Il Presepio, una passione

Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.

AIAP Associazione Italiana Amici del Presepio Sede di ATESSA (Chieti)

L’Associazione Nazionale Amici del Presepio, fondata a Roma nel 1953, oggi conta alcune migliaia di iscritti. Lo scopo dell’Associazione è di mantenere viva la tradizione del Presepio, diffonderla sempre di più, studiarne ed evidenziarne tutti gli aspetti: religiosi, storici, folcloristici e tecnici.

Attraverso alcune decine di sedi, dislocate in tutta Italia, l’Associazione organizza corsi di tecnica presepistica, mostre, concorsi e conferenze. Ogni anno si svolge, in una località sempre diversa, un Convegno Nazionale al quale partecipano soci provenienti da tutta Italia e qualcuno dall’estero.

Aderisce alla Federazione Presepistica Internazionale UN. FO. PRAE. che, ogni quattro anni, organizza un congresso internazionale.

L’Associazione pubblica la rivista trimestrale Il presepio, che unica nel suo genere raccoglie dati di varia natura: informazione sulla vita della stessa Associazione, notizie sul presepio, relazioni dell’attività presepistiche in Italia e nel mondo, lezioni di tecnica presepistica.

Per conoscere l’Associazione e la sua attività bisogna visitare il sito web www.presepio.it dove si trovano le ultime novità organizzative e contenutistiche dell'Associazione.

Foto di copertina del dépliant divulgativo dell'Associazione A.I.A.P.

Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.

IL PRESEPIO, una passione RELAZIONI E RIFLESSIONI PER I C ONVEGNI E R ITIRI S PIRITUALI DELL’A SSOCIAZIONE I TALIANA A MICI DEL P RESEPIO REALIZZATI DALL’A SSISTENTE E CCLESIASTICO N AZIONALE (2005 – 2011)

Edizione a cura dell’Autore e dell’Associazione Italiana Amici del Presepio Sede di ATESSA (Chieti) realizzata con il sostegno finanziario della Banca

Copyright © 2011 – Associazione Italiana Amici del Presepio – Sede di Atessa (Ch) Pubblicazione a cura: – Giuseppe Cellucci O.M.I. Via dei Prefetti, 34 – 00186 Roma – e-mail: giuseppecellucci.omi@fastwebnet.it – AIAP Associazione Italiana Amici del Presepio Sede di ATESSA (Chieti) – Piazza Oberdan www.presepiatessa.it Prima edizione: settembre 2011 Foto: Archivio Sede AIAP di Pergine (Tn): (06, 07); Gaetano Drago: (05); Giuseppe Cellucci: (02, 03, 04, 08, 09, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 23, 24, 25, 26, 27, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40); Giuseppe Furio: (10); Nicola Zossolo: (19, 20, 21, 22); Ninì Sapone: (17, 18); Nino Villanese: (28, 29, 30, 31); Rivista Il Presepio: (01).

Impaginazione: Gabriele Cellucci Stampa e Confezione: GEO s.r.l. Poligrafia Via Vecchia Scorciosa, trav.2 - 66022 Fossacesia (Ch) tel. 0872.717200 - fax 0872.715322 - info@geopoligrafia.it

Dedicato

Con riconoscenza e gratitudine a tutti gli Amici del Presepio, incontrati di persona e conosciuti di nome e di fama, che ora abitano la Betlemme celeste.

Dedicato

Con amicizia e fraternitĂ a tutti gli Amici del Presepio di oggi e di domani, che auguro sempre numerosi e disponibili nel diffondere, con forme artistiche e sempre nuove, il messaggio di Gloria e Pace che viene dalla grotta della NativitĂ di Betlemme.

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01: ROMA 1970, Angelo Stefanucci, fondatore dell’Associazione Amici del Presepio è ricevuto in udienza dal Papa Paolo VI (foto presa dalla rivista Il Presepio).

02: ROMA Natale 2010, ingresso delle persone nella Chiesa San Nicola di Bari ai Prefetti per visitare il presepio (foto Giuseppe Cellucci).

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03: ROMA Natale 2010, zampognari che suonano durante un presepio vivente nella Chiesa S. Maria del Popolo (foto Giuseppe Cellucci).

«Il Presepio è il simbolo vivente della fraternità cristiana di tutte le genti.

Attorno alla piccola culla di Betlemme tutte le classi sociali si ritrovano, si amano, si prostrano in adorazione.

Le inimicizie si placano, gli odii si infrangono, il fragore delle armi non varca la sottile parete di frasche.

Nella spelonca fatta reggia, ammiriamo la vita dell’esemplare Famiglia scorrere calma, in un mirabile scambio di affetti».

«Quando il nostro cuore, amareggiato e stanco, abbattuto e depresso dalle angosce del mondo, prova un gran bisogno di adagiarsi in un’oasi di pace e di riposo, torni fiducioso al Presepio.

Quando il nostro sguardo atterrito vuol ritrarsi dagli orrori degli uomini travolti dal delirio bellico, senza più fiducia nel mondo, si arresti dinanzi al Presepio di Natale».

(Angelo Stefanucci , fondatore dell’Associazione Amici del Presepio, in alcune frasi di un testo scritto nel 1944 durante la IIª Guerra Mondiale)

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04: ATESSA, Statua del Bambino Ges첫 esposta alla venerazione dei fedeli il 6 gennaio di ogni anno (foto Giuseppe Cellucci).

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05: ROMA 1972, presepio permanente nella Chiesa San Nicola ai Prefetti realizzato da Drago G. e Canzona V. (foto Gaetano Drago).

PRESENTAZIONE Scrivo queste righe... ...mentre mi torna in mente il suono delle zampogne che, nei miei primi anni d’infanzia, e sempre nel freddo mese di dicembre, ascoltavo di buon mattino in casa dei miei genitori, e qualche volta nei vicoli e nelle piazze di Atessa, la città in provincia di Chieti in Abruzzo, dove nel dicembre del 1947 sono nato. In questa memoria visiva c’è anche un ricordo lontano di alcune stampe con immagini della Natività che, in coincidenza dei giorni della novena di Natale, gli zampognari lasciavano nelle famiglie che li accoglievano. Ricordo che si trattava di semplici disegni riprodotti su carta raffiguranti la Natività e ispirati a opere di diversi artisti. Erano come delle grandi immaginette natalizie, per le quali si trovava un posto nella casa, e che restavano visibili per tutto l’anno, fino a quando non venivano cambiate con le nuove stampe che gli zampognari portavano l'anno successivo. ...mentre mi si presentano alla mente ricordi degli anni vissuti alle Scuole Elementari, quando prendevo parte al gruppo dei chierichetti nella Cattedrale di San Leucio in Atessa (Chieti), paese dove sono nato e ho ricevuto il Battesimo, chiesa che ricordo molto grande con le sue cinque navate. In particolare mi si ripresentano immagini della solenne processione di Gesù Bambino che, ogni anno, in occasione dell’Epifania si faceva dentro la stessa chiesa. Gesù Bambino, vestito con la veste solenne, nella mano sinistra reggeva in mano un piccolo mappamondo con una croce sopra e la mano destra benedicente. La piccola statua era portata dai ragazzi e ragazze presenti alla processione, e al termine veniva collocata sopra il grande tabernacolo dell’altare maggiore. Veramente dei vivi e cari ricordi!

...mentre rivedo, quasi in un film, il presepio vivente del 1980 realizzato dai giovani dell’Azione Cattolica di Atessa, alla loro seconda esperienza di questa sacra rappresentazione, continuata poi negli anni seguenti. I giovani mi chiesero di scrivere il testo del racconto organizzando la sceneggiatura delle scene.

Il testo poi fu affidato a un regista radiofonico per incidere le voci dei protagonisti, che miscelate con musiche adatte ed effetti sonori, erano trasmesse durante la manifestazione, mentre i figuranti e gli attori si muovevano in sincrono con la musica e il parlato. Di quel tempo ricordo la particolare attenzione che ponevo nei confronti della Sacra Scrittura mentre, nei brani del Vangelo, cercavo ispirazione sulla sceneggiatura. Scrivendo quel testo percepivo che quello sarebbe stato un modo concreto e suggestivo per avvicinarmi di più al presepio. ...mentre raccolgo insieme, durante questa avviata e calda estate romana, i temi presentati nei Convegni Nazionali dal 2005 al 2011. Sono Convegni dell'Associazione Italiana Amici del Presepio organizzati in diverse parti d'Italia su impegno delle sedi locali. E così vado indietro con la memoria ricordando i presepi che, da più di vent’anni, io stesso realizzo nella Chiesa di San Nicola ai Prefetti, situata nel rione Campo Marzio nel centro della città, sulla direttrice pedonale che porta a Piazza Navona. Sono presepi, ogni anno diversi, che rappresentano un piccolo mezzo per condurre i visitatori alla contemplazione del mistero natalizio. Ricordo che qualche volta, per fretta e disattenzione, nel sistemare le diverse statue del presepio storico conservate nella nostra chiesa, sbagliavo la prospettiva. In quei casi notavo che, nonostante questi gravi errori, quel presepio trasmetteva sempre dei messaggi alla gente. Così ogni volta che inizio a pensarne uno nuovo rileggo prima le impressioni scritte dai visitatori sul registro delle presenze. E, dopo un momento di preghiera, mi giunge l’ispirazione per il nuovo presepio. ...mentre organizzo la presentazione di questa pubblicazione nella quale raccolgo i temi presepistici presentati nei Convegni Nazionali degli ultimi sei anni, insieme ad alcune

meditazioni dei ritiri spirituali consegnate ai soci della nostra Associazione. La presente pubblicazione s’intitola Il presepio, una passione e credo possa condurre il lettore, anche chi non è proprio addentro al mondo del presepio, a riflettere su come si coltiva questa particolare passione. Forse anche più di quello che avviene quando si cura una pianta di fiori, o si tifa per una squadra sportiva. Forse è quasi simile alla passione affettiva che si sviluppa nei confronti di una persona a cui vogliamo veramente bene. ...mentre scrivo, quasi dimentico del tempo presente, con la mia fantasia comincio a sognare e immaginare la vita di tutti gli esseri umani sempre in movimento, come se tutti ci trovassimo attori e protagonisti dentro un presepio animato e dinamico, che in quel momento realizziamo, con nel sottofondo un continuo bisbiglio – come un passaparola – che dice Gloria e Pace, le nostre parole d’ordine.

Gloria come un continuo guardare in alto desiderando di stare in cielo e contemplare la Gloria di Dio. Pace qui in terra nel prendersi per mano tra tutti di qualsiasi colore e lingua. Un sogno che trasmetta un bisogno di trascendenza, di vicinanza al mistero dell’Incarnazione, e condivisione del suo messaggio.

Ecco il mio sogno e la mia passione, quella del presepio!

Roma, 24 giugno 2011 - Natività di San Giovanni Battista P. Giuseppe Cellucci O.M.I. Assistente Ecclesiastico Associazione Amici del Presepio

06: PERGINE 2005, membri del Consiglio Direttivo presenti all’inaugurazione del XXXVI Convegno Nazionale dell’AIAP (foto d'archivio della sede di Pergine (Trento).

07: PERGINE 2005, (a sin. della foto) Gaetano Calabrese, Presidente AIAP del tempo, presenta P. Giuseppe Cellucci OMI nuovo Assistente Ecclesiastico AIAP. L’ultima (a destra nella foto) è la signora Anna Toller Gadler, dirigente della Sede di Pergine e consigliera nazionale AIAP (foto d'archivio della sede di Pergine (Trento).

1.

Il presepio, tra arte e fede XXXVI Convegno Nazionale AIAP PERGINE (Trento) – Settembre 2005

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uesto è il primo Convegno degli Amici del Presepio al quale ho preso parte. Erano trascorsi solo pochi mesi da quando S.E. il Card. Camillo Ruini, Vicario del Papa per la città di Roma, mi aveva nominato Assistente Ecclesiastico dell’Associazione. Così sostituivo l’Assistente precedente nella persona di P. Antonio Votta del Terzo Ordine Regolare (TOR).

Nel mio breve intervento non mi sono soffermato sul tema del Convegno, perché era già stato scelto in precedenza. Ma ho esposto, improvvisando in quel momento, qualche pensiero sul ruolo e il significato della presenza di un sacerdote nel contesto dell’associazione presepistica. Di questo intervento riporto alcuni brevi passaggi che ho potuto prendere da quanto, in quell’anno, fu pubblicato su diretto interesse della sede AIAP di Pergine (Trento) città dove si è svolto il Convegno del 2005.

Sono molto contento di partecipare, per la prima volta, a un Convegno dell’Associazione Nazionale Amici del Presepio, in qualità di Assistente Ecclesiastico Nazionale di fresca nomina.

Domando scusa se mi presento con un non-tema, nel senso che mi sono trovato inserito in questo contesto all’ultimo momento, e non ho avuto un margine di tempo sufficiente per preparare un mio intervento.

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Il presepio, una passione

La mia gioia è ancora più grande per il fatto che mi trovo nei luoghi dove, anni fa, è nato e vissuto Padre Mario Borzaga, giovane missionario dell’Istituto degli Oblati di Maria Immacolata, congregazione alla quale appartengo anch’io. È uno dei tanti martiri del tempo moderno che la Chiesa missionaria di Trento presenta al mondo come testimone. Su Padre Mario e sul suo catechista Paolo Xyoi, ucciso insieme a lui il 1 maggio del 1960 su una pista del Nord Laos, si sta per aprire un processo di beatificazione che si svilupperà prima con la fase diocesana qui a Trento, e poi passerà a quella romana presso la congregazione dei Santi1.

Ho conosciuto direttamente l’Associazione Amici del Presepio solo nel corso del 2000, grazie al suggerimento, e posso dire alla spinta, del Signor Bruno Versigliosi, artista del ferro presente nella città di Roma, che frequentava la Chiesa di San Nicola di Bari ai Prefetti, collocata nel rione Campo Marzio al centro di Roma, e ha apprezzato i presepi che ogni anno realizzavo nella Chiesa di San Nicola.

Così dopo qualche anno di esperienza, vissuta come socio della sede di Roma prima, e poi socio co-fondatore della sede in Atessa (2002), ora mi ritrovo a ricoprire il ruolo di Assistente Ecclesiastico Nazionale. Un compito che mi offre la possibilità di conoscere più da vicino i membri dell’Associazione ed essere per tutti una guida spirituale. Assisterli spiritualmente vuol dire innanzi tutto aiutare gli Amici del Presepio, guidare e illuminare chiunque nel cammino della vita cristiana che, in particolare per un presepista, prende spunto da una realtà che ci anima e ci sostiene, il mistero della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo.

1 Da questo mio intervento al Convegno di Pergine (2005) sono passati 6 anni

e l’accennato Processo di Beatificazione in seguito ebbe inizio e concluso nella sua fase diocesana. E poi ha raggiunto anche la fase romana. Ora si è in attesa del Decreto di Beatificazione che, speriamo, arrivi al più presto.

1. Il presepio tra arte e fede

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Appena ricevuto l’incarico mi sono interrogato sulle linee da seguire nel mio compito specifico di Assistente Ecclesiastico.

Un’Associazione come la nostra dovrebbe indicare il cammino di fede e accompagnare ciascuno in questo cammino. Un Assistente deve farsi portavoce della stessa voce del Maestro. L’Associazione Amici del Presepio da quando ha iniziato ad esistere, e lungo il tempo dei suoi 53 anni di vita, ha visto inserirsi molta gente che con passione si è dedicata all’attività presepistica.

Il cammino di questa Associazione procede su due binari, che sono sempre da rispettare: anzitutto la fede nel mistero della Natività di Gesù Cristo, cioè della Sua incarnazione, e poi la carità come anima e guida dell’attività che è anche quella di inventiva, costruzione, e diffusione del presepio. Queste le due strade che devono animare il nostro essere. Quindi siamo soci, partecipiamo, ci diamo da fare in questa realtà che ci unisce, e condividiamo una dimensione che è quella di essere testimoni del Vangelo oggi, in un certo modo, secondo le nostre caratteristiche, e le nostre origini.

Siamo tutti partecipi della vita ecclesiale e io come Assistente Spirituale vorrei condurre, aiutando, dicendo, ascoltando le esigenze delle nostre sedi, e guidare la direzione nazionale per questa strada. Delle volte sarò, magari, io stesso condotto dall’esperienza di chi è in questa direzione, e condotto dalla vostra animazione per tutto quello che dite e fate. Verrò aiutato dalla vostra testimonianza. E di questo ne ho bisogno.

Cerco di fare la volontà di Dio in questo contesto. Vorrei anch’io a mio modo, secondo quello che mi è dato, avere il mio gruppo di Assistenti, che sulla carta ci sono perché dallo statuto e da regolamento è previsto che ogni sede abbia il suo assistente ecclesiastico. Quindi dovrò conoscere i miei referenti, incontrarli di persona, o forse soltanto con una telefonata, sperando che giunga il momento di un incontro tra gli Assistenti.

Invito i dirigenti a informare il vostro Assistente locale portando i miei saluti dicendo: «Padre Giuseppe Cellucci è il referente nazionale, se hai bisogno di un aiuto, mandagli una lettera». Mi ripeto, penso che tutto può andare a vantaggio sia delle

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sedi come anche del Consiglio Direttivo.

Vorrei che tutti recuperassimo il ritmo dei tempi che la Chiesa invita a fare, i tempi sono la preparazione al Natale con un animo particolare e un atteggiamento di ascolto di tutto quello che vogliamo, con il tempo necessario previsto. Se c’è vicino a noi, o nella nostra parrocchia, una celebrazione con la novena del Natale allora dobbiamo parteciparvi. Inventiamoci un sistema per vivere a nostro livello quei nove giorni, come preparazione del presepio potrebbe essere anche un momento catechetico, didattico. Auguri a tutti gli Amici del Presepio che questa esperienza palpabile e palpitante cresca sempre di piÚ come esperienza positiva, e di un continuo andare avanti in questo cammino.

Gloria e Pace!

08: Un presepio esposto nella mostra del Convegno di Pergine finito in copertina della rivista missionaria Missioni OMI (foto Giuseppe Cellucci).

1. Il presepio tra arte e fede

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La parola del Papa «Q uesta Messa nella notte della nascita del Signore santifica le più care intimità delle anime, che aspirano a ciò che è sostanza viva di unione con Cristo: cioè religione sincera, liturgia ben penetrata e anelito di cristiana perfezione. Lo avvertiamo in quest’ora di soave raccoglimento, sotto lo sguardo del Divino Infante! In realtà, a Natale i grandi problemi della vita sociale e individuale vengono accostati alla culla di Betlemme, mentre gli Angeli invitano a dar gloria a Dio, gloria a Cristo redentore e salvatore, ed a scuotere gioiosamente le buone volontà per la celebrazione della pace universale.

Vogliate comprenderCi, diletti figli, se per la Messa di Natale, anche in questa notte come negli anni passati, alle volte maestose dei templi romani, abbiamo preferito la semplicità della Nostra cappella privata, come a lasciarCi avvolgere dall’ambiente delle umili chiese di campagna e di montagna, e degli innumerevoli istituti di assistenza sociale, che sono rifugio dell’innocenza povera e derelitta, conforto e raddolcimento di lacrime ascose, riparazione di ingiustizie palesi o non sufficientemente dimostrate. E anche a voi pensiamo, cari malati, cari anziani, che soffrite dolori e solitudine; che dolore e solitudine riuscite a volgere a grande merito per voi e a propiziazione di bene per l’umanità.

Accanto alla culla del Nato Bambino, del Figlio di Dio fatto uomo, ogni uomo che cammina quaggiù riflette con coscienza aperta e schietta che al varco supremo gli sarà chiesto stretto conto del dono della vita. È dalla consapevolezza di questo rendiconto che si misura la partecipazione dei cristiani, e di tutti gli uomini al grande mistero che commemoriamo in questa notte.

Intorno alla culla di Gesù gli Angeli cantarono pace. E chi credette al messaggio celeste e gli fece onore ebbe gloria e letizia. Così ieri; come sarà sempre nei secoli. La storia di Gesù si perenna. Beato chi la intende e ne attinge grazia, robustezza e benedizione».

(Beato Papa Giovanni XXIII Omelia del 24 dicembre 1962)

09: GIARRE 2006, natività realizzata nella sala d’ingresso dell’albergo Torre dei Greci sede del XXXVII Convegno Nazionale AIAP (foto Giuseppe Cellucci).

10: GIARRE 2006, foto di gruppo dei partecipanti al XXXVII Convegno Nazionale AIAP (foto Giuseppe Furio).

2.

Il presepio per evangelizzare, nel contesto di un mondo che cambia XXXVII Convegno Nazionale AIAP GIARRE (Catania) – 30 settembre 2006

H

o scelto questo tema per il nostro Convegno Nazionale anche guardando alla tematica del prossimo 4° Convegno Ecclesiale di Verona “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Il presepio per evangelizzare presenta due parole che, viste insieme, acquistano un significato del tutto particolare. Chiediamoci: cosa dicono queste parole? E quali spunti operativi offrono per la vita della nostra Associazione?

Presepio «Il presepio è la raffigurazione soave ed amata della Nascita del Figlio di Dio tra noi, del Figlio di Dio fatto Uomo, in una parola del Mistero dell’Incarnazione. Gesù è il Verbo incarnato, il nostro Redentore», diceva Papa Paolo VI durante l’Udienza del 13 marzo 1966. E due anni prima, incontrando i lavoratori dell’ONARMO partecipanti al Concorso dei presepi, aveva detto: «Voi avete voluto celebrare il Natale con questa figurazione scenica, che si chiama presepio, con questo «specchio del Salvatore», come scrive S. Girolamo» 1.

1 Affermazione che si trova nell'Epistola 108 di San Girolamo, di cui il 30

settembre ricorre la festa liturgica..

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E Paolo VI aggiungeva: «(il presepio) è anche lo specchio della nostra vita, lo specchio dell’uomo, la cui natura fu assunta dal Verbo di Dio per farsi nostro Fratello e nostro Salvatore».

Evangelizzare È l’altra parola, anch’essa importante, del tema scelto per questo Convegno. È il Concilio Ecumenico Vaticano II a stabilire il compito dell’evangelizzazione quando nel Decreto Ad gentes (n.7) afferma: «Benché Dio, attraverso vie che solo Lui conosce, possa portare gli uomini che, senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacerGli, è compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare».

Si tratta di un annuncio diretto, esplicito, localizzato, inculturato, celebrato, vissuto, testimoniato che s’incentra sulla persona di Gesù Cristo.

Il presepio Il presepio, nelle sue multiformi scenografìe, illustra l’incipit dell’era cristiana2. Il racconto della nascita di Gesù Cristo si arricchisce di atmosfere soprannaturali, mitiche, ancestrali.

L’uso, consolidato dalla tradizione, di rivisitare i luoghi e i tempi della nascita di Gesù Cristo attraverso una rievocazione figurativa, permette di riunire intuizioni ed emozioni in un unico afflato estetico e mistico.

Il presepio è ipostasi della fantasia e segno della realtà. La fantasia presenta l’habitat dell’Emmanuele con la freschezza dell’immaginazione attraverso cui le cose sensibili si trasfigurano in un presente ad immagine dei desideri più intimi. La realtà ricorda il lieto evento nella sua oggettività dura e lontana.

L’animo di fanciullo, che sempre si nasconde nell’intimo di

2 Appunti presi da Il segno del presepio: storia e leggenda dell’incipit cristiano,

di Carlo Chenis, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Roma 2000. Da Agenzia Fides del 23/12/2005.

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ognuno, riemerge dinanzi al presepio con sentimenti comuni ad infinite generazioni. Innumerevoli adulti hanno saputo farsi piccoli con evangelico candore, per raccontare ai piccoli il momento più intimo e solenne dell’umanità: la nascita di Gesù a Betlemme.

L’annuncio II presepio è anzitutto annuncio. Nei suoi segni sensibili assolve al ruolo dell’araldo che ricorda quanto proclamato dagli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2, 14). Una dichiarazione in cui alla glorificazione di Dio si unisce l’augurio di pace. Il suo riconoscimento è concesso solamente a chi è rivestito di grazia divina, come Maria e Giuseppe; a chi è avvolto di beatificante povertà, come i pastori; a chi è assetato di vera sapienza, come i Magi venuti dall’Oriente.

Tra cronaca e leggenda Le profezie bibliche annunciano la venuta del Messia e i Vangeli parlano del Suo Natale. L’evento della nascita di Gesù è situato in un preciso momento storico. Betlemme è il luogo in cui si avverano i vaticini dell’avvento di Dio sulla terra. E il presepio supera la storia, poiché la presenza di Dio è sempre attuale.

La notizia della nascita di Gesù, attraverso il racconto degli Evangelisti, vede coinvolti gli angeli, i pastori, i Magi, Erode e la sua corte, oltre la stella cometa. Gli angeli danno la notizia ai pastori che, rassicurati dallo spavento della visione, corrono ad adorare il Bambino. I Magi seguono la stella e dopo aver chiesto informazioni al re Erode riconoscono il Bambino nella stalla di Betlemme.

I Vangeli riportano l’episodio della fuga in Egitto e la strage degli Innocenti per mano dei sicari di Erode. A questi fatti spesso si aggiungono altre informazioni prese dalla tradizione dei Vangeli apocrifi.

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L’Epifania del divino Il presepio è il luogo dell’attenzione di Dio verso i poveri e i sapienti. I pastori da indigenti diventano bisognosi di Dio, e i Magi dalla sapienza naturale approdano a quella soprannaturale.

L’Epifania del divino, nella grotta di Betlemme, resta un evento discriminatorio: solo i puri di cuore e i poveri in spirito possono far parte del resto dell’umanità ammessa al presepio. Non si può pensare il presepio soltanto come mito culturale o come un suggestivo arredo. Sarebbe troppo riduttivo anche se, per paradosso, un presepio visto come oggetto materiale rischia di resistere, lungo il tempo storico umano, anche alla contemporanea ed eventuale assenza di fede che c’è nel cuore dell’uomo.

La presentazione scenografica è legittimata dall’Incarnazione di Dio. La sua rivisitazione, nei diversi contesti culturali, è emblema dell’universalità e attualità della salvezza. Il presepio è memoria del primo avvento di Cristo, segno e memoriale della persistente presenza di Cristo nell’umanità, è auspicio dell’ultimo avvento di Cristo nella risoluzione dei tempi3.

Il Vangelo Come cristiani avvertiamo di vivere sempre come se ci trovassimo dentro un nuovo paganesimo. Come affrontarlo, e cosa fare per arginare questo fenomeno? Ci aiuta la parola dei Sommi Pontefici che, a più riprese, specie negli incontri ad limina con i Vescovi, ci hanno dato dei suggerimenti. Il 12 aprile 1986 Papa Giovanni Paolo II parlando alla Conferenza Episcopale del Lazio in visita ad limina, ricordò che il primario compito dell’evangelizzazione è «indicare in Cristo Gesù il Salvatore di ogni uomo e di tutto l’uomo: del suo mondo personale e di quello familiare, dell’ambiente del lavoro e di quello della scuola, della dimensione culturale come anche della dimensione civile».

3 Il Natale, come ricorda l’antifona alla liturgia dei Vespri del 6 gennaio, è

collegato alle altre Epifanie del Cristo. Il presepio è l’annuncio del Messia ai popoli del mondo, le nozze di Cana sono l’annuncio del Messia ad Israele, il battesimo nel Giordano è l’annuncio del Messia ai discepoli del Signore.

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Il Vangelo e la società umana In “un mondo che cambia” è mutata la situazione socio-culturale, nella quale emerge la necessità dell’annuncio di salvezza.

Con lo stesso ardore e la medesima sollecitudine, che fu già dei primi apostoli, la Chiesa contemporanea s’interroga sui «mezzi che occorre privilegiare per giungere a positivi risultati di conversione, e intravede nella nuova evangelizzazione una pista possibile. Per non stare a guardare gli eventi in maniera inerte, essa, di fronte al contesto di scristianizzazione in atto, sente l’urgenza di una reimpostazione dell’attività evangelizzatrice»4.

Dall'insegnamento di Giovanni Paolo II scaturiscono le principali caratteristiche della Nuova Evangelizzazione.

Eccole: – È una «grande campagna della fede», articolata in molteplici iniziative, che richiede un continuo adeguamento delle metodologie pastorali alle mutate situazioni socio-culturali.

– Chiede il coinvolgimento di tutta la comunione ecclesiale e suppone massima sintonia tra Pastori e laici, alla ricerca di una vita di fede rinnovata e di un assiduo sforzo di catechesi.

– Passa inevitabilmente attraverso un processo di inculturazione o di evangelizzazione delle culture, in vista di una nuova fioritura di quella cultura che è ispirata ai valori del cristianesimo 5.

– È un’operazione che coinvolge il primo annuncio, e una catechesi come purificazione della devozione e della pietà popolare, in ascolto delle esigenze dell’uomo contemporaneo.

Bisogna adoperarsi per un’evangelizzazione «più aggiornata ed efficace... rispondente alla sensibilità dei giorni nostri. In questione è qui una nuova evangelizzazione della cultura, nella quale occorre calare nuovamente quei “semi” di cristianesimo che nel 4 Giovanni Paolo II, Incontro con il clero in cura d’anime nella Diocesi di Roma, 4 marzo 1986.

5 Giovanni Paolo II, Alla Conferenza Episcopale laziale in visita ad limina, 12.4.1986 (Insegnamenti, IX, 1, p.164).

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passato hanno prodotto una così meravigliosa germinazione di fiori e di frutti»6.

– È una nuova implantatio evangelica. In questo senso, non ha importanza se è la seconda, forse è la decima, forse la ventesima, non si sa7. La cosa fondamentale è che risulta improrogabile l’esigenza di questa nuova seminagione del Vangelo.

– È sorgente di santità. Ovvio che, trattandosi di reimplantatio, dovrà avvalersi di quella memoria storica del cristianesimo e, in particolare, della nazione o territorio a cui è rivolta.

Spunti operativi Quasi sempre il Natale, denso di tematiche contenutistiche, è sbrigato, nella pluriformità delle celebrazioni, con alcune battute, mediante le quali o si demonizza l’alone consumistico che avvolge questa solennità, tipicamente cristiana, oppure si ripetono a iosa, alcuni ritornelli, all’apparenza ormai consunti.

Ripercorriamo il mistero cristiano, cioè l’evento di un Dio che si fa uomo, con alcuni verbi-chiave che connotano lo scenario del Natale: sentire, interpretare, manifestare, adorare.

Sentire il Vangelo del Natale «Senti? Le tue sentinelle alzano la voce. insieme gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion» (Is 52,8): è un interrogativo che ci riporta alla verità essenziale dell’annuncio, che nella notte santa gli angeli hanno dato ai pastori, come riferisce l’evangelista Luca al capitolo 2 del suo Vangelo, versetti 10 e 11.

Queste persone riescono ad adempiere pienamente il loro compito, quanto più lo “sentono”. Dall’udire si passa, gradualmente, al percepire, al sentire. Inteso come “fare proprio” un 6 Giovanni Paolo II, Appello ai presidenti delle Conferenze Episcopali del continen-

te europeo, 2.1.1986 (Insegnamenti, IX, 1, pp. 14-15).

7 Giovanni Paolo II, Incontro del Vescovo di Roma con il clero della Diocesi (Insegnamenti, X, 1, p. 507).

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avvenimento, primariamente a livello emotivo. I racconti evangelici dell’infanzia testimoniano questo pathos nei vari personaggi: – dall’invito rivolto a Maria di rallegrarsi, tradotto con «Ti saluto»; all’atteggiamento ancora della Vergine, che «in fretta» raggiunge la città di Giuda per incontrare Elisabetta; – dai pastori, che «senza indugio» vanno a trovare Maria e Giuseppe con il Bambino, ritornando tra lo stupore di quanti li ascoltano; ai Magi che, al vedere la stella, «provarono una grandissima gioia»; mentre Erode resta turbato, e con lui tutta Gerusalemme.

Interpretare il Vangelo del Natale Per questa interpretazione andiamo alla scuola della Vergine Maria, che serba in sé tutti gli avvenimenti. Un esegeta dice che l’atteggiamento di Maria sta nel “tenere insieme”, cioè nel ricordare, conservare, custodire, e comprendere. A Maria l’Evangelista affida il ruolo dell’ermeneuta, dell’interprete. Ella con lo svolgersi della vicenda, ha scoperto la logica intrinseca degli avvenimenti e il loro senso più profondo. Un’interpretazione penetrante che ha luogo nel cuore, ambito del discernimento delle facoltà, dell’attitudine intellettuale e della percezione interiore.

Questo “tenere insieme” i vari aspetti risulta assai importante nell’affermata frammentazione sociale ed ecclesiale, che caratterizza il nostro tempo. La comunità ecclesiale appare come un arcipelago, dove ciascuna isola incontra il “proprio” Cristo.

Il compito precipuo delle comunità che celebrano il Natale, è quello di creare questa relazione con Cristo, perché diventi un’opportuna occasione per la loro conversione. Il senso della profezia, che l’Avvento ripropone attraverso le energiche figure di Isaia, Geremia, Michea, Giovanni Battista, è proprio questo: rendere attuali, cioè in un oggi di salvezza, le sollecitazioni che vengono dalla celebrazione dell’Evento, perché gli uomini e le donne del nostro tempo possano accorgersi di questa presenza e farla propria, come Maria.

La più lacerante eresia cristologica contemporanea sembra

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Il presepio, una passione

proprio questa: la voluta ignoranza della persona di Cristo, e il vivere come se non esistesse, e questo avviene anche da parte di battezzati.

Manifestare il Vangelo del Natale II “vedere” è un’altra caratteristica peculiare dei protagonisti del Natale: «Andiamo a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). E i Magi: «Abbiamo visto sorgere la Sua stella e siamo venuti per adorarLo» (Mt 2,2). Nella maestosità del prologo, Giovanni conclude: «E noi vedemmo la Sua gloria» (Gv 1,14). Nell’attesa della parusìa, cioè della Sua ultima rivelazione, è importante che Cristo si riveli nella Chiesa, mediante i segni concreti della Sua presenza. Al riguardo, i racconti evangelici, come gli stessi testi liturgici, rappresentano un florilegio di luce.

La notte avvolge i pastori (Lc 2,9); è la luce della stella che guida i Magi nel loro cammino (Mt 2,9); la nuova Gerusalemme, la Chiesa, è rivestita di luce mentre la terra è immersa nelle tenebre che la ricoprono, e nebbia fitta avvolge le nazioni, secondo la stupenda pagina di Isaia (Is 60,2), perché i popoli camminino nel suo splendore.

In quest’ottica si collocano i pastori del Natale, preoccupati, dopo averLo visto, di riferire agli altri ciò che del Bambino era stato detto loro. Il significato ultimo dell’Incarnazione viene riassunto da Giovanni nel mostrare finalmente Dio agli altri mediante l’umanità di Cristo: «Dio nessuno L’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui Lo ha rivelato» (Gv 1,18). Questa capacità “rivelativa” diventa il compito per eccellenza della Chiesa e trova attuazione nelle celebrazioni liturgiche, che hanno come soggetto la comunità cristiana.

Adorare il Vangelo di Cristo nel Natale L’esortazione dell’apostolo Pietro ad adorare Cristo nei nostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi, trova riflesso nei personaggi del Natale, sia i pastori che i Magi. L’adorazione appare come frut-

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to dello stupore, della meraviglia, e riporta alle consuete occupazioni, glorificando e lodando Dio per tutto quello che si è udito e visto (Lc 2,20).

Oggi quante persone sanno ancora meravigliarsi di ciò che vedono? Quanti sanno esprimere riconoscenza e lode? Certo, bisogna cominciare a fermarsi, a darsi tempo, o tornare indietro a rendere grazie. Nessuno ha più questo tempo da «perdere»: il tempo dello stupore e della lode.

Molte volte, purtroppo, anche chi possiede la Sacra Scrittura, la pienezza della rivelazione, trova più facilità a delegare gli altri, a scaricare su di loro il “muoversi” per contemplare: «Andate – esorta Erode – e informatevi accuratamente del Bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo» (Mt 2,8).

Invece il popolo che celebra il Natale appartiene al Signore a pieno titolo, perché “zelante nelle opere buone” (Tt 2,14). E questo popolo è la Chiesa.

Conclusione Nella nostra attività di presepisti, quando siamo davanti al mistero natalizio di N.S. Gesù Cristo, poniamoci queste particolari domande: “Chi siamo noi e chi è Lui? Cosa facciamo noi e cosa fa lui? Cosa dobbiamo preparare in noi per realizzare lo scenario del Presepio? Come coltivare in noi il seme della Parola di Dio?”.

Il Natale è un mistero a cui partecipa tutto il creato, e che provoca lo stupore e la gioia degli angeli. È difficile intendere il “rumore” di questo mistero, ma solo accostandoci ad esso comprenderemo il senso della vita e del mondo.

Quel Bambino, deposto nella mangiatoia, è la voce del Creatore e del Suo Creatore. Il presepio può essere anche solo un allestimento estetizzante, o una strumentalizzazione commerciale. Ma con gli «occhi della fede» il presepio è autenticamente visibile nel suo essenziale richiamo religioso, un segno mistico.

I personaggi del presepio sono l’emblema delle scelte di

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ciascuno di fronte al problema della presenza-assenza di Dio. Si può essere come gli albergatori che lo respingono, come Erode che ne teme la concorrenza, come i dottori della legge che smentiscono le Scritture per difendere i propri privilegi, come le moltitudini di indifferenti che vogliono ignorare il fatto. Si può anche essere come Maria che genera amore nel totale abbandono in Dio; come Giuseppe che vive nel silenzio la sua fede; come i pastori subito disponibili ad accorrere perché poveri; come i Magi che sanno cercare perché sapienti.

Nessuno può stare fuori dal presepio se sa ammirarlo nei suoi contenuti più intimi e spirituali. La Nascita di Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passato.

Dinanzi a Lui si pone l’intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla Sua presenza.

Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita.

Il tempo del Natale è quel tempo che immette nella vita della Chiesa l’abbondanza dei doni dello Spirito, utili per la nuova evangelizzazione. Se i credenti continueranno a cercare Dio con mistico stupore e ardente carità, su Betlemme la stella brillerà sempre e gli angeli glorificheranno Dio augurando pace al mondo.

Auguro a tutti di poter essere testimoni di una parola che salva, per dare l’annuncio di salvezza, sempre e dovunque, continuando ad essere operatori di pace. E ovunque, i nostri cuori, cuori di fanciullo, firmeranno la loro fede con i semplici segni di un presepio.

Gloria e Pace!

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La parola del Papa «I l presepio, bellissima cosa che si allaccia alle più antiche e genuine tradizioni, sia dell’arte, che della pietà del popolo italiano; bellissima cosa, che ci fa tutti fanciulli nella ricerca dell’espressione elementare ed arcadica del racconto evangelico, ma tutti saggi, tutti commossi e comprensivi, davanti ai sommi valori umani e religiosi, che si tentano di rappresentare, e tutti singolarmente invitati ad incontri prodigiosi tanto con i massimi Artisti, che hanno profuso tesori di genialità e di bellezza nell’iconografia del presepio, quanto con i più grandi Santi, che davanti al presepio hanno pianto, pregato, cantato e gioito.

Bellissima cosa il presepio, anche per un altro aspetto si è capito che il presepio è “lo specchio del Salvatore”».

(Papa Paolo VI ai lavoratori dell’ONARMO in occasione di un concorso dei presepi, 1964)

11: ROMA 2011, presepio realizzato dall’Associazione AIAP in Piazza Navona per ricordare il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 (foto Giuseppe Cellucci).

12: GIARRE 2006, particolare del diorama "Gesù con i fanciulli" conservato nel locale Museo del Presepio (foto Giuseppe Cellucci).

13: GIARRE 2006, momento dello spettacolo “Natale siciliano” realizzato dal gruppo SIKILIA durante il Convegno AIAP (foto Giuseppe Cellucci).

3.

Il presepio, una perenne novità XXXVIII Convegno Nazionale AIAP ROMA, Santuario del Divino Amore – 29 settembre 2007

C

arissimi Amici del Presepio, mentre saluto tutti voi che siete intervenuti a questo Convegno ringrazio chi mi ha invitato a presentare una relazione sul tema Il presepio, una perenne novità. È un tema che, idealmente, prolunga quello dell’anno scorso tenutosi a Giarre in Sicilia, che a sua volta seguiva quello del 2005 svoltosi a Pergine nel Trentino, e diceva Il presepio tra arte e fede.

Il tempo delle festività natalizie, ogni anno, ci vede particolarmente e diffusamente impegnati. È un tempo vissuto nel nostro contesto socio-culturale con nuove idee e rinnovati contenuti, quasi ad offrirci ogni volta un “Natale” che porti con sé sempre qualcosa di nuovo. Una festa che si ripete e si rinnova di continuo.

Ma in questo Convegno chiediamoci: la gente – e con essa mettiamoci anche noi – al di là dell’atmosfera natalizia è proprio convinta che “Natale” è la festa della venuta del Figlio di Dio nell’umanità? Potrei dire di sì, anche se al riguardo mi rimane qualche evidente dubbio. Sarebbe triste che il Natale fosse solo un buon pretesto per far festa, escludendo e dimenticando i personaggi principali della festa: Gesù, Giuseppe e Maria, cioè la Santa Famiglia di Nazareth.

Per noi il presepio è il segno di pace con il quale continuamente si manifesta e si rinnova l’amore di Dio verso l’umanità.

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14: ATESSA, particolare del Bambino Gesù presente nel presepio di San Leucio (foto Giuseppe Cellucci).

Fare il presepio è compiere un gesto di amore che porta alla pace. E qui sta proprio la novità: attraverso il presepio, un reale segno umano, possiamo entrare nel mistero divino riscoprendo il grande annuncio di salvezza in esso contenuto.

La “novità” del Vangelo L’annuncio della Buona Novella nel mondo fa conoscere il Verbo di Dio “che si fece carne” (Gv 1,14). E mette in evidenza la parola di Dio nella vita del battezzato: una parola ascoltata, meditata e vissuta. Sant’Agostino dice: «Il solo fatto di ascoltare è già cominciare a costruire» (Discorsi, 179). Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno, chiede ai giovani un atteggiamento di ascolto e dice: «Amate la parola di Dio e amate la Chiesa, che vi permette di accedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la ricchezza».

Un modello di vita cristiana da imitare è quello offerto dai

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pastori. Sì, gli stessi che recandosi a Betlemme vissero l’ascolto e lo stupore davanti al neonato Bambino Gesù. Nel Vangelo di Luca di loro è detto: “Quelli che udivano si stupirono” (Lc 2, 18).

Nell’esperienza dei pastori si vede la voce della Chiesa missionaria che fa giungere la parola di Dio nel cuore di ogni credente. E chi sa essere attento a questa voce può scoprirne la novità e la ricchezza scaturite dalla stessa Parola di Dio. Davanti alla rivelazione del divino sorge uno stupore intuitivo e aperto, come una devota ammirazione. L’evangelista Luca, nel suo racconto evangelico, non ha interesse diretto per la semplice cronaca dell’evento. Lo stupore che varie volte ricorre nei racconti dell’infanzia richiama l’attenzione del lettore di fronte all’inaudita profondità di senso che scaturisce dagli eventi narrati.

Lo stupore rimane semplicemente una soglia. I pastori l’hanno appena varcata. E hanno fatto un’esperienza di fede, accettando di andare da Gesù e testimoniando quanto hanno appreso.

Eppure questo è solo un inizio: non ci si può accontentare.

Nel racconto dell’evangelista Luca essi cedono il posto a Maria, la quale non solo custodisce nel cuore i fatti e le parole di cui è stata spettatrice e protagonista, ma anche li medita, interpretandoli. Per questo la Madre è un modello di fede per ogni credente perché, oltrepassando la soglia dello stupore, è entrata in intimità con il Verbo incarnato.

Lo “stupore” del Natale Possiamo definire il Natale come il tempo privilegiato della gioia e della contemplazione. Nel tempo natalizio ci raccogliamo intorno al presepio, e meditiamo il mistero di un Dio che si fa uomo, dell’Eterno che entra nella brevità e caducità dei nostri giorni, dell’Invisibile che diviene visibile. Contemplando l’Incarnazione del Verbo, siamo invitati a considerare nella gioia la dignità della persona umana redenta.

Il tempo del Natale diventa il tempo della vera gioia: che non significa “non avere problemi”, ma è una gioia che viene dalla

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consapevolezza che l’amore di Dio si è reso visibile in Gesù. Gioia che parte dalla contemplazione del presepio di Betlemme, si prolunga nella festa della Santa Famiglia, nella solennità di Maria Madre di Dio, nel mistero della manifestazione di Gesù (Epifania) e del suo battesimo al Giordano, dove è proclamato dal Padre “Figlio prediletto”.

Non si tratta di gioia superficiale, ma di un’accoglienza del Mistero. La Chiesa, convocata per riconoscere e accogliere il Signore che viene, è invitata ad annunciarLo a tutti.

Ogni cristiano che vive il Natale nel suo senso più profondo è pieno di gioia intima che trova il suo fondamento nella consapevolezza che quel Bimbo a noi donato è come il sorriso di Dio sull’umanità e sull’intera creazione. Bimbo che poi sarà il Risorto che sconfigge la morte e nello Spirito riconcilia tutti col Padre.

La “novità” del presepio Il presepio parla della presenza di Gesù Cristo nel mondo, e questo avviene anche grazie al grande impegno missionario della Chiesa in tutti i continenti. In alcuni casi la Chiesa cattolica è la religione ufficiale di un Paese, in altri vive quasi ai margini, e nella sua lunga storia bi-millenaria è stata oggetto di dure discriminazioni e persecuzioni.

Per mancanza di tempo dato a questa relazione non posso entrare nel merito del discorso da fare sulle diverse fedi cristiane, gli scismi, i particolarismi, le divisioni ancora esistenti tra mondo cattolico, mondo ortodosso e mondo, per così dire, protestante. Un discorso che comunque sarebbe interessante compiere, anche in un altro momento e forse in un futuro convegno. Un discorso utile per tutti dal quale far scaturire le linee di riflessione per comprendere il nostro operare di presepisti cristiani e cattolici.

Ma se, brevemente, guardiamo alla presenza cristiana nel mondo troviamo molti segni cosiddetti esterni. Nelle città, nelle campagne, nei piccoli villaggi suonano ancora le campane che richiamano il popolo di Dio alla santa Messa; in molti

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ospedali, scuole, luoghi pubblici, il Cristo crocifisso è esposto sulle pareti, e milioni di persone portano attorno al collo una catena con un crocifisso o un’immagine del Cristo.

Sono segni esterni, ma che a loro modo indicano una fede.

Sono molti anche i libri, dischi, film, spettacoli che hanno come protagonista Gesù di Nazareth. Gesù si manifesta attraverso gli uomini e le donne, religiosi e talvolta laici, che sono la Chiesa e gli ordini religiosi. E allora tramite il loro ministero vive certamente un Gesù che si trasforma in azioni di culto, di carità, di aiuto sanitario, di scuola, di ricerca, di assistenza sociale, di volontariato.

Prendiamo ad esempio l’iniziativa missionaria di annuncio e presenza chiamata Gesù al centro, che esiste da alcuni anni al centro della città di Roma per le strade e le piazze – come ad esempio piazza Navona. Sono annunci particolari del Vangelo con presentazione di libri, sfilate di moda e concerti. Tutto questo avviene nella prima settimana di ottobre.

Certamente è nel nome di Gesù e del Vangelo che moltissimi uomini e donne di fede lavorano per aiutare gli altri e applicare concretamente la carità cristiana; confessare chi ne ha bisogno e soccorrere chi sta male; essere vicino a chi ha paura perché è malato o sta per morire; e penetrare nelle carceri e parlare con chi vuole o cerca di pentirsi. È la Chiesa che ha il compito di far trovare la presenza di Dio e di suo Figlio in ogni punto della vita quotidiana. Il Cristo è parte viva della nostra vita. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si è incarnato e ha scelto di venire ad abitare in mezzo a noi, nel presepio del mondo.

Ogni anno, ricordando questa incarnazione, si rinnova in noi questo desiderio e questa certezza, e poniamo Gesù nel presepio. Facendo questo desideriamo collocarlo anche nel nostro cuore e nella nostra vita. E Gesù è la Luce del mondo, venuta a rischiarare le tenebre! Ora gli occhi si spalancano sul mondo e tutto è illuminato. In questo modo tutto il mondo diventa chiaro: un presepio stupendo, una stupenda opera infinita si apre intorno a noi: le stelle, il mare, i monti, le valli, le

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15: ATESSA, particolare del presepio realizzato sul modello in scala del Convento di Vallaspra (foto Giuseppe Cellucci).

città con le loro case... e dentro le case le famiglie, le persone, gli amici... Ogni presepio genera stupore perché è tutto illuminato. Illuminato dalla vera Luce.

Non può esserci presepio senza Gesù. Alla Sua luce niente può sembrarci ancora oscuro, nemmeno la sofferenza, nemmeno i problemi quotidiani, nemmeno le difficoltà più dure.

Ogni tenebra viene superata dalla luce che ci fa vedere più in là: facendo vedere un’opera immensa, un progetto entro il quale sta ogni avvenimento. Da qui nasce la gioia che non passa, la felicità infinita di sentirsi parte di un’immensa vita. E la certezza dell’accoglienza e della presenza di Gesù Cristo nel cuore di ciascuno, come in un presepio.

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Conclusione Al termine di questa relazione desidero offrirvi una testimonianza personale. Alcuni anni fa, la prima volta che vicino al presepio misi a disposizione dei visitatori, un registro sul quale poter apporre la firma e scrivere liberamente il proprio pensiero, raccolsi delle ottime risposte. Il registro mi riportava il pensiero di tante persone conosciute che, di fronte al mistero rappresentato nel presepio, si erano interrogate esprimendo quanto vivevano e sentivano nel cuore. Ecco alcune espressioni che, forse, qualcuno ritroverà simili a quanto legge nei registri dei propri presepi: – «Con la realizzazione del presepio ognuno di noi è come se avesse ricevuto in dono da Dio, la possibilità di “raccontarne” nuovamente la Nascita. Durante le feste natalizie, in questa piccola casa del Signore, la presenza di Gesù Bambino nel presepio addolcisce l’animo, ed è un punto di riferimento importante per un serio raccoglimento spirituale».

– «Dona pace e serenità questo presepio».

– «Un’ambientazione perfetta in una cornice di fascino antico».

– «È un presepio che allieta l’anima per innocenza d’arte e semplicità».

– «Idee nuove e tradizionali comunque sempre suggestive e ben realizzate».

– «Bello e cristianamente essenziale nella sua semplicità. Che sia di buon auspicio per un futuro pieno di gioia e serenità e pace nel nome di Gesù».

Tutte queste espressioni scaturiscono dall’atteggiamento con il quale ci si pone davanti a un presepio: quello della contemplazione che fa nascere dentro il cuore emozioni e sviluppa sentimenti.

Una contemplazione che sa vedere in un presepio la novità del suo intrinseco messaggio, e il valore della presenza raffigurativa.

La prima volta che vediamo un determinato presepio è importante non fermarsi mai davanti alla prima e spontanea

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immagine emotiva che viene a crearsi dentro il nostro animo. Il presepio che stiamo contemplando può far nascere ogni volta nuove immagini emotive, costruendo e ricostruendo in noi, quasi per intero, quella che è stata in origine l’intenzione dell’autore per quello stesso presepio che stiamo contemplando.

La nascita di Gesù è un atto religioso avvenuto in un preciso contesto storico. Un momento che travalica la fede cristiana e lancia un messaggio di amore universale. La nascita di Gesù Cristo nell’umanità porta tutta la creazione e la stessa umanità a un cambiamento fondamentale. Quindi il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo non è solo un evento limitato ai dogmi cristiani, ma è un buona novella rivolta a tutti, credenti e non credenti.

Il Papa Benedetto XVI durante un’udienza nel tempo natalizio ha detto: «Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada, ha detto Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerLo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui». Penso che queste parole possono essere rivolte a ciascuno di noi, che amiamo e teniamo a cuore il contenuto e il messaggio del presepio, perché sempre lo si vuole migliorare. Per questo è importante l’amore per la Sacra Scrittura e, di conseguenza, conoscere la fede della Chiesa che ci dischiude il senso della Scrittura. È lo Spirito Santo che guida la Chiesa nella sua fede crescente, e l’ha fatta e la fa penetrare sempre di più nelle profondità della Verità.

Il mio desiderio e augurio per tutti gli Amici del Presepio è quello di aderire all’invito del Signore per partecipare al Suo Natale. Mettersi di fronte a Lui in preghiera lasciandosi guidare dalle sue stesse parole. E chiedere l’aiuto di Maria per saper entrare nel mistero. E con il presepio, perenne novità cristiana, testimoniare a tutti, e con gioia, il Vangelo presente e operante nella nostra vita.

Gloria e Pace!

3. Il presepio, una perenne novità

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La parola dei Santi «C elebriamo il Natale del Signore con il dovuto concorso e solennità. Si rallegrino gli uomini, si rallegrino le donne: Cristo è nato uomo, da una donna è nato, ed entrambi i sessi sono stati onorati.

«Giaceva nel presepio chi conserva il mondo: era ad un tempo infante e Verbo. Lui che i cieli non contengono, era portato dal seno di una sola donna; Ella sorreggeva il nostro re; Ella portava Lui, nel quale siamo; Ella allattava il nostro Pane.

«O palese debolezza e stupenda umiltà, nella quale si celò tutta la divinità! Completi in noi i Suoi doni Lui, che non inorridì di assumere anche i nostri inizi; e ci renda figli di Dio Lui che per noi volle divenire figlio dell’uomo».

(S. Agostino, Sermone 184) «C arissimi il nostro Salvatore oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne.

«Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti.

«Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli viene offerto il perdono».

(San Leone Magno, Discorso 1 per il Natale, 1-3)

16: CUNEO 2008, Gruppo di amici presepisti durante una pausa del XXXIX Convegno Nazionale AIAP (foto Giuseppe Cellucci).

17: CUNEO 2008, (al centro della foto) l’Assistente Ecclesiastico presenta la sua relazione. A sin. nella foto la consigliera Antonella Salvatori consorte del Presidente Alberto Finizio, a destra nella foto (foto NinÏ Sapone).

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Il presepio, strumento di pace XXXIX Convegno Nazionale AIAP CUNEO-CAVALLERMAGGIORE – 19 settembre 2008

mici presepisti, e tutti voi intervenuti a questo XXXIX Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, permettete che prima ringrazi gli amici organizzatori del Convegno delle sedi di Cuneo e Cavallermaggiore che mi hanno invitato a presentare la relazione sul tema scelto per il convegno Il presepio, strumento di pace.

Il tema di quest’anno prolunga, quasi idealmente, quello dell’anno scorso Il presepio, una perenne novità. Un convegno che, come molti tra voi ricorderanno perché presenti, abbiamo celebrato presso il santuario del Divino Amore, vicino Roma.

Ricordo anche Il presepio per evangelizzare, tema del convegno 2006, organizzato dalla sede di Giarre in Sicilia. E non posso dimenticare il tema scelto per il convegno del 2005, tenutosi a Pergine nel Trentino, che diceva Il presepio tra arte e fede. Il convegno di Pergine per me coincise con l’inizio del servizio pastorale presso l’Associazione in qualità di Assistente Ecclesiastico Nazionale. Tra i presenti ci sono molti che hanno preso parte a tanti altri convegni precedenti, e dei quali conservano molti ricordi nella linea della nostra più viva tradizione presepistica. Un saluto a tutti.

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Il presepio, una passione

Il tema e i suoi significati Al tema scelto per questo convegno Il presepio, strumento di pace... si potrebbe aggiungere un sottotitolo “L’amico del presepio, costruttore di pace”, nel senso evangelico del termine. È un invito a realizzare una profonda riflessione personale e comunitaria sul significato di queste parole.

All’inizio del mio intervento nel convegno dell’anno scorso tra l’altro dicevo: «Per noi il presepio è un segno di pace con il quale continuamente si manifesta e si rinnova l’amore di Dio verso l’umanità. Fare il presepio è compiere un gesto di amore che porta pace e speranza. E qui sta proprio la novità: attraverso il presepio, nostro segno umano, possiamo entrare nel mistero divino e riscoprire il grande annuncio di salvezza che esso contiene». Ora tutto questo pensiero non cambia, ma si rinnova e aumenta.

E allora, tutti noi qui presenti proviamo a chiederci: il presepio rappresenta un fine o uno strumento? Non è una domanda con una risposta a trabocchetto, ma una questione che deve suscitare in noi una serie di riflessione e comportamenti.

Ad esempio: per gli organizzatori di un convegno il presepio è un fine o uno strumento? Penso che rappresenti tutte e due le cose: il tempo, l’attenzione, la passione data per la preparazione e lo svolgimento del convegno dimostrano che il presepio rappresenta lo scopo e l’obiettivo principale per le sedi di Cuneo e Cavallermaggiore che l’hanno organizzato, e al quale hanno dedicato il loro tempo. Poi rappresenta uno strumento perché offre la possibilità di incontrarsi, conoscersi, scambiare dei pareri, produrre e distribuire le realizzazioni.

Lavorando insieme approfondisce l’amicizia tra tutti. Ho portato un esempio, ma questa domanda resta sempre davanti a noi come spunto riflessivo.

Nella dimensione della comunicazione sociale, qualche ventennio fa, qualcuno ha affermato che “il mezzo è il messaggio”. Pur sapendo che questa non è la sede dove spiegare

4. Il presepio, strumento di pace

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il significato e la valenza dell’affermazione, tuttavia prendiamo l’affermazione e applichiamola al nostro impegno presepistico associativo. Impegno che si individua nel diffondere e far crescere la conoscenza e la cultura del presepio. Appare molto bene questa finalità che risulta essere come lo scopo principale dell’Associazione. E in conclusione potremmo dire che “il presepio è il messaggio”.

La pace, dono di Dio La pace, come annuncio di buona novella-vangelo, è presentata come un particolare dono del Natale. Anzi uno specialissimo dono che Dio, attraverso l’incarnazione del suo Figlio Gesù Cristo, porta all’umanità.

Nel momento della rivelazione ai pastori gli angeli cantano “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14). Sappiamo e conosciamo come il mistero e la manifestazione del Natale rappresenti un punto denso di significati e spunto di riflessione. Anzitutto nel nostro cammino associativo dovremmo sempre vedere bene e in che modo, poterne essere coinvolti.

Ma cosa vuol dire “pace” nel linguaggio biblico? Vuol dire armonia. È un insegnamento che Dio ha donato al suo popolo per vivere e progredire in pace. Da questo dono scaturisce un’alleanza di pace. La Sacra Bibbia inizia, con il libro della Genesi, descrivendo l’azione creativa divina come un’azione di pace: dal caos allo splendido ordine dell’universo in cui regna l’uomo, fatto a immagine di Dio. Nel paradiso terrestre regna una pace universale. Dio Creatore e Padre misericordioso, anche dopo il peccato originale della creatura umana, ristabilisce la pace con lui nello spirito dell’antica alleanza, che prelude alla nuova ed eterna alleanza in Cristo. È Lui che riconduce e riunisce ogni cosa nell’armonia: prima nel cuore di ogni singola persona umana, poi nel rapporto salvifico tra Lui e l’umanità, e anche in tutta la creazione destinata ad essere “nuova”.

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Il presepio, una passione

La pace, un bene da costruire “Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, vi darò le piogge, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. La trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla semina; avrete cibo e sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese”, è scritto nel libro del Levitico. Si tratta di benedizioni che Dio concede sulla base di una dichiarata e comprovata fedeltà a Lui. Se applichiamo queste parole alla situazione della nostra Associazione, a prima vista ci può sembrare un paradosso. Al popolo, che osserva le sue leggi, il Signore promette prosperità e continuità nei prodotti. E per noi operatori e realizzatori di presepi come si può applicare questa parola del Signore? Il presepio per noi è uno strumento, e pur restando l’obiettivo principale della nostra attività associativa non è tuttavia lo scopo principale della nostra vita cristiana. Essa ci è stata data in dono, e nel battesimo ha acceso in noi la fede che, insieme alla speranza e alla carità, ci dà la forza di lodare, amare, e servire il Signore.

In questa esperienza di vita, frutto dell’amore che riceviamo e portiamo a Dio, il presepio diventa uno strumento privilegiato per lodare e amare il Signore e l’umanità. In Associazione noi non stiamo insieme semplicemente e solamente per il fine del presepio stesso, che è sempre limitativo... ma ci frequentiamo e interessiamo gli uni agli altri anche nei problemi e nelle fatiche della vita quotidiana.

Mi sembra che ne andiamo orgogliosi e molto fieri di essere “Amici del Presepio”. Cioè il nostro stare insieme è dato dall’amicizia che vogliamo ravvivare e vivere, attraverso lo strumento del presepio, e tutta l’attività che da esso deriva...

Portiamo il ragionamento ancora un po’ avanti: il presepio è l’occasione per farci incontrare, scambiare un parere, condividere delle sensazioni, sentire un modo comune di partecipazione.

Per tutti questi motivi desideriamo, attraverso il presepio, costruire la pace, che è e resta un bene da cercare e umilmente da costruire sempre.

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Il presepio, strumento di pace Dice il Signore “Io conosco progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11). Questi i progetti ai quali siamo invitati a ispirarci nella nostra attività: realizzare opere e manifestazioni presepistiche in segno di pace e di dialogo. Al riguardo ricordo le esperienze positive di manifestazioni presepistiche, svolte negli ultimi anni, da Tunisi a Mosca, e aggiungerei anche quella di New York, fatta sempre in uno spirito di dialogo costruttivo.

Il presepio richiama e ci riporta a San Francesco, al suo desiderio di rappresentare “al vivo” il Natale del Signore, cosa che compirà a Greccio nella prima rappresentazione vivente natalizia. San Francesco amava ripetere nella sua preghiera: “Signore fà di me uno strumento della tua pace”. Anche noi possiamo aspirare a questo se accettiamo l’invito alla conversione del cuore, nel quale torni ad essere presente la pace. Nell’era messianica, cioè in quella che vede la presenza di Gesù, giustizia e pace si baceranno. La pace è il grande dono dell’era messianica. Il Messia, l’Unto del Signore, porterà la pace, una “pace che non avrà fine” (Is 9,6). Agli apostoli Gesù dice: «vi lascio la pace, vi dò la mia pace», quella vera, non come quella che dà il mondo.

18: CAVALLERMAGGIORE 2008, foto di gruppo dei partecipanti al XXXIX Convegno Nazionale AIAP (foto Ninì Sapone).

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Il presepio, una passione

Una pace conquistata con la pazienza, la carità, la misericordia.

Allora sforziamoci di essere sincronici con questa era di pace che non avrà fine. Ne godremmo tutti!

Conclusione Non penso di dover aggiungere altre parole, se non quelle che prendo direttamente dal Salmo 128 dove si legge: “Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice avrai ogni bene... ecco come è benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion! Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele! ”.

Con l’augurio che ciascuno possa sperimentare in questo Convegno la presenza della vera pace nel proprio cuore e nella propria vita, e continuare ad essere, attraverso il presepio, operatore e operatrice di pace.

Con la parola di Dio vi dico: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6, 24-25).

Gloria e Pace!

4. Il presepio, strumento di pace

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La parola del Papa «A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale.

«Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio. Infatti non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l’ordine voluto da Dio. “Vuole l’anima tua – si domanda sant’Agostino – vincere le tue passioni? Sia sottomessa a chi è in alto e vincerà ciò che è in basso. E sarà in te la pace: vera, sicura, ordinatissima. Qual è l’ordine di questa pace? Dio comanda all’anima, l’anima al corpo; niente di più ordinato”.

«Affinché l’umana società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio, è necessario l’aiuto dall’alto. Per questo la nostra invocazione sale più fervorosa a colui che ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato, elemento disgregatore e apportatore di lutti e squilibri ed ha riconciliato l’umanità col Padre celeste nel suo sangue.

«Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace».

(Beato Papa Giovanni XXIII stralci dai nn. 87-89 dell’Enciclica Pacem in terris, 1963)

19: TARANTO 2009, momento dell'inaugurazione della Mostra dei presepi allestita in occasione del Convegno AIAP (foto Nicola Zossolo).

20: GROTTAGLIE, i partecipanti del Convegno in visita al presepio di terracotta collocato in una chiesa di Grottaglie (foto Nicola Zossolo).

5.

Il presepio, segno e annuncio di speranza XL Convegno Nazionale AIAP TARANTO – 23-27 settembre 2009

C

arissimi amici e quanti siete intervenuti a questo quarantesimo Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, permettete che ringrazi gli Amici di Taranto, organizzatori del Convegno, che mi danno la possibilità di presentare la relazione sul tema Il presepio, segno e annuncio di speranza. Inizio citando una frase di San Paolo presa dalla Lettera ai Romani: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

Il soggetto principale del tema formativo, pensato e scelto dagli organizzatori del Convegno Nazionale del 2009 è la speranza.

La speranza È un tema ricorrente nell’Enciclica del Papa Benedetto XVI Caritas in veritate (La Carità nella Verità), e anche il tema diretto dell’enciclica Spe Salvi (Salvati dalla speranza) che lo stesso Papa ha consegnato di recente a tutta la Chiesa. La speranza è anche la parola chiave del programma politico-sociale del Presidente degli Stati Uniti, il Sig.r Obama. E inoltre si può aggiungere che, in questo particolare momento di crisi

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Il presepio, una passione

economica mondiale, tante iniziative ruotano attorno a questa parola.

Dal tema del convegno di quest’anno prendiamo lo spunto per ogni forma di riflessione e animazione che durante l’anno faremo nella nostra attività e impegno presepistico. Il tema del convegno è suddiviso in cinque parti.

La prima è rappresentata dal verbo esistere, e ci aiuta a dire chi siamo. Segue il realizzare che spiega cosa facciamo. La terza parte è nel verbo contemplare per comprendere qualcosa del mistero che è davanti a noi. Agire è il quarto aspetto di questa riflessione e ci conduce a vedere come muoviamo i nostri passi nello svolgimento della nostra attività presepistica. Pregare è infine l’atteggiamento principale per ogni vita cristiana.

1. ESISTERE La prima riflessione inizia dalla costatazione di un fatto: esistiamo!

– Esistiamo chi? Esistiamo come? Ciascuno esiste come figlio di Dio: infatti tutti abbiamo ricevuto l’adozione a figli di Dio, che ci pone al centro della creazione con ogni particolare e singola dignità di cui tutti abbiamo bisogno. Figli di Dio che vivono la speranza animati da una fede genuina e piena, fatta anche di piccole cose. La fede è speranza, e vivere la speranza significa porre la propria vita sotto l’illuminato senso di fede e di grazia.

Come singoli dobbiamo riscoprire l’identità di figli di Dio, certi di vivere in pienezza la speranza perché in essa “siamo stati salvati”, come scrive San Paolo e il papa Benedetto XVI ha riaffermato nell’enciclica Spe salvi, salvati nella speranza.

– Esistiamo come Amici del Presepio, e facciamo parte di un’Associazione con il primario obiettivo di diffondere e curare con attenzione e sensibilità spirituale la realizzazione artistica e contenutistica del presepio, e del messaggio che ne deriva.

Esistiamo come singoli iscritti e, in particolare come sedi. In esse siamo chiamati a vivere imparando, giorno dopo giorno, a vivere la speranza. Direi di più: nelle nostre riunioni e realizzazioni la speranza deve essere vista come esercizio di carità e testimonianza cristiana.

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza

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– Esistiamo e ci muoviamo in Colui che attira e ricapitola tutto in Sé. Per restituire alla speranza le dimensioni originarie e la sua decisiva motivazione di vita. Al centro di ogni proposta di fede, personale e comunitaria, c’è da ricollocare e annunciare la grande verità di Gesù Cristo: – Gesù Cristo incarnato, meditato e contemplato, collocato al centro della nostra vita, come Via Verità e Vita.

– Gesù Cristo nato da una donna, nel tempo storico della pienezza dei tempi e sotto la Legge (ne parla il Vangelo, da dove c’è da ispirarsi per ogni realizzazione presepistica che s’intende fare). Con il desiderio di far sì che ogni realizzazione, cosiddetta artistica, nasca da un profondo gesto di fede, pieno di preghiera e meditazione.

– Gesù Cristo morto e risorto dai morti: che ci introduce nella comunione con il Padre e lo Spirito Santo.

2. REALIZZARE La seconda riflessione sul tema del nostro convegno viene dall’essere presepisti: noi realizziamo presepi. Cioè, siamo “inventori” e “creatori” di presepi. Fare questo ci piace tanto, ci appassiona! In questo impegno vediamo che ogni volta nasce una nuova passione dentro di noi, che porta a fare sempre nuove esperienze e nuove scoperte. Insomma, il presepio è la nostra passione. Ma questa costatazione potrebbe inorgoglirci molto, e allora invece di creare delle sovrastrutture dentro e attorno a noi, bisogna continuare ad essere quello che noi siamo: semplicemente dei realizzatori, espositori e diffusori di un’idea realizzata e compiuta.

Tutta questa riflessione ha un suo specifico significato: essere umili strumenti di speranza. Se riusciamo a lasciarci coinvolgere dall’annuncio della speranza, allora ne diventeremo anche segno visibile, e potremo annunciarla agli altri.

– Vi invito a considerare il fatto che nell’annuncio della speranza, noi presepisti, possiamo essere come gli angeli che portarono l’annuncio ai pastori. Non è una bella pretesa? Ma per quanti di

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noi qui presenti condividiamo l’esperienza del presepio, siamo anche coinvolti nella ricerca di nuova luce e nuova vita.

– Quando realizziamo un presepio è come se realizzassimo e costruissimo una nuova storia, un racconto. Mi sento di dire che “inventiamo parabole”. E Dio sa quanto questa nostra epoca contemporanea ha bisogno che gli si racconti di continuo “la parabola della speranza”, che nasce da tanti fatti di amore gratuito e infinito. Una speranza che veda ricuperate le autentiche dimensioni storiche personali e comunitarie, nella prospettiva di un futuro pieno di risposte, che per noi credenti equivale a quelle della vita eterna.

– In questo secondo punto del tema, mentre valutiamo l’aspetto del realizzare, va riaffermata l’esigenza di educarci alla speranza, cercando di diventarne testimoni attivi. Così ogni presepio ci educherà alla speranza. E di conseguenza sarà strumento e messaggio di annuncio per una vita trasformata dal Vangelo di Gesù Cristo. Infatti in ogni scena dei presepi che realizziamo, cioè nella parabola che narriamo, noi dobbiamo svolgere il ruolo di angeli della speranza, come quelli inviati ai pastori per recare l’annuncio di pace, indicando e parlando della nascita del Salvatore.

– Ecco che, per noi che condividiamo l’esperienza realizzativa del presepio, giunge l’invito a essere coinvolti in questa nuova ricerca di vita. E saremo segno e strumento di annuncio della speranza se prima noi ne saremmo animati, per poi condurre e sviluppare la speranza attorno a noi. Non bisogna cercare speciali effetti realizzativi, ma rinnovare sempre le forme con le quali annunciamo il messaggio del Natale cristiano. E i risultati li avremo se cercheremo di costruire sempre una nuova situazione di fede e di vita animata dalla speranza.

3. CONTEMPLARE Ogni presepio spinge alla contemplazione, e nell’anima che contempla deve esserci piena disponibilità all’azione dello Spirito Santo.

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza

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– Per lo svolgere del nostro tema prendiamo una linea.

Partiamo dal centro del mistero dove troviamo il Bambino Gesù, Figlio di Dio, speranza del popolo di Israele e speranza del mondo. È Lui che riempie il mondo della sua presenza salvifica e santificatrice, ogni mondo creato e vivente, e in modo particolare ogni persona presa come mondo. Se la nostra contemplazione cerca Lui, ne restiamo contenti e soddisfatti perché solo Lui ci dà risposte certe e sicure agli innumerevoli nostri problemi, e alle continue paure e ansie. Infatti Egli si è fatto vicino a noi, ci capisce, ci accoglie e ci segue.

– La contemplazione del presepio ci conduce verso la Madre, la Vergine Maria, la madre della speranza. Ella si presenta come la donna credente che nello Spirito si apre al dono della salvezza definitiva, inaugurato dal suo Figlio. Ella accoglie la parola dell’angelo inviato da Dio con l’adesione pronta e fedele dei grandi testimoni della tradizione biblica. E nel Magnificat, inno sintesi della Parola di Dio, si percepisce il forte e ricco canto di speranza, di cui proprio Maria si fa voce, specialmente per chi non ha voce.

Alla nascita di Gesù a Betlemme, mentre tutti riconoscono nel bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia il Messia e il Salvatore, Maria conserva e medita nel proprio cuore quanto le è stato annunciato e giorno dopo giorno va realizzandosi.

La presenza di Maria compare a Gerusalemme nell’episodio di Gesù dodicenne tra i dottori del tempio. Poi allo sposalizio di Cana in Galilea la madre è presenza di speranza nella prospettiva di una nuova alleanza, simboleggiata dal vino nuovo dato da Gesù per la gioia degli sposi e di tutti gli invitati.

– Ella ci segue, ci illumina, dà valore alla nostra speranza.

Pensate quale importanza potremmo rivestire per l’annuncio della speranza, ad esempio soltanto se ogni volta nel presepio studiassimo la giusta collocazione materiale di questo personaggio: ogni suo gesto e ogni sua posizione trasmette un sentimento, e può avvicinarci a Lei per affidarle ogni nostra difficoltà.

– In questa contemplazione non va escluso San Giuseppe, come uomo giusto scelto da Dio per essere colui che vive di speranza.

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Il presepio, una passione

21: In visita alla mostra dei presepi collocata nel Castello di Grottaglie (foto Nicola Zossolo).

22: TARANTO 2009, il momento delle relazioni al Convegno nel contesto del Teatro Orfeo (foto Nicola Zossolo).

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza

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Egli ci rappresenta. È uno di noi capace di vivere la Volontà di Dio, e generoso nell’applicarsi in tutto per il sostentamento del Figlio e della sua Sposa. Contemplando lui e la sua presenza nella Santa Famiglia siamo invitati a centrare tutta la nostra vita in Cristo. In questo cammino verso la speranza sia proprio lui, San Giuseppe, a insegnarci come fare per meglio contemplare Gesù e Maria.

– Così la famiglia di Nazareth diventa la scuola dove si può imparare ad essere segno di speranza. E se questo discorso non ancora ci avesse convinto allora prendiamo esempio dall’atteggiamento che i pastori e i Magi hanno di fronte al bambino Gesù: essi per noi, in questa scuola della speranza, sono i primi compagni di classe.

4. AGIRE Non si vive senza speranza: sarebbe come vivere incoscienti e stupidi senza riuscire mai a darsi una prima iniziale risposta all’interrogativo “perché sono al mondo”. Ci vuole una risposta che comprenda un luminoso e sereno orizzonte di senso, per poter dire qualcosa di vero e credibile sul nostro futuro.

– Ha senso sperare che quanto desideriamo si attui. Così pure ha senso sperare di avere successo nei singoli aspetti di vita sui quali puntiamo. C’è una speranza a livello personale e una speranza a livello storico-cosmico. Il tempo e le circostanze sono importanti per dare un contesto e un contenuto alle nostre speranze.

– Tutti vorremmo fare qualcosa – subito e in fretta – per cambiare il mondo e renderlo più vivibile. Quante volte vorremmo cambiare la vita e il corso della storia umana, ma siamo impotenti a farlo, anche se la speranza di poterci riuscire non ci abbandona mai.

Tutti percepiamo il “grido” di tutti, un grido che parla di una gran voglia di vita e felicità, di sicurezza e tranquillità. E invece il dolore causato da una tragedia naturale, da un incidente o da un attentato mortale, sembrano fatti apposta per distruggere tutto questo. Allora dobbiamo rassegnarci? Spegnere la voglia di vita, raffreddando i nostri slanci? Dobbiamo riconoscere che

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Il presepio, una passione

questa non è la nostra casa e rimandare tutto a un dopo, a quando saremo finalmente a casa?

– Bisogna agire, ma nel senso giusto. Sì, anche se sappiamo che qualcuno va oltre, quasi a superare idealmente quell’orizzonte vuoto di senso, concedendosi a ogni forma di sballo. Quando addirittura non si formula una cosiddetta filosofia di vita affermando che bisogna smettere di sognare e attendere, per accontentarsi di quello che “ora e qui” si può tenere tra le mani.

Che forse anche noi presepisti siamo tentati di cadere nella rassegnazione e nel cinismo? Non lo posso credere, perché vedo che i nostri cuori si aprono continuamente verso una sicura speranza.

– Ma allora cosa significa sperare? La speranza va a braccetto con la gioia di vivere. Anche se – lo ripeto – la speranza suppone un futuro da desiderare, da attendere, da preparare.

Sentiamo che la speranza richiede e suscita unità nel cuore: dà senso e motiva ogni nostro sentimento, ogni nostra aspirazione, ogni nostro progetto. Promuove anche unità nella storia: nelle tante cose che pensiamo e facciamo ogni giorno. Se c’è speranza, c’è pazienza; e c’è la vigilanza che sa vagliare e spinge all’impegno in ogni cosa.

– C’è una speranza che nasce e cresce grazie ai rapporti tra e con le persone. Anzi certi rapporti, aperti al dialogo e alla collaborazione, generano speranza, perché ci fanno sentire accolti e cercati, e stimolano all’azione. Ma è possibile pensare e desiderare la speranza come dono che viene a noi in modo imprevedibile, come intervento non soltanto umano? Un dono che trascende le nostre possibilità, la nostra progettualità, i nostri orizzonti? A ciascuno dare la risposta.

5. PREGARE Sì, è possibile tutto questo se entriamo e ci collochiamo in un atteggiamento di preghiera. E in questo flusso di scambio e di vita, verso il quale ci porta la preghiera, avvertiamo che la speranza è la “buona notizia” consegnataci dal Vangelo. Lo ricorda Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi al numero 2:

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza

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“Il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova”.

– La fede è la «sostanza» delle cose che si sperano; la prova delle cose che non si vedono. Non sono gli elementi del cosmo, le leggi della materia che governano il mondo e l’uomo, ma un Dio personale governa le stelle, cioè l’universo.

– L’ultima istanza non sono le leggi della materia e dell’evoluzione ma la ragione, la volontà, e l’amore che si ritrovano in una Persona che, rivelandosi a noi, ci fa intravvedere e scoprire la comunione trinitaria.

Nella preghiera possiamo sempre avvicinarci a questa Persona, per amarLa e conoscerLa meglio. E, sempre nella preghiera, Lei conosce noi, e allora l’inesorabile potere degli elementi materiali non è più l’ultima istanza. Allora non siamo più schiavi dell’universo e delle sue leggi, siamo liberi.

– In altre parole è nella preghiera che possiamo conoscere e frequentare questa Persona. Perché la vita non è un semplice prodotto delle leggi e della casualità della materia, ma in tutto e contemporaneamente al di sopra di tutto c’è una volontà personale, uno Spirito che in Gesù Cristo si è rivelato come Amore, come “speranza del mondo”.

– Proprio quel Gesù che presentiamo e contempliamo nel presepio. Lo stesso Gesù Cristo che siamo chiamati ad annunciare e testimoniare, sempre lo stesso e identico Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, il primogenito di tutta la creazione, il più bello tra i figli degli uomini, colui che come Servo sofferente si è addossato le nostre colpe, e sulla croce ha chiesto il perdono per tutti. Lo stesso Gesù Cristo che ci chiama alla comunione con Lui e che, di fronte ai problemi del mondo, ci ha detto “abbiate coraggio: Io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

Questo Gesù è la nostra Speranza, quella che ci dà vita e riempie di gioia il cuore di tutti noi, ed è la Speranza che vogliamo annunciare al mondo attraverso il presepio.

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Il presepio, una passione

Gloria e Pace!

23: ROMA 2000, la stella cometa opera dell'artista del legno Ferdinando Codognotto collocata all'ingresso della Chiesa San Nicola di Bari ai Prefetti (foto Giuseppe Cellucci).

24: ROMA 2010, particolare del presepio realizzato nella Chiesa San Nicola di Bari ai Prefetti (foto Giuseppe Cellucci).

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza

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La parola dei Santi «I l Figlio di Dio, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo.

«Di quest’opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, “e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.

«Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro.

Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo!».

(San Leone Magno dal Discorso 1 per il Natale)

25: ATESSA 2005, presepio dipinto su tegole realizzato dalla Scuola Materna Aia Santa Maria (foto Giuseppe Cellucci).

26: ATESSA, particolare del grande presepio collocato nella Mostra permanente in piazza Oberdan (foto Giuseppe Cellucci).

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Il presepio, un andare a Betlemme Ritiro spirituale per gli Amici del Presepio della UOR Lombardia CARAVAGGIO (Bergamo) – 18 aprile 2010

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a scelta di questo tema è stata fatta per dare a tutti, alla luce delle recenti esperienze personali e di associazione, l’occasione di riflettere insieme come cristiani e presepisti. Un tema adatto per una giornata di ritiro e spiritualità desiderata e organizzata dalla UOR della Lombardia.

Un incontro impensabile a realizzarsi prima di oggi e verso il quale, forse, ci si è arrivati pieni di paura e di timore, che poi è stato scoperto utilissimo per un comune e graduale cammino iniziato già da qualche anno. Un cammino di spiritualità che comincia a dare i suoi frutti, avvalorando e cementando maggiormente l’amicizia tra noi presepisti.

Come testo base della meditazione ho scelto il passaggio di Luca cap. 2, dal versetto 8 al versetto 20, perché lo ritengo più significativo ed espressivo soprattutto in riferimento alla nostra particolare e specifica attività. Su questo testo evangelico vi pongo alcune domande: Chi sono i personaggi che vanno a Betlemme?

Come ricevono l’invito ad andare a Betlemme?

Che cosa sono andati a vedere a Betlemme?

Quale è il dono nella vita quotidiana di questi personaggi?

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Il presepio, una passione

Per me presepista quale sentimento scaturisce dal brano evangelico?

Rileggiamo prima il testo del Vangelo scelto per la nostra meditazione.

Dal Vangelo di San Luca (Lc 2, 8-20) C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge.

9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

15 Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».

16 Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.

19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

20 I pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito, com’era stato detto loro.

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6. Il presepio, un andare a Betlemme

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– Oggi, per noi che siamo in ritiro, questo brano può aprirci a una nuova rivelazione. Intanto ribadisco che la parola di Dio rappresenta un incontro sempre nuovo tra noi e il Verbo. Se percepiamo e consideriamo la Parola di Dio che si è fatta carne, da quel momento la storia di ogni persona acquista un valore importante. Come prima cosa dobbiamo porci davanti a questo testo, anche se già lo conosciamo e lo abbiamo rappresentato diverse volte nella nostra attività presepistica, con cuore libero e umile, e in atteggiamento di docile accoglienza del messaggio d’amore che l’incarnazione del Figlio di Dio ci manda.

Insomma non dobbiamo dare niente per scontato.

– Nel 1600 è stata scritta in lingua spagnola una storia intitolata: Il pastore della notte di Natale. Racconta di un viaggio spirituale1 compiuto da un sacerdote in cura d’anime. Egli nella notte di Natale cerca di meditare un po’ più a fondo il racconto natalizio scritto nel Vangelo. Mentre si trova in profonda meditazione cade in estasi. E viene portato in mezzo alla gloria degli angeli, e immagina così di recarsi fino alla grotta dove è nato Gesù. Ma quando giunge scopre che molta gente è già arrivata prima di lui. Vede tanta luce e tante persone, e fa fatica a scorgere Gesù. A un certo punto gli si avvicina un angelo che lo rassicura, e gli dice che lo aiuterà. Ma non lo porta in prima fila, prima gli fa percorrere un cammino, e lo fa entrare in un palazzo dove c’è la Salvezza, e con la Salvezza trova tutte le Virtù positive: quelle stesse virtù che possiamo vivere attraverso la Parola di Dio. Ma prima di entrare in questo palazzo incontra un personaggio che lo distrae dalla sua prima intenzione. Questo personaggio è l’Amor proprio che lo conduce verso altre vie, fino a raggiungere il palazzo negativo dove il pellegrino si perde.

1 Il testo di questo racconto consultato l’ho trovato in francese, a sua volta tradotto dallo spagnolo. Eccolo: Le pasteur de la nuit de Noël, voyage spirituel, ed.

Seguin Ainé, Avignon 1836.

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Il presepio, una passione

Allora giunge in suo soccorso l’angelo che viene a ricondurlo sulla retta via. E finalmente incontra il Timor di Dio, la Religione, la Prudenza, la Pazienza, la Mortificazione, la Penitenza, l’Ubbidienza, la Castità. Alla fine ritrova quello che voleva vedere dall’inizio, cioè ritrova Gesù.

Sulla base di questa storia proviamo a riflettere un po’ sul come anche noi, spesso, ci troviamo a fare lo stesso percorso del pastore della notte di Natale. E come, spesso, l’intervento straordinario di Qualcuno rappresenti quel momento felice nel quale possiamo ritrovare la strada giusta, e raggiungere l’obiettivo che prima ci eravamo prefissato.

– Il Vangelo di S. Luca ci presenta il luogo di Betlemme (che significa casa del pane). Anche noi, come i pastori, andiamo a Betlemme per trovare Gesù che si è incarnato ed è nato per noi.

Nella profezia del profeta Michea, Betlemme viene annunciato come il luogo da cui, tra le piccole città di Giuda, nascerà il Salvatore. Giuseppe era della città di Davide e per questo motivo fu obbligato ad andare a Betlemme.

Il testo dell’evangelista Luca si presenta come la sceneggiatura di un film: nei fatti narrati vediamo un movimento all’interno dello stesso racconto dove l’evangelista muove ed anima tutti i personaggi della scena.

C’è il movimento del Bambino Gesù: la Vergine Maria sicuramente avrà sentito e vissuto l’esperienza di portare Gesù in grembo, e questo anche prima di nascere sulla terra e venire alla luce come Luce del mondo.

E poi il movimento di Dio che prende dimora in mezzo a noi innalzando la sua tenda, come la tenda dei pastori, e si chiama Emanuele (= Dio con noi). E poi la risposta di Maria all’annuncio dell’angelo, è un movimento positivo della sua parola che accoglie lo Spirito di Dio e genera la Parola fatta carne. Così ce lo dona e lo fa nascere in mezzo all’umanità.

C’è anche il movimento degli angeli che, in moltitudine, oltre a portare l’annuncio ai pastori e avvolgerli della loro luce, salgono e scendono dal cielo compiendo così il volere del loro Signore.

6. Il presepio, un andare a Betlemme

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Una nota: forse tante volte non pensiamo al nostro angelo custode che è lì per accompagnarci e aiutarci. Egli è felice se vede che, come in questo momento, nello scrigno del nostro cuore può entrare la Parola di Dio, come quel seme che deve fruttificare nella nostra anima soltanto quando accogliamo con attenzione la stessa Parola di Dio. Anche noi allora dobbiamo entrare in questo movimento.

Da tutti i movimenti che si trovano dentro questo racconto seguono alcuni specifici atteggiamenti di vita: gli angeli ritornano in Paradiso per continuare a glorificare Dio; i pastori vanno ad annunciare questa notizia, che per loro non è solo una notizia, ma è una grande gioia; e noi contenti per aver cambiato e rinnovato il nostro cuore... realizziamo presepi perché siamo rimasti affascinati da questa storia!

– Ora, in dettaglio, seguiamo il brano scelto per la nostra meditazione.

– L’annuncio ai pastori. Chi erano questi pastori? Come erano considerati nella regione? È un invito a condurre sempre delle ricerche di studio biblico per capire meglio questi contesti ed avere sempre delle risposte giuste.

– Le grotte della natività: a Betlemme sotto l’attuale basilica della Natività ce n’è una che è chiamata grotta di San Giuseppe, insieme ad altre ancora dove la tradizione vuole che San Girolamo si sia rifugiato quando traduceva i testi sacri per la cosiddetta vulgata.

– Cosa facevano i pastori? Qui la risposta arriva da quello che già sappiamo. Basta guardare un qualsiasi nostro presepio per capire come collochiamo i pastori. Anche se ci lasciamo prendere dal nostro gusto e stile tradizionale, tuttavia non collochiamo mai una statuina a caso. Nei nostri presepi ogni cosa ha un suo motivo d’esistere, regola fondamentale per il presepista, una regola che ci guida e ci illumina.

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Il presepio, una passione

– La paura. I pastori che stavano all’aperto, per vegliare tutta la notte il loro gregge, partecipano a un grande avvenimento.

Ma il loro primo sentimento è quello della paura: “un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce”.

L’angelo è accompagnato dalla luce e questa luce di riflesso viene donata ai pastori, e con quel segno e in quel momento si presenta a loro la realtà di Dio. Il “non temete” detto dagli angeli ai pastori spinge il ricordo alla modalità seguita nell’annuncio a Maria e nei ripetuti annunci a Giuseppe. Essi dimostrano che ogni venuta di Dio in ciascuno di noi avviene sempre per cambiare il nostro cuore, e per dare un movimento al nostro interno.

Il timore, in ogni sua forma e manifestazione, è nostro perché appartiene alla nostra natura umana. Per esempio è naturale per noi aver paura di cambiare. L’egoismo invece ci spinge a restare in pace, a farci dimenticare gli affanni del giorno, ma come persone umane noi avvertiamo sempre la paura, e non ci muoviamo. I pastori invece con la loro esperienza ci indicano e insegnano come vincere la paura, così al movimento interno segue quello esterno che ci spinge ad andare a vedere.

– Vi annuncio una grande gioia, che è di tutto il popolo. Per questo i pastori si sono sentiti privilegiati, perché essi sono i primi a godere di questa gioia grande, e da quella gioia potranno ridare un nuovo senso alla loro vita, raccontando a tutti il loro stupore. E allora ecco l’annuncio del grande mistero: l’irrompere dell’oggi di Dio nella storia dell’uomo. In una storia che passa e si consuma viene Colui che è l’Eterno Presente, e si rende immanente nella realtà umana. La tenda in mezzo al popolo è il segno storico di quest’oggi che fa entrare la storia umana nella storia divina. E tutto inizia dalla città di Davide, dove si compie una profezia e si realizza il disegno di salvezza per Israele e per tutti i popoli.

– È nato per voi un Salvatore! Il Salvatore è colui che ti salva, risorge, porta la sua luce e illumina le tenebre. In questo

6. Il presepio, un andare a Betlemme

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versetto del Vangelo, c’è tutto quello che verrà dopo, è l’anticipo della manifestazione di Dio. Gli angeli non dicono subito “è nato per voi un bambino”, questo lo diranno dopo. Ora è importante presentare il segno.

Ma chiediamoci: è più importante il segno o quello che il segno indica? Certo che è importante il segno, ma è più importante il luogo. L’angelo annuncia: per voi c’è un segno, voi vedrete il Salvatore, e lo vedrete bambino. Per i pastori questo messaggio si è presentato come una grande gioia e con un segno concreto. Eccolo il segno: un bambino avvolto in fasce e adagiato (deposto) in una mangiatoia. Il momento della nascita richiama subito la morte e la resurrezione, la deposizione del suo corpo in un sepolcro nuovo, avvolto in un lenzuolo: la sacra Sindone.

– Adagiato in una mangiatoia, lo stesso luogo dove si mette il fieno, l’orzo, il grano... così tutto riconduce all’Eucaristia, al pane che nasce a Betlemme, come a dire qui abbiamo il Cristo nel suo vero corpo di bambino, e questo bambino diventerà per noi pane! Ecco le parole che dirà Gesù nell’Ultima Cena “fate questo in memoria di me”. Pertanto è giusto accostare il presepio all’Eucaristia, perché occorre capire che c’è qualcosa che porta sempre a Cristo.

– E apparve una moltitudine dell’esercito celeste. E qui rimandiamo all’espressione Gloria e Pace che utilizziamo nella nostra Associazione. Sono gli angeli che aiutano noi uomini a lodare Dio, sono gli angeli che indicano la strada per trovare la luce e la pace, e i pastori ci fanno capire come possiamo, a nostro modo, portare la pace attorno a noi.

– Andiamo dunque a Betlemme. Su questo modo di parlare dei pastori, si sono scritti tanti episodi popolari e la cultura poetica e linguistica ha costruito e interpretato un suo modo di porsi di fronte all’annuncio. Noi invece dobbiamo capire la nostra cultura cristiana, come anche noi dobbiamo essere spinti

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Il presepio, una passione

ad andare. Quando nella nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di qualcosa che ci aiuti a superare quella paura, un momento difficile, ecco una realtà spirituale ci aiuta, e allora dobbiamo fare un atto di volontà e dire “io vado”.

– La testimonianza. Dopo averlo visto riferirono... Ma come riferirono, cosa raccontarono? Hanno raccontato il segno che hanno visto, o il mistero che hanno contemplato? L’uno e l’altro! Ma quel bambino era visto come il Salvatore e non tutte le persone si sono convinte alla notizia, ma l’hanno sentito e gli è venuto il dubbio.

– Tutti quelli che udirono si stupirono. Noi come Associazione Amici del Presepio siamo testimoni di una realtà che non abbiamo visto di persona, ma che a sua volta ci è stata annunciata, e che abbiamo cominciata a vivere. Una realtà che ora insieme stiamo portando avanti: come la preparazione del Congresso Internazionale dell’UN.FO.PRAE – che si terrà a

27: ROMA 2006, presepio realizzato ed esposto nella Chiesa San Nicola ai Prefetti (foto Giuseppe Cellucci).

6. Il presepio, un andare a Betlemme

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Bergamo nel 2016 –, con il tema annunciato che dice Venite Adoremus. Altre volte siamo stati testimoni di fatti ed episodi relativi al presepio che possiamo definire “superficiali”. Essi sono episodi che feriscono e fanno star male, perché in essi vediamo una sorta di dissacrazione del mistero in cui crediamo e per il quale ci appassioniamo.

La testimonianza significa portare la gioia, la stessa dei pastori che dopo aver visto hanno riferito ad altri, e a loro volta hanno suscitato stupore.

Anche noi dobbiamo suscitare gioia e stupore nei visitatori alle nostre mostre presepistiche. In questo modo vedremo fruttificare tutto quel tempo di fatica e sacrificio che abbiamo dato in questo lavoro. Lo stupore che creiamo nasce all’interno della nostra vita, dove svolgiamo un cammino di fede continuo. È come una realtà nuova che giorno per giorno si compie dentro di noi.

– La meditazione. Poniamoci queste domande: come medita Maria? Lei che sapeva, conosceva e custodiva nel suo cuore tutti questi misteri. Chiediamoci: Lei come ha visto i pastori venuti per conoscere Gesù? Mentre presentava loro Suo Figlio e guardavano il bambino si accorgeva del loro stupore. Ma lei tutte queste cose le ha serbate, le ha quasi chiuse, custodite e meditate, dice l’evangelista “nel suo cuore”.

Per meditazione qui si vuol dire preghiera, ascolto, lode.

S’intende anche il confidarsi con un’altra persona, quindi con Dio, con suo Figlio. Ogni mamma può meditare le situazioni della propria famiglia, ma Maria ha meditato con Dio stesso.

Da aggiungere che questo versetto 19 ha offerto la possibilità a tante persone di ispirarsi e imitare l’atteggiamento di Maria, come hanno fatto molti istituti di vita consacrata.

– I pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio. Recentemente è stato restaurato un dipinto del Caravaggio intitolato L’adorazione dei pastori, conservato al museo di Messina.

Si è trattato di un restauro aperto: collocato a piano terra di un

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Il presepio, una passione

palazzo della Camera dei Deputati, al centro di Roma, dove quotidianamente tutti i visitatori potevano vedere il progresso nei lavori di restauro. Nel dipinto il Caravaggio raffigura la scena, direi, in un modo misto tra bizantinismo e realismo.

Colloca sul fondo della scena il bue e l’asino come spettatori incuriositi di quanto sta accadendo nella loro stalla. Davanti, sul lato sinistro pone la Vergine Maria adagiata per terra e avvolta da un manto rosso, appunto come la si raffigura in un’icona bizantina, e sul lato destro disegna i pastori assieme a San Giuseppe, tutti stupiti ad ammirare la Madre e il Bambino che è tenuto tra le braccia della Madre. Può anche essere considerata un’opera minore dell’artista, anche se essendo un grande artista ogni opera ha un suo affermato valore, e tuttavia ha un suo fascino e ti lascia dentro una domanda irrisolta: per il pittore chi è il protagonista della scena?

In conclusione: «il Cristo nasce, allora cantate gloria, Cristo scende dal cielo, andategli incontro. Cristo è in terra, alzatevi e cantate al Signore da tutta la terra e per riassumere queste due cose insieme: gioiscano i cieli ed esulti la terra perché Colui che è in cielo è ora in terra. Cristo si è fatto carne, tremate e gioite, tremate per il peccato e gioite per la speranza» (S. Gregorio Nazianzeno, Orazione sul Natale, n. 38).

Gloria e Pace!

6. Il presepio, un andare a Betlemme

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La parola del Papa «“O ggi è nato per noi il Salvatore del mondo”, da venti secoli prorompe dal cuore della Chiesa questo annuncio gioioso. In questa Notte Santa, l’Angelo lo ripete a noi, uomini e donne di fine millennio: “Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia: Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore” (Lc 2, 10-11). Ci siamo preparati ad accogliere queste parole consolanti durante il tempo d’Avvento: in esse si attualizza l’ “oggi” della nostra redenzione.

«In quest’ora, l’ “oggi” risuona con un timbro singolare: non è solo il ricordo della nascita del Redentore, è l’inizio solenne del Grande Giubileo. Ci ricolleghiamo spiritualmente a quel singolare momento della storia, nel quale Dio si è fatto uomo, rivestendosi della nostra carne.

«Sì, il Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio e Luce da Luce, eternamente generato dal Padre, ha preso corpo dalla Vergine ed ha assunto la nostra natura umana. È nato nel tempo.

Dio è entrato nella storia. L’incomparabile “oggi” eterno di Dio si è fatto presenza nelle quotidiane vicende dell’uomo.

«Ci prostriamo dinanzi al Figlio di Dio. Ci uniamo spiritualmente allo stupore di Maria e di Giuseppe. Adorando Cristo, nato in una grotta, facciamo nostra la fede colma di sorpresa dei pastori di allora; sperimentiamo la loro stessa meraviglia e la loro stessa gioia. «È difficile non arrendersi all’eloquenza di quest’evento: rimaniamo incantati. Siamo testimoni dell’istante dell’amore che unisce l’eterno alla storia: l’ “oggi” che apre il tempo del giubilo e della speranza, perché “ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Is 9, 5), come leggiamo nel testo di Isaia. Ai piedi del Verbo incarnato deponiamo gioie e apprensioni, lacrime e speranze. Solo in Cristo, uomo nuovo, il mistero dell’essere umano trova vera luce».

(Beato Papa Giovanni Paolo II, stralci dall’Omelia per l’apertura dell’Anno Santo, 24 dicembre 1999)

28: NAPOLI 2010, P. Giuseppe Cellucci presenta la sua relazione all'inizio del Convegno AIAP (foto Nino Villanese).

29: NAPOLI 2010, Vincenzo Cicchitti, dirigente della Sede di Atessa (Chieti) annuncia il luogo del Convegno 2011 (foto Nino Villanese).

7.

Il presepio, un mondo di emozioni XLI Convegno Nazionale AIAP NAPOLI – 18 settembre 2010

B

uona sera a tutti voi. Permettete che anzitutto ringrazi gli Amici del Presepio della sede di Napoli per aver accolto la mia proposta sul tema scelto per il nostro 41° Convegno Nazionale dell’Associazione Amici del Presepio. Non solo lo hanno accolto, pur sapendo la vastità di considerazioni che si potevano ricavare dalla frase Il presepio: un mondo di emozioni, ma hanno pensato di arricchirlo con delle particolari relazioni che possano illustrare al meglio la tematica di questo Convegno.

Il tema e la sua motivazione Un anno fa, nel convegno di Taranto dove il tema era “Il presepio: segno e annuncio di speranza”, c’eravamo lasciati con un pensiero di Papa Benedetto XVI sulla speranza, intesa come la “buona notizia” del Vangelo. Papa Benedetto XVI al num. 2 della sua Enciclica Spe salvi (salvati dalla speranza) scrive: «Il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova».

E noi tutti presepisti siamo pieni di speranza perché affascinati, presi dentro, innamorati, coinvolti dal presepio che, possiamo dirlo con una parola, è la nostra passione e forse anche la nostra croce! Scegliendo come tema la frase “Il presepio: un mondo di emozioni” – tema molto ampio per la riflessione e lo sviluppo di

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Il presepio, una passione

alcune tematiche – so di aver consegnato agli organizzatori quasi come una grande croce da portare e di questo chiedo perdono.

Non posso dire di conoscere pienamente la cultura napoletana, tuttavia ne ho respirato e assaporato qualcosa quando, come studente missionario, ho trascorso alcuni anni della mia vita presso gli Oblati di Maria Immacolata dell’Istituto “L’Aquinate” di S. Maria a Vico (Caserta). Nella città di Napoli, come missionari Oblati, abbiamo aperto una delle nostre prime comunità in Italia, esattamente presso la parrocchia S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone (sopra piazza Plebiscito, la zona vicina al “pallonetto”). Uno dei miei confratelli era P. Carmelo Conti Guglia, che faceva parte di quella comunità, e circa un mese fa deceduto alla bell’età di 99 anni e 8 mesi. Padre Carmelo si è tanto prodigato per gli operai e i giovani di Napoli, e che il Signore gli doni pace e misericordia.

Il perché di questo tema È nato dal fatto che quando contemplo un’opera presepistica di stile napoletano sento smuovere in me delle particolari emozioni, e intanto che lo sguardo gira in ogni personaggio ritrovo qualcosa della mia esperienza di vita.

Così contemplando il mistero dell’Incarnazione, attraverso il presepio napoletano, mi riporto a delle continue e sempre rinnovate considerazioni tra la presenza del bene e del male nella vita del mondo e nella nostra vita; il positivo e il bello di ogni vita... e l’impegno personale in ogni stato di vita.

Dice San Giovanni all’inizio del suo Vangelo “è venuto a noi il Verbo della Vita” e “il Verbo si è fatto carne”. È Dio Padre che ha deciso di inviare Suo Figlio perché, simile a tutti i figli di Dio, trovi carne nel seno di una donna e si presenti a tutto il mondo – raffigurato e rappresentato nel presepio sia nei panorami che nei gruppi di personaggi o di attività – come Figlio di Dio e dell’Uomo, e come dice il significato del nome stesso, sia il Salvatore di tutti. È San Paolo che, scrivendo agli abitanti di Filippi, ci spiega cosa fare davanti a Lui: “dinanzi al nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra e negli inferi” (Fil 2, 9).

7. Il presepio, un mondo di emozioni

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Accostare il termine mondo alla parola emozione non è fatto per voler restringere il mondo a una sfera privata e segreta, quanto piuttosto per far sì che tutte le emozioni, che si rincorrono nel cuore umano, trovino una loro forma particolare di espressione, come del resto accade a tutti noi nella vita di ogni giorno. In ogni presepio ogni cosa fa parte di una realtà che ruota attorno al Bambino, all’infante (perché in fasce), e ogni cosa trae un motivo di esistenza dallo stesso Bambino Gesù.

Elementi del presepio Perché la parola mondo? Senza paura di essere smentito posso dire che il presepio napoletano è un mondo di figure, personaggi, movimenti, sentimenti e appunto emozioni.

Per esempio un fatto che si trova solo qui a Napoli, quando ogni anno a qualcuno viene in mente di arricchire il presepio con alcuni personaggi che hanno – per così dire – fatto la storia! Ad esempio in forza della figuraccia calcistica fatta nei mondiali in Sudafrica nel giugno scorso... qualcuno si è inventato un nuovo personaggio da collocare anche nel presepio: si tratta del tecnico Lippi che piange, come testualmente riportava un’agenzia di stampa: «Lippi che piange e con la valigia simbolo di una disfatta è l’ultimo ‘pastore’ creato dal maestro Genny di Virgilio, pastoraio di San Gregorio Armeno. Di Virgilio ha creato un Lippi in casacca rossa, pantalone nero e scarpe da ginnastica bianche con una grossa lacrima sulla guancia sinistra. Poi, nella mano sinistra una valigia e nella destra la bandiera italiana. Ecco il Lippi della sconfitta, la più umiliante nella storia della nazionale italiana».

L’ex juventino – continua la fonte di agenzia – già si sapeva che avrebbe lasciato la nazionale italiana al designato Cesare Prandelli ma, dopo una sconfitta così sonora «sarebbe stato sicuramente cacciato» spiega Di Virgilio e continua: «Questa statuetta non avrei mai voluto crearla ma era giusto che immortalassi anche una delle pagine più tristi della nazionale italiana». C’è da aggiungere che lo stesso pastoraio di San Gregorio Armeno

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Il presepio, una passione

aveva già creato una statuetta di Diego Armando Maradona, ex commissario tecnico della nazionale argentina e osannato campione calcistico di Napoli.

Questo è soltanto un esempio tra i tanti. Per dare spazio agli altri relatori non posso dilungarmi ad approfondire il valore artistico – ammesso che ne hanno – di queste originali e nuove figure presepistiche.

Conclusione Napoli e la sua cultura realizza e presenta nel presepio quasi tutto il mondo nel quale si vive e ci sta attorno, lo stesso nel quale ciascuno si muove ogni giorno e si porta dentro. Un mondo che fa gioire e rattrista, riempiendo il cuore di speranza nell’attesa che qualcosa cambi... e porti un nuovo giorno.

Probabilmente tutto questo è riconducibile a un modo filosofico di intendere e comprendere la vita... non so, forse sì o forse non del tutto. Insomma basta osservare e contemplare come in questa meravigliosa città, lungo i secoli, hanno trovato spazio tante espressioni artistiche pittoriche, teatrali, cinematografiche, paesaggistiche: sarebbe davvero interessante elencarle tutte! Credo che da quando il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio è iniziato a realizzarsi sulla terra ogni cosa ha acquistato un nuovo significato di esistenza, e non solo a Napoli!

Ma qui mi fermo, perché sono certo che i relatori che ascolteremo tra poco sapranno, ognuno secondo il proprio punto di osservazione, aiutarci ad approfondire a tutto tondo il tema di questo Convegno Nazionale e suscitare in noi tante belle e nuove emozioni.

Auguro a tutti noi Amici del Presepio di poter vivere bene questo intenso momento di scambio culturale, certamente pieno di emozioni e nuove conoscenze. Grazie del vostro ascolto.

Gloria e Pace!

7. Il presepio, un mondo di emozioni

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La parola del Papa «L e luci per le strade richiamano un aspetto della Festa, quello più esteriore, che, se non è in se stesso negativo, rischia però di distogliere dall’autentico spirito del Natale. Se, infatti, a buon diritto il Natale è diventato la festa dei doni, è perché celebra il dono per eccellenza che Dio ha fatto all’umanità nella Persona di Gesù.

«Il Vangelo presenta la Vergine Maria nell’atto di accogliere l’annuncio della nascita del Messia. Il suo atteggiamento è per ogni cristiano e per ogni uomo di buona volontà modello di come prepararsi al Natale. «È l’atteggiamento della fede, che consiste nell’ascoltare la Parola di Dio per acconsentire ad essa con piena disponibilità di mente e di cuore. La Madre di Cristo ci insegna a riconoscere il tempo di Dio, il momento favorevole in cui Egli passa nella nostra vita e chiede una risposta pronta e generosa.

«Il mistero della Notte Santa, avvenuto storicamente duemila anni or sono, si attua, come evento spirituale, nell’ “oggi” della Liturgia.

Il Verbo, che ha trovato dimora nel seno di Maria, viene a bussare al cuore di ogni uomo con singolare intensità nel prossimo Natale».

(Beato Papa Giovanni Paolo II dall’Angelus del 19 dicembre 1999)

30: ATESSA 2007, S.E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, inaugura la Mostra permanente del presepio. Nella foto (a destra) l’Arch. Nicola Cicchitti, sindaco di Atessa (foto Nino Villanese).

31: ATESSA 2007, un momento dell'inaugurazione della Mostra permanente del presepio (foto Nino Villanese).

8.

Il Presepio, presenza d’amore e di gioia XLII Convegno Nazionale AIAP ATESSA (Chieti) – 24 settembre 2011 “Et Verbum caro factum est” (Gv 1,14).

«Il fatto è ragionevole.

Certamente occorre sempre l’umiltà della ragione per poter accoglierlo; occorre l’umiltà dell’uomo che risponde all’umiltà di Dio».

(Papa Benedetto XVI)

C

arissimi amici e voi tutti intervenuti al nostro 42mo Convegno. Benvenuti in questa cittadina abruzzese.

Prima di illustrarne il tema scelto “il presepio, una presenza d’amore e di gioia”, permettete che anch’io mi associo ai ringraziamenti espressi dagli altri intervenuti. Anzitutto ringrazio il Dirigente e gli Amici del Presepio della sede di Atessa, che hanno ascoltato i consigli suggeriti sul tema e su qualche indicazione realizzativa, come l’idea di raccogliere e presentare in un unico volumetto i temi presentati nei precedenti convegni. Mi riferisco al libro Il Presepio, una passione che avete trovato nel kit di benvenuto. Spero per ciascuno di voi che anche questo volumetto contribuisca alla formazione cristiana, e diventi un utile mezzo per camminare e crescere nell’esperienza presepistica.

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Il presepio, una passione

Vorrei ringraziare anzitutto Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Chieti-Vasto Monsignor Bruno Forte, che da noi tutti è conosciuto come “Padre Bruno”. Egli ci onora della sua presenza e come pastore offre sempre il suo appoggio con particolari consigli e parole, spese a favore dell’attività pastorale presepistica, che personalmente sono chiamato a svolgere per l’Associazione.

Un grazie speciale anche al Sig.r Giulio Borrelli, illustre giornalista e mio concittadino, per l’attenzione dimostrata verso la realizzazione presepistica atessana sviluppando un’informazione specifica presentata oltre oceano.

Il tema del Convegno Il 42° dei Convegni Nazionali che l’Associazione Amici del Presepio (AIAP) realizza in Italia, l’ho scelto in continuità con gli altri temi spiegati nei precedenti convegni, ai quali partecipo, dal 2005, come Assistente Ecclesiastico Nazionale.

Sono particolarmente contento di dare il mio contributo ai lavori del Convegno.

Se permettete inizio il mio intervento con un esempio paradossale. Forse la fede, presente nel cuore della gente, in qualcuno o in tanti, prima o poi potrà anche spegnersi nel vivere umano.

Ma in questo scenario, in modo del tutto straordinario, a un’eventuale e possibile mancanza di fede il presepio, inteso come opera artistica, potrebbe sopravvivere alla fede stessa.

Affermo questo per il fatto che il presepio, ormai, è diventato un elemento di notevole rilevanza culturale e artistica, e non solo in Italia ma anche in altre nazioni d’Europa e fuori dell’Europa. Pur restando solo un’espressione esterna e artistica, tuttavia il presepio riveste e interessa contenuti spirituali con importanti connotazioni teologiche.

Pertanto il presepio non può essere inteso come una semplice decorazione esteriore. Esso evoca contenuti che non vanno disattesi perché aiutano a comprenderne l’autentico significato cristiano.

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia

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Il valore di una presenza L’esperienza religiosa che si fa nei luoghi sacri è sempre connotata dal senso: il sentire, l’amare e il temere Qualcosa o Qualcuno che vi si cela e opera in quel determinato luogo sacro.

Nella vita umana c’è sempre una presenza di Dio che accompagna la storia delle generazioni umane in ogni tempo.

Da molti secoli – ed esattamente da più di cinquecento anni, cioè dall’epoca tridentina –, nelle nostre chiese c’è la presenza del cosiddetto “tabernacolo”, luogo dove si conservano le ostie consacrate. È sempre accompagnato dalla lampada, perennemente accesa, la quale serve a risvegliare nei fedeli più distratti il rispetto e la devozione.

Il senso della presenza eucaristica nella coscienza cattolica moderna è dolce e pacificante. L’esperienza del recente Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi nella prima metà di questo settembre nella città di Ancona, con il tema Signore, da chi andremo?, insieme alla visita fatta al miracolo eucaristico di Lanciano, ci danno un valore e un significato profondo a questa tematica. Tutto nasce dalla presenza di Dio in mezzo all’umanità simboleggiata e rappresentata da un’abitazione, un luogo sacro, il tempio stesso. È scritto nel libro dell’Esodo: “Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. Sapranno che io Sono il Signore, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per abitare in mezzo a loro”.

Nel catechismo di San Pio X al n.7 troviamo la domanda: dov’è Dio? E troviamo anche una risposta filosofica “Dio è in cielo, in terra, e in ogni luogo: Egli è l’immenso”. Quindi sulla terra non c’è propriamente alcun specifico luogo di Dio. Ma secondo l’interpretazione di S. Giovanni Crisostomo questo luogo è la Chiesa. Essa è luogo della “Presenza” essenzialmente in forza della memoria di Cristo, la Chiesa che attende la venuta del Cristo alla fine dei tempi.

Le chiese risalenti alla costruzione medievale sono orientate a Est in attesa del ritorno di Cristo. Le reliquie dei corpi dei santi ne assicurano la presenza nelle membra più sante del suo corpo.

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Il presepio, una passione

Nella comunità cristiana, raccolta in preghiera, il Cristo è l’orante assieme alle membra del suo corpo. A conclusione di questa prima riflessione ecco una frase di San Paolo che illustra molto bene quanto ho detto finora: “Non sapete che voi tutti siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1Cor 3,16).

Il presepio, una presenza Nel lontano 1970 il Papa Paolo VI parlando ad alcuni presepisti, diceva: «Il presepio è una figurazione popolare, gentile e geniale, che vuole rievocare l’umile, grande quadro della nascita di Gesù Cristo, e introdurci, per via della rappresentazione sensibile, alla riflessione sullo straordinario avvenimento, alla comprensione del Vangelo, alla meditazione ingenua ed estatica, umanamente amorosa, del mistero dell’Incarnazione e della salvezza, che il Signore ha recato al mondo».

Parole molto belle e significative che, a rileggerle oggi, conservano ancora quel particolare sapore di bellezza e genuinità sapienziale. Il presepio è insieme un ricordo storico e cronaca d’attualità, per cui è sempre vivo in ogni tempo e in ogni cultura. Tutto nel presepio ha valore simbolico ed epifanico.

Della presenza di alcuni “segni presepistici” nella città di Atessa se ne parla già nel XV secolo, epoca alla quale risalgono le tre statue di legno policromo, opera di maestri lombardi, ora conservate al museo artistico de L’Aquila. Sicuramente è precedente a questa data tutta l’attenzione al mistero dell’incarnazione: ci sono segni scolpiti su pietra che compongono una scritta, citazione di un versetto del Vangelo di San Giovanni: “Et verbum caro factum est... e il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). Si potrebbe obiettare che tale pietra è stata presa altrove e portata qui, o anche ipotizzare che è stata fatta realizzare per la Chiesa di San Leucio, patrono di Atessa al quale è intitolata la cattedrale, e che questa pietra probabilmente era quella che componeva la base dell’altare? Credo possa essere questa una possibile interpretazione. Questa riflessione la facciamo in occasione del presente Convegno, augurandoci che si vada avanti nella ricerca storica e culturale da condurre sopra questa scritta.

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia

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32: ATESSA, particolare del presepio realizzato dal socio Giuseppe Rossi (foto Giuseppe Cellucci).

33: ATESSA, particolare del presepio realizzato dal socio Armando Marchetti (foto Giuseppe Cellucci).

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Il presepio, una passione

E poi ci sono le due tele di epoca settecentesca raffiguranti l’adorazione dei pastori e l’adorazione dei Magi, opera dello stesso autore dei disegni della volta il pittore Teodoro, collocate nel 1770 all’epoca del Prevosto Maccafani. Tutti elementi che potremo ammirare sia nella visita alla città che faremo oggi pomeriggio, come anche domani mattina durante la solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Leucio, che sarà l’atto conclusivo del nostro convegno.

Consentitemi di dire, carissimi Amici del Presepio, che in Atessa “il presepio ha trovato casa”. In questa città da tanto tempo c’è sempre stato una particolare attenzione al presepio.

Ma è soltanto da qualche anno che esso rappresenta una costante presenza con l’aver installato, al centro del paese nella piazza del mercato, luogo di scambio e incontro, di conoscenza e riflessione, la Mostra permanente del presepio. Ed essa rappresenta ora un grande dono per la popolazione di Atessa e dei paesi vicini. In questa mostra permanente si è raccolto ogni cosa in un insieme di realtà visibile, e direi anche vivibile e percepibile. Lo scopo che gli Amici del Presepio di Atessa vogliono raggiungere è quello di far entrare ogni visitatore “dentro” il presepio, ripercorrendo una parte della storia di Colui che è la nostra salvezza.

Una realtà che invitando ciascuno a entrarci dentro per contemplare al meglio quello che si vuole, quasi lo fa diventare protagonista.

Il presepio, una presenza d’amore Si tratta di una presenza continua e rinnovata, come se si componesse un diario di fede. Infatti la lunga storia del presepio è un diario di fede scritto da innumerevoli generazioni che, con candore, hanno rappresentato il fausto giorno della nascita dell’Emmanuele. E sono diventati adoratori in “spirito e verità” di Gesù Cristo. Adoratori come Maria, Giuseppe, i pastori e i Magi. Si tratta di una storia di ordinaria povertà ed emarginazione. Una presenza continua e rinnovata, perché ogni presepio ci porta all’amore di Dio, rivelato, incarnato e manifestato.

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia

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Oggi, come ieri, la nascita del Bambino Gesù è consolazione e speranza per tutti coloro che sanno che né la scienza, né il denaro, né il potere possono rendere felici: Dio si è fatto uno di loro, colmando le loro aspettative di verità, di giustizia e di pace. E i fatti precedenti la nascita di Gesù aprono alle profezie antiche e sono commentate da segni divini, come leggiamo nel racconto dell’evangelista Matteo.

Recentemente il Papa Benedetto XVI ha detto: «La novità dell’annuncio cristiano non consiste in un pensiero ma in un fatto: Egli si è mostrato. Ma questo non è un fatto cieco, ma un fatto che, esso stesso, è Logos cioè presenza della Ragione eterna nella nostra carne». Il presepio – per quanto artistico sia –, si deve ammirare con cuore di fanciullo, poiché lo splendore delle forme sensibili non deve mistificare l’umile grandezza dell’evento celebrato: Dio nella storia.

Il presepio, una presenza di gioia La solennità del Natale di Nostro Signore Gesù, e il presepio che lo rappresenta, portano sempre un messaggio gioioso che, per natura sua, si diffonde attorno e viene dato a ognuno. Si tratta di una grande gioia, la stessa che si vive in cielo, quando si converte un peccatore.

Durante l’Angelus del 12 dicembre 1999, alla folla radunata in piazza San Pietro, il Papa Giovanni Paolo II disse: «Una delle espressioni popolari dell’attesa gioiosa del Natale è la preparazione del presepio nelle famiglie. Nelle case cristiane, in questi giorni, si sceglie un angolo adatto per disporre le statuette, lasciando lo spazio, tra Maria e Giuseppe, per il Bambinello. Pensando a tutte le famiglie cristiane che predispongono i loro presepi, ben volentieri benedico voi, cari ragazzi e ragazze di Roma che siete venuti numerosi recando i Bambinelli. Possa il Natale ormai prossimo, inizio del Grande Giubileo, spingere voi e tutti i credenti di ogni parte del mondo a preparare una degna dimora per accogliere il Cristo».

Contemplando l’Incarnazione del Verbo, siamo invitati a

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Il presepio, una passione

34: ATESSA 2006, alcuni soci della Sede di Atessa fanno un sopralluogo nello spazio che in seguito sarĂ utilizzato come Mostra permanente del Presepio (foto Giuseppe Cellucci).

35: ATESSA 2006, il socio Walter Ferrisi intento a preparare uno dei primi spazi presepistici della Mostra permanente del presepio (foto Giuseppe Cellucci).

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia

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considerare nella gioia la dignità della persona umana redenta.

E San Leone Magno ci ricorda: «Carissimi il nostro Salvatore oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti.

Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli viene offerto il perdono».

Una terza e ultima citazione ci spiega come il presepio sia da considerare una fonte di gioia ci viene offerta dal Papa Benedetto XVI che, nella domenica III di Avvento del 2010, disse: «Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria».

Conclusione Con un linguaggio arcano e familiare il presepio dice che l’intera creazione e tutte le profezie trovano compimento nel segno di Betlemme. Esso si coniuga indissolubilmente all’obbrobrio della croce al fine di indicare il paradosso della salvezza nell’icona del divino abbassamento. Pertanto la notte di Betlemme è correlata alle tenebre del Calvario.

La luce naturale della cometa guida a quella soprannaturale della resurrezione. Ambedue gli eventi storici hanno una risoluzione mistica. Il buio è ottenebrante per coloro che hanno rifiutato Dio, la luce è rifulgente per coloro che lo hanno accolto. A preludio di questi fatti è la notte dell’esodo, allorquando la colonna di nube oscurava l’inseguimento degli egiziani e rischiarava la fuga di Israele.

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Il presepio, una passione

La teologia dell’incarnazione dà ragione dell’annientamento divino, poiché attraverso di esso si manifesta la potenza della Resurrezione. Nelle sue fantasiose composizioni il presepio annuncia in ogni tempo la lieta notizia della venuta di Dio nel mondo diventando per i fedeli – piccoli e grandi – occasione di ringraziamento e segno di accoglienza.

Oggi, come ieri, la nascita del Bambino Gesù è consolazione e speranza per tutti coloro che sanno che né la scienza, né il denaro, né il potere possono rendere felici: Dio si è fatto uno di loro, colmando le loro aspettative di verità, di giustizia e di pace... Allora in questo Natale di pace scambiamoci gli auguri affinché per tutti noi il Santo Bambino diventi il centro del nostro cuore.

E i fatti precedenti la nascita di Gesù aprono alle profezie antiche e sono commentate da segni divini, come leggiamo nel racconto dell’evangelista Matteo. E nelle celebrazioni, intimamente connesse del Natale e dell’Epifania, si comprende che la triplice manifestazione di Cristo è un tutt’uno nell’oggi della salvezza.

Contemplando l’Incarnazione del Verbo, siamo invitati a considerare nella gioia la dignità della persona umana redenta, come ricorda San Leone Magno in uno dei suoi discorsi sul Natale: «Carissimi il nostro Salvatore oggi è nato: rallegriamoci!

Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli viene offerto il perdono».

Gloria e Pace!

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia

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La parola del Papa «C arissimi, è per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepio. Ma non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepio rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece San Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio che, per amore nostro, si è spogliato di tutto facendosi piccolo come un bambino.

«La benedizione dei “Bambinelli” – come si dice a Roma – ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene.

«Guardiamo il presepio: la Madonna e San Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù.

«E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel “bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”, il “segno” del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini “che egli ama” (Lc 2,12.14).

«Egli si è mostrato, Egli personalmente. E adesso è aperta la via verso di Lui. La novità dell’annuncio cristiano non consiste in un pensiero ma in un fatto: Egli si è mostrato. Ma questo non è un fatto cieco, ma un fatto che, esso stesso, è Logos presenza della Ragione eterna nella nostra carne. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia».

(Benedetto XVI, Angelus della III domenica di Avvento 2010)

36: Immaginetta natalizia d'inizio 1900 (foto Giuseppe Cellucci).

37: Immaginetta natalizia d'inizio 1900 (foto Giuseppe Cellucci).

MEDITAZIONI

S

ono contento di ripresentare ai lettori, in questa parte intitolata Meditazioni, i testi apparsi sul web nel dicembre 2010, nel particolare sito dell’Associazione AIAP www.presepio.it, nella sezione intitolata “Meditazioni di Padre Giuseppe”.

Questi testi rappresentano dei commenti sui vangeli delle domeniche di Avvento e le altre festività natalizie. Sono degli spunti offerti ai navigatori internauti sempre bisognosi di idee e suggerimenti per il relativo tempo liturgico. E si presentano come tappe di un cammino spirituale, di cui si percepisce urgente l’esigenza proprio nei tempi forti della nostra vita di fede, come lo sono l’Avvento e il Natale.

Volutamente ho scelto la forma breve perché è risaputo che quando si viaggia in internet bisogna essere sintetici ed essenziali. Essi sono delle omelie brevi, e si presentano come una sintesi del discorso più ampio che ho tenuto nelle celebrazioni eucaristiche di quelle domeniche.

Così ora compaiono anche su questa pubblicazione, e sono offerti al lettore, e in particolare a tutti coloro che non li avessero ancora letti sul web. Ognuno ha qui la possibilità di leggerli e meditarli con calma, anche nel farne oggetto di una preghiera personale approfondita. Buona lettura a tutti.

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Il presepio, una passione

VEGLIATE! (Mt 24, 37-44) I domenica di Avvento (28 novembre 2010)

Inizia un nuovo anno. Ma cosa dici? Manca ancora un mese!

Sì, è vero avete ragione. Ma parlo dell’anno “liturgico”, che scandisce i tempi e i ritmi per rivivere i misteri della vita di Gesù Cristo.

Il nuovo anno inizia con un tempo di attesa, lungo 4 settimane, che preparano le feste natalizie. Ma che cos’è l’attesa? Mi sembra che oggi non sappiamo più attendere.

Prima che un fatto avvenga se ne conosce già la conclusione.

Sono saltati i tempi della crescita. Si vive tutti come se ci trovassimo dentro un grande schermo televisivo dove ogni realtà del mondo – il macrocosmo – vuole entrare a forza nel nostro personale microcosmo offrendo sempre nuove idee e modelli di vita. Le immagini, i suoni, e le storie televisive catturano la nostra attenzione percettiva.

Camuffano e confondono i nostri sogni reali o irrealizzabili, lasciandoci un bisogno inespresso e confuso, un senso di insoddisfazione... e tutti, nonostante tutto, siamo sempre lì a rifare il gioco di trasposizione.

Così la festa del Natale sta diventando la festa delle illusioni, luci e colori, addobbi sfarzosi e decorazioni esterne, pacchi dono e pensieri insoddisfatti. Noi cristiani vogliamo festeggiare un Natale diverso, vero e primordiale. Il Natale del Verbo che si fa piccolo come un bambino. E questo bambino ci dona un sorriso d’amore, uno scambio di sguardi intensi, insieme alla pace, quella che dà senso e calore alla festa. Ma per meglio attendere bisogna “vegliare” il Signore che viene. Lo ricorda il Vangelo di questa prima domenica del nuovo anno liturgico. Vegliamo nella preghiera perché non sappiamo l’ora e il momento della Sua ultima venuta. Facciamo come quei pastori che vegliavano sui loro greggi e ricevettero l’annuncio dell’angelo. Dopo l’attesa anche per noi giungerà un annuncio di pace e di gioia. Buona veglia a tutti, nell’attesa dell’Atteso.

Meditazioni

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LA PACE (Is 11, 1-10) II domenica di Avvento (5 dicembre 2010)

L’Atteso dalle genti, Colui che nascerà è il germoglio dal quale spunterà nuova vita. Nel tempo invernale, quando tutto sembra morire, sotto la terra una nuova vita cresce e si manifesta, e bisognerà attenderne con pazienza il tempo della maturazione... Anche per il pane ci vuole sempre il tempo necessario perché la farina impastata maturi e diventi pane commestibile.

In questa seconda domenica di Avvento si legge una delle profezie di Isaia che ci presenta l’Atteso ricolmo dello Spirito di Dio. Egli quando verrà ci porterà i suoi doni. Tra essi il più importante è la pace. Pace intesa come armonia, pienezza e sicurezza di vita. La pace vera e duratura è frutto dello Spirito che invita gli uomini a mutare gli strumenti di guerra in strumenti di pace: le lance in falci e le spade in vomeri per arare la terra.

Nella notte di Natale, mentre nasce il Signore Gesù Cristo, gli angeli cantano “la pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Questa pace riversata sulla terra è raffigurata nei figli di Dio, chiamati ad essere operatori di Dio Pace.

La pace è stata donata direttamente da Gesù, che la consegna a modo suo, non come la dà il mondo. Allora diventiamo operatori di pace per trasformare le parole dure e taglienti – spesso gettate addosso agli altri come fossero pietre – in parole di comprensione e perdono. I pugni chiusi nelle mani che si aprono e si tendono ad un abbraccio o a una sincera stretta di mano.

Con San Francesco d’Assisi, che possiamo definire “patrono dei presepisti”, preghiamo dicendo: “Signore, fa di tutti noi uno strumento della Tua pace”.

Pace e Bene!

Gloria e Pace!

92

Il presepio, una passione

RALLEGRATEVI! (Fil 4, 4) III domenica di Avvento (12 dicembre 2010)

In questo tempo dell’attesa il nostro cammino è giunto a metà. È imminente ormai il compimento della promessa che vedrà arrivare l’Atteso delle genti. Alcuni segni precedono questa venuta. Segni, presentati dal profeta Isaia, che invitano il popolo alla gioia e a cantare con giubilo. Il motivo di questa felicità? Il Signore sta per venire. È vicino! E allora rallegriamoci.

Ma oggi sappiamo veramente gioire? La gioia e la felicità dell’Avvento non sono frutto obbligato di passioni, particolarmente accese, verso una cosa o l’altra che come tali, spesso, investono interamente tutto il nostro essere. Il rallegrarsi nel Signore è sinonimo di pace interiore, di letizia semplice e pura come acqua di montagna.

In un’anima che crede, spera e ama – un’anima che vive pienamente l’Avvento – la felicità trova sempre posto. Non arriva per caso, è conquistata. Entra dalla porta principale, perché desiderata. Non si nasconde, perché non è una cosa privata da custodire gelosamente.

Questo tipo di felicità interiore, per sua natura, si comunica ed esplode contagiando tutti, e di tutto questo ne siamo pienamente consapevoli. Questa allegrezza è un atteggiamento fondamentale per prepararsi alla venuta di Colui che porterà la pace tra le nazioni, che farà “fuggire tristezza e pianto” (Is 35,10). Cosa fare allora?

Rallegrarsi nella gioia e nella felicità continuando a essere pronti nell’attesa. Cari amici anch’io vi dico: siate lieti, ve lo ripeto siate lieti.

E la pace di Cristo regni nei vostri cuori. Buon Avvento.

Gloria e Pace!

Meditazioni

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NASCE PER NOI (Is 11, 1-10) IV domenica di Avvento (19 dicembre 2010)

Amici presepisti e quanti vi state preparando alla venuta dell’Atteso delle genti anche visitando questo sito web, io vi dico: è tempo di sognare! Sognare entrando nel sogno di Dio sognato e voluto da sempre per l’umanità. È un sogno più grande di tutti i nostri sogni, che li racchiude tutti. È talmente limpida e semplice questa verità come altrettanto confusa e contorta si presenta la storia umana nella quale l’Avvenimento si compie. Ma sognare così non è facile: ci vuole una particolare educazione stando attenti ai messaggi nascosti che vengono trasmessi nel sogno.

Il titolo della presente meditazione per la domenica IV di Avvento dice “nasce per noi”. Ma chi nasce? E dove? Un bambino che nasce a Betlemme è il compimento del sogno dei profeti, insieme a una Vergine Immacolata che concepisce e partorisce il figlio. Il bambino si chiamerà Emanuele, che significa “Dio con noi”, e ci porta la pace. Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio. Così la promessa del Signore si compie nel corpo di una donna.

Un evento decisivo, segno di contraddizione di fronte al quale bisogna prendere posizione. Una volta il Natale era la festa per eccellenza dei bambini. Ora sembra che i grandi se ne siano appropriati, e così si è persa anche la speranza. A Natale, in ogni modo, la speranza rinasce in noi. E allora accogliamola dicendo con San Francesco d’Assisi “Signore, fa di tutti noi strumenti della Tua pace”.

Pace e Bene!

Gloria e Pace!

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Il presepio, una passione

GLORIA E PACE (Lc 2,14) Natale di N. S. Gesù Cristo (25 dicembre 2010)

Gloria e Pace hanno cantato gli Angeli nella notte santa del giorno

natalizio di Nostro Signore Gesù Cristo. I pastori sono stati tra i primi a sentire questo canto, e nell’avviarsi verso il luogo della nascita si dicevano: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15).

In questo santo giorno natalizio quanto vorrei che il tempo si fermasse, e che le ore non passassero mai. Sì, questo desiderio nasce in me come una voglia di eternità immutabile e infinita. E vorrei avere tutto il tempo necessario per essere presente a Betlemme, dove una notte “nella pienezza dei tempi” si è compiuto uno dei primi atti della redenzione umana: il Figlio di Dio nato da una donna, che si presenta come un piccolo e tenero bambino. Vorrei restare in contemplazione attiva e partecipata per sperimentare in me nuove e vivaci emozioni. Quelle che mi nascono dentro il cuore quando, umilmente, mi pongo alla ricerca della Via, Verità e Vita. Vorrei fermare il tempo che passa per stare davanti a Colui che, per amore, “si è fatto piccolo come un bambino”.

E allora, con questo desiderio, mi ritrovo davanti al mio presepio.

Da anni lo realizzo in una piccola chiesa del centro storico di Roma.

Anche in questo presepio c’è un piccolo bambino che aspetta tutti a braccia aperte. Egli mi dona tanta misericordia e pace. Il contemplarLo crea in me una nuova situazione e accresce nel mio cuore la speranza di vivere in un mondo diverso e migliore.

E infine oggi vorrei avere il tempo per vedere e contemplare tutti i presepi del mondo perché, ne sono super convinto, in ognuno c’è un tocco di infinito. Vorrei metterli insieme per sperimentare una speciale Presenza d’Amore, che già inizia e si attua nell’Eucaristia, celebrata con i fratelli e le sorelle, durante le assemblee liturgiche delle feste natalizie. E infine vorrei che tutti i visitatori del nostro sito web potessero sperimentare lo stesso desiderio e vivere sempre nuove e intense emozioni che soltanto il presepio può suscitare in ciascuno.

Un Santo Natale a tutti.

Gloria e Pace!

Meditazioni

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IN FAMIGLIA (Mt 2, 23) Festa della Santa Famiglia (26 dicembre 2010)

Quest’anno capita che, subito il giorno dopo Natale, celebriamo la domenica della Santa Famiglia. E la viviamo stando ancora “in famiglia”, stretti e legati tutti dal calore degli affetti familiari. Infatti la gioia di sentirsi famiglia caratterizza la liturgia odierna. La famiglia è il risultato dell’amore tra sposi, tra genitori e figli.

Guardando e contemplando la Santa Famiglia viene spontaneo chiedersi: ma che cosa è davvero una famiglia? È una domanda alla quale bisogna rispondere con sollecitudine. Vengono in aiuto i testi della Parola di Dio che, nella prima lettura, riporta una serie di sentenze che parlano dei punti fermi di una saggezza e stile di vita in un ambiente in cui i figli sono invitati al rispetto dei genitori, e all’accoglienza dei loro consigli.

Nella seconda lettura, presa dalla lettera ai Colossesi, S. Paolo traccia un programma di vita: vivere in armonia, accettarsi nelle proprie differenze, perdonare i torti reciproci, sforzarsi di diffondere gioia. Il Vangelo che ascoltiamo oggi parla della Santa Famiglia di Nazareth obbligata a fuggire in Egitto, e come dopo il suo ritorno in Galilea si stabilisca a Nazareth. Il Vangelo dice che Gesù era sottomesso ai genitori. Maria conserva ogni cosa nel suo cuore, mentre Giuseppe compie quanto gli chiede l’angelo ubbidendo così al disegno di Dio. In conclusione ricordo che la Chiesa italiana, per il piano pastorale dei prossimi 10 anni, ha scelto il tema “Educare alla vita buona del Vangelo”. Saranno dieci anni dedicati all’educazione, e nel considerare la società nella progettazione del suo futuro. Speriamo di poterlo vivere sempre in un clima familiare giusto e sano.

Auguri a tutte le famiglie: giovani o anziane. Auguri ai genitori e ai figli, ai nonni e ai nipoti. Auguri sereni a tutti per il nuovo anno che sta per iniziare.

Gloria e Pace!

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Il presepio, una passione

UN NUOVO INIZIO (Gal 4, 4-7) Festa della Madre di Dio (1 gennaio 2011)

L’inizio del 2011, come nuovo anno sociale, coincide con l’ottava del Natale e la festa della Madre di Dio. Nei primi secoli del cristianesimo, tra i primi Padri della Chiesa, questo titolo è stato oggetto di grandi discussioni perché toccava il problema della natura umana di Gesù.

Maria è contemplata non solo come la Madre dell’uomo Gesù di Nazareth ma del Verbo Eterno del Padre che da Lei ha preso la carne per farsi uomo. Questo è un mistero insondabile e ineffabile che riconduce al naturale e all’essenziale: alla Vergine Madre che allatta il suo Bambino. Un’immagine molto cara a tutti e che ci aiuta a capire il dono della vita.

Che collegamento tra la festa liturgica di oggi e il nuovo anno?

Per noi cristiani l’inizio di un nuovo anno va vissuto alla luce della fede, mentre troviamo in Maria il modello di vita di ogni vero credente. Siccome in Maria in tutta la sua pienezza si realizza il “tempo di Dio”, allora la sua testimonianza ci guida nella pace e testimonia che Dio è l’unica sorgente di ogni bene. Così con lo scorrere dei giorni, dei mesi, e degli anni possiamo scorgere il segno “del volto di Dio”.

Infine dal 1968, in questa giornata, si celebra la Giornata Mondiale della Pace – siamo arrivati alla 44ma – e si riflette sul tema “La libertà religiosa via alla Pace”. Un chiaro e forte invito a lottare per la riconciliazione dei popoli. Allora tutti noi nel silenzio del nostro cuore, custodiamo ogni cosa come Maria, e senza perderci d’animo, serbiamo ogni cosa riponendolo come in uno scrigno. E che “il Signore ci benedica e ci custodisca”.

Auguri a tutti di un sereno e felice 2011.

Gloria e Pace!

Meditazioni

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IL VERBO DI DIO (Gv 2, 14) II domenica dopo Natale (2 gennaio 2011)

Dopo aver contemplato un Bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia, dentro una grotta, circondato da pastori e pecore, oggi nella II domenica dopo il Natale siamo trasportati dall’evangelista Giovanni a contemplare dall’alto il mistero dell’Incarnazione.

Giovanni fa iniziare il suo Vangelo con la stessa espressione con la quale comincia il libro della Genesi: “in principio”. Ma cosa c’era in principio? Il “Verbo” ossia la Parola.

Così, come in una sinfonia, Giovanni in questo inizio del suo Vangelo fa risuonare tutto un crescendo. Del Verbo si dice che “c’era”, che “era presso Dio”, e che “era Dio”.

Siamo parte di un disegno d’amore di Dio. Egli ci ha scelto e amati prima della creazione del mondo. In Lui, venuto a piantare in mezzo alla nostra storia umana la Sua tenda, noi esistiamo e ci muoviamo. Per questo invito ciascuno di voi ad andare a rileggere questo brano, meditandolo pian piano. Fatelo ogni volta che sentite il desiderio di capire qualcosa in più – per quanto è possibile comprenderlo – del mistero dell’Incarnazione. Chiediamo al Signore la grazia che illumini con il suo Spirito la nostra vita per pregustare la gioia che ci attende come figli ed eredi del Regno. Il nostro Creatore si è fatto piccolo come un Bambino e ha vissuto i suoi primi giorni di vita terrena in una mangiatoia, Lui la Parola eterna ha iniziato a manifestarsi con un semplice vagito di neonato. È l’amore che ha fatto povero Gesù.

L’uomo, di fronte a questa povertà, non può che rispondere con altrettanto amore.

Buona domenica a tutti.

Gloria e Pace!

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Il presepio, una passione

VENITE, ADORIAMO (Mt 2,2) Epifania del Signore (6 gennaio 2011)

Epifania

vuol dire manifestazione di Cristo Signore, e non altre interpretazioni che si ottengono storpiando la stessa parola! L’Atteso dalle genti, venuto tra noi per guidare i popoli verso la luce della salvezza, oggi si rivela. È lui il Cristo, lo stesso bambino Gesù che abbiamo contemplato a Natale. Alla Sua luce nasce un nuovo popolo di Dio, un tempo limitato a una sola nazione. E ora diventa un popolo composto da tutte le razze, una Chiesa universale.

Quando Dio si manifesta lo fa sempre con un segno giusto per ognuno. Un segno con il quale manifesta la sua Gloria. Ai pastori indica il segno di una mangiatoia, ai Magi una stella, a Erode fa arrivare uomini sapienti venuti dall’Oriente... ai teologi si presenta attraverso la Sacra Scrittura. Sono tutti segni che conducono a un unico mistero: il Dio uomo Gesù di Nazareth.

Anche per noi c’è un segno disponibile. Ma per riconoscerLo non possiamo rimanere inerti. Dobbiamo alzarci e camminare, certi che Dio non ci abbandonerà. Così hanno fatto i Magi, coltivando nel cuore il desiderio della ricerca, quella che c’è in chi si muove per venire incontro “a colui che è nato”. Essi ci insegnano come adorare, che significa tributare il massimo onore possibile, riconoscendo a uno tutta la sovranità assoluta, un gesto riservato solo a un sovrano. Sono andati, guidati dalla stella, per adorare un sovrano e alla fine si presenta a loro un Dio. I Magi adorarono il bambino “nella casa”, sulle ginocchia della Madre. Oggi possiamo adorarlo ancora nell’Eucaristia, in spirito e verità, nel profondo del cuore, non ci mancano le occasioni.

Buona Epifania!

Gloria e Pace!

Meditazioni

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IL FIGLIO AMATO (Mt 3, 17) Battesimo di N. S. Gesù Cristo (9 gennaio 2011)

La festa odierna offre molti elementi di riflessione, specialmente in riferimento al nostro personale Battesimo. Il brano del Vangelo di S. Matteo presenta Giovanni che battezza nel fiume Giordano.

Al momento stabilito dal disegno del Padre anche Gesù scende nel Giordano per ricevere il Battesimo dell’acqua, dove si manifesta a tutti come il Messia, l’Unto del Signore, il Figlio Amato. Questa sua discesa nel fiume è figura della Pasqua, della liberazione dalla schiavitù, del passaggio attraverso la morte, rappresentata dalle acque.

A noi che, dall’inizio dell’Avvento, ci siamo preparati alla venuta dell’Atteso, e celebrato la Sua nascita, e in queste feste natalizie abbiamo gioito e rallegrato con i nostri fratelli e sorelle... a noi, cui è stata rivolta la parola di Dio con un messaggio di pace, e che abbiamo contemplato Gesù Bambino nel presepio, Egli ora si offre con la Sua luce. Allora entriamo nel Suo splendore. E mentre Egli riceve il Battesimo inabissiamoci con Lui, per poi salire insieme con Lui nella gloria.

S. Gregorio Nazianzeno, parlando della festa di oggi spiega: “Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Lo Spirito testimonia la divinità del Cristo: si presenta simbolicamente sopra Colui che gli è del tutto uguale”.

Cari amici, con questa pagina termina il mio primo blocco di meditazioni che, spero, siano state di utilità a tutti i visitatori del nostro sito web. Mi piace concludere con lo splendido messaggio che giunge dal fiume Giordano, un messaggio che oserei definire “forte e chiaro”, e che ascoltiamo nella voce che dice: “Questi è il Figlio mio l’amato: ascoltateLo”. Che questo diventi vero nella vita di ciascuno.

Gloria e Pace!

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38: ATESSA 2004, la ricerca dell'alloggio (foto Giuseppe Cellucci).

39: ROMA, statua in gesso rappresentante un pastore del presepio (foto Giuseppe Cellucci).

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40: SENEGAL, presepio di stoffa realizzato nell'isola di GorĂŠe (foto Giuseppe Cellucci).

APPENDICE per un “decalogo” dell’amico del presepio

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opo un’attenta riflessione, mentre ho vissuto delle giornate di spiritualità con gli amici della UOR della Lombardia, ho pensato di preparare questi punti di riflessione che ritengo adatti per ogni presepista. Li ho presentati il 6 giugno del 2010 in occasione dell’assemblea dei dirigenti A.I.A.P. Questi punti potranno diventare uno schema di lavoro da applicare e seguire in occasione di un qualsiasi corso di presepismo, e anche ogni volta che ci si pone davanti alla realizzazione di un nuovo presepio. Comodamente questi punti li ho chiamati “decalogo dell’amico del presepio”. È chiaro che alcuni aspetti di questo decalogo sono già vissuti, e in modo pregevole, da tutti i presepisti, altrimenti non saremmo arrivati al punto di crescita dove ci troviamo ora.

Ma è giusto conoscere e approfondire gli altri punti che, forse, spesso accantoniamo.

01 – ANNUNCIARE Anzitutto va considerato il titolo da dare al presepio, o il tema scelto per la realizzazione di una esposizione di presepi. In questo punto va inserita la spiegazione e introduzione della tematica annuale, sia a livello religioso che civile, collocata nel contesto socio-culturale.

102 Il presepio, una passione

02 – RIVELARE Sul tema scelto va fatta una prima ricerca nelle fonti scritturistiche che nella Sacra Scrittura indicano passaggi ed elementi relativi ed esplicativi del tema.

03 – NARRARE Ricercare come il tema scelto sia stato presentato da artisti di pittura e scultura, nel cinema e nella letteratura. E anche come l’avvenimento, l’episodio, il fatto, e l’evento sia stato spiegato e raccontato da artisti presepisti. In questo punto servirsi dell’aiuto di spiegazioni verbali personali.

04 – MEDITARE Fare la scelta dei brani dai Padri della Chiesa e dagli scritti di Santi, in particolare Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

05 – RIFLETTERE Fare commenti meditativi, ricercando in libreria delle opere che riportino i commenti dei Padri della Chiesa sul Natale e l’Epifania, e i discorsi dei Papi. Pensare a realizzare anche un commento personale.

06 – PREGARE Cercare salmi e inni, e le molte preghiere nella liturgia e negli autori moderni inerenti al tema scelto, e realizzare un momento riflessivo e di preghiera prima ancora di mettere mano all’opera.

07 – REALIZZARE Dapprima il progetto del presepio che esprima sintonia con il tema scelto. Fare ordine e metodologia tra l’idea centrale e il disegno, i materiali e il lavoro d’insieme.

Appendice 103

08 – MOSTRARE Individuare delle linee comuni e condivise sul come presentare il presepio in una esposizione: ogni presepio realizzato sul tema scelto è accompagnato da una frase biblica alla quale s’ispira, e al riferimento del tema generale annunziato. Inoltre deve offrire una spiegazione breve e concisa di quello che narra e rappresenta, e dei materiali, oltre che il nome e provenienza dell’autore.

09 – INFORMARE Tener in giusta considerazione i mezzi e gli strumenti con i quali informare la gente: quotidiani, settimanali, bollettino dell’Associazione, giornali radio, giornali e trasmissioni televisive, una mostra fotografica, la pubblicazione dell’avvenuta mostra dei presepi. Dare risalto e importanza anche all’esposizione sui siti web.

10 – DOCUMENTARE Cioè archiviare il lavoro svolto, studiare il problema sul come conservare i presepi per una eventuale esposizione futura o permanente.

Mi permetto di augurare a tutti gli Amici del Presepio di continuare a lavorare e realizzare presepi con tanta gioia e commozione interiore, così da essere sempre testimoni gioiosi del Mistero d’Amore di Dio in un mondo che, sembrerebbe, ne abbia perso il senso.

INDICE dei contenuti

DEDICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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UN PENSIERO DI ANGELO STEFANUCCI . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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CONVEGNI E RITIRI 1. Il presepio, tra arte e fede Pergine (Trento) 2005 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

2. Il presepio, per evangelizzare, nel contesto di un mondo che cambia Giarre (Catania) 2006 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

3. Il presepio, una perenne novità Roma 2007 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

4. Il presepio, strumento di pace Cuneo - Cavallermaggiore 2008 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

5. Il presepio, segno e annuncio di speranza Taranto 2009 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

6. Il presepio, un andare a Betlemme Caravaggio (Bergamo) 2010 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

7. Il presepio, un mondo di emozioni Napoli 2010 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

8. Il presepio, presenza d’amore e di gioia Atessa (Chieti) 2011 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

MEDITAZIONI Per l’Avvento e il Natale 2010-2011 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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APPENDICE Per un “decalogo” dell’amico del presepio . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 101

Padre GIUSEPPE CELLUCCI, nato ad Atessa (Chieti) nel 1947, è Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’Associazione Amici del Presepio dal 2005. Dal 1972 è sacerdote nella congregazione dei missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI). I suoi primi anni di sacerdozio li ha vissuti con i giovani del Centro Giovanile di Marino Laziale (19721977). Fino al 1981 ha svolto diversi ruoli nell’animazione missionaria ad gentes: prima P. Giuseppe Cellucci O.M.I. nel Segretariato Missionario OMI, e poi in tiene la relazione al Convegno collaborazione con l’Ufficio Missionario AIAP di Cuneo (2008) della diocesi di Roma (1977-1981). In questi stessi anni ha svolto l’incarico di formatore spirituale per i giovani del volontariato civile del COMI. Tra il 1981 e il 1983 si è diplomato negli studi audiovisivi e della comunicazione sociale: prima presso il Centro Internazionale ed Ecumenico CREC-AVEX guidato da Pierre Babin, nella città di Lione (Francia); e dopo ha frequentato lo SPICS, una scuola internazionale di formazione alla Comunicazione Sociale tenuta dai Padri Paolini in Roma.

Dal 1985 al 2002 è stato responsabile del Servizio Audiovisivi presso la Direzione Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (PP.OO.MM.).

In questi anni di attività ha seguito e curato la pubblicazione e la diffusione dei sussidi audiovisivi presso gli Uffici Missionari Diocesani della Chiesa italiana.

Dal 1985 ha iniziato a collaborare con il programma italiano Orizzonti Cristiani della Radio Vaticana, preparando programmi di formazione missionaria e mariana, e anche celebrando la Santa Messa ogni domenica mattina, trasmessa in diretta anche su Radio UNO. Ha pubblicato molti articoli sulla Chiesa missionaria. Dal 2004 è caporedattore della rivista Missioni OMI, oltre che responsabile della sezione foto e composizione. Inoltre è Cappellano Universitario della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma. Da due anni è Rettore della Chiesa S. Nicola di Bari in via dei Prefetti (Roma).

Miniatura alla lettera “P” di “Puer” su un libro corale del XV sec. conservato nella Cattedrale di S. Leucio in Atessa (foto Giuseppe Cellucci).

Nella vita di ciascuno è sempre attiva una qualche passione che viene cercata e vissuta. Molte volte, però, le passioni di vita sono nascoste, confuse, e spesso si tengono gelosamente custodite nel cuore. Qui si parla di una passione manifesta e rappresentativa: la passione del presepio. Quella che coinvolge tutti coloro che vivono, sentono e scelgono di impostare la loro vita sul presepio.

L ’autore, Assistente Ecclesiastico dell’Associazione Amici del Presepio

dal 2005, in questa pubblicazione raccoglie i temi sviluppati nei Convegni svoltisi dal 2005 al 2011, compreso Il presepio, una presenza d’amore e di gioia tema presentato al 42° Convegno Nazionale tenutosi in Atessa (Chieti) nel settembre 2011 su iniziativa della Sede AIAP di Atessa, e la collaborazione delle Sedi di Penne (Pescara) e Lanciano (Chieti).

dal 1903 facciamo Banca con Braccia Cuore e Mente