Quaderno della Ricerca #19

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1. La scuola come organizzazione produttiva

processo di apprendimento, perché tutti hanno la possibilità di interagire con i docenti o di utilizzare gli strumenti messi a disposizione; in una classe di 30 allievi questa possibilità è ridotta, fino a diventare impossibile se il loro numero aumentasse in modo consistente (ad esempio le classi delle scuole dei primi anni del Novecento, che arrivavano anche a superare le 100 unità). L’istruzione è dunque un bene pubblico, ma oltre certi limiti la sua fruizione mostra i caratteri di rivalità propri dei beni privati. L’istruzione come bene economico ha però anche altre caratteristiche utili alla riflessione sulla responsabilità. Il lavoro di un insegnante è connotato da un rapporto con la classe, all’interno del quale si creano situazioni di collaborazione e di competizione; si lavora a livello individuale e di gruppo; si creano relazioni tra gli studenti e tra questi e i docenti. Attraverso questo rapporto con la classe si sviluppa l’esperienza dell’istruzione, che ha le caratteristiche di quelli che la teoria economica definisce come beni relazionali*. I beni relazionali sono fruibili solo con la partecipazione congiunta di più persone. In pratica, produttori e consumatori coincidono, perché insieme producono quel bene e insieme fruiscono dei benefici. Il percorso educativo e di sviluppo di competenze si alimenta della relazione docente-alunno, della relazione docente-classe e delle relazioni tra gli studenti. L’istruzione, come bene relazionale, arricchisce il profilo di responsabilità della scuola di un nuovo fronte: se il bene istruzione è prodotto congiuntamente da docenti e studenti, dalla relazione che si crea nel contesto classe, allora la responsabilità della scuola non si ferma alla definizione di programmi didattici e di strumenti per la loro attuazione. La scuola dunque è responsabile anche della gestione delle relazioni, in un’ottica che va al di là della gestione della classe sotto il profilo della disciplina, del rispetto delle norme, dell’adesione agli obiettivi educativi e di apprendimento, per farsi carico anche di come questi elementi si compongono per diventare un bene che ha un valore per gli studenti stessi. La tassonomia dei beni economici offre un’ulteriore opzione per definire l’istruzione, utile ai nostri fini. I benefici dell’istruzione non sono noti prima del “consumo” che se ne fa in classe: piuttosto, i benefici sono ignoti fino a quando non si sperimentano, e ciò avverrà in un periodo di tempo più lontano rispetto alla frequenza scolastica e meno prevedibile. Questo tipo di beni, definiti esperienziali, producono scelte meno consapevoli e meno determinate. Se gli studenti non conoscono i benefici dell’istruzione, per quale scelta razionale dovrebbero investire in essa? E quale livello di fiducia devono accordare alla scuola, ai genitori e agli insegnanti per scommettere sulla loro istruzione? La scarsa prevedibilità degli esiti dei percorsi determina un effetto di scoraggiamento, soprattutto in un clima generale in cui l’attribuzione di valore ai percorsi non è data in modo definitivo.

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