Il sapere barocco: tra scienza e teologia

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© Lo Sguardo – RIVISTA DI FILOSOFIA – ISSN: 2036-6558 N. 6, 2011 (II) – IL SAPERE BAROCCO: TRA SCIENZA E TEOLOGIA

funzionamento del mondo29. La teoria generale del metodo zabarelliano riprende le formule tradizionali della resolutio e della compositio, integrandole e connettendole grazie alla consideratio mentalis. La demostratio quia ovvero il metodo risolutivo riguarda, infatti, il modo di procedere che va dal più noto al meno noto30, mentre la demostratio propter o compositio riguarda la cognizione delle cause per il reperimento degli effetti 31. Tra le due dimostrazioni Zabarella inserisce la facoltà immaginativa 32, di cui già aveva parlato il Nifo33 e che l’autore accosta al concetto platonico del “vedere con la mente” 34. La considerazione mentale sulle cause scoperte tramite l’induzione avrebbe,dunque, il compito di rendere autoevidenti quei rapporti tra i fenomeni che a prima vista appaiono ermetici. In altri termini, lo scopo di Zabarella è di connettere l’ordo naturae con quello della mente, per compiere implicitamente quello che Paolo Rossi ha definito il capolavoro del naturalismo rinascimentale, cioè la rottura del principio aristotelico che sancisce la differenza fra naturalia e artificialia35 . Zabarella, infatti nonostante si proponga di ritornare al pensiero genuino di Aristotele circa la natura della logica, rifiuta poi la prova circolare enunciata negli Analitici primi, per l’impossibilità di dimostrare la premessa maggiore, 36, e mette in discussione il procedimento aristotelico descritto negli Analitici secondi, consistente nella cognitio per causam, in quanto sterile se non basato sul procedimento risolutivo e sul rapporto sussistente fra l’oggetto da conoscere e il soggetto che rielabora ,in una sorta di illuminazione, i dati dell’esperienza 37. Proprio l’aggiunta di un elemento spurio (nel senso di non aristotelico), impreciso nel senso epistemologico e poco chiaro come quello di consideratio mentalis è alla base di una forte flessibilità metodologica in grado di rappresentare un punto di partenza per l’elaborazione dei successivi metodi di indagine scientifica. Di certo, il concetto di scienza in Zabarella è ancora legato al programma sostanzialistico di Aristotele, poiché lo scopo prefissato è quello di svelare la natura essenziale dei fenomeni. Ma, è anche vero, come ha rivelato F. Bottin 38, che il riferimento 29 F. Bottin, Nota sulla natura della logica in Giacomo Zabarella, in «Giornale critico della filosofia italiana», LII 1973, pp. 39-51. 30 G. Zabarella, De regressu, in Opera logica, op. cit., 481 c-d 31 G. Zabarella, De methodis, in Opera logica, sumptibus Lazari Zetzneri, Coloniae 1597 (rist. an presso Olms, hg. von W. Risse, Hildesheim 1966) lib. III cap. diciotto, col. 226D e lib. III cap. 17, col. 265 F, 266 A. Id, De regressu, in Opera logica, op. cit., 484 e-f. Si vedano poi F. Bottin, la teoria del “regressus” in Giacomo Zabarella, in Saggi e ricerche, a cura di C. Giacon, Padova 1972, pp. 49-70. 32 G. Zabarella, De regressu, in Opera logica, op. cit., 5 488 E. 33 G.Papuli, Girolamo Balduino. Ricerche sulla logica della scuola di Padova nel Rinascimento, Bari 1967, p. 43. 34 F. Bottin, Giacomo Zabarella: La logica come metodologia scientifica, op. cit., p. 47. 35 P. Rossi, Aristotelici e “moderni”: le ipotesi e la natura, op, cit., pp. 124-154. 36 F. Bottin, Giacomo Zabarella: La logica come metodologia scientifica, op. cit., pp. 44-45. 37 G. Zabarella, De regressu, in Opera logica, op. cit., coll. 494B. 38 F. Bottin, Giacomo Zabarella: La logica come metodologia scientifica, op. cit p. 39.

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