L'Isola News 3/2023

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News L’importanza delle “puppy class” Pesce scalare, un ”angelo” in acquario Come comunica il coniglio? Bentornato autunno!

Tante novità in arrivo

NUOVO & AUDACE

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NUTRIZIONE, FORMATI, RICETTE, FORMULAZIONI SPECIFICHE

COMPLETI E BILANCIATI • GRAIN FREE • ALTO CONTENUTO DI PROTEINE • NUOVE TEXTURE

INNOVARE, RINNOVARE, SORPRENDERE

Da oltre 20 anni Schesir è uno dei principali leader nel settore dell’alimentazione umida complementare per gatti. Forte della sua posizione nel canale specializzato, e grazie anche alla sempre maggiore fiducia nel brand da parte dei consumatori, Schesir vuole creare basi ancora più solide e innovative per contribuire alla crescita dell’intero comparto dell’umido gatto. Mercato che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero di prodotti nel segmento del complementare, ma senza vere e proprie innovazioni.

Le novità esclusive Schesir apriranno una nuova strada all’interno della categoria umido gatto, con nuove formulazioni e texture, e una grande conferma: l’utilizzo di ricette minimamente processate

L’innovazione di Schesir partirà proprio dai punti di forza del suo prodotto, rigorosamente a base di ingredienti di alta qualità e minimamente processati, con in più una maturata attenzione rivolta all’aspetto nutrizionale, mettendo il gatto e le sue peculiari esigenze fisiologiche e di alimentazione al centro della sua strategia, che sarà sempre di più basata su 3 pilastri fondamentali:

• Elevato apporto di proteine di qualità

Solo proteine animali da vere carni e vero pesce: gli ingredienti che ogni gatto si procurerebbe in natura, accuratamente selezionati.

• Il benessere dell’idratazione

Il gatto per istinto beve poco, perché in natura assumerebbe acqua direttamente dalle prede: Schesir apporta l’idratazione di cui ha bisogno.

• Gusto e varietà

Un’ampia varietà di ricette e consistenze diverse, per soddisfare le esigenze di tutti i gatti, anche i più difficili da accontentare.

Ma non solo: l’approccio del brand sarà arricchito da una crescente e mirata attenzione alle formulazioni, che saranno davvero “a misura di gatto”, sia dal punto di vista della fisiologia - e quindi dei bisogni alimentari del piccolo felino - sia considerando le peculiari esigenze del singolo soggetto (in base a età e caratteristiche), con un occhio di riguardo alla varietà di gusti e texture, in modo da soddisfare proprio tutti i gatti, sotto ogni aspetto.

Il gatto ha una lunga storia di predatore notturno, che al calare del buio va in cerca di piccole prede... Ed ancora oggi non ha perso l’istinto né le esigenze nutrizionali di vero carnivoro. Schesir After Dark è la linea di prodotti umidi completi & bilanciati che simulano perfettamente la preda che il gatto caccerebbe in natura: filetti di pollo selezionati e cotti al vapore, veri pezzetti di organi quali cuori, fegatini e ventrigli (ricchissimi in nutrienti) e nessun cereale.

• Ricette 100% complete e bilanciate, con tutte le proteine, vitamine e minerali di cui il gatto ha bisogno;

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• Con ingredienti naturali minimamente processati, dall’alto valore nutrizionale.

Disponibile in 5 diverse varietà di gusto declinate in 3 diverse texture, per accontentare tutti i gusti: filetti in brodo, in paté macinato, o in vellutata mousse.

Sommario

L’Isola News n. 3/2023

Registrazione al Tribunale di Rovigo

n.2/2016

Realizzazione: Edizioni DM Srl via Andrea Costa, 2 - 20131 Milano

Direttore responsabile: Annalisa Celeghin

Caporedattore: Stefania Colasuono

Impaginazione: Silvia Ballarin

3 EDITORIALE

Arrivederci, nostro caro amico

4 NEWS DALL’ISOLA

Insegna dell’anno 2023-2024: sono aperte le votazioni!

5 L’Isola delle Zampette Solidali

6 VITA A SEI ZAMPE

Come comunica il coniglio?

9 CUCCIOLI IN FAMIGLIA

Cuccioli, socializzazione e puppy class

14 LA SALUTE VIEN MANGIANDO

I pericoli del tartaro

17 CURA&BENESSERE

Arriva il freddo? Proteggiamoli!

20 COMPORTAMENTO

Il comportamento del gatto cambia dopo la sterilizzazione?

26 RAZZE

Bull Terrier, un dolce “testone”

28 LO SPORTELLO LEGALE

L’abbaio e la legge

31 EDUCAZIONE

“Legami” di amicizia: tutto sulla camminata al guinzaglio (2° parte)

35 ASSOCIAZIONI

Dalla parte dei gatti più sfortunati

38 SPORT CINOFILI

Dog Triathlon, quando il divertimento si fa triplice

41 ACQUARIOLOGIA

“L’angelo” dell'acquario

44 ETOLOGIA

Un “nobile” tra i boschi

46 LO SAPEVI CHE?

47 L’ISOLA DEI GIOCHI

Hanno collaborato: Maria Chiara Catalani, Sara Conversano, Sabrina Giussani, Federica Guattari, Stefano Mongiusti, Massimo Perla, Argentina Raggio, Claudia Taccani

Foto: Shutterstock

Per la pubblicità: L’Isola dei Tesori, via Maseralino, 23 - 35020 Pernumia (PD) Telefono: 0429-765911

Stampa: Coptip - Modena (MO)

Contatti

Telefono: 0429-765911

Sito web: www.isoladeitesori.it

Email: info@dmopetcare.it

Arrivederci, nostro caro amico

Care lettrici, cari lettori, oggi celebriamo la lunga vita di un grande cane, Duke, l’American Staffordshire Terrier che per tanti anni ha passato gran parte delle sue giornate negli uffici di Isola dei Tesori. Arrivato nel 2008, si è subito sentito a suo agio nel quartier generale dei nostri negozi, tanto dal non lesinare grandi dormite sdraiato su ben due sedie, preferibilmente alla reception. Ha sempre partecipato a incontri e riunioni, dando il suo prezioso contributo con un russare rasserenante e discreto. Non crediate, però, che fosse tutto rose e fiori. Il buon Duke, testone di fatto in quanto molossoide ma anche di carattere, amava essere al centro dell’attenzione e quando questo non si verificava, passava ai fatti rubacchiando piccoli oggetti, che sgranocchiava con perizia riducendoli a brandelli, salvo poi guardarvi con fare innocente. Grande e grosso come un Amstaff può essere, intimoriva qualche nuovo arrivato, salvo poi redimerlo e condurlo sulla strada lastricata d’oro dell’amore incondizionato per i cani. Duke era così e credo sia stato il suo lascito più bello e profondo: ti guardava negli occhi, con quel suo sguardo inconfondibilmente puro, e ti faceva passare ogni paura per i quattro zampe. A volte condiva questa sua occhiata con qualche leccata vigorosa, che lasciava il segno sulla pelle ma anche – e di più – sull’anima.

Grazie,Duke

(28.6.2008 – 5.6.2023)

Annalisa Celeghin Direttore Responsabile

Editoriale 3
“A volte mi sono chiesto perché la vita dei cani è così breve e sono convinto che questa sia una forma di compassione nei confronti della razza umana; perché se soffriamo così tanto quando dobbiamo separarci da un cane dopo aver vissuto con lui dieci o dodici anni, cosa succederebbe se vivessimo con lui il doppio di questo tempo?” Walter Scott
Duke cucciolo Duke in ufficio Nonno Duke
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Come comunica il coniglio?

Il nostro amico a quattro zampe esprime il proprio stato d’animo in tanti modi differenti, con versi, atteggiamenti e posture ben precisi: conosciamolo meglio.

Argentina Raggio

Medico veterinario specialista in clinica e patologia degli animali da affezione

Iconigli sono animali sociali, pertanto hanno capacità comunicative molto sviluppate. La necessità di mantenere rapporti coi membri del proprio gruppo e, al tempo stesso, di tenere lontani i soggetti che ne sono estranei li rende fortemente territoriali ed, essendo delle prede, è per loro particolarmente importante avere sempre sotto controllo la situazione ambientale.

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Vita a sei zampe

La marcatura

La comunicazione del coniglio è ricca di atteggiamenti posturali, mimica facciale, prossemica e vocalizzazioni. È un animale molto curioso e interattivo, socievole ma anche riservato e può, quindi, essere molto affettuoso tanto quanto manifestare aggressività o riluttanza al contatto. Uno degli atteggiamenti più tipici è rappresentato dalla marcatura, cioè l’emissione intenzionale di urina o feci nell’ambiente, su oggetti o anche su altri individui. Essa rappresenta un’espressione di territorialità e possesso nonché uno stato di disagio o stress, in quanto si intensifica se il coniglio percepisce una minaccia per il “suo” ambiente (a volte anche lo spostamento di un mobile, la presenza di un altro animale o di persone), ma può verificarsi anche a causa dello stress ormonale sia nel maschio che nella femmina.

Lo strofinamento

Tipico atteggiamento di marcatura è, poi, lo strofinamento del muso su oggetti, persone o punti considerati strategici, grazie al secreto di ghiandole poste nel mento (ghiandole di Jacobson) o anche sotto la coda. I conigli hanno un olfatto molto sviluppato e gli odori costituiscono uno dei più importanti mezzi di comunicazione: molti segnali sono trasmessi mediante la produzione di feromoni. I soggetti dominanti, infatti, producono una quantità superiore di composti chimici aromatici, che fissano e conservano l’odore che depositano pro-

prio tramite lo sfregamento. Le sostanze secrete sono, in realtà, inodori per l’uomo ma vengono percepite dagli altri conigli e rappresentano pertanto un segno di riconoscimento distintivo di ciò che ritengono di loro proprietà (se lo fanno con una persona vuol dire che la riconoscono come un membro del gruppo).

L’attaccamento al “proprio” umano

Quando il nostro coniglio, invece, comincia a girare in cerchio, simulando una specie di danza, vuol dire che sta facendo un rituale di corteggiamento. Nel compiere dei giri a otto tra le gambe del proprietario emette anche in modo ripetitivo dei suoni gutturali. Tale atteggiamento è una manifestazione di attaccamento, dominanza e possesso nei confronti della persona alla quale rivolge queste attenzioni ed è tipico del maschio non sterilizzato.

Per esprimere disappunto

Un comportamento che indica nervosismo e fastidio è il boxing, cioè lo sbattere i piedi violentemente per terra quando qualcuno si avvicina o addirittura accenna un contatto . Così facendo, il coniglio avvisa e minaccia che non vuole essere toccato e potrebbe anche reagire aggredendo. Può scalciare, inoltre, quando spostiamo le sue cose, perché è un animale abitudinario e manifesta così disapprovazione, oppure quando si infastidisce per eccessive coccole, contatti o attenzioni nei loro confronti.

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Paura e allerta

Tra le manifestazioni particolari, ma non esclusive, del coniglio troviamo il freezing, che rappresenta un tipico atteggiamento di paura. Si tratta di un vero e proprio irrigidimento statico del corpo, che si appiattisce a terra immobile nel tentativo di fuorviare il predatore (ben diverso, dunque, dall’immobilità tonica, che non è un atteggiamento naturale e si attua quando il coniglio viene posto supino). Una manifestazione di sicura paura, o addirittura terrore o dolore, si ha quando “ziga”, cioè emette vere e proprie urla. Un atteggiamento che manifesta allerta , invece, è quando il pet si ferma, con le orecchie dritte orientate in avanti, gli occhi spalancati, le narici dilatate con ampi movimenti e i muscoli del corpo rigidi , a volte con la parte anteriore sollevata. Tutto potrebbe preannunciare, se si sente alle strette, una fuga o un attacco.

Manifestazione di gioia

Al contrario, un segnale di benessere e gioia si vede quando inizia a saltellare rapidamente, compiendo balzelli veloci e corsette sfrenate, ad esempio da un divano o da un letto e in un arco di tempo molto circoscritto. Attenzione: se questo atteggiamento continua in modo frenetico e persistente, associato a rosicchiamenti e scavature compulsive, allora denota una situazione di stress.

Il bruxismo, ossia il digrignare dei denti, va interpretato. Se viene fatto in modo forte e aspro è un segno di nervosismo e di dolore; quando, invece, è leggero e delicato si chiama “macina” ed esprime uno stato di godimento (per esempio, durante le coccole), con sensazione di piacere e rilassamento (le cosiddette fusa del coniglio).

Un po’ di relax

Segno di riposo, relax e agio si rilevano anche quando il nostro coniglio “sfloppa” , cioè si butta repentinamente su un fianco con un tonfo, soprattutto dopo aver giocato e quando è molto stanco Resta sdraiato a terra con le zampe posteriori di lato o tirate dietro, manifestando un senso di rilassamento; se si fida dell’ambiente in cui si trova può anche addormentarsi in questa posizione. Curiosità, allerta o richiesta di cibo, infine, si esprimono quando il nostro pet “fa l’omino”, cioè si alza in piedi restando in equilibrio sui posteriori, un po' come fanno le marmotte.

Il coniglio esprime malessere con la mimica facciale (“facies dolorifica”) e con le posizioni del corpo, che il medico veterinario aiuta il proprietario a decifrare in caso di necessità.

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Vita a sei zampe

Dott. di Ricerca in Fisiopatologia e Medicina degli Animali d'Affezione

Mail: mchiaracatalani@gmail.com

Cuccioli, socializzazione e

puppy class

La socializzazione, l’apprendimento e l’educazione sono fondamentali per la crescita sana ed equilibrata di un cucciolo. A questo proposito può essere di grande aiuto la partecipazione alle puppy class, preziose per l’evoluzione del nostro amico peloso, di cui noi siamo sempre il principale punto di riferimento.

in
Cuccioli
famiglia

Il periodo evolutivo di un cucciolo - che va dalla nascita alla maturità sessuale - è una fase di vita molto preziosa. I cambiamenti sono continui, velocissimi e sorprendenti per molti aspetti, poiché rappresentano una repentina evoluzione del corpo e della mente.

Il periodo delle fasi “sensibili”

Questo tempo è caratterizzato da fasi cosiddette “sensibili”, così definite perché effettivamente danno al piccolo una fortissima capacità di percepire tutto ciò che lo circonda, farlo proprio, trasformarlo nel suo individuale bagaglio di emozioni ed esperienze, che porterà con sé per tutta la vita. È importantissimo, per queste ragioni, stargli vicino, proporgli esperienze e attività piacevoli, indirizzando le sue naturali attitudini - in questo consiste l’educazione - e dandogli modo di sperimentare la curiosità attraverso l’affidamento ai suoi referenti umani.

La nostra presenza è fondamentale

Per crescere un cucciolo sereno, equilibrato e fiducioso abbiamo molte possibilità e una buona dose di impegno da preventivare. Il primo passo per intraprendere questo viaggio insieme è essere consapevoli del fatto che per i nostri cuccioli siamo una vice mamma, quindi una figura di riferimento che ha un ruolo fondamentale. Siamo la loro fonte di sicurezza, una guida che incoraggia, dà l’esempio, aiuta e propone esperienze che possano arricchirli giorno dopo giorno, attraverso la condivisione e il piacere.

Un solido rapporto di fiducia

Fisiologicamente, intorno al secondo mese di vita e successivamente tra i 6 e gli 8 mesi, i cuccioli

mostrano delle fasi di prudenza e timore verso le novità, le guardano con calma, cercano di capire, osservano la nostra reazione per decidere come affrontarle. In questi periodi diviene fondamentale, quindi, dare loro il giusto supporto. L’aiuto migliore da offrire a un cucciolo consiste nell’incoraggiarlo, sempre, evitando di metterlo in difficoltà in situazioni troppo caotiche, confortandolo quando dovesse mostrare paura e costruendo la sua autostima per piccoli step. Procedendo in questo modo, avremo un piccolo che si affida serenamente a noi e che, giorno dopo giorno, comincerà a osservarci attentamente nelle situazioni che non conosce e che lo preoccupano, imparando a seguire fiducioso il nostro esempio.

L’ ”asilo” per i cuccioli

Tra le esperienze piacevoli durante le quali mettere in pratica il nostro ruolo di guida, offrendo al cucciolo divertimento e contesti educativi, ci sono anche le cosiddette “puppy class”, ovvero gruppi organizzati di “piccoli teppisti in erba”. Definendole più seriamente, si tratta di classi destinate a cuccioli di diverse età, meglio ancora se poco numerose e strutturate con soggetti coetanei, che rappresentano occasioni per socializzare, apprendere il modo migliore di comunicare, approcciare altri cani, esplorare e giocare. In sostanza, quando ben organizzate, le classi cuccioli sono una sorta di asilo dove si impara, si fanno belle esperienze insieme al proprio “umano”, si conoscono cose nuove con l'aiuto di cani e umani adulti e pazienti.

Taglia ed età adeguate

Solitamente l’organizzazione prevede la selezione di soggetti di taglia ed età simili. Questo accorgimento è utile per evitare che i più piccoli possano essere sopraffatti e intimoriti dai grandi. È naturale, infatti, che cani giovani possano giocare in modo irruento, correre, rincorrersi, mordicchiarsi e abbaiare ma, se questo accade tra soggetti di età differenti o di taglie molto diverse, può diventare spaventoso per i più piccini. Inoltre, lavorare con cani simili permette all’educatore di fissare degli obiettivi congrui rispetto alla fase evolutiva dei partecipanti, organizzare attività gratificanti e prevedere tempi adeguati alle possibilità.

Le puppy class per i più piccoli…

Per cuccioli di 3-4 mesi, ad esempio, gli obiettivi possono ruotare attorno alla socializzazione con i conspecifici e a quella ambientale, ovvero l’esplorazione accompagnata e guidata di spazi sicuri e protetti, nonché all’ampliamento del bagaglio esperienziale, cioè la scoperta di modi diversi di giocare e muoversi. Gli incontri per cuccioli di questa età solitamente sono brevi, dato che hanno ancora bisogno di riposare dopo l’attività, per

Cuccioli in famiglia 10

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a patto che sia garantita dal gestore la salubrità e la pulizia della struttura, sia obbligatorio che ciascuno di loro abbia un’adeguata protezione vaccinale e antiparassitaria, e che non siano previste attività che prevedono la presenza di molti cani contemporaneamente presso il centro nel periodo in cui si svolgono le classi.

recuperare energie e rielaborare il vissuto. È importante, inoltre, che vi partecipino gruppi composti da pochi soggetti (cinque o sei cuccioli al massimo), affinché ciascuno di loro non viva un’esperienza troppo caotica o eccitante e disorganizzata.

… e per i “più grandi”

Con l’avanzare dell’età, la puppy class può essere fatta anche con qualche partecipante in più, evitando comunque gruppi troppo numerosi, e alle attività di socializzazione possono aggiungersi sessioni di “educazione di base”, che consistono nel prendere dimestichezza con la passeggiata al guinzaglio, imparare a rispondere alle richieste del referente come un “aspetta qui”, magari fuori da un negozio, oppure un “seduto” o, ancora, prendere confidenza con ambienti più complessi e situazioni leggermente più stimolanti e impegnative, sempre con la dovuta gradualità e con il piacere di emozioni positive.

I pro della puppy class

La cosa fondamentale per scegliere una puppy class che offra una bella esperienza per il nostro cucciolo è valutare attentamente la professionalità di chi la organizza. Questa si traduce nell’ adeguamento del numero di partecipanti alla loro età, nella formulazione di gruppi non troppo numerosi, nella disponibilità di ambienti sicuri, puliti , strutturati e modificati sulla base delle necessità della classe. Un altro elemento distintivo è la cura nella richiesta di garanzie sanitarie. Più cuccioli possono stare insieme e frequentare un centro cinofilo senza correre rischi,

Quando rivolgersi al veterinario esperto in comportamento Di contro, scegliendo la situazione e il professionista giusto, difficilmente ce ne sono. Le uniche criticità possono coinvolgere e riguardare quei cuccioli con bisogni specifici correlati alla loro taglia, a profili problematici e a difficoltà o inseriti in situazioni di vita complesse. Per loro sarebbe meglio affidarsi prima a un medico veterinario esperto in comportamento, con il quale sarà possibile decidere se iscrivere il cucciolo e quando farlo partecipare alla puppy class, scegliendo il gruppo più adatto alle sue esigenze.

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I pericoli del

tartaro

Il tartaro rappresenta un vero e proprio pericolo per la salute dei nostri pet. Vediamo come si forma, quali conseguenze può avere e cosa possiamo fare per prevenirlo… o curarlo.

Medico Veterinario

Medicina comportamentale

Nutrizione e dietetica clinica del cane e del gatto

Mail: federicaguattari@hotmail.com

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La salute vien mangiando

Il tartaro non è altro che placca calcificata sulla superficie dentale. Dunque, si tratta di batteri, residui di cibo e sali inorganici che si accumulano sui denti dopo i pasti e lì rimangono nel tempo solidificandosi progressivamente, fino a formare una patina giallastra e molto dura. La formazione di tartaro avviene sia nei cani che nei gatti e la sua deposizione dipende da numerosi fattori, tra cui le modalità di prensione dell'alimento, la masticazione, la composizione salivare e l'igiene orale , mentre solo in minima parte influisce il tipo di alimentazione che segue l’animale.

(Anche) questione di razza

I cani di piccola taglia e quelli con il muso allungato sono generalmente i più colpiti, indipendentemente dal tipo di dieta che seguono. Infatti, tra le razze a maggior rischio di problematiche odontoiatriche secondarie al tartaro troviamo Yorkshire terrier, Barboncini e Maltesi.

Quali pericoli?

Il tartaro può rappresentare un pericolo per la salute dei nostri animali? Sì, può esserlo se non tempestivamente diagnosticato e trattato. Esso può causare e nascondere problemi piuttosto seri, come carie, parodontite, gengivite e infiammazioni, fino alla perdita dei denti e infezioni sistemiche. Questo avviene perché si insinua all’interno della gengiva, depositandosi nello spazio tra il dente e la gengiva stessa e formando delle tasche in cui la proliferazione batterica è molto elevata e denti e gengive vengono danneggiati in profondità.

Alcuni accorgimenti

Prevenire è meglio che curare: la masticazione è un'attività fondamentale per cani e gatti e può essere d'aiuto nel ridurre l'accumulo di placca , allontanando meccanicamente i residui di cibo prima che questi abbiano il tempo di calcificarsi. Tuttavia, questa non può essere l’unica strategia per combattere il tartaro, soprattutto quando la calcificazione è già iniziata. Spazzolare brevemente i denti agli animali che lo accettano può essere un ottimo sistema per ridurre ulteriormente la deposizione di placca, ma l’azione meccanica dello spazzolamento non potrà rimuovere il tartaro già depositato.

L’intervento del medico veterinario

In questo caso, l'unico metodo davvero efficace per rimuovere il tartaro è la detartrasi , pratica medica che può effettuare soltanto il medico veterinario. Solo in questo modo, infatti, potrà essere rimosso anche il tartaro all'interno della tasca gengivale, che è il più pericoloso!

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Il tartaro ricopre parte della superficie dentale, rendendo molto più difficile accorgersi repentinamente di un eventuale problema di salute del dente stesso.

Liberi di essere sé stessi

DOG COAT COLLECTION 23/24

Ogni giorno è quello giusto per volerci bene e per dedicare tempo e creatività a chi amiamo. Senza limiti.

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Arriva il freddo?

Proteggiamoli!

In autunno possiamo proteggere i nostri amici pelosi dai primi freddi e dalle giornate piovose, coprendoli con cappottini e impermeabili ideali affinché la passeggiata sia sempre un momento di relax e divertimento.

Arriva l’autunno ed ecco che le giornate iniziano a essere più fredde e piovose. Per non rinunciare alle passeggiate con i nostri amici a quattro zampe e proteggerli dalle temperature più basse, dal vento e dalla pioggia possiamo optare per dei capi d’abbigliamento pratici e funzionali, come cappottini, impermeabili e mantelline.

Servono a tutti?

Si tratta , in particolare, di capi molto utili per alcuni cani come, ad esempio, quelli a pelo corto o sprovvisti di sottopelo (pensiamo al Boxer e al Weimaraner), ma anche per i pet di piccola taglia, come Chihuahua, Pinscher e Maltese. È importante, infine, tenere conto dell’età: senza dubbio, i cuccioli e gli anziani hanno più bisogno di essere coperti per sopportare al meglio l’umidità e restare al caldo durante una passeggiata.

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Sara Conversano
Cura&Benessere

Per ogni esigenza

Scegliere l’indumento più adatto al proprio cane è piuttosto semplice, grazie all’ampia scelta di modelli, materiali e funzionalità che si trova in commercio. Ecco, allora, che per affrontare al meglio il periodo autunnoinverno ci vengono in aiuto cappottini e piumini, studiati per tutte le taglie e per garantire - oltre al riparo - anche comfort e sicurezza. In base alle esigenze del proprio amico peloso si può optare, ad esempio, per un modello impermeabile, imbottito, in pile, con o senza cappuccio, per non dimenticare i capi double-face, perfetti per i più “modaioli”.

E se piove?

Specificamente ideati per proteggerli dalla pioggia sono, poi, gli impermeabili e le mantelline: con una fodera interna per scaldare il cane, sono realizzati con tessuti traspiranti e leggeri e svolgono anche un’azione antivento. Gli impermeabili, in particolare, sono dotati di un comodo cappuccio per un riparo ancora più completo.

Cura&Benessere
Cappottini, piumini e impermeabili sono spesso realizzati con tessuti lavabili in lavatrice, per una massima praticità.
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Il comportamento

del gatto cambia dopo la sterilizzazione?

Comportamento
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La fase adolescenziale che attraversa il nostro amico a quattro zampe e la sterilizzazione possono causare alcuni cambiamenti sia a livello emozionale che comportamentale. Vediamo come “supportarlo”, anche attraverso un maggiore arricchimento ambientale.

Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale e in IAA

Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF

Master in Etologia applicata e Benessere animale

Past President SISCA

sabrinagiussani@yahoo.it

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La crescita del gatto attraversa più “fasi”, chiamate periodi sensibili: durante questi intervalli di tempo, le cellule cerebrali - chiamate neuroni - si moltiplicano rapidamente e si collegano l’una all’altra creando le sinapsi. Gli stimoli sensoriali e le esperienze realizzate durante i periodi sensibili lasciano una traccia indelebile nella costruzione della personalità dell’individuo.

L’adolescenza, un periodo sensibile

L’adolescenza è uno di questi periodi e comprende sia la pubertà che la maturazione sociale. Questa “finestra” temporale rappresenta una nuova nascita: il gattino, che si trasforma nell’aspetto e nel temperamento, diventa pubere intorno ai sei-dodici mesi (secondo la razza e la taglia dell’animale) mentre raggiunge la maturazione sociale verso l’anno e mezzo-tre anni di età . Gli estrogeni e il testosterone (ormoni rispettivamente femminili e maschili) prodotti dall’ipofisi e dall’ipotalamo danno il via libera alla comparsa della pubertà. La maturazione sociale, invece, sopraggiunge in seguito e stabilizza in modo pressoché definitivo le caratteristiche emozionali e cognitive del piccolo felino.

Crescono le emozioni

Durante l’adolescenza, il gatto ricerca esperienze “estreme” e mette in discussione le regole poste dai referenti umani agendo in modo impulsivo. Le emozioni provate sono molto intense e caratterizzate da “picchi” che compromettono le sue capacità decisionali , spingendolo a emettere risposte precipitose.

La sterilizzazione e i cambiamenti comportamentali

La sterilizzazione del gatto maschio e della femmina è realizzata dal medico veterinario generalmente a cavallo tra la pubertà e la maturazione sociale. Non possiamo sapere con certezza quali cambiamenti del comportamento del piccolo felino sono legati alla sterilizzazione e quali, invece, sono dovuti alla normale crescita dell’individuo. L’adolescenza, infatti, è il periodo in cui le fragilità comportamentali appaiono con maggiore intensità: “i nodi vengono al pettine” e, tutto ciò che durante lo sviluppo comportamen-

Comportamento 22
Con la sterilizzazione, il piccolo felino tende a diventare più sedentario: per questo è importante stimolarlo proponendogli nuove attività.

La pubertà dei nostri gattini viene stimolata dalla produzione degli ormoni: estrogeni per le femmine e testosterone per i maschi.

tale non è stato costruito sopra solide fondamenta, tende a crollare. Per esempio, un gattino intimorito dagli esseri umani, durante il periodo adolescenziale inizierà a nascondersi in presenza di ospiti. Inoltre, la riduzione del tasso circolante degli ormoni sessuali provoca un’instabilità emozionale alla base del peggioramento di alcuni sintomi mostrati dal gatto riferibili a disturbi del comportamento.

Meno attività fisica

Secondo alcuni studi, il livello di attività generale del piccolo felino dopo la sterilizzazione diminuisce a causa del cambiamento dell’assetto ormonale: il metabolismo rallenta e, per questo, il gatto tende ad aumentare di peso Di conseguenza, è necessario stimolarlo, arricchendo l’ambiente di vita e proponendo attività stimolanti.

L’arricchimento domestico

Ecco alcuni esempi. Graffiatoi alti fino al soffitto si trasformano in alberi: collocati vicino alle finestre incitano il gatto a raggiungere le cuccette poste in cima, così da osservare ciò che accade nel mondo esterno. Pareti attrezzate con mensole, scale e cuccette oppure rifugi nascosti (in uno scaffale della libreria) invitano il piccolo felino

a compiere scorribande come se si trovasse in un “vero” bosco. Si possono, poi, raccogliere i giocattoli in una scatola di cartone - aggiungendo palline di carta, noci, legnetti e piccole pigne raccolte durante le passeggiate - e costruire tunnel, unendo più scatole di cartone con fori sui diversi lati così da creare un percorso di “caccia in tana”.

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Bull Terrier, un dolce “testone”

Il Bull Terrier è il frutto di una serie di selezioni iniziate in Inghilterra a partire dal XVIII secolo: Old English Bulldog e White English Terrier, in particolare, furono le razze di partenza, dalle quali si cercava di ottenere soggetti inclini al combattimento, un’attività purtroppo molto diffusa in quell’epoca. Lo standard di razza fu poi redatto per la prima volta a Birmingham nel 1850 dall’allevatore James Hinks , che selezionò la testa a forma di uovo, dando così il via alla razza molto simile a quella attuale.

Robusto e muscoloso

Il Bull Terrier è un cane di taglia media, dalla corporatura muscolosa, massiccia e ben proporzionata. Il suo principale segno di riconoscimento è, senza dubbio, la testa che - come abbiamo detto - ha una forma ovoidale , è piena e caratterizzata, di profilo, da una curva gentile verso il basso. Gli occhi, disposti obliquamente, sono stretti e triangolari , per lo più neri o di un marrone molto scuro; le orecchie , invece, sono piccole e sottili, portate dritte . La coda è corta, larga alla base e più sottile in punta e le zampe sono forti e ben sviluppate. Il mantello - corto, piatto e duro - può essere di vari colori : bianco puro, nero, tigrato, rosso, fulvo e tricolore. Forse non tutti sanno che esiste anche il Miniature, che - come suggerisce il nome - ha praticamen-

Dall’indole affettuosa e disciplinata, il Bull Terrier sa essere anche molto ostinato. Una testardaggine che non mina, però, la dolcezza e l’attaccamento alla propria famiglia che lo contraddistinguono.

te le stesse caratteristiche del Bull Terrier, solo in versione più piccola.

Un mix di dolcezza e testardaggine

Gli esemplari di questa razza hanno un’indole piuttosto placida e sono inclini alla disciplina. Sono, al contempo, impavidi e temerari, amanti dell’attività fisica e del movimento. Il Bull Terrier si affeziona molto alla sua famiglia umana, mostrando uno spiccato lato affettuoso sia verso gli adulti che con i bambini. Discendendo da cani da combattimento è necessario farlo socializzare con le persone e gli altri animali sin da cucciolo, così da favorire lo sviluppo di un carattere socievole; considerato quanto possa essere ostinato e testardo , infine, è sempre bene educarlo e impartirgli con fermezza delle regole ben precise da subito : per questo, chi lo sceglie come compagno di vita, dovrà armarsi di tanta pazienza!

Cura e benessere

I punti più deboli della razza sembrano essere cuore e reni, ma va prestata particolare attenzione anche a eventuali problemi cutanei - come dermatiti e pruriti - probabilmente legati a un deficit del sistema immunitario. Il Bull Terrier, inoltre, può soffrire di sordità congenita (soprattutto se totalmente bianco) , facilmente riscontrabile già da cucciolo attraverso un test.

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Sara Conversano
Razze

Orecchie:

piccole e fini; portate dritte

Testa:

forma ovoidale, piena, con cranio piatto

Occhi:

stretti, a forma triangolare, disposti obliquamente

Zampe:

forti e muscolose

Mantello:

corto, folto e ruvido; colori ammessi: bianco puro, tigrato, nero, rosso, fulvo e tricolore

Corpo: robusto e muscoloso, ben proporzionato

Coda:

corta, larga alla base e stretta in punta; bassa e portata orizzontalmente

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L’abbaio e la LEGGE

Le controversie con il vicinato per l’abbaiare del cane sono piuttosto frequenti. Vediamo come potersi tutelare e quando si corre il rischio di ricevere una denuncia o una sanzione.

A cura dell’avvocato

Claudia Taccani

Responsabile Sportello legale OIPA Italia (Organizzazione Internazionale Protezione Animali)

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Lo sportello legale

Il cane ha diritto di abbaiare, fa parte della sua natura, e svolge una funzione di allarme della proprietà. Questo è il succo di un’importante sentenza che ha fatto storia, ma attenzione: ci sono dei limiti e, soprattutto, se il cane abbaia ininterrottamente vuole dirci qualcosa, manifestando un disagio . Non voltiamo le spalle, ma affidiamoci a professionisti seri che ci possano guidare in un percorso di recupero comportamentale.

Cosa prevede la legge se abbaia troppo?

Facciamo una panoramica generale, tenendo conto che dobbiamo sempre garantire il rispetto della convivenza civica, evitando rumori molesti e costanti, anche per scongiurare inutili diatribe con il vicinato. Il disturbo derivante dall’abbaiare di uno o più cani può determinare, secondo il Codice civile, la responsabilità per le cosiddette immissioni (in questo caso sonore) qualora queste superino, come prevede la legge, la “normale tollerabilità”. Attenzione, si è quindi responsabili solo in caso di accertata intensità e costanza del rumore molesto derivante dall’abbaio.

Si può configurare anche un reato?

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affermato che la condotta omissiva del proprietario di un cane - non adeguatamente controllato, che abbaia e spaventa ripetutamente altre persone, arrecando reiterate molestieintegra il reato di atti persecutori, comunemente conosciuto come “stalking”. L’imputato, omettendo una corretta custodia del proprio cane, cagionerebbe infatti ai vicini, consapevolmente, un grave stato di ansia. Si tratta, ovviamente, di casi estremi ma è bene sapere che, potenzialmente, un abbaio incessante può anche integrare il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone: tuttavia, secondo l’orientamento giuri-

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La responsabilità del proprietario si ha solo in caso di accertata intensità e costanza del rumore molesto derivante dall’abbaio del cane.

sprudenziale prevalente, non vi è reato qualora sia una singola persona a lamentarsi, ma per disturbare la “quiete pubblica” è necessario che vi sia denuncia da parte di più soggetti.

Comuni e condominio

Ancora, diversi regolamenti comunali prevedono l’applicazione di sanzioni pecuniarie qualora vi siano rumori molesti, soprattutto in orario notturno, solo se accertati dall’autorità competente. Una raccomandazione: niente panico in caso di richiamo scritto da parte dell’amministrazione condominiale, perché né un’azione legale né il sequestro dell’animale sono all’ordine del giorno. Tuttavia, è doveroso evitare qualsiasi disagio a terze persone, così come saper “leggere” il nostro cane.

L’intervento di un professionista

Possiamo concludere, dunque, che il cane ha il diritto di abbaiare purché non sia superata la normale tollerabilità: se il suo abbaio non ci rende automaticamente responsabili per legge, teniamo comunque sempre presente che un quattrozampe che abbaia con frequenza molto probabilmente manifesta un disagio. È , quindi, necessario comprendere la causa affidandoci a un buon educatore cinofilo e/o un veterinario esperto in comportamento, per risolvere il suo disagio e vivere meglio, perché non è mai troppo tardi. Un’ultima cosa: evitare soluzioni fai-da-te, soprattutto se di tipo farmaceutico, che possono essere molto pericolose per il nostro amico peloso!

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) è stata fondata nel 1981 ed è nota come la prima confederazione internazionale di associazioni animaliste e protezioniste. Oggi, l’Oipa è presente sui cinque continenti con oltre 200 leghe-membro sparse in 61 nazioni. In Italia è attiva con 110 sezioni locali

Sito web: www.oipa.org

Facebook: oipaonlus

Sportello Legale OIPA

Email: sportellolegale@oipa.org

Lo sportello legale
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Per disturbare la quiete pubblica è necessario che la denuncia venga fatta da più soggetti.

tutto sulla camminata al guinzaglio

(2^ parte)

Dopo aver spiegato nell’ultimo numero come abituare il cucciolo a collare e guinzaglio, ora vediamo nel dettaglio come impostare la camminata al nostro fianco.

“ Legami
di
amicizia:
31 Educazione
Massimo Perla Addestratore cinofilo e responsabile nazionale del settore CSEN Cinofilia

Iniziare quanto prima a portare il cucciolo fuori di casa, anche se provvista di giardino, è fondamentale per la sua corretta socializzazione nei confronti delle novità cittadine che, se presentate entro i primi 4 mesi di età, sono metabolizzate senza difficoltà: persone e cani estranei al nucleo famigliare, animali di altre specie, suoni, mezzi pubblici e superfici delle realtà urbane, ad esempio. Nell’ultimo numero del magazine abbiamo visto come fargli accettare fin da subito collare e guinzaglio, grazie ai quali potrà accompagnarci ovunque in sicurezza. Ora spieghiamo come insegnargli a camminare al nostro fianco, “legato” a noi.

Tracciare il confine

Abbiamo visto, in particolare, che prima il cucciolo imparerà a conoscere collare e guinzaglio e prima potremo condividere con lui belle passeggiate in totale serenità. Saremo agevolati nella vita di tutti i giorni, soprattutto quella cittadina e, potendolo portare (quasi) sempre con noi, gli regaleremo un’esistenza ricca di esperienze preziose per la sua crescita. Dopo avergli insegnato ad accettare questi due strumenti in ambiente domestico, incominciare da subito a uscire comporta un ulteriore vantaggio. Il cucciolo potrebbe manifestare timidezza, indugiando: sfruttiamo la situazione per insegnargli a stare al nostro fianco

prima che subentrino quella curiosità e spavalderia tipiche della pubertà, che lo porteranno più facilmente a tirare. Lo scopo del guinzaglio è fargli capire quali sono i suoi confini: per questo, quando è legato, appena il guinzaglio entra in tensione, dovremo fermarci, altrimenti confermeremmo il comportamento di trazione. Lo aiuterà sentire, inoltre, che la lunghezza disponibile, data dalla somma del nostro braccio più la misura del guinzaglio, sia costante: dunque, non dovremo muovere troppo la mano.

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Educazione
Se il cucciolo tira in avanti non assecondiamolo, ma fermiamoci e cambiamo direzione, mantenendo viva la sua attenzione anche attraverso delle variazioni di velocità.

Un inizio e una fine Parliamogli per attirare la sua attenzione e usiamo dei bocconcini da elargire lungo il percorso, inizialmente molto breve e senza distrazioni, in modo sufficientemente continuativo da non dargli il tempo di soffermarsi su suoi eventuali dubbi. E gratifichiamolo con un super premio finale a conclusione della sessione, che inizierà preceduta da un comando che sceglieremo e si chiuderà con un altro, diverso, a sancire una fase di “libertà” in cui allungheremo il guinzaglio e gli permetteremo di rilassarsi. Il cibo può fungere da ricompensa per l’azione corretta o, in caso di forte incertezza,

da “esca” per attirarlo a noi: tenendolo in mano, catturiamo l’attenzione del cane mettendo il bocconcino vicino al suo naso e concedendoglielo dopo qualche passo svolto correttamente, quando lui è allineato al nostro ginocchio. Facciamo attenzione a non premiarlo nei momenti in cui è più incerto, per evitare di confermare sue paure o ansie, e a non tenere la mano troppo alta, perché lo indurrebbe a sedersi. Pur non trattandosi di una condotta da gara, scegliamo un lato dove impostare la camminata, mantenendo sempre lo stesso – per convenzione con il cane a sinistra – per chiunque vada a passeggiare con Fido.

Aiutiamolo a contestualizzare

Alcuni contesti, soprattutto quelli degli spazi aperti nella natura, con molti stimoli presenti a distrarre il cane, rendono difficile una corretta camminata al guinzaglio: evitiamo di rovinare un bel momento, come quello di una gita in campagna o un’escursione in montagna, pretendendo che il nostro amico peloso stia per forza al nostro fianco Usiamo piuttosto uno strumento diverso, come la lunghina, per lasciargli lo spazio sufficiente a esplorare in sicurezza, aiutandolo a contestualizzare. Usando in queste occasioni un guinzaglio lungo e in quelle cittadine sempre e solo uno di misura normale, senza fare mai eccezioni, il cucciolo ben presto capirà che la concessione che gli viene fatta in alcuni frangenti non va generalizzata. In questo modo, le uscite alla lunghina non inficeranno la più composta passeggiata urbana.

Quando il nostro amico a quattro zampe tira, possiamo anche fermarci, indietreggiare richiamando la sua attenzione e, quando torna da noi, fargli spazio allargandoci sulla destra, affinché si riposizioni alla nostra sinistra.

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Dalla parte dei più sfortunati gatti

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Associazioni
Stefania Colasuono

Associazioni

Aiutare quanti più animali possibili, attraverso diverse attività e interventi sul territorio, è l’obiettivo primario de Le Sfigatte. L’associazione torinese lavora quotidianamente, infatti, per salvare gatti in difficoltà, contrastare il randagismo, cercare una casa a chi ne ha bisogno: una storia di grande impegno e sacrifici, che ci racconta la presidente Laura Bettella.

Quando e com’è nata l’associazione?

Le Sfigatte nascono nel 2007 dall'incontro di volontarie che prima operavano singolarmente e che hanno deciso di collaborare per unire le forze e operare con maggior efficacia sul territorio. L'amore per gli animali e la voglia di poter regalare a quelli più sfortunati un'altra occasione non potevano rimanere un'astrazione, così si sono concretizzati con la nostra associazione. Da quel giorno soccorriamo, curiamo e sterilizziamo gatti randagi o abbandonati e cerchiamo per loro delle famiglie adottive che li possano amare e accudire per tutta la vita, come ogni animale meriterebbe. Nel tempo si sono uniti altri volontari e, nell'aprile 2010, è stata costituita ufficialmente l'associazione di volontariato.

Perché avete scelto proprio questo nome?

Abbiamo pensato a un nome ironico, che lascia intuire che ci occupiamo di gatti sfortunati, ai quali cerchiamo di cambiare la vita con impegno e sacrificio.

Quali sono i vostri obiettivi?

Il fine è quello di aiutare quanti più animali possibili. Cerchiamo adozione ai gatti senza una casa; rispondiamo quotidianamente a segnalazioni di ritrovamento di gatti abbandonati, gatte con cuccioli oppure gattini da soli e ci attiviamo per recuperarli, curarli e darli in adozione. Cerchiamo, inoltre, di dare un contributo alla riduzione del randagismo, sterilizzando ogni anno centinaia di gatti. Manteniamo diverse colonie a Torino e provincia, con oltre 400 gatti tutti sterilizzati e monitorati nel tempo; i soggetti selvatici, una volta sterilizzati, vengono liberati nel loro habitat, mentre quelli docili vengono messi in stallo per cercare loro un’adozione, sia adulti che piccolini. Da qualche anno abbiamo allargato il raggio d’azione, cercando di

aiutare anche i volontari del Sud che operano in condizioni di maggiore difficoltà rispetto a noi. Abbiamo preso in carico molti gatti bisognosi, fatti arrivare a Torino con le staffette, poi curati e fatti adottare.

Da quali figure è composto il vostro team?

Il gruppo di volontari, negli ultimi anni, è aumentato notevolmente e si è arricchito di elementi molto disponibili e attivi, di cui siamo davvero orgogliosi. Abbiamo un Consiglio direttivo, composto dalle “factotum” che si occupano praticamente di tutto, come della gestione dell’associazione, della gestione sanitaria dei gatti e delle adozioni, nonché della gestione dei canali social e del sito web, dei preaffidi e degli

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stalli. I volontari hanno, poi, dei ruoli specifici: ci sono gli stallatori, che ospitano i gatti in attesa di adozione, i taxicat (che trasportano i mici dai veterinari oppure i farmaci e il cibo), i catturatori - che, con le trappole, prendono i mici per la sterilizzazione - e le collettare, che ogni sabato presenziano in qualche petshop per raccogliere cibo donato dai clienti. Non dimentichiamo, inoltre, i volontari che gestiscono i turni al rifugio e in sede nonché quelli che gestiscono i post e gli appelli sui social.

Pochi anni fa avete iniziato la realizzazione di una struttura per accogliere i gatti abbandonati o bisognosi di una sistemazione urgente: cosa rappresenta per voi questo traguardo?

Il progetto più importante e ambizioso della nostra associazione è sempre stato quello di poter creare e gestire una moderna e funzionale struttura di accoglienza per i gatti trovati abbandonati o che abbiano bisogno di sistemazione urgente. Una struttura in cui gli animali stanziali possano vivere in libertà ed essere accuditi in maniera adeguata e quelli in attesa di adozione non siano costretti ad aspettare chiusi in gabbia. L'obiettivo è quello di una struttura con spazi ben organizzati e che si differenzi in positivo non solo sotto il profilo etico, ma anche sotto quello sanitario e gestionale, perché questa è la condizione per garantire le migliori possibilità di vita all'animale. Il 26 maggio 2020 abbiamo finalmente acquistato il terreno dove il rifugio sta prendendo forma: un terreno di 8000 mq, uno spazio immenso in una zona ideale per creare un'oasi felina; un posto tranquillo lontano da abitazioni e strade, perfetto per permettere ai gatti inadottabili di vivere liberi ma al sicuro. Questo traguardo rappresenta per tutti noi l'inizio di un nuovo percorso, che è semplicemente l'evoluzione degli sforzi e dei sacrifici portati avanti in più di dieci anni. Abbiamo iniziato a ospitare i gatti pochi mesi fa, dopo aver completato la recinzione anti-fuga e montato i primi box e ripari: siamo tutt’ora in fase di allestimento delle varie aree.

L’associazione si occupa anche di adozioni: c’è qualche storia particolare che ricordate con emozione?

Le storie sono tante perché ogni gatto ci rimane nel cuore, ma potremmo ricordare quella di Cookie, un povero gatto con un carcinoma alla bocca: quando ce lo hanno segnalato siamo rimaste scioccate, perché era un gatto domestico che gli sciagurati proprietari non avevano fatto curare, per cui il tumore - progredendo - gli aveva devastato il muso, riducendolo in condizioni terribili. Sequestrato dalle guardie zoofile, lo abbiamo preso in carico noi. Era terminale e non più curabile, ma nonostante tutto mangiava, faceva le fusa e aveva voglia di vivere!

Così, grazie alla volontaria Marina che lo ha ospitato, ha avuto ancora due mesi di coccole, prima che si aggravasse al punto di dover decidere di addormentarlo. Un gatto sfortunato, che ci ha fatto tanta pena e tenerezza.

Com’è possibile sostenere le vostre attività?

Si può sostenere il lavoro dell’associazione in vari modi: con delle donazioni, grazie alle quali possiamo cambiare il destino di molti gatti, facendoli curare e mantenendoli in attesa di trovar loro la sistemazione più adeguata; si può scegliere di adottare a distanza uno dei tanti gatti inadottabili che manteniamo per tutta la vita; oppure destinandoci il 5x1000, che non costa nulla ma a noi permette di salvare molte vite. Il lascito testamentario, poi, è uno dei modi più concreti per aiutare Le Sfigatte: lasciti e donazioni, infatti, sono una risorsa molto importante per la nostra associazione, perché ci consentono di realizzare progetti altrimenti inattuabili con le sole nostre risorse. In questo modo si può lasciare qualcosa di più del proprio ricordo: il futuro di migliaia di gatti. Altrettanto importanti, infine, le donazioni di cibo e materiali nonché l’acquisto di gadget dal nostro Sfigatte Store, la nuova sede dell’associazione che nasce per raccogliere fondi per i gatti bisognosi di cui ci prendiamo cura.

Indirizzo: via Pasquale Paoli, 41/b 10134 Torino Sito web: www.lesfigatte.it

Facebook: www.facebook.com/lesfigatte

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Sport cinofili

Dog Triathlon, quando il divertimento si fa triplice

Una multidisciplina cinofila che, grazie all’elemento acqua, allunga la stagione della corsa con il cane, che si pratica invece dal tardo autunno alla primavera.

L’estate appena passata ha visto numerosi binomi cimentarsi in una disciplina piuttosto giovane: si tratta del Dog Triathlon, un format cinofilo sportivo mutuato dalla triplice disciplina umana, sport in cui si nuota, si pedala e si corre senza soluzione di continuità, effettuando dei cambi di attrezzatura in zone dedicate. Presentato per la prima volta in Italia nel 2018, il Dog Triathlon si pratica con il cane imbragato, in acque libere (mare o lago), su sterrato e sulle corte distanze . Ogni binomio si mette alla prova nelle frazioni proposte in varie combinazioni e modalità, ma sempre di continuo. Le specialità descritte dal regolamento sono Dog Triathlon, Dog Duathlon, Dog Aquathlon, Dog Aquabike, Dog SwimRun, Dog Winter Triathlon, Dog Winter Duathlon.

Senza interruzioni

La specialità del Dog Triathlon e delle sue varianti – Dog Duathlon, Dog Aquathlon, Dog Aquabike, Dog SwimRun, Dog Winter Triathlon e Dog Winter Duathlon – vanno intese come versioni cinofile delle relative multidiscipline umane, già ben definite dai rispettivi regolamenti internazionali. L’età minima richiesta per la competizione del soggetto a quattro zampe è 18 mesi, al fine di preservarne lo stato di salute attraverso il rispetto dei tempi di crescita osteo-articolare. Ogni specialità è divisa in prove, le cosiddette frazioni, che sono successive, senza soluzione di continuità (ovvero senza interruzioni), da eseguire nell’ordine esatto previsto dai regolamenti e nel minor tempo possibile. Tra una prova e l’altra è prevista una

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Addestratore cinofilo e responsabile nazionale del settore CSEN Cinofilia Collage Dog Triathlon - Credits foto: Pierluigi Marchesan

zona cambio per prepararsi alla frazione successiva. Il Dog Triathlon, che è la specialità regina delle prove multiple cinofile, propone un format con una prima prova di nuoto (da un minimo di 50 a un massimo di 100 m), una seconda di Bikejoring o Dog Scooter, dunque con il cane legato alla mountain bike o al monopattino sportivo (da 2 a 4 km), e una terza di Canicross, la corsa campestre con il cane (da 1 a 2 km).

Per tutti i gusti e le competenze

È proprio l’anima “bagnata” del Dog Triathlon a renderlo uno sport cinofilo praticabile, grazie a una prima rinfrescante frazione in acqua, anche durante l’estate quando, invece, la stagione del puro Canicross, cioè la corsa campestre con il cane, s’interrompe per le temperature troppo alte. E se il nostro cane non si trova a proprio agio nel correre precedendo la mountain bike o il monopattino, richiesti per la seconda prova, nessun problema: il ventaglio delle multidiscipline propone l’alternativa del Dog Aquathlon, versione semplificata del Dog Triathlon particolarmente indicata per l’avvicinamento alle prove multiple di chi già pratica la corsa a secco. Il format prevede una prima frazione di Canicross, una seconda di nuoto e una terza di Canicross, per distanze in gara che vanno da un minimo di 1 km-50 m-1 km per la formula Sprint, passando per 1,5 km-75 m-1,5 km nella Standard, fino al Lungo da 2 km100 m-2 km. Con l’arrivo dell’autunno e per chi non ama l’acqua, il consiglio è invece quello di provare il Dog Duathlon, versione “asciutta” del Dog Triathlon in cui la prima frazione di nuoto viene sostituita da una di corsa, per un’alternanza di Canicross (da 500 m a 1 km)-Bikejoring o Dog Scooter (da 2 a 4 km)-Canicross (da 500 m a 1 km).

Suggestivo Dog SwimRun

Ma la multidisciplina che forse affascina maggiormente, per il suo declinarsi ogni volta in mo-

do diverso in funzione del territorio naturale che la ospita, è il Dog SwimRun, specialità a sé stante che unisce, alternando, il nuoto al Canicross, ma che si differenzia nettamente dal Dog Aquathlon per la caratteristica di non avere un numero prestabilito di prove (che, però, devono essere almeno quattro), oltre che per l’assenza di zone cambio. Il binomio uomo-cane entra ed esce dall’acqua più volte e percorre a piedi e nuotando distanze variabili, a seconda di ciò che offre l’ambiente circostante, fino a un massimo di 5 km totali tra corsa su asciutto e bagnato, e un massimo di 200 m in cui il quattro zampe nuota, senza toccare il fondale.

Esistono anche multisport invernali come il Dog

Winter Triathlon, che unisce Canicross, Sleddog e Skijoring, per un format in cui si corre con il cane a piedi, in slitta e, infine, sugli sci da fondo.

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In tutte queste multidiscipline il cane veste un imbrago da Canicross, ovvero di quelli mutuati dal mondo delle slitte, che garantiscono il massimo comfort in fase di trazione.
Frazione nuoto Dog Triathlon - Credits foto: Flavio Di Properzio Zona Cambio Dog Triathlon - Credits foto: Emanuele Morini Fotografia

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L’angelo”

dell'acquario

Lo Pterophyllum scalare è uno dei pesci più conosciuti e popolari fra gli appassionati. Il suo aspetto e il suo comportamento gli hanno valso, nei Paesi anglosassoni, il nome comune di “pesce angelo”. Conosciamo meglio le sue caratteristiche e le sue esigenze.

Acquariologia 41

Il genere Pterophyllum comprende tre specie - altum, leopoldi e scalare - tutte diffuse in varie aree del bacino amazzonico, dal Perù fino al Brasile. Di queste, lo scalare è senza dubbio la specie più diffusa, perché meglio si adatta ad ambienti con condizioni differenti che non risultano, invece, ottimali per le altre due. Anche in commercio, lo scalare è la specie più diffusa e conosciuta: scopriamone le caratteristiche.

Aspetto e caratteristiche

Si tratta di un ciclide che fa parte di una grande famiglia di pesci presente in America, Africa e in parte anche in Asia. Rispetto alla grande maggioranza dei ciclidi, però, lo scalare ha corpo e pinne con un grande sviluppo verticale che lo rendono più alto che lungo: può arrivare a misurare, infatti, circa 15 cm di lunghezza e oltre venti di altezza. Il corpo è fortemente compresso lateralmente e, nelle forme selvatiche, attraversato da una serie di bande scure verticali. È un pesce piuttosto statico , che ama passare gran parte del tempo fermo in un punto oppure nuotare lentamente, al riparo della vegetazione o di rami sommersi. Predilige vivere in gruppo o in coppia.

Allevamento

Lo scalare, robusto e adattabile, a causa delle sue dimensioni richiede vasche capienti, con altezza minima di 50 cm: 120-150 litri per una coppia adulta, il doppio per un gruppo di 5 o 6 esemplari. L'acquario dev’essere arredato con molte piante, radici e rami di legno per offrire i rifugi a loro necessari. La temperatura dev’essere compresa tra i 24 e i 26°C, mentre - per mantenere il livello di inquinanti sempre sotto controllo -

occorrono un buon sistema di filtraggio e parziali cambi regolari di acqua. Essendo pesci molto popolari e facili da riprodurre è difficile trovare in commercio esemplari selvatici, dato che la quasi totalità proviene da allevamenti asiatici o dell'Est Europa. Questo ha portato diversi vantaggi: non si depauperano le popolazioni selvatiche e, allo stesso tempo, abbiamo a disposizione soggetti già abituati alle condizioni di vita in acquario e al cibo artificiale. Sono state selezionate, inoltre, innumerevoli varietà di colore - tra cui dorati, neri, bianchi, rossi e koi - nonché varietà con le pinne a velo. Il rovescio della medaglia è che, a volte, la selezione esasperata e l'allevamento mirato a ottenere più esemplari possibili hanno minato la loro robustezza, per cui occorre fare attenzione alle condizioni e allo stato di salute al momento dell'acquisto.

Lo scalare con altri pesci

La convivenza con altre specie tranquille è senz'altro possibile in vasche di dimensioni adeguate, ma non si dimentichi che lo scalare - in natura - non disdegna predare i pesci più piccoli. In acquario, se è alimentato regolarmente, questo avviene molto raramente, ma per maggiore sicurezza è consigliabile introdurre in vasca gli scalari solo dopo l’inserimento dei pesci più piccoli, in modo che vengano visti come altri ospiti della vasca e non considerati “cibo extra”.

Riproduzione

La riproduzione non è difficile e può avvenire in normali vasche casalinghe anche se, in acquari dedicati allo scopo, la probabilità di successo sarà maggiore. Il dimorfismo sessuale nello sca-

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Acquariologia MAGGIORI INFORMAZIONI
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Per la salute degli scalari sono necessari una durezza media e un pH neutro, o leggermente acido, dell’acqua.

Per la riproduzione, l’ideale sarebbe introdurre in vasca almeno 5-6 pesci giovani dai quali, durante la crescita, si andranno a formare una o più coppie che rimarranno stabili per tutta la vita.

lare è praticamente nullo e solo durante la riproduzione è possibile distinguere con certezza i sessi attraverso la papilla genitale, una piccola appendice che compare in prossimità dell'apertura anale e che ha forma appuntita nel maschio, rotondeggiante nella femmina. Una volta che la coppia è pronta, questa si isola dal resto del gruppo e scaccia gli altri pesci. Quindi, dopo aver ripulito con la bocca una superficie liscia verticale come una foglia, un oggetto di arredo o addirittura il vetro dell'acquario, vengono deposte diverse decine di piccole uova, che schiuderanno dopo alcuni giorni a seconda della temperatura. Per tutto il periodo, i genitori cureranno e faranno guardia alle uova scacciando gli estranei, ma può capitare che coppie giovani e inesperte, oppure soggetti alimentati poco o con cibo poco nutriente, o, ancora, esemplari troppo disturbati da altri pesci in vasca decidano di disinteressarsi o, addirittura, di mangiare le loro stesse uova.

Gli avannotti

Gli avannotti consumeranno il sacco vitellino in un paio di giorni, dopodiché andranno alimentati con i soliti naupli di artemia (piccoli crostacei) appena schiusi. Anche durante questa fase i genitori faranno da guardia ai loro piccoli, ma in vasche molto popolate la maggior parte finirà inevitabilmente preda degli altri pesci. Se si vogliono ottenere dei risultati numericamente importanti, dunque, occorre trasferire le uova o i piccoli appena nati in una vasca di allevamento apposita.

Conclusioni

Lo scalare è un magnifico pesce il cui aspetto e comportamento regale lo rendono un ospite ideale per l'acquario, sia del neofita che dell'appassionato più esperto. Unica vera condizione necessaria per poterlo allevare correttamente è avere a disposizione una vasca di dimensioni adeguate, dove questo ciclide potrà vivere e riprodursi tranquillamente per molti anni.

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Un “nobile” tra i boschi

Il cervo nobile, chiamato anche reale, rosso o europeo, è un magnifico ungulato famoso soprattutto per il suo palco di dimensioni notevoli.

44 Etologia

Presente in Italia, soprattutto sull’arco alpino e in alcune zone dell’Appennino, il cervo nobile vive tra boschi e foreste ricchi di conifere e latifoglie, vicino a fonti d’acqua (come ruscelli), fondamentali sia per l’abbeveramento che per tenere sotto controllo la temperatura corporea - soprattutto in estate - con dei veri e propri bagni.

Cosa mangiano?

Questi splendidi ungulati erbivori sono dei pascolatori e adattano la propria alimentazione in base alla stagionalità e alla disponibilità di cibo. In autunno e in inverno, infatti, si cibano di erba secca, frutti selvatici, ghiande, castagne e cortecce di alberi, mentre in primavera e in estate di specie foraggere.

Fiero ed elegante

Il cervo nobile ha un aspetto elegante e sinuoso: il maschio, molto più grande della femmina, può pesare fino a 300 kg e ha una lunghezza di oltre 2 metri. Il tronco è snello, le spalle sono muscolose e il petto è largo; il collo, invece, è lungo e sottile. Il mantello subisce due mute nel corso dell’anno, per renderlo adeguato alle varie condizioni climatiche: nei periodi caldi è più corto e di colore bruno-rossastro, mentre con l’arrivo del freddo diventa più folto ed è grigiastro.

Palco, segno inconfondibile

Il principale segno di riconoscimento di un cervo è il cosiddetto palco (o trofeo), cioè le corna, che

sono presenti esclusivamente nel maschio. Si tratta di una struttura ossea formata da una base su cui si sviluppano due stanghe ramificate che cadono ogni anno, a febbraio, per poi ricrescere poco dopo. Il palco raggiunge le massime dimensioni durante la stagione degli amori, perché utilizzato per attirare le femmine e competere con i maschi rivali.

La vita in branco

I cervi sono animali sociali e vivono in branco per lo più con soggetti dello stesso sesso: maschi e femmine, infatti, si uniscono praticamente solo nella stagione degli amori, mentre nel resto dell’anno restano separati (i maschi lasciano il gruppo della madre a due anni e formano piccoli branchi con individui della stessa età). La stagione riproduttiva inizia a settembre: qui i maschi si avvicinano alle zone occupate dalle femmine ed emettono dei forti bramiti (simili a muggiti), innescando una sorta di gara acustica tra i contendenti

Se con questo scontro vocale non si riesce a decretare l’individuo dominante, i maschi adulti si esibiscono in finti combattimenti a colpi di corna da cui uscirà “un vincitore”.

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Quando nasce, il cerbiatto pesa circa 6 kg e ha il mantello rossiccio con piccole macchie chiare. Fino ai tre mesi di età si alimenta con il latte della madre.

Lo sapevi che?

Curiosità dal mondo animale

Tra le acque delle zone tropicali nuota, con i suoi colori sgargianti, il pesce chirurgo. Il nome deriva da una particolare caratteristica: la presenza di due piccole lame affilate sui lati, alla base della coda. Simili a un vero e proprio bisturi, vengono mostrate ed eventualmente utilizzate soltanto in caso di pericolo: il pesce chirurgo, infatti, spesso le mostra per spaventare “l’avversario” e metterlo in guardia dal rischio che corre.

La formica è uno straordinario animale sociale, che vive in gruppi numerosi, ognuno organizzato gerarchicamente. All’interno, ogni formica svolge un preciso ruolo collaborando così al buon funzionamento e alla sopravvivenza della propria colonia. Le formiche operaie (sia maschi che femmine), ad esempio, sono quelle che si spostano in fila indiana per trasportare il cibo e difendere il gruppo: la loro particolarità è non avere le ali ed essere sterili. Le formiche alate, invece, sono quelle destinate alla riproduzione.

Lo conosciamo tutti come il re della savana, magnifico nel suo portamento fiero ed elegante. Nell’immaginario comune è impegnato in continui inseguimenti e strategici agguati... Ma, forse, non tutti sanno che il leone è un gran pigrone! Le sue dormite possono durare, infatti, tra le 16 e le 20 ore al giorno. In linea con questo “ritmo” anche il suo metabolismo: la digestione del leone è piuttosto lenta e può durare 4 o 5 giorni. Periodo in cui il nostro splendido felino potrebbe non bere nulla!

La grande intelligenza dei delfini è, ormai, cosa ben nota. A confermarlo è anche la loro capacità di chiamarsi per nome, che li aiuta a mantenere le numerose relazioni sociali e a riconoscersi. I delfini, infatti, oltre a emettere delle vocalizzazioni per comunicare tra loro, hanno un’”etichetta vocale” personale, detta fischio firma, che mantengono per tutta la vita e che rappresenta proprio il nome individuale, utilizzato per presentarsi quando s’incontrano.

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CRUCINCASTRO

Verticali

1. È un fungo pregiato, ma anche il naso dei nostri pet!

2. Ne è piena la ciotola di cane e gatto

5. L’animale che si nutre di alimenti vegetali

6. Il rapace notturno dai folti sopraccigli bianchi

Orizzontali

2. Il pinguino che vive nell’Antartide

4. Si raccolgono nei boschi in autunno

5. Il mammifero marino omonimo del “gigante” africano

7. Il colore di cui si tingono gli alberi in questa stagione

8. È più spesso conosciuto come orsetto lavatore

9. Il cane di taglia piccola, dal pelo lungo e folto, di colore bianco

Il mustelide dalla “mascherina” nera sul muso

SUDOKU

TROVA LE 10 DIFFERENZE

9 7 3 2 3 4 8 1 7 1 6 9 6 5 7 2 8 3 4 1 9 2 7 9 2 6 5 1 4 9 6 Puzzle 5 (Easy, difficulty rating 0.29) Generated by http://www.opensky.ca/sudoku on Tue Feb 22 15:07:56 2022 GMT. Enjoy! L'isola dei giochi 47

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