Tesi di L.M. IUAV (Parte II e III): "L.U.ME." - Libera Università del Mediterraneo, Salemi Amor Fati

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Capitolo 4 Salemi Introduzione Tra i diversi borghi dislocati sull’avvallamento collocato al centro della punta occidentale dell’isola più grande del Mediterraneo, nel cuore della Sicilia, uno in particolare, collocato in posizione equidistante dai maggiori centri di questa porzione delle terre emerse, si è fatto concretizzazione e dimostrazione icastica dei risultati dovuti alle dinamiche di unione e di divisione generate dal primo principio dualistico fondamentale del Territorio, e della contaminazione, conseguente il movimento dei popoli, innescata dal secondo principio fondamentale dualistico della Storia del Bacino Mediterraneo: la Città di Salemi, luogo in cui le variabili finora utilizzate per portare avanti il racconto della presente trattazione, hanno portato a risvolti tali da non esserne più distinguibili gli effetti, riassunti tutti dall’immagine unica e singolare di questo borgo, che li racconta affidandoli al linguaggio cifrato delle sue pietre, alle sovrascrizioni sommesse di un tessuto vivo, che a partire dalla sua genesi ha subito non poche modificazioni, in parte dovute all’abitante protagonista della storia, l’uomo e, in parte dovute al suo antagonista, la componente principale opposta del dualismo, il mosaico labile dell’involucro rigido più esterno della crosta terrestre.

Separato dall’immensa distesa d’acqua del Mare Nostrum da soli 35 km di territorio (35 minuti in automobile contando di affacciarsi su di essa a Selinunte), questo antico tessuto urbano, se osservato dal punto di vista di Icaro al momento iniziale della sua caduta, è soltanto un minuscolo puntino sulla mappa, un frammento di dimensioni irrilevanti se confrontato alla vastità del Bacino mediterraneo, che per via della succitata distanza, non trova il suo doppio riflesso sulle acque del mare, non vede nessun porto diramarsi dal suo colle o accogliere imbarcazioni in cerca di un approdo. È però di certo il Mar Mediterraneo a vedere la sua immagine riflessa dall’identità formale, dalla cultura, dalle tradizioni, dalle diverse forme insediative, sia urbane che rurali, sia arabe che normanne, sia medievali che barocche, di questo luogo che, in qualità di città, o meglio di antico borgo siciliano, oltre che un minuscolo punto sulla mappa, è anche opera dell’arte e della storia, la stessa storia di

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questo Mare, la storia della natura selvaggia che ha sposato l’ingegno dell’uomo, quella che ha creato ed ha permesso lo svilupparsi della civiltà occidentale.

L’intenzione di vedere i bagliori di luce di questo riflesso mediterraneo sul borgo salemitano, impone di abbandonare il punto di vista di Icaro durante la sua caduta nelle acque del Mare, e di procedere, come avvenuto per tutta la trattazione precedente, ad un avvicinamento graduale, ad un percorso più lento e paziente che risuona dei passi di Teseo nella sua uscita dal labirinto di Minosse con alla mano il filo sgomitolato dalla sua amata Arianna. Del resto un’immagine riflessa, che sia piena di segni della realtà non detta, come quella ricercata da questo capitolo di studio della città prescelta ad ospitare la proposta progettuale corredata dal presente elaborato, o più semplicemente quella speculare degli edifici sulla distesa liquida sottostante, è apprezzabile dai nostri occhi solo nel momento in cui ci poniamo di fronte all’oggetto del nostro sguardo, quando, invece, la sola visione zenitale ci restituirebbe, pur lasciandoci scoprire la sommità di ciò che osserviamo, solo delle ombre scure al piano campagna, parte integrante ma non sufficiente di ciò che necessitiamo vedere.

Soltanto un avvicinamento progressivo, uno zoom focale, che parte dall’acqua e, percorrendo le sue strade, da quelle extraurbane che la collegano al resto della Valle a quelle più strette che ne tengono assieme l’agglomerato urbano, arriva alla più alta quota della città (+442,00 m s.l.m.), livello altimetrico della sua acropoli, Piazza Alicia, può consentire di cogliere tutti i segni evidenti della sua realtà inconfondibile, racchiusa dall’intimità dei suoi arredi, dalle sagome dei suoi muri, dall’incrocio delle coperture dei suoi palazzi, dalle abitudini e dalle tradizioni dei suoi abitanti.

Avvicinandosi a Salemi da Selinunte, percorrendo la Strada Statale 188, la prima visione che si ha della sua immagine è quella descritta da Pierre Alain Croset, all’interno del già precedentemente citato articolo contenuto nel n.536 della rivista Casabella del giugno 1987, intitolato Salemi e il suo territorio (Milano, 1987): “La strada che porta a Salemi, serpeggia tra i colli: nell’avvicinarsi alla città si vede sparire e ricomparire, come dietro quinte teatrali, l’acropoli del nucleo storico dietro i successivi colli. Quest’insolito giocare

a rimpiattino” della città con il suo territorio mi appare emblematico della particolare identità formale di Salemi. La scoperta di questa identità inizia infatti con il riconoscere una realtà fortemente segnata da una straordinaria “cultura del suolo” di cui testimoniano le diverse forme insediative, sia urbane che rurali, sia arabe che normanne, medievali o barocche.”

Chiunque abbia avuto modo di visitare la Città di Salemi, può confermare quanto queste parole di Croset riescano, in modo sorprendente e disarmante, a racchiudere in maniera inequivocabile ed inappuntabile le percezioni e le sensazioni che si provano andando incontro a quella che Francesco Venezia all’interno del suo libro, “Salemi e il suo Territorio”, al paragrafo “Incontro alla città” definisce come un’elica di strade che, a partire dal piano di San Francesco, risalgono le pendici del colle, muovendo verso l’acropoli dominata dal castello e dal frammento absidale della Chiesa Madre.

Già lungo questo percorso si consuma un primo incontro con la storia passata e recente, e si svela immediatamente quella concretizzazione della commistione che essa inevitabilmente ha con il territorio.

Salemi, disegnata sulle curve di livello di questa porzione della Valle del Belìce, dalla scala territoriale a quella comunale, è emblematica di quell’intreccio tra naturalità dei luoghi ed artificialità degli interventi di antropizzazione, frutto di un approccio primordiale che trova le sue radici nelle epoche più remote della civiltà.

La sciagura del Terremoto che colpì la Valle del Belìce nel 1968, se è vero che ha in parte frastagliato i bordi dei frammenti di questa immagine, d’altro canto, volendo guardare al lato positivo degli avvenimenti dell’immutabile destino del borgo salemitano, ha contribuito ad accrescerne il valore emblematico, mostrando ancora una volta quanto questa città sia il risultato di un confronto della componente umana con le forze ctonie, sotterranee, di un territorio di orridi, di sequenze sismiche, frane e sprofondamenti, ed in seguito anche con la rigogliosa forza vivificatrice inconscia che trova manifestazione nell’esuberanza e nell’inarrestabilità della crescita di una grande varietà di vegetazione che si riappropria di quello che l’uomo, nel corso della storia, le ha tolto.

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Salemi ed il suo territorio

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Capo Peloro Messina

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Salemi

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Selinunte 35 km | 35 min

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Caltanissetta min

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Enna

3 h , 21 m

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Catania

Agrigento

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M A R

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Siracusa

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Ragusa

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M E D I T E R R A N E O Capo Passero

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Concretizzazione materica fondamentale: La Ricostruzione post-sisma

del

I°

principio

Millenni di Storia mediterranea erano trascorsi a comporre l’immagine materica di questa immagine speculare del Mare Nostrum, quando, come all’arrivo di una pietra lanciata nell’acqua, il riflesso, colpito dalla sequenza sismica del 1968, con i cerchi concentrici di propagazione delle sue onde telluriche, ha subito una deformazione improvvisa, che rispetto a quanto avvenuto per gli altri centri del Belìce, è risultata incomprensibilmente e fortunatamente elastica. Su una superficie liquida, all’appiattirsi delle acque, quando tutto torna liscio e le onde si disperdono, il duplicato speculare si ricompone ritornando quello che era prima dell’urto, eppure, quando l’immagine riappare, non è la medesima della precedente, condivide con essa la sola apparenza, ma di fatto è un’immagine nuova, e di conseguenza diversa. Ciò non avviene per le terre emerse, che come è stato più volte dimostrato dal presente elaborato, con i meccanismi di unione e di divisione innescati lungo la Linea del fuoco dalle viscere del pianeta, sottoposte a delle collisioni, mutano la loro morfologia.

Salemi, determinata nei secoli dai movimenti delle culture, si è trovata dunque a dover incassare i colpi delle scosse tettoniche e a dover subire un evento disastroso che ancora una volta ha dimostrato quanto la sola corruzione positiva non sia sufficiente a determinare una città mediterranea. Eppure, nella tragedia, come riportato dal precedente capitolo sulla realtà territoriale più ampia della Valle del Belìce, su 4.402 edifici totali, il suo centro storico vide crollare del tutto al suolo solo il 24% delle sue unità immobiliari, risultato che ha fatto sì che si potesse tornare a vedere quel riflesso mediterraneo costato secoli di contatti umani e contaminazioni.

Il fatto che il borgo salemitano possa vantare ancora oggi di uno stupendo centro abitato, è stato sicuramente favorito dalla riparabilità degli edifici e dalla minore entità dei danni subiti, risparmiato dalle devastazioni totali che hanno colpito centri come Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago.

Sopravvissuta dignitosamente al periodo sismico, Salemi visse il maggior pericolo per il suo antico centro nel periodo della ricostruzione del dopoterremoto. A seguito della dispersione di quelle violente onde propagatesi dall’epicentro, dopo aver faticosamente difeso la propria identità formale, al

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ritorno dell’equilibrio e del tutto liscio, una volta rimarginata quell’immagine riflessa del Mare di Mezzo, una nuova minaccia, paradossalmente più pericolosa di un mese di vibrazioni del suolo, incombeva sull’intera matrice urbana salemitana, avanzante dai piani più alti dell’amministrazione regionale: un piano di ristrutturazione urbanistica voleva la realizzazione di importanti arterie stradali a quattro corsie che avrebbero comportato ingenti cancellazioni della struttura urbana originaria, mentre sul colle esterno alla città, “luogo di delizie”, dalla vegetazione esuberante, dai sentieri ombreggiati e dalle ville che invitano al riposo, con le loro fontane sempre alimentate da acque freschissime, s’intendeva calare dall’alto una “città nuova” in cui trasferire 7.200 abitanti, con le modalità già denunciate dalla trattazione precedente, e con la stessa ignoranza ed insofferenza, sia nei confronti delle abitudini degli abitanti, che delle fatiche che gli arabi, secoli addietro, avevano speso nella fondazione di questi luoghi, con la loro attenta e delicata cultura del suolo.

Come avvenuto per la tragedia del Terremoto del Belìce, con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che riuscì a sventare la strage che si sarebbe potuta verificare se non avesse avvertito la popolazione di pernottare all’aperto la notte del 15 Gennaio 1968, anche la vicenda della ristrutturazione del borgo salemitano può dire di avere un proprio eroe, l’allora sindaco Giuseppe Cascio, divenuto poi responsabile del recupero del centro storico della cittadina belicina e dell’ideazione dell’area di nuova espansione, che ha avuto il merito di essersi battuto contro la scelta localizzativa iniziale della Regione Sicilia e di salvare dalla distruzione totale quello stesso luogo incantevole, con il suo intreccio di campi coltivati e giardini di villeggiatura, minacciato dall’imposizione dei modelli astratti usciti dai cataloghi tipologici dell’Ises, i quali si sarebbero potuti manifestare in modo brutale, con i loro terrazzamenti ed i loro alti muri di contenimento, arrecando ulteriore danno al territorio e compromettendo, accostandovisi vicino, anche il nucleo più antico.

Le opposizioni di Cascio, unite a quelle della popolazione, permisero l’ottenimento nel 1978 della promulgazione da parte del consiglio comunale del Piano Particolareggiato finalizzato al rispetto del centro urbano, frutto di una

vicenda urbanistica su cui l’Architetto lauretano, nonchè ricercatore dell’Istituto di Progettazione Architettonica della Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, Francesco Venezia, espresse all’epoca un giudizio critico pungente ed efficace, rappresentandola come “un tentativo appassionato e riuscito di contrastare la generale tendenza al trasferimento della popolazione, alle demolizioni indiscriminate, all’introduzione di modelli urbanistici e architettonici estranei ai delicati equilibri consolidatisi tra natura, luoghi e insediamenti”. Come spiegato eloquentemente dalle sue parole, Salemi riuscì a contrastare l’opera di demolizione nei limiti del necessario e l’imposizione di una pianificazione irrispettosa dei caratteri e dei vincoli orografici, opponendo al trasferimento una forte “resistenza all’esilio”, impugnante lo strumento del recupero edilizio.

Questa politica urbanistica oppositoria, che ha garantito la realizzazione del nuovo centro urbano di trasferimento a valle, con l’insediamento, sul margine settentrionale, dei rings, non è frutto esclusivamente dell’impegno personale del sindaco salemitano in un contesto ricettivo, ma anche della grande apertura di spirito e disponibilità della sua amministrazione ad accogliere i preziosi suggerimenti, gli stimoli e le idee di un folto gruppo di progettisti giunti nel 1980 all’interno della scuola elementare di Gibellina: il Laboratorio di progettazione “Belice 1980”, voluto da Cascio e da altri due diversi amministratori locali (Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina, Vito Bellafiore, sindaco di Santa Ninfa) e alcuni docenti della Facoltà di Architettura di Palermo, coordinati da Pierluigi Nicolin (Marcella Aprile, Franco Castagnetti, Teresa La Rocca, Adriana Bisconti e Roberto Collovà), fu impegnato nella ricerca di risposte architettoniche ai problemi causati dagli interventi della ricostruzione, per passare da una condizione patologica di azioni imposte ed invasive, all’elaborazione di una lingua speciale capace di avvertire le corrispondenze, di preservare la memoria, di consolidare dove necessario anche i ruderi, operando un controllo “artistico” delle demolizioni e utilizzando la materialità delle rovine per ottenere risultati architettonici nuovi che non si risolvessero solo in un’operazione romantica e mimetica dell’antica architettura e dell’antica struttura urbanistica del borgo salemitano.

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1984 - 1991 Restauro della ex Chiesa Madre di Salemi, Progetto di Piazza Alicia e delle strade ed aree adiacenti. (Realizzato)

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1985 - 1986 Proposta di progetto per il Parco Urbano di Salemi. (Prog. vincitore, Non realizzato)

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1985 - 1986 Proposta di progetto per il Parco Urbano di Salemi. (Non realizzato)

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1985 - 1986 Proposta di progetto per il Parco Urbano di Salemi. (Non realizzato)

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1998 - 1999 Progetto generale di massima per il risanamento, il recupero e la riconversione ambientale - architettonica di Piano Cascio. (Non realizzato)

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Concretizzazione materica fondamentale: Da Halyciae a Salemi

del

II°

principio

Il processo di concretizzazione materica dei risultati della concatenazione di meccanismi di unione e divisione innescati per il primo principio fondamentale del dualismo mediterraneo, il Territorio, e delle dinamiche di corruzione positiva generate dal movimento delle culture per il secondo principio fondamentale della Storia, nella Città di Salemi ha visto però la sua alba, secondo gli storici, con la fondazione dell’antica città di Halyciae, Αλύκιαι in greco antico, riconosciuta come nucleo primordiale ed antenata dell’odierno centro storico salemitano, sorto in Sicilia occidentale per volere degli Elimi, un popolo che ha abitato questa porzione dell’isola dal IX al I secolo a.C. Anche per raccontare la storia di questo borgo e riassumere gli avvenimenti principali che lo hanno visto protagonista, così come necessitato dalla precedente trattazione del Capitolo I inerente il Mar Mediterraneo, si fa affidamento al supporto comune a tutte le storiografie mondiali, quello della periodizzazione della Storia, ma prima di procedere alla restituzione in tappe di come la matrice urbana si sia generata, per continua contaminazione dei popoli abitanti, è necessario precisare che il legame tra Storia e Territorio per la Città di Salemi è così solido da essere imprescindibile anche nel fecondo mondo della fantasia popolare, che ha tentato di giustificare, affidandosi alle più remote leggende della tradizione orale, che mescolavano reale e meraviglioso, la costruzione del maniero che si erge sulla sua sommità, ritenuto essere stato costruito per iniziativa di una bellissima donna. Il mito fondativo racconta che questa dea giunse attorno al Mille sulle boscose e rigogliose alture della Sicilia sud-occidentale accompagnata dalle due sorelle con cui capeggiava una numerosa tribù. La presenza di copiose sorgenti d’acqua e la fecondità del terreno, incoraggiarono le tre sorelle a volersi stanziare stabilmente in questo luogo insieme alla loro tribù. Pur non essendo in dubbio la realizzazione di questa volontà, le tre donne si trovarono in disaccordo sulla scelta della collina su cui erigere il proprio castello: la maggiore intendeva stabilirsi a Mokarta, la mezzana a Settesoldi, mentre la minore, che era anche la più bella e la più furba, insisteva per restare sul primo luogo del loro arrivo. La discussione divenne

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sempre più accesa, tanto da poter credere che da lì a poco una delle tre avrebbe impugnato le armi.

A questo punto, la minore trovò una soluzione per risolvere la discordia e decise di lanciare una sfida, consistente nel costruire tre diverse fortezze nei tre diversi siti prescelti da ciascuna di loro, in modo da poter tenere come propria dimora quella che sarebbe stata ultimata per prima, e proclamare regina la prima delle tre a posare l’ultima pietra. Per accaparrarsi la corona, Alicia, la più astuta, calcolando il tempo che ci sarebbe voluto per coprire la distanza tra gli altri due insediamenti ed il suo, diede in anticipo segnale alle germane del completamento dei lavori così da riuscire realmente ad ultimare il castello ed essere proclamata regina. Ad alimentare la leggenda, sui colli di Settesoldi e Mokarta, i presunti resti dei manieri rimasti incompleti, ed il Castello normanno-svevo, troneggiante sull’altura dell’odierna Salemi, scenario e testimonianza di millenni di storia.

Quanto riportato dal racconto del mito fondativo, oltre a dimostrare la valenza millenaria del dualismo Storia-Territorio, fa risalire erroneamente la nascita del centro abitato di Alicia all’anno Mille, quando, come precedentemente riportato, gli Elimi ne hanno edificato il nucleo primordiale molti secoli prima, già nel IX secolo a.C. Questo antico borgo infatti, secondo la più attendibile e verosimile storiografia documentata, è sorto all’epoca delle continue lotte tra Selinunte e Segesta, altre due città di fondazione elima, distanti tra loro una sessantina di chilometri ed una cinquantina di minuti, rivali storiche il cui secolare conflitto andò ad alimentare e a farsi ambientazione delle guerre di Greci e Cartaginesi per il controllo della Sicilia, e fu alleato proprio della seconda delle due, a sua volta avamposto degli ateniesi. È forse sotto l’influenza della presenza greca in Sicilia che l’allora centro di Alicia sorse su un’altura e si configurò attorno ad una parte più alta, eminente e fortificata, un’acropoli militare da cui osservare e preparare le battaglie, che nel corso dei secoli avrebbe mutato forma e funzione fino a maturare la configurazione odierna.

In seguito alla dominazione degli elimi, nel 272 a.C., la città, liberata dalle lotte tra Atene e Cartagine, all’arrivo dei romani decise di concedersi volontariamente alla loro dominazione, acquisendo così i titoli di libera ed

immune, ovvero esente da qualsiasi tassazione.

Dopo il 111 d.C. anche Alicia diventò un centro cristiano, evoluzione che garantì che molti dei suoi luoghi di culto pagano si trasformassero in chiese, e tra queste, probabilmente, anche la Madrice, che prima di essere consacrata fu un antico tempio dove si adorava la dea Venere, sacra ai Romani.

Questi titoli garantirono al nucleo primordiale di Halyciae di prosperare per diversi secoli, ma in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, le incursioni dei Vandali e i saccheggi e le distruzioni che le accompagnarono, lo rasero al suolo. Queste tribù barbare non riuscirono ad amalgamarsi con la popolazione sottomessa e la loro effimera occupazione, non si risolse in alcun tipo di contaminazione.

A contribuire invece a determinare parte della matrice urbana odierna del centro storico di Salemi, a partire dal 535 d.C., fu il dominio dei Bizantini, che mantennero l’impostazione data dai predecessori, ripristinarono l’acropoli deturpata dai barbari, e ne arricchirono il territorio di nuovi edifici religiosi, tra cui, come testimoniato dai resti rinvenuti, la Basilica paleocristiana di San Miceli con i suoi tre pavimenti a mosaico sovrapposti, come pure dalle tombe con corredi funebri, rinvenute nel 1893 durante gli scavi condotti dall’archeologo Antonio Salinas, in una località nelle immediate vicinanze del paese.

A seguire i Bizantini, furono i Musulmani, arrivati sulle coste proprio dal Mar Mediterraneo. Nell’872 d.C. Alicia cadde infatti sotto l’egida del popolo arabo, quello che più di ogni altro ha contribuito a renderla la Salemi odierna, a partire proprio dal nome, che presenta un’identità di significato con il precedente toponimo. Entrambi i termini, secondo lo storico Cluverio, derivano rispettivamente dal radicale greco “άλς” e dal radicale latino “sal”, che corrisponde per entrambi al vocabolo “sale”, che risulterebbe appropriato per la presenza del fiume Salso, il più lungo dell’intera isola, che attraversa la vicina Val di Mazara, e rende salmastre le acque che sgorgano all’interno e nelle vicinanze della città. Gli arabi avrebbero mantenuto dunque questa antica radice greco-latina, probabilmente in virtù del loro rispetto per le tradizioni dei popoli conquistati, ma più verosimilmente per sfruttarne l’assonanza con il nome del figlio del comandante che conquistò Alicia, “Saleiman”, e/o con i termini “Salam”, ovvero “città salubre e sicura”, e “Salem”, molto semplicemente, “pace”.

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La dominazione araba non ebbe il solo merito di dare ad Halyciae il suo nome attuale, infatti, come la storiografia ha nel corso dei secoli confermato, i saraceni sono stati uno dei popoli che ha maggiormente, con i suoi movimenti, innescato meccanismi di corruzione positiva delle terre dominate. Questa capacità del popolo arabo è confermata sia dalla matrice urbanistica che dal paesaggio circostante la Città di Salemi. A differenza di quella romana, infatti, la dominazione araba incise fortemente sulle abitudini di vita dei siciliani: grazie soprattutto alle loro innovative tecniche di irrigazione, i musulmani, infatti, trasformarono quel vastissimo agro cha al loro arrivo appariva probabilmente abbandonato, tanto da Allah, quanto dagli uomini, in una fertilissima oasi, un tripudio di alberi e giardini, in cui le acque sorgive ricominciarono a scorrere copiose mentre si diffondeva per ogni dove un benessere ritrovato.

Grazie al loro intervento rifiorirono i traffici e i commerci, e le loro innovazioni tecniche giovarono in vari campi, soprattutto in quello dell’agricoltura: nell’agro salemitano fiorirono piante di arance, limoni, peschi, albicocche, asparagi, carciofi, il cotone, proveniente dalla Siria, il carrubbo, il riso, il pistacchio, giunto dalla Persia, le melenzane, l’odorosissimo gelsomino e molte spezie quali lo zafferano, il garofano, la cannella e lo zenzero.

Oltre a riconfigurare il paesaggio circostante e a ridisegnare la trama dei campi distesi sull’ondulato territorio della Valle del Belìce, gli arabi modificarono irreversibilmente l’impianto urbanistico della città: dopo aver parzialmente distrutto Alicia, infatti, una vasta ricostruzione permise l’edificazione di Salemi, non secondo i dettami greco-romani ma, come da tradizione saracena, per somma di spazi individuali e racchiusi, adattando l’architettura alla pendenza dei terreni e dando importanza fondamentale alla fondazione del luogo, attraverso la lavorazione della terra e, come già precisato, alla piantagione degli alberi. A questo si aggiunse il fatto che al momento della conquista la città contava circa 3.700 abitanti, ed il nuovo splendore acquisito grazie alle innovazioni introdotte portò ad un incremento demografico tale da rendere necessario l’allargamento del perimetro murario e, conseguentemente, l’introduzione di nuove porte d’ingresso denominate porta Ghibli, porta Aquila, porta Corleone e porta S. Maria. Numerose contrade salemitane riportano alla data odierna toponimi di derivazione araba, come Cabinarusa,

Cuba, Giarretta, Rampingallo, eccetera. Il luogo in cui l’urbanistica islamica è maggiormente evidente è sicuramente quello della ristretta zona che collega il Collegio dei Gesuiti all’attuale Via Bastione, nella zona detta “Vanneddi d’infernu”, con i suoi cortili ciechi, dietro il convento della Concezione, così come è completamente araba la struttura stradale e abitativa dell’odierno Quartiere Rabato, in passato prettamente abitato da braccianti agricoli, sobborgo collocato a valle e collegato all’interno delle mura da Porta Aquila.

La rinata Città di Salemi, a partire dalla sua rifondazione araba, si è fatta nel corso dei secoli testimone dell’integrazione culturale fra i popoli, incarnando in particolare l’architettura e la cultura delle tre religioni monoteistiche: oltre a quella musulmana, quella ebraica ed infine quella cristiana.

Negli stessi anni della dominazione islamica, si trasferirono a Salemi, provenienti da altri centri della Sicilia occidentale, ebrei di Mazara, Marsala, De Munte (Erice), Trapani e Agrigento. Il contatto tra due delle tre principali religioni monoteistiche fu, come in altri casi documentati dagli storici, prolifico e vantaggioso per entrambi i popoli: il regime musulmano favorì i contatti tra le colonie ebraiche esistenti in Sicilia e quelle delle altre aree islamiche del Mediterraneo, portando ad un rafforzamento e consolidamento delle attività commerciali. Le poche tracce materiali ancora visibili dell’architettura judaica però si concentrano invece nel Quartiere della “Jureca”, ovvero l’odierno Rione della Giudecca, uno dei 50 diversi sobborghi a vocazione giudaica, caratterizzati dalla conformazione abitativa tipica delle case-botteghe, che sorgevano in tutta la Sicilia prima dell’editto del 1492 con cui venne sancita la cacciata degli ebrei.

Il maggiore sviluppo del borgo, però, lo si deve all’arrivo dei normanni, con il quale la cristianità riprese in mano la gestione della città, imprimendo la propria impronta sull’architettura e sullo spazio urbano. L’impulso più grande in questo senso si ebbe infatti con l’edificazione del Castello: l’impronta cristiana e dell’alta borghesia è infatti visibile nella parte più alta della città, difesa dalle mura, dalle porte di accesso e dal maniero normanno-svevo, che venne, tra le altre cose, molto probabilmente edificato da maestranze saracene, ancora una volta a testimoniare il

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fatto che il contatto delle culture, un tempo più di adesso, garantiva prosperità e crescita. Grazie ai normanni si toccò il massimo splendore artistico e l’installarsi in città della Compagnia di Gesù fece diventare il centro storico di Salemi un vero e proprio cantiere in ebollizione, che ha lasciato in eredità innumerevoli chiese e palazzi signorili.

Alla morte dell’ultimo re normanno, Ruggero III, figlio di Tancredi di Sicilia, nel 1193, si aprirono le porte del Regno di Sicilia alla dominazione sveva, e con essa iniziarono le persecuzioni e le stragi di musulmani che sfociarono, nel 1221, nella deportazione dall’isola, che generò nella Val di Mazara un’aperta ribellione, segnale dell’importanza che questa comunità aveva per i salemitani.

Al controllo svevo seguì quello della dinastia francese degli angioini, ma volendo restringere la digressione storica alle sole dominazioni che cambiarono il volto e la matrice urbana della Città di Salemi, è possibile annoverare un ultimo episodio di contaminazione, quello del periodo della dominazione spagnola borbonica, che permise la costruzione di numerosi palazzi nobiliari che, adagiati ancora una volta sulle curve di livello, prendono tuttora luce da panorami e viste mozzafiato sul paesaggio della Valle del Belìce.

Con il breve excursus riportato dalla presente trattazione, che potrebbe concludersi con il giorno in cui l’Eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, issò, da sé, sulla cima della torre cilindrica del castello Normanno-Svevo la bandiera tricolore proclamando la prima “Capitale d’Italia”, titolo che il centro mantenne per un giorno, si è perseguito l’obiettivo di trasmettere l’essenza e la vocazione specifica della Città di Salemi, quella di essere da sempre stata luogo di pace, completezza e prosperità, mantenendosi fedele alla sua radice “Salem”, e allo stesso tempo dimostrare quanto il passaggio e lo stanziamento sul territorio di ogni singola cultura giunta in questo luogo, abbia contribuito, dall’incontro con il territorio, le sue forme ed i suoi connotati, a determinarne la configurazione odierna, a dimostrazione di quanto essa sia emblematica concretizzazione materica degli effetti combinati della corruzione positiva della Storia e dei meccanismi di unione e divisione del Territorio del Bacino Mediterraneo, permettendo così, descrivendola, di catturarne e restituirne in forma scritta, il riflesso.

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Libro di re Ruggero, ‫رجور باتك‬, in arabo Kitab Rugar

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Concretizzazione materica del dualismo mediterraneo: Breviario architettonico della Città di Salemi Il confronto con le forze ctonie provenienti dalle viscere della Terra, che ha raggiunto il suo momento di massima tensione con la sequenza sismica del 1968, colpevole del frastagliamento dei bordi accusato dai frammenti architettonici del suo tessuto, e la millenaria storia di dominazioni da parte dei popoli, provenienti dalle altre coste del Bacino o dalle zone continentali dell’entroterra, che ha invece visto una concatenazione di effetti positivi generarsi dalla corruzione derivante principalmente dall’incontro dei fedeli delle tre più importanti religioni monoteistiche del mondo, responsabili della determinazione della sua matrice urbana e dei suoi controversi e a tratti antitetici connotati urbanistici, hanno fatto sì, attraverso l’operata concretizzazione materica dei due diversi principi del dualismo, che la Città di Salemi apparisse oggi come un condensato, naturale ed artificiale, granitico e vegetale, allo stesso tempo integro e frammentato, della pura essenza del Mediterraneo, racchiusa e riflessa, a tratti celatamente, a tratti palesemente, da questo borgo paradigmatico.

La precedente trattazione ha tentato, avvalendosi di un linguaggio comprensibile ed un approccio sintetico ma il più possibile efficace, di provare le ragioni per cui sia possibile considerare effettivamente avvenuta la concretizzazione dei due principi fondamentali, ma per riuscere a valutarne gli effetti e vedere l’essenza condensata del Mare Nostrum riflessa da questo borgo è necessario decifrare quel linguaggio criptato attraverso il quale le sue pietre, e ogni sua singola componente, la racchiudono e restituiscono.

L’apparenza compatta del centro abitato di Salemi, è contraddetta in realtà dalla sua forma articolata e dalle ramificazioni fitte dei suoi vicoli stretti, tanto quanto il Mare che riflette, che può apparire ad Icaro come un’unica massa d’acqua ma, come precedentemente dimostrato, è il risultato di un’eteroclita mescolanza di mari e fondali differenti.

Nonostante ciò, come il Mediterrano è unificato da tratti e caratteristiche comuni ai suoi diversi popoli, la compattezza di Salemi è garantita dall’uniformità dei suoi colori, originata a sua volta dalla costanza dei suoi materiali. A riguardo è possibile affermare che le più diffuse pietre salemitane, provenienti dalle cave locali, hanno tonalità che appartengono

alla gamma delle terre. L’utilizzo di questi materiali lapidei, dalle colorazioni concordi, è stato persistente per l’intera storia dell’abitato salemitano, compresa quella degli interventi interni al centro storico, grazie soprattutto all’attenzione del Laboratorio Belice ‘80 e a quella dell’amministrazione comunale, persistenza che ha garantito alle riprese dei magisteri murari, di cui neanche le apparecchiature sono variate molto, di sovrapporsi e di insinuarsi nelle preesistenze, ripristinandone l’interezza e valorizzandone la complessità, nella continuità del gioco instaurato con le membrature strutturali affioranti.

Il contrasto tra apparenza compatta ed articolazione complessa non è l’unico livello di lettura attraverso il quale si può vedere manifestata in Salemi la concretizzazione del dualismo mediterraneo. La composizione materica reiterata per tutte le fasi di sviluppo del borgo salemitano, ha beneficiato della presenza di cave interessanti nel territorio circostante di colli che movimentano la piana della Valle del Belìce, ma a questa persistenza si è però unita la grande maestria e creatività di scultori e scalpellini che con la loro arte hanno prodotto forme e soluzioni che si sono solo servite di questa costante, per generare però una ricca ed ammirevole complessità anche nella composizione architettonica degli elementi di edifici, isolati e di tutte le tipologie e configurazioni assunte dal costruito del suo tessuto. Questa complessità è leggibile non solo nell’agglutinarsi di chiese, conservatori, dimore patrizie, nell’emergere dei suoi innumerevoli fabbricati che, raggiungendo quote differenti, appaiono quasi incastrati tra loro, nell’ordine uniforme con cui i monumenti, come pietre preziose, sono stati incastonati nella matrice originaria, ma anche negli elementi strutturali delle architetture salemitane, che si mostrano con vivacità di decorazione nelle colonne tortili di ingresso alle chiese barocche, nei balconi retti da mensole scolpite, nei bassorilievi carichi di simbolismo che danno narrazione ai portali, offrendosi ad ogni punto di vista, anche il più basso, allietato da una vasta gamma di diverse pavimentazioni, che uniformano con la loro prevalenza cromatica la varietà di conformazione ed andamento delle ramificazioni viabili, accomunandole ancora una volta per l’uso delle pietre, con i loro ricorsi bianchi e le loro campiture scure in ciottoli.

II

Questa costanza nell’uso di materiali e tecniche costruttive ha inoltre consentito ai ruderi, inglobati dall’abitato, di entrare a far parte di questo gioco, di convivere con le architetture rimaste integre o costruite ex novo, di comporsi e sprigionare la loro inesausta forza poetica e rievocativa, per la quale il passato si manifesta per assenza, per eterno ritorno di immagini e di ricordi, e attraverso cui presente e futuro traggono una carica di influenze del tutto autonoma che genera nuovi rapporti, nuovi legami, nuove immagini. A partire dalle esperienze di ricostruzione dell’ultimo ventennio del XX° secolo, questa forza è stata riconosciuta ed incanalata attraverso il riconoscimento dei ruderi come veri e propri elementi di progetto, elementi necessariamente rientranti nel linguaggio compositivo della nuova realtà salemitana. È così che il tessuto urbano, mantendosi fedele a se stesso e alla propria conformazione precedente la tragedia, ha cambiato i propri connotati, vedendo le proprie chiese diventare i recinti di rigogliosi giardini spontanei, le proprie case diventare piazze ospitanti le consuetudini degli abitanti, i propri muri ricevere dalla luce ombreggiature ed irraggiamenti mai delineati prima, i propri percorsi aprirsi a visuali inattese e sbalzi protesi sul vuoto, tutti frammenti che assumono un’autonomia nuova e allo stesso tempo consentono di non perdere l’unità originale.

Le nuove configurazioni assunte dai ruderi entrano a far parte di diritto di quel tumulto di forme che compongono l’abitato, equiparate a quella singolarità delle situazioni, già esistente prima del sisma del ‘68, che sono costantemente esaltate, sotto tutte le prospettive, dalla ripetitività e la ricorrenza delle trame delle apparecchiature murarie storiche.

Questa descrizione sommaria in forma scritta non può considerarsi sufficiente a restituire l’immagine riflessa da Salemi del dualismo mediterraneo: un’immagine va vista con gli occhi, ed è per questo che ci si affida ad un diverso strumento di rappresentazione, il disegno, per coronare con un breviario architettonico il percorso di ricerca condotto con il presente elaborato, che partito dalla più ampia scala mediterranea è arrivato a considerare anche il più piccolo dettaglio degli elementi costruttivi salemitani, raggiungendo il suo scopo originario di acquisizione del più appropriato linguaggio per operare una nuova progettazione, attenta anche alla vera essenza di questa città.

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Evoluzione della città di Salemi e dei quartieri del suo borgo antico GIU

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TOPONIMO DEL QUARTIERE

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Quartiere del Castrum (quartiere cristiano) Quartiere della Misericordia Quartiere del Rabato (quartiere arabo) CASTRU

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Estratto della TAV. 15 - Planimetria dello stato di fatto del Centro Storico della Città di Salemi (TP) | Passerelle, rampe e scalinate

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Attrezzature per il culto

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1

Chiesa di San Francesco

2

Ex Chiesa Madre di Salemi (progetto di A.Siza)

3

Ex Chiesa e Monastero della Concezione (ruderi)

4

Parrocchia Matrice di S. Nicola di Bari

5

Ex Chiesa di San Bartolomeo

6

Ex Chiesa del Rosario (ruderi)

7

Ex Chiesa di San Giovanni Battista (ruderi in disuso)

8

Chiesa di San Giuseppe (in disuso)

9

Chiesa di Sant’Anna (ruderi in disuso)

10

Ex Chiesa Maria SS. della Misericordia (ruderi)

11

Ex Chiesa Maria SS. della Catena (ruderi)

12

Ex Chiesa e Convento di Sant’Agostino

13

Ex Chiesa di San Tommaso (ruderi)

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Ex Chiesa di San Biagio

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Estratto della TAV. 15 - Planimetria dello stato di fatto del Centro Storico della Città di Salemi (TP) | Attreezzature per il culto

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Legenda della Tavola 13

3

Piazza Alicia / Ex Chiesa Madre di Salemi (progetto di Á. Siza)

Passerelle, rampe e scalinate

Centro urbano

4

Affittacamere “Palazzo Torralta”

Alberi ed arbusti

Curve di livello ogni 2 m

5

Polo Museale di Salemi della Concezione (ruderi)

Strade, vie e sentieri

6

Ex Chiesa e Monastero gesuita della Concezione (ruderi)

Muri divisori di sostegno, a secco e recinti

7

Parrocchia Matrice di S. Nicola di Bari

Divisori e pareti vegetali

8

Ex Chiesa di San Bartolomeo (spazio espositivo)

Passerelle, rampe e scalinate

9

Ex Chiesa del Rosario (ruderi)

Alberi ed arbusti

10

Ex Chiesa di San Giovanni Battista (ruderi in disuso)

11

Chiesa di San Giuseppe (in disuso)

Fabbricati residenziali, industriali ed in costruzione

12

Chiesa di Sant’Anna (ruderi in disuso)

13

Ex Chiesa Maria SS. della Misericordia (ruderi in disuso)

14

Ex Chiesa Maria SS. della Catena (ruderi)

15

Teatro all’aperto (progetto dell’arch. Francesco Venezia)

16

Ex Chiesa di Santo Stefano (nuova piazza urbana)

17

Ex Chiesa di Sant’Antonio Abate (ruderi)

18

Crolli totali

Tettoie, pensiline, baracche ed edicole

Tettoie, pensiline, baracche, edicole Evidenziazione dell’area cimiteriale comunale Fabbricati con funzione specifica Ruderi da crolli parziali e totali Analisi dei servizi e delle attrezzature Principali sedi istituzionali

1 2

Municipio del Comune di Salemi (TP) Comando della Polizia Municipale di Salemi Attrezzature per il culto

1

Chiesa di San Francesco

2

Ex Chiesa Madre di Salemi (progetto di A.Siza)

3

Ex Chiesa e Monastero della Concezione (ruderi)

4

Parrocchia Matrice di S. Nicola di Bari

5

Ex Chiesa di San Bartolomeo

6

Ex Chiesa del Rosario (ruderi)

7

Ex Chiesa di San Giovanni Battista (ruderi in disuso)

Municipio del Comune di Salemi (TP)

8

Chiesa di San Giuseppe (in disuso)

19

Ex Chiesa e Convento di Sant’Agostino

9

Chiesa di Sant’Anna (ruderi in disuso)

Analisi dell’offerta di trasporto odierna - Muoversi a Salemi

20

Ex Chiesa di San Tommaso (ruderi)

10

Ex Chiesa Maria SS. della Misericordia (ruderi) Ex Chiesa Maria SS. della Catena (ruderi)

Strade Statali (S.S.)

21

Museo della Chiesa Madre

11

S.S. N

12

Ex Chiesa e Convento di Sant’Agostino

S.P. N

Strade Provinciali (S.P.)

22

Santuario di San Francesco di Paola

13

Ex Chiesa di San Tommaso (ruderi)

14

Ex Chiesa di San Biagio

15

Ex Chiesa della Madon. del Carmine (progetto di F.V.)

16

Ex Chiesa di Sant’Antonio Abate (ruderi)

17

Ex Chiesa di Santo Stefano (ruderi)

Evidenziazione dell’area cimiteriale comunale Fabbricati con funzione specifica Classificazione dei ruderi Crolli irrisori Crolli parziali

Anello centro storico / “Strata Mastra” Anello perimetrale esterno Strade di penetrazione al centro storico Strade secondarie esterne al centro storico Percorsi pedonali Aree di accesso principali Aree di accesso secondarie Fermate dell’autobus Aree di parcheggio principali Aree e stalli di parcheggi pubblici delimitati Aree e stalli di parcheggi pubblici non delimitati Individuazione degli edifici di maggiore interesse

1 2

Evoluzione della città di Salemi e dei quartieri del suo borgo antico

TOPONIMO DEL QUARTIERE Quartiere del Castrum (quartiere cristiano)

18

Santuario di San Francesco di Paola

Quartiere della Misericordia

19

Chiesa del Crocifisso ed Ex Convento dei Riformati

Quartiere del Rabato (quartiere arabo)

20

Quartiere della Giudecca (quartiere ebraico)

1

Azienda Sanitaria Prov. di Trapani di Via Porta Gibli

2

Azienda Sanitaria Prov. di Trapani di Via Macello

3

Sezione di Salemi del C.S.R. dell’ A.I.A.S.

4

Azienda Sanitaria Prov. di Trapani di Via C. F. Paolo

Quartiere del Carmine Quartiere di San Biagio

Legenda della Tavola 14 Centro urbano Curve di livello ogni 2 m

Cimitero comunale di Salemi Attrezzature per la sanità

Attrezzature per l’istruzione

Circles (insediamento post-sisma) 1

Biblioteca Comunale di Salemi “Simone Corleo”

2

Scuola dell’Infanzia “Monterose” / Plesso Pia. Fileccia

3

I.I.S.S. Liceo Classico “Francesco D’Aguirre Salemi” Attrezzature per lo sport

Chiesa di San Francesco

Strade, vie e sentieri

1

Ginnic Club Alicia Is.Asi - Centro di Fisiokinesiterapia

Castello Normanno - Svevo di Salemi

Muri divisori, di sostegno, a secco e recinti

2

Centro fitness “Energy Center” di Barbera Ignazio

Divisori e pareti vegetali

272

Fabbricati residenziali, industriali ed in costruzione

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Negozi di generi alimentari

18

Agenzia funebre di Vella Gianvito

6

Bar e tavola calda “Da Francesco”

Supermercati e botteghe

19

Agenzia di assicurazioni Generali Ina Assitalia

7

Cocktail bar e pub “Champagneria”

20

Agenzia viaggi “Alicia”

8

Bar automatico “Stop & Go!”

21

Autoscuola “Funaro” S.a.s. di La Verdura Pietro & C.

9

Bar e tabaccheria “La Cremeria”

22

Agenzia viaggi “Traccia la Meta”

10

Lounge bar “La Dolce Vita”

11

Bar “Crystal Bar” di Gotadoro Fabio

12

Bar “Happy Days”

13

Bar e tabacchi “Agorà”

1

Supermercato Conad City

2

Negozio di alimntari “Pane & Putia”

3

Negozio di alimentari “Asaro” di Asaro Paolo

4

Discount Fortè

Esercizi Commerciali

Negozi di frutta e verdura

1

Supermercato Conad City

2

Negozio di alimntari “Pane & Putia”

3

Negozio di alimentari “Asaro” di Asaro Paolo

Negozi di abbigliamento ed accessori

1

Negozio di abbigliamento di Scimeni Francesca

2

Negozio di intimo di Vasile Lorena

3

Negozio di gioielli di Sciacca Fabio

4

Negozio di abbigliamento “La Gemma”

5

Negozio di profumi “Profumeria del corso”

6

Negozio di scarpe di Gangi Davide

7

Negozio di scarpe “Calzature Piero” di Crimi Pietro

Macellerie e Pescherie

8

Negozio di scarpe “Calzature Enzo Maria Sala”

1

Supermercato Conad City

9

Negozio di profumi “Antica profumeria”

2

Negozio di alimntari “Pane & Putia”

10

Negozio di abbigliamento di Tita Angelo

3

Negozio di alimentari “Asaro” di Asaro Paolo

Panifici

1

Panificio di Messina Gaspare

2

Panificio “Pace, Amore e Fantasia”

3

Negozio di pasta fresca di Pastovo Gandolfo

4

Panificio “Noto” di Noto Ignazio

Tabaccherie, edicole e cartolibrerie

Uffici bancari e postali

11

Tabaccheria di Gucciardi Santino

1

Filiale della Banca Intesa San Paolo S.p.A.

12

Cartolibreria “L’Esagono”

2

Filiale della Banca Unicredit S.p.A.

13

Cartolibreria “Leggendo ed oltre” di Terranova L.A.

3

Filiale della Banca Carige S.p.A.

14

Edicola “Nuova Ed. Cappuccini” di Ingraldi Giuseppina

4

Ufficio Postale di Salemi n.° 2

1

15

Farmacia “Mangogna”

Parrucchieri e centri estetici

16

Farmacia “Santa Rita” del Dott. Vitale Daniele S.r.l.

Salone da parruc. “Fashion Club” di Armata Nicolò

17

Farmacia “Spina” del Dott. Vita Negozi di prodotti per la casa

2

Salone da parrucchiere di Schifano Antonella

3

Salone da parrucchiere di Salvuccio Angelo

18

Negozio di bomboniere “Sombrero”

4

Centro Estetico “DolcEssenza”

19

Negozio di filati “Punti & Spunti”

20

Negozio di giocattoli “Brillante Giochi”

21

Fornitore di materiali da costruzione “Cappello”

22

Negozio di elettrodomestici “I.B.C. Group”

23

Negozio di giocat. “Idea Regalo 2” di Brillante Antonino

24

Negozio di casalinghi “In. Prof. Centro Detersivi”

25

Ferramenta dei F.lli Angelo S.r.l.

26

Negozio di tende “Nonsolocornici” di Agueci Giuseppe

27

Negozio di mat. elettr. “Elettro Forniture Mec 2.000”

5

Salone da parrucchiere di Aloisi Antonino Studi professionali

6

Studio di avvocatura Avv. Mastrantoni Antonino

7

Studio notarile Dott. Lupo Riccardo

8

Studio di consulenza fiscale Dott. Sciacca Vito

9

Studio di avvocatura Avv. Salvo Francesco

10

Studio fotografico “Duerre Express Photoservice”

11

Studio di avvocatura Avv. Marino Giuseppe

12

Studio di consulenza fiscale Dott. Mazza Valentina

13

Studio di avvocatura Avv. Ippolito Giuseppe

14

Studio di avvocatura Avv. Palermo Melchiorre

15

Studio di web design “Web 366”

16

Studio commercialistico Dott. Robino Alfredo Agenzie

17

Agenzia Immobiliare “Segesta”

Pizzerie e ristoranti

14

Pizzeria d’asporto “Jolly Pizza”

15

Pizzeria d’asporto “Non solo Pizza”

16

Pizzeria e ristorante “La Giummara” Strutture ricettive

1

Affittacamere “Palazzo Torralta”

2

Bed & Breakfast “Portagibli”

3

Casa Vacanze “Sicili@”

4

Bed & Breakfast “Alicia”

5

Info Turistiche / Pro Loco Salemi

6

Bed & Breakfast “Conte Umberto”

7

Bed & Breakfast “Belice Rooms”

8

Casa Vacanze “Halicia”

9

Casa Vacanze “Segesta - La Bouquet”

10

Bed & Breakfast “La Giummara Rooms”

Farmacie

Servizi alla persona

II

Musei e spazi espositivi

1

Polo Museale di Salemi

2

Rovine dell’Antica Madrice (spazi espositivi)

3

Castello Normanno - Svevo (spazi espositivi)

4

Ex Chiesa di San Bartolomeo (spazio espositivo)

5

Museo del pane rituale di Salemi

6

Museo della Chiesa Madre (Relique e tessuti sacri)

Esercizi di ristorazione Bar e pub

1

Ristopub “Kuddura Taverna Siciliana”

2

Cocktail bar “A Chiazza - Salemi”

3

Bistrò “U Tocco - Sicilian Bistrot”

4

Bar “Extra Bar” di Vito Conforto e C. Sas

5

Panineria “Burger House”

273

II

Dialogo | L’Immagine m

0

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4

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24 10

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22 21

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8 7

17 13 10 6 20 13

3

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3

3

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1 2 6

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1

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2 2

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1

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1.400

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II

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3

16

17

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1.000 6

TAV. 14 - Individuazione delle attrezzature e dei servizi disponibili sul territorio del borgo storico di Salemi e del tessuto urbano circostante

275

II

Dialogo | L’Immagine m

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300

400

500

S.S. 188

0

0

GIU

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9

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CA

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CASTRU

30

M

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2 7 8 4

+ 407 ,00

1 3 6

+4 17

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,00

2 7 ,00

+4 37, 00

100

E

00 87, +3

. 28 S.P

M

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CARMIN

27 26

23 24 22

I

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IC

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R

D

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IA + 377,00

+3 67

,00

+ 357,0 0

+ 347,00

+ 337,00

RA BA TO + 32 7, 00

21 19 20 13

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12

17 18

S.P. 50

16 11 15 14 10 9

00

34

,00 07

+

3

+ 31 7 ,

+ 297

, 00

500

TAV. 15 - Planimetria dello stato di fatto del Centro Storico della Città di Salemi (TP)

276

Dialogo | L’Immagine

II

Legenda della Tavola 15

Centro storico

Percorsi pedonali

Morfologia del suolo

Fermate dell’autobus

+n

Curve di livello ogni m

Aree di parcheggio principali

Curve di livello ogni 10 m

Individuazione dei fabbricati con funzione specifica (edifici di maggiore interesse, attrezzature e servizi)

Vegetazione ed idrografia

Castello

Aree a verde urbano, aiuole e giardini

Teatro

Aree alberate e/o a vegetazione spontanea incolta

Piazze

Aree coltivate e campi

Principali sedi istituzionali

Alberi

Attrezzature per il culto

Arbusti e vegetazione bassa

Attrezzature per la sanità

Alberi da frutto e filari

Attrezzature per l’istruzione Supermercati e botteghe

Vigneti

Negozi di frutta e verdura

Corsi d’acqua e canali

Panifici

Viabilità

Macellerie e Pescherie

Strade, vie e sentieri

Uffici bancari e postali

Passerelle, rampe e scalinate

Parrucchieri e centri estetici

Stalli dei parcheggi pubblici delimitati e non delimitati

Agenzie

Edificato

Negozi di abbigliamento ed accessori

Fabbricati residenziali, industriali ed in costruzione

Tabaccherie, edicole e cartolibrerie

Fabbricati accessori (tettoie, pensiline, baracche ed edicole)

Negozi di prodotti per la casa

Muri divisori di sostegno, a secco e recinti TOPONIMO DEL QUARTIERE

Classificazione dei ruderi Crolli irrisori

N

Evidenziazione dei lotti messi all’asta per il progetto “Case a 1 euro” (fino al 31 Agosto 2021)

Strategia di progetto Area oggetto di sviluppo della proposta progettuale (”Piano Cascio”)

Crolli parziali Crolli totali

Analisi dell’offerta di trasporto odierna - Muoversi a Salemi S.S. n

S.P. n

Strade Statali (S.S.) Strade Provinciali (S.P.) Anello centro storico / “Strata Mastra” Anello perimetrale esterno Strade di penetrazione al centro storico

277

II

278

Dialogo | L’Immagine

Dialogo | L’Immagine

II

II

Salemi

Amor Fati

5

279

II

Dialogo | L’Immagine

Capitolo 5 Salemi Amor Fati Introduzione Era il 1876 quando il filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche, guardando per la prima volta le acque di uno dei sub-bacini del più esteso Mar Mediterraneo, dalla Piazza Acquaverde di una delle sue storiche repubbliche marinare, la Città di Genova, coniò il termine “Amor Fati”, una concezione del destino derivante direttamente dallo stoicismo, che riprendeva l’antica visione della circolarità della storia, nella dimensione di quello che lo stesso filosofo avrebbe riconosciuto come l’eterno ritorno, rappresentato in tempi remoti presso i più svariati popoli, attraverso il simbolo dell’Uroboro, un animale mitologico che si morde la coda formando un cerchio senza inizio né fine. Egli tentò di racchiudere in questa locuzione latina una delle convinzioni di approdo raggiunte attraverso la sua dedizione per la filosofia, sostenendo che l’accettazione del proprio destino e degli eventi tragici che ne hanno deviato il regolare e sereno svolgimento è il punto di partenza per poter rinascere, reinventarsi, e che solo imparando dalle proprie disgrazie è possibile raggiungere uno splendore mai vissuto prima.

Il viaggio ideale di ricerca compiuto lungo il labirinto eteroclito di quella parte dello scibile della conoscenza umana riguardante la culla della sua civiltà, il Mare di Mezzo che corrompe, la successiva descrizione delle modalità attraverso le quali i due principi fondamentali del dualismo mediterraneo trovano risvolto significativo sulla sua isola più estesa, la Sicilia, e più precisamente sui territori del cuore di quest’ultima, la Valle del Belìce, ed infine del modo in cui la sua immagine, che ne è intrisa, trova riflesso e concretizzazione materica presso la Città di Salemi, permette di affermare non solo che questo borgo storico è immerso nella dimensione dell’eterno ritorno mediterraneo ma anche che, la buona sorte che l’ha salvato dalla completa devastazione avvenuta negli altri centri, rappresenta più che un valido motivo per pensare che è da qui che il territorio deve poter attingere la linfa della propria rinascita. Salemi è l’agnello sacrificale, l’avamposto. Proprio per la fortuna, nella tragedia, di essere rimasta fedele a sé stessa, alla propria matrice ed identità originaria, contaminata e corrotta nel corso dei secoli dalle

280

popolazioni e dalle culture che vi hanno trovato non solo residenza, ma anche luogo di contatto e di scambio, nonostante il disastroso Terremoto del Belìce del 1968 e la successiva rovinosa ricostruzione del periodo post-sisma, questa città ha ricevuto dal fato il compito di pilotare le altre della Valle a rinascere. Il pensiero nicciano, applicabile secondo il suo formulatore alla vita dell’oltreuomo, un pensiero che fa dell’orgoglio e della dignità la sua forza e della volontà di rivalsa la sua carica pilota, è apparso, sulla base delle considerazioni soprariportate, perfettamente applicabile, e quasi necessario, a garantire un nuovo futuro alla Città di Salemi, che per le tracce e l’importanza storica che ha dimostrato, può essere resa un’oltrecittà, superando una catastrofe che dopo più di mezzo secolo fa ancora sentire il suo contraccolpo in moltissimi ambiti, prendendo esempio dalle altre già presenti in Sicilia, prima tra tutte il capoluogo di Catania, che per sopravvivere ai piedi della regina Etna ha fatto di un’altra locuzione latina, già citata, “Melior de cinere surgo”, la sua formula e la sua forza.

Non è un caso, ma di fatto un altro risvolto fortunato del suo destino, garantito ad ogni modo dal suo valore artistico, storico e culturale, che la Città di Salemi sia divenuta, a partire dal 1998, con un protocollo di intesa promosso dalla sua amministrazione e siglato da diverse università straniere, un centro di interesse e rilevanza alla scala mondiale, per l’ambiente architettonico, archeologico, urbanistico ed antropologico. È in virtù di questo interesse che sono stati effettuati numerosi scavi e ricognizioni, nonché condotti numerosi studi, formulati differenti tentativi di pianificazione da parte di svariate tipologie di professionisti che hanno portato nelle loro città un bagaglio di conoscenze acquisite direttamente dal territorio salemitano, il quale ha raggiunto: la città di Torino, con lo studio di fattibilità per il centro storico, condotto dal Politecnico; la città di Venezia, con “le Stanze di Alicia”, un workshop estivo di progettazione dell’Università IUAV, a cui due degli autori del presente elaborato hanno preso parte con il loro progetto di gruppo “Le stanze della Catena”, gestito dalla professoressa Roberta Albiero, relatrice della tesi cui è corredato questo testo, nonché organizzatrice di un Atelier di composizione architettonica e urbana, all’interno del corso di studi del medesimo

Ateneo; la città di Milano, con un altro Atelier di progettazione architettonica, coordinato presso il suo Politecnico dal Professor Pierre Alain Croset, già precedentemente citato per il suo contributo donato alla memoria collettiva; la città tedesca di Colonia, con lo studio condotto dall’Arch. Oswald Mathias Unghers, già annoverato tra i progettisti delle proposte per il Parco urbano di Salemi; la città norvegese di Oslo, da cui proveniva Christopher Prescott, responsabile e direttore, dal 1998 al 2001, del “Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo”, un importante sito archeologico aperto nei pressi della città, dal quale il suolo ha restituito agli abitanti numerosi oggetti di vita quotidiana dei più remoti antenati, cui ha contribuito anche lo studioso Sebastiano Tusa, punto di riferimento per la ricerca condotta finora; le città statunitensi di Chicago e Stanford, le cui università hanno aderito al progetto citato nel 1999, occasione in cui Michael Shanks ed Emma Blake, accompagnati da una dozzina di studenti, diedero inizio all’analisi dei reperti rinvenuti e li collocarono nel neonato Museo Archeologico di Salemi, situato all’interno del Polo Museale di Via Francesco d’Aguirre, in pieno centro storico; ed infine, ultima ma non meno importante, la città svedese di Göteborg, da cui, dopo la spedizione americana, sopraggiunsero degli studiosi universitari, Christian Mühlenbock e Kristian Kristiansen, per garantire la ricognizione di superficie e l’estensione degli scavi iniziati quattro anni prima, ad ovest, così da portarli a completamento nel 2002, anno dell’ultimazione del Progetto Monte Polizzo.

Il limitato elenco riportato permette di visualizzare sulla cartina del globo terrestre i luoghi raggiunti dall’interesse culturale, scientifico e progettuale per la Città di Salemi, coinvolgimento di cui gran parte del merito va riconosciuto all’impegno speso dall’amministrazione locale per far conoscere il territorio non solo oltremare, ma anche oltreoceano. La presente Tesi di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto punta ad aggiungere un nuovo piccolo tassello alla mappa dei centri di ricerca, nella speranza che questa aggiunta possa contribuire al suo proseguimento, tanto quanto hanno fatto gli studi precedenti, mantenendo vivi gli ideali che si sono stratificati per garantire un passo in avanti nella rinascita di questo importante borgo storico e, per risonanza, della più estesa Valle del Belìce di cui fa parte.

Dialogo | L’Immagine

II

Amor fati :

281

II

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320.

Amor Fati

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II

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Amor fati

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II

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Synosius,

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II

Melior de cinere surgo

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II

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Le staze di Alicia

Italian Beauty

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Le stanze della Catena

II

Le staze di Alicia

Italian Beauty

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326.

Handbook

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II

Ambito Mondiale Ambito Europeo

2 5

1 8-9 4 3

7

6

Salemi Ambito Regionale

1

Colonia, Germania, 1985 (Ambito Europeo) - Studio della Città e del Territorio di Salemi condotto dell’architetto tedesco Oswald Mathias Hungers;

2

Oslo, Norvegia, 1998 (Ambito Europeo) - “Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo”, diretto dal prof.Christopher Prescott, Università di Oslo.

3

Stanford, U.S.A., 1999 (Ambito Mondiale) - Intervento per portare avanti il “Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo”, M.Shanks ed E.Blake, Università di Stanford.

4

Chicago, U.S.A., 2001 (Ambito Mondiale) - Analisi dei reperti rinvenuti sul Monte Polizzo e allestimento del Museo Archeologico, Brien Garnand, Università di Chicago.

5

Göteborg, Svezia, 2002 - Completamento del Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo, diretto dai docenti C. Mühlenbock e K. Kristiansen, Università di Göteborg.

6

Venezia, Luglio 2018 (Ambito Europeo) - Workshop “Le staze di Alicia”, a cura della prof.ssa Roberta Albiero, W.A.Ve. 2018 “Italian Beauty”, Università IUAV di Venezia.

7

Milano, Settembre 2018 (Ambito Europeo) - Atelier di progettazione a cura del prof. Pierre Alain Croset, Politecnico di Milano.

8

Torino, 2019 (Ambito Europeo) - “Riabitare Alicia, Studio di fattibilità per la riqualificazione della Città Antica di Salemi.”, Dipartimento DAD del Politecnico di Torino.

9

Torino, 2020 (Ambito Europeo) - Tesi di Laurea Magistrale “TERROIR”, Tesi di Laurea Magistrale in Architettura, Costruzione & Città, Dipartimento DAD del Politecnico di Torino.

327.

289

II

Dialogo | L’Immagine

Un destino diverso per Salemi Il proposito di realizzare una strategia urbana ed un progetto architettonico per la Città di Salemi, che possano essere l’innesto di una rivitalizzazione sinergica per l’intero territorio della Valle del Belìce, comporta la necessità, oltre che di un accurato studio del contesto che passa attraverso le diverse scale di analisi e rappresentazione, da quella mediterranea a quella comunale, e di un altrettanto attenta ricognizione delle ricerce, dei progetti disseminati nello spazio e nel tempo dall’interesse da questo suscitato, di verificare quali siano le principali strategie recentemente formulate, già messe in atto o semplicemente ideate, e quali siano le risorse disponibili per poter intervenire, concentrando l’attenzione sull’ambito architettonico ed urbanistico, che è ovviamente il medesimo della presente tesi.

Tra gli architetti che recentemente hanno formulato delle ipotesi per la rinascita del territorio della Valle martoriata dal sisma del 1968, è possibile annoverare Mario Cucinella, architetto, designer e accademico palermitano, il quale, cresciuto a Genova, città natale della madre, ironia della sorte la stessa, come già evidenziato, in cui Nietzsche concepì e formulò per la prima volta la locuzione latina “Amor Fati”, è stato capocantiere al Lingotto di Torino e si è formato come allievo dell’archistar genovese Renzo Piano. Sopraggiunto nella Città di Gibellina, uno degli altri centri principali che insieme a Salemi è stato più volte citato nel corso del presente studio, in occasione del cinquantesimo anniversario della catastrofe, nel 2018, dopo aver potuto visitare e vivere i luoghi in cui sono sorti quelli che ha dichiarato essere dei “capricci edilizi nati sotto la direzione imperiale di Ludovico Corrao”, ed aver avuto modo non solo di comprendere ciò che non si dovrebbe più rifare, ma anche di immaginare ciò che ancora potrebbe essere fatto, ha realizzato una mappa attraverso la quale ha rappresentato la sua idea per rilanciare il centro di Gibellina, luogo da lui prescelto e sede principale del suo soggiorno, ed i suoi dintorni, tramite “l’architettura e la conoscenza” com’è possibile vedere dal foglio di questo stesso disegno, su di una iscrizione riportata a mano al di sopra della sua firma. Consapevole dell’immane lavoro ancora necessario, nonostante il mezzo secolo intercorso tra il terremoto belicino e la formulazione della sua proposta, per il recupero del patrimonio edilizio

290

dei diversi centri che, come riportato da uno dei capitoli precedenti al presente, hanno subito una diversa entità di danni, sia per il periodo di scosse telluriche, che per il successivo di ricostruzioni incontrollate ed insofferenti alle abitudini ed alle necessità delle popolazioni, la sua idea di rinascita può essere riassunta dall’intento di trasformare la Valle in un “Centro di ricerca internazionale sul terremoto”. Quello che chiama anche con il nome di “Università del Belìce” è un progetto che trova come punto di partenza l’edificazione di una sede per lo studio della disciplina del suo stesso ambito di formazione, l’Ingegneria Civile, e come sito di realizzazione proprio la città di Gibellina Nuova, formulato nell’intento di riscattare il risultato non pervenuto dell’immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, voluto dall’ex sindaco illuminato Ludovico Corrao, per fare in modo che artisti e opere di valore rinnovassero lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa, ma finito con l’innescare, anziché una rinascita, un processo di museificazione operato per lo più entro logiche estetizzanti e di tutela.

Il contributo di Mario Cucinella, limitatosi in ogni caso alla formulazione oculata di un indirizzo ben rispondente a quelle che sono le caratteristiche ed i valori stratificati nel corso della storia su questi territori, quello alternativo dello sviluppo nell’ambito dell’istruzione, dell’arte e della cultura, diverso ma affine a quello finora perseguito della valorizzazione turistica e ricettiva, sebbene non abbia avuto risvolto concreto, ha sicuramente aperto le strade della ricerca a quella che può essere considerata, molto probabilmente, una delle più efficaci strategie da intraprendere. Resta il fatto che Gibellina, quella Nuova per lo meno, che non è finita sotto le colate del vituperato cemento adagiatosi sulle rovine per assecondare l’idea dell’artista Alberto Burri di simboleggiare con il suo Cretto la rivincita dell’uomo sulla natura che uccide, e di imprimere per sempre, con la più grande opera di Land Art italiana, il ricordo del terremoto sia sul territorio della Valle colpita che nella memoria collettiva nazionale, è una città giovane, nata a seguito della catastrofe, che i suoi stessi abitanti faticano ancora a riconoscere come propria, una città che per conformazione e posizione ha una prevalente caratterizzazione residenziale, fatta eccezione per la presenza dei progetti realizzati del Laboratorio del Belìce 1980, e che di fatto poco ha da spartire con la storia,

la cultura e l’eredità di questa terra magnifica.

Oltretutto è un luogo abitato e vissuto già con non poche difficoltà e riluttanze da parte della sua popolazione, e non condivide invece il patrimonio di risorse e le potenzialità che presenta piuttosto un centro che si è mantenuto fedele alla sua matrice originaria ed è esso stesso quello originale, non il frutto di un piano urbanistico calato dall’alto, quanto un borgo storico considerato tra i più belli d’Italia, com’è la Città di Salemi.

L’attenzione andrebbe quindi nuovamente riportata sul centro storico salemitano, che grazie agli sforzi della sua amministrazione, ha già visto il generarsi di dinamiche positive nei più svariati settori ed è stata riportata all’attenzione non solo della nazione, ma anche, come già illustrato, del mondo intero. Questi sviluppi favorevoli si sono accompagnati per di più ad accordi, intese, iniziative e progetti che hanno reso le risorse necessarie, i finanziamenti, e le strutture interessate molto più disponibili, garantendo una maggiore sicurezza di investimento ed un più fiducioso ed accogliente ambiente di rigenerazione. Tra le iniziative, quella che finora ha generato maggiore successo, tanto da attirare anche l’attenzione dei media italiani e da portare alla trasmissione di un programma televisivo ad essa inerente, è stata quella di “case a 1 euro”, attuata, intorno al 2008, dall’ex sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, volta a contrapporre allo sfollamento il coinvolgimento dell’intera cittadinanza e la creazione di presupposti allettanti per possibili investitori. Questa idea, che ha già trovato risvolti efficaci nei Comuni di Gangi, Sambuca di Sicilia e Mussomeli, la cui realizzazione ha inizialmente subito nella città in cui è nata una battuta d’arresto dopo lo scioglimento, per infiltrazione mafiosa, della giunta del famoso critico d’arte è stata ripresa e portata a iniziale compimento da parte del nuovo nonché attuale gruppo di amministratori che fa capo al sindaco Domenico Venuti, il quale ha aperto il bando che mette all’asta le prime 36 unità immobiliari, donate dai proprietari, al prezzo simbolico di un caffè, fino al termine ultimo del 31 Agosto dell’anno corrente.

Con la vittoria dell’asta, ciascun partecipante prende impegno con il Comune per la ricostruzione dell’edificio acquisito nel medesimo luogo in cui già si trova, rispettando tutte le norme ed i vincoli paesaggistici, oltre che i termini e le tempistiche stabilite tramite accordi ufficiali.

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II

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291

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329. Stella d’ingresso al Belìce

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Porta del Belìce

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Cretto di Burri Cretto di Gibellina Grande Cretto

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100

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Evidenziazione dei lotti messi all’asta per il progetto “Case a 1 euro”

0

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1 3 6

2 7 8 4

5

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12

17 18 16 11 15 14 10 9

35

1

Lotto n. 1 - A, Via Bastione (P.T.)

2

Lotto n. 2 - A, Via Fontaneri (P.T.)

3

Lotto n. 3 - A, Via Sebastiano Armata (P.T.)

4

Lotto n. 4 - A, Via Sebastiano Armata (P.T.)

5

Lotto n. 5 - A, Via Sebastiano Armata (1° P.)

6

Lotto n. 6 - A, Via Bastione (1°P.)

7

Lotto n. 7 - A, Via Fontaneri (1°P.)

8

Lotto n. 8 - A, Bastione (2°P.)

9

Lotto n. 9 - A, Via San Biagio (P.T./1°P./2°P.)

10

Lotto n. 10 - A, Via San Biagio (P.T./1°P./2°P.)

11

Lotto n. 11 - A, Via San Biagio (P.T./1°P./2°P.)

12

Lotto n. 12 - A, Via San Biagio (P.T./1°P./2°P.)

13

Lotto n. 13 - A, Via San Biagio (P.T./1°P./2°P.)

14

Lotto n. 14 - A, Via Scavetto (P.T./1°P./2°P.)

15

Lotto n. 15 - A, Via Scavetto (P.T./1°P.)

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Lotto n. 16 - A, Via Scavetto (P.T./1°P.)

17

Lotto n. 17 - A, Via Scavetto (P.T./1°P.)

18

Lotto n. 18 - A, Via Scavetto (P.T./1°P.)

19

Lotto n. 19 - A, Via San Biagio (P.T./1°P)

20

Lotto n. 20 - A, Via Scavetto (P.T./P. 1/2)

21

Lotto n. 21 - A, Via Scavetto (P.T./1°P./2°P.)

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Lotto n. 22 - A, Via Mistretta (P.T./1°P.)

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Lotto n. 23 - A, Via Mistretta (P.T.)

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Lotto n. 24 - A, Via Mistretta (1°P.)

25

Lotto n. 25 - A, Via Mistretta (P.T./1°P.)

26

Lotto n. 26 - A, Via Mistretta (2°P.)

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Lotto n. 27 - A, Via Mistretta (1°P.)

28

Lotto n. 28 - A, Via Mela (P.T./1°P./2°P.)

29

Lotto n. 29 - A, Via Mela (P.T.)

30

Lotto n. 30 - A, Via Mela (P.T.)

31

Lotto n. 31 - A, Via Filosa (P.T./S1)

32

Lotto n. 32 - A, Via Mela n.° 12 (P.T./1°P./2°P.)

33

Lotto n. 33 - A, Via Plagenza n.° 13 - 15 (P.T./1°P./2°P.)

34

Lotto n. 34 - A, Via Maragioglio n.° 5 S1/P.T./1°P.)

35

Lotto n. 35 - A, Via Rapallo n.° 46 - 48 - 50 (P.T./1°P./2°P.)

36

Lotto n. 36 - A, Via Manfredo Cremona n.°6 (P.T./1°P./2°P.)

34

500

Estratto della TAV. 15 - Planimetria dello stato di fatto del Centro Storico della Città di Salemi (TP) | Progetto “Case a 1 euro”

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L’iniziativa “1 euro home” che, fino ad oggi, sembrerebbe procedere con successo, non va analizzata e valutata secondo una chiave di lettura che la vede puramente finalizzata alla trasformazione del singolo bene, quanto piuttosto, compresa ed apprezzata al meglio guardando ai meccanismi economici, sociali e politici che ha innescato. I registri su cui queste dinamiche agiscono sono differenti, così come diversi sono gli obiettivi: primo tra tutti è quello della riqualificazione del centro storico, che tramite questa iniziativa può essere condotta e realizzata non solo tramite l’apporto di capitali esterni, ma anche secondo nuovi criteri di edificabilità che ne assicurino l’armonia con l’ambiente circostante e impediscano la realizzazione di architetture, o più semplicemente manufatti edilizi, incompatibili e potenzialmente deturpanti; il secondo obiettivo, di fatto conseguente al primo, è quello sociale della ripopolazione del borgo, che potrebbe trovare, grazie alla riqualificazione, nuovi abitanti, spinti a trasferirsi sia per vivere all’interno delle residenze ristrutturate, sia successivamente per aprire nuove attività e fornire nuovi servizi che rispondano alla domanda, necessariamente accresciuta dai flussi migratori in entrata; un terzo risvolto positivo, anch’esso derivante dal primo, è quello del supporto apportato all’economia locale, necessariamente derivante dalla serie di attività messe in moto non solo per portare a termine i rifacimenti del patrimonio edilizio, quali ad esempio quelle dei liberi professionisti presenti sul territorio come architetti, ingegneri, falegnami, scalpellini, fabbri ma anche successivamente di quelle che serviranno a garantire la rinnovata vita del borgo ripopolato. L’importanza di questo processo messo in atto con non poca fatica dall’amministrazione locale, che di fatto ha assunto il ruolo di intermediario tra proprietari e soggetti investitori esterni, ovviamente condotto con il supporto e gli incentivi dell’autorità statale, è da considerarsi però non solo secondo i risvolti economici, demografici e sociali riportati ma anche per l’occasione che questa strategia, questo progetto, garantisce, assicurando la possibilità di sfruttare il ripopolamento del borgo e la sua riattivazione per conferirgli una nuova impostazione ed una nuova vocazione che permettano finalmente di ottenere risultati duraturi e consolidati nel tempo ed aprano una nuova era per il destino di Salemi, a più di cinquant’anni dal tragico evento che ne ha compromesso lo sviluppo.

Quella di “case a 1 euro” non è l’unica iniziativa promossa nel territorio salemitano che sta dando buoni frutti: un altro importante progetto proficuo, il cui merito è da attribuirsi ad un ente di carattere regionale, la Fondazione Sicilia, nata nel 1991 con lo scopo prioritario di favorire la crescita sociale, culturale ed economica della regione, impegnata quotidianamente nello sviluppo del patrimonio insulare, nella valorizzazione dei suoi beni culturali, nel supporto all’educazione ed alla ricerca scientifica, nonché nello stimolo dello sviluppo sostenibile e la promozione di azioni di solidarietà, ha portato alla redazione di uno studio di fattibilità per la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico del centro storico salemitano, e più precisamente del progetto “Riabitare Alicia. Studio di fattibilità per la riqualificazione della città antica di Salemi”, il quale ha dato attuazione alla collaborazione che da qualche anno l’amministrazione comunale intrattiene con un’altra fondazione, la Fondazione WISH - World International Sicilian Heritage, attraverso il coinvolgimento, nell’ambito del concorso “Studi di fattibilità per il recupero dei borghi abbandonati 2019”, del DAD, Dipartimento di Architettura e Design, del Politecnico di Torino, e dei suoi ricercatori e studenti. Obiettivo principale di questo studio che ha visto combinarsi le forze delle diverse organizzazioni, è stata la valorizzazione della qualità architettonica e paesaggistica della città antica, operata con la finalità di garantire la creazione di un’accoglienza inclusiva e diversificata, la promozione del turismo sostenibile, ed il sostegno alle politiche di sviluppo di diversi settori, per beneficio sia della comunità locale che, per risonanza, dell’intera società regionale. La riqualificazione, non solo delle residenze, per le quali è stata attuata l’iniziativa precedentemente descritta, ma anche del resto del patrimonio architettonico ed urbano di Salemi, costituisce un fondamentale tassello del virtuoso processo di rigenerazione necessario all’intera realtà territoriale della Valle del Belìce per trovare nuovo splendore, attuabile da un lato prevedendo il recupero del patrimonio costruito e dall’altro adoperandosi per l’attivazione di iniziative finalizzate alla promozione di un riuso il più possibile attivo e continuativo dei manufatti ristrutturati e/o restaurati, attraverso azioni di carattere scientifico e didattico-culturale che potranno essere avviate con il coinvolgimento

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di altre università ed altri attori già presenti nel circondario, oltre che sulle altre sponde del Mar Mediterraneo.

Entrambe le iniziative ed i progetti descritti, grazie ai risvolti positivi ottenuti, hanno invogliato, la giunta del Sindaco Domenico Venuti, a proporre l’accesso ad un importante stanziamento di incentivi, ammontante a circa dieci milioni di euro, da parte della Regione Sicilia, in favore della comunità della Valle del Belìce, a ormai 53 anni dall’avvenimento della catastrofe. Secondo l’amministrazione comunale, questi fondi dovrebbero essere destinati alla riqualificazione di una parte del centro storico dell’antica città di Salemi, e più precisamente alla riconfigurazione dell’area di circa 2.600 m2 che si trova alle spalle dell’Ex Chiesa Madre e della sua antistante Piazza Alicia, l’area del noto “Piano Cascio”, che come riportato dal capitolo precedente inerente l’intero borgo storico salemitano, è stato oggetto di progettazione anche da parte dell’archistar portoghese Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira e dell’architetto palermitano Roberto Collovà, nell’ambito del Laboratorio del Belìce ‘80.

Oltre a scegliere l’area, per usufruire dei fondi regionali stanziati, il gruppo di Venuti, ha dovuto decidere anche quale, tra le innumerevoli proposte pervenute dal DAD del Politecnico di Torino, fosse la strategia più adatta per dare attuazione concreta allo studio di fattibilità condotto e garantire la rinascita del borgo salemitano. Questa scelta, come riportato da diverse testate giornalistiche nel gennaio del 2021, al secondo anno dall’inizio della pandemia COVID-19, è ricaduta sulla realizzazione di un nuovo centro polifunzionale universitario dedicato agli studi di urbanistica ed archeologica.

Quanto descritto permette di avere un quadro necessario di quelle che sono le iniziative portate avanti all’interno del territorio comunale salemitano, ma prima di procedere all’esposizione della strategia di progetto intrapresa e sviluppata dalla presente Tesi di Laurea, gli autori ritengono necessaria una premessa: l’idea progettuale è nata in un periodo, quello terminale del 2019, in cui ancora non si erano avute notizie degli sviluppi del progetto “Riabitare Alicia”. A dimostrarlo è anche la genesi della strategia elaborata, la quale trae origine da un ragionamento su più ampia scala che parte dal dualismo del Bacino Mediterraneo e trova esempio nel progetto dell’architetto genovese Giancarlo De Carlo per il borgo storico di Urbino.

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Genesi della strategia d’intervento: Un nuovo centro nevralgico universitario per il Bacino Mediterraneo Era il 1958, quando l’architetto genovese Giancarlo De Carlo diede inizio al suo particolare sodalizio affettivo con la città marchigiana di Urbino, un rapporto nato da un’infatuazione giovanile, destinato a trasformarsi in un vero e proprio amore senile per questo centro urbano che lo portò ad elaborare due diversi Piani Regolatori, il primo compreso tra l’anno citato ed il 1964, ed il secondo realizzato tra il 1989 ed il 1994, per la stesura dei quali redasse un testo intitolato “Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica”, scritto per raccogliere i risultati dei suoi studi preliminari e della sua campagna di sperimentazione teorica e distendere la rete di relazioni che capì essere esistenti tra analisi urbana e progetto. Dalla combinazione di queste due diversi fini della sua pianificazione, egli è arrivato a dimostrare come il luogo, la storia e la progettazione possono, attraverso la partecipazione della popolazione, concretizzarsi all’unisono e tradursi in strategie progettuali, improntate a fare dell’uso il mezzo attraverso il quale far rivivere la città storica.

Il processo descritto, dunque, non è un processo lineare quanto piuttosto circolare, dal momento che la sua attività progettuale è contestuale all’analisi della spazialità urbana. Per De Carlo, la volontà di realizzare un piano efficace si affianca alla necessità di condurre uno studio approfondito del contesto, ritenuto il giusto medium per includere tutti i principali aspetti fondativi e caratterizzanti del tessuto urbano originario, non rintracciabili solo nelle relazioni con i manufatti architettonici caratteristici, quanto invece attraverso la disamina dei processi formali che hanno generato la vera e propria forma della città, lungo tutta la sua storia, analisi che porta a scoprire trame e relazioni necessariamente presenti al suo interno, dal momento che di fatto è il territorio ad essere la matrice originaria e primordiale di tutto ciò che contiene.

L’architetto genovese parte da un concetto fondamentale: non esiste niente che non abbia tratto genesi dal territorio, e per questa ragione, ognuna delle sue porzioni, costruita o meno, è intimamente connessa al resto e stabilisce con l’intero connessioni intense e viscerali che è necessario far emergere e discernere ogni qual

volta si abbia l’intenzione di progettare in un territorio. Un’approfondita conoscenza del luogo che parta da questo elemento è per De Carlo il punto di partenza che consente all’architetto di scoprire il progetto, già insito nel suo sito di realizzazione, anziché inventarlo di sana pianta o calarlo dall’alto, ed è attraverso questo suo ragionamento che il suo ruolo passa da quello di inventore a quello di scopritore che deve limitarsi all’individuazione ed al compimento dello stesso, come avrebbe fatto un’alchimista del passato trasformando la materia nera della nigredo nella pietra filosofale della rubedo. Un’ultima considerazione per capire l’impresa realizzata ad Urbino è che tutte le trame e le relazioni da indagare trovano sviluppo a partire da due diversi elementi, che potrebbero considerarsi contrapposti in un dualismo che permette l’espressione reciproca: la natura e la storia. De Carlo reintroduce la storia nell’architettura, dal momento che essa non è altro che il risvolto delle trasformazioni che avvengono nella natura, corrispondente allo stato originario ed incontaminato del territorio, e, entrambe, attraverso le loro interrelazioni, definiscono la realtà con cui l’architetto deve confrontarsi per elaborare un qualsiasi tipo di progetto. In particolare, la componente reintrodotta da De Carlo, non va vista con uno sguardo nostalgico rivolto al passato, quanto piuttosto con una mente progettante che la consideri uno strumento necessario a capirne il contesto.

Sulla base dei concetti esposti, è attraverso lo studio della natura e della storia che Giancarlo de Carlo ha elaborato la sua strategia progettuale per la Città di Urbino, rintracciando dalle relazioni di queste due componenti la migliore strategia d’intervento che potesse permettere la rinascita della città senza interrompere il suo rapporto con il paesaggio: quella di renderla una città-campus universitaria, ripopolandola e riattivandola attraverso l’indirizzo culturale e scientifico, per consentire nuovi apporti, sia di risorse che di menti abitanti, che potessero attraverso l’utilizzo, garantirle una rivalsa. Nel conferire questa nuova conformazione alla città, De Carlo elaborò quindi un programma di recupero del centro storico, stabilendo per ogni edificio la misura in cui fosse possibile la trasformazione, da un livello massimo che corrisponde alla

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totale inalterabilità, fino ad un livello minimo di demolizione senza ricostruzione. Insieme a questa scala di livelli, egli mise a punto una metodologia apposita per risolvere le problematiche emerse dalla sua analisi, basando su di esse un ventaglio di strumenti specificatamente studiati per il particolare caso urbinate, e attraverso un connubio grafico-progettuale, elaborò dei disegni carichi di un potenziale e di un’estetica rappresentativa unica, non solo strumento di studio della città, ma concretizzazione dell’espressione di una raffinata sintesi diagrammatica del progetto urbano. Queste rappresentazioni costituiscono oggi, insieme a quanto realizzato riscuotendo il successo sperato, il lascito dell’architetto genovese non solo alla città, ma anche alla storia dell’architettura italiana.

Partendo dall’idea, precedentemente descritta, dell’Università del Belìce, formulata nel 2018 dall’architetto palermitano Mario Cucinella, che per sua concezione avrebbe dovuto trovare sede principale nella Città di Gibellina Nuova (TP), prese in esame le iniziative già in atto nel territorio salemitano ed i loro risvolti positivi, considerata la fortuna nella tragedia della città prescelta come luogo di intervento, che per amore del fato si è mantenuta fedele alla propria identità formale e matrice urbana originaria, e notata la posizione quasi baricentrica della realtà territoriale di quest’ultima, rispetto all’intera area mediterranea, è estremizzando il metodo adottato dall’architetto genovese Giancarlo De Carlo per la città di Urbino e seguendone l’indirizzo, che gli autori della presente Tesi di Laurea hanno elaborato la loro proposta per la revitalizzazione dell’intera Valle del Belìce e la rinascita dell’antica città di Alicia: la realizzazione di un nuovo centro nevralgico universitario, dal respiro internazionale, che possa diventare un nuovo polo di riferimento per tutti i paesi del Bacino Mediterraneo, L.U.ME., Libera Università del Mediterraneo, un nuovo faro per il crocevia millenario dei flussi migratori del Mare Nostrum, l’Isola di Sicilia. Sempre seguendo l’esempio urbinate, così come fatto per l’impostazione della ricerca e l’analisi del contesto, portata alla scala dell’intero Bacino con la contrapposizione tra i principi fondamentali dualistici di storia e territorio, viene lasciato agli elaborati grafici, sintesi diagrammatica del lungo viaggio ideale e percorso compiuto, il compito di raccontare la strategia d’intervento ed il progetto risultante.

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Capitolo 6 “L.U.ME.” - Libera Università del Mediterraneo Introduzione al progetto: Che cos’è L.U.ME.?

“L.U.ME.” - Libera Università del Mediterraneo è il nome che è stato attribuito dagli autori della presente Tesi di Laurea alla proposta progettuale descritta dal capitolo corrente, per la realizzazione della sede didattica ed amministrativa, situata nell’area “Piano Cascio” della Città di Salemi (TP), di un nuovo centro nevralgico universitario mediterraneo, a vocazione internazionale, finalizzato all’innesto di un processo di rivitalizzazione sinergica del territorio dell’intera Valle del Belìce, atto a consentire una nuova efficace, definitiva, consolidata e meritata rinascita dopo la catastrofe causata dalla sequenza sismica del Terremoto del Gennaio 1968. Oggetto della proposta è la formulazione di una strategia d’intervento alla scala urbana e di una progettazione che dalla scala di rappresentazione territoriale raggiunge quella del dettaglio architettonico, per restituire attraverso degli elaborati grafici, realizzati, utilizzando tutti i metodi e le tecniche di cui si è acquisita padronanza del corso del percorso universitario, i risultati delle conoscenze approfondite attraverso i due diversi viaggi intrapresi per lo studio del contesto, come già visto estremizzato e portato alla più ampia realtà del Bacino Mediterraneo.

Perseguendo l’obiettivo di progettare un campus libero, strutturato ed organizzato in modo tale da riconfigurare un intero borgo, oltre che per quanto riguarda le abilità fatte proprie durante gli anni di formazione, l’Università Iuav di Venezia ha avuto un’importanza fondamentale come riferimento anche per l’ideazione del programma insediativo e funzionale della strategia, delineando attraverso i suoi spazi e le sue strutture, un quadro di attività e necessità irrinunciabili per un qualsiasi complesso simile ad essa, oltre a fornire dei dati utili alla quantificazione dell’indotto demografico ottenibile dalla presenza di un nuovo ateneo nella Città di Salemi, pur nella consapevolezza che essa, per posizione geografica, rilevanza nazionale ed internazionale, fornitura di servizi, ed offerta di trasporto, non è assimilabile ad una città nota in tutto il mondo per la sua unicità, come quella che sorge sulle isole della Laguna Veneta. Pur consentendo dunque un calcolo a

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spanne, l’ateneo veneziano ha dato la possibilità di effettuare, attraverso l’uso delle proporzioni, un dimensionamento di massima del numero di persone necessario a gestire e far funzionare una struttura di formazione come quella progettata e di verificare la sua effettiva validità nel garantire il ripopolamento, anche non permanente, dell’antico borgo di Alicia, che si è dimostrato essere un'urgenza non ignorabile per la rinascita del territorio, che si è illustrato, all’interno del capitolo inerente la sua realtà territoriale più ampia, quella della Valle del Belìce, aver accusato, anche nel lungo periodo, gli effetti della catastrofe che l’ha colpita nel ‘68, sia a livello economico che demografico. La nuova sede didattica punta, attraverso gli spazi progettati, ad ospitare circa 450 studenti e, in proporzione con i dati Iuav del 2015 inerenti agli iscritti (4.285 studenti nel 2015) ed al personale docente, tecnico ed amministrativo (472 dipendenti nel 2015), ciò comporterebbe la necessità di assumere almeno 50 persone a tempo indeterminato per garantire la gestione e l'attività del nuovo centro di studi.

Oltre al personale fisso, la presenza dell'Ateneo porterebbe poi alla nascita di una domanda di servizi da parte della "nuova popolazione" che genererebbe non poche occasioni per chiunque fosse interessato ad aprire nuove attività e ricavare profitto dalla nuova offerta.

Ciò che ha portato dunque a considerare il settore dell'istruzione universitaria come quello più adatto alla rinascita della Città di Salemi, oltre all'esempio virtuoso del caso studio riportato della città di Urbino, riconosciuta, ad oggi, come il borgo italiano universitario per eccellenza, grazie alla dedizione e all'intuizione dell'architetto genovese Giancarlo De Carlo, ed oltre all'idea formulata dall'architetto palermitano Mario Cucinella per l'Università del Belìce, è stata di certo la volontà di ripopolare il tessuto urbano salemitano non solo durante il periodo estivo, ma anche durante quello invernale, quando il turismo è scoraggiato dalle condizioni climatiche, e non solo per brevi periodi, come le visite guidate della città o i soggiorni di villeggiatura, quanto piuttosto per intervalli di tempo più ampi, che consentano ai nuovi abitanti temporanei del borgo, gli studenti, di viverlo, di conoscerlo, di promuoverlo e di prendersene cura come propria casa per tutto il periodo di formazione. Un ulteriore

punto a favore della strategia adottata, sarebbe la possibilità di garantire ai più giovani, nati e cresciuti nella Valle siciliana, di non abbandonare la propria terra natale per portare avanti la speranza di un futuro migliore, ma piuttosto di potervi restare, grazie a un nuovo freno posto a contrastare la fuga registrata in tutti questi anni dai componenti delle fasce di età più basse del territorio belicino. Per concludere, a giocare a sfavore delle altre possibili strade percorribili per la rivitalizzazione sinergica del territorio è il fatto che il turismo a Salemi, una città che dista comunque 35 minuti in automobile dalla distesa d'acqua del Mar Mediterraneo, e con essa quasi tutti gli altri centri colpiti dal sisma, ha un target rivolto soprattutto a fasce di età più alte, ed è più culturale che balneare, e non presenta grosse problematiche, in termini di sviluppo e di frequentazione, ma è anzi uno degli ambiti economici più progrediti, grazie all'offerta garantita dalla presenza del suo Polo Museale, della Rete Museale Belicina in cui esso è inserito, nonché grazie alla storia, alle tradizioni ed alle festività locali. Se è vero che la gestione dei fondi della ricostruzione post-sisma, come si è visto, ha dimostrato fallimentare l'investimento su settori sottosviluppati, come può essere considerato di fatto quello dell'istruzione, è anche vero che il progredire di quest'ultimo, tra l'altro ignorato in quell'occasione, potrebbe garantire miglioramenti significativi in termini di occupazione, aumento demografico, e notorietà del luogo, al punto da rendersi esso stesso, se correttamente strutturato sul territorio, ed opportunamente collegato ai centri abitati, il settore trainante dell'economia salemitana. È con queste premesse che è stata sviluppata la proposta progettuale per la realizzazione di "L.U.ME.", un ateneo ideato per garantire un'offerta didattica in parte dedicata al settore tecnico-scientifico della Geofisica ed in parte al settore umanistico dell’Antropologia culturale, attraverso 2 diversi corsi di studio della durata di 3 anni, accompagnati da un Master, rivolti a tutti gli abitanti delle 24 Nazioni affacciate sul Mar Mediterraneo, finalizzati a garantire una continua ricerca sui temi prevalenti nell'ambito dei 2 diversi principi fondamentali indagati, le due anime di questo Bacino, dualistico tanto quanto l'Architettura, insieme archè e tèchne, disciplina oggetto della presente Tesi di Laurea.

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La Strategia d’intervento: Genius Loci - L’innesto di una rivitalizzazione sinergica per il territorio dell’intera Valle del Belìce Insediare un nuovo complesso universitario all'interno di un borgo in attesa di riattivazione, o meglio, rendere questa operazione l'innesto trainante della stessa, dopo mezzo secolo di progressivo spopolamento, in una regione che si è dimostrato avere non poche carenze dal punto di vista delle infrastrutture per i trasporti, comporta un'accurata valutazione di quello che è il contesto di intervento, al fine di comprendere quanto, e cosa, il territorio sia in grado di offrire e di quanto, e di cosa, invece, necessiti. Queste premesse, che sono le stesse riportate dalle trattazioni precedenti, hanno reso evidente la necessità di portare a termine un'oculata e minuziosa analisi delle attrezzature e dei servizi già disponibili nell'area, oltre che delle strategie già messe in atto per agevolarne la rinascita. L'indagine di questi aspetti, condotta alla scala territoriale urbana, unita ad una verifica della disponibilità di spazio edificabile, non di certo carente a Salemi, condizione che non era comunque tra i desideri dei suoi cittadini all'epoca della catastrofe, ha consentito una valutazione delle potenzialità, e la presenza di altre strategie pregresse, o almeno recentemente attivate, ha garantito che esse venissero sfruttate al massimo nella formulazione dell'ipotesi di riconfigurazione.

La strategia d'intervento sviluppata, che trova la sua più completa delineazione nel masterplan di progetto, dimostra, nella sua composizione, l'importanza che hanno avuto le suddette analisi.

Un primo aspetto, indagato e successivamente sottoposto alle scelte progettuali, è sicuramente quello riguardante l'accessibilità, la viabilità e la mobilità all'interno del borgo salemitano. Dall'analisi dell'offerta di trasporto odierna, che ha puntato a fornire una rappresentazione delle modalità di spostamento attualmente disponibili all'interno della città, come anche dalle considerazioni assunte attraverso la visita di sopralluogo, è possibile affermare che il centro storico di Salemi, come quello di molti altri centri dell'entroterra siciliano, con la sua fitta rete di percorsi stretti, a dimensione più d'uomo che di macchina, che rassembrano quasi, per chi ha vissuto entrambi i luoghi, le calli del pesce veneziano, è un centro che si presta più allo spostamento a piedi che motorizzato. Questa

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caratteristica, da un lato positiva dal punto di vista ecologico e della sostenibilità ambientale, porta con sé una problematica inevitabile nel perseguire l'intento di insediare un nuovo complesso universitario all'interno del borgo: le strutture necessitano di essere raggiunte, sia dalle persone, che dalle merci, dalle strumentazioni e dai prodotti necessari alla loro attività ed al loro rifornimento, ragion per cui, considerando questo fattore, la strategia d'intervento ha portato alla disposizione di nuove aree di parcheggio, e conseguente carico - scarico, oltre a concentrare gli interventi relativi l'infrastruttura dei trasporti, ai bordi del colle su cui sorge la città, così da agevolarne il collegamento alle principali arterie stradali già presenti e tendenti anch'esse a solcare il bordo esterno del tessuto urbano.

Nonostante la sua configurazione pedonale, un altro aspetto da non sottovalutare, e da tenere in considerazione a maggior ragione nella volontà di garantire a chiunque di abitare e vivere il borgo, una volta rinato, è sicuramente quello che riguarda la presenza di barriere architettoniche e l'accessibilità alle persone disabili, un tema non trascurabile ed evidentemente rimasto spesso irrisolto in un centro urbano disseminato di scale, rampe e passerelle, oltre che disposto su un declivio che presenta una differenza di quota, con il suo intorno, non indifferente. Per rendere giustizia all'attributo contenuto nel suo nome, "Libera", che presuppone un'offerta didattica indirizzata a chiunque, indipendentemente da pregiudizi, discriminazioni e diversità, sia fisiche che ideologiche, la strategia d'intervento prevede di accompagnare l'insediamento della nuova Università, con l'apertura di un nuovo servizio di trasporto pubblico, rivolto sia agli studenti, che ai già presenti cittadini e turisti: si tratta dell'apertura delle 2 nuove linee dell'Ourobus, un servizio, offerto attraverso la presenza di minibus elettrici a guida autonoma, innovativi dal punto di vista tecnologico, che si prevede possano percorrere 2 diverse tratte, descrivendo 2 tracciati ad anello, i quali, bordando la porzione più interna e quella più esterna del borgo storico, hanno la potenzialità di consentire anche ai disabili di raggiungere un qualunque punto della città, e soprattutto, ciascuna delle aree riconfigurate, in qualsiasi momento, grazie ad una frequenza di passaggio di circa 15 minuti, in ognuna delle diverse fermate

predisposte nelle vicinanze dei principali punti d'interesse. Al fine di garantire la possibilità al nuovo servizio di circostanziare l'intero borgo e attraversare ciascuno dei quartieri della matrice storica, è stato necessario prevedere la riapertura di un tratto stradale ad oggi compromesso dalla vegetazione e dall'inutilizzo, collocato all'estremità sud-orientale del centro abitato, che collegava un tempo l'attuale Via De Simone a Via San Biagio, consentendo il collegamento tra il Quartiere della Misericordia e quello arabo del Rabato. Questa riapertura allo stesso tempo garantirebbe di far defluire parte dei flussi che scorrono lungo le arterie principali in una nuova diramazione, con benefici anche per l'attuale sistema stradale.

Risolto il problema della mobilità, operare su una città colpita da un forte sisma, e ancora disseminata di ruderi da crolli totali, parziali e irrisori, ha richiesto, al fine di poter affrontare qualsiasi situazione configurabile durante l'applicazione dell'impostata strategia progettuale, l'identificazione di una serie di interventi applicabili ai resti della Vecchia Salemi, al fine di conservare, proteggere, integrare e riutilizzare i ruderi, considerandoli, a tutti gli effetti, materiali e oggetto di progetto, secondo i principi già applicati in passato dal Laboratorio del Belìce '80. Sono questi gli "strumenti" concettuali adottati nel riconfigurare attraverso il masterplan di progetto la città e dotarla di tutti i servizi necessari ad ospitare il nuovo ateneo universitario e a ripercorrere il virtuoso percorso già intrapreso dalla Città di Urbino con De Carlo.

La disposizione dei luoghi di vita e di attività del complesso è più facilmente visibile dagli elaborati sviluppati, mentre una piccola parentesi si ritiene necessaria per quanto riguarda le modalità con cui si prevede la città possa garantire la permanenza dei nuovi abitanti: la proposta, oltre a prevedere la realizzazione di dormitori e spazi abitabili da docenti e ospiti internazionali, beneficia della già attiva iniziativa "Case a 1 euro", la quale, se porterà ai risultati sperati con la sua promozione, garantirà la possibilità di sistemare gli studenti negli immobili restaurati, adottando un'accoglienza impostata secondo la configurazione di un vero e proprio albergo diffuso, il quale garantirebbe ai vincitori dell'asta immobiliare, di trovare nell'immediato degli inquilini per raccogliere i frutti dello sforzo compiuto per il risanamento dell'immobile, e agli studenti di trovare facilmente una sistemazione.

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TAV. 16 - Planivolumetria del Masterplan di progetto alla scala urbana per la rinascita del Centro Storico di Salemi.

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Inserimento di tiranti in acciaio per il consolidamento murario

364.

322

Risarcitura e successiva stilatura dei giunti

Integrazione delle parti mancanti

Epilogo | La Forma

5

III

6

Conservazione e protezione delle creste murarie

7

Realizzazione di una nuova copertura

8

Realizzazione di una struttura esterna di protezione

Mantenimento delle tracce e delle giaciture preesistenti

365.

323

III

Epilogo | La Forma

9

10

Integrazione di un nuovo percorso interno

11

12

Integrazione di nuovi volumi

366.

324

Integrazione di nuove partizioni interne

Integrazione di nuove strutture

Epilogo | La Forma

III

Abaco delle strategie d'intervento sui ruderi Interventi di consolidamento:

1

Consolidamento delle fondazioni:

2

Risarcitura e successiva stilatura dei giunti:

3

Inserimento di tiranti in acciaio per il consolidamento murario:

Se il terreno vicino ai ruderi è stato scosso drasticamente a causa del sisma, le fondazioni potrebbero essere state compromesse ed essere ancora soggette a crolli. Per porre rimedio a questo problema, può essere necessario il sostegno ed il consolidameto delle fondazioni.

Il terremoto ha inevitabilmente scosso i paramenti murari, disgregandoli e facendo perdere loro coesione. La risarcitura e successiva stilatura dei giunti di malta di allettamento, decoesi ed erosi, consente di ripristinare un sicuro contatto tra le pietre della muratura, di conferire stabilità e continuità e di eliminare le vie di penetrazione degli agenti esterni.

In alcuni casi gli effetti del terremoto hanno compromesso a tal punto la stabilità strutturale degli edifici da renderne labili anche i ruderi. L’inserimento di tiranti in acciaio per il consolidamento murario consente di migliorare l’ammorsamento tra le pareti, la connessione di quest’ultime con i solai, di presidiare quelle già deformate contro ulteriori fenomeni di instabilità e di contrastare le spinte degli elementi.

4

Integrazione delle parti mancanti Le porzioni di strutture rimaste in opera dopo il sisma possono essere gravemente danneggiate e/o compomesse. La demolizione delle parti irrecuperabili dei paramenti murari consente la sostituzione delle medesime con nuovi materiali e forme. Nell’eventuale caso in cui i ruderi, consolidati o meno da ulteriori interventi, siano recuperabili, è possibile procedere anche all’integrazione delle parti mancanti.

Interventi di protezione:

5

Conservazione e protezione delle creste murarie

6

Realizzazione di una nuova copertura

7

Realizzazione di una struttura esterna di protezione

8

Mantenimento delle tracce e giaciture preesistenti

Uno dei problemi più gravi che affligge i ruderi sono i danni che ricevono a causa delle loro creste murarie scoperte. Per evitare che l’acqua vi penetri attraverso e ne danneggi ulteriormente i giunti, causando ulteriori fenomeni di degrado e di disgregazione, è necessario procedere, nel caso non si prediligessero interventi diversi, alla conservazione e protezione delle creste murarie che devono essere opportunamente sigillate.

Nel caso in cui si voglia rendere utilizzabile lo spazio interno ai ruderi, senza inserire nuovi volumi e/o nuove strutture interne, è possibile procedere alla realizzazione di una nuova copertura. Essa fornisce sia supporto strutturale che protezione ambientale per i paramenti murari preesistenti, purchè questi vengano prima opportunamente consolidati attraverso l’applicazione di altre tipologie di intervento.

Nel caso in cui si voglia rendere utilizzabile lo spazio interno ai ruderi, o semplicemente preservarli, senza inserire nuovi volumi e/o nuove strutture interne, e non sia possibile procedere alla realizzazione di una nuova copertura, è possibile affidarsi alla realizzazione una struttura esterna di protezione che, inglobandoli, può proteggerli da ulteriori deterioramenti e fenomeni di degrado.

Il crollo totale di un edificio impedisce di poterne mantenere la memoria attraverso il consolidamento e la protezione dei suoi ruderi. Al fine di mantenere inalterato il tessuto urbano che lo ha ospitato o di tramandarne quantomeno i segni, è possibile avvalersi del mantenimento delle tracce e delle giaciture preesistenti.

Interventi di integrazione:

9

Integrazione di un nuovo percorso interno

10

Integrazione di nuove partizioni interne

11

Integrazione di nuovi volumi

12

Integrazione di nuove strutture

Un rudere consolidato può diventare contenitore e/o recinto di nuovi spazi architettonici. Nel caso in cui non si ritenga necessario procedere all’inserimento di nuove partizioni interne, di nuovi volumi e/o di nuove strutture, mantenendo inalterata una rovina è possibile renderla apprezzabile e metterla in mostra a nuovi fruitori attraverso l’integrazione di un nuovo percorso interno.

Nel caso in cui non si ritenga necessario procedere all’integrazione di nuovi volumi e/o di nuove strutture, lo spazio interno ai paramenti murari esterni rimasti può essere riconfigurato e rimodulato attraverso l’integrazione di nuove partizioni interne.

Nel caso in cui non si ritenga sufficiente l’inserimento di nuove partizioni, lo spazio interno ai paramenti murari esterni rimasti può essere rimodulato attraverso l’integrazione di nuovi volumi, i quali, configurandosi come autonomi, non integrano i ruderi, ma li rendono un oggetto, non da integrare, ma da cui farsi contenere.

Nel caso in cui non si ritenga sufficiente l’inserimento di nuove partizioni e si ritenga eccessiva l’integrazione di nuovi volumi, lo spazio interno ai paramenti murari esterni rimasti può essere riconfigurato e rimodulato attraverso l’integrazione di nuove strutture, le quali garantiscono non solo la riconfigurazione dello spazio interno ma anche un fondamentale sostegno per prevenire ulteriori fenomeni di collasso e/o instabilità.

325

III

Epilogo | La Forma

Il sito d’intervento: Piano Cascio Il sito prescelto per la realizzazione della proposta di progetto corredata dal presente testo, sviluppo principale della presente Tesi di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto, nucleo primordiale atto a consentire l’innesto della strategia d’intervento proposta alla scala urbana per riconfigurare l’intero centro storico salemitano, ed alla scala superiore, quella territoriale della Valle del Belìce, per consentire una rivitalizzazione sinergica di tutti i centri colpiti dal Terremoto del Belìce del 1968, è l’area di “Piano Cascio”, parte della matrice storica descritta dai precedenti capitoli ed annoverata più volte tra quelle che hanno suscitato maggiore interesse in tutti i soggetti che si sono interfacciati con la necessità di riqualificare l’antica Città di Alicia, ricadente, come mostrato dagli elaborati grafici realizzati per rappresentare il tessuto urbano originario, nell’emblematico Quartiere del Castrum, collocata direttamente alle spalle della piazza principale di Salemi, Piazza Alicia, celebre frutto del progetto di Restauro dell’Ex Chiesa Madre, e delle strade ed aree ad essa adiacenti, realizzato dall’architetto portoghese Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira e dall’architetto palermitano Roberto Collovà.

La posizione strategica di quest’area, collocata nelle immediate vicinanze del baricentro del tessuto urbano storico e sulla sommità del colle su cui esso sorge, garantisce un’agevole accessibilità per tutte le possibili utenze, da quelle che vi giungono a piedi, a quelle che raggiungono in auto lo spiazzo pavimentato antistante il Castello Normanno-Svevo di Salemi. In particolare, l’accesso all’area è garantito: a nord-ovest da Via Villaragut, costeggiando a piedi i manufatti orientali del progetto di Siza, come anche da Via Madonna dell’Udienza, stretto vicolo pedonale che consente il collegamento con la più ampia arteria stradale di Via Francesco Crispi; a est, dal percorso pedonale di Via Orlando Filippo, il quale taglia in direzione nord-sud, e viceversa, l’intera area oggetto dello sviluppo della proposta progettuale; ed infine a sud, dall’angolo orientale del sito, attraverso le scalinate che bordano la parete meridionale della Chiesa di San Giuseppe, manufatto storico escluso dalla progettazione in quanto ancora oggi consacrato ed utilizzato, oltretutto, per ospitare uno degli altari che vengono realizzati in occasione della festività

326

principale della tradizione salemitana, e dalla strada pavimentata e carrabile che diramandosi dal viale principale del centro raggiunge questa scala da ovest, Via Francesco D’Aguirre, la quale garantisce un ulteriore punto di arrivo per i veicoli motorizzati, offrendo perdipiù la possibilità di collocare un’area di carico e scarico, in una posizione più riservata e decentrata rispetto a quella che sarebbe configurabile in Via Villaragut.

Dal punto di vista puramente urbanistico e paesaggistico, quest’area, pur avendo accusato particolarmente gli effetti delle scosse telluriche della sequenza sismica e l’incuria dei 53 anni di abbandono conseguenti, persiste ancora, per quanto possibile attraverso le porzioni murarie rimaste verticali, e le tracce sopravvissute, nel conservare gli aspetti ed i caratteri tipici dell’impianto islamico, nonostante faccia parte di un quartiere la cui configurazione è prevelantemente cristiana, segno ancora una volta della validità del II° principio fondamentale indagato attraverso il percorso di ricerca condotto e del suo assunto inerente la continua corruzione positiva operata dal contatto tra le culture in ambito mediterranneo. Le stesse tracce ereditate dalla tradizione araba, mura che circoscrivono gli spazi di questa porzione di città, sono emblematiche non solo di questo fenomeno e del luogo di progetto, quanto anche un vero e proprio manifesto, alla pari del Sample Yard realizzato dall’architetto estone-americano Louis Isadore Kahn per istruire le maestranze impegnate nella realizzazione del suo progetto per l’Indian Institute of Management di Ahmedabad, un campionamento materico e concreto delle tecniche costruttive di questo antico borgo e della sua storia. Terra e macerie restituiscono al presente frammenti e resti di materiali, come la Pietra Campanedda, chiamata così per il suono emesso dalla sua superficie se percossa dallo scalpellino agitato dalle competenti e sapienti mani degli artigiani salemitani, iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali dell’UNESCO il 24 Maggio del 2012, e strutture tradizionali, come quelle lignee realizzate per i soffitti e le coperture, o ancora come gli archi di pietra, ormai murati, e le piccole finestre inferriate, con le loro balaustre che si affacciano sul vuoto a segnare le quote dei piani dei manufatti distrutti dal sisma, senza consentire più a nessuno di affacciarvisi.

Questa condizione odierna, generata dal degrado e dall’abbandono, ha fatto sì che, ad oggi, l’area mostri un forte contrasto tra la sua conformazione esterna, essenziale nel conservare i caratteri originali, e quella interna, che oltre a suscitare un’atmosfera quasi romantica di fascinazione per le rovine, mette in mostra, di fronte ai visitatori della più curata, vissuta e tutelata Piazza Alicia, e della vetta della torre angolare circolare del maniero salemitano, punto panoramico su tutto il territorio circostante, nonché quota più alta raggiungibile all’interno del centro abitato, la necessità di rinascita di questo antico borgo, non ancora pareggiata in egual modo, su tutta la sua estensione.

Dal punto di vista architettonico, altri importanti lasciti del patrimonio salemitano restano, all’interno dell’Area e nelle sue immediate vicinanze, in attesa di un restauro conservativo e di un risanamento tale da consentire la reimmissione in un circolo virtuoso di utilizzo: sul margine orientale, i resti di un complesso fondato nel 1723 dal Barone di Giardinello, Tommaso Clemenza, quello dell’Ex Chiesa e dell’Ex Convento Gesuita della Concezione, parzialmente danneggiati dal terremoto, e più gravemente compromessi dagli anni di inutilizzo e dalla mancanza di interventi concreti o anche solo progettuali, salvo qualche timido accenno di interesse come quello che ha portato l’architetto trapanese Alfredo Valerio a ricevere l’incarico per il rilievo dei manufatti e la proposta di un progetto per la realizzazione, all’interno dell’orfanotrofio femminile del convento, di un centro polivalente per giovani, rimasto su carta firmata dal Comune il 22 Novembre del 1994; sul margine meridionale, separata dal complesso precedentemente descritto dalla già citata diramazione di Via Francesco D’Aguirre, i resti dell’Ex Chiesa di Maria SS. del Rosario, risalente secondo il Cremona al 1536, uno dei luoghi di culto più antichi del borgo, ad oggi ridotto ad un vuoto recinto, contenitore esclusivamente di calcinacci, macerie e vegetazione rampicante, che a differenza di quello collocato dirimpetto è stato recentemente oggetto dell’interesse dell’Amministrazione Comunale che, nel 2020, ha incaricato l’architetto locale Irene Cavarretta di realizzare un progetto per il restauro dell’edificio e la conversione in un auditorium per convegni, finalizzato ad un uso coordinato con il vicino Polo Museale della Città.

Epilogo | La Forma

III

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III

Epilogo | La Forma

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III

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Epilogo | La Forma m

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25 + 43 1 ,00

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+ 43 1 ,00

+ 43 9

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+ 43 1 ,45 + 431,45

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75 + 43 1 ,2 5

+ 43 0,00

100

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TAV. 17 - Planivolumetria dello stato di fatto del sito d’intervento, “Piano Cascio”, a quota + 490,00 m s.l.m..

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III

Epilogo | La Forma

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Epilogo | La Forma

Pianta Piano Terra

Pianta Piano Ammezzato

Pianta Piano Secondo

Prospetti principali

III

Pianta Piano Primo

Pianta Coperture

Sezioni A-A, B-B, C-C, D-D, E-E

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III

Epilogo | La Forma

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Epilogo | La Forma

Sezione B - B'

III

Vista prospettica degli interni

A

B

B’

A’

Pianta

Sezione A - A'

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III

Epilogo | La Forma

Il Progetto: Nucleo primordiale di un ateneo belicino a vocazione internazionale Dopo aver presentato l’idea progettuale di base, la strategia d’intervento alla scala urbana e l’area di progetto prescelta per la realizzazione, è possibile procedere alla descrizione dell’intervento ideato fino alla scala del dettaglio architettonico per l’edificazione del nuovo nucleo primordiale dell’Ateneo universitario belicino, a vocazione internazionale, “L.U.ME.” - Libera Università del Mediterraneo, costituito dalla sede didattica ed amministrativa del nuovo centro di studi e dal loro refettorio, collocati all’interno della precedentemente descritta area di “Piano Cascio”, cercando di restituire in un quadro, il più possibile sintetico, i ragionamenti condotti ed adottati per la redazione degli elaborati.

L’intervento ideato tenta di coinvolgere il più possibile tutte le preesistenze dell’area, facendo dei ruderi e delle tracce lasciate dal Terremoto del ‘68, i segni essenziali di una riconfigurazione atta a mantenere intatta l’essenza e la matrice urbana originaria, tanto indagata ed esaminata attraverso il percorso di ricerca ed il breviario architettonico prodotto, così da non incorrere negli stessi errori commessi dai progettisti che in passato furono incaricati della ricostruzione dei centri terremotati, cercando di prendere delle scelte oculate al rispetto non solo del patrimonio architettonico e delle tradizioni locali, ma anche delle modalità di fruizione odierna dello spazio urbano da parte della cittadinanza rimasta. Tra le preesistenze rimesse in gioco è possibile ritrovare anche i manufatti precedentemente citati come gli edifici di maggiore rilievo dell’area, lasciati all’azione del tempo ed in attesa di un nuovo utilizzo, come: il Monastero della Concezione, convertito nella sede amministrativa dell’Ateneo, visto come il luogo più adatto ad ospitare tutte le funzioni direzionali, dai servizi di segreteria al rettorato; l’annessa Ex Chiesa Gesuita della Concezione, che in qualità di rudere, una volta sconsacrata e sottoposta a restauro conservativo, potrà mantenere la sua apparenza sacrale nel diventare lo spazio architettonico di una nuova biblioteca e centro di ricerca hi-tech, sviluppata su tre torri tecnologiche collocate all’interno della sua unica navata e connessa con le altre sedi universitarie del Bacino Mediterraneo, nonché luogo di scambio

336

e di ricerca per chiunque, oltre agli studenti, volesse contribuire alla diffusione di conoscenze e contenuti inerenti non solo le materie d’indirizzo della proposta didattica, la Geofisica e l’Antropologia Culturale, ma qualsiasi altro ambito pertinente l’area geografica mediterranea di riferimento e la Città stessa; ed infine, la Chiesa di Maria SS. del Rosario, che mantenendo la sua configurazione attuale di recinto, una volta consolidate le rovine che la costituiscono, viene ripensata come spazio espositivo a cielo aperto, sottoposto al controllo e la direzione coordinata del nuovo centro universitario e del già presente Polo Museale, messo a disposizione sia degli iscritti per realizzare esposizioni dei risultati del lavoro portato avanti durante il percorso di studi, che dei soggetti esterni decisi a realizzare mostre temporanee, allestimenti o esibizioni da offrire tanto all’attenzione della cittadinanza, quanto a quella dei turisti e dei visitatori sporadici.

Vere protagoniste del progetto però sono quelle preesistenze che sotto le percosse della sequenza sismica sono state ridotte a tratti e porzioni murarie di dimensioni contenute e spesso instabili e pericolanti, che pur non avendo mantenuto la loro funzione statica portante e pur avendo perso la loro continuità, sono le rovine che tracciano sul rilievo scosceso di Piano Cascio i segni della memoria di questo luogo e della sua conformazione precedente il disastro. Come spesso accade, nell’ambito del risanamento architettonico, si è deciso di mantenere questi tracciati originari e di valorizzarli, immaginando di sottoporne le partizioni ad un restauro conservativo, così da poterle inglobare e preservare nella realizzazione dei nuovi nuclei ideati per ospitare la didattica, delle aule, ad uno o a due piani, nella maggior parte dei casi tenute insieme in blocchi unici, dotati di servizi igienici ed impianti di sollevamento atti a consentire l’accessibilità di tutti gli spazi, dotati di patii che, posti in posizioni strategiche, si collegano, a grappolo, ai percorsi esterni, diventando un’estensione dello spazio pubblico, così com’è tipico per i cortili della tradizione costruttiva islamica, che come si è già riportato, è quella con cui gli aspetti tipologici ed urbanistici dell’area presentano maggiore assonanza. Questi nuclei tendono poi a ridurre le proprie dimensioni fino ad assumere quelle di singole aule, in corrispondenza

della porzione sud-orientale del sito, sull’esempio del diradamento volumetrico graduale utilizzato dal progettista finlandese Hugo Alvar Henrik Aalto nell’impostazione planimetrica della sua Casa sperimentale sull’isola di Muuratsalo, generando così una zona atta ad ospitare gli studenti del Master e da separarli dai restanti iscritti dei primi tre anni del corso di formazione mediterranea, collocati invece nei restanti nuclei di aule accorpate.

La disposizione degli spazi per la didattica ha avuto un’importanza fondamentale nella definizione dell’intero intervento: oltre al rispetto delle tracce preesistenti, è stato prioritario adottare un sistema insediativo che rispettasse oltre che l’impronta araba anche le configurazioni locali già presenti in diverse porzioni del tessuto urbano, tra le quali si è deciso, per affrontare le differenze di quota dovute alla morfologia del terreno, di prediligere il sistema insediativo a terrazzamento, operando, dove necessario, e nel modo più contenuto possibile, delle movimentazioni di suolo finalizzate alla configurazione di quattro diversi livelli principali, alle quote + 428,00, + 431,00, + 433,00, + 435,00 m s.l.m., perseguendo ancora una volta il rispetto delle altimetrie esistenti, così da collegare i nuovi percorsi alle vie ed alle diramazioni pedonali utilizzabili per l’accesso all’area. Sempre puntando a preservare le tracce dell’impianto precedente il Terremoto, le nuove partizioni sono state differenziate dai muri storici rimasti, adottando una strategia che rimarca quella seguita dall’architetto statunitense Peter Eisenman nella realizzazione del suo progetto per l’IBA Social Housing di Berlino, per definire il quale si è servito di una griglia di modulo 50 m, corrispondente a quella utilizzata da Mercatore: la giacitura di quasi tutte le partizioni verticali dei nuovi manufatti è stata stabilita adottando come riferimento i multipli ed i sottomultipli di un reticolo cartesiano di rette parallele.

Con lo stesso scopo, unito al proposito di non intaccare ulteriormente le tracce esistenti, e di mantenere un contrasto tra quanto è stato ereditato dal passato e quanto invece si è predisposto per il futuro, pur garantendo una perfetta integrazione visiva e tangibile del nuovo intervento, anche i materiali dei nuovi nuclei didattici sono stati differenziati da quelli tradizionali presenti, non prediligendone di nuovi, ma operando una rielaborazione in chiave contemporanea del loro utilizzo nelle tecniche e tecnologie costruttive: la

Epilogo | La Forma

struttura dei blocchi didattici, al fine ulteriore di facilitare la cantierizzazione dell’area ed il processo di costruzione, è stata pensata in legno ed è di tipo platform frame, con un’intelaiatura di dimensioni variabili a seconda degli spazi che configura, rivestita esternamente attraverso un telaio di lastre in pietra locale. Per quanto concerne le fondazioni, le nuove architetture si presentano poggiate su plinti in calcestruzzo, che agevolano la coesione strutturale del muro storico, attraverso giunti in legno ed acciaio che garantiscono la realizzazione dell’intervento rinunciando all’uso di fondazioni continue che, oltre a compromettere la stabilità del terreno, potrebbero portare ad un’irreversibilità tale da non consentire alcun tipo di rimodulazione futura. Per aumentare la stabilità e compattezza delle preesistenze storiche è inoltre prevista un’ulteriore struttura di sostegno e rinforzo in acciaio, formata da profilati IPE 180.

Altre scelte concordi alla strategia adottata riguardano la pavimentazione dello spazio esterno riconfigurato. Esse perseguono l'obiettivo di differenziare l’area di intervento dal resto del centro urbano, di marcarne la presenza anche guardando il territorio con il punto di vista di Icaro e di affrontare ancora una volta il tema della differenza altimetrica tra le parti: relativamente ai nuovi percorsi pubblici configurati, è stata adottata una pavimentazione diversa rispetto a quelle storiche presenti sul suolo, le piazze e le strade del centro urbano, una pavimentazione concentrica che come fanno le onde telluriche diffondendosi dal loro epicentro, si sviluppa a partire da un fulcro, un punto che segna la quota più alta dell’area riconfigurata, l’apertura circolare del nuovo memoriale del Terremoto del Belìce del 1968, alla quota +435,00 m s.l.m., che consente l’illuminazione di questo spazio ipogeo scavato al centro del sito, accessibile da una galleria aperta sulla via pedonale posto alla quota + 428,00 m s.l.m. Un diverso approccio è stato perseguito nel pavimentare le rampe che consentono una dolce discesa tra un piano e l’altro del terrazzamento e per i patii che, come già riportato, creano una commistione tra lo spazio racchiuso dei nuclei e quello aperto dei percorsi, un approccio che vede ancora una volta la rielaborazione dell’esistente nel disegno del nuovo, e aggiunge una nuova trama a quelle storiche riportate dal Breviario architettonico, avente come base di partenza le forme geometriche adottate per pavimentare il

quartiere arabo del Rabato, così come visibile sulla superficie dello spazio pubblico di Via Schillaci.

Progettare il nuovo, soprattutto per ospitare utenti provenienti da ogni nazione e paese del Bacino Mediterraneo, significa però anche adottare nuovi sistemi, nuove tecnologie, o importarle da altri luoghi che presentano caratteristiche climatiche e fisiche simili a quelle del luogo di progetto: è per questa ragione che si è deciso di soddisfare una necessità funzionale come l’areazione dei nuovi spazi per la didattica e del nuovo Refettorio, un edificio su tre livelli atto ad ospitare i pranzi e le cene della "nuova popolazione", collocato sul margine meridionale dell'area, avvalendosi di strutture ed elementi costruttivi provenienti da altre aree, ugualmente mediterranee, presenti sia in ambito regionale che in ambito internazionale, quali ad esempio le torri del vento, elementi verticali che contribuiscono tra l’altro a conferire una nuova connotazione allo skyline salemitano e all’area di Piano Cascio, sopperendo al numero contenuto di aperture realizzate verso l’esterno per il mantenimento delle partizioni storiche, ideate con una sommità troncoconica che lascia libero passaggio all’aria ed alla luce, ed ancora le mashrabiye, un altro sistema di raffrescamento passivo tipico delle zone del Nord Africa e del mondo arabo, che consente di filtrare i raggi del sole, di controllare i flussi d’aria, riducendone la temperatura ed aumentandone l’umidità, il quale insieme ai materiali adottati nella definizione dei pacchetti costruttivi, garantisce sostenibilità energetica all’intervento proposto.

Il progetto descritto, i cui risultati sono maggiormente apprezzabili dalle tavole allegate alla presente Tesi, ha dunque tentato di affrontare al meglio le tematiche emerse ed espresse implicitamente dall’area, puntando non solo a preservare le caratteristiche della matrice urbana originaria e ad un’integrazione il più possibile delicata dei nuovi manufatti, ma anche a tenere conto delle possibilità di realizzazione offerte da un luogo compromesso tanto dalle forze ctonie della Terra, quanto dal disinteresse e dall’abbandono da parte dell’uomo, cercando, grazie al percorso di ricerca condotto, di non abbandonare quella capacità portata avanti nei secoli dall’antico borgo di Alicia di farsi emblema e concretizzazione materica del dualismo mediterraneo.

III

Offrendosi di essere l’incipit di una più ampia, lunga e consolidata rivitalizzazione dell’intera area della punta occidentale dell’Isola e della realtà territoriale interprovinciale della Valle del Belìce, la sede principale, amministrativa e didattica, dell’Ateneo universitario “L.U.ME.” è stata ideata nell’ottica di un’espansione graduale sia dell’offerta formativa che del complesso di sistemi, attrezzature, ed architetture volte alla riqualificazione del territorio ed al ripopolamento, non solo per il breve periodo, anche degli altri centri colpiti dalla catastrofe, così da consolidare la collaborazione già messa in atto, in ambito museale e turistico, tra le loro rispettive amministrazioni.

Quello che è stato definito come il nucleo primordiale della strategia d’intervento urbana riportata, è solo un nuovo punto, un nuovo tassello per l’ancora lungo ed ininterrotto percorso necessario alla Città di Salemi per sovvertire il proprio destino, in parte compromesso dalla catastrofe del Terremoto del Belìce del 1968, ma graziato dalle modificazioni irreversibili inizialmente volute dalla successiva ricostruzione post-sisma. La proposta progettuale elaborata ha dunque il fine esclusivo di contribuire e partecipare alla discussione portata avanti con interesse dai più svariati studiosi che hanno dimostrato, tanto quanto gli autori della presente Tesi, di avere a cuore non solo il borgo salemitano, ma anche l’intera Regione Sicilia, paradiso ed inferno, ed il più ampio Bacino Mediterraneo, un’area del globo da cui, tanto quanto agli albori della civiltà, dipende ancora oggi la sopravvivenza del Pianeta.

Nella speranza di aver meritato un posto tra gli studiosi, gli urbanisti, e soprattutto gli architetti che si sono interessati alla realtà salemitana, gli autori affidano i risultati raggiunti dal proprio lavoro a chiunque, come loro, voglia contribuire alla rinascita di questo territorio che nonostante il disinteresse e l’insofferenza dello Stato e spesso anche della Nazione stessa, non si è mai perso di spirito e continua a far parlare di sé grazie alle virtuose, appassionate ed aperte iniziative portate avanti dall’Amministrazione e dagli abitanti, rimasti nonostante la tragedia subita, nonostante un passato di traumi, stenti e difficoltà, a mantenere alto, con umiltà ed amore, l’onore di questa Terra, che ha ancora tanto da offrire, oltre alle testimonianze ed alla memoria che ha tramandato andando oltre gli stravolgimenti del proprio destino.

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TAV. 18 - Planivolumetria di progetto a quota + 490,00 m s.l.m..

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TAV. 20 - Pianta di progetto a quota + 431,00 m s.l.m..

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+ 43 3 ,90

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TAV. 21 - Pianta di progetto a quota + 433,00 m s.l.m..

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75

+ 42 8,00

+ 43 5 ,00

+ 431,25

+ 43 0,00

100

125

TAV. 22 - Pianta di progetto a quota + 435,00 m s.l.m..

345

III

Epilogo | La Forma m

0

25

50

75

100

125

0

25 + 43 1 ,00

+ 43 5 ,00

+ 43 1 ,00

+ 42 8,00

50

+ 43 3 ,00

+ 43 1 ,45 + 431,45

+ 43 2 ,00

75

+ 42 8,00

+ 43 5 ,00

+ 431,25

+ 43 0,00

100

125

TAV. 23 - Pianta di progetto a quota + 437,00 m s.l.m..

346

Epilogo | La Forma m

0

25

50

75

100

III

125

0

25 + 43 1 ,00

+ 435,00 + 43 9,00

+ 43 1 ,00

+ 43 9

+ 43 7,00

50

+ 438,50

+ 42 8,00

+ 43 3 ,00

+ 437,00

+ 43 1 ,45

+ 431,45

+ 43 2 ,00

+ 42 8,00

75

+ 43 1 ,2 5

+ 43 0,00

100

125

TAV. 24 - Pianta di progetto a quota + 439,00 m s.l.m..

347

III

Epilogo | La Forma m

0

25

50

75

100

125

0

25 + 43 1 ,00

+ 435,00

+ 43 9,00

+ 43 1 ,00

+ 43 9

50

+ 438,50

+ 42 8,00

+ 43 3 ,00

+ 43 1 ,45 + 431,45

+ 43 2 ,00

75

+ 42 8,00

+ 43 1 ,2 5

+ 43 0,00

100

125

TAV. 25 - Pianta di progetto a quota + 441,00 m s.l.m..

348

Epilogo | La Forma m

0

25

50

75

100

III

125

0

25

+ 43 1 ,00

+ 435,00

+ 43 9,00

+ 43 1 ,00

+ 43 9

+ 43 7,00

50

+ 438,50

+ 42 8,00

+ 43 3 ,00

+ 437,00

+ 43 1 ,45 + 431,45

+ 43 2 ,00

+ 42 8,00

75 + 43 1 ,2 5

+ 43 0,00

100

125

TAV. 26 - Pianta di progetto a quota + 445,00 m s.l.m..

349

III

Epilogo | La Forma

TAV. 27 - Sezioni di progetto.

350

Epilogo | La Forma

III

TAV. 28 - Assonometria di progetto.

351

III

Epilogo | La Forma

Legenda:

1

Pavimento

Sp.

1 cm

2

Massetto in calcestruzzo

Sp.

6 cm

3

Massetto in Fibra di legno

Sp.

10 cm

4

Pannello OPS

Sp.

2 cm

5

Trave in Abete lamellare + Isolante in Fibra di cellulosa

Sp.

20x6 cm

6

Pannello OPS

Sp.

2 cm

7

Piastra di gunzione in Acciaio

Sp.

10x6 cm

8

Plinto in C.A.

Sp. 80x80x50 cm

9

IPE (consolidamento muro stroico)

Sp.

18 cm

10

Muro storico

Sp.

60 cm

11

Trave principale in Abete lamellare

Sp.

20x6 cm

12

Struttura Platform-Fame + Isolante in Fbra di cellulosa

Sp.

20x6 cm

13

Piastrella in Pietra Campanedda

Sp.

3 cm

14

Pannello OPS + Membrana impermeapilizzante

Sp.

2,2 cm

15

Travetti in legno di faggio

Sp.

4 cm

16

Travetti in legno di faggio

Sp.

5 cm

17

Lamiera

Sp.

0,3 cm

18

Struttura Platform-Fame

Sp.

20x6 cm

19

Trave in Abete lamellare

Sp.

20x6 cm

19

18 17 16 15 14 13 12 11 10 9

1

2

3

4

5

6

7

8

TAV. 29 - Sezione prospettica costruttiva di uno dei nuclei di aule della sede didattica “L.U.ME.”.

352

Epilogo | La Forma

III

Legenda:

1

Piastrella in Pietra Campanedda

Sp.

3 cm

2

Pannello OPS + Membrana impermeapilizzante

Sp.

2,2 cm

3

Travetti in legno di faggio

Sp.

4 cm

4

Travetti in legno di faggio

Sp.

5 cm

5

Struttura Platform-Fame + Isolante in Fibra di cellulosa

Sp. 20x6 cm

6

Pannello OPS + Intonaco

Sp.

7

Trave secondaria in Abete lamellare

Sp. 10x6 cm

8

Trave principale in Abete lamellare

Sp. 20x6 cm

9

Struttura Ascensore

10

Platea in C.A.

Sp.

30 cm

11

Pannello OPS + Membrana impermeabilizzante

Sp.

2,2 cm

12

Trave in Abete lamellare + Isolante in Fibra di cellulosa

Sp. 20x6 cm

13

Pannello OPS

Sp.

2 cm

14

Massetto in Fibra di legno

Sp.

10 cm

15

Pannello OPS

Sp.

2 cm

16

Massetto in calcestruzzo

Sp.

6 cm

17

Pavimento

Sp.

1 cm

2,5 cm

9

8 7

6 5 4 3 2 1

10

11

12

13

14

15

16

17

9

9

9

9

9

9

9

9

TAV. 30 - Sezione prospettica costruttiva in corrispondenza della porzione sud-orientale del Refettorio “L.U.ME.”.

353

III

Epilogo | La Forma

TAV. 31 - Vista frontale di una delle torri tecnologiche della Biblioteca “L.U.ME.”, all’interno della Chiesa del Rosario di Salemi.

354

Epilogo | La Forma

III

TAV. 32 - Vista frontale di uno degli ingressi alla sede didattica “L.U.ME.” e dell’oculo vetrato del nuovo Memoriale.

355

III

Epilogo | La Forma

Ambito Mondiale Ambito Europeo

2 5

1 8-9 4 3

7

6

Salemi Ambito Regionale

1

Colonia, Germania, 1985 (Ambito Europeo) - Studio della Città e del Territorio di Salemi condotto dell’architetto tedesco Oswald Mathias Hungers;

2

Oslo, Norvegia, 1998 (Ambito Europeo) - “Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo”, diretto dal prof.Christopher Prescott, Università di Oslo.

3

Stanford, U.S.A., 1999 (Ambito Mondiale) - Intervento per portare avanti il “Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo”, M.Shanks ed E.Blake, Università di Stanford.

4

Chicago, U.S.A., 2001 (Ambito Mondiale) - Analisi dei reperti rinvenuti sul Monte Polizzo e allestimento del Museo Archeologico, Brien Garnand, Università di Chicago.

5

Göteborg, Svezia, 2002 - Completamento del Progetto per gli scavi archeologici sul Monte Polizzo, diretto dai docenti C. Mühlenbock e K. Kristiansen, Università di Göteborg.

6

Venezia, Luglio 2018 (Ambito Europeo) - Workshop “Le staze di Alicia”, a cura della prof.ssa Roberta Albiero, W.A.Ve. 2018 “Italian Beauty”, Università IUAV di Venezia.

7

Milano, Settembre 2018 (Ambito Europeo) - Atelier di progettazione a cura del prof. Pierre Alain Croset, Politecnico di Milano.

8

Torino, 2019 (Ambito Europeo) - “Riabitare Alicia, Studio di fattibilità per la riqualificazione della Città Antica di Salemi.”, Dipartimento DAD del Politecnico di Torino.

9

Torino, 2020 (Ambito Europeo) - Tesi di Laurea Magistrale “TERROIR”, Tesi di Laurea Magistrale in Architettura, Costruzione & Città, Dipartimento DAD del Politecnico di Torino.

Venezia, 2021 (Ambito Europeo) - Tesi di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto “L.U.ME.” - Libera Università del Mediterraneo, Salemi Amor Fati.

Studenti: Alessio Caregnato (290693), Marco Vidor (289965), Villa Loris (290677); Relatrice: prof.ssa Roberta Albiero; Correlatore: prof. Giovanni Mucelli.

379.

356

Conclusione

Conclusioni

Indice

analitico

degli

elaborati

Treasures from the Wreck of the Unbelievable,

Capitolo 1 - Il Mediterraneo Introduzione

12. The Flight of Icarus

22.

13. Ariadne in Naxos

23.

01. Il Mar Mediterraneo puntato da un dito su una produzione di Loris Villa; 02.

03.

24.

14. Labirinto di Arianna

04.

The Making of the Middle Sea: A History of the Mediterranean from the Beginning to the Emergence of the Classical World

25.

15.

Geofisica dell’evoluzione - Orogenetica, Vulcanismo e Sismicità Mediterranea

05.

The Great Sea: A Human History of the Mediterranean 06.

26.

16.

Mediteranski brevijar 27.

17.

07.

The Corrupting Sea: A Study of Mediterranean History

Impostazione della ricerca: Uno studio dedalico ed il suo filo di Arianna 08.

09.

Unito!, Mediterraneo 10. del Mar Mediterraneo; 11.

Frammenti

Mediterraneo I Colori del

I° Principio fondamentale: Geofisica della genesi - Dal Mar di Tethys al Mar Mediterraneo

28.

18.

Die Entstehung der Kontinente und Ozeane 19.

Teoria della deriva dei continenti

29.

Rapiti alla morte Monstrum

20.

30.

;

21. Hydra and Kali Discovered by Four Divers

Conclusioni

31.

Volcanism

40.

II° Principio fondamentale: Antropologia culturale - Storia dei flussi migratori mediterranei

32.

Mundus Subterraneus”

41.

50.

– Porta d’Europa

Porta di Lampedusa

33.

Catania raggiunta dalle colate laviche dell’eruzione dell’Etna del 1669”

42.

34.

43.

51.

52.

Eruzione dell’Etna del 1766” De Aetna 44.

53.

35.

Eruzione dell’Etna” 45.

54.

36.

46. Vista aerea di una parte dei ruderi di uno dei

“Taormina - Teatro greco e eruzione di fumo dell’Etna”

55.

47.

37.

48.

56. Distruzione del tempio di Gerusalemme,

38.

57. Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa 49.

39.

Conclusioni

58. La Sindone di Torino

Sacra Sindone

65.

66.

59.

Codex Amiatinus

I° Principio fondamentale: Siciliam Infĕrus, l’eterno ritorno della sismicità mediterranea 74. derweze

67.

60.

75.

La chute de Lucifer”,

68.

Paradise Lost

61.

Paradiso

62.

69.

76.

70.

77.

63.

78.

71.

79.

Capitolo 2 - La Sicilia

72.

Introduzione 64.

80.

73.

Conclusioni

88.

81. dell’Italia / Parte 5. Italia insulare: Sicilia di 96.

89.

82.

97.

90.

Fontana del Nettuno

Lo stato sismico attuale Il Giardino di Artemide

83.

98.

91. Vista laterale della Fontana di Diana 84.

92.

99.

85.

Melior de cinere surgo

II° Principio fondamentale: Siciliam Părădīsus, l’eterno ritorno della corruzione mediterranea

Loris Villa; 100.

93.

86.

101.

94.

102.

95.

103.

87. Rose céleste, Dante et Béatrice contemplant l’Empyrée”, della traduzione della Divina Commedia di Dante

Conclusioni

119.

111. “I vespri siciliani: scena 1.”

120.

104.

112. “I vespri siciliani: scena 3.”

121.

113.

105.

122.

114.

106.

123. Vista laterale della Stele della Madonna della Lettera

Medusa di Siracusa

115.

124.

107.

125.

116.

108.

Senatus PopulusQue Netinus”

117.

126.

;

109.

Il sistema dei trasporti odierno 118.

110.

127.

Conclusioni

128. di Loris Villa; 139.

129.

130.

Capitolo 3 - La Valle del Belìce

148.

140.

141.

142.

149.

150.

Introduzione 131.

Il Terremoto della Valle del Belìce: Il Gennaio del 1968 132.

151.

143.

152.

133.

144.

153.

134.

145.

154.

135.

146.

136.

155.

137.

138.

147.

156. La Flagellazione di Cristo,

Conclusioni

167.

174.

157.

168.

I danni all’indomani del sisma 158.

TAV.

175. La notte di Gibellina

11 R all’interno del Journal of Geodynamics

159.

176.

Provincia di Cremona

169.

160.

La

TAV. 11 R all’interno del Journal of Geodynamics

177.

Sicilia

Giornale di

161.

170.

162.

11 R of Geodynamics

TAV. Journal

178.

L’Unità

179.

La Stampa

180.

163

164.

171.

TAV. 11 R Journal of Geodynamics

L’Ora

181.

L’Ora

165.

II° Principio fondamentale: Antropologia del disastro, le conseguenze

182.

L’Ora

172.

166.

183.

173.

I° Principio fondamentale: Geofisica del disastro, le cause

Epoca

Conclusioni

184.

Belìce 1968 produzione di Loris Villa; 201.

192.

185. del Belìce

Salemi e il suo Territorio

Terremotati della Valle Gli effetti di un sisma: il caso Valle del Belìce

186.

Sciopero della fame di Danilo Dolci per la ricostruzione delle zone terremotate

Concretizzazione materica del I° principio fondamentale: La Ricostruzione post-sisma

193.

Gli effetti di un sisma: il caso Valle del Belìce

187.

La burocrazia uccide più del terremoto

202.

203.

la

194.

204.

Gli effetti di un sisma: il caso

Valle del Belìce 188.

205.

206.

Capitolo 4 - Salemi

189.

Introduzione 195.

207.

e delle strade ed aree adiacenti e la sua proposta di

196.

190.

“1968

-

L’Idea

di

Città

-

Territorio 197. L’arrivo a Salemi 208.

198.

Salemi e il suo Territorio

191. “ down Planning

199.

di Loris Villa; 200.

209.

Conclusioni

218.

210.

229.

Incontri, la Sicilia e l’altrove 219.

220.

230.

221.

231.

211.

212.

Villa; 222.

232.

213.

233.

223.

234.

214.

224.

235.

225.

236.

Tabula Rogeriana

215.

226. de 237.

216.

227.

238.

Salemi e il suo

217.

Concretizzazione materica del II° principio fondamentale: Da Halyciae a Salemi

Territorio 239.

228.

Quaderno di Lotus n.°2: Dopo il Terremoto

240.

Conclusioni

250.

263.

241.

251.

264.

252.

242.

265.

Salemi e il suo

253.

Territorio 243.

266.

254.

Concretizzazione materica del dualismo mediterraneo: Breviario architettonico della Città di Salemi

255.

244.

267.

Paesi

di Sicilia: Salemi 245.

256.

“Madre Patria. Arte e tecnica del costruire a Salemi”, 257.

268.

“Madre Patria. Arte e tecnica del costruire a Salemi”, 246.

258.

269.

259.

247.

“Salemi e il suo territorio”,

248.

Loris Villa; 260.

270.

261.

249.

262.

produzione di Loris Villa;

Conclusioni

271.

283. Sezioni territoriali di parti del Centro Storico di

295.

284.

produzione di Loris Villa; 296.

272.

285.

286.

Loris Villa; 273.

Loris Villa; 297.

Loris Villa; 298.

di Loris Villa; 287.

299.

274.

288.

300.

275.

di Loris Villa; 289.

Loris Villa; 301. Scale interne autoportanti della Casa Canonica

276.

302.

277.

Loris Villa; 278.

produzione di Loris Villa; 290.

produzione di Loris Villa; 291.

303.

279.

304.

292.

280.

281.

282.

produzione di Loris Villa; 293.

294.

produzione di Loris Villa; 305. Vista aerea di alcuni dei ruderi presenti nell’area

Conclusioni

produzione di Loris Villa; 306.

produzione di Loris Villa; 317.

326.

Handbook

produzione di Loris Villa; 307. Vista aerea di alcuni dei ruderi presenti nell’area

318.

327.

319.

Un destino diverso per Salemi

308.

328.

Capitolo 5 - Salemi Amor Fati 309.

Introduzione

329. Stella d’ingresso al Belìce o Porta del Belìce

320. produzione di Loris Villa; 310.

Amor Fati produzione di Loris Villa; 330.

321.

Loris Villa; 311.

312.

313.

Loris Villa; 314.

Amor fati

322.

331.

Synosius,

332.

323.

Melior de cinere surgo

333.

324.

Le staze di Alicia Italian Beauty

315.

334.

Loris Villa; 316.

325.

Le stanze della Catena Le staze di Alicia Italian Beauty 335.

Montagna di Sale

Conclusioni

354.

346.

336.

Reinainssance Città del Sole 347.

produzione di Loris Villa; 337. Vista superiore del Cretto di Burri o Cretto di Gibellina o Grande Cretto

338.

355.

348.

356.

339.

340.

Genesi della strategia d’intervento: Un nuovo centro nevralgico universitario per il Bacino Mediterraneo 349.

357.

Ricordando Giancarlo De

Carlo 341.

Dei Vitriol

Grande Opera Pretiosissimum Donum Sigillo del Viridarium Chymicum di Daniel Stolcius

350.

Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica, 342.

343.

344.

345.

351.

Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica,

352.

Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica,

Capitolo 6 - “L.U.ME.” - Libera Università del Mediterraneo Introduzione 358.

produzione di Loris Villa; 359.

353.

Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica, produzione di Loris Villa; 360.

Conclusioni

372.

Villa; 361.

373.

362.

374.

363.

Villa;

La Strategia d’intervento: Genius Loci L’innesto di una rivitalizzazione sinergica per il territorio dell’intera Valle del Belìce

Il Progetto: Nucleo primordiale di un ateneo belicino a vocazione internazionale 375.

364.

365.

366.

376.

Il sito d’intervento: “Piano Cascio” 367.

377.

368.

369.

Villa; 370.

371.

da lucido; 378. di Marco Vidor su carta da lucido; 379.

Conclusioni

raccontato da Carlo Ruta

consultati

Siti Internet

Mediterraneo - Mare Nostrum Mar Mediterraneo

Capitolo 1 - Il Mediterraneo

La formazione del Mediterraneo

Libri, riviste, testi e documenti

Mediterraneo, Mare

Il Mediterraneo - Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni La Méditerranée Breviario Mediterraneo Mediteranski brevijar Il Mediterraneo. Dalla preistoria alla nascita del mondo classico The Making of the Middle Sea: A History of the Mediterranean from the Beginning to the Emergence of the Classical World), Il Grande Mare. Storia del Mediterraneo The Great Sea: A Human History of the Mediterranean), The Corrupting Sea: A Study of Mediterranean History,

Note su “Il Mediterraneo” di

Mediterraneo Attivo.

Natura e

Il Mediterraneo storico di Braudel trova le risposte per il presente

Mi racconti il Mediterraneo?

Migrazioni nel mondo antico

Mappe storiche Un mare di storie. Crocevia di popoli e di migrazioni

Capitolo 2 - La Sicilia Libri, riviste, testi e documenti Viaggio in Sicilia

inurbamento contemporaneo. Città nuove e contesto

La Sicilia dei terremoti. Lunga durata e dinamiche sociali

La Sicilia dei terremoti. Lunga durata e dinamiche sociali La sismicità del Mediterraneo

Mille anni di commerci marittimi nel Mediterraneo (VII sec. a.C.- VII sec. d.C.). Un approccio concettuale innovativo con ArcGIS per la ricostruzione delle relazioni

informazioni

I terremoti in Sicilia dall’anno 1000 al 1968: uno studio analitico e statistico.

Catalogo dei Forti Terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1990.

Distribuzione della sismicità e aree sismogenetiche nel Mediterraneo e in Europa Atlante delle culture in movimento Cultures in Motion - Mapping Key Contacts and Their Imprints in World History

in movimento

Alpi.

geodinamica del Mediterraneo.

In Viaggio tra

della Sicilia e sue relazioni con la tettonica e la naftogenesi I maremoti antichi e medievali:

delle

Fernand Braudel

Mediterraneo e Storia Elementi di tettonica

e

Migrazioni - Storia Illustrata di popoli Migration Breve storia delle religioni

Antico mare e identità migranti: un itinerario interdisciplinare

Mapping the Ancient Mediterranean with QGIS: A Quick Guide.

Materiale audiovisivo Il Mediterraneo

Io non rischio terremoto, Speciale Sicilia.

Sismicità.

Caratteristiche e peculiarità del nostro territorio.

raccontato da Sebastiano Tusa Il Mediterraneo raccontato da Carlo Ruta Atlante Terrestre - Il Mediterraneo

Il Mediterraneo

Pericolosità e rischio sismico. Come proteggersi dai terremoti.

Conclusioni

Il sistema dei trasporti in Sicilia.

Dalla programmazione all’attuazione.

2002 Le città tardo barocche del Val di Noto Sicilia sud orientale Sito UNESCO

Conto Regionale dei Trasporti 2000.

Orecchio di Dionisio – Ear of Dionysius, Siracusa, Sicily

Siti Internet Valle del Belìce Belice Belice 1968: istituzioni, territorio,

Piano Integrato delle

memorie

Sicilia: porti, trasporti e Zes.

Infrastrutture e della Mobilità

Siti Internet

Ma come erano i paesi del Belice negli anni sessanta del Novecento?.

Capitolo 3 - La Valle del Belìce

Sicilia

Libri, riviste, testi e documenti

Sicilia

Salemi e il suo territorio

La falsa Valle del Belice è nata dopo il terremoto

Preistoria della Sicilia

Quaderni di Lotus: Dopo il

Le dominazioni in Sicilia in ordine cronologico

Terremoto Salemi e il suo territorio Casabella, Rivista internazionale di architettura

L’origine del nome Sicilia tra i termini Trinacria, Sicania e Sikelìa

Il rischio sismico in Sicilia Il forte terremoto di Mw 6.6 del 4 febbraio 1169 che colpì la Sicilia Orientale

Quaderno di Montevago

Geodetic and geological evidence of active tectonics in south-western Sicily (Italy) Journal of Geodynamics

The Angry Earth: Disaster in Anthropological Perspective I 7 grandi terremoti che hanno colpito la Sicilia La Presenza Ebraica in Sicilia

fraintendimento

Il terremoto del Belice o del Messina 1908 e dintorni

fraintendimento

Il terremoto del Belice o del Messina 1908 e dintorni

Belice, gennaio 1968, anatomia di una catastrofe. Il peso economico e sociale di una tragedia ancora viva.

Belice, gennaio 1968, anatomia di una catastrofe. Il peso economico e sociale di una tragedia ancora viva.

Belice, il sistema di faglie responsabile del sisma è di nuovo in movimento.

“La mia infanzia vissuta in una baracca”: giornalista racconta la vita dopo il terremoto del Belice.

Materiale audiovisivo Belìce Punto Zero

Gli Arabi in Sicilia

Materiale audiovisivo

Il Volto della Tragedia

catastrofe

del

Il terremoto del Belice, la grande dopoguerra

Epoca Terremoto nel Belice (Gibellina)

Un’idea della

inurbamento contemporaneo. Città nuove e contesto

Sicilia.

Storia geologica della Sicilia.

Belìce 1968 Gli effetti di un sisma: il caso Valle del Belìce dalla Agriregionieuropa

Terremotati della Valle del Belìce

Conclusioni

Partecipazione e Progetto urbano 4,5 Ottobre 2019 Sciopero della fame di Danilo Dolci per la ricostruzione delle zone terremotate TERROIR - Nuovi scenari per il centro storico di Salemi, tra architettura, storia e sviluppo locale

Capitolo 4 - Salemi

Stanford Excavations at Monte Polizzo, Sicily - Project handbook 4th edition, 2004

Libri, riviste, testi e documenti Salemi e il suo territorio

Siti Internet

Salemi, Case ad un euro - Linee guida per il recupero della Bellezza del Centro Storico

Salemi

Quaderni di Lotus: Dopo il Terremoto

Salemi

Salemi e il suo territorio Casabella, Rivista internazionale di architettura

Nietzsche, Friedrich Cose e storie di Salemi

Alicia Guida aleatoria

La Storia - Bizantini, Arabi e Normanni

Atti delle Giornate Internazionali di studi sull’area elima

Riabitare Alicia Salemi, tre idee per il recupero del centro Salemi, nominata la nuova giunta

Salemi: Le stanze di Alicia

comunale.

Sgarbi, Salemi e Giammarinaro “Mia

Discovering Salemi Riabitare Alicia

Materiale audiovisivo

A Salemi riavviata l’iniziativa “case a 1 euro”

Salemi - Tra i borghi più belli

d’Italia Il Borgo di Salemi - Borghi

più Belli d’Italia

Dieci milioni dalla regione per il Belice, Salemi chiede la sua quota per “Piano Cascio”

Il Borgo di Salemi - Borghi più Belli d’Italia

Materiale audiovisivo

Madre Pietra. Arte e tecnica del

Mokarta, Salemi (TP)

Soglie invisibili: Il Progetto di ricostruzione della Chiesa Madre a Salemi di Collovà e Siza Vieira Restauro e Città

Capitolo 5 - Salemi Amor Fati

costruire a Salemi

Tessere i Vuoti - Un Nuovo Museo Archeologico per Salemi

Nietzsche, Friedrich Wilhelm

storico.

Judaica Terre Salem. Gli Ebrei a Salemi nelle fonti notarili dei Secoli XIV e XV Materia giudaica - Rivista dell’associazione italiana per lo studio del giudaismo

danneggiata a seguito del terremoto del 1968 attraverso il recupero rispettoso del “sapore “ dei luoghi con una ricostruzione a regola d’arte

Wilhelm

Roberto Collovà, Marcella Aprile, Francesco Venezia - Open Air Theater

Gli abitati della Sicilia Occidentale dal Periodo Bizantino all’Età Normanna-Sveva

Relazione tecnica e storica del Progetto di Restauro Conservativo e Rifunzionalizzazione della Chiesa del Rosario di Salemi (TP) Relazione di

Amor Fati

Da Alicia a Salemi

Salemi 1968, 2018. Le stanze di

- Salemi

Siti Internet

Libri, riviste, testi e documenti Review of G. De Carlo, Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica. Padova, Marsilio, 1966 Ricordando Giancarlo De Carlo Rimini On - Air 1969 - 2019

Politecnico di Torino - Atelier “costruire nel costruito D” - Riabitare Alicia // Salemi (TP), Piano Cascio Video Project.

Terroir - Salemi.

Musumeci a Poggioreale.

Riabitare Alicia - Progettazione architettonica e Urbana.

Conclusioni

1-I

1 - II

1 - III

1 - IV

1-V

1 - VI

1 - VII

1 - VIII

2-I

Conclusioni

Capitolo 1 - Il Mediterraneo I.

Il Mediterraneo - Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni La Méditerranée

II.

Breviario Mediterraneo

Mediteranski brevijar

III. Il Mediterraneo. Dalla preistoria alla nascita del mondo classico The Making of the Middle Sea: A History of the Mediterranean from the Beginning to the Emergence of the Classical World), IV. Il Grande Mare. Storia del Mediterraneo The Great Sea: A Human History of the Mediterranean), V. The Corrupting Sea: A Study of Mediterranean History, VI.

In Viaggio tra Mediterraneo e Storia

VII. Atlante delle culture in movimento Mapping Key Contacts and Their Imprints in World History VIII. Migration

Migrazioni - Storia Illustrata di popoli in movimento

Capitolo 2 - La Sicilia I.

Cultures in Motion

Viaggio in Sicilia

Conclusioni

2 - II

3-I

3 - II

3 - III

4-I

4 - II

4 - III

5-I

5 - II

Conclusioni

II. Città nuove e contesto

Capitolo 3 - La Valle del Belìce I. di architettura II.

Salemi e il suo territorio

Casabella, Rivista internazionale

Quaderni di Lotus: Dopo il Terremoto

III.

Belìce Punto Zero

Capitolo 4 - Salemi I. II. III.

Salemi e il suo territorio Madre Pietra. Arte e tecnica del costruire a Salemi Salemi 1968, 2018. Le stanze di Alicia

Capitolo 5 - Salemi Amor Fati I. Review of G. De Carlo, Urbino: la storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica. Padova, Marsilio, 1966 II. TERROIR - Nuovi scenari per il centro storico di Salemi, tra architettura, storia e sviluppo locale

Conclusioni

Religione

della

1968

a

Conclusioni

Ringraziamenti

Conclusioni Alessio Caregnato

Marco Vidor

Loris Villa

Voglio ringraziare innanzitutto i miei compagni di tesi per avermi accompagnato in questo percorso. Non è stato per niente semplice ma siamo riusciti a portarlo a termine. Grazie Loris, compagno dalle superiori, per aver condiviso con me l’intero percorso universitario. La magistrale ci ha legato in maniera ancora più forte e grazie alla nostra amicizia siamo riusciti a superare degli ostacoli enormi. Grazie a Marco, nonostante quando ci siamo incontrati eri un mio “superiore”, siamo riusciti ugualmente a conoscerci e abbiamo stretto un ottimo legame che sono sicuro ci accompagnerà negli anni avvenire, e per questo ti sono grato.

Grazie a Ester, senza il tuo appoggio e la tua capacità di supportarmi sempre, non sarei riuscito ad arrivare dove sono arrivato, ma soprattutto è grazie al tuo aiuto che sono riuscito ad essere chi volevo essere. Hai la capacita di alleviare le mie fatiche, anche con poche parole di sostegno, e grazie a ciò non sono crollato lungo il percorso. Grazie per tutte le volte che avrei voluto mollare e arrendermi, ma tu, con un semplice sorriso, sei riuscita a ridarmi la forza necessaria a superare qualsiasi cosa. Grazie per tutto quello che hai, che fai e che farai per me. Ti voglio al mio fianco per sempre.

Grazie alla mia famiglia, grazie a Tamara, per avermi spronato dall’inizio ad essere una persona che punta sempre al meglio, spero che questa sia una dimostrazione di quanto abbia preso sul serio i tuoi insegnamenti; grazie a Fabio, per avermi insegnato, a modo tuo, come si lavora a come si affrontano tutte le avversità della vita, potrà non sembrare, ma sia tu che Tamara siete stati i miei principali modelli di vita. Grazie per avermi permesso di percorrere tutte le strade che ho voluto percorrere; grazie ai miei fratelli per la sopportazione che hanno avuto, da sempre nei miei confronti. Grazie per aver assecondato tutte le mie mattane ed essermi comunque stati accanto.

Nei Saturnali di Macrobio, uno dei personaggi attribuisce agli Egiziani la credenza che alla nascita di ogni uomo presiedano quattro divinità: Daimon, Tyche, Eros e Ananche (il Demone, la Sorte, l’Amore e la Necessità). Le prime due rappresentano il sole e la luna, perché il sole, da cui provengono spirito, calore e luce, è genitore e custode della vita umana, e per questo è ritenuto Daimon, cioè dio, del nascente, mentre Tyche è la luna, perché questa è preposta ai corpi che sono soggetti ai cambiamenti fortuiti. La vita di ogni uomo deve pagare il suo tributo a queste divinità, senza cercare di eluderle o di imbrogliarle.

Il mio primo ringraziamento va a mio fratello, che guida il mio cammino da quando ero solo un ragazzino e ancora non sapevo come trovare consolazione al dolore che è stata la sua perdita. Dedico tutto questo a te, Mars. Sento che le nostre anime sono un tutt’uno ogni volta che penso, che disegno, che scrivo, che amo e che odio. Tutto questo è per il futuro che ti è stato tolto, nella speranza di riprendercelo insieme. Tutti i miei sforzi partono dalla convinzione che tu non te ne sia mai andato, per niente. Tutto questo è per noi e per i nostri genitori, senza i quali oggi non saremmo qui. Ci avete insegnato a non mollare, a non arrenderci mai, ci avete insegnato cos’è la forza di volontà, cos’è l’amore, l’empatia, la fiducia, cos’è il rispetto, l’educazione e l’amicizia. L’unica cosa che abbiamo imparato da soli è che siamo fortunati ad avervi con noi e non avremmo mai potuto desiderare di meglio per la nostra vita. Mamma e papà, una vita non basta per ringraziarvi.

Ringrazio nonna Emanuela, che fin da piccolo mi ha fatto sentire più un figlio che un nipote, prendendosi cura di me e regalandomi gli anni più belli della mia adolescenza, e nonna Carmela, che era con lei ad aspettarmi ogni volta che tornavo a casa. Entrambe, nonostante la lontananza, mi hanno sempre fatto sentire la loro presenza, strappandomi un sorriso anche nella giornata più grigia. Con loro ringrazio i miei nonni, che mi hanno insegnato il valore della famiglia e di una carezza.

Un solo grazie non basta, anche se pieno di amore incondizionato, per il mio sole, la mia ragazza, Giulia, che con la sua pazienza, le sue cure ed attenzioni, il suo essere solare, gioiosa, ha riportato i colori nella mia vita, dandomi ogni giorno la forza, la vitalità e la felicità che mai nessuno è riuscito a darmi prima di lei. Sei una delle persone più speciali che conosco e spero di condividere la mia vita con te, com’è stato per questo faticoso percorso, e come vorrei fosse sempre, per il più tempo possibile.

Ringrazio con il cuore i miei amici, una compagnia unita nella gioia e nel dolore, che mi ha sempre fatto sentire importante e fortunato, che ha saputo aspettarmi quando non trovavo il tempo o ero lontano, che ha accettato tutti i miei difetti e ha regalato alla mia vita delle giornate indimenticabili, dei momenti di spensieratezza, di divertimento, e soprattutto la possibilità di contare in ogni momento sul supporto di una seconda famiglia.

Grazie ai miei compagni di viaggio, Marco e Alessio, per essere stati al mio fianco per buona parte di questo lungo percorso, che alla fine siamo riusciti a chiudere insieme, andando oltre ogni singola difficoltà.

Grazie a Debora, per le continue richieste su come stesse procedendo la laurea. Questa è la prova che ho finito. A parte gli scherzi, grazie per la bella amicizia che sta crescendo di giorno in giorno.

Grazie alle mie nonne Teresa e Lucia per avermi accudito sempre.

Un grazie speciale va a mio nonno Luigino che in un modo tutto suo mi ha fatto sempre sentire una persona importante e speciale. Spero di averti reso fiero di me.

Infine un grazie enorme va ai miei amici, troppi per elencarli tutti, che reputo sacri e insostituibili. Vi ringrazio per tutti i momenti di svago che abbiamo avuto assieme.

Un ringraziamento generico, per non dimenticare, anche a chi, indirettamente o direttamente, mi ha aiutato e/o dato supporto in tutti questi anni.

Queste parole aprono un piccolo libro di Giorgio Agamben “L’avventura” e penso siano il riassunto perfetto di quello che voglio dire in queste poche righe di ringraziamento. Il lavoro qui pubblicato è la sintesi di un’avventura, un percorso tortuoso che si sviluppa per un anno ancor più complicato, ma è anche momento di sintesi di un cammino accademico e personale, è contemporaneamente fine e inizio. Questo punto di rottura, che inevitabilmente segna un momento di passaggio, ci intima lo stop, ci chiede di fermarci e di pagare il nostro tributo.

Il mio tributo più grande, il mio grazie incondizionato e sconfinato va a Nicole, un incontro fortuito, un cambiamento radicale. Lei è il sostegno e il supporto quotidiano in questa folle avventura, è esempio e modello da seguire, per la sua pazienza estrema nei momenti più difficili, per la sua capacità di farmi sorridere nei momenti più bui, per riuscire a fare così tanto con gesti tanto semplici quanto profondi.

Entrare, spalancare di colpo le finestre, far entrare aria e luce, questo è quello che è successo, questa è Nicole.

Il mio secondo grazie va ai miei genitori, Renata e Ninni, custodi della vita, punti fissi e certi a cui aggrapparsi. Senza il loro amore disinteressato nulla sarebbe accaduto.

Il mio ultimo grazie va a Loris e Alessio. Amici, confidenti, fratelli. Una strada sempre in salita che è stata percorsa solo grazie a dei compagni instancabili.

Ogni persona nasce tra le braccia di queste quattro divinità, ogni Uomo brilla della luce che i propri genitori gli hanno dato, ogni Uomo incontra quella persona che gli fa capire che a volte bisogna solo essere disposti a farsi travolgere dal destino, ogni Uomo deve saper dire grazie.

Grazie anche a Jesse e Walter per la compagnia a tarda notte.

Infine, grazie alla luce che bussa forte alla mia porta anche dopo le più brutte tempeste. Al sole che, dopo il buio, è sempre tornato.

111

Conclusioni + 442,00 m s.l.m.

IUAV

2021

1968

Università Iuav di Venezia

0,00 m s.l.m.

2021

2018

+ 98,60 m s.l.m.

0,00 m s.l.m.