Il mistero delle nove ossa

IL MISTERO DELLE NOVE OSSA

Autori: classe II A Scuola Secondaria di I Grado "G. Galilei" di Fossò (VE) Anno scolastico 2016/17

Caro Diario Io mi chiamo Jack Jones, sopranominato JJ. Ho 13 anni e sono nuovo da queste parti. Se vuoi ti dico come sono.

Per tenermi in forma, quando mi alzo faccio una colazione equilibrata e poi una bella corsetta assieme al mio bel cane bianco: Fiocco di Neve.

Quando torno a casa, mi faccio una bella doccia fresca. Dopo la doccia pettino i miei bei capelli biondi e guardo allo specchio i miei bellissimi occhi azzurri, che brillano come perle. Comincio a preparare con accuratezza un pranzo salutare e nel frattempo guardo un film, dove ci sono anch'io (faccio l’attore ogni tanto).

Dopo aver mangiato e aver finito di guardare il film, arriva il mio insegnante privato con cui studio per un'ora. Ieri, dopo aver studiato, sono venuti dei miei amici a chiamarmi per uscire, ma ho detto loro che dovevo andare a fare allenamento di calcio. Arrivata l'ora dell'allenamento ci sono andato in motorino. Successivamente, mi sono fatto un'altra doccia peroò calda. Tornato a casa ho trovato mia madre che cucinava la mia cena. Ho mangiato e lei mi ha detto che lei e mio padre sarebbero andati al cinema a vedere un film horror alle 23.

A mezzanotte io e la domestica eravamo a casa: io dormivo mentre lei lavava i piatti al piano terra. Io in realtaò non dormivo. Ho sentito improvvisamente un botto e poi silenzio totale. Sono andato giuò a controllare e ho trovato una scia di sangue sul pavimento e delle gocce sul muro che mi hanno portato nello sgabuzzino dove c'era il cadavere della domestica. Sono svenuto battendo la testa forte.

La mattina dopo, per fortuna mi sono risvegliato nel mio letto: era un incubo ed era tutto a posto.

Eh sìò, a volte la mia fantasia mi gioca brutti scherzi. Peroò potrebbe tornarmi utile adesso che con i miei amici dovroò risolvere un mistero. Quale? Te lo racconto un’altra volta.

Tuo JJ

Caro Giustino, mi chiamo Edoardo Esposito e ho 12 anni, 4 mesi, 19 giorni. Sono un ragazzo di media altezza, magro, ho i capelli castano chiaro e corti, gli occhi azzurri. Adoro il calcio, sono milanista, e suono la batteria in una band; mi piace indossare bracciali e collane in pelle e oro. Sono iperattivo, sportivo, galante e determinato. Ogni mattina mi alzo alle 6:00 in punto, corro a fare colazione e do il buongiorno alla mia famiglia e a tutto il mio vicinato con il mio solito e smagliante sorriso. Con una corsetta di cinque minuti arrivo a scuola, quando vado lento. Stamattina stranamente non ho sentito la sveglia: ero in panico totale.

Mentre correvo per andare a scuola sono scivolato in una pozzanghera; quando mi sono rialzato ero bagnato fradicio dalle ginocchia in giuò . Sono arrivato a scuola con un piccolo ritardo e mi sono dovuto sedere accanto a Catia Carbon: eò una ragazza alta e un po' grassa, con i capelli neri e folti pieni di forfora; eò la secchiona della classe.

Alle prime due ore c'era matematica con la Professoressa Pizza, che si fa chiamare da tutti Margherita. EÈ una donna sulla quarantina, alta e magra, con i capelli sempre raccolti in uno chignon.

La prof ha approfittato del fatto che ero vicino a Catia per farmi aiutare da lei; Catia peroò parlava troppo velocemente e non ho capito grancheé . Inoltre le serviva una mentina percheé il suo alito sapeva di pesce fritto e cavoli lessi.

Per mia fortuna l'ora dopo avevamo ginnastica con il professor Remo Attivissimo, excampione di kayak. EÈ la materia in cui io sono il migliore. Peroò oggi no percheé durante il riscaldamento Giacomo Gheopardi mi ha spinto facendomi cadere di faccia davanti alla ragazza che piace a entrambi (mi odia, percheé teme che gliela rubi). Giacomo eò basso, con i capelli biondi e si crede il migliore.

Sono dovuto andare in infermeria per tamponare l'uscita di sangue dal mio naso. Per mia sfortuna l'ora di arte non l’ho saltata. Il tema dei disegni di oggi era l'arte astratta: mentre disegnavo, il mio naso mi ha tradito sporcando la tela di sangue.

Alla penultima ora i miei compagni avevano religione; io no percheé sono ateo e quindi sono andato avanti con i compiti per casa.

All'ultima ora abbiamo avuto letteratura con il professor Guido Di Rado: ha 50 anni circa ed eò nella mia scuola da 20 anni; eò basso e durante l'estate ha messo su qualche chilo.

La lezione di oggi era su William Shakespeare. Lo credevo una noia mortale, ma era molto interessante; mi ha colpito una sua frase: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i nostri sogni”.

E allora ho pensato: “Percheé non realizzo il mio sogno? Faroò il detective!”.

Con il suono assordante della campanella sono corso fuori dalla scuola andando dal mio migliore amico, Dino Bigo, che eò in seconda D. Dino, a differenza di me, eò un genio in matematica; eò il tipico secchione, basso e grassottello, con gli occhiali, ma eò molto simpatico.

Per pranzo mia mamma mi ha preparato “calamaretti alla napoletana” e come dessert un babaò .

Dopo pranzo mancavano ancora due ore prima della lezione di batteria: potevo rilassarmi quanto volevo, ma mi sono ricordato che dovevo fare una ricerca di 250 parole sull'elettricitaò .

Quel pomeriggio non riuscivo proprio a lavorare, sia percheé mia sorella aveva organizzato un party e la musica era altissima sia percheé non avevo studiato niente di scienze.

Dopo due ore di estenuante scrittura di tre pagine bianche, sono andato a lezione di batteria: come riscaldamento ho fatto un po' di rullate, poi ho iniziato a fare il noioso solfeggio ed infine i ritmi.

Alle 17:00 sono tornato a casa dopo essere passato in cartoleria a prendere un quadernetto dove scrivere tutte le mie giornate, cioeò te Giustino. Ho fatto merenda con Nutella e pane, percheé c'era piuò Nutella che pane, e ho giocato un’ora e mezza con i videogiochi, fincheé non eò arrivata mia mamma.

Dopo cena mi sono imposto di fare il lavoro sull'elettricitaò , ma dato che non mi ricordavo niente ho fatto copia-incolla da Kindle_Lamp.com un sito di scienze.

Finita la ricerca, dato che non ero stanco, ho guardato la TV mezz'oretta e mi sono addormentato sul divano. Ho fatto un sogno molto strano, con qualcuno che mi parlava di una porta misteriosa che si apre… con le OSSA! Ok, forse eò stato un calo di zuccheri. Mi sono fatto un altro Nutella e pane per riprendermi e ora sono qui a scrivere la tua prima pagina.

Una porta che si apre con le ossa. Ma da dove mi eò venuta questa idea?

Edoardo

Caro diario, Mi chiamo Chloeò : i miei genitori mi hanno dato questo nome percheé gli ricorda un buonissimo e dolcissimo profumo.

Sono una ragazza che ama molto mangiare, anche se non si vede, percheé non ingrasso e sono molto magra e alta.

Una delle mie piuò grandi passioni eò la ginnastica ritmica e posso praticarla grazie alla mia corporatura.

Le mie amiche mi dicono sempre che ho dei bellissimi capelli rossi e che con gli occhi verdi sono ancora piuò bella, peroò non mi piace vantarmi.

Riguardando le foto da piccola, ho notato che i miei capelli sono diventati ancora piuò ricci.

Di conseguenza ai miei capelli rossi ho molte lentiggini, ma le copro quasi sempre col trucco, percheé adoro apparire carina.

In camera mia ho moltissime scatole contenenti orecchini, bracciali e occhiali percheé mi piace sempre abbinarli a come sono vestita.

Avendo un cane e una sorellina piuò piccola devo sempre avere molta pazienza, ma se poi mi fanno arrabbiare posso essere molto vendicativa.

Mi piace molto la scuola e amo prendere voti alti e per questo tutti mi dicono che sono una grande secchiona.

Amo tutte le materie, in particolare informatica, infatti sono molto brava con i computer.

Il mio futuro eò incerto percheé sono indecisa se fare l’attrice o la cantante.

Per imparare a fare entrambe le cose vorrei frequentare “Academy of music”, una scuola in cui s’impara a ballare, cantare, suonare uno strumento e recitare.

Nel mio tempo libero amo molto cucinare e sono diventata brava soprattutto a fare dolci.

Caro diario, spero che tu non ti stia annoiando, percheé come sempre parlo troppo, questo eò un mio grande difetto e non so come fare a perderlo percheé anche se ci provo non ci riesco mai.

Con me ho sempre un portafortuna, che eò una collana che ha un ciondolo che raffigura un barattolo di nutella, una delle cose che piuò amo. Mi eò stata regalata dai miei genitori quando ero piccola.

La mia casa eò molto grande, con un enorme giardino, in cui c’eò un’enorme piscina.

In agosto, per il mio compleanno, organizzo sempre una grande festa in piscina. Mio padre accende un grande focolare dove cuciniamo carne ai ferri e io faccio sempre una grande torta al cioccolato.

Dietro casa mia c’eò un bosco, dove amo andare a rifugiarmi quando sono triste o arrabbiata.

Vado lìò anche percheé ci sono delle piante che producono deliziosi frutti di bosco; i miei preferiti sono le more, i mirtilli e le fragoline selvatiche.

In quel bellissimo bosco ci sono anche i miei fiori preferiti: eò un vero paradiso per tutti cinque sensi.

Inoltre sempre dietro casa c’eò una piccola stalla dedicata al mio cavallo, che si chiama Funny. Funny eò un cavallo marrone con una bellissima criniera nera.

La mia camera eò enorme, ho un mio bagno personale, dove tengo tutti i miei smalti e prodotti per il corpo.

Nella mia camera ho anche un’enorme cabina armadio, dove tengo tutti i miei vestiti.

Sono una persona che ama vestirsi in svariati modi, infatti sono sempre adeguata alla situazione.

Siccome la nostra casa eò molto grande abbiamo anche due cameriere, una di loro eò parrucchiera: per il mio compleanno mi ha regalato un pettine che ho sempre con me.

Inoltre, in camera mia c’eò un’intera scrivania dedicata ai computer e ai videogame in cui mi esercito e mi diverto, e uno scaffale dedicato alle coppe che ho vinto facendo sport.

Il mio colore preferito eò il viola e da lìò nasce la mia passione per la campanula, un fiore che assomiglia ad una campana ed eò di colore violetto. Invece non ho mai sopportato le piante grasse, percheé quando ero piccola mi sono punta e mi sono fatta tanto male.

E tu diario? La pensi come me?

I miei genitori sono i responsabili dell’attivitaò di un grande stilista, di conseguenza viaggiano molto per le riunioni e spesso mi portano con loro.

Fino ad ora la cittaò che piuò mi eò piaciuta eò stata Parigi, e secondo me il monumento piuò bello eò stato la Torre Eiffel. In ricordo di quel monumento ho un bellissimo ciondolo per il mio braccialetto: nella mia camera ho dedicato una scatola solo per i ciondoli che amo comprare ovunque io vada.

Durante l’inverno, abbiamo una casa in montagna dove andiamo spesso per sciare e in questo periodo faccio anche le gare di sci.

Sono una persona che ama molto leggere, soprattutto i libri gialli, percheé sono molto curiosa.

Oggi ne ho trovato uno molto particolare nel cestino della mia bici. Era scritto a mano e parlava di una porta misteriosa, dietro cui si cela qualcosa di straordinario. Era scritto anche che la porta non si apre con normali chiavi. L’unico metodo per oltrepassarla eò incastrare nove ossa di forme diverse in altrettanti buchi presenti sulla sua superficie.

Interessante. Se sapessi che una porta cosìò esiste veramente, inizierei subito a cercare le ossa, naturalmente facendomi aiutare dai miei migliori amici. Sono troppo curiosa di sapere cosa nasconde!

Caro diario, per oggi eò tutto.

La tua amica Chloeò .

Ciao!

Caro Iradio, oggi ho deciso di comprarti percheé ho bisogno di qualcosa con cui possa sfogarmi, qualcosa di cui possa fidarmi, che sia solo per me e per nessun altro.

Prima di tutto ho deciso di chiamarti Iradio (io mi chiamo Finnighan Funky) percheé eò come se tu fossi la mia “radio personale”.

La prima cosa che posso confidarti eò che ho appena cambiato scuola e anche paese.

Purtroppo non ho amici. Lo confesso, nel mio paese mi chiamavano Animofono percheé parlo con gli animali (lo so’… dovrei smetterla), ed eò proprio per questo che ho voluto cambiare aria e fare nuove conoscenze.

La scorsa notte sono partito in tutta fretta, penso che non avrei dormito molto per l’ansia… lo sai, andremo molto lontano insieme, me lo sento!

Ti racconto il mio viaggio: la prima tappa eò stata un bar di una stazione di servizio aperta 24 ore su 24. Il barista era molto simpatico e non ho avuto rimpianti della mia vita passata.

Arrivati, io e i miei genitori abbiamo cercato subito la nuova casa in cui avrei dovuto abitare. Appena l’abbiamo vista siamo entrati e siamo stati assaliti da un’ondata puzzolente che mi ha invaso il naso, costringendomi a tapparmelo. Era un odore putrido, sembrava odore di varecchina misto a cacca di topo. Mi sentivo nauseato, oltre che schifato. Dentro non c’era ovviamente nessun mobile ma, odore a parte, l’aspetto dell’appartamento mi sembrava molto gradevole, con quei grandi finestroni e quel camino confortevole. L’unica cosa che non mi piaceva molto erano le scale: sembravano uscite da un film horror. Sembrava addirittura che al piano superiore ci fosse un bambola assassina, pronta ad accoltellarti e ucciderti.

Salite le scale ho scoperto (per mia grande fortuna) che non esisteva nessuna bambola assassina: c’era solo un portaombrelli rovesciato sul pavimento. Superata la paura mi sono diretto in camera mia. Per prima cosa mi sono disteso in una vecchia brandina, piena di polvere e terrificante. Era una sistemazione provvisoria percheé il camion dell’agenzia di traslochi non lavorava di notte e quindi arriveraò domani. Non ce la facevo piuò a sorreggermi: le gambe mi tremavano, non so se per la paura o percheé ero eccitato all’idea di andare in un'altra scuola e di avere nuovi amici. Spero di addormentarmi presto, con un sospiro pieno di varie emozioni, senza neanche accorgermene.

Prima ho fatto un giro in soffitta e sai cosa ho trovato? Una porta stranissima! Non aveva nessuna maniglia per aprirla, e nemmeno il buco della serratura. Ci sono nove fessure con strane forme, ma non si riesce a vedere attraverso quei buchi cosa c’eò dall’altra parte.

Pare che su questa casa girino strane storie e leggende. Chissaò se i miei compagni di classe ne sanno qualcosa. Domani proveroò a informarmi, se saranno gentili.

Ciao! Ti aggiorneroò domani su come andraò la mia nuova esperienza in questa nuova cittadina.

Fin

Caro diario, Io sono Jonial Amelly, ho quattrodici anni e sono un archeologo. Le mie caratteristiche fisiche sono molto particolari: nonostante la mia giovane etaò ho la barba. Ho il naso patata, occhi grandi e marroni senza occhiali, capelli fucsia di lunghezza media, orecchie piccole. Sono basso e magro.

Ogni giorno vado in palestra: se non vado, quando devo studiare mi stanco di stare seduto a lungo. Arrivo a casa per l’ora di pranzo.

Fare l’archeologo eò un lavoro molto interessante percheé posso andare in tutto il mondo e vedere un panorama sempre diverso, oltre a studiare come si svolgeva la vita in un periodo sconosciuto: eò una cosa molto eccitante, percheé stimola la mia immaginazione, quindi mi piace questo lavoro di archeologo.

Oggi, come tutti i giorni, dopo la scuola vado nel mio ufficio a guardare se c’eò qualcosa da fare. Prima di arrivare in ufficio, ho fatto un piccolo scherzo a una mia collega: ho messo un scarafaggio nel suo bicchiere. Quando ho sentito il suo urlo sono scappato via ridendo. Sìò, sono un burlone come molti ragazzi della mia etaò , ma quando lavoro sono molto serio.

Oggi peroò l’urlo non era dovuto allo scarafaggio, ma percheé non era riuscita a risolvere un enigma che ci eò arrivato via mail. Diceva che un gruppo di ragazzini sono partiti per un viaggio in giro per l’Europa: durante questo viaggio dovranno raccogliere delle ossa molto particolari che servono ad aprire una porta dietro cui si cela un mistero.

Io ho capito subito di cosa si tratta e sembra un compito perfetto per il mio lavoro, quasi quasi mi uniroò a loro per aiutarli, fornendo indizi di nascosto quando saranno giuò di morale! Vado via, devo preparare i miei bagagli prima di cena.

Questa eò la mia giornata di oggi.

A presto Tuo Jo

Caro diario, Mi presento, sono Lucky Logor.

Sono alto 1,70 e la mia corporatura eò longilinea. Ho gambe lunghe e mani sottili, gli occhi verdi sbarazzini, capelli castani lunghi e ricci, naso piccolo all’insuò e bocca larga e sottile.

Vado molto orgoglioso del mio fisico ottenuto dopo cinque anni di allenamenti assidui e costanti a calcio, anche se non faccio fatica percheé questo sport mi piace tanto.

A volte sono testardo e presuntuoso, divertente ed intelligente quanto basta, ma anche simpatico e disponibile verso gli altri.

Ti racconto un episodio divertente: oggi, a scuola, mentre il prof. spiegava storia, ha parlato di Erode. Io ho detto: “E-rode dea macchina?” e in quel momento sono scoppiate molte risate fra i miei compagni. Sfortunatamente il professore non ha colto il senso della battuta, a differenza dei suoi alunni, oppure non parla il dialetto veneto quindi non poteva “tradurla”.

Ti racconto un’altra cosa. Il giorno di S. Patrizio, mi sentivo fortunato, cosìò sono andato in tabaccheria a giocare al lotto: ho “puntato” pochi soldi e con mia grande sorpresa ne ho ricavati molti piuò del previsto. Sono riuscito, in questo modo, ad aiutare alcune persone in difficoltaò e questo mi ha reso felice.

Mi piace giocare con i videogiochi tipo Clash Royale e GTA V. Poco tempo fa, giocando a Clash Royale, sono salito in Arena 10 (Leggendaria), ovvero la piuò alta del gioco: ho tutte

le carte leggendarie, epiche, rare e comuni. Ho 5000 trofei e sono in classifica mondiale: sono in un bel clan nella TOP 100. In GTA V, mi diletto nelle Gare Malate con la mia Zentorno: arrivo raramente primo e nella Modalitaò Storia, arrivo qualche volta a cinque stelle.

Per dimostrare la mia esperienza nel campo parlo spesso in maniera logorroica, ma cerco d’intervenire in tutte le conversazioni quando mi eò possibile. Questo, a volte, mi succede anche a scuola peroò nelle situazioni piuò difficili puoò essere un vantaggio.

Sono anche creativo e per dimostrarlo ho costruito un allarme automatico, non tecnologico, con i pezzi che ho trovato in casa: sono stato soddisfatto della mia invenzione!

Es.: la Radice Cubica di 729 = n3 = 9 x 9 Spesso mi diletto anche disegnando soggetti ricchi di chiaroscuri o opere con gli acquerelli, x 9 = 729. ma la tecnica che mi piace di piuò eò quella con la Es.: la sabbia diventa vetro tramite una matita. sua proprietà fisica.

Mi piace anche studiare, ma vorrei farlo solo Es.: Roma si trova 41° 53’ 30” N e 12° quando lo decido io!

30’ 40” E Le materie che mi piacciono di piuò sono la matematica e le scienze, ma mi affascinano anche la fisica quantistica, l’astronomia, la chimica, la genetica e ginnastica.

Sono un tipo particolarmente timido e riservato, che ha bisogno solo di cose essenziali (minimalista).

Mi piace la musica in generale e soprattutto l’ Hip-Hop. I miei cantanti preferiti sono Fabio Rovazzi, J-AX e Fedez.

Qualche volta tendo a voler aver ragione anche quando ho torto: non eò una bella cosa e percioò cerco di cambiarmi e correggermi.

Dovroò stare particolarmente attento adesso che sto per partire per una missione importante assieme a i miei amici Edoardo, Chloeé , Jack e Finnighan.

L.L.

Caro Giustino, Sono sempre Edoardo ed ho una bella avventura da raccontarti. I miei amici ed io siamo partiti in tutta fretta per la nostra avventura: dobbiamo raccogliere nove ossa dalle forme piuò diverse che sono sparse in giro per l’Europa, incastrarle in una porta e scoprire cosa c’eò dietro. Come lo sappiamo? Grazie a un manoscritto dove ci sono tutte le istruzioni che la mia amica Chloeò ha trovato nel cestino della sua bici.

Innanzitutto dovevamo assolutamente trovare il primo osso: cioeò l’osso piuò piccolo del mondo. Ero convinto che fosse in Francia, quindi ci siamo diretti lìò. Siamo atterrati nella cittaò di Tarascon. Mentre camminavamo frettolosamente nel suo centro storico abbiamo notato una coppia di anziani sull’ottantina: la signora indossava un vestito lungo fino ai piedi, a fiori lilla e blu, con una cloche, cioeò un cappello rosso bordeaux, in testa; il signore portava un farsetto bianco.

Entrambi avevano il viso e le mani ricoperti di rughe. Noi stavamo cercando il municipio, ma non avevamo idea di dove fosse; allora abbiamo chiesto a quei due vecchietti delle informazioni a riguardo. Erano francesi per cui ho iniziato dalle basi (di quello che mi ricordavo).

“Bonjour!” ho detto. “Vous pouvez indiquier moi le mairie?” (“Potete indicarmi il municipio?”). I due vecchietti ci hanno guidato fino a un incrocio e si sono fermati davanti a una casa giallo canarino, ma non era il municipio. Ci hanno detto che il municipio era dietro la loro casa, ma volevano che entrassimo a prendere qualcosa. La casa era piccola e poco luminosa; c’era uno strano odore di zolfo.

La signora ci ha preparato 5 tipi di infusi: uno al limone, uno alla pesca, uno ai frutti di bosco, uno ai frutti tropicali e uno con tracce di rum. L’ultimo non lo volevamo assaggiare, ma la signore insisteva e allora l’abbiamo fatta felice. Quando l’ho finito mi girava la testa e la sentivo pesante, le gambe erano indolenzite, le palpebre erano pesanti. Piano piano tutti quanti ci siamo piacevolmente addormentati. Al nostro risveglio eravamo in una stanzetta piccola con una sola finestra in cui entrava una fioca luce solare. Quando tutti insieme siamo tornati in cucina, la signora stava pulendo le tazze. Stavamo ringraziando per andare via, ma la signora aveva chiuso la porta a chiave e ci ha pregato a rimanere. Noi ne abbiamo allora approfittato e le abbiamo chiesto delle cose riguardo a una leggenda che forse poteva aiutarci a trovare il primo osso. Di recente infatti, avevo sentito parlare di una leggenda di Tarascon, sulla Tarrasque.

La signora sembrava agitata, ma ci ha raccontato comunque la storia.

In Galazia esisteva un mostro capace di bruciare qualsiasi cosa lo toccasse: la Tarrasque.

La Tarrasque arrivoò al villaggio di Nerluc uccise gli abitanti e devastoò ogni cosa.

Marta di Betania raggiunse la Camargue a SaintesMaries-de-la-Mer. Qui trovarono il mostro, che venne ammansito da Santa Marta con una preghiera: ad ogni Ave Maria recitata la Tarrasque rimpiccioliva. Quando divenne minuscola, Marta la portoò a Tarascon e la lascioò lìò.

Ora sapevamo dove andare: se il mostro era rimpicciolito abbastanza, allora l’osso piuò piccolo del mondo poteva essere il suo. Un reperto cosìò importante doveva essere per forza custodito all’interno del municipio! Dovevamo sbrigarci, ma la signora ha cominciato a parlarci della sua abilitaò nel fare i croissant e poi del suo amore per le cloches. Non smetteva piuò e noi ci siamo guardati negli occhi e siamo corsi verso la porta, altrimenti ci avrebbe tenuti lìò per sempre. Siamo usciti in una frazione di secondo e abbiamo corso a perdifiato verso il municipio. La segretaria vedendoci arrivare ci ha accolti e ci ha dato dei depliant azzurrini con varie notizie riguardanti manifestazioni locali. Poi ci siamo diretti nella sala d’aspetto e io ho letto il depliant: ho notato subito una manifestazione in particolare, ovvero la celebrazione dell’uccisione della Tarrasque.

MANIFESTAZIONI IN PROGRAMMA 1. RECITA SCUOLA ELEMENTAR 2. CONCERTO ORCHESTRA PAESANA 3. UCCISIONE TARRASQUE (SI CERCANO VOLONTARI PER L’ORAGNIZZAZIONE e PER LA TUTELA DELL’OSSO)

Abbiamo deciso allora di andare alla biblioteca, nell’archivio, per cercare notizie sull’osso, ma non c’era niente che potesse aiutarci. Allora siamo andati al museo per vedere l’osso, ma arrivati lìò abbiamo affrontato un’amara scoperta: l’osso non era quello che cercavamo noi, bensìò un piede di un brontosauro, decisamente troppo grande. Allora ci siamo diretti alla stazione e abbiamo preso il primo treno per Parigi, quello delle 16:15, pensando che l’osso della nostra ricerca potesse trovarsi nella capitale della Francia.

Abbiamo trovato tutti quanti un posto a sedere. I sedili erano di velluto verde scuro un po’ rovinato: erano morbidi e avevano un buon odore di lavanda. Arrivati alla stazione di Parigi abbiamo attraversato il centro della cittaò : siamo passati accanto alla Torre Eiffel e all’Arco di Trionfo. Abbiamo pensato di entrare al Louvre: se dovevamo trovare quell’osso meglio partire da uno dei piuò famosi musei dell’Europa. Abbiamo preso i biglietti e siamo entrati: era enorme, ma noi siamo passati subito all’area di archeologia.

C’era una teca, con una targhetta che mi ha attirato subito: “Femore raro di minuscolo animale sconosciuto. Provenienza: British Museum.” Era il nostro osso, corrispondeva alla descrizione: dovevamo prenderlo! Avevamo organizzato tutto: ci saremmo nascosti nei bagni e alla chiusura saremmo usciti e avremmo rubato l’osso. Alle 21 il museo ha chiuso e noi siamo usciti dal nascondiglio e siamo andati nella sala di archeologia.

Abbiamo spostato la teca immacolata, che subito si eò riempita di impronte. Ho nascosto l’osso nel mio zaino degli scout. Siamo usciti di soppiatto dal museo e siamo corsi a un hotel che aveva ancora camere libere. Abbiamo nascosto l’osso nella valigia sigillata e l’abbiamo nascosta nella cassaforte. Ora sono qui a scriverti, ma sono stanco.

Vado a dormire, notte mio caro Giustino!

E. E.

Caro diario, sono Chloeò : oggi voglio raccontarti la seconda delle avventure che sto vivendo mentre cerchiamo le nove ossa.

Dopo aver trovato il primo osso in Francia, l’avventura insieme ai miei amici eò proseguita a Londra, in Inghilterra.

Volevamo visitare Buckingham Palace. Per nostra grande fortuna siamo arrivati giusto in tempo per il cambio della guardia e ne siamo rimasti affascinati.

Alla fine del cambio della guardia ci siamo fatti un selfie con una delle guardie; ci eò piaciuto cosìò tanto che abbiamo continuato a farcene altre cercando di farlo muovere.

Nel frattempo non ci eravamo accorti dell’orario, avevamo perso la cognizione del tempo.

Andando avanti ho visto un negozietto nella cui vetrina c’era un bellissimo bracciale. Ho chiesto ai miei amici se potevano aspettare un secondo, cosìò sarei potuta andare a prenderlo.

Dopo tutte queste distrazioni abbiamo cominciato a cercare l’osso anche se non sapevamo dov’era precisamente. Per due giorni abbiamo cercato per tutta Londra. Un giorno peroò abbiamo sentito una voce che diceva che c’era qualcosa di importante a New York.

Quando ci stavamo per rimettere in viaggio ha cominciato a diluviare e siamo dovuti andare in una locanda per passare la notte.

La mattina dopo ci siamo svegliati molto presto per riprendere il nostro viaggio, ma il proprietario ci ha costretti a rimanere ad ascoltare una leggenda, che parlava della torre di Londra.

Una delle prime leggende sulla Torre con i corvi eò quella sul dio celtico Braâ n il Benedetto, ferito a morte in battaglia contro il re irlandese Matholwch, che era stato crudele con Branwen, sorella di Braâ n. Quest'ultimo ordinoò di tagliarne la testa di Matholwch e di seppellirla sotto la collina dove ora sorge la Torre, come un talismano per proteggere la Gran Bretagna dalle invasioni francesi.

Mentre ci raccontava la leggenda abbiamo cercato varie volte di fermarlo ma non ci siamo riusciti.

Prima di andare a prendere il traghetto siamo andati a fare colazione e abbiamo mangiato i waffle (un piatto tipico inglese) e una spremuta d’arancia Mentre mangiavamo ci siamo accorti che era tardissimo e per arrivare al porto abbiamo preso uno dei tipici taxi londinesi.

Arrivati al porto, per la fretta e la paura di perdere la nave, ci siamo imbarcati di corsa senza accorgerci di essere saliti su quella sbagliata.

Durante tutto il viaggio abbiamo dormito per il grande stress.

Arrivata a destinazione ci siamo svegliati grazie a dei rumori.

Scesi dalla nave abbiamo visto un panorama un po’ diverso da quello che ci aspettavamo.

Dove eravamo finiti?

Siamo scesi e siamo arrivati in un paesino dove ci siamo ritrovati in mezzo a una grandissima folla e non capivamo cosa stesse succedendo. Ad un certo punto abbiamo cominciato a sentire il suono delle uilleann pipes , strumenti irlandesi simili a cornamuse, ma con un suono piuò dolce, e a vedere delle persone vestite con abiti tipici irlandesi.

Ecco dove eravamo finiti!

Si sono messi tutti a ballare. Intorno a noi c’erano moltissime bancarelle e c’erano dei souvenir stupendi.

Mentre camminavamo abbiamo visto un cartello tutto decorato con quadrifogli con soscritto “Fiera del Quadrifoglio”.

Dato che avevamo avuto la fortuna di ritrovarci in mezzo a questa bellissima fiera, abbiamo pensato di girare un po’ il mercatino per vedere se c’era qualcosa di carino da prendere.

Mentre camminavo demoralizzata, con la coda dell’occhio ho visto un bellissimo bracciale in argento con cinque ciondoli a forma di quadrifoglio, che non ho esitato neanche per un secondo a comprare.

Con quest’ultimo siano arrivati a 150 pezzi per la mia collezione di bracciali.

Mentre giravamo per la fiera abbiamo letto un libro di leggende, che diceva che al di sotto del paese giacevano dei resti antichi rimasti in alcuni tunnel.

Per accedere a questi tunnel bisognava raggiungere un’entrata segreta nascosta in un giardino a forma di quadrifoglio.

Di questa leggenda siamo rimasti molto incuriositi anche se non ci ha portato al secondo osso, ma questa eò un’altra storia e te la racconteroò un altro giorno, ora e tardi, A domani la tua amica Chloeé . :D

Caro Iradio, Sono ancora Finnighan.

Dopo essere stati in Irlanda e Inghilterra per niente, stiamo cercando la seconda delle nove ossa, questa volta in un paese che si affaccia sul Mar Baltico. Per non attirare troppa attenzione, abbiamo deciso di iscriverci a una scuola locale come studenti in visita.

Oggi eò stato il primo giorno di scuola, stranamente mi hanno accolto bene. Il professore di storia mi eò molto simpatico e mi diverte soprattutto il suo nome: professor Tarios Gatosfi. Ho capito che siamo in Lituania ma sti nomi proprio non li capisco. La scuola mi eò sembrata uguale ad ogni scuola del mondo a parte per la sua tenebrosa bandiera e per il suo aspetto esterno che eò veramente agghiacciante e mostruoso: una parte era rovinata e aveva tre o quattro finestre rotte (tra l’altro le finestre che non erano rotte erano comunque tutte crepate). Ho conosciuto anche i miei nuovi compagni e cinque di questi mi sono sembrati davvero simpatici e divertenti, proprio per questo hanno attirato la mia attenzione.

In questa scuola tutti hanno un soprannome (spero che il mio non sia di nuovo “Animofono”), anche i miei compagni di viaggio ne hanno uno: Jack eò Dino, soprannominato cosìò data la sua passione per l’archeologia, infatti va molto d’accordo con il prof di storia; Lucky Logor eò Panza, per la sua grande pancia (anche se lui dice di essere longilineo). Come al solito racconta barzellette a manetta, ne racconta di belle ma anche di terribili. Poi c’eò Chloeò Secchia, chiamata cosìò per la sua secchiaggine: a scuola eò un fenomeno e in giro ti dice tutto di tutto. Abbiamo conosciuto due gemelli che di cognome fanno Hans (forse sono emigrati dalla Germania): Pinco e Panco sono dei veri gemelli nel senso che sono uguali, si vestono uguali, hanno lo stesso carattere ma litigano sempre per via di Panco che eò nato due secondi prima di Pinco e di questo si vanta tantissimo, anche percheé sono nati verso mezzanotte e quindi in due giorni diversi. Dopo questo non posso che essere soddisfatto di questo primo giorno, sono stanco e vado a letto. Ciao vecchio mio.

Eccomi di nuovo, questa mattina eò andato tutto bene anzi, anche meglio di come pensassi. Per fortuna! Ero contentissimo percheé uno dei nuovi compagni, questa mattina, mi ha invitato a casa sua in occasione del suo compleanno. Finita la scuola e fatti quei noiosissimi compiti, verso le quattro sono andato da lui. Mentre entravamo tutti insieme, il suo cane, Sauro, ha portato un osso davanti alla porta. Sembrava strano, quindi ci eò venuta la brillante idea di esaminarlo. Dopo circa due ore di esame dell’osso, sfortunatamente ci eò caduto (per colpa di Pinco). Gli abbiamo fatto un sacco di rimproveri e ci siamo arrabbiati un sacco, peroò dentro abbiamo trovato una pergamena su cui c’era una mappa per trovare una delle nove ossa. Abbiamo cominciato subito a cercare. Dovevamo scoprire di che animale era quell’osso. Un’idea continuava a ronzarci in testa e abbiamo deciso di ascoltarla. Quindi non ci eò rimasto altro da fare che andare nella foresta dove era pieno di animali strani. C’era solo un piccolo problema, stava cominciando a far buio, ed essendo imbranati nel campeggio sapevamo che ci avremmo messo un bel po’ di tempo per montare le tende (avevamo tanta paura).

Durante il tragitto verso la foresta, Panza non faceva altro che lamentarsi dicendo: “Ho fameeee, ho fameeee, datemi da mangiare”. Per accontentarlo ci eò toccato fermarci in un pub lìò vicino (sennoò quello ci sbranava tutti). Dall’esterno sembrava una bella, accogliente e tranquilla trattoria, ma appena entrati ci siamo accorti che era tutt’altro, infatti era pieno zeppo di gente del posto. C’erano soprattutto dei vecchi che scherzavano, si raccontavano storie sulla loro infanzia e bevevano a sazietaò . Ci siamo seduti al bancone; era strano percheé era fatto di albero, ma un vero albero! Panza ha ordinato subito lo ”snack della casa” ovvero degli stuzzichini. Siccome non avevamo pensato a portarci via qualche spicciolo per le soste, abbiamo dovuto accontentarci dei pochi spiccioli che aveva trovato nella tasca destra dei pantaloni; fortuna che non gli sono scivolati lungo la strada, quella tasca aveva un grande buco nella parte superiore!

Alla nostra sinistra c’erano due ubriachi che ridevano senza un motivo, a destra invece c’erano tre strani signori che borbottavano su qualcosa. Essendo io molto curioso, ho avuto la faccia tosta di ascoltare le loro parole molto attentamente. Per mia sfortuna uno di loro, vedendo che ero interessato, mi ha coinvolto nei loro affari: era un signore alto come un grattacielo e grosso quanto un ippopotamo (quanto mi piacerebbe parlare con un ippopotamo, peccato che dalle mie parti non ce ne siano), magro e ossuto come un bastoncino del lecca lecca. Aveva un grande capello di paglia, simile a una balla di fieno con una lunga piuma che sfumava dal verde vomito al blu del mare piuò profondo (sinceramente ne ero un po’ terrorizzato): sembrava fissata con un elastico. In bocca teneva una lunga pipa spenta, d’altronde non so percheé la tenesse spenta visto che nel locale si poteva fumare. Finito di mangiare, per quanto poco, abbiamo pagato e abbiamo cercato di avviarci verso la foresta, quando ho sentito uno dei tre signori che mi chiamava: “Ragazzo, ragazzo vieni qui”.

Io per educazione l’ho ascoltato anche se ero di fretta e non avevo per niente voglia sinceramente. Lui mi ha detto, senza nemmeno ascoltare la mia risposta (senza offesa ma non me ne fregava proprio niente): “Conosci la leggenda del castello di Trakai? Si dice che un vecchio ogni anno vada ai piedi di quel castello laggiuò e decapiti la prima persona che trova. Ne butta la testa nel lago circondato da una grande foresta”. Appena ho sentito della foresta mi sono sentito gelare. Ero talmente preso che non mi sono accorto che ora era, infatti mi hanno chiamato i miei amici. I tizi che avevo incontrato peroò non volevano lasciarmi andare, mi volevano raccontare altre cose sul castello, non riuscivo proprio ad andarmene. Ho fatto finta di andare in bagno e di nascosto dopo due ore di attesa finalmente me ne sono andato. Siamo riusciti a montare le tende nel giro di un’oretta.

Spero di dormire senza pensare al terrore di questa spettrale, inaccogliente e mostruosa foresta! Peroò sono contento di aver risolto almeno una parte del mistero: una delle ossa,

quella a forma di teschio, si trova sicuramente nel lago vicino al castello. Domani ci immergeremo per trovarla prima di ripartire per un’altra tappa del viaggio: ce l’abbiamo giaò in tasca!

Ciao vecchio mio, a domani F.F. Caro Diario Ciao dal tuo Lucky Logor. Dopo aver recuperato il secondo osso, dovevamo assolutamente trovare il terzo.

Eravamo convinti che fosse in Austria, a Lienz, ma in questo momento ci trovavamo a Vienna per una visita guidata. Vienna eò particolarmente ampia e meravigliosa. Cose che ci ricorderemo sono la torta Sacher, patrimonio gastronomico, la ruota panoramica da cui si puoò osservare tutta Vienna ed i suoi musei, che testimoniano la storia della cittaò .

Poi abbiamo riguardato la cartina contenuta nel manoscritto che ha trovato Chloeò e abbiamo capito che un osso a forma di wafer si trovava vicino alla fabbrica della Loacker a Lienz. Abbiamo deciso di prendere il treno per Lienz. Siamo arrivati dopo un'ora e mezza nella famosa cittaò e, dato che eravamo nel posto, abbiamo deciso di mangiare qualcosa alla fabbrica della Loacker. Dopo esserci abbuffati, ci siamo concentrati sulla missione. Ad un certo punto, abbiamo riguardato la mappa e ci siamo accorti che era capovolta. Allora abbiamo pensato due cose: 1- L’osso a forma di wafer si trovava a Istanbul.

2- Siamo degli stupidi.

Per smaltire i dolci, abbiamo deciso di andare a Istanbul in bicicletta: il viaggio eò stato lungo ed impervio ma, alla fine, siamo arrivati a Istanbul, nella moschea blu dove dopo la morte di Saladino furono portate le sue ossa. Dopo 500 anni le ossa furono spostate in un luogo che l’imperatore soltanto sapeva ma l’imperatore morìò senza averlo detto al legittimo figlio. Cosìò il figlio cercando non le trovoò . Come avremmo potuto trovarle noi?

Per fortuna io ho uno zio che abita al palazzo reale dove Saladino andava a pregare e che oggi eò diventato un centro per turisti affascinati dalle arti.

All’aeroporto mio zio ci aspettava con impazienza percheé aveva altre cose da fare ma io non credevo che le avesse. Era un uomo con una barba lunga e grigia; sembrava il nonno di Cappuccetto Rosso ma aveva i capelli color marrone. Ci ha fatto fare una visita del castello in cui c’erano piuò stanze da letto che bagni ma la stanza piuò tenebrosa era il sotterraneo.

Ci ha mostrato anche le nostre stanze deve c’erano solo due letti e dovevamo spartirceli. Un servitore eò venuto a chiamarci per fare il giro della cittaò , ma ci ha avvertiti che lo zio non faceva vedere le ossa a nessuno. Fu interrotto dall’entrata dello zio che mi trascinoò fino alla macchina e mi disse dove erano nascoste altre ossa, tra le quali forse c’era quella che cercavo. Due erano nel sotterraneo, altre erano vicino a un obelisco famoso e altre ancora alla moschea. Tornati dal viaggio in giro per la cittaò avevamo visto la moschea e l’obelisco: sepolto alla sua base c’era l’osso a forma di wafer, il terzo che stavamo cercando! Lo zio si eò messo a dormire mentre noi ci siamo occupati di trovare le ossa persino nel sotterraneo dove vivevano ragni e topi, oltre a

baule appartenuto a Saladino. Dopo abbiamo chiesto allo zio di portarci all’aeroporto dove abbiamo cercato un biglietto aereo a un prezzo abbordabile per il viaggio verso Sarajevo.

A domani caro diario!

Caro Giustino, oggi siamo partiti prestissimo, alle 5 in punto, per trovare il quarto osso. Siamo andati a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina. Siamo arrivati in un’ora di viaggio, abbastanza tranquillo e senza contrattempi e ci siamo diretti al Ponte Latino, un ponte di origine ottomana che attraversa il fiume Miljacka. Abbiamo percorso il ponte tre volte, ma anche se l’avevamo esaminato attentamente non c’era l’ombra di un osso… UFFA! Era molto, ma molto, ma molto caldo: il sole era sopra le nostre teste e il suo calore era soffocante, come quando la mia pro-zia mi abbraccia mettendomi le braccia intorno al collo.

Allora abbiamo pensato di andare alla Cattedrale Ortodossa, ma non avevamo molto tempo.

All’interno non c’era grancheé che ci potesse aiutare: l’unica cosa che all’inizio ci ha un po’ attratti era una teca di vetro, ma dentro c’era solo l’HAGGADAH, il libro sacro ebraico che valeva un miliardo di dollari!

Allora siamo usciti, con neanche uno straccio di indizio… Questa volta era impossibile! Abbiamo guardato anche la statua di Mesš a Selimovicé , davanti alla cattedrale. Lìò abbiamo notato qualcosa di strano, un ciuffetto di peli di procione… Ma come poteva esserci un procione nel centro di Sarajevo?

E invece eccolo laò , un piccolo procione dal pelo grigio-nero…

Sembrava molto spaventato e aveva legato ad una zampa, con un nastrino oro, un bigliettino di colore rosso acceso.

Allora lo abbiamo inseguito, ma lui eò corso in mezzo al traffico e quella povera creatura eò stata investita da un carro che portava del fieno. Noi spaventati lo abbiamo soccorso nel traffico e lo abbiamo portato all’hotel rischiando di essere investiti pure noi, mentre lo portavamo in salvo.

Nella camera dell’hotel era fresco, rispetto alla temperatura esterna e si stava bene. Sul mio letto abbiamo messo il procione che, un po’ turbato, stava dormendo. Intanto io gli ho medicato la zampa ferita dallo scontro contro il carro.

Il biglietto che aveva sulla zampa era in rima e diceva: “Se il prossimo osso volete trovare, prima bene mi dovete ascoltare: il tempo che fu, il tempo che sarà, dovrai mostrarmi le tue abilità. Per scoprire il nascondiglio segreto, dovete sorpassare il divieto, ma attenzione: sulle vostre tracce c’è un brutto cafone che vuole vendere il procione”.

Abbiamo assistito il procione, rimuginando su quello che c’era scritto nel biglietto pensando a chi potesse essere il “cafone” e quale potesse essere il “divieto”. Solo dopo mi sono accorto che il procione aveva una piccola macchiolina bianca a forma di corona sul collo… Era una razza rara!

A tarda sera, il procione si eò svegliato e vedendoci eò scappato. Noi allora lo abbiamo inseguito per mezza Sarajevo, che eò bellissima di notte: il cielo stellato sopra le nostre teste e le luci che riempivano la cittaò sono uno spettacolo magnifico. Il procione peroò eò andato fuori dalla cittaò , verso il bosco e noi, di malavoglia, lo abbiamo seguito, lasciandoci alle spalle Sarajevo e il suo spettacolo di luci.

Il piccolo procione correva come un fulmine, ma all’improvviso si eò fermato: davanti a noi c’era un uomo sulla quarantina, basso e grasso, con un’espressione alquanto spaventosa. In mano portava un retino.

Allora era lui il brutto cafone che voleva catturare il procione e voleva ricavarne soldi vendendolo!

L’uomo ha abbassato il retino per prendere il procione che stava correndo nella direzione opposta, verso il cuore del bosco e noi lo abbiamo seguito. C’erano tantissimi alberi ed era molto difficile correre. Il procione si eò fermato davanti a delle rocce ricoperte di un soffice strato di muschio verde… Sembrava di toccare tanti marshmallow.

Ci ha guardati per un attimo ed eò andato dietro le rocce, dove c’era una piccola imboccatura, abbastanza grande per passarci anche noi. L’interno era enorme, ma era pur sempre una semplice tana da animali, con terra e provviste; il procione, mentre, noi guardavamo in giro, ha preso un osso e ce lo ha portato. Era l’osso che cercavamo: aveva la forma di un piccolo flauto!

L’ha dato a me e io l’ho messo nel mio zainetto.

Mentre uscivamo, l’uomo era davanti a noi e il procione per aiutarci a scappare, ha attaccato l’uomo e gli ha graffiato tutta la faccia. L’uomo eò caduto a terra e noi lo abbiamo portato dalla polizia. Ora eò in cella per aver cercato di catturare e vendere illegalmente un procione raro.

E l’osso eò in custodia dentro la scatola di sicurezza nel mio zaino.

Ora ti lascio Giustino, alla prossima avventura!

Ciao Iradio, eò da una settimana piuò o meno che non ti scrivo, ma adesso lo faccio per darti questa bella notizia: ho finalmente scoperto dov’eò nascosto il quinto osso, e tutto grazie al mio bravo prof di storia che anche lui questa settimana eò venuto con noi tra le belle coste della Croazia.

EÈ saltato fuori all’improvviso due giorni fa, tra il suo continuo parlare in “noionese”, ci ha anche raccontato una cosa che ha stuzzicato la mia attenzione: la leggenda di una grotta vicino alla tipica e turistica cittaò di Fiume.

Il viaggio continueraò piuò a lungo del previsto, ormai abbiamo deciso io e i miei amici. Non so come dirlo ai miei, ma

probabilmente mentiroò dicendo che faccio una vacanza in campeggio con i genitori dei miei amici.

I miei genitori, quegli impiccioni, sono insicuri quindi hanno chiamato l’unico numero che hanno cioeò quello dei fratelli Hans. Prima che rispondessero ho atteso per circa 15 secondi anche se mi sembrava un’ora. Le mani mi tremavano e la mia testa non smetteva di ripetermi “adesso sono spacciato”. Per fortuna hanno risposto i miei amici, i fratelli Hans! Sono dei racconta bugie pazzeschi: i due gemelli hanno detto che era una gita di qualche giorno. La cosa piuò bella eò stata che i miei ci hanno creduto e sono caduti nella lunga e forte ragnatela dei racconta frottole.

Cosìò il giorno dopo sono partito con i miei amici. La stazione vista dall’alto sembrava una schiera di astronavi aliene pronte a decollare per conquistare la Terra.

Eravamo pronti ma allo stesso tempo impauriti: la stazione dei treni era di gran lunga piuò grande di quanto ci saremmo aspettati. Subito ci siamo tuffati alla ricerca di un treno per la Croazia. Era davvero difficile: quel posto era un vero labirinto di corridoi e persone. Ma dopo qualche minuto l’abbiamo trovato: passava per diversi paesi ed era un tragitto davvero lungo.

Per fare uno spuntino ci siamo seduti su delle poltroncine che facevano proprio al caso nostro. Passate due ore ci siamo diretti al binario B. Arrivati ci siamo accorti che c’era una colonna interminabile di gente che andava e veniva. Abbiamo trovato il primo ferroviere che passava di lìò e gli ho detto: “Mi scusi signore, sa per caso dove parte il treno per la Croazia?” con un po’ di perplessitaò e stupore ha risposto: “Ragazzi il treno eò giaò partito due ore fa”. Non sapevo che rispondere, avevo le corde vocali bloccate. Mi sono fatto coraggio e gli ho chiesto: “Sa per caso se ce n’eò un altro? E lui: “Sìò, guarda, dovete proseguire dritti, finita la strada girate a destra e poi trovate il binario 7 ½”, “Grazie mille signore ci eò stato molto utile” gli ho risposto.

Mi sono rivolto ai miei compagni: “Binario 7 ½ bah strano” Era un binario strano e il treno per la Croazia non era di quelli belli e veloci ma era un semplice e brutto treno merci. Non avevamo i biglietti, cosìò siamo saliti su un vagone vuoto e scomodissimo. Appena partiti ci siamo accorti che era davvero lento. Quando ha cominciato a far buio, abbiamo mangiato una barretta energetica e siamo crollati in un sonno profondo. Al nostro risveglio era giaò mezzogiorno passato, abbiamo sgranocchiato qualcosa e abbiamo scambiato qualche parola. Nel bel mezzo del pomeriggio, Panza ha vomitato in testa a un tipo che era lìò ad aspettare il treno, che si eò a dir poco scocciato, tanto da seguirci. Io e gli altri ci siamo arrabbiati un sacco con Panza: “Cosa hai fatto??” gli urlavamo dietro. Il tizio ci ha inseguiti fino alle porte della fantastica cittaò dove eò nato Mozart: Salisburgo.

Il viaggio proseguiva e ormai, mancavano solo poche ore a Fiume: non vedevamo l’ora di arrivare, eravamo elettrizzati. Ciao vecchio mio eò notte e ci prepariamo a dormire per l’ultima volta su questo vecchio e sudicio vagone: devo essere sincero cominciavo quasi ad affezionarmici.

Ciao Iradio finalmente siamo arrivati: la Croazia, ma soprattutto Fiume, eò fantastica. Di nascosto siamo scesi dal treno e ci siamo diretti verso la cittaò muniti di zaini piuò grandi di noi.

Arrivati in centro abbiamo chiesto a un tizio con una strana capigliatura (era a dir poco spaventosa, unta e molto folta): “Mi scusi dove si trova la grotta?” “La grotta?” “Sìò, la grotta di Fiume” “Ah si la grotta sotto la montagna. Vedi quella montagna? EÈ proprio lìò sotto.” “Perfetto non saprei come ringraziarla”.

Dopo aver fatto una bella scorpacciata di succulento branzino, ci siamo diretti alla montagna e lìò la grotta era davanti ai nostri occhi, grande e meravigliosa. Un signore dall’aria decisamente strana, misteriosa e pazza, prima dell’ingresso ci ha raccontato una leggenda: “Una storia narra che dei pirati cercavano delle strane ossa, proprio come voi” Non riuscivo a capire come faceva a sapere che noi stavamo cercando le ossa.

“Essi si erano fermati qui per la notte, dopo aver trovato un misterioso osso perfettamente sferico, ma una frana colpìò la loro nave, facendo morire tutto l’equipaggio.

La nave rimase lìò, sotto le macerie, creando questa magnifica grotta dove il sole crea dei fantastici giochi di luci ed atmosfere”.

Ringraziato il signore di questa magnifica e utile leggenda, ci siamo incamminati dentro la grotta. Qui siamo stati sorpresi da una mini-frana creata dal proiettile luccicante della pistola di un signore, e che signore!

Avevo il cuore in gola percheé l’ho riconosciuto. Sìò, era lui: il tizio a cui Panza aveva vomitato sulla pelata! Ci aveva seguito fino a qui e noi non ce n’eravamo nemmeno accorti. Non credevo all’idea che quell’essere ripugnante ci avesse pedinato di nascosto per tre stati! Comunque noi ci siamo nascosti nel relitto di quella vecchia, logora e lurida nave che stava lìò da centinaia di anni.

Lìò, finalmente abbiamo trovato il quinto osso, quello perfettamente sferico: era nella stanza del capitano, dentro una teca di vetro molto resistente. Abbiamo tentato di infilare l’osso nello zaino di Secchia, cioeò Chloeò , ma eò stato quasi impossibile percheé c’erano dentro tre o quattro enciclopedie; poi si lamenta che lo zaino le pesa! Non glielo chiesi nemmeno altrimenti cominciava a lamentarsi per ore!)

Il tizio inquietante intanto era riuscito a raggiungerci: eravamo in grande pericolo. Ad un certo punto mi sono ricordato che a scuola avevamo parlato di un animale strano, l’insetto Micronecta choltzi che vive nelle grotte vicino all’acqua. In quel momento ne ho visto uno per caso in mezzo a dei barili rotti e ammuffiti. Mi ricordavo che emetteva un richiamo a 99,2 decibel, fastidiosissimo. Per fortuna sono riuscito ad acchiapparlo. Dopo mezz’ora che lo stuzzicavo sono riuscito a farlo “cantare”. Noi siamo svenuti e il tizio inquietante anche. Grazie al cielo ci siamo svegliati prima di lui e siamo riusciti a scappare. Preso un altro treno merci, siamo tornati a casa cinque giorni dopo. Nessuno dei genitori ha sospettato nulla, per fortuna! Abbiamo incastrato nella porta le cinque ossa che abbiamo trovato grazie al manoscritto di Chloeò , ma ancora non si eò aperta.

Adesso stiamo per partire alla ricerca delle altre.

Ciao vecchio mio, quest’avventura penso che non la dimenticheroò mai!

Caro diario Per cercare il sesto osso, che era a forma di foglia, ci siamo rintanati di nuovo nella casa a Lienz, in Austria. Eravamo sicuri che ci fosse sfuggito qualcosa.

Ero appena entrato in camera quando ho trovato una chiave misteriosa sul tavolo.

Stavamo uscendo quando sono inciampato su una, altrettanto, misteriosa cassetta.

Aveva una serratura ed abbiamo pensato che magari potevamo usare la chiave per aprirla: l'abbiamo aperta ed abbiamo trovato una mappa per il sesto osso: era in Romania. Chissaò chi ci stava aiutando con tutte queste indicazioni!?

Visto che non sapevamo con che mezzo di trasporto affrontare il viaggio che ci aspettava, siamo andati alla fiera delle mongolfiere di Lienz, dove abbiamo rubato una mongolfiera a forma di piramide di colore giallo ocra.

Ci siamo avviati verso la Romania: siamo saliti in mongolfiera ed abbiamo acceso il motore (fiamme), che ha gonfiato rapidamente il pallone a forma di piramide.

Dall'alto della mongolfiera abbiamo sorvolato paesaggi indimenticabili, vaste distese collinari e pianeggianti.

Le condizioni atmosferiche durante il viaggio sono state ottimali ma, ad un tratto, abbiamo riscontrato una folata di vento gelido che ci ha fatto dirottare verso la Sicilia, vicino al vulcano Etna: non avevamo abbastanza cibo e carburante percioò abbiamo deciso di sostare a Napoli per fare rifornimento di provviste e di combustibile; appena abbiamo finito di cenare, siamo ripartiti alla volta della Romania.

Abbiamo acceso i fari per assicurarci una vista migliore, anche se la luna ci ha fornito la sua "lampadina".

Ad un tratto abbiamo guardato su google maps dove stavamo passando: eravamo in Croazia e presto siamo arrivati quasi in Serbia, proprio al confine. Abbiamo attaccato la nostra mongolfiera a un albero, in modo da non poter vagare, e ci siamo infilati nei nostri rispettivi sacchi a pelo per passare la notte.

Il giorno seguente alle 7:30 di mattina, abbiamo intravisto un segno che ci ha fatto capire di essere arrivati in Romania: il Palazzo del Parlamento. Abbiamo sostato e ci siamo riposati fino a mezzogiorno.

Dopo aver pranzato siamo partiti alla ricerca dell’osso. Abbiamo cercato e cercato in tutti i posti possibili, ma abbiamo tralasciato il pezzo piuò ovvio: il tronco cavo di un albero.

Al suo interno abbiamo trovato una lince selvatica che custodiva un osso, ovvero quello che abbiamo cercato a lungo; la lince eò scappata per la paura e noi abbiamo guadagnato il sesto osso.

Caro diario, sono la tua amica Chloeò .

Oggi ti scrivo per raccontarti il seguito delle avventure mie e dei miei amici mentre stavamo cercando il settimo osso.

Stamattina, prima che arrivassero i turisti siamo andati a ricontrollare il giardino a forma di quadrifoglio che avevamo scoperto in Irlanda.

Io e i miei amici abbiamo cominciato a cercare e per caso, su un ulivo che si trovava al centro del giardino, ho notato una piccola insenatura a forma di quadrifoglio, che coincideva perfettamente con il ciondolo del mio braccialetto.

Allora ho deciso di provare a mettercelo sopra e improvvisamente il terreno ha cominciato a tremare. A quel punto ho deciso di chiamare gli altri e nel tempo che ci hanno messo ad arrivare, si eò aperta un’insenatura in cui si vedevano delle scale, ma prima di scendere abbiamo acceso le torce.

Le scale erano piene di ragnatele e di polvere e sentivamo degli strani rumori.

Arrivati in fondo non abbiamo trovato nulla, ad un certo punto peroò abbiamo cominciato a sentire dei rumori stranissimi: sembrava che qualcuno stesse facendo ssssssssssssss e non capivamo chi fosse fincheé non ci siamo ritrovati davanti un camaleonte, un animale che puoò cambiare colore ed eò principalmente erbivoro.

Appena l’abbiamo visto, abbiamo deciso di fargli qualche foto come ricordo di quel posto strano sotto la superficie del giardino a forma di quadrifoglio. Poi abbiamo notato che era ora di andare e abbiamo portato con noi il camaleonte.

Durante tutta la serata abbiamo giocato tutto il tempo con lui e lo abbiamo chiamato Gasi..

Mentre stavo uscendo, per terra ho trovato una busta che conteneva degli indizi su come trovare le ossa, e delle immagini su come erano le forme delle ossa mancanti.

Guardando le foto che ho trovato mi sono accorta che c’era un osso che assomigliava alla colonna vertebrale di Gasi. L’ho detto subito agli altri e abbiamo deciso di portarlo con noi per il resto del nostro viaggio.

Seguendo gli indizi che abbiamo trovato nella busta abbiamo deciso di andare in Danimarca e siamo andati a prendere l’aereo.

Arrivati in aeroporto abbiamo dovuto passare un sacco di controlli e abbiamo nascosto Gasi in una delle valige. Prima di caricarle lo abbiamo tirato fuori e messo in uno degli zaini.

Durante il viaggio abbiamo corso un sacco di rischi percheé continuava scappare e per tenerlo impegnato gli abbiamo comprato delle noccioline da mangiare.

Arrivati abbiamo subito cercato una stanza dove lasciare i nostri bagagli e abbiamo raggiunto la piazza piuò grande di Copenaghen come diceva l’indizio. Non abbiamo trovato nulla e pensavamo di aver fatto un buco nell’acqua.

Dopo un po’ peroò mi sono sentita qualcosa sulla spalla e quando ho girato la testa ho visto che era un colibrìò.

Sulla zampetta aveva un biglietto in cui c’erano le indicazioni per trovare un pezzo mancante per aprire la porta e siamo subito ripartiti portando con noi il colibrìò.

Con lui eò stato un po’ piuò difficile, percheé abbiamo dovuto nasconderlo sotto un cappello.

Quando siamo arrivati in Grecia, ad Atene, lo abbiamo tirato fuori e abbiamo notato che aveva fatto i bisognini sui capelli di Jack e siamo rimasti disgustati.

Il giorno dopo, appena ci siamo svegliati, siamo subito andati al Partenone come diceva il biglietto.

Lìò abbiamo cominciato a cercare qualcosa di strano, fino a quando abbiamo visto che in una delle colonne c’era un pezzo metallico e a quel punto abbiamo deciso di aspettare fino a sera che i turisti se ne andassero.

Dopo che se ne sono andati tutti, ci siamo intrufolati nel tempio e abbiamo raggiunto il pezzo metallico e lo abbiamo premuto.

In quel momento abbiamo visto le colonne scendere facendo spazio ad una porta dorata in cui era incastrato l’osso.

EÈ arrivata mattina, cosìò abbiamo richiuso tutto e portato via il settimo osso. Non vedo l’ora di scoprire cosa nasconde la porta!

Caro diario, per oggi eò tutto la tua amica Chloeò 

Caro Diario Sono Jack.

Dopo il viaggio in Grecia dovevamo assolutamente trovare l’ottavo osso: ero convinto che anche quello fosse in Grecia. Mentre camminavamo siamo stati fermati da un uomo che sponsorizzava un piccolo ristorante lìò vicino. Lui ha voluto portarci al ristorante ma noi non lo capivamo percheé parlava greco. Si eò inginocchiato e faceva gesti verso il ristorante.

Ci siamo diretti subito laò dentro per mangiare dato che era ora di pranzo e tutti avevamo molta fame.

Io ho ordinato una PITA GRECA, INSALATA GRECA con LOUX COLA e dell'acqua.

Finito di mangiare continuavano a portare del cibo gratis percheé volevano che restassimo, e il proprietario ci ha bloccati con dei gesti mentre uscivamo: sembrava volesse che restassimo laò , per molto tempo.

Poco dopo eò arrivato un interprete che ha detto: "Restate amici! Mio capo vuole che voi restiate un altro po' percheé qua non vengono tanti clienti e a lui piacerebbe che voi restaste ".

Io e gli altri abbiamo deciso di restare.

A un certo punto in mezzo all'insalata abbiamo trovato l’ottavo osso.

Mentre uscivamo, sono sbucate due guardie dalla cucina che cercavano noi e ci hanno inseguiti.

Noi, da agili giovani che eravamo, abbiamo seminato le guardie che erano un po' lente.

Passato qualche giorno, decidemmo di andare al museo dei dinosauri di una cittaò sperduta della Grecia. Il museo era molto grande: c'erano molte vetrine con reperti archeologici e nell'atrio c'erano le ossa di un grande dinosauro.

Io avevo deciso di non seguire gli altri percheé l'archeologia non mi ispirava e quindi sono rimasto nell'atrio a guardare il dinosauro o quello che ne rimaneva, cioeò le sue ossa.

Ad un certo punto mi sono accorto di un osso dietro la panchina: era il nono e ultimo osso mancante! L’ho preso e ho cominciato a correre verso la porta con i miei amici e le guardie che ci inseguivano e ci urlavano di fermarci.

Ci siamo nascosti dietro ad un cassonetto che era molto sporco.

Il giorno seguente essendo stanchi di essere inseguiti da guardie e di restare in Grecia, siamo ripartiti con un dirigibile noleggiato. Purtroppo, durante il viaggio ci siamo accorti che l’osso dell’insalata era un comune osso di pollo, non uno di quelli che avrebbero aperto la porta. Ne manca ancora uno!

Alla prossima avventura!

J.J.

Caro diario, oggi ho deciso di darti un nome, esso saraò : SMOODOLF (si pronuncia Smudolf); il percheé di questo nome? Percheé eò come la nostra amicizia (tra me e te, Smoodolf) che eò cosìò bizzarra, percheé in questi tempi non eò molto comune utilizzare un diario. Direi di rincominciare: Caro Smoodolf, ti sto scrivendo da questo bellissimo aereo (che secondo me non lo eò , secondo il resto del gruppo sìò) e ci stiamo dirigendo verso l'Ucraina. Abbiamo giaò otto ossa trovate. Mi sono dimenticato di dirti una cosa abbastanza importante: cosa avevo messo nella valigia, adesso te lo dico, ho messo: -il mio libro preferito di investigatori percheé potessi ispirarmi a lui per la nostra ricerca;

-la mia lente d'ingrandimento professionalissima ; -la mia finta pipa; -il mio bel cappello da detective; -il mio borsellino porta-oggetti; -i miei occhiali da lettura; -dei vestiti, tra cui una camicia da investigatore.

Era tutto pronto per cercare il nono osso. Abbiamo preparato l'occorrente per una gita nel bosco vicino alla cittaò dove alloggiavamo, alla ricerca di alcuni animali che avevano "contatti" con le ossa. Arrivati in quel bosco un po' strano, ci siamo divisi percheé cosìò avremo avuto piuò possibilitaò . A un certo punto ho visto un animaletto bizzarro, che corrispondeva agli animali che dovevamo cercare, ma non aveva nessun osso.

Aspettando gli altri, io e Edoardo Esposito abbiamo parlato un po' della nostra vita e di come ci stavamo divertendo a fare quell'avventura. Intanto eò arrivato il resto dei ragazzi, ma nessuno aveva trovato nulla. La nostra curiositaò era a 1000. Tutti noi ci chiedevamo cosa mai ci potesse essere dietro a quella misteriosissima porta, chi sa.... Ritornati all'hotel abbiamo passato il resto della giornata a rilassarci.

Abbiamo deciso di chiamare quella gita/ricerca La.Mi.Ne.Bo , cioeò La Missione Nel Bosco (le prime due iniziali) e di prenderci una giornata libera per il giorno dopo per fare quello che volevamo, ma io, ovviamente, ho una passione per l'investigazione o anche per la ricerca di indizi sulle ossa.

Ho cominciato la giornata con la mia solita colazione equilibrata, poi una corsetta e una bella doccia fresca. Dopo ero pronto per partire con il mio borsellino e i miei oggetti da investigatore. C'era solo un problema: non sapevo da dove incominciare!

Per avere un consiglio ho letto il mio libro per qualche pagina ma non mi diceva niente; per una volta il mio libro “ispirativo” non mi ispirava. L’ho gettato contro il muro facendo cadere un quadro che si eò rotto e… indovinate cosa c’era dietro la tela: il nono osso!

Quello a forma di foglio di quaderno! Finalmente potevamo tornare a casa e aprile la porta misteriosa!!!

Caro Diario Ecco la fine della nostra avventura!

Siamo arrivati davanti alla porta di legno scuro, sembrava ebano, in quel posto strano e abbandonato.

La porta era ricoperta di felci e muschio, ma si potevano trovare facilmente gli incastri per le ossa.

Prima peroò abbiamo voluto farci un selfie tutti insieme, davanti alla porta, per ricordarci della nostra avventura. Una ad una abbiamo incastrato tutte le ossa. Con l’ultimo osso, quello a forma di sfera, la porta si eò aperta cigolando leggermente. C’era una stanza, piccolina e quasi insignificante; profumava peroò di legno fresco e di erba appena tagliata. C’era un tavolo di legno polveroso e, come la porta, sembrava di ebano. Sopra c’era un libro con la copertina nuova di zecca, lucida e rigida… Siamo rimasti delusi, credevamo che ci fosse

un tesoro e invece era solo un libro. Sulla parete a cui era appoggiato il muro c’era la scritta: “L’importante eò il viaggio” e in effetti era cosìò. Tutti ci eravamo fatti nuovi amici e abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria. Stavamo uscendo quando Chloeò si eò fermata davanti al tavolo e stava osservando il libro. Tutti le abbiamo detto di lasciare perdere, ma lei lo ha aperto: si intitolava “Il mistero delle nove ossa”.

Chloeò ha urlato e noi siamo andati da lei. Ci ha mostrato, tremando come un foglia mossa dal vento, il libro e il suo contenuto. Era la nostra storia, come l’avevamo scritta nei nostri diari e c’erano tutte le nostre foto mentre cercavamo le ossa in giro per l’Europa!

Sul retro del libro, c’era la nostra foto, dove eravamo tutti insieme, quella che avevamo appena scattato! A tutti eò scesa una lacrima e poi Chloeò ha trovato sotto il tavolo un sacco con altri libri, uno per ciascuno tutti di colore diverso. Intanto peroò ha notato una porticina piccolina con otto serrature diverse. Allora ci ha fatto spostare il tavolo e abbiamo osservato meglio la porticina, di un colore oro-giallo un po’ antico e piena di ghirigori. Ci siamo accostati per vedere meglio la porta, abbiamo provato a bussare e all’improvviso abbiamo sentito un rumore di passi. E poi niente, silenzio. All’improvviso qualcosa ha rotto il silenzio e noi avevamo il cuore in gola. Dall’altra parte della porta ha risuonato un “TOC… TOC… TOC…”…

Fine