(2008) laurea_tesi

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Il secondo capitolo è riservato all'esame di quelle che a mio avviso sono le matrici culturali del rischio ambientale globale. Prendo in esame il primato del modo moderno - a-finalistico, convenzionale, specialistico - di intendere l'impresa scientifica (2.1). Analizzo la visione moderna meccanicistica della natura (2.2), e infine l'ideale del dominio sulla natura (2.3) e il dogma del progresso e dello sviluppo illimitati (2.4), ai quali la svolta tecnologica e la ragione economica hanno conferito forze eccezionali e impulsi continui. Il terzo capitolo è dedicato alla considerazione del rapporto tra uomo e natura. Riferisco della novità del coinvolgimento dell'etica in questo rapporto (3.1). Analizzo gli equivoci all'origine del contrasto tra umanisti ed ecologisti (3.2), concludendo che l'etica è un discorso inevitabilmente dell'uomo, ma non necessariamente sull'uomo (3.3). Promuovo poi quello che a mio avviso è il necessario preliminare di un'etica ambientale: un riorientamento del pensiero in senso ecologico, per il superamento di una visione discontinuista del rapporto uomo/natura (3.4), il quale è auspicato anche dall'ecofemminismo, che denuncia un presunto androcentrismo culturale e propone un'etica della cura in sostituzione del paradigma contrattualista (3.5). Il quarto capitolo è riservato all'analisi dei mutamenti nell'etica richiesti dai mutati caratteri dell'agire umano. Sostengo su un piano teorico la necessità di un'autolimitazione del potere umano (4.1). Promuovo un ritrovato primato della figura del dovere, al quale la crisi ambientale assegna inediti compiti (4.2). Esamino poi i nuovi orizzonti della responsabilità generati dalla nuova dimensione dell'agire collettivo umano (4.3), i cui effetti superano ormai le barriere generazionali, così da porre il problema della responsabilità morale delle generazioni presenti nei riguardi di quelle future (4.4). Analizzo infine le cause del generalizzato fenomeno di inibizione del senso di responsabilità (4.5), così tragicamente paradossale nel momento in cui la sfera della responsabilità è chiamata a compiti decisivi per il futuro dell'uomo. Il quinto capitolo è dedicato alla critica del paradigma della crescita economica illimitata e soprattutto alla proposta di un'alternativa, quella della decrescita. Dopo aver riferito sulle enormi dimensioni del successo dell'ideale dello sviluppo nelle sue componenti economica e biologica, che si rafforzano reciprocamente (5.1), tratto dei limiti biofisici al paradigma dello sviluppo economico

illimitato,

per

sottolineare

quanto

esso

sia

teoricamente


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