Il Socio Cotabo 150

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Periodico di informazione e dibattito della COTABO, Cooperativa Tassisti Bolognesi. Sede sociale in Bologna, Via Stalingrado 65/13

ANNO36N°150-MARZO2012

NUOVAEDIZIONE

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SOMMARIO

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EDITORIALE

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ARTICOLO CARBONI

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IN MEMORIA DI LUCIO DALLA

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INFORMAZIONE AI SOCI

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LA PAROLA AI SOCI

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LA CORSA PERFETTA

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LIBRI

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RACCONTI NOTTURNI

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FERMO NAZIONALE

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COMUNICATI SINDACALI

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GRUPPO PREGHIERA

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SOLIDARIETÀ

Realizzazione “Il Socio Cotabo” a cura di CO.TA.BO. Direttore Responsabile GABRIELE ORSI Segretaria di Redazione CHIARA MARZADORI Redazione SALVATORE VRENNA, TIBERIO BASALTI, ELIO GUBELLINI, MARCO VECCHIATTINI, DANIELE BERTAGNIN, FABRIZIO ZAGNONI. Direzione, Amministrazione, Redazione: Via Stalingrado 65/13 - Bologna Tel. 051 374300

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Progetto grafico VIA STALINGRADO, 65/13 40128 BOLOGNA TEL. 051.375235

Periodico d’informazione e dibattito della CO.TA.BO distribuito gratuitamente ai propri soci. Gli articoli pubblicati su “il Socio” impegnano esclusivamente chi li firma e sono a titolo gratuito. I soci CO.TA.BO. e non sono liberi di esprimere il loro pensiero nei limiti stabiliti dal codice penale e dalla legislazione vigente. Autorizzazione Tribunale di Bologna 4355 del 14/06/1974


EDITORIALE

UNO, NESSUNO... CENTOMILA di Gabriele Orsi Ultimamente sono diversi gli incubi sul futuro di Bologna che agitano le mie notti. Dalla volta scorsa, quando vidi il centro della città come una Pyongyang nostrana, a ogni piè sospinto si sono aggiunti nuovi particolari agghiaccianti: un dirigente Ascom impiccato a una vecchia luminaria natalizia penzolante, un taxi Cat incenerito da un colpo sparato da un lanciarazzi sovietico modello RPG-7 (i taxi Cotabo fortunatamente sono muniti di dispositivo antimissile), un barman di Zanarini che di nascosto cerca di offrirmi un Martini Gibson (in fondo la classe in centro rimane sempre classe), torme di predoni che sbucano dalle fogne, come in “1997 fuga da New York”, per depredare il poco rimasto nelle vetrine di qualche salumeria o polleria del Quadrilatero. E tutte le volte il sogno si concludeva con la sirena che suonava all’improvviso, l’accensione repentina di riflettori e luci di sorveglianza e una voce metallica che urlava “state fermi dove siete, siete circondati, ogni tentativo di fuga è inutile!”. Di recente però lo scenario è mutato: il sogno si svolge di giorno, sempre nel centro storico di Bologna, e stavolta non c’è nessuna Corea del Nord, nessun “caro leader” Kim Il Sung o come diamine si chiami e nemmeno la sirena di una fantomatica polizia di repressione stile “grande fratello”. Cionondimeno il quadro è sempre angosciante: tantissimi taxi dappertutto, torme di taxi. In strada non si vedono altro che taxi, le auto private giacciono inutilizzate dentro ai garages, gli autobus sono stati riconvertiti da intraprendenti tramvieri in enormi taxi da 70 posti l’uno. Eh già! Da quando le licenze dei taxi sono state liberalizzate del tutto, tutti vogliono fare i tassisti convinti che sia un mestiere facile, che regala in tempi ultrarapidi fama e ricchezza. Vicino all’angolo di via Indipendenza vedo un Ape Car di un ferramenta che all’improvviso si ferma e il guidatore scende e monta sul tetto l’insegna del taxi. Verso piazza Azzarita c’è addirittura il furgone di un piadinaro che si trasforma in un taxi, mentre alla Bolognina gruppi di immigrati cinesi si mettono in proprio e cominciano a portare dei risciò. Tutti fanno i tassisti, al punto che an-

che io vengo preso dalla smania e sono oltremodo tentato di montare un tassametro di fortuna sulla mia vecchia Clio, poi però incontro un tassista di una certa età, senza dubbio un veterano dei tempi in cui fare il tassista era un privilegio per pochi eletti, e questo mi racconta “Ho fatto un mutuo per avere la licenza perché volevo essere in regola anziché fare l’abusivo come fanno in tanti. E questa licenza, alla fine della carriera, era il mio tesoretto, vendendo il quale mi sarei fatto la pensione integrativa. Ora invece sarò obbligato a lavorare finché campo: non che il lavoro mi dispiaccia, l’ho sempre amato anche se a volte è un mestieraccio duro e faticoso. Oggi il tassista non esiste più perché tutti possono fare il tassista. Ma così va il mondo, posso solo tenere le tariffe giuste e il mio taxi pulito”. Dall’altra parte sento – più che vederlo – sghignazzare quello che un tempo si sarebbe definito un “abusivo” e che ora, a briglia sciolta, carica torme di ingenui turisti su una sorta di carro bestiame un tempo adibito al trasporto del letame e dico a me stesso che liberalizzazioni o non liberalizzazioni il cialtrone rimane sempre cialtrone e l’onesto sempre onesto. Ma il corso dei miei pensieri è interrotto da un assordante baccano prodotto da mille clacson che suonano all’unisono, centinaia di migliaia di taxi, abusivi, regolari, veri, improvvisati, si radunano attorno a me e sembrano sommergermi… e finalmente mi sveglio e dico a me stesso che aumentare a dismisura le licenze (messaggio a chi di dovere) non aiuta nessuno e avvantaggia solo chi, sin da principio, non ha creduto di dover giocare secondo le regole. E che devo smetterla la sera di mangiare la frittura di maiale e lardo con peperoni e cipolle….

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EDITORIALE

ARTICOLO PRESIDENTE

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ARTICOLO

NUOVO CAPITOLO PER LA CROCIATA SULLE LIBERALIZZAZIONI di Riccardo Carboni

Come era capitato di sottolineare anche nell’ultimo numero del giornalino “il Socio”, la crisi economica sempre più pressante ha diviso il mondo, c’è chi ritiene che la liberalizzazione dalle regole di mercato imposte sia una strada da percorrere per eliminare i freni all’economia e permettere crescita, e c’è chi ritiene che eliminare vincoli e regole, sia utile solo a ridurre i costi del lavoro e quelli sulla sicurezza incidendo esclusivamente sui redditi, aumentando così il divario, già oggi sempre più ampio, tra ricchi e poveri. Di certo esiste una crescente riduzione della politiche sociali e di Walfare, dovuta a problemi economici, ma tristemente anche a scelte di principio, che mettono in discussione la pari dignità delle persone, attraverso una riduzione dei sostegni (di ogni tipo) per le persone indigenti. Pare che la scuola di pensiero del liberalizzare tutto, e di conseguenza anche del deregolamentare, abbia preso il sopravvento, in questo caso però bisognerebbe fare le opportune distinzioni, beni e servizi, non sono tutti uguali, alcuni sono ovviamente di prima necessità e dovrebbero essere forniti nel rispetto di regole che tutelino i cittadini e non permettano speculazioni. Liberalizzare e migliorare la fornitura di un bene o un servizio in ogni caso non sono sinonimi, ed è un fatto che in Italia le esperienze di liberalizzazioni o di privatizzazioni non hanno quasi mai portato vantaggi e benefici per i cittadini, gli studi della CGIA di Mestre in questo caso sono illuminanti. Nel settore Taxi in particolare, le esperienze di liberalizzazioni hanno fallito in quasi tutto il mondo, a differenza di quanto raccontato da diversi personaggi pubblici malinformati, ovunque si sia fatto questo tentativo i risultati sono sempre e comunque stati il peggioramento delle prestazioni e l’aumento dei costi, come corposi studi in-

dipendenti americani ed europei dimostrano. Questo Governo, in continuità con quelli che lo hanno preceduto, ha pensato bene di mettere le mani nel nostro settore, e questa è almeno la quarta volta che accade dal 2006, la categoria unitariamente si è opposta all’ennesima modifica, principalmente perché la posizione assunta era chiaramente di principio e non di merito. Il 12 gennaio è così iniziato l’iter di approvazione del decreto legge sulla concorrenza, , approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Monti, provvedimento ritenuto necessario per incentivare l’economia. Le Associazioni di rappresentanza del mondo del taxi, che sono oggettivamente tante, 23 le accreditate al tavolo nazionale, hanno avuto molti incontri per concordare una posizione, ci sono state discussioni, liti, diversi mal di pancia, ma come al solito si è giunti ad una mediazione, che ha prodotto un documento unitario. Questo documento è stato presentato a tutti i gruppi parlamentari in una prima fase, e direttamente alla X Commissione del Senato, titolata dal Governo a discutere il decreto, in una audizione, avvenuta in un secondo momento. All’interno della X Commissione c’è stato dibattito anche sull’ articolo 36, e si è provveduto ad elaborare un emendamento che è stato poi posto al voto, che recepiva quasi tutte le richieste fatte dalle Associazioni dei tassisti. Il Governo, infine, ha fatto propri gli emendamenti proposti dalla X Commissione, inserendoli in un maxi emendamento su cui è stata posta la fidu-

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ARTICOLO

cia al senato. In ogni caso il provvedimento, grazie all’intervento di numerosi esponenti politici (nazionali, regionali e locali) pare sia stato ricondotto alla normalità, soprattutto perché si è compreso che le richieste, erano mirate a rendere efficienti i servizi e non a difendere quelli che in troppi definiscono, a sproposito, rendite di posizione. In tutta questa vicenda resta l’amaro per l’atteggiamento di diverse testate giornalistiche, che hanno utilizzato il momento per insinuare dubbi e mettere in cattiva luce l’operato dell’ intera categoria, e anche per alcuni rappresentanti che non hanno perso occasione per personalizzare il confronto. La norma che dovrebbe essere approvata alla Camera in questi giorni, prevede come novità principale, l’istituzione di una Autorità dei Trasporti, l’intento dovrebbe essere quello di monitorare la funzionalità del servizio e avviare istruttorie per valutare l’equità di contingenti e delle tariffe, ma il rischio (visto che siamo in Italia) è quello di avere ulteriori procedure burocratiche, che rallentino anche tutte quelle iniziative messe in campo dai Comuni più virtuosi per migliorare le prestazioni offerte, tutto questo semplicemente perché i Comuni dovrebbero, secondo la stessa norma, prendere provvedimenti solo dopo aver acquisito il parere dell’Autorità. Di fatto invece che semplificare e agevolare, alcune situazioni potrebbero subire dei rallentamenti ingiustificati, per questo sarebbe stato utile e razionale prevedere che i Comuni potessero operare anche in assenza della segnalazione, attraverso una migliore formulazione del testo. E’ previsto anche che Comuni e Regioni, nelle scelte di propria competenza, dovrebbero rispettare alcuni principi, quali: istruttorie comparate (comprensive di analisi ambientali e di costi/benefici) per determinare eventuali aumenti di licenze; consentire maggiore libertà nell’organizzazione del servizio per favorire servizi collettivi o simili; consentire più libertà nella determinazione delle tariffe con la possibilità di promuoverle; migliorare la formazione professionale degli operatori. L’Autorità dei Trasporti, infine, in caso veda disattesi i pareri emessi potrà ricorrere al Tribunale Amministrativo del Lazio contro i Comuni inadempienti, e in questo caso il dubbio sulla capacità degli Amministratori locali di opporsi ad istruttorie mal fatte è più che lecito.

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La legge in fase di approvazione, prevede anche, varie modifiche alla 21/92, che forse era preferibile evitare, alcune probabilmente ininfluenti, come la possibilità di svolgere servizi integrativi, o come la possibilità di svolgere l’attività su diversi Comuni in base ad accordi sottoscritti dai Sindaci (mal scritto, ma si tratta dell’Area Vasta), mentre una modifica in particolare potrebbe cambiare il nostro modo di lavorare nel prossimo periodo, vale a dire la possibilità di farsi sostituire alla guida, nel turno integrativo o in quello assegnato, da chiunque abbia i requisiti, senza più restrizioni e temporaneità della sostituzione. Il documento che ne esce è senza dubbio una mediazione fra esigenze diverse e con oggettivi difetti, che comunque dovremo cercare di gestire sui territori. Sicuramente, almeno mio avviso, si poteva fare meglio, ma non si è potuto farlo perché la categoria ha una rappresentanza frammentata, che tutela realtà molto diverse tra loro, per capirci una norma perfetta per Bologna non poteva andare bene a Milano, una giusta per Roma non andava bene a Verona, ecc. ecc. Personalmente ritengo che l’errore strategico più grave, fatto dalle Associazioni Nazionali, sia stato l’aver evitato di chiedere di assoggettare all’Autorità dei Trasporti il mondo del Noleggio con Conducente, lasciandolo solo nella discussione sull’applicazione della norma “Uno Quater” (ferma dal 2008) ed esponendolo al rischio di essere liberalizzato già nei prossimi mesi, costringendoci a monitorare la situazione e intervenire più avanti, mentre potevamo chiudere subito la questione. Credo si debbano doverosi ringraziamenti a tutti coloro che si sono impegnati, intervenendo nei confronti del Governo, dai rappresentanti delle Regioni a quelli dei Comuni, oltreché ovviamente ai Senatori della X commissione, e tutti gli altri rappresentanti politici che hanno operato in questo senso. I tassisti Bolognesi offrono un servizio di buona qualità, sono sempre impegnati a migliorarsi e disponibili a studiare e proporre soluzioni per qualunque tipo di esigenza di mobilità esista sul territorio, per questo ritengo che la nostra realtà possa superare, ancora una volta, questa evoluzione normativa senza particolari ripercussioni, sempre che la crisi economica lo permetta.

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IN MEMORIA DI LUCIO DALLA “Il motore del Duemila sarà bello e lucente… sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato. Avrà lo scarico calibrato”. Così cantava Lucio Dalla nel suo brano “Il motore del 2000”, poi ripresa anche per la réclame di una nota marca di automobili. Sembra bizzarro pensarci ora, ma in molte sue canzoni Lucio aveva il gusto della velocità, della potenza legata a un progresso tecnologico pulito, quasi puro, sinonimo non di inquinamento bensì di fiducia nel futuro. Nelle note e nelle parole di “Nuvolari” non si sente il puzzo degli scarichi dell’Alfa guidata dal “Mantovano volante” mentre invece è fortissima la sensazione di velocità, dell’aria che ti passa fra i capelli rapida e gelata. E anche in “Ayrton”, che pure fa riferimento alla tragica scomparsa di Senna sul circuito di Imola, l’idea che se ne ricava non è quella dell’olezzo della morte, piuttosto quella di un cuore che batte allo stesso ritmo del rombo di un motore, una vita che va oltre i suoi limiti per diventare immortalità nel ricordo della gente. Un’altra caratteristica delle canzoni di Dalla era una certa visione della vita, dell’umana esistenza, sempre improntata alla positività e alla fiducia nel domani, come si evince in suoi grandi successi del calibro de “L’anno che verrà”, “Futura”, “Balla ballerino”, “Piazza grande”, “Com’è profondo il mare”, quando non addirittura un animo ridanciano e scapigliato certamente percepibile in “Disperato erotico stomp”, “Quale allegria”, “Attenti al lupo” e “Ciao”. Lucio era certo un artista generoso, che non temeva di mettere a confronto il proprio talento con quello di illustri colleghi come si è visto, nel corso della sua luminosa carriera, nei duetti con Francesco De Gregori e con l’amico Gianni Morandi, con il maestro Luciano Pavarotti e per scherzare un po’ anche con Elio e le Storie Tese. Aveva fiuto anche per il talento altrui, e dalla sua bottega artigiana (come l’ha chiamata in Tv Gaetano Curreri degli Stadio) sono usciti appunto nomi come gli Stadio, Ron, Iskra Menarini e molti altri. Dalla apprezzava le cose belle, era un instancabile e appassionato collezionista d’arte, ma soprattutto aveva questa doppia natura, un po’ satiro e un po’ poeta, capace di passare dai versi scanzonati di “Ma come fanno i marinai” alla malinconia di provincia di “Anna e Marco”, dalla commozione di “4 marzo 1943” alla melodia struggente di “Caruso”. Non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente Lucio Dalla. Certo mi capitava, come credo sia

capitato a tantissimi altri bolognesi e visitatori di Bologna, di incrociarlo lungo qualche via del centro o di vederlo seduto al tavolino di un bar in piazza, perché a Bologna, diciamocelo, incrociare una celebrità è ancora esperienza tutt’altro che infrequente. L’ultima volta che lo avvistai fu, credo, tre anni fa, alla Trattoria di Corte Galluzzi, un simpatico locale dalla buona cucina tipica situato nei pressi di via D’Azeglio, esattamente dove Lucio abitava: io e la mia ragazza ci eravamo rifugiati lì perché fuori faceva freddo e avevamo bisogno di concederci, per cena, una bella scodella di passatelli in brodo e a un certo punto, due o tre tavoli più in là, ecco arrivare una nutrita compagnia vociante capitanata esattamente da lui, Lucio Dalla. Si capiva subito che questo gruppo di amici – uomini e donne di ogni età, saranno stati una dozzina a dir poco – pendeva letteralmente dalle labbra di questo signore di mezz’età, vestito di colori sgargianti e che snocciolava, con un’energia travolgente, una battuta dietro l’altra per il divertimento dei suoi compagni di serata. Un vero trascinatore, che per una sera abbandonava l’abito del divo della canzone e godeva di una compagnia normale, in un luogo normale mangiando del cibo normale, senza però per questo perdere quello che era il suo talento, la sua capacità di ammaliare, anche da normale, la gente con la sua immensa voglia di vivere. Velocità, fiducia nel futuro, voglia di vivere, questo era Lucio Dalla, esempio tipico di quella Bologna che era (e un po’ continua a essere ancora oggi) la New Orleans italiana, con la gente che suona nelle cantine e poi diventa, in alcuni casi, anche famosa, ma non rinuncia ad andare allo stadio, a palazzo a vedere il basket, a girare per strada, prendere un caffè o cenare in trattoria con gli amici. Quella sera, in Corte Galluzzi, a un certo punto Lucio Dalla si alzò da tavola per andarsene, aveva un impegno precedente: salutò gli amici e, prima di uscire, disse al titolare di mettere tutto sul suo conto. Ci piace pensare che anche stavolta sia andato via prima del tempo perché aveva un altro impegno, e sono certo che da lassù, circondato di luce, sorriderà alla vista delle nostre piccole miserie, e magari farà in modo che non vengano segnate sul nostro conto. Perché in fondo aveva proprio ragione lui, “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”.

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INFORMAZIONE AI SOCI

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INFORMAZIONE AI SOCI

IO STO CON I TASSISTI Il lavoro in Italia si compra. La licenza di un taxi è un investimento. Può valere dai 100.000 ai 200.000 euro. Non si possono cancellare i risparmi di una vita con un decreto, con la parola “liberalizzazione”. Che significato ha poi questa parola? Liberi dai tassisti? Liberi da cosa? La situazione italiana è gravissima, per dirla alla Draghi, e la priorità è diventato il taxi? Chi guida un taxi può essere un impiegato licenziato che ha investito il suo Tfr, un padre che ha comprato la licenza per dare un futuro al figlio. Se si vuole liberalizzare, in modo che chiunque possa diventare tassista, vanno prima rimborsati. Oggi vengono a prendere i tassisti, domani i notai, dopodomani i farmacisti, la settimana prossima i fruttivendoli. L’unica categoria che non vanno mai a prendere è quella dei politici. I responsabili della catastrofe che tutto giustifica, che sta azzerando ogni diritto, guardano dall’alto la bolgia infernale che sta diventando l’Italia. Tutti contro tutti e loro sopra a ogni cosa. Suonano l’arpa come

L’argomento è di quelli che i banchieri preferiscono evitare con cura. Comprensibile, dal loro punto di vista. Di questi tempi, con migliaia di aziende con l’acqua alla gola, è meglio non parlare di come gli istituti di credito italiani hanno intenzione di utilizzare la colossale iniezione di liquidità, qualcosa come 116 miliardi di euro, che hanno ricevuto dalla Banca centrale europea (Bce) a un tasso irrisorio, l’1 per cento. Meglio lasciar perdere, quindi. Oppure affidarsi a difese d’ufficio come quella di Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi (la Confindustria delle banche), che in una recente intervista al Sole 24 Ore ha definito “sostitutiva e non aggiuntiva ” la liquidità fornita dalla Bce. Come dire: in autunno la crisi del debito ci ha impedito di raccogliere quanto volevamo sui mercati e i prestiti dell’istituto di Francoforte ci danno una mano a tirare avanti. Tutto vero, il punto in discussione però è un altro. E cioè: come verranno impiegati questi soldi? I banchieri ne parlano malvolentieri, ma non è un mistero che buona parte della liquidità servirà a sottoscrivere Bot e Btp.

Nerone mentre il Paese brucia, da Sud a Nord. La caccia all’untore, alla singola categoria sociale, è iniziata. Una battuta dopo l’altra con i media a demonizzare i redditi dei tassisti o degli avvocati. I tassisti ricchi sono rari come i politici onesti. E’ un lavoro che si sono comprati con i loro soldi, non attraverso raccomandazioni, conoscenze, leccate di culo. La loro reazione, che può apparire esagerata, incomprensibile “Ma cosa vogliono questi tassisti?” è dettata dal baratro della povertà che gli si spalanca davanti. Il mutuo da pagare, la retta della scuola dei figli. Questo governissimo, sostenuto da Pdl e Pdmenoelle all’unisono, non ha il senso della realtà. Vive in un universo dove i diritti dei cittadini e i doveri delle Istituzioni sono teorie astratte. Pezzi di lego da montare e smontare a piacere. Un’immagine descrive la situazione. Cacciari viene insultato a Genova per strada dai tassisti, si sorprende e chiede “Ma che vi ho fatto io?” con la mano. Già, che responsabilità hanno i politici? Viviamo ormai alla giornata, non siamo in guerra, ma è come se lo fossimo. Tratto dal sito di Beppe Grillo

COSÌ LE BANCHE SPECULANO COI SOLDI BCE Il governo, sempre a caccia di sottoscrittori del debito pubblico, non può che apprezzare questa scelta. E, per di più, l’operazione fa bene anche al conto economico degli istituti, visto che la liquidità ottenuta all’ 1 per cento viene impiegata in titoli con rendimento ben superiore. Non finisce qui. Di recente le banche hanno trovato anche un altro modo molto redditizio per utilizzare la montagna di soldi piovuta in cassa grazie alla Bce. Questa volta i prestiti di Francoforte servono a comprare, o meglio a ricomprare, le obbligazioni a suo tempo collocate dagli stessi istituti di credito. Funziona così. In circolazione ci sono bond per miliardi delle maggiori banche che hanno quotazioni molto lontane dalla parità. Poniamo, per esempio, 90. Se l’istituto li acquista, si assicura per 90 ciò che fra qualche anno avrebbe dovuto rimborsare a 100. Il guadagno è quindi pari al 10 per cento. In più, molto spesso, i titoli già sul mercato hanno

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caratteristiche tali che in un futuro prossimo non potranno più essere utilizzati per il calcolo dei ratios patrimoniali di vigilanza. Di conseguenza, se queste obbligazioni vengono ricomprate e cancellate, poi possono essere sostituite con altri bond che invece, a differenza delle altre, servono a migliorare i requisiti di patrimonio. Tutto facile, facilissimo, soprattutto se le banche sono in grado di mettere in campo un arsenale con miliardi di euro da spendere. Per primo è partito Unicredit, che proprio ieri ha chiuso con successo il suo maxi aumento di capitale da 7, 5 miliardi. L’istituto guidato da Federico Ghizzoni ha annunciato che comprerà 3 miliardi di proprie obbligazioni. Nelle prossime settimane, se arri-

verà il via libera da Bankitalia, la stessa strada potrebbe essere seguita anche da altre banche come Ubi, Banco Popolare, Monte dei Paschi. In palio ci sono profitti per centinaia di milioni. Unicredit, per esempio, potrebbe riuscire a guadagnare poco meno di 500 milioni. E in tempi di bilanci non proprio brillanti quei soldi fanno molto comodo. E il denaro per ridare fiato alle aziende? A quello i banchieri ci penseranno più avanti. Magari dopo il prossimo finanziamento targato Bce. A meno che anche quella non sia “liquidità sostitutiva e non aggiuntiva”, per dirla con l’Abi. Vittorio Malagutti | Il Fatto Quotidiano

TAGLI COL TRUCCO PER LA CASTA SONO APPLICATI AGLI AUMENTI DEI PARLAMENTARI Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”. Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno. Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quel-

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lo contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga. Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere moti-

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vati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. “Un’operazione trasparenza non trasparente”, scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo. Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. “Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti”, ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello di Gianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter “taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione”. Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che

ieri ha parlato di “sacrifici per essere credibili”. Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. “Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici”, ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino. Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. “Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio”, annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. “In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi”. Bene, si è visto come

APRIAMO TUTTI GLI OCCHI Premesso che non ho nulla a che fare con i taxi rimango comunque sbigottito di fronte a certi commenti che esprimono un odio furioso e sviscerato nei confronti di una categoria di lavoratori che, pur avendo i suoi torti, non è certo lo sfascio del carrozzone Italia. A me, sinceramente, pare sia stata avviata una campagna di demonizzazione ad arte per distogliere l’attenzione da ben altri potentati, esclusi dal decreto CresciItalia. Non vi è stata trasmissione testata giornalistica che non abbia dato contro i taxisti, mettendoli alla gogna. Ho letto qui alcuni commenti in cui ci si poneva la stessa domanda: Ma cosa c’è dietro? I la risposta l’avrei ….non mia, ma frutto degli studi che ho fatto nel settore della comunicazione. Stiamo attenti tutti! Il copione è trito e ritrito ma sempre funzionante: quanto vi posto è infatti un po’ vecchiotto, ma nulla toglie alle verità che riporta. Vi è in atto una proletarizzazione del paese a vantaggi degli oligpoli finanziarii. I taxisti, soprattutto a Roma, sono rozzi e maleducati, vero…. ma non è giusta questa caccia all’untore:

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media. 1. La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

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2. Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici. 3. La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta. 4. La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento. 5. Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso cri-

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tico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”). 6. Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…. 7. Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”). 8. Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti… 9. Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione! 10. Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa. N.D.R: Bene sembra la fotografia della ns. situazione!

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Thomas Mackinson | Il Fatto Quotidiano


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RISTORANTI A chi di noi non viene chiesto di essere accompagnato ad un ristorante dove si mangi bene e si spenda poco e soprattutto alla Bolognese? O nel miglior ristorante di Bologna? Qualche cosa io cerco di farfugliare restando sul vago tanto poi non ti ascoltano e hanno già la risposta: è che da me vogliono solo la conferma sul posto da loro deciso e quindi li accompagno senza difficoltà a meno che non lo conosca! Vi è mai capitato? Eccome! Ed ognuno di voi ha una sua storia… Ma se si vuole davvero affrontare il problema a me sorge un dubbio: ma A BOLOGNA SI MANGIA DAVVERO BENE? Tutti lo dicono! e a me pare si mangi bene anche al

self service a Bologna al contrario di tanti posti fuori dall’Emilia e soprattutto all’estero. Ma sarà vero che si mangia bene a Bologna? O è una favola? Non sarà che abbiamo un metro di giudizio sbagliato? Oppure mangiar bene non è quello che intendiamo noi? Sapete perché mi pongo e vi pongo questi interrogativi? Perché leggendo le varie classifiche dei migliori ristoranti, da Michelin a Gambero Rosso ecc. non figurano mai ristoranti Bolognesi ad eccezione di qualche anno fa della Locanda Del Sole al Trebbo. Un fulmine a ciel sereno ma poi fu una meteora, scusate il gioco di parole, e scorrendo una guida che ho sottomano non figura nessun ristorante bolognese nei primi 50 posti. I più vicini a Modena (1°posto) e a Imola (30°). Forse il mangiare bene non è gustarsi un buon piatto di tortellini o di lasagne o di tagliatelle o di cotechino o di zampone ecc. ma il buon mangiare sono forse certe “cagatine” ben posizionate nel piatto con colori vivaci e dal nome improponibile?

N.D.R. nel prossimo numero del Socio Cotabo, il direttore del giornalino Orsi, ci darà ampie delucidazioni in merito.

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CARO AMICO Caro amico ti scrivo … “dedicato a Lucio” Così mi rilasso un po’ … “dedicato ai tassisti” Lo faccio ora perché pare che la “nostra guerra” sia finita, almeno così lo credono in tanti, non rendendosi conto che i guai cominceranno proprio da adesso… Illusi coloro che pensano che questo governo si faccia intimorire da una categoria disunita, che più di una volta ha dimostrato di sembrare più “l’Armata Brancaleone” che ad un esercito ben organizzato, pronto a respingere l’ennesima spallata che si appresta a ribaltare i famosi privilegi della nostra potente “lobby”... Abbiamo subìto attacchi da tutte le parti, nessuno che abbia cercato di capire il perché del nostro dissenso su una liberalizzazione assurda, ognuno di noi in taxi, al bar, in famiglia o con amici ha avuto discussioni più o meno denigratorie sul nostro lavoro. Conosco colleghi che hanno rotto amicizie proprio per queste discussioni… In quei giorni c’erano giornalisti scatenati che cercavano di metterti in fallo con interviste “sporche”, cominciando facendoti le solite domande di rito, quasi stupide, per poi colpirti con una sottilezza astuta degna di un avvocato… Quella mattina ero al posteggio Nettuno quando il collega, convinto di mettere al tappeto con due parole quello strano giornalista con tanto di telecamera sul petto, finiva impallinato come un tordo dalla domanda fatta a bruciapelo sul reddito dichiarato, l’intervistatore in quel momento diventò un fenomeno, perché aveva fatto “testimoniare” il tassista reo; l’intervistato in un attimo diventò la rovina della categoria nonché il bersaglio di ogni tipo di offese giunte da ogni parte d’Italia… Poteva capitare a chiunque, ma noi, credendoci più furbi gli abbiamo puntato il dito contro, non rendendoci conto che lo facevamo contro noi stessi…

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Ancora crediamo che chi sta decidendo sulle nostre teste la nostra fine, guardi il servizio se è sufficientemente efficiente oppure no, non rendendosi conto che quello che stanno cercando questi professoroni è solo il modo di trovare posti di lavoro a costo zero e soprattutto posti di lavoro autonomi ed immediati. Qualsiasi altra professione richiederebbe un certo tipo di preparazione, tempi di studio, basi logistiche, quindi tempi lunghi e soprattutto investimenti, il mondo taxi no. Il nostro lavoro lo può fare chiunque abbia una patente e non è vero che serva una professionalità particolare come crede ancora qualcuno; ma di cosa stiamo parlando(?), quando si trovano taxi con dei profumi da gabinetto da bar, di chi mangia una banana con il cliente a bordo, di chi non carica le valigie adducendo falsi problemi di schiena, ma poi applicandogli i supplementi, macchine che aspettano la pioggia successiva per toccare ancora dell’acqua o ancor peggio che quando ci sali sopra dovresti essere dentro un preservativo gigante per non rischiare di prendere delle malattie! Il vero problema è che ci vorrebbe un autocontrollo per eliminare quelle mele marce che rovinano l’immagine di ognuno di noi. Cerchiamo di difendere il nostro lavoro perché ce lo siamo pagato, addirittura ultimamente pure il nostro Comune lo ha venduto utilizzando la legge Bersani, legittimando così di fatto il valore delle nostre licenze. Ma questo non basta, gli interventi che stanno preparando cambieranno tutto il mondo del lavoro, non di meno il nostro, nulla sarà più come prima, sul primo momento parrà tutto statico, ma le variazioni ai regolamenti permetteranno presto l’accesso a nuovi soggetti. A queste persone non interessa se i nostri problemi sono stati causa di politiche scellerate da parte di chi ha governato a livello locale che invece di risolvere i problemi ne ha creati degli altri, noi viviamo in una città che veniva presa come esempio di efficienza, ora a riguardarla

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ci si domanda se possa mai essere la stessa di qualche decennio fa. Politici che pur di lasciare il segno del proprio passaggio, hanno disfatto quello che era già stato creato e che funzionava bene, Bologna negli ultimi anni è stata violentata, stuprata, sino ad essere resa irriconoscibile, con i soldi che sono stati spesi per il Civis e quelli che verranno (speriamo di no) spesi per il People Mover , si sarebbero potute fare importanti modifiche al piano del traffico per renderlo più scorrevole e pratico quindi, nel nostro caso, meno dispendioso per i nostri utenti. Nel corso degli ultimi anni, sono cambiati Sindaci, Assessori, Consiglieri, noi siamo stati testimoni di questo passaggio epocale, che ha visto pure la nostra città cambiare colore dopo cinquant’anni, per poi tornare alla tinta originale, ma non riuscendo più a trovare la propria dimensione, anche perché chi vinceva era un’espressione politica e non personale del nostro primo cittadino. Abbiamo subìto passivamente questi eventi che ci hanno visto ogni volta sul banco degli imputati, perché il “giudice” era diverso rispetto a quello precedente, ma guarda caso la pensava nella stessa maniera… Ogni volta da capo, con la paura che dal famoso cassetto delle nuove licenze ne potesse scappare fuori qualcun’altra… La cosa che turba però è che chi si ritiene dalla parte di dover decidere sul lavoro altrui, molte volte non è in grado di gestire sul proprio. Quest’anno (ohibò…) è caduta la neve e Bologna per due giorni è rimasta in ginocchio, io stesso sono rimasto sequestrato in casa perché nessuno è venuto a pulire la strada, però quando una volta uscito dal letargo forzato, sono riuscito a lavorare, ho avuto la fortuna di caricare il nostro primo cittadino, che si stimava perché le cose qui andavano bene e che a Forlì erano ancora bloccati (ma lì ne aveva fatta 30 cm di più!), non rendendosi conto che fuori dal centro era un bel problema muoversi, però guarda caso si lamentava che non c’erano taxi al posteggio!

Ora ci troviamo con una città che ha delle strade ridotte malissimo e con previsioni di manutenzioni o rimesse in ordine con dei tempi lunghissimi, già, ma noi non possiamo criticare o decidere qualcosa, altrimenti veniamo zittiti, perché noi siamo i soliti privilegiati… Caro amico, occorre capire perché nel corso degli anni il nostro reddito si è ridotto sensibilmente, i costi sono aumentati a dismisura, benzina, assicurazioni, Cooperativa, ma i nostri introiti non sono rimasti fermi nel tempo, sono calati ! Credo che sia giunto il momento di mettersi ad un tavolo per cercare di capire se ci fosse mai il modo di abbassare le spese, partendo proprio dalle due centrali radiotaxi, che purtroppo come un cane a due teste, mangiano con la propria bocca, ma alimentano un corpo solo… Una sola centrale sarebbe auspicabile per diminuire i costi e migliorare il servizio, ma occorre mettere da parte i discorsi ideologici e pensare di più alla figura del tassista in quanto tale, perché noi abbiamo tutto l’interesse a lavorare meglio ed il cliente ha il diritto di avere un servizio migliore. Caro amico, anche Lucio Dalla non c’è più ed ora siamo tutti un po’ più tristi, però pure lui scrisse una canzone sui problemi di Bologna; ma vedi tutti coloro che in un modo o nell’altro sono stati responsabili di questo crollo morale della città erano tutti in prima fila per rendergli onore… chissà cosa avrebbe detto Lucio… Lungo l’autostrada da lontano ti vedrò ecco là le luci di San Luca entrando dentro al centro, l’auto si rovina un po’ Bologna, ogni strada c’è una buca. Bologna col rosso dei muri alle spalle che poco a poco sparisce metto la freccia e vado sulla luna... Bologna, sai mi sei mancata un casino. Caro amico, vedi come siamo messi? Speriamo che quando ti riscriverò, la situazione sia cambiata almeno un po’…

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Giancarlo Beneventi London Five

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LA TABELLINA DELLO ZERO Il modo in cui si sta sviluppando la vicenda “liberalizzazioni” è uno dei tanti esempi di come lo Stato sia incapace di guardarsi allo specchio e cerchi nel Paese le soluzioni che non vuole applicare a se stesso. Chi è a rischio di fallimento è lo Stato, non il Paese, anche se chiaramente il fallimento dello Stato se lo porterebbe dietro. Il Paese non aiuta, perché la sua economia non cresce o cresce troppo poco, ma uno dei principali motivi per cui non riesce a crescere è proprio perché il costo dello Stato che grava su di essa è molto elevato, a fronte di servizi e infrastrutture non adeguate rispetto all’entità del sacrificio patrimoniale imposto. A fronte di tutto questo, sarebbe lecito aspettarsi che la ristrutturazione parta, appunto, dallo Stato: dal numero dei rappresentanti politici ad ogni livello; dal numero dei livelli di rappresentanza; dai tetti massimi agli stipendi dei dirigenti dei Ministeri, delle Pubbliche Amministrazioni, degli enti locali, delle varie authority e delle società partecipate; dai doppi incarichi dei cosiddetti “magistrati fuori ruolo”.

sole non bastano È in contesti come questo che le liberalizzazioni potrebbero davvero esplicare i propri positivi effetti, non certo in un contesto recessivo in cui, pur di evitare allo Stato di dimagrire come dovrebbe, si eleva la pressione fiscale dal 42,5% al 45,1% da un anno per l’altro. Le liberalizzazioni, infatti, non sono un fattore di crescita, ma un moltiplicatore di crescita. Se si creano i presupposti per la crescita dell’economia, le liberalizzazioni amplificano gli effetti positivi. Se però le liberalizzazioni si innestano in un contesto recessivo o di crescita prossimo allo zero, poco importa se si tratta di liberalizzazioni a forza dieci o cento, perché dieci o cento per zero dà comunque zero. Noi, saltando a piè pari la ristrutturazione dello Stato, come se il problema non partisse da lì, stiamo dichiarando di voler fare esattamente questo e, a ogni controdeduzione, rilanciamo che allora lo moltiplicheremo per mille e poi diecimila e così via. Per tutti, vale l’esempio delle tariffe professionali: prima se ne dispone la derogabilità, poi se ne vagheggia addirittura l’abrogazione anche come mero parametro di riferimento comunque derogabile. Non è che il Governo dei professori abbia qualche lacuna proprio sulla tabellina dello zero?

E poi misure draconiane contro la corruzione e gli sprechi, per mettere a corrotti e dissipatori quella “sana paura” che consentirebbe di agire in modo diretto lì dove i problemi si annidano, ossia nei conti pubblici dello Stato. Inoltre, creerebbe i presupposti per avviare politiche di riduzione del carico fiscale sulle imprese, privilegiando quelle labour intensive.

Salvatore Vrenna Vicepresidente di Cotabo

Numeri alla mano, “bastano” 30-35 miliardi per azzerare l’IRAP del settore privato e dimezzare l’aliquota IRES delle società di capitali, il cui fatturato risulta per oltre il 50% assorbito da remunerazioni erogate per lavoratori dipendenti e collaboratori. Possono essere tanti, ma possono essere anche pochi, se una parte può essere coperta dalla riduzione del costo dello Stato, oltre che dal taglio di una serie di incentivi e agevolazioni che insiste già oggi, in maniera invero assai meno accattivante, sul comparto delle imprese. Le liberalizzazioni sono un moltiplicatore di crescita, da

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VACANZA AD AMSTERDAM Alcuni mesi prima dell’insediamento del Governo Monti io e la mia famiglia avevamo deciso di trascorrere il capodanno ad Amsterdam, e visti gli accadimenti che ci hanno rovinato gli ultimi mesi, devo dire che la scelta non poteva essere più azzeccata. Ovviamente la potente corporazione dei taxisti a cui appartengo avrebbe voluto mandarmi con l’aereo privato o in business class, ma ho preferito viaggiare in incognito con il solito volo low cost da Bergamo ad Eindhoven per non dare nell’occhio. In fondo collegare una vacanza di piacere ad una indagine sulla situazione dei taxi dopo la liberalizzazione del settore poteva essere molto utile. Appena arrivati alla stazione di Amsterdam il 28 dicembre scorso mi sono trovato diversi taxisti in attesa, quello che ci ha caricati non sapeva dove si trovava la strada(nel centro storico ) e nonostante il gps ha chiesto informazioni al telefono ad un amico. Devo dire che al primo impatto il parco auto in stazione mi è sembrato datato ma decoroso,ed il taxista cortese nonostante la sigaretta gettata via all’ultimo momento. Il secondo giorno sono stato molto fortunato, ho trovato un’autista italiano che da 40 anni vive lì e fa il nostro lavoro da sempre e non vedeva l’ora di parlare con un connazionale e collega. Mi ha raccontato che quando comprò la licenza il valore era paragonabile ad un medio appartamento della città, ma quando il Governo Olandese nel 2000 decise di liberalizzare il settore, dalla sera alla mattina si sono trovati con il valore della licenza azzerato. I tassisti erano anche andati a manifestare all’Aja (la capitale) ma la polizia li ha accolti con gli idranti e i manganelli. In Olanda la burocrazia è pari a zero, chi vuole aprire un’attività basta che lo comunichi, e questo vale anche per le licenze taxi: oltre alla patente pubblica

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bisogna fare un corso con esame finale fatto dal Comune e dopo si può cominciare, quando si vuole smettere lo si comunica semplicemente e si restituisce la licenza. Il Comune non fa e non sarebbe in grado di fare una programmazione sul numero di auto in servizio, e nel fine settimana molti taxi accorrono da altre città per sfruttare il weekend lavorativo. Da quando c’è la liberalizzazione i taxi sono quasi triplicati, e fra le varie compagnie di radiotaxi c’è la concorrenza per accaparrarsi gli hotel, anche se in Olanda praticamente non esistono gli NCC. La loro tariffa è di euro 7,50 alla partenza con blocco del tassametro per 2 km, oltre 2,2 euro al km e 33 euro all’ora per la sosta. Non ci sono supplementi né per festivi, serali e bagagli. Il problema è che a seconda della clientela i tassisti chiedono ben oltre la tariffa soprattutto alla sera, e purtroppo l’ondata di nuovi taxisti è composta da immigrati turchi e magrebini che non hanno alcun timore anche perché le Autorità pur conoscendo il problema se ne fregano. Addirittura la settimana lavorativa che sarebbe di 5 giorni ed i turni di max 10 ore non vengono rispettati ed ognuno fa quel che vuole. In Olanda si va in pensione a 65 anni e tutti con 800 euro al mese (una specie di pensione minima di vecchiaia), poi a seconda di quello che si è versato in un fondo assicurativo volontario si può incrementare la pensione. Nello specifico del collega olandese questo ha comportato che non avendo più valore la licenza si vede costretto a lavorare finchè ce la fa. Questa mia analisi della situazione olandese potrebbe sembrare di parte, ma è confortata da testimonianze di solidarietà che ci sono arrivate dai colleghi olandesi e tedeschi (Berlino) e da alcuni filmati che sono circolati sul sito di UNICA riguardanti documentari olandesi sul “problema taxi”, tant’è che la stazione di Amsterdam viene chiamata dai locali la “striscia di Gaza”.

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Tiberio (Cesena 17)


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11 gen, 2012 0 Commenti di csp Taxi e liberalizzazioni: una testimonianza (di Silvia Antonelli, taxista-Trieste). Non si tratta di difendere solo il nostro lavoro di tassisti, ma il lavoro tutto, che subisce oggi un pesante attacco frontale. Il nostro caso è al centro di una vera e propria campagna di falsificazione che alimenta l’odio di classe e mina la dignità dei lavoratori. Io non sono una privilegiata e non faccio parte di una potente corporazione capace di tenere in scacco l’economia italiana e di impedirne la crescita. Sono una laureata di ventinove anni e guido il taxi. Mio nonno era tassista come lo è mio padre. Sono una lavoratrice che si alza alle cinque e mezza la mattina e che passa nel traffico minimo otto ore al giorno, moltiplicate per tutti e sette i giorni della settimana. Il mio orario tuttavia è limitato: dal pomeriggio lavora mio padre. Nel nostro caso, lavorando in due sullo stesso mezzo (con una sola licenza, s’intende), l’automobile gira nel traffico per oltre diciotto ore al giorno. Io, come i miei colleghi e colleghe, lavoro le domeniche, i giorni festivi, a Natale e Capodanno. La maggior parte di coloro che hanno figli e famiglia a carico raggiungono le dodici ore consecutive di lavoro per potersi permettere la domenica pomeriggio libera. Si lavora senza tutele né garanzie, non abbiamo malattia né ferie pagate. Per non parlare del tipo di lavoro: immersi nel traffico caotico e compulsivo delle città lo stress fisico e psicologico è notevole. L’attenzione e la concentrazione devono rimanere sempre a livelli altissimi sia perché abbiamo la responsabilità di trasportare persone, sia perché ogni piccolo errore può significare un danno alla macchina, ovvero giorni di lavoro persi. E, se non bastasse, c’è sempre il rischio di venire aggrediti o rapinati. Questi ritmi elevati non ci portano lusso, ricchezza o privilegi: in una realtà come quella di Trieste, dove nei parcheggi taxi sostiamo in doppia e tripla fila, sono necessari per raggiungere con dignità la fine del mese. Dicono che le liberalizzazioni porteranno ad una maggiore efficienza del servizio pubblico, più macchine e tariffe più basse. Falso! Quasi in tutti campi dove il mercato è stato liberalizzato i prezzi hanno registrato un sensibile aumento in breve tempo. Inoltre i singoli comuni hanno facoltà di rilasciare licenze

TAXI E LIBERALIZZAZIONI: UNA TESTIMONIANZA DI SILVIA ANTONELLI TAXISTA-TRIESTE

qualora evidenziassero un malfunzionamento della rete taxi: negli anni ‘80 il Comune di Trieste rilasciò circa 20 licenze allo scopo di potenziare il servizio. Ma non è questo lo scopo delle liberalizzazioni, bensì quello di ridefinire la geografia del lavoro: dietro l’alibi del soddisfacimento del consumatore campeggiano gli interessi dei poteri forti. Liberalizzare i taxi significa far entrare anche in questo settore grandi compagnie di privati, magari legate al mercato dell’automobile, dar loro la possibilità di acquistare un numero significativo di veicoli e farci lavorare manodopera sottopagata e con molta probabilità immigrata. Il vero bersaglio di questo governo – quando individua nei taxi, nei benzinai, negli edicolanti la causa dei mali del paese - è il lavoro (non a caso in poche settimane si è passati dallo smantellamento delle pensioni fino alla messa in discussione dell’articolo 18) . Spogliare i lavoratori di diritti e dignità, e ridurre il lavoro a sfruttamento, è condizione necessaria alla sopravvivenza del sistema capitalista. Per questo motivo il contrasto all’ideologia delle liberalizzazioni supera gli interessi di una singola categoria e deve diventare il punto di forza di una sinistra comunista che difende il lavoro contro gli interessi del privato, dei banchieri, delle grandi multinazionali e del capitale. Che il (mio) lavoro debba essere difeso da persone quali Alemanno e Gasparri (anche se poi il loro partito vota e sostiene Monti tanto quanto la finta sinistra) alimenta la mia frustrazione; il tema delle liberalizzazioni richiede una riflessione sul tema del lavoro, e il tema del lavoro oggi ha bisogno di rispolverare prospettive e linee di pensiero annichilite dal centro-sinistra. È in primo luogo da comunista, e poi da tassista, che mi sento di contrastare la logica delle liberalizzazioni.

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LETTERA AL SEGRETARIO DI UN PARTITO DA UNA SUA EX-ELETTRICE Egregio Segretario, sono una taxista ed un’ ex elettrice e candidata del PD; aggiungo che so leggere, scrivere e far di conto e che al tempo della candidatura Delbono fui contattata per rappresentare, al femminile, la mia “corporazione” che allora, forse, non era così impresentabile. Quando mi confronto cerco sempre di analizzare il punto di vista dell’interlocutore, ma questa volta Le confesso di non riuscire a comprendere la guerra che Lei e il suo partito mi avete dichiarato. Mi ricordate gli attacchi di Brunetta agli statali. E’ mai possibile che la differenza tra voi due sia solo nei centimetri? SpiegarLe come funziona il “Pianeta Taxi “, le ore di lavoro effettuate, i debiti con le banche, le paure e il caro benzina credo che sia del tutto inutile, perché Lei ne ha fatto una cieca guerra ideologica. Se il “casus belli” è l’elezione di Alemanno, ricordi che è Rutelli ad aver perso perché vecchio e politicamente inaffidabile. Zingaretti avrebbe vinto. Però non mi interessa parlare di politica, ma credo sia giusto proporLe un confronto oggettivo: non faccio colazione alla “buvette”, ma pranzo nel primo bar che trovo con un bagno decente; il mio parrucchiere si chiama Giuseppe, il mio dentista Claudio e nessuno dei due lavora in Parlamento; ho il sistema contributivo dal 95 che D’Alema ha votato per me ma si è dimenticato di votarlo per lui e per voi. non ho portaborse, ma mi carico da sola le valige dei clienti. Nel mese di luglio e agosto non ho lavorato causa malattia ma fortunatamente non ho perso il gettone di presenza per il semplice motivo che non so neanche cosa sia. Lei lo aveva quando era nel Consiglio Regionale? Quando salgo in macchina mi siedo davanti ed è bianca. Lei si siede di dietro e forse è di colore blù. A volte rischio una rapina e se investo un cane forse trovo anche quello che mi ammazza. Ma quando parlo di scorta in realtà penso solo alla ruota. E Lei? Lavoro 12 ore al giorno e dichiaro di più di quello che il ministro Visco ha calcolato per la mia “corporazione”. Le nostre cooperative non possono aumentarci lo stipendio. La sua, il Parlamento, lo può fare e quando capita siete tutti compagni di merende. Grazie a Lei andrò in pensione a 67 anni dopo 42 di lavoro. Ichino

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ha detto “ce lo chiede l’Europa”. Ma a Lei e a Ichino chi ha chiesto di avere le indennità più alte d’Europa? Con la crescita dello spread cresce anche l’onere per la collettività che paga il suo stipendio. Con la crescita della benzina il mio reddito cala e pensi che noi taxisti non abbiamo neanche una banca. Se volo lo faccio con le straordinarie offerte di GROUPON mentre Lei vola con le straordinarie offerte di Palazzo Montecitorio. Per me i penati erano i protettori latini della casa e tedesco è un abitante della Germania. E per Lei? Avrei altre amenità, ma queste bastano e avanzano per chiederLe: Segretario, tra noi due, chi è che ha la schiena dritta? Eppure con un pizzico di modestia avrebbe potuto studiare e capire una realtà così complessa e diversa tra Udine e Napoli o Cesenatico e Milano. Capire che non tutte le Partite Iva erano berlusconiane e che la morte dei negozi non è una bella cosa. Che le precedenti liberalizzazioni hanno reso le oligarchie ancora più forti. Perché non liberalizzare la RAI e abolire il canone ? E’ corretto che questa azienda si confronti con network che non ce l’hanno? Non è per caso che in RAI avete qualche conflitto di interesse? I finanziamenti ai partiti e ai giornali è sicuro che rientrino nelle ottiche economiche di Adam Smith? Avrei voluto un’Italia diversa, un’Italia dove il PD propone la nomina di Tina Anselmi a senatrice a vita e non quella di Mario Monti. Quando avrà un po’ di tempo mi spieghi, con parole semplici, i sacrifici equi che Lei, Ichino e Napolitano avete fatto o farete. Ecco la mia proposta: con uno dei vostri redditi possono vivere decorosamente 20 disoccupati e allora assumetene 19 a testa e fategli fare lavori socialmente utili in Parlamento o al Quirinale. Sicuramente ne guadagnerete in credibilità e noi taxisti potremo anche raddoppiare le licenze. Le proporzioni ci sono tutte. Sappia signor Bersani che mi batterò con ogni mezzo lecito. Non mi importa di essere paragonata ad un camionista cileno. Vivo la crisi attuale causata dai banchieri e non starò a guardare mentre un ex banchiere mi distrugge. Sono anch’io un’ ex, un’ ex che ha perso il posto di lavoro e ne ha cercato un altro, senza gravare sulla collettività. Combatto non per la lobby, ma per il futuro di mio figlio e dalla mia famiglia. Non si rattristi per il fatto di avermi persa come elettrice; presto l’on. Calearo tornerà nella casa comune per dare nuova linfa al partito. Un saluto. Da Bologna, Parma 15 N.D.R. Lettera che non ha mai ricevuto risposta. Probabilmente perché chi doveva non ha avuto coraggio.

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Egregi, tramite le media internazionali, da Amsterdam ho letto del piano folle del governo di liberalizzare i taxi a Bologna.Per la vostra informazione, qui di seguito condivido le esperienze che abbiamo vissuto tutti noi qui ad Amsterdam dopo che nel 2000 (esattamente il 1-1-2000) il mercato Olandese dei taxi fu liberalizzato. Dopo la liberalizzazione nel 2000 qui il numero dei taxi si è quasi raddoppiato. Contrariamente alle previsioni del governo che le tariffe si sarebbero diminuite, il taxi oggi è molto più costoso: un aumento delle tariffe di piu’ del 25 per cento.Inoltre, il numero di clienti si è diminuito (sempre meno persone scelgono il taxi), in parte in seguito agli aumenti di prezzo ed in parte a causa dei numerosissimi problemi che si sono rivelati con i nuovi tassisti ‘liberi’ (per la maggior parte provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea) negli ultimi anni.Molti tassisti “free” rifiutano di offrire dei viaggi brevi, chiedono dei prezzi troppo alti, causano delle risse con altri tassisti e minacciano i clienti. Questi “free rider” sono difficili da contenere: prima della liberalizzazione, nel rarissimo caso di maltrattamento di un cliente il tassista veniva identificato e punito dalla sua organizzazione radiotaxi. Ma un ‘free rider’ non ha bisogno di prendere in considerazione niente perché non fa parte di nessuna organizzazione. E non ha nemmeno bisogno di prendere in considerazione il suo cliente, perché la probabilità che lo stesso cliente prende due volte lo stesso taxi è praticamente nulla. Quindi: a causa dei numerosi incidenti stradali, di violenza, stupro e rapina commessi da parte dei tassisti liberi, qui in Olanda ormai la gente prende il taxi il meno possibile. Di conseguenza, qui l’intero settore dei taxi e’ in crisi. Grazie alla liberalizzazione.Un esempio (dei numerosi) nel 2009 un tassista libero uccide un cliente davanti il suo taxi dopo un litigio relativo alla distanza del viaggio prima di salire in auto;) In Olanda la liberalizzazione del mercato dei taxi ha comportato i seguenti effetti: 1. il numero dei taxi si è quasi raddoppiato, nonostante che il totale numero di clienti si è diminuito 2. i prezzi sono saliti, ma la qualità di servizio (a causa dei problemi causati dai numerosi tassisti nuovi “free”) si è notevolmente diminuita 3. si sono rivelati numerosi incidenti di sicurezza stradale e di violenza, commessi dai tassisti “liberi”qui ad Amsterdam attualmente non ci si pensa neanche a far portare la figlia a casa da un tassista 4. l’intero settore dei taxi si e’ trovato in crisi subito

IL FALLIMENTO DELLA LIBERALIZZAZIONE TAXI IN OLANDA DA UN TESTIMONE dal momento della liberalizzazione. Tutto questo mentre prima della liberalizzazione tutto funzionava benissimo. Il taxi era (come adesso, ancora a Bologna) un mezzo sicuro con un buon rapporto prezzo/ qualità, il che dava una giustificazione economica permanente al settore.Soltanto per rompere il “monopolio sui prezzi” (il che doveva “introdurre le leggi del mercato, quindi far diminuire i prezzi ed aumentare la qualita’ di servizio”), il governo Olandese nel 2000 aveva preso quella ingenua decisione (ormai in fase di revoca) di liberalizzazione che ha pratticamente distrutto il settore stesso.L’esperienza in Olanda mostra anche che uno dei principi della liberalizzazione cioe’ l’abolizione della regola FIFO (First In/First Out) non funziona. Anche se in teoria, ora i clienti possono scegliere quale taxi da prendere,proprio per circonvallare questa libera scelta (il che favorirebbe i taxi storici) i tassisti “free driver” costringono -minacciando sia il cliente, che i tassisti regolari nella fila- il primo cliente sempre a prendere il primo taxi in fila, e minacciano i taxi regolari di stare tutti lontani dalle fermate ufficiali dei taxi. Cosi’ adesso tutte le fermate importanti (stazione centrale, Aeroporto etc) sono finite nelle mani dei tassisti “free driver”.Adesso -undici anni dopo- il governo Olandese ha finalmente preso la decisione di revocare (per il piu’ possibile) quella drammatica decisione del 2000 quando il mercato dei taxi fu liberalizzata.Volevo solo condividere queste esperienze con voi, essendo un turista da cliente sempre rimasto contentissimo dei taxi a Bologna. • NB presumo che qui ci sono tanti indagini ufficiali in Olanda che comprovano il fallimento della liberalizzazione del mercato dei taxi (ma non li ho); potrei chiederli comunque alla TCA (la storica centrale dei taxi ad Amsterdam) se vi serve, nel caso fatemi sapere. In bocca lupo, un salutone.

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Anton Hulshof

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C’E’ SEMPRE DA IMPARARE Per chi non avesse avuto l’opportunità di leggere alcune “lettere”, sono state riportate d’appresso. Cerco di fare un’analisi di questo periodo recente confrontandolo con il passato. Il “valore licenza” è uscito in modo preponderante rispetto al passato nel dibattito contrariamente al “valore attività”. Una domanda che è circolata senza risposta è stata del perché ad un valore licenza molto alto corrisponda un valore molto basso dell’attività. Da sempre il valore-licenza è stato inversamente proporzionale al valore-attività. Perché? Perché il mercato del lavoro esterno è in genere migliore di quello del taxista e ci si rivolge a questo mestiere quando quello esterno va in crisi in generale o per il singolo. Quindi il valore non è generato dalla redditività del taxista ma dalla disponibilità economica del singolo e legata alla disperazione per il futuro. D’altronde è un mestiere che non pone grosse difficoltà nel suo svolgimento e richiede solo grossi sacrifici di rinuncia nella qualità della vita.. Cosa è cambiato rispetto al passato? Che erano episodi singoli di espulsione dal mercato del lavoro e per lo più legati a fattori di età e di disponibilità economica immediata ristretta all’ambito familiare. Oggi invece l’espulsione dal lavoro avviene per masse e per diversi livelli

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(una volta operai e artigiani oggi anche impiegati e dirigenti) e con minori disponibilità economiche e quindi disponibili ad investire, oltre al capitale a disposizione, anche un mutuo. Il valore licenza sia oggi che nel passato lo si ritiene un investimento destinato al rientro a fine attività e la possibilità che questo si vanifichi ci ha mandato in crisi e quindi il panico per il fallimento del sistema. Altra novità di questo periodo è stata la famiglia del taxista che per il passato traeva solo linfa economica e che in pubblico quasi se ne vergognava ed era poco partecipe ai problemi della categoria. Oggi abbiamo assistito a una discesa in campo di mogli e mariti con padri e figli nella difesa della categoria senza vergogna e con capacità conoscitive e dialettiche che mi hanno piacevolmente sorpreso. Elio Gubellini

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La vicenda delle auto pubbliche, ovvero la liberalizzazione dei taxi con conseguente perdita di valore più o meno attenuabile delle licenze, ha un nome classico in sociologia: si chiama proletarizzazione. Si tratta cioè di degradare, per una convenienza economica e sociale prevalente, il reddito e le condizioni di lavoro di una categoria. Nel caso italiano si tratta di passare dal ceto medio-sia pure in prospettiva, gradualmente ma non troppo- all’autista di taxi come primo lavoro malpagato e a

CACCIA ALLE STREGHE Egregi colleghi cerco di fare una riflessione su quanto sta accadendo nell’ ultimo periodo, nonostante ci sia una situazione a livello nazionale molto più delicata, ritengo necessario evidenziare l’escalation di intolleranza che a regola d’arte è stata montata nei nostri confronti. Con le liberalizzazioni in Grecia (come a Dublino) abbiamo avuto diverse vittime suicide tra i tassisti, anche a Bologna abbiamo le nostre vittime, mi riferisco in particolare a quel collega che messo sotto pressione dalla situazione nazionale, incalzato da un audace e scaltro giornalista ha rilasciato dichiarazioni assolutamente infondate, che poi sono state riportate a regola d’arte e distorte dal professionista del microfono. Questo collega dopo 31 anni di servizio ha ceduto a provocazioni che una volta lanciate sul circo mediatico hanno avuto le più svariate ripercussioni:il collega resosi conto dell’accaduto si è presentato con intenzioni “suicide” a una focosa asssemblea di 400 colleghi con l’intenzione di farsi punire pubblicamente per la sua superficialità. Solo l’intervento di un collega presente all’assemblea ha evitato che si potessero scaricare di esso, tutte le tensioni nervose accumulate negli ultimi periodi, invitandolo ad allontanarsi dalla pubblica riunione evitando il peggio. Un’altra vittima è il collega, padre di famiglia,

PROLETARIZZAZIONE orario superflessibile, in attesa di trovarne uno migliore. Come succede nel mondo anglo-sassone dove già da tempo i tassisti sono precipitati in basso nella scala sociale. Tutto questo potrà apparire inevitabile e necessario. Ma non possiamo anche pretendere che i tassisti lo accettino senza reagire. Salvatore PR19

che ha accompagnato 3 persone italiane in una strada periferica, e giunti a destinazione e senza alcun motivo, dopo aver saldato il servizio lo hanno picchiato senza ragione se non quella di essere tassista. Questo è il clima di caccia alle streghe che si è instaurato nei nostri confronti nelle ultime settimane, debbo segnalare inoltre le crisi nervose che speriamo tutti noi non sfocino in gesti estremi, di un tassista (anche egli padre di famiglia), che in crisi di pianto si è rivolto agli esponenti politici della Pubblica Amministrazione Bolognese, con in mano le foto dei propri figli, asserendo che in caso di liberalizzazioni selvagge, egli non sarebbe più in grado di sostenere psicologicamente e materialmente, al mantenimento della propria famiglia. Per concludere trascrivo il messaggio che qualcuno ha lasciato sotto il tergicristallo di un taxi fuori servizio : “figlio di un cane vedi di lavorare perchè quello che guadagni è rubato al 75% p. (bestemmia)!!!che non sei altro”. Ecco questo è il clima di serenità che stiamo vivendo quotidianamente, se la stampa o chi per essa, ritiene quanto raccontato possa essere utile per spiegare un lato del nostro lavoro che nessuno conosce, mi rendo disponibile a fargli trascorrere un notte di servizio accanto a me, in modo che si possa raccontare il risvolto della stessa medaglia.

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Mirko PM12

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ALLARME NEVE Come di consueto anche quest’anno è arrivata la neve e con essa tutti i disagi di sempre. Il nostro settore è entrato in allarme lunedì 31 gennaio (notte), prima che la protezione civile facesse scattare il proprio, e per 15 giorni i tassisti hanno lavorato ininterrottamente per 24 ore, senza osservare il proprio turno di riposo. Dando sfoggio al proprio senso civico e ribadiamo, prima che chiunque lo richiedesse,i tassisti si sono sobbarcati buona parte del trasporto pubblico, perché è giusto ricordarlo che treni, autobus, ed aeri accumulavano ritardi su ritardi, nonché cancellazioni. Va considerato l’eccezionalità dell’ evento, che solo la memoria di 30 anni a dietro può far ricordare una precipitazione nevosa sopra gli 80 centimetri, e questo non sicuramente agevolato la circolazione nella città, che da subito si è resa difficoltosa. Qualche cliente, pochissimi a dir il vero, hanno posto le solite domande del tipo: come mai ci sono pochi taxi? A queste domande, in queste giornate, non si capisce se è il caso oppure no di rispondere. Non si comprende, perché molti, fra autobus, treni ed aerei si fermano, ma i taxi devono viaggiare a prescindere e guai a porre all’ attenzione il fatto che se quasi tutti i mezzi di trasporto son fermi è perché è pericoloso. Forse qualcuno pensa che i taxi vengano regalati e che in caso d’ incidente (ed è facile in queste condizioni) il giorno dopo se ne abbia subito uno nuovo e gratis, sotto casa, ma ahimè non è così. Per fortuna, moltissimi clienti hanno apprezzato la nostra efficienza, la nostra professionalità ed il nostro

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senso civico. Pertanto ringraziamo tutta la categoria per la pronta risposta e tutti gli operatori di centrale per il lavoro svolto. Di seguito riportiamo alcune manifestazioni di apprezzamento da parte di giornali e utenti N.D.R.: si ringraziano i colleghi (due) che hanno spalato la neve nei posteggi.

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CARI TASSISTI, GRAZIE DI MARCO GUIDI

Basta accendere una radio, guardare una tv (locale e non), leggere un giornale ed è tutto un coro di lamentele: non passano le pale, niente spargisale, via Taldeitali è bloccata (e segue l’immancabile “vergogna!!!”). E poi: cosa fa il Comune, la Provincia, la Regione, le Ferrovie, lo Stato, l’Esercito, la Protezione civile? In effetti, come vi sarete accorti, pare che nevichi e pare che questo provochi disagi anche seri. Bene, anzi male, però c’è una categoria, spesso bistrattata, che invece sta dando insieme una prova di affidabilità, di civismo, di disponibilità. Parlo dei tassisti bolognesi. Per una serie di circostanze in questi giorni mi è toccato di dover andare in giro, anche in zone non raggiungibili a piedi a meno di non essere un atleta da Marcialonga o da Gran Fondo. Con una certa dote di ansia mi sono rivolto alle due cooperative di taxi cittadine e con mia gradevole sorpresa non solo le ho trovate funzionanti come sempre, ma in pochi minuti sono sempre riuscito a trovare un’auto pubblica. Mi è successo di mattina, di pomeriggio e anche di notte a orari più che avanzati. E mi è successo non solo in strade dove erano passati spazzaneve e spargisale ma anche nelle povere vie minori, laterali, dove dal primo fiocco non si è mai visto passare nessun mezzo, ma anche in strade collinari e periferiche quasi sommerse. Come ovvio mi sono congratulato con i vari autisti e ho sempre ricevuto la stessa risposta. “Sa, con questo tempo, abbiamo rinunciato tutti ai turni e ci siamo resi disponibili per il maggior tempo possibile, si può dire che siamo tutti o quasi in strada”. Qualcuno ha anche aggiunto che con la ‘rana’ che c’è in giro non era saggio rinunciare a tante corse, perché con le auto sommerse dalla neve e i bus che facevano quel che potevano, le richieste di taxi sono davvero tante. Insomma, oltre alla consapevolezza di dover rendere un servizio pubblico essenziale c’è anche l’occasione di guadagnare qualcosa di più. Sarà certamente vero, ma di fronte a casi come quelli di Roma, dove al comparire dei primi fiocchi ha fatto da pendant la scomparsa quasi tota-

le dei taxi, di Firenze, dove trovare un’auto bianca non è proprio facilissimo, l’esempio di Bologna non solo rincuora ma rende possibile sbrigare le proprie faccende, neve o non neve. E di questo mi sento di ringraziare di cuori i tassisti bolognesi. (pubblicato sul Resto del Carlino del 12 febbraio 2012) Per il CDA Salvatore Vrenna - Vicepresidente di Cotabo

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LA CORSA PERFETTA

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LA CORSA PERFETTA

Alcuni miei colleghi la chiamano “gita”, quelli più anziani “al viaz” (il viaggio nel dialetto bolognese), la centrale per cui lavoro “servizio” ma a me piace chiamarla semplicemente “corsa”. Tutte parole apparentemente diverse tra loro ma che nel mio mestiere significano la stessa cosa ed è il motivo per cui mi trovo qui questa sera. Che bella la mia città, Bologna. Passano gli anni ma non finirò mai di rimanere incantato tutte le volte che la guardo, soprattutto di notte, con le luci artificiali dei lampioni, i colori dei palazzi sono ancora più brillanti e i giochi d’ombra che si formano sulle facciate li rendono ancora più preziosi. Per non parlare poi dei portici che danno a questa città un tocco romantico…che bello sarebbe avere una fidanzata per portarla a passeggiare di notte sotto i portici di Bologna… Quasi mezzanotte ed è l’orario che più preferisco. Sono tanti anni ormai che faccio il taxista, tanti quanti diventare maggiorenni una seconda volta, ma è più forte di me, non riesco a smettere di lavorare di notte: è tutto più semplice, la città è silenziosa e tranquilla, non c’è traffico e la maggior parte dei clienti che porto in giro sono sereni perché sono a spasso per divertirsi. Qualche volta però può capitare di trovarne qualcuno “su di giri” e allora, in quel caso, lo faccio accomodare davanti, vicino a me, e appena vede il mio metro e novanta di altezza per cento chili di peso… bèh è sufficiente per convincerlo a comportarsi per bene e in tanti anni non ho mai avuto problemi. Ma ecco che la voce metallica della centralinista mi riporta immediatamente al mio dovere.. - Un servizio in zona Via Farini. Bene! Io mi trovo proprio in zona ed è tutto molto semplice, basta schiacciare un pulsante e il gioco è fatto!! Click.. - Pepito 9 il servizio è suo. Si deve recare in vicolo dei Landuzzi numero 3/30 - Ricevuto centrale!Finalmente una corsa! Ero fermo già da parecchio e se aspettavo ancora un po’, come al solito mi sarei addormentato. Accendo la mia Multipla e mi avvio verso l’ennesimo nuovo cliente. Che macchina, la Multipla! Sembra l’abbiano costruita apposta per me. Ne ho avute cinque e spero non smettano mai di farla, anche se spesso dai cliente mi sento ripetere “Che brutta macchina che è! Però non pensavo fosse così comoda…” e questa frase mi fa sempre un po’ arrabbiare: ma si può giudicare una macchina ancora prima di conoscerla?!? Ma ecco che appena imbocco vicolo dei Landuzzi intra-

vedo da lontano la sagoma di una persona illuminata dalla luce del lampione. Sembra una donna ed è vestita elegante (mi piacciono le donne eleganti. Un po’ per curiosità ed un po’ per capire chi entrerà nella mia auto ho l’abitudine di osservare le persone che carico). Sarà alta poco più di un metro e sessanta, indossa un completo giacca e gonna eleganti di colore scuro, credo si chiami tailleur, sotto la giacca una camicetta bianca talmente in tensione per colpa del suo contenuto che i bottoni sembra stiano per scoppiare da un momento all’altro, il tutto abbinato ad un paio di scarpe…..DA GINNASTICA BIANCHE!?! Ma non si possono indossare le scarpe da ginnastica sotto un vestito elegante, è vietato dalla legge!!! E’ un po’ come montare dei copricerchi di plastica su una Ferrari..non si fa!! Ma ecco che, insaccata come un salamino nel suo vestitino elegante ma con le scarpe da ginnastica, si avvicina alla mia auto, apre lo sportello, sale e dice: - Buonasera - Buonasera a lei! Dove la posso accompagnare? - Dovrebbe portarmi in via Romagnoli 4/16. - Benissimo. Andiamo. Metto la retromarcia per uscire dal vicolo e mi giro con la testa per fare la manovra..ad occhio e croce dovremmo avere la stessa età, circa quarant’anni, ha i capelli mori, corti, tutti un po’ in disordine, indossa un paio di occhiali da vista con la montatura grossa e di colore scuro come il vestito, gli occhiali che di solito portano le segretarie. E infatti è proprio il tipo di donna che si può vedere dietro la scrivania di un qualunque studio legale o di commercialista! Non mi piace il silenzio in macchina, mi mette a disagio. Scambiare due chiacchiere invece fa passare il tempo più velocemente ma è difficile che siano i clienti ad iniziare un conversazione, a rompere il ghiaccio, soprattutto le donne, ed è per questo che ho elaborato diverse frasi d’effetto per ogni tipo di circostanza ed una è questa: - Serata tranquilla eh? Non risponde, forse non ha sentito, in effetti sembra molto pensierosa, a dire il vero sembra anche un po’ triste. Ma ecco che dopo un po’ di secondi e preceduto da un lungo sospiro: - Si, molto tranquilla…pizza e film con delle amiche. - Sono le serate migliori…credo…e che film avete visto? - Sono le serate che ultimamente preferisco…abbiamo visto Il Bagno Turco di Ferzan Ozpetek. Ferzan chi?? Il bagno cosa?? Ma da dove l’hanno pescato questo? Ma con tutti i film che fanno qui bisognava andare fin là?? E adesso cosa le dico per non fare una figura

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da scemo? - E com’è? Bello? Perché è l’unico suo film che non ho visto.. - Infatti è l’unico film che ha fatto..per ora. Scemo! E parte con un riassunto del film, con dovizia di particolari degna del miglior critico cinematografico: ci sono uomini che litigano con donne e poi enormi bagni turchi pieni di uomini nudi che fanno cose con altri uomini e che si innamorano tra di loro…Mo mama che roba!! Non so micca se mi piacerebbe a me un film così! E adesso che siamo già arrivati davanti al suo indirizzo che cosa le dico per non fare un’altra figura da scemo? - Peccato che siamo già arrivati, mi piaceva come raccontava il film. Non le nascondo che stavo prendendo in considerazione la possibilità di…iniziare a frequentare un bagno turco! Inizia a ridere, e lo fa di gusto, come se fosse tanto tempo che non le riusciva e non so se è per la battuta o se per un’altra figuraccia che ho fatto ma non mi importa, sono contento e mi piace sentirla ridere. - Bene, sono dodici euro. Accendo la luce dell’auto e mi giro per riscuotere i soldi e vedo che mi sta guardando e sorride…e io ricambio… poi, una volta pagato, tarda un attimo a scendere, credo per mettere via il resto o per cercare le chiavi della porta di casa, dopodiché ci salutiamo: - Allora buonanotte! - Anche a lei e buon lavoro! - Grazie! Non parto subito, aspetto che entri nel portone di casa. Lo faccio con tutte le donne e le ragazze ma soprattutto con i nonnini, la trovo una gentilezza e visti i tempi che corrono non si sa mai, e quando se ne accorgono e mi ringraziano è per me una grande soddisfazione, meglio che una mancia in denaro. Apre il portone e prima di richiuderlo si gira e con la mano fa un gesto di ringraziamento…è proprio carina, anche con le scarpe da ginnastica! Ecco fatto, anche questa l’abbiamo sistemata e via che riparto alla ricerca di qualche altro cliente da portare a spasso, ma appena giro l’angolo della strada la centrale mi richiama: - Pepito 9, Pepito 9… - In ascolto centrale, cos’è successo? - Ha appena terminato in via Romagnoli con una cliente? - Si esatto, sono io. - La cliente avrebbe smarrito un orecchino. Potrebbe con-

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trollare se è nella sua auto? - Certo, mi fermo e controllo. Accosto subito, accendo la luce ed ecco che appena mi giro vedo sul sedile centrale appoggiato in bella vista un orecchino. Mi allungo per afferrarlo e richiamo immediatamente la centrale: - Pepito 9 a centrale. - Dica. - Ho trovato l’orecchino, cosa devo fare? - Benissimo! Potrebbe riportarlo alla cliente? Suonare interno 530 e salire al secondo piano. - Ok, vado subito. Come avrà fatto a perdere un orecchino? Ma…..Per fortuna che se ne è accorta subito e io l’ho trovato ancora lì. Parcheggio l’auto e con il gioiello stretto in mano vado verso il portone e suono il campanello: - Si, chi è? - Buonasera, sono il taxista e ho trovato il suo orecchino! - Magnifico! Sarebbe così gentile da salire al secondo piano? - Va bene. Spingo il portone ed entro. Sulla destra vedo l’ascensore ma è troppo piccolo, se fosse grande come la Multipla potrei anche prenderlo ma visto che al massimo contiene due persone “normali” preferisco salire le scale. Giunto al secondo piano non faccio in tempo a suonare il campanello che la porta si apre e dietro c’è lei: non indossa più la giacca del suo vestito elegante e l’ultimo bottone della camicetta ha ricevuto “giustizia” mettendo in libertà tutto il suo contenuto. Appena alzo lo sguardo vedo che lei mi osserva e sorride divertita, allungo la mano e le restituisco il gioiello: - Sembra molto prezioso. - Si, lo è. E’ anche l’unica cosa che mi ha lasciato il mio ex-marito…Ma dimmi, come ti posso ringraziare…? Abbasso lo sguardo e intanto che le guardo le…scarpe da ginnastica le chiedo: - Si, una cosa ci sarebbe…Ma perché usa le scarpe da ginnastica con il vestito elegante? - Tengo sempre in studio delle scarpe da ginnastica perché di sera, dopo il lavoro, mi piace passeggiare sotto i portici di Bologna, mi rilassa molto, ma con le scarpe con il tacco sarebbe troppo scomodo. Ma perché non entri a bere qualcosa così magari facciamo due chiacchiere…? …..gli piace passeggiare sotto i portici…già questo potrebbe bastare a convincermi…ma questo è tutto un altro viaggio. Grillini Lodi09

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Sintesi delle caratteristiche strutturali, operative e organizzative del Centro Medico Privato “Meridiana Medical Center” Meridiana Medical Center (MMC) dei dottori Stefano Piolanti e Giuseppe Poletti è una struttura poliambulatoriale nuovissima, inaugurata il 23 Dicembre 2011, sita in Casalecchio di Reno (Bo) presso il quartiere Meridiana in via Cristoni 12. MMC è costituito da 5 ambulatori medici, 3 box per i trattamenti di terapia fisica, 2 ampie palestre di riabilitazione, sale di attesa e reception oltre ai servizi necessari secondo la vigente normativa sanitaria e comunale per una superficie complessiva di 320 mq. Il centro medico è autorizzato secondo i criteri del l’accreditamento regionale per tutti i trattamenti sanitari di: Fisiokinesiterapia tutte le terapie fisiche compreso Laser Yag, onde urto, riabilitazione post traumatica e post chirurgica ecc.; Cardiologia compresi i test diagnostici di II livello quali Ecocardiografia, Ecg a riposo e durante sforzo al tappeto o cicloergometro, Holter 24 ore dell’ecg e della pressione arteriosa e il Test ergospirometrico per la determinazione del massimo consumo di ossigeno durante sforzo; Medicina dello Sport per le visite specialistiche ed esami ai fini del rilascio della certificazione di idoneità allo sport agonistico e non agonistico (DM.18/2/82), Ortopedia e Fisiatria per le visite mediche specialistiche compresa la diagnostica ecografica muscolo tendinea articolare. A chi fa sport o attività fisica è anche dedicato il settore di valutazione funzionale con test di soglia, per la misura della lattacidemia durante sforzo e della forza con macchina isocinetica. Inoltre si effettuano visite e riabilitazioni nutrizionistiche, visite e prescrizioni posturologiche, trattamenti manipolativi manu medica, terapia osteopatica manuale e terapia infiltrativa intrarticolare. La dotazione delle apparecchiature diagnostiche e terapeutiche è tra le più ampie, moderne ed efficaci tra quelle attualmente disponibili in ambito sanitario specialistico. Analogamente la dotazione informatica è completa con software dedicati per ogni settore medico specialistico così come per la gestione delle prenotazioni. Presso MMC operano complessivamente 9 medici specialisti tra Fisiatri, Ortopedici generalisti e pediatrici, Cardiologi, Medici dello Sport, Posturologi e Nutrizionisti, 4 laureati in Fisioterapia e uno in Scienze motorie. Tutti esperti e qualificati. MMC è aperto al pubblico dal Lunedi al Venerdi dalle 8 alle 20 senza interruzione. Le visite e gli esami sono prenotabili per telefono, fax, e.mail e presso la reception ove operano a rotazione tre addette. L’accesso è comodo, al piano terreno, gli ambienti sono confortevoli e molto luminosi per le ampie superfici vetrate. Il parcheggio, vicinissimo, anche al piano, è ampio, coperto e gratuito. Dott. Stefano Piolanti (Direttore Fisiokinesiterapia) Dott. Giuseppe Poletti (Direttore Sanitario)


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ALLE SPALLE DEL NETTUNO

La psicopatia è riconosciuta dalla comunità psichiatrica come un “comportamento reattivo” e non come “handicap mentale”. Tanto che Morel coniò per gli psicopatici la definizione di “degenerati superiori” riferendosi alla loro intelligenza vigorosa, che però evidenzia gravi tare comportamentali. Si tratta di individui anomali e ostinati. Predatori dei propri simili, governati da una vera e propria frenesia per gli stimoli immediati. Veri seduttori professionisti, godono immensamente per la tensione erotica che riescono creare. Anche per medici esperti diventa difficilissimo riconoscere una tale personalità quando essa vuole rimanere nascosta, e spesso lo psicopatico è perfino in grado di manipolare uno psichiatra. Gli psicopatici sanno di non potere essere amati per ciò che sono, e ciò frustra il loro narcisismo, pertanto sono disposti a macchinare senza tregua perché questo avvenga. Sono considerati, unanimamente, nella migliore delle ipotesi, incurabili. La storia raccontata in questo romanzo è più vicina alla realtà di quanto si possa credere.

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di Roberto Carboni

QUASI UN EPILOGO

Eccolo. Di nuovo. Lontano. Incominciava come il sibilo di una zanzara, per diventare una mandria di bufali. Era l’ossessione, era: il Pensiero. L’avrebbe riconosciuto a chilometri di distanza e dentro la notte più buia, perché nasceva sempre nei momenti di vuoto. E lui diventava solo respiro e cuore. Respiro e cuore. Il Pensiero era Martha. Desiderava ucciderla. Stringere le mani attorno a quella piccola, morbida, gola indifesa. Affondarle i polpastrelli nella carne. E soffocarla. Magari chiudendo gli occhi per non essere costretto a vederla soffrire e subire l’angoscia del suo viso. E avrebbe urlato. Gridato e pianto per coprirne i rantoli. Gridato e pianto per tutto l’amore che provava per lei e da cui non riusciva a liberarsi in altro modo. Gridato e pianto. Come fanno i bambini quando non vogliono sentire. Perché i bambini possono ancora farlo. Beati loro. Gridato e pianto… Chiuse gli occhi. Cristo Santo, pensò esausto, sto davvero impazzendo. Come era potuto accadere? Come aveva fatto ad arrivare fin lì? Xavier Pellegrino scostò la tenda del salone

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come si strapperebbe la pagina di un diario che si vuole dimenticare. Vista così, dal suo appartamento al quarto piano, sotto la luce incandescente di un tramonto autunnale, via Indipendenza assumeva i colori del Gran Canyon. C’era stato, l’aveva visto. Xavier aveva girato il mondo in lungo e in largo, certo, eppure adesso non c’era nessun luogo dove fuggire. La prigione perfetta è quella da cui non vuoi evadere, quella che ti fa sentire un’auto accelerata al massimo a cui hanno rubato le ruote. Eppure in superficie sembrava che non gli mancasse niente: che la sua vita fosse perfetta. Cosa poteva desiderare di più un uomo? Di lui parlavano spesso anche i giornali, per via delle cifre che devolveva in beneficenza e per gli innumerevoli investimenti, soprattutto nel campo dell’edilizia, ma anche all’interno di importanti società bolognesi. Oramai veniva definito come “elemento di vertice”, era inevitabile che la stampa si occupasse della sua vita. La cosa che lo infastidiva, invece, era finire sulle pagine dei settimanali scandalistici a causa di vere o presunte storie d’amore con attrici e modelle. Non ci avrebbe mai fatto l’abitudine. Forse perché, non

essendo nato ricco, era cresciuto senza i riflettori puntati addosso. Xavier infatti proveniva da una famiglia appena benestante, ma aveva saputo spiccare il volo grazie al suo speciale fiuto nel giudicare sia le persone che gli affari. Lo aveva fatto per tanto di quel tempo, e senza sbagliare un colpo, che si era illuso di essere infallibile. Ma nell’ultimo anno il suo sesto senso lo aveva abbandonato e ora si trovava in un mare guai. Guai seri. L’ennesima lettera sulla sua scrivania, lo provava. Aveva tentato di risolverli quei guai, perché lui era un uomo pratico e ragionevole, ma non era servito e la cosa adesso, inutile mentirsi, lo teneva sveglio la notte. A proposito di guai… Xavier si girò per guardare la donna che dormiva rannicchiata sul divano. Il braccio disteso oltre la spalla, e la mano poggiata al pavimento. Salvo il collare di cuoio e le ciglia finte era completamente nuda. Rilassata. Arresa al sonno come chi pensa che non esista il pericolo. D’altronde come potrebbe un virus, avere paura delle malattie? Xavier se l’era chiesto un milione di volte cosa

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l’avesse colpito, di lei. Si era arrovellato, scandagliato. Esaminato con fervente onestà. Senza capirci niente. Ma esiste veramente, poi, qualcuno al mondo che possa spiegarsi il mistero dell’attrazione? Forse, in seguito, ripensando a Martha, avrebbe detto di essere stato attirato dalla sua totale inapparenza. Dal fatto che lei sembrasse un liquido smanioso, in attesa di un recipiente che la imprigionasse, donandole una forma. Martha, oh Martha! Martha era una maestra di yoga tra le più ricercate. Dava solo lezioni private. E nonostante sparisse per lunghi periodi e fosse totalmente inaffidabile, i suoi allievi la veneravano come il Sole tempestandola di telefonate e messaggi. Sostenevano che era dotata di un talento unico. Ma Xavier oramai la conosceva troppo bene. Il vero talento di Martha era la follia. Era quella che le permetteva di rimanere piantata in posizioni impossibili; in equilibrio sulle mani, o addirittura sulla punta delle dita. Con le gambe attorcigliate al collo come un boa di struzzo. Rimanendoci finché non le spuntavano le vene sulla fronte; finché non tremava, convulsa e paonazza. Fradicia di sudore. Digrignando i denti. A volte finché non le sgorgava il sangue dal naso. Talento? No, una cosa che andrebbe curata con gli psicofarmaci non può essere considerata “talento”. Però Martha poteva essere l’artefice di un piano complicato ideato per schiacciare Xavier. Con l’intelligenza che aveva poteva permetterselo. Oppure la donna stava semplicemente seguendo il suo istinto imprevedibile, inafferrabile e letale quanto una scossa elettrica. A quel pensiero Xavier sentì il cuore sussultare. Perché, perché, perché? Quella era la domanda. Com’era

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lei sinceramente, realmente, guardandola col buon senso di cui ora era orfano? Cosa rimaneva togliendole i chili di trucco e quei vestiti da manga porno che si metteva addosso? Era piccola, troppo magra, senza né petto né fianchi, e portava in giro un minuscolo naso aquilino che a un concorso di bellezza a stento l’avrebbero voluta tra il pubblico. Eppure gli aveva devastato la vita come un ciclone sopra una torta di compleanno. E allora, Xavier: perché? Xavier spostò lo sguardo dalla donna alla lettera minatoria, che giaceva sulla scrivania dal panno verde. Sembrava l’unica lapide in un camposanto inaugurato apposta per lui. Martha o la lettera. Chi era più pericolosa delle due? Sospirò. Dov’erano finite le sue giornate lente, con le ore tutte uguali? Quei pomeriggi vuoti che sembravano l’eterno stiracchiarsi di un gatto. I vecchi, morbidi, quieti silenzi di quando poteva ascoltare il fragore del sole che tramonta. E quando era incominciato tutto questo? Un inizio, se proprio voleva fissare un punto a caso, poteva essere stato qualche mese prima, in occasione di un ricevimento. E la cosa maestosa come un’aurora boreale, era che anche adesso, sapendo a cosa sarebbe andato incontro: lui al ricevimento ci sarebbe tornato anche scalzo. Non era una vittima, non più. Aveva infranto i tabù, spezzato i sacri vincoli della ragionevolezza. Baciato la follia. Un bacio appassionato, dal quale non puoi staccarti. Qualcosa di molto più intimo di un semplice amplesso. Quando era incominciato tutto questo? Senz’altro col ricevimento. Già: sembrava passata una vita. Il ricevimento…

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LIBRI

L’AUTORE

LA STORIA

Roberto Carboni, autore bolognese al quarto romanzo (C’era l’Inferno in via de’Giudei, Per i buoni sentimenti rivolgetevi altrove, Nero bolognese), con uno stile personalissimo conduce il lettore nella sua storia più nera, inquietante, politicamente scorretta e senza compromessi, che ha per tema la psicopatia. Ma c’è anche una domanda ricorrente, che percorre la trama del romanzo: nella nostra società, fin dove possono spingersi le mani dei potenti, rimanendo impunite? Quanto, e cosa è concesso, ai Padroni della Citta? Possono davvero infischiarsene delle regole? L’autore, come al solito, descrive Bologna con il suo sguardo disincantato. Una Bologna reale, dei grandi affari, sotto gli occhi di tutti, ma che rimane ben nascosta. Un romanzo imperdibile.

Un omicidio. Un ricatto. Cosa ha sconvolto la vita di Xavier Pellegrino, uno degli scapoli più ambiti della Bologna bene? E chi è Martha Bergamini? La ragazza che è entrata così prepotentemente nella sua vita, tanto da farlo quasi impazzire. Ma soprattutto, cosa ha a che fare Martha con l’omicidio e il ricatto? Cosa sa? Quale è il suo ruolo? E’ una vittima, una pedina, o addirittura l’artefice? Per scoprirlo Xavier dovrà fare due viaggi, il primo in un mondo fatto di malavitosi e prostitute, e contornato di personaggi assurdi. Un mondo dove vige la legge del più forte e nessuna debolezza viene perdonata. Ma è il secondo viaggio che mette Xavier alle strette. Il cammino all’interno della follia di Martha. Perché Martha è pazza, e trascina con sé qualsiasi persona incontri sul suo cammino. Ma le cose, poi, staranno proprio così?

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RACCONTI NOTTURNI

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RACCONTI NOTTURNI

NOTTE MAGICA

DI FRANCESCO SELIS (FI01) Fedele all’ormai tradizionale appuntamento, in quest’ultimo sabato sera di gennaio la città si è fatta trovare pronta: ad esibire per le sue vie, piazze, gallerie d’arte, musei, una ricchissima varietà di quadri, sculture e installazioni; a ospitare innumerevoli feste “quasi” esclusive nei suoi palazzi; a lasciarsi attraversare da elettrizzanti correnti di una popolazione, di addetti ai lavori e non, inebriata da questo inimitabile impasto di arte figurativa, mondanità, festa e affari. E’ una festa anche per noi, che possiamo finalmente inebriarci a nostra volta di attività, di quel tipo di attività che, corsa dopo corsa, chiamata dopo chiamata, richiesta dopo richiesta (di persone ai posteggi o che si sbracciano per strada), più la svolgi meno ti senti stanco, grazie a quest’atmosfera quasi drogata che respiri e che lo senti, sì, ti fa bene più di ogni altra cosa. Perché esorcizza la paura. E conferma ancora una volta la bellezza del nostro mestiere, quella di cui ti eri quasi dimenticato, preso dall’urgenza quasi disperata di difendere, del tuo mestiere, almeno una dignitosa e appropriata redditività. Avrai tempo, per ripensare ad un mese di tumultuosi eventi. Per ripeterti, se ce ne fosse bisogno, che è stato giusto difendere appassionatamente, col cuore e col cervello, il nostro patrimonio, cioè l’esercizio di un mestiere di persone libere, che non accettano neanche l’ombra della prevaricazione e della sottomissione, tanto meno dell’esproprio. Per cercare di capire com’è possibile, a meno di pericolosi inganni che ne abbiano falsato l’apparente finale, che la classe dirigente, governo e fanfara della stampa di regime, ci abbia potuto sferrare un attacco così violento, pur non potendo ignorare quale mai potesse essere la nostra reazione, per poi accontentarsi di una semplice revisione alla legislazione vigente, una legislazione che peraltro esempi di buon funzionamento (forse di eccellenza) come quello della nostra città mostravano già più che sufficiente. E avrai tempo per ricordare quella notte, in Piazza Maggiore, in una delle assemblee estemporanee, quando, con qualche tremito per il gelo, o per l’ansia di non fare tardi

accumulata durante la gita immediatamente precedente, o forse anche per la drammatica tensione di quei momenti, assistevi alle grida esacerbate di accusa di un nostro collega, uno dell’altro consorzio (il C.A.T.), contro i rappresentanti del sindacato e delle cooperative, mentre intanto giungevano notizie contraddittorie dalle altre città e dal nostro posteggio dell’Aeroporto, sede di un’altra contemporanea assemblea. Ricorderai in tutt’altra luce il Parco Nord, e l’Estragon, dove di solito porti i giovani avidi di musica rock e di socializzazione nel cuore dei venerdì e dei sabato notte, diventato invece il quartier generale di pomeriggi di assemblea, e di un freddo e luminoso e lunedì mattina in cui, dopo due sole ore di sonno, vedevi come in un sogno l’immensa distesa delle nostre auto bianche mischiate a quelle di Firenze, di Ferrara, di Modena e di altre città. Avrai tempo, per cercare di capire se, a limitare vistosamente e apparentemente i danni, abbia contribuito di più l’atteggiamento relativamente moderato e predisposto ad una strategia di lungo periodo, quella cioè caldeggiata dai sindacati (in un apprezzabile sforzo di unanimità fra le molte associazioni), che a te è sempre sembrata più convincente, oppure la lotta senza quartiere scatenata a Roma, e in altre città, certo con troppi eccessi di inaccettabile violenza, ma anche con grandi sacrifici personali per le molte giornate di inattività. E per ripensare a tutte le conversazioni sostenute con i clienti, insolitamente incuriositi nel saperci protagonisti della cronaca, ma anche di solito molto ben disposti a condividere le nostre sacrosante ragioni. E per riassaporare, infine, quel senso inespresso, ma quasi tangibile, di nuova simpatia da cui ti sei sentito investito durante le corse con a bordo altri uomini o donne, più discreti e silenziosi. Avrai tempo per tutto questo. Ora è il momento di dimenticare, di mettere da parte tutto, di buttarsi anima, nervi e cuore, ed auto bianca, nelle strade di una città follemente inebriata di arte e di socialità, e forse a sua volta all’inquieta ricerca del meglio della vita, quello che può ancora offrire una comunità cittadina vestita a festa

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FERMO NAZIONALE 23 GENNAIO 2012

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Si ringraziano per la grande adesione tutti i tassisti di Bologna e tutti i colleghi provenienti dall’Emilia Romagna, dalla Toscana, dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dal Trentino Alto Adige; in particolare i soci cotabo che hanno reso possibile il funzionamento della manifestazione

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RITROVO ORE 8.30 AL PARCO NORD

PARTENZA CORTEO TAXI DIREZIONE PIAZZA VIII AGOSTO

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IL CORTEO

RADUNO IN PIAZZA VIII AGOSTO

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PARTENZA CORTEO A PIEDI ALLA VOLTA DI PIAZZA MAGGIORE

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si ringraziano per le foto i colleghi: Abramo FE11, Stefano PD16, Elio PD05. Ed il Direttore Marco Benni.

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COMUNICATI SINDACALI

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COMUNICATI SINDACALI

INFORMARE PER CONOSCERE, CONOSCERE PER EVITARE Nonostante Monti, Catricalà, Passera e tutti “quelli come loro” abbiano cercato in modo personale di “liberalizzare”il servizio pubblico non di linea (ovvero i taxi), l’area sovracomunale bolognese è una realtà da tempo normata, da leggi nazionali,regionali e comunali e già adeguata al Decreto Bersani del 2006 (quindi già liberalizzata). Sul territorio sono presenti due principali compagnie di autonoleggio con conducente, SACA e COSEPURI, che offrono un servizio di rappresentanza e due cooperative di tassisti bolognesi, COTABO e CAT, che offrono un servizio pubblico di piazza. Grazie a ciò l’utente ha ampia facoltà di scegliere il tipo di servizio, (auto blu o taxi) e più compagnie per lo stesso settore. Dal 2009 nel settore taxi è stato incrementato il numero di licenze rivolte al trasporto di disabili gravi e il servizio residenziale, queste ultime con obbligo di presidiare i comuni che hanno rilasciato la licenza. Oltre a queste realtà che operano in modo legale ed efficiente, ne esiste un’altra: i noleggi con conducente irregolari ovvero soggetti titolari di autorizzazioni che operano nel territorio bolognese in maniera illegale. Per essere più precisi, La legge 21/92 all’articolo 3,comma 1 ,e all’art.11,commi 3 e 4 stabiliscono chiaramente che l’attività di noleggio con conducente deve essere esercitata all’interno del Comune che ha emesso la concessione,le richieste di servizio devono essere effettuate presso le rispettive rimesse, anch’esse posizionate in maniera obbligata all’interno del Comune che ha emesso la concessione, la prestazione deve in ogni caso partire dal Comune che ha emesso la concessione anche ai fini della determinazione tariffaria ed inoltre sono sottoposti al divieto di sosta su suolo pubblico. Il problema nasce dal fatto che questi operatori irregolari non vengono controllati dalle autorità competenti e il Comune di Bologna non sta facendo nulla o quasi per evitare che questi abusivi continuino a lavorare nonostante le numerose segnalazioni (documentate anche con foto)inviate dai sindacati e dalle cooperative Taxi. Questi soggetti , oltre a non rispettare le leggi che li regolamentano, danneggiano i Comuni concessionari di titolo perché non offrono servizio sul territorio di pertinenza, e usurpano

il lavoro in modo “truffaldino” ai tassisti bolognesi autorizzati. Per di più mai propongono prezzi concorrenziali ma quasi sempre superiori alle tariffe ufficiali. Sensibilizzati e danneggiati da questo problema, i tassisti territoriali zolesi in stretta collaborazione con Ascomtaxi nella persona di Alessandro Tedeschi , il presidente di Cotabo Riccardo Carboni e l’ispettore capo Fabbri della polizia municipale di Zola Predosa ; hanno iniziato sul territorio di pertinenza una campagna informativa indirizzata a tutti gli utilizzatori dei servizi pubblici non di linea (aziende, privati,strutture alberghiere) con lo scopo di informare e dissuadere gli stessi a non utilizzare noleggiatori che operano in violazione alle leggi esistenti, redendosi allora volta inconsapevolmente complici. Suddetti “signori” operano facendo intendere ai clienti che il loro comportamento sia legittimo presentandosi addirittura come distaccamento sul comune di un importante cooperativa bolognese. Lo staff ha così creato un volantino/comunicato ponendosi il seguente obbiettivo : “ informare per conoscere, conoscere per evitare”, distribuendolo personalmente alle strutture e ai soggetti interessati e spiegando loro come riconoscere un taxi o un noleggio, autorizzato ad operare nell’area sovracomunale bolognese. Lo scopo è quello di sensibilizzare tutti gli utilizzatori finali a prestare maggiore attenzione a chi sta per fornire il servizio,così da evitare di essere inconsapevolmente complici di violazione delle norme di legge ed evitando il rischio di raggiro sull’importo da pagare. Contattare COTABO o CAT per il servizio taxi; e SACA o COSEPURI per il noleggio con conducente, i cui recapiti telefonici sono facilmente reperibili, è garanzia del rispetto della legalità e sicurezza di tariffe chiare e certe. Questa importante iniziativa partita dallo staff creatosi sul territorio zolese vuole essere d’esempio a tutti gli operatori del settore trasporto non di linea, soprattutto ora che il nuovo Governo Monti ha confermato la validità della legge 21/92 e le sue attuazioni. Il controllo e la verifica del servizio spetta quindi alle autorità comunali che hanno l’obbligo d’intervenire affinché questi irregolari non svolgano più servizi in aree di non competenza, tutelando pertanto i titolari di licenze emesse dal comune di pertinenza che operano nella più to-

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COMUNICATI SINDACALI

tale legalità. Speriamo quindi che questa iniziativa non risulti vana e che possa espandersi in tutta l’area sovracomunale. Monica AT09 Maurizio GE16

servizi di staff polizia municipale

Prot. n. 171/PM 2012

Zola Predosa, 28 Febbraio La Polizia Municipale di Zola Predosa, nell’interesse degli utenti, si pone il seguente obiettivo:

“INFORMARE PER CONOSCERE, CONOSCERE PER EVITARE” Invitiamo tutti gli utilizzatori dei servizi pubblici di trasporto persone a prestare una maggiore attenzione a chi vi sta per fornire il servizio, così da evitare di essere inconsapevolmente complici di violazioni delle norme di legge che regolamentano l’attività di trasporto pubblico e di rischiare di essere raggirati da alcuni operatori extraterritoriali che possono farvi pagare più del dovuto il servizio di trasporto che vi offrono.

UTENTE/CITTADINO STAI ATTENTO A CHI TI RIVOLGI, NON FARTI PRENDERE IN GIRO!!!!

Le associazioni di categoria del trasporto di persone ci segnalano che sul territorio del Comune di Zola Predosa sono presenti numerosi noleggiatori con autorizzazioni di altre Province e Regioni che, in violazione alle leggi esistenti, operano facendo intendere ad inconsapevoli clienti che il loro comportamento sia legittimo.

N.D.A. : La Polizia Municipale di Zola Predosa, nei giorni di fiera presidierà gli Hotel per evitare l’accesso agli operatori abusivi.

In realtà ciò non è sempre vero! Le irregolarità nascono dal fatto che questi operatori non partono quasi mai dalle rispettive rimesse, come invece dovrebbe avvenire normalmente. Infatti, la maggioranza delle rimesse degli operatori “irregolari” sono situate in province diverse e lontane da quella di Bologna o comunque in comuni non facenti parte dell’Area Sovracomunale Bolognese. Gli “irregolari” in difformità dalle prescrizioni normative, stazionerebbero nelle vicinanze dei potenziali clienti, solitamente le strutture alberghiere e le grosse aziende. Sappiate che le leggi esistenti stabiliscono esattamente competenze e possibilità d’esercizio per chi si occupa di trasportare persone e anche limiti e regole chiare e precise, a tutela degli utilizzatori di questi servizi e della loro sicurezza. La legge 21/92 all’articolo 3, comma 1, e all’articolo 11, commi 3 e 4 stabiliscono chiaramente, che l’attività di noleggio con conducente deve essere esercitata in particolare: 1. all’interno del Comune che ha emesso la concessione; 2. le richieste di servizio devono essere effettuate presso le rispettive rimesse, anch’esse posizionate in maniera obbligata all’interno del Comune che ha emesso la concessione; 3. la prestazione del servizio deve normalmente partire dal Comune che ha emesso la concessione anche ai fini della determinazione tariffaria; 4. i veicoli non possono sostare su suolo pubblico.

UTENTE STAI ATTENTO !!!! Rivolgersi ad un operatore che non fa parte delle associazioni riconosciute nell’Area Sovracomunale di Bologna, espone il cliente a non poter sapere se il prezzo che gli viene richiesto sia o meno rispettoso delle tariffe ufficiali e quindi l’utente/consumatore si trova in pratica senza alcuna tutela di fronte a potenziali soggetti spregiudicati che, approfittano della situazione a loro vantaggio, possono richiedere pagamenti ben superiori a quelli tariffari. Se per i Vostri spostamenti volete la garanzia del rispetto della legalità e di non dover pagare più del dovuto, prima di accedere ad un servizio di trasporto chiedete sempre se verrà effettuato da un regolare operatore locale, e soprattutto verificate che venga effettuato da un Taxi oppure da un noleggio con conducente che esponga sul parabrezza un logo ovale azzurro con la dicitura “AREA SOVRACOMUNALE BOLOGNESE”. Solo in questo caso avrete la certezza di non concorrere ad infrangere le leggi esistenti.

CITTADINO È NEL TUO INTERESSE UTILIZZARE CHI RISPETTA LE REGOLE !!! Per un corretto ed equo servizio Vi consigliamo di contattare le associazioni di categoria del trasporto di persone operanti nell’Area Sovracomunale Bolognese, i cui recapiti telefonici sono facilmente reperibili. Per la Polizia Municipale Ispettore capo Fabio Fabbri

ASCOM TAXI BOLOGNA SULL’EMERGENZA NEVE 06 feb 12 Il Presidente di Ascom Taxi Alessandro Tedeschi ringrazia tutti i tassisti di Bologna per il lavoro svolto in questi giorni di emergenza neve per assicurare la mobilità in tutta la Città. I turni sono stati appositamente allungati per dare modo a tutti gli operatori di poter lavorare anche senza sosta. Dove gli altri servizi pubblici come Atc, Ferrovie etc..

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hanno avuto grossi problemi ad assicurare un servizio minimo, con decine di cittadini fermi in attesa, treni fermi per delle ore con grandi disagi per l’utenza, il servizio Taxi invece ha funzionato bene e ha assicurato un ottimo servizio con autisti che hanno lavorato notte e giorno per far fronte alle numerose richieste dell’utenza, malgrado i posteggi siano ancora pieni di neve o di macchine parcheggiate. E’ facile fare ora considerazioni sulle liberalizzazioni che hanno avuto tanti sponsor affezionati ma disinformati, con una situazione del genere le tariffe sarebbero aumentate a dismisura, invece con l’organizzazione attuale sono rimaste uguali, senza contare che le tariffe a Bologna a causa della mancanza dell’Amministrazione sono ferme dal 2008.

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In Cotabo il gruppo di preghiera “San Paolo” entra nel suo decimo anno: un’occasione per portare la nostra attenzione sulla vita dell’apostolo che, un po’ come noi tassisti, ha percorso tante strade nelle città che contavano dell’Europa di duemila anni fa, annunciando la “Buona Notizia” San Paolo E’ senz’altro il più grande missionario di tutti i tempi, non conobbe personalmente Cristo, ma per la Sua folgorante chiamata sulla via di Damasco, ne divenne un discepolo fra i più grandi. Fu l’apostolo dei pagani convertiti, delle Genti; insieme a Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo di allora; con la sua parola e con i suoi scritti operò la prima e fondamentale inculturazione del Vangelo nella storia. Origini e formazione: Nacque verso il 5-10 d.C. a Tarso nella Turchia meridionale presso i confini con la Siria, città che nel I secolo era un luogo cosmopolita, dove vivevano greci, anatolici, romani e una colonia giudaica, a cui apparteneva il padre commerciante di tende. Come molti degli ebrei di quel tempo, portava due nomi, uno ebraico Saul, come il primo re degli Ebrei, e l’altro latino o greco che era Paulus: probabilmente alludeva alla sua bassa statura. Conosceva la cultura ellenistica e a Tarso imparò il greco, ma la sua educazione era giudaica. Persecutore dei cristiani: Da giovane fu inviato a Gerusalemme, dove conobbe i cristiani come una setta pericolosa dentro il giudaismo da estirpare con ogni mezzo. Fu presente al martirio di s. Stefano, diacono di Gerusalemme; pur non partecipando direttamente alla lapidazione del giovane cristiano, era tra coloro che approvarono la sua uccisione, anzi custodiva i loro mantelli. Negli “Atti degli Apostoli”, Saul è descritto come accanito persecutore dei cristiani, fiero sostenitore delle tradizioni dei padri; il suo nome era pronunciato con terrore dai cristiani, li scovava nei rifugi, li gettava in prigione, testimoniò contro di essi il

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suo cieco fanatismo religioso, costrinse molti di loro a fuggire da Gerusalemme verso Damasco. Ma Saul non li mollò, anzi a cavallo e con un drappello di armigeri, con il consenso del Sinedrio, cavalcò anch’egli verso Damasco, per scovarli e suscitare nella città siriana la persecuzione contro di loro. La conversione: E sulla strada per Damasco, il Signore si rivelò a quell’accanito nemico; all’improvviso, narrano gli ‘Atti’, una luce dal cielo l’avvolse e cadendo dal cavallo, udì una voce che gli diceva: “Saul, Saul, perché mi perseguiti?”. E lui: “Chi sei o Signore?”; e la voce: “Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” (Atti 9, 3-7). Gli uomini che l’accompagnavano, erano ammutoliti perché l’avevano visto cadere, forse videro anche l’improvviso chiarore, ma senza capire; Saul era rimasto senza vista e brancolando fu accompagnato a Damasco, sconvolto da quanto gli era capitato. In quei giorni conobbe la piccola comunità cristiana del luogo, che avrebbe dovuto imprigionare; al terzo giorno si presentò il loro capo Anania, che gli disse: “Saul, fratello, il Signore Gesù che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato da te, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”. Anania gl’impose le mani guarendolo e poi lo battezzò; Saul rimase qualche giorno a Damasco, dove si presentò nella Sinagoga, testimoniando quanto gli era accaduto. La comunità cristiana ne gioì, mentre quella ebraica rimase sconcertata, pensando che avesse perso la testa. Anania gli aveva detto: “il Dio dei nostri padri ti ha pre-

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GRUPPO PREGHIERA

destinato a conoscere la sua volontà, a vedere Cristo e ad ascoltare le parole della sua bocca; perché tu gli sarai testimone presso tutti gli uomini”. Da quel momento, si può dire, nacque Paolo, l’apostolo delle Genti; egli decise di ritirarsi nel deserto, per porre ordine nei suoi pensieri e meditare più a fondo il dono ricevuto; qui trascorse tre anni in assoluto raccoglimento. Paolo non era vissuto con Gesù come gli Apostoli e quindi non aveva ricevuto gradatamente tutta la formazione necessaria al ministero, ma grazie ad interventi straordinari come la folgorazione sulla via di Damasco e ad altre rivelazioni divine. Incontro e rapporto con gli Apostoli: Confortato da questa luce, dopo il ritiro ritornò a Damasco e si mise a predicare con entusiasmo, suscitando l’ira dei pagani, che lo consideravano un rinnegato e tentarono di ucciderlo; Paolo fu costretto a fuggire, calandosi di notte in una cesta dalle mura della città aiutato da alcuni cristiani, era all’incirca l’anno 39. Rifugiatosi a Gerusalemme, si fermò qui una quindicina di giorni incontrando Pietro il capo degli Apostoli e Giacomo, ai quali espose la sua nuova vita. Soltanto grazie alla garanzia di Barnaba, un ex levita di grande autorità, i dubbi furono dissipati e fu accettato. Dal 39 al 43 non vi sono notizie sulla sua attività, finché Barnaba, inviato dagli apostoli ad organizzare la nascente comunità cristiana di Antiochia, passò da lui invitandolo a seguirlo; qui Paolo abbandonò per sempre il nome di Saul, perché si convinse che la sua missione non era tanto fra i giudei, ma fra gli altri popoli che gli ebrei chiamavano ‘gentili’; ad Antiochia i discepoli di Cristo, furono denominati per la prima volta come “cristiani”.

cetto che il battesimo cristiano, senza la circoncisione ebraica non sarebbe servito a nulla; così Paolo e Barnaba per chiarire l’argomento si recarono a Gerusalemme dagli Apostoli, provocando così quello che venne definito il primo Concilio della Chiesa. Pietro ribadì che la salvezza, proviene dalla Grazia del Signore Gesù, che non aveva fatto nessuna discriminazione tra ebrei circoncisi e fedeli non ebrei; Paolo si dichiarò a favore della non obbligatorietà dell’osservanza della legge mosaica e delle sue pratiche, osservate sin dalla nascita, come la circoncisione, l’astensione dalle carni impure, la non promiscuità con i pagani, ecc. A l l a fine f u

Primo viaggio apostolico: Barnaba e Paolo decisero di intraprendere nel 45, un viaggio missionario in altre regioni, quindi con Marco l’evangelista partirono per Cipro, l’isola di cui era originario Barnaba. Da Cipro i tre fecero il viaggio di ritorno ad Antiochia, toccando varie cittadine dell’Asia Minore. A Listra, Paolo guarì uno storpio. La controversia sull’osservanza della Legge mosaica: Tornati ad Antiochia, trovarono la comunità in agitazione, perché alcuni cristiani provenienti da Gerusalemme, riferirono che era in discussione il con-

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GRUPPO PREGHIERA

l’apostolo Giacomo a fare una proposta, accettata da tutti, non imporre ai convertiti dal paganesimo la legge mosaica, la cui pratica rimaneva facoltativa per gli ex ebrei. A Paolo, Barnaba, Sila e Giuda Taddeo, fu dato l’incarico di comunicare ai fedeli delle varie comunità le decisioni prese. Secondo viaggio apostolico: Nel 50 Paolo decise di partire con Sila per un nuovo viaggio in Asia Minore. Il viaggio apostolico durato fino al 53, toccò la Grecia, la Macedonia dove Paolo evangelizzò Filippi; qui i due furono flagellati ed incarcerati, ma dopo un terremoto avvenuto nella notte e la conversione del carceriere, la mattina dopo furono liberati. Andarono poi a Tessalonica ed Atene; dopo un anno e mezzo a Corinto, ritornarono ad Antiochia. Terzo viaggio apostolico: Nel 53 o 54, iniziò il terzo grande viaggio di Paolo, si diresse prima ad Efeso che fu poi affidata al discepolo Timoteo. Da Efeso fu di nuovo in Macedonia e per tre mesi a Corinto; sfuggendo ad un agguato sulla nave su cui si doveva imbarcare, continuò il viaggio per terra con Luca che ne fece un resoconto particolareggiato. L’ultima tappa fu Cesarea, da lì arrivò a Gerusalemme nel 58. Gli avvenimenti giudiziari: A Gerusalemme, oltre la gioia di una parte della comunità, trovò un’atmosfera tesa nei suoi confronti, conseguente alla già citata questione dell’ammissione incondizionata dei pagani convertiti al cristianesimo. Paolo come “civis romanus” si appellò all’imperatore; fu trasferito a Roma; il viaggio fu interrotto a Malta a causa di un naufragio; dopo tre mesi proseguì a tappe successive a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Foro Appio e Tre Taverne, arrivando nel 61 a Roma. Nel 64 Paolo non era a Roma durante la persecuzione di Nerone; forse perché in Oriente e in Spagna per il suo quarto viaggio apostolico. Il martirio: Nel 66 fu di nuovo arrestato e condotto a Roma. Questa volta il tribunale romano lo condannò a morte perché cristiano; fu decapitato un 29 giugno, forse il 67, essendo cittadino romano gli fu risparmiata la crocifissione. I cristiani raccolsero il suo corpo seppellendolo sulla via Ostiense, dove poi è sorta la magnifica Basilica di San Paolo fuori le Mura. È patrono oltre di Roma, di Malta, della Grecia. Innumerevoli sono le basiliche e chiese a lui dedicate in tutto il mondo; otto Comuni in Italia portano il suo nome; ricordiamo anche la metropoli sudamericana di San Paolo del Brasile. La sua dottrina: Le sue 14 ‘Lettere’ costituiscono i cardini dottrinali della Chiesa; indirizzate a comunità di cristiani dell’epoca (Filippesi, Colossesi, Galati, Corinzi, Romani, Ebrei, Tessalonicesi, Efesini), oppure a singoli discepoli (Tito, Timoteo, Filemone), in esse Paolo espose il suo pensiero annunziante il Vangelo, da lui definito

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così: “Io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo”. In esse si trattano argomenti fondamentali quali la fede, il battesimo, la giustificazione per mezzo della fede, il peccato, l’umanità, lo Spirito Santo, il problema dell’incredulità e della conversione degli ebrei; la natura del ministero apostolico, il matrimonio e la verginità, la celebrazione dell’Eucaristia, l’uso dei carismi, l’amore cristiano, la risurrezione dei morti, le tribolazioni e le speranze degli Apostoli. E ancora: il mistero dell’Incarnazione, Cristo e la Chiesa, la salvezza universale, l’impegno dei fedeli per la loro personale salvezza, la seconda venuta di Cristo, il delineamento della figura e l’opera di Cristo; infine gli insegnamenti pratici per reggere una comunità. Sulla strada di Damasco Paolo ha avuto la grande rivelazione che Gesù e i cristiani sono un corpo solo. Egli andava a perseguitare i cristiani e Gesù gli dice: «Io sono Gesù, che tu perseguiti». Da quel momento egli conosce solo Cristo, diventa di Cristo fino alle estreme conseguenze. Paolo ha consapevolezza della sua chiamata. Noi abbiamo consapevolezza della nostra identità di cristiani, anche nel nostro lavoro? In che misura ci sentiamo dentro Cristo? Quante crisi avvengono per mancanza di consapevolezza, per la perdita di identità, perché non si vive la propria identità nella pace della propria vocazione? Nelle competizioni atletiche al vincitore veniva consegnata una corona d’alloro, di pino o di ulivo. Paolo vede che la sua corona è quella della giustizia, della santità, del giusto rapporto con Dio e con i fratelli, che gli sarà consegnata il giorno del giudizio; quella corona sarà consegnata anche a tutti noi che attendiamo con amore la manifestazione definitiva di Gesù.Quando una persona va in un posto, ad un incontro, mentre cammina si prepara ed il suo camminare viene portato avanti in funzione di quell’incontro che deve avere. Così è per l’uomo su questa terra. Egli vive in funzione di questo incontro, ma non alienato da questa terra, non disprezzandola, ma cogliendo il significato di tutte le cose dal signifi cato ultimo e portando quel Paradiso verso cui tende, qui su questa terra, perché sa che in quel Paradiso è la giusta misura dell’uomo. I cristiani a mio parere si impegnano poco in questo mondo perché non credono sufficientemente nel Paradiso, perché se il cristiano ci credesse del tutto, porterebbe il Paradiso su questa terra. Ecco, è tutto qui il fi ne della nostra vita: che il Signore sia tutto in tutti noi (Don Oreste Benzi). Gruppo di preghiera “San Paolo” tra tassisti bolognesi

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SOLIDARIETÀ

Si ringraziano i colleghi che in occasione del Fermo Nazionale del 23/01/2012 hanno garantito i servizi minimi all’utenza, da e per gli ospedali e ai diversamente abili. Alcuni di loro (Bruno (IMOLA 05), Elio (PADOVA 05) e Alessandro (LODI 11), hanno deciso di devolvere parte dell’incasso per beneficienza, facendo così un gesto di solidarietà verso un’Associazione ONLUS (FANEP), che si occupa di assistenza neuro-psichiatrica, che nei confronti dei colleghi che hanno rinunciato all’incasso della giornata per manifestare in piazza. Marco PI11

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