Sancti Petri in campo Magiore parte mea de casas, vel res in loco Terrinca”.L’estensore del documento ha nome Teudeperto. Dal punto di vista della toponomastica Terrinca rappresenta un caso a sé; come evidenzia anche l’Almanacco Versiliese di Giorgio Giannelli, non mancano le ipotesi che legano l’etimologia ai nomi germanici Turo, Turingio, Turino. Un’ipotesi suggestiva è quella per cui il nome di Terrinca derivi da Turingia, regione tedesca da cui sarebbe giunta quel gruppo di gente armata che vi si stabilì. Alcune teorie più ardite citate dal Giannelli, assegnerebbero addirittura agli abitanti del paese caratteristiche somatiche originali rispetto ai paesi limitrofi. Nel 1376 Terrinca costituì un comunello autonomo insieme a Levigliani, ma l’unione si ruppe circa due secoli dopo a causa di alcune liti tra gli abitanti dei due paesi che sopravvivono nella rivalità tra le due comunità. Presso il circolo si trova il Centro documentale del Parco delle incisioni rupestri.
Punto di partenza Terrinca. Chiesa.
Punto di arrivo
Levigliani. Parcheggio in cima al paese.
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TERRINCA > LEVIGLIANI 1,7 km
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ALTRI ITINERARI Levigliani > Mosceta Dalla Piazza del paese si prende il sentiero CAI n°9 in direzione Antro del Corchia, e si prosegue per Mosceta. Levigliani > Cansoli Dalla marginetta posta sotto il paese di Levigliani si imbocca la mulattiera per Cansoli.
5
TERRINCA > LEVIGLIANI Dalla chiesa parrocchiale di Terrinca attraverso le vie del paese si prosegue in direzione dell’oratorio di S. Rocco, o con la strada asfaltata che parte dalla Piazza XII settembre, oppure salendo per via Grande e tenendosi poi a destra per Piazza 25 Aprile e via S. Rocco. Dall’oratorio si scende per una strada sterrata (via dei Mulini), passando sotto i mulini e sopra un ponte ad arco in pietra, per trovare la mulattiera che conduce a Levigliani, che va seguita in saliscendi.
Ad un tratto del percorso, in località Serra d’Oro, si incontra un’altra famosa incisione rupestre con ben 19 croci incise. Nel 1573, il comunello di Levigliani si staccò da quello di Terrinca e questo sito posto su di una rupe con ben 19 croci incise ne segnò il confine. La mulattiera termina alla marginetta sulla strada provinciale presso il bivio che conduce in paese (Via Levigliani). Si attraversa, quindi, Levigliani arrivando fino al parcheggio che si trova in cima al paese.
Le Grotte via Nord 3, Levigliani tel. 0584 778111 Antro del Corchia via Lambora 3, Levigliani tel. 0584 778300
Hotel Ristorante Raffaello via Lambora 1, Levigliani tel. 0584 778063 Hotel Ristorante Vallechiara via Nord 11, Levigliani tel. 0584 778054
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Levigliani, con i suoi 350 abitanti, è una delle frazioni più popolate dell’alta Versilia, situata a 582 metri di quota sul versante Sud del monte Corchia. Antico villaggio ligure apuano, come testimonia il ritrovamento di una necropoli, trae come quasi la totalità dei Paesi incontrati, fatta eccezione per Terrinca, da un romano, Levilius, che vi si stabilì dopo la deportazione del Liguri-Apuani. Citato per la prima volta nel 1153 per la presenza di una miniera di cinabro, e successivamente nello Statuto di Lucca come paese tributario di quella città, Levigliani nel 1375 si unì con il vicino paese di Terrinca, per poi separarsene a seguito delle dispute su alcuni territori. Quando il Granduca Ferdinando III decise di allivellare le terre comuni del paese, le famiglie assegnatarie trasferirono i loro diritti alla comunità, creando le origini della Cooperativa dei Beni Comuni, proprietaria degli agri marmiferi del sovrastante
Le falesie del Monte Corchia Conosciuto come uno dei siti speleologici più importanti a livello europeo, il monte Corchia presenta interessanti itinerari alpinistici di arrampicata; ci sono mono tiri di media difficoltà, vie lunghe, sia a spit che con protezioni tradizionali, da sicure, a molto impegnative e di severo stile alpinistico; i principali itinerari storici risalgono al dopoguerra, per arrivare fino alle recenti vie di arrampicata sportiva. I principali settori sono la parete che va dallo spigolo di Fociomboli fino alla prima torre ed Il gruppo dei Torrioni (1°, 2° e 3°). Le difficoltà vanno dal IV-V grado dei primi itinerari storici al 6c-7a delle vie moderne. Le pareti si raggiungono dalla strada provinciale che collega la Versilia con la Garfagnana; si arriva al paese di Levigliani e si continua a salire per il Passo Croce, dove termina la strada asfaltata. 31
Monte Corchia che oggi continuano ad essere fonte di lavoro per la Comunità. L’inizio delle attività di escavazione del marmo si ebbe nel XVIII secolo, e in quello successivo si iniziarono a scoprire le varie gallerie dell’importante sistema carsico denominato poi “Antro del Corchia”. L’Antro del Corchia, con i suoi 70 Km di gallerie, è il complesso con maggior sviluppo in Europa, rendendolo uno dei maggiori complessi sotterranei al mondo, fornito anche di un percorso attrezzato ed illuminato di circa 2 km che permette di addentrarsi tra le limpide acque dei laghi sotterranei, nel fascino della “Foresta Pietrificata” e della “Galleria delle Stalattiti”. Nella foresteria del Parco Regionale delle Alpi Apuane di Levigliani ha sede il Museo della Pietra Piegata, che raccoglie quanto di meglio e di significativo la cultura del marmo delle Alpi Apuane ha lasciato, nel tempo, nel medesimo territorio e non solo.
Punto di partenza
Levigliani. Parcheggio in cima al paese.
Punto di arrivo
Retignano. Chiesa.
6
LEVIGLIANI > RETIGNANO 4,3 km
DifficoltĂ
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1,40 ore
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ALTRI ITINERARI Levigliani > Cansoli Dalla marginetta in fondo al paese, si discende una mulattiera a risvolte che ci collega alla mulattiera Cansoli-Terrinca.
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LEVIGLIANI > RETIGNANO Si esce da Levigliani sulla strada marmifera asfaltata che dal parcheggio alto del paese (cartello esplicativo), tenendosi a destra, conduce verso l’Antro del Corchia. Nelle vicinanze dell’abitato di Levigliani furono scavati vari filoni di minerali di mercurio (cinabro, mercurio nativo) che soprattutto al partire dal XV secolo furono sfruttati per l’industria fiorentina dei pigmenti rossi per i libri ecclesiastici. In epoca moderna queste miniere furono sfruttate con l’apertura di varie gallerie per l’estrazione di modeste quantità di mercurio nativo, ricavato dall’arrostimento del cinabro, fino al 1967-1970.
A partire dal 2008 la comunità di Levigliani ha recuperato le miniere e le relative infrastrutture per usi turistici nell’ambito del sistema “Corchia Underground” ed oggi le Miniere dell’Argento vivo sono visitabili e accessibili a pochi metri dalla strada Provinciale per Arni. Incontrata sulla destra una pista sterrata, la si imbocca, scendendo più avanti ancora a destra (segno rosso per terra) e attraversando il canale. Qui, scendendo a destra ad un bivio (segno), si incontra il sentiero per Retignano, che si snoda secondo un piacevole in saliscendi. Si superano due brevi tratti attrezzati con
La Pollaccia Località Pollaccia Retignano tel. 0584 778280 Locanda Circolo del Sole via XI Febbraio 2, Retignano 0584 789085 Il Castello Azienda Agricola Località Pian di Scala, Retignano 347 6592468 Agriturismo Le Poiane Località le Campiglia Retignano tel. 339 3514176
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L’ Antro del Corchia Incastonata tra gli spettacolari scenari del Parco delle Alpi Apuane, la “Montagna vuota” porta con sé i segreti di milioni di anni di storia geologica: al suo interno, 70 km di gallerie e pozzi, 1200 mt di dislivello massimo, un sistema di condotti carsici sviluppati in 2 km cubici di roccia, rendono l’Antro del Corchia il più importante complesso carsico d’Italia ed uno dei maggiori al mondo. Nel Corchia c’è sempre molto da scoprire considerando che le sue dimensioni potenziali sono stimate in più di 150 Km e che celata nelle sue concrezioni c’è la chiave del tempo e del clima della terra. www.antrocorchia.it 35
cavetto e un’area di sosta con tavolini, prima di giungere ad una stradina in cemento (da cui si può raggiungere la Croce e il Poggio a Castello salendo e imboccando il sentiero sulla destra) che va percorsa in discesa, tra i recinti per animali, per girare a sinistra dopo pochi metri immettendosi sulla mulattiera che in breve conduce alla chiesa romanica di Retignano, dedicata a S. Pietro apostolo, che testimonia l’ importanza del luogo. Il paese si trova sul versante meridionale del monte Alto, a 396 metri s.l.m.. Il Monte Alto si trova in una privilegiata posizione panoramica al centro delle Apuane versiliesi, un cucuzzolo tra verdissimi prati tra cui si aprono piccole cavità apere verso abissi carsici misteriosi. A Retignano abitano oggi circa 370 persone, e deriva il suo nome, come diversi altri borghi dell’Alta Versilia, dal nome di un proprietario romano, Retinius. L’origine del paese è però ligure-apuana, e si sa che gli antichi abitanti di Retignano coltivavano terre in comune coi vicini paesi di Terrinca e Levigliani. È uno dei paesi della Versilia ricordato più anticamente, con la prima citazione che risale all’855. Retignano è citata anche nel 932, quando il re longobardo Rotario la donò alla cattedrale di Lucca, e nel 1018
col nome di Rattiniano. Fu un comunello autonomo fino al 1100. Un tempo l’economia di Retignano ruotava attorno alle cave di marmo, allora importanti, e oggi non più attive. Sulle punte di Mont’Alto esistono i resti di un’antica cava di Rosso Rubino, un marmo pregiato presente solo in poche zone, e luoghi di estrazioni di bardiglio. Il paese gode di un clima mite grazie all’apertura sul mare e, grazie alla sua posizione collinare, da cui è possibile vedere la valle dello Stazzemese quasi al completo, oltre che i rilievi del monte Pania, Corchia, Matanna, Nona, Procinto, Lieto, Cavallo e tutte le montagne attigue. Per questo motivo era sede di fortini di avvistamento che avvertivano i valligiani dei pericoli di attacchi nemici provenienti dalla costa. Da molti anni (1953) in paese è stata installata una stazione meteorologica che fornisce le statistiche per tutto il comune di Stazzema. Dopo l’alluvione del 1996 a Retignano opera il Cerafri, il Centro per la Ricerca e l’Alta Formazione per la prevenzione del rischio idrogeologico, i cui soci sono oggi il Comune di Stazzema e l’Università di Firenze.
Punto di partenza Retignano. Chiesa.
Punto di arrivo
Pruno. Piazza del paese.
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RETIGNANO > VOLEGNO > PRUNO 5,2 km
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STAZZEMA
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Gli alpeggi di Fontana d’Onica
COLLE FARNILE
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DA NON PERDERE
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ALTRI ITINERARI Retignano > Ruosina Dalla via del Cipollaio in fondo al paese, parte una Mulattiera che si snoda nel bosco sino a Ruosina.
7
RETIGNANO > VOLEGNO > PRUNO Subito sotto la chiesa dedicata a San Pietro si imbocca a sinistra, la strada asfaltata via Retignano; dopo il parcheggio si prende la strada sterrata che sale a sinistra, e che si trasforma, superata una casetta, nell’ antica mulattiera Retignano-Volegno. Passato un bivio con un sentiero che ritorna in paese, pochi metri dopo si svolta a destra, in pari, incontrando più avanti una marginetta e quindi, un’area di sosta attrezzata. Proseguendo si arriva alla terrazza panoramica dell’Aiola, con bellissima vista sulle Apuane meridionali e quindi, dopo un saliscendi e superati due ravaneti e un tratto attrezzato, si giunge ad una casa diroccata, facendo attenzione ad non imboccare poi
una traccia che sale ripida a sinistra. Dopo la casa, la mulattiera si biforca. Si va a destra, in discesa, giungendo in breve sulla strada sterrata che a sinistra, in lieve salita, porta alla cava delle Grotte Bianche.
Monteforato via Comunale 1, Volegno tel. 0584 777086 Il Poveromo via Fontana 1, Pruno tel. 0584 777021
Su questo versante già dal 1830 furono aperte cave di marmi grigi pregiati denominati “Bardiglio Fiorito” (località Messette e Montalto), che ebbero notevole fortuna nell’architettura neoclassica e liberty francese e inglese del XIX sec. Sul versante orientale verso Volegno furono aperte alcune notevoli cave di “Brecce di Seravezza” (località di Aiola). Fornite un tempo di lunghe e pregevoli vie di Lizza con numerosi manufatti ancora presenti in sito, l’attività di
Ostello la Pania via del Teatro, Pruno tel. 0584 1780261 La Canonica Casa per Ferie via Cardoso 1, Pruno tel. 0584 777358 B&B La Giunchiglia via Orzale 3, Pruno tel. 0584 777998 38
queste cave terminò negli anni 1950- 1965, quando i filoni si esaurirono. Il sentiero in lieve saliscendi arriva a Volegno, scendendo in paese per la scalinata di via degli Archi. Collocato in bella posizione panoramica sul gruppo delle Panie, è abitata oggi da poche decine persone. Il nome sembra derivare dal Ligure-Apuano Belen, ovvero il Sole. Una delle caratteristiche di Volegno, infatti, è che dal paese si ha una vista privilegiata sul passaggio del sole all’interno dell’arco naturale del monte Forato, che sovrasta il paese, nel giorno del solstizio d’estate. L’avvenimento è celebrato, da alcuni anni, con eventi culturali di vario genere in celebrazioni che coinvolgono il paese di Pruno e quello di Volegno. Il nome di Belen oggi riecheggia in una associazione che si occupa della promozione culturale e sociale del territorio.
Il Solstizio d’Estate
A Pruno e Volegno durante i giorni del Solstizio d’Estate accade che il Monte Forato viene trafitto, nelle prime ore della mattina, dai raggi del sole. Attorno a questo evento naturale, già conosciuto ed apprezzato dagli antichi abitanti della valle, ebbe origine l’idea di dare vita ad una iniziativa culturale con l’obiettivo di far conoscere ed apprezzare il territorio dell’Alta Versilia. Dal 1997 momenti di spettacolo, musica, escursioni, incontri culturali e la tradizionale baldoria di San Giovanni la sera del 23 giugno salutano l’arrivo del solstizio.
Poco sopra il campanile di Volegno si trova la “Rupe delle croci solari”, unico esempio in Apuane di croci incise del genere “greche” cerchiate e coppellate agli apici delle braccia. La chiesa è dedicata a Santa Maria delle Grazie, ma è di moderna costruzione, riedificata negli anni trenta del XX secolo ed ha preso il posto del precedente oratorio del 1470 dedicato alla Madonna della Pergola, protettrice dei cavatori, di cui restano tracce nei rivestimenti interni.
(www.iraggidibelen.it)
39
Ma lo spettacolo più bello lo da’ la natura: da questo luogo, infatti, si ha una visione privilegiata del Solstizio d’Estate. Ammirato lo spettacolo si può ripartire, fino alla chiesa: sulla sinistra si imbocca la mulattiera che, con alcuni tratti in cemento, e sovrastando la strada asfaltata, conduce a Pruno, terminando sulla strada delle Caselle. Si scende questa strada per pochi metri, andando a sinistra al bivio e salendo su una scalinata in cemento. Una bella strada lastricata accoglie il viandante a Pruno. Pruno è uno dei paesi più belli dell’Alta Versilia, appollaiato sulle pendici meridionali della Pania, a 468 metri di altezza e trae probabilmente il suo nome dal Prunulus, nome latino del susino spinoso. Insediamento di origine romana o preromana, viene citato per la prima volta nell’804. La chiesa, di stile romanico, nella parte alta del paese, è dedicata a S. Niccolò. Dalla via di Tiglieta parte il percorso per la foce di Mosceta e verso il rifugio Del Freo. In località alla Tana si può scegliere il sentiero in saliscendi cha attraversa antichi alpeggi, con una fresca fontana a Poggiovo, e raggiunge il colle della Fania. Il percorso è agibile anche dai diversamente abili grazie alla portantina joelette della associazione “I Raggi di Belen” di Pruno e Volegno.
Punto di partenza
Pruno. Piazza del paese.
Punto di arrivo
Stazzema. Piazza della Pieve (il Saldone).
8
PRUNO > CARDOSO > STAZZEMA 4,8 km
DifficoltĂ
Pruno > Stazzema E
2,30 ore
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COLLE DEL PRATO
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Miniere della Buca della Vena
6
COLLE DEL PRATO
Il Ponte di Pruno, il Mulino del Frate e i Bottacci Le incisioni del “Sito di Trogna”
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LA FANIELLA
ALTRI ITINERARI Pruno > Cardoso Variante del percorso principale che dal cimitero di Pruno raggiunge quello di Cardoso. Pruno > Mosceta Attraverso il sentiero CAI 122 si raggiunge il rifugio del Freo.
8
PRUNO > CARDOSO > STAZZEMA Si attraversa Pruno lungo via del Colletto e via del Teatro: il paese di Pruno da alcuni anni è protagonista della rinascita della montagna stazzemese con tante iniziative che nel corso dell’anno scandiscono il passare dei mesi con al centro la valorizzazione culturale ed ambientale. Non è un caso che il paese di Pruno assieme a quello di Volegno sia un paese teleriscaldato da una grande centrale, che si trova sotto l’Ostello La Pania, alimentata a cippato vergine. Il recupero e la pulitura dei boschi non più coltivati come un tempo, forniscono il materiale per alimentare la caldaia e scaldare l’abitato. Conviene sostare qualche minuto per le strade di Pruno e dare un rapido sguardo alla pieve romanica (XIII sec.) di San Niccolò costruita prima del 1000, ma ampliata a più riprese fino
all’ampliamento più considerevole che portò la struttura da una a tre navate nel 1614. La chiesa possedeva un tempo un altare dedicato a S. Giobbe, fatto che testimonia, secondo alcune interpretazioni, l’antica presenza della coltivazione dei gelsi e dell’allevamento dei bachi da seta legati alla dominazione lucchese della Versilia in epoca medioevale. Proseguendo, si gira a sinistra in via La Serra, che conduce fuori dal paese, imboccando poi a sinistra, in discesa, la mulattiera tra i castagni si arriva al Ponte di Pruno. Dopo il ponte si scende a destra, giungendo al centro di educazione ambientale del Mulino del Frate, e di qui ancora in discesa fino al bivio Orzale/ Cardoso. Tenendosi a destra ci si immette sul sentiero CAI n. 7, che, dapprima su una pista
Il Cardo via Vallinventri 61, Cardoso tel. 0584 777023 Norcineria Barsanti via Vallinventri, Cardoso tel. 0584 777058 La veranda del sole via Marconi 20, Stazzema tel. 0584 777660 B&B Casa Giorgini Località Casa Giorgini, Stazzema tel. 329 2262277
42
La cascata dell’Acquapendente Raggiungibile in circa mezz’ora di cammino da Pruno. Il primo tratto subito fuori del paese, conosciuto come “gli orti” per i terrazzamenti esposti a meridione, segue una bella mulattiera con selciato che in breve raggiunge il Ponte di Pruno, realizzato in epoca medicea. Superato il torrente Deglio, si incontra un primo bivio che conduce al Mulino del Frate, attualmente sede di un centro di educazione ambientale; proseguendo, ci teniamo sulla sinistra e si arriva sotto la Cascata dell’Acquapendente. Si può ritornare a Pruno con un percorso ad anello passando dalla Scala Santa e le vasche di Mezzomare (il nome deriva dall’usanza degli abitanti di Pruno di imparare a nuotare in queste vasche). 43
sterrata (ad un bivio si va a destra, in discesa) e poi attraverso due passerelle in legno, giunge a Cardoso, nei pressi della Chiesa. Ubicato sul fondovalle alla confluenza dei canali Deglio, Versiglia e della Capriola, e ai piedi del Monte Forato, Cardoso ha sempre costituito un comunello unico cogli altri due abitati di Orzale, più a monte, e Vallinventre. Venendo da Pontestazzemese, il cartello che annuncia il paese, ricorda l’alluvione del 19 giugno 1996, che distrusse completamente il paese di Cardoso. Una grande opera di ricostruzione, tanto che si parla ancora di “Modello Versilia”, ha fatto rivivere il paese di Cardoso e soprattutto, messo in sicurezza tutta la montagna. Il nome del paese deriva quasi certamente dai “cardi”, i gusci delle castagne, e viene citato per la prima nel ‘300 e poco dopo vi iniziò la lavorazione del ferro, che sfruttava la forza idraulica per l’azionamento dei magli, l’abbondanza di legname per alimentare i forni di fusione e la presenza, poco più in alto, della miniera della Buca della Vena. La Buca è un giacimento di ferro e barite conosciuto fin dal XVII secolo, che venne esplorato a partire dal 1848 da imprenditori locali e stranieri per l’estrazione di pirite e ossidi di ferro utili nell’industria siderurgica toscana. Vi si arriva partendo dalla chiesa di S.Maria Assunta, oratorio fino al XVIII secolo, e poi sede parrocchiale dopo la crescita dell’economia legata ai laboratori sul fiume e alle cave della pietra, la pietra del Cardoso appunto, scendendo lungo la strada asfaltata fino alla
Ferriera. Qui si attraversa il ponte, tenendosi poi a destra, in salita, lungo la staccionata. Si supera un cancellino in legno, attraversando il canale e immettendosi su un sentiero che sale fino ad arrivare alla Buca della Vena, Si supera la Buca e al bivio, poco oltre, si va a sinistra, salendo con ripide risvolte fino ai binari della ferrovia décauville. Si seguono i binari verso sinistra su un percorso pianeggiante, oltrepassando gli edifici dismessi della miniera e tenendosi poi verso destra, in salita. Il sentiero sale a risvolte, sfociando sul crinale. Ci si tiene a destra, procedendo in lieve salita e oltrepassando un rudere e una casetta, fin quando non si arriva sulla strada in località la Croce. Si prosegue a destra, e pochi metri dopo, all’altezza di una marginetta, si prende una stradina in cemento in discesa, che si trasforma in sentiero. Subito prima di un’altra marginetta, al bivio si scende a sinistra, e poi ancora a sinistra, scendendo tra le case di Stazzema. Si incontra un arco e attraversando in discesa tutto il paese, lasciandosi alle spalle la settecentesca Torre dell’Orologio e arrivando, infine, nella parte più bassa del paese sulla piazza della chiesa detta “Il Saldone”. Il nome di Stazzema, anticamente riportato nella versione Statieme, sembra derivare, con ogni probabilità, da Statio hiemis, ovvero stazionamento invernale per i soldati romani dell’accampamento stabile ubicato nei pressi di Camaiore e ancora oggi, in un cartello ormai dismesso, si ricorda la sua vocazione di “stazione climatica” che attirò tanti visitatori e anche il pittore Filadelfo Simi e la sua scuola.
Punto di partenza
Stazzema. Piazza della Pieve (il Saldone).
Punto di arrivo
Farnocchia. Piazza a fianco della Chiesa.
9
STAZZEMA > LE MULINA > FARNOCCHIA 3,6 km
DifficoltĂ
Stazzema > Farnocchia E
1,20 ore
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500m
ALTRI ITINERARI Stazzema > Pomezzana > Le Mulina Dalla strada asfaltata per il Procinto, sotto il paese, scende una mulattiera sino alla chiesa di Pomezzana. Si raggiunge poi le Mulina principalmente attraverso la strada asfaltata.
9
STAZZEMA > LE MULINA > FARNOCCHIA Vi è un sentiero che collega Stazzema, Pomezzana e quindi, Farnocchia, passando per San Rocchino: il bel sentiero attraversava il Ponte di Filucchia, sull’omonimo canale, che confluisce nel torrente Mulina, distrutto nell’alluvione del 1996 e mai più restaurato. Ma per giungere a Farnocchia, nel nostro itinerario si predilige il sentiero che dalla piazza della Pieve di Santa Maria Assunta scende verso il Santuario del Piastraio, detto anche della Madonna del Bell’Amore. Unico santuario della Diocesi di Pisa, fu costruito assieme all’annessa Casa del Pellegrino lungo il sentiero che dalla Pieve Romanica e dal paese conduceva alle sottostanti cave. Il santuario rappresenta una delle più importanti strutture religiose della zona risalente al XVII
secolo, eretto nello stesso sito in cui si trovava un edificio di culto più antico. Numerosi sono gli ex voto che ricoprono le pareti del santuario che stanno a testimoniare la sentita devozione dei fedeli di queste zone per la Madonna del Bell’Amore. Si supera il Santuario proseguendo in discesa (al bivio si scende verso sinistra) arrivando in breve alle Mulina lungo un percorso recuperato di recente dall’Unione dei Comuni della Versilia tra una abbondante e piacevole vegetazione. Con circa 150 abitanti, Le Mulina è formata da tre borgate principali, Carbonaia, Culerchia e Calcaferro, e sorge nel fondovalle lungo la strada provinciale che collega la sede municipale di Stazzema, Pontestazzemese
Luciana via Provinciale, Le Mulina tel. 0584 777885 Da Franca via Lombardi, Farnocchia tel. 0584 777022
B&B Mulinette via Culerchia 1, Le Mulina tel. 0584 777211
46
a Stazzema, ad una quota di 247 m. s.l.m.. Fu un’importante località per la lavorazione del ferro, iniziata già in epoca medievale e nel 1569 le Mulina fu raggiunta dalla strada carrozzabile voluta dal Granduca Cosimo I per lo sfruttamento delle cave di marmo che sorgevano nei pressi. Le Mulina è anche ricordata come centro per la fabbricazione di armi da fuoco e di esplosivi e per l’uccisione ad opera delle SS tedesche del parroco don Fiore Menguzzo il 12 agosto del 1944 a cui fu conferita nel 2000 la Medaglia d’oro al Merito Civile. Nel borgo principale dell’abitato di Mulina e nel boscoso Canale della Radice fu compiuta soprattutto durante i primi anni del XX sec. una fiorente attività di escavazione di minerali ferrosi già conosciuta nel XVII sec. e che è proseguita fino agli anni 1955-1960. Nello stesso territorio furono costruiti opifici sia per la lavorazione del ferro in località Culerchia che per la fabbricazione della “polvere nera” e di altri esplosivi necessari all’industria estrattiva, attrezzati con importante utilizzo delle acque risorgenti di Calcaferro. In località le Molinette ci si può rinfrescare alla sorgente che da un’ottima acqua. Giunti sulla strada asfaltata, la si prende verso destra, in discesa, incontrando circa 200 metri più avanti, sulla sinistra, il sentiero CAI n. 4 per Farnocchia. Si sale su questo sentiero, superando la chiesa delle Mulina e attraversando un stradina. Ad un primo bivio ci si tiene sulla destra, salendo, mentre ad 47
un secondo si prende a sinistra, in leggera salita. Superata una marginetta sul lato destro della mulattiera si continua a salire, fino a giungere sulla strada asfaltata in prossimità di Farnocchia (frecce CAI). Attraversata la strada si sale lungo una scalinata in cemento, girando poi a sinistra in via Broto, in fondo alla quale si va a destra lungo un’altra scalinata che conduce in Piazza IV Novembre, di fianco alla chiesa del Carmine. Farnocchia è situata sul versante nordorientale del Monte Lieto, a 650 m di quota, e circondata da boschi di castagno. Abitata da circa 100 persone, trae quasi certamente il suo nome dall’albero della farnia, della famiglia delle querce. Località abitata già dai Liguri-Apuani, le citazioni più antiche di Farnocchia sono dell’VIII e del IX secolo, col nome di Farnucle. Sede di un castello distrutto dai Lucchesi nel 1208, possiede la chiesa di S. Michele Arcangelo, ricordata per la prima volta nel 1260, all’interno della quale vanno ricordati l’organo, il fonte battesimale, e l’altare del Rosario. In epoche più recenti Farnocchia è ricordata come luogo di nascita di Roberto Cipriani, musicista e intagliatore del legno (molte sue statue sono presenti in numerose chiese della Versilia), e per l’incendio ad opera delle SS tedesche l’8 agosto del 1944. Nacque a Farnocchia anche Bruno Antonucci, primo sindaco della Stazzema repubblicana: antifascista, partigiano, Antonucci fu anche archeologo e appassionato di astronomia e a lui si deve a Pietrasanta l’apertura del Museo Archeologico di Pietrasanta.
Punto di partenza
Farnocchia. Piazza a fianco della Chiesa.
Punto di arrivo
Sant’Anna. Marginetta in località Focetta.
10
FARNOCCHIA > SANT’ANNA 3,1 3,1 km
Difficoltà
Farnocchia > Sant’Anna E
1,45 ore
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Il Museo della Resistenza
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M. GABBERI 1050 1108
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ALTRI ITINERARI Sant’ Anna > Valdicastello Dalla piazza della Chiesa di Sant’Anna si può raggiungere Valdicastello attraverso 2 itinerari che seguono i versanti opposti del torrente Baccatoio: il sentiero CAI n°4 sul lato sinistro, e un tracciato alternativo sul lato orografico destro.
10
FARNOCCHIA > SANT’ANNA Dalla Piazza IV Novembre si prende, verso sinistra, via Gino Lombardi: dopo pochi metri si segue la freccia CAI che porta al sentiero n° 3 per la Foce di Compito. Si procede sul sentiero n° 3, in graduale salita, fino a raggiungere la Foce. La Foce di Compito e la Falesia del Monte Lieto - alle pendici meridionali del monte stesso - è un importante sito di arrampicata del Sentiero Alta Versilia; ci sono circa 80 vie su ottimo calcare, ben attrezzate, con difficoltà che vanno dal 4 al 7b. La falesia si trova sul sentiero CAI n° 3, pochi minuti a monte della Foce di Compito ed è raggiungibile anche da Sant’Anna in circa 20 minuti di cammino. Le vie più facili, ottime anche
per principianti, partono direttamente da sopra il sentiero; il settore prosegue poi più a monte, con itinerari più impegnativi, aggirando uno spigolo roccioso. Da qui si continua in discesa sul sentiero CAI n° 3, con bella vista sul monumento – Ossario di Sant’ Anna e sul Lago di Massaciuccoli, per sfociare poi sulla strada asfaltata. La si prende a destra, in leggera salita (freccia CAI), e percorsi pochi metri, si arriva ad una marginetta nei pressi di un cancello (località Focetta di S. Anna). Chi vuole portarsi al Monumento-ossario e poi in paese deve superare il cancello, e scendere a Sant’Anna sul “Sentiero della Pace” lastricato.
Alimentari Gamba Piazza Don Lazzeri, Sant’Anna tel. 0584 772221
La Casetta di Sant’Anna Località Sennari Sant’Anna di Stazzema tel. 328 0068070
50
Sant’Anna, antico alpeggio di Farnocchia, è costituito da piccole borgate (tra le quali si possono ricordare quelle di Argentiera, Bambini, Coletti, Case Berna, Franchi, Moco, Pero, Sennari e Vaccareccia) e da case sparse sul versante marittimo del Monte Lieto, a quota 650 m., e in amena posizione con bel panorama sulla costa. Era sede di importanti miniere di argento (in località Argentiera) e di ferro, in località Monte Arsiccio, quest’ultime attive fino a non molti anni orsono. Fu raggiunto dalle strade carrozzabili solo ai primi anni ’60 del ‘900: questa posizione in mezzo ai boschi fu scelta da moltissime persone, proprio a causa della difficoltà di accesso, come luogo di rifugio all’approssimarsi del fronte di guerra, nell’estate del 1944. Ciò fu all’origine dell’altissimo numero di vittime della terribile strage nazifascista del 12 agosto, in cui persero la vita 560 persone, tutte donne, vecchi, bambini, ad opera del XVI Battaglione Panzer Granadier delle SS, che fu accompagnato a Sant’Anna da alcuni fascisti pratici dei luoghi. Si salvarono gli uomini che temendo un rastrellamento, si erano nascosti nei boschi e sfuggirono alla strage. A loro spettò il compito del seppellimento e della conta delle vittime. A Sant’Anna oggi abitano stabilmente poche famiglie: la legge 381 del 2000 ha elevato Sant’Anna di Stazzema a sede del 51
Parco nazionale della Pace allo scopo di promuovere iniziative e interscambi a livello nazionale ed internazionale per promuovere una cultura della Pace. Il Museo Storico della Resistenza inaugurato nel 1982 nella vecchia scuola ormai dismessa per la mancanza di alunni, fu ristrutturato completamente nel 2007 con un percorso espositivo e didattico più moderno e funzionale ad accogliere le decine di migliaia di visitatori da tutta Europa, che ogni anni accorrono. La visita al Museo è gratuita e merita qualche momento per l’interessante percorso espositivo. In alto, sulla cima del Col di Cava, spicca il monumento-ossario, costruito nel 1948 su progetto dell’Architetto Tito Salvatori, che raccoglie i resti delle vittime, luogo di pellegrinaggio e riflessione ogni anno per migliaia di visitatori. A circa mezz’ora di cammino dal paese di Sant’Anna, si può raggiungere un altro importante sito di arrampicata del Sentiero Alta Versilia: La Falesia di Roccapetrosa. Seguendo inizialmente l’itinerario che scende verso la Località Coletti si, prosegue in direzione Valdicastello; al primo bivio sul sentiero si prende a destra in salita, raggiungendo in breve la base della parete. La parete orientata ad occidente, di recente chiodatura, presenta difficoltà elevate.
Punto di partenza
Sant’Anna. Marginetta in località Focetta.
Punto di arrivo
Capriglia. Piazzale Casa di riposo.
11
SANT’ANNA > CAPRIGLIA 4,5 4,5 km
Difficoltà
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L’incisione rupestre della “Fonte sacra del Monte Ornato”
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ALTRI ITINERARI Case di Monte Ornato > Gallena L’anello principale del Sentiero Alta Versilia si collega a Gallena attraverso il percorso che conduce dalla parte alta del paese alla marginetta in località Case di monte Ornato, situata a valle del Colle Zuffone.
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SANT’ANNA > CAPRIGLIA Dalla marginetta posta sulla Focetta di Sant’Anna, invece, si prosegue, sempre sull’itinerario CAI n° 3 (strada in cemento, poi sterrata), passando per la località dell’Argentiera. “Le Argentiere” di Sant’Anna sono note sin dal XII sec.; antiche miniere di piombo argentifero sfruttate dai feudatari della Versilia e successivamente dalla Repubblica di Lucca, che vi costruirono anche un apposito sistema di fortificazioni (torri) di cui si ritrovano consistenti tracce nella località omonima e sul Monte Anchiana. Le antiche miniere presentano scavi manuali molto simili a gallerie che si trovano nel Tirolo e in Germania. Esse furono coltivate anche
dalla Signoria dei Medici con maestranze tedesche e austriache durante il XVI sec. e furono riattivate dal 1840 al 1960 per estrazione di galena argentifera, pirite e minerali di bario da varie società private, ultima la Edem, che aveva sede a Valdicastello Carducci. Ad un bivio si va a destra, in salita; più avanti la strada si trasforma in sentiero (località Quattro metati), e poi in bella mulattiera scavata nella roccia, che in saliscendi porta alla casa Zuffone e alla marginetta della Madonna del Cardino (area attrezzata per la sosta). Questa località, oggi molto apprezzata come luogo di ristoro e per la bella veduta sulla piana
Il Nespolo via Capezzano 125, Capezzano Monte tel. 0584 771124 Circolo La Terrazza via Capriglia 124, Capriglia tel. 0584 796074 CRO Mutuo Soccorso via Capriglia 98, Capriglia tel. 0584 777115
B&B Villa Masini Luccetti via Delle Piane, Capriglia tel. 340 8111661
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I tavolieri incisi Lungo il Sentiero Alta Versilia, passeggiando tra i viottoli e le corti dei borghi non è difficile vedere giochi incisi su pietra . È una tradizione che si tramanda dalla notte dei tempi, incisi sulle piastre delle aie, sopra muretti o scalini di ambiti comuni, sulle rocce delle montagne. Vi sono giochi di allineamento come la tria e il filetto, di cattura come l’alquerque o dama, e anche quelli più rari di immobilizzazione come il lupo e le pecore. Il gioco di gran lunga più frequente è il filetto, di origine romana, viene definito in ogni regione con nomi diversi grizia, smerelli bina, etc...
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versiliese e sul mare, fu luogo di scontro tra truppe tedesche e i partigiani. Una targa posta a pochi metri dal sentiero ricorda il sacrificio del partigiano Italo Evangelisti che in questo luogo perse la vita. Poco sopra si trova l’incisione rupestre della Fonte sacra del Monte Ornato. Sui resti di una antica miniera sgorga una sorgente, che deposita la sua acqua fresca in una bellissima vasca e diverse coppelle scavate nella roccia affiorante. Il percorso si snoda con un piacevole declivio in località Monte Ornato sopra il Paese di Capezzano Monte: il paese di recente ha svolto un restauro della marginetta che si trova in località i Pianacci ai margini del sentiero. Capezzano Monte conta circa 500 abitanti ed è una delle frazioni del Comune di Pietrasanta. Ha una vita molta attiva e conta ben sei associazioni con una spiccata predisposizione per la musica: la Misericordia, il Coro Versilia, la Società Filarmonica attiva sin dal 1872, la contrada La Collina (assieme a Capriglia), il gruppo Alpini ed il Comitato Paesano. San Rocco è la chiesa del paese e risale al XVI secolo, anche se il restauro che le ha dato l’aspetto attuale è di inizio dell’’800. Deriva il suo nome, come la sottostante Capezzano Piànore (frazione del Comune di Camaiore)
da Capitius, nome di un proprietario romano. Comunello dal 1513, fu poi aggregato a Pietrasanta. Proseguendo invece lungo l’ampio percorso, che sovrasta Capezzano, si scende in località Le Foci, per giungere poi sul piazzale della Residenza per anziani “Panorama” a Capriglia di fronte ad un campetto da calcio. Lo si costeggia lato monte lungo Via della Fornace (asfaltata) fino alla strada comunale che collega Capriglia a Pietrasanta di fronte alla sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Oggi è sede di un Circolo che organizza alcune manifestazioni in paese. A sinistra, si va verso il Paese, mentre il Sentiero Alta Versilia prosegue verso destra, in discesa. Capriglia sorge, come la vicina Capezzano Monte, su un contrafforte meridionale dei Monti Anchiana e Ornato. Sede di un antico castellare per l’avvistamento dei pirati, trae il suo nome dalla capre che pascolavano sui suoi prati. Citata per la prima volta nel 1018, si costituì in comunello nel ‘400. La sua chiesa, un tempo dipendente dal monastero del SS. Salvatore di Pietrasanta era dedicata in origine a S. Martino, e fu intitolata a S. Carlo Borromeo alla fine del XVI secolo. Secondo la tradizione, infatti, nel ‘500 il Santo avrebbe soggiornato a Capriglia in una dimora estiva dei Medici.
Punto di partenza
Capriglia. Piazzale Casa di riposo.
Punto di arrivo
Seravezza. Villa Medicea.
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CAPRIGLIA > SOLAIO > SERAVEZZA 5,7 km
DifficoltĂ
Capriglia > Solaio T Solaio > Seravezza E
1,50 ore
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Vista panoramica delle cave di Solaio e Vitoio
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Vallecchia Vecchia e il ponticello della via Francigena
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ALTRI ITINERARI Capriglia > Pietrasanta Dal paese di Capriglia parte una mulattiera verso Capezzano Monte, scende poi fra gli oliveti arrivando dietro alla Rocca del centro storico di Pietrasanta.
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CAPRIGLIA > SOLAIO > SERAVEZZA Giunti al tornante sulla strada principale nei pressi della Società di Mutuo Soccorso si continua in discesa, incontrando, poche decine di metri più in basso, un’altra freccia, che indica un piccolo sentiero, al termine del quale si arriva su via Belcolle (asfaltata). La si prende verso destra, in salita, scendendo ancora verso destra pochi metri più avanti. Si percorre un sentiero nel bosco, arrivando in breve su Via Fondicacce, che si percorre fino a Solaio. Piccola frazione del comune di Pietrasanta, Solaio sorge in una vallata ad Est di Vallecchia. Trae il suo nome dalla posizione soleggiata ed è formata da borgate e case
sparse. Nei suoi dintorni vi sono cave di marmo non più attive. La locale Casa del popolo è rinomata per la buona cucina e prezzi contenuti.
CRO Solaio via di Solaio 67, Solaio tel. 0584 757271 Locanda da Bruno via di Solaio 67/C, Vallecchia tel. 0584 1848202
L’anello del Sentiero Alta Versilia dovrebbe da qui proseguire per Castello, e raggiungere Seravezza in località l’Uccelliera, attraversando le cave della Ceragiola. Tale percorso è in fase di completamento, per cui al bivio della Casa del Popolo si va a sinistra, sulla strada, che si abbandona più avanti al ponte di Cavalgino. La strada sterrata diventa asfaltata Via Le Piazze e al bivio si entra nella piazzetta di Vallecchia Vecchia. Si
La Brocca via Pescarella 27, Vallecchia tel. 0584 1848202 Il Nuraghe via del Palazzo 26, Seravezza tel. 0584 757171
B&B L’Arcadia via di Solaio 67, Solaio tel. 340 2399734 58
prosegue attraversando il ponticello della Via Francigena, dopo il quale si scende a sinistra fino alla Pieve di S. Stefano. La storia di Vallecchia, che sorge sulla riva sinistra del fiume Versilia, ruota intorno a quella della millenaria Pieve di S. Stefano, che insieme a quella di S. Giovanni e S. Felicita di Valdicastello è una delle due originarie della Versilia, e a quella dei signori di Corvaia e Vallecchia, fino a metà Duecento dominatori della zona. La chiesa è documentata già nell’anno 881, e la parte inferiore dell’abside risale al ‘200. Rimaneggiata nel corso del ‘600, possiede un fonte battesimale opera dello scultore Stagio Stagi ed un pulpito dello scultore carrarese Andrea Baratta. L’anello sta per chiudersi e il percorso prosegue lungo la strada asfaltata che conduce verso Seravezza, oltrepassando dapprima il ponte Foggi ed entrando, attraversata la strada provinciale, in Corvaia, un borgo situato sulla riva destra del Versilia. Salendo si possono vedere le cave della Ceragiola, citate da D’Annunzio “Diruta la Ceràgiola rosseggia là dove Serravezza è cò due fiumi quasi che fereo sangue in ogni scheggia grondi e s’aggrumi”. Corvaia si trova dirimpetto a Vallecchia e chiude insieme a questo borgo la valle del Versilia stesso. La posizione di Corvaia 59
(forse di fondazione romana) spiega perché proprio in quel luogo avesse sede la signoria dei cosiddetti Toparchi, gli antichi dominatori feudali della Versilia. Sull’altura rocciosa che la domina sorgeva infatti la Rocca Guidinga, alcuni resti della quale sono visibili ancora oggi. Tra XII e XIII secolo l’espansione dei Lucchesi minacciò ripetutamente il dominio dei feudatari, finché nel 1254 Corvaia e Vallecchia furono assalite ed espugnate da un esercito proveniente da Lucca, che instaurò da allora il suo dominio sulla zona. Dopo la distruzione della Rocca, una piccola fortezza fu costruita nei pressi dai Genovesi, distrutta poi dalla truppe di Carlo VIII nel 1494. Il paese attuale è stato interamente ricostruito dopo essere stato raso al suolo dai Tedeschi nell’estate del 1944. Rientrati sulla provinciale, si va a sinistra, passando il ponte del Pretale: appena attraversato, un cippo ricorda i civili uccisi il 29 luglio 1944 dai nazisti. Si va a destra, prendendo più avanti via Ceragiola. Ad un tornante si va a sinistra, restando su via Ceragiola (cartello stradale), che diventa sterrata, e poi sentiero, dopo una casa. Si scende su Seravezza con bel panorama sul paese e sulla Rocca di Corvaia. Arrivati su via del Palazzo per raggiungere di nuovo la Villa Medicea, dove l’anello si chiude.
Numeri emergenza Soccorso Alpino
Annotazioni 118
Numero unico emergenze 112 Corpo Forestale
1515
Vigili del Fuoco
115
Rifugi CAI in Alta Versilia Rifugio CAI G. Del Freo Foce di Mosceta tel. 0584 778007 Rifugio CAI Forte dei Marmi Alpe della Grotta tel. 0584 777051 Rifugio CAI Puliti Arni
tel. 339 7046571
Rifugio CAI E. Rossi Gruppo delle Panie tel. 348 3898003 Gran parte dei borghi sono raggiungibili dal servizio di trasporto pubblico VAIBUS. Orario consultare: www.vaibus.it Per segnalazioni e aggiornamenti sui sentieri Alta Versilia: info@ucversilia.it www.sentieroaltaversilia.it
Referenze fotografiche
Andrea Bartolucci: 52 Simone Battistini: 32 Francesco Bettini: 15, 16, 20, 22, 24, 26 Filippo Bondi: 14, 18, 66 Nicola Cei: 56 Massimo Ceragioli: 36 Paolo Dori: 35 Piera Elli: 6, 16, 18, 40 Silvia Malquori: 28, 39, 42, 48 Proloco Seravezza: 15, 56 Stefano Pucci: 19, 22, 28, 30, 36, 38, 40, 44, 46, 50, 52 Pubblica Assistenza Basati: 20 Giovanni Romboni: 6, 46, 60, 63, 66 Maurizio Santini: 5, 12, 43, 48, 62 Scuola Alpinismo CAI Viareggio: 31, 32 Francesco Vettori: 12, 24, 52, 54
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Un anello, 12 itinerari, 20 borghi e la rete delle mulattiere storiche L’Unione dei Comuni della Versilia è lieta di presentare la guida del SAV - Sentiero Alta Versilia - un agile strumento destinato a escursionisti e amanti della montagna. I territori dell’Alta Versilia, nel cuore delle Alpi Apuane, offrono questo percorso ad anello che collega tra loro borghi storici, siti di grande interesse naturalistico-ambientale e culturale. Per aggiornamenti ed approfondimenti sul SAV consultare www.sentieroaltaversilia.it
Unione dei Comuni della Versilia
Via Delatre, 69 - 55047 Seravezza (Lu) - Tel. 0584-756275 - info@ucversilia.it www.sentieroaltaversilia.it
IL SENTIERO ALTA VERSILIA