Quaderno della Ricerca #22

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Numeri e prospettive di una proposta per innovare la didattica della filosofia

la domanda non è mai il punto zero, non si comincia mai domandando; la domanda è sempre uno “zero virgola uno”, viene sempre un attimo dopo, c’è sempre bisogno che qualcosa accada perché noi possiamo chiedere “Perché?”. Un uomo sottovuoto spinto, che non avesse rapporti con la realtà, non chiederebbe il perché 2 .

Un primo compito delle rd è di comprendere ancora una volta che il domandare della filosofia nasce da un rapporto leale con la propria esperienza del mondo, nella quale la risposta anticipa sempre la domanda. In questo modo è possibile offrire ai nostri giovani un criterio di giudizio per valutare la verità o almeno l’attendibilità di una risposta: bisogna verificare se quella risposta non annulli aprioristicamente la domanda di partenza. Infatti, scrive ancora Esposito: «Il dato, la risposta intesa come dato – non come la rispostina al quesito o al test di un esame di filosofia – è qualcosa che già c’è [la realtà in tutte le sue dimensioni] e che eccita “eroticamente” la domanda del “perché”»3. La questione del domandare evidenzia che, insieme al dato, per domandare c’è bisogno di un io pensato fenomenologicamente come rapporto: Se non ci fosse qualcuno o qualcosa d’altro da me che mi interpella non ci sarebbe proprio l’idea di io. […] La realtà viene prima di noi. Noi siamo nati. Ben prima che essere-per-la-morte, noi “siamo-nati”. Il fatto che siamo nati vuol dire che siamo dati, cioè che c’è qualcosa che ci dà a noi stessi – chiamatelo il padre e la madre, la natura, Dio. È evidente alla ragione che c’è qualcosa da cui proveniamo. […] La domanda è dunque il segno della nostra finitezza non semplicemente in quanto incapacità o ignoranza, ma in quanto in essa si esprime ed emerge la dipendenza e la provenienza da ciò che origina il nostro essere. Nel domandare infatti emerge con evidenza che la realtà, nella sua essenza è uno spazio di incontro, sin dall’inizio 4 .

Porre domande che permettano di riscoprire l’esperienza come spazio di incontro tra la realtà e l’io è quanto di più importante si possa proporre ai giovani in un’epoca confusa e smarrita come la nostra. In secondo luogo il lavoro nei team per la produzione degli elaborati scritti e multimediali ha favorito, in molti studenti e docenti, la percezione che la scuola può essere davvero il trampolino di lancio per conseguire una conoscenza appassionata del mondo e di sé, e non soltanto un luogo chiuso in se stesso

2. 3. 4.

C. Esposito, La questione aperta del nichilismo da Nietzsche a Heidegger (e oltre), in M. Ferrari, G. P. Terravecchia (a cura di), Soggetto e realtà nella filosofia contemporanea, Itaca, Castel Bolognese (ra) 2014, pp. 12-13. Ivi, p. 14. Ivi, p. 15.

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