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SETTEMBRE 2015

in auto!) e soprattutto nel conservare dei tempi, o almeno dei momenti, in cui mi libero degli strumenti tecnologici, a partire dall’orologio o dal telefonino. Uso solo corpo e sensibilità per guardare il mondo, mi permettono di tenere vivo il senso della posizione umana nell’universo, cioè della nostra piccolezza e fragilità, e della nostra dipendenza da ciò che è altro da noi. Ma anche di scoprire come molte soluzioni che cerchiamo si trovino naturalmente in noi e nei suggerimenti dell’ambiente. Tra l’altro, l’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina 2014 ai ricercatori John O’Keefe, May-Britt Moser ed Edvard Moser che hanno scoperto il funzionamento delle cellule cerebrali che ci permettono di orientarci e di ritrovarci quando ci siamo persi, confermano le convinzioni da me sviluppate in tante esplorazioni. L’importante è aver presente che queste facoltà non funzionano in un cervello in quanto tale, ma in un cervello inserito in un ambiente. C’è la possibilità che l’uomo possa recuperare la parte più recondita di se stesso attraverso quello che rimane della natura nelle città? Esistono molte discipline che aiutano nella ricerca della parte profonda di sé anche in ambienti artificiali, per esempio la meditazione. Per me è interessante cercare non solo cosa c’è in me, ma ancora di più che cosa accade tra me e l’ambiente quando mi trovo in condizioni non preconfezionate; ovvero quando gli eventi possono scorrere liberi dall’organizzazione umana. È chiaro che in città ciò può avvenire solo entro certi limiti; anche nelle aree urbane si può vagabondare, trovarsi senza mappa in quartieri sconosciuti, ritrovare l’orientamento osservando il sole, entrare in relazione con animali e piante che trovano angoli insospettati per vivere. È un ottimo esercizio quotidiano, rasserenante e

Franco Michieli

Classe 1962, geografo, redattore per molti anni delle riviste Alp e RdM, originale esploratore e garante internazionale di Mountain Wilderness, è tra gli italiani più esperti nel campo delle grandi traversate a piedi di catene montuose e terre selvagge. Dopo i percorsi integrali delle Alpi (81 giorni), dei Pirenei (39 giorni), della Norvegia (150 giorni) e dell’Islanda (33 giorni) compiuti da giovanissimo, continua la ricerca dei significati dell’esplorazione, specie nelle terre artiche e sulle Ande, dove ha attraversato numerose cordilleras collaborando alla formazione di guide locali, ma anche sulle montagne di casa. 92


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