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INCONTRI CON AIOP di alcune strutture che hanno permesso l’erogazione delle prestazioni ai cittadini gratuite. Questo lo fanno da sempre con dei costi molto più bassi di quelli pubblici. Noi abbiamo delle percentuali straordinarie, nel 2010 il numero totale dei posti letto pubblici è stato del 69,5%, degli ospedali privati, invece, del 30,5%, vale a dire 1/3 dei posti letto sono affidati ai privati. Se andiamo a vedere l’incidenza della spesa corrente degli ospedali privati sul totale della spesa pubblica è del 7%, ultimo dato disponibile del 2011.

Come è cambiata la gestione dell’informazione interna alle strutture? Molte sono le strutture che hanno fatto investimenti informatici che non basteranno mai fino a quando non esisterà uno standard nazionale di riferimento. Le prestazioni sono sempre più un percorso che porta il cittadino da una struttura ad un’altra, quindi l’intercomunicazione tra sistemi operativi è fondamentale, mancando un sistema nazionale di riferimento si rischia di andare ognuno per la sua strada. Le stesse cartelle cliniche informatizzate non sono regolamentate. Non serve a nulla costruire un sistema complesso e costoso che non è in grado di comunicare con l’ospedale, o con le Asl o con il Ministero. Ci sono stati degli esempi di uso di software internazionali acquistati qua e la, il limite è che i dati rimangono all’interno di quella struttura perché non parlano la stessa lingua della corrispondente di un’altra città. In più lo status della cartella clinica non ha una valenza giurisprudenziale tale per cui si possa eliminare totalmente quella cartacea. In Italia si assiste ad una lentissima diffusione dei sistemi di information tecnology.

talmente spaventose, che ha vanificato non solo il vantaggio di eseguire delle registrazioni in forma digitale ma si impiega molto più tempo di quando utilizzavamo una penna o un fax. L’incapacità di fare un investimento efficiente si è riverberata sulle strutture creando un’equazione digitalizzazione uguale aggravio dei tempi, peggioramento delle situazioni, e non miglioramento o semplificazione o risparmio. Questo è un sistema pubblico che ci è stato imposto purtroppo.

Sono in atto progetti tecnologici di rilievo nelle vostre strutture? Abbiamo investito acquistando un macchinario che si chiama Armeo: un dispositivo sperimentale dell’arto superiore che funziona in ambiente virtuale. A Villalba è stata installato uno dei macchinari per la risonanza magnetica, tra i pochi in Europa ad essere così avanzato. A Villa Torri, Toshiba ha installato delle apparecchiature all’avanguardia, uniche in Europa per il momento, perché prima di metterle sul mercato l’azienda ha voluto sperimentarle qui. Quindi dal punto di vista della tecnologia pesante le strutture ospedaliere sono assolutamente all’avanguardia. In Emilia Romagna devo dire che il pubblico e il privato sono quasi pari da questo punto di vista.

La dematerializzazione è un processo che riguarda anche voi? Se sì, a che punto siete? Per quanto riguarda l’aspetto amministrativo usiamo dei software che ci permettono di avere meno carta possibile. Negli ospedali il maggior carico di carta è dato dalle cartelle cliniche, dai referti, schede infermieristiche, fino a quando questi non saranno sottoposti a delle normative chiare sarà molto difficile avere degli ospedali paperless. La cartella clinica secondo la legge deve essere conservata per sempre, non ha una durata finita. Immaginate quanta carta accumulata, altro che dematerializzazione. A Bologna alcune strutture sanitarie devono collegarsi ad un software che si chiama Garcia, che ha delle rigidità 35


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